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giovedì 2 novembre 2023

Non è facile agganciarsi dopo che la statale n. 28 è diventata ormai invalicabile per la presenza continua di truppe tedesche in movimento

Prelà (IM). Fonte: Wikipedia

Terminate le ispezioni ai distaccamenti della I brigata, il 18 [novembre 1944] «Curto» [n.d.r.: Nino Siccardi, sino a quei giorni comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", dal 23 novembre comandante della I^ Zona Operativa Liguria] si trasferisce in val Prino per rendersi conto della situazione militare e politica della IV brigata «E. Guarrini» e concertarsi con il vicecomandante divisionale «Giorgio» [Giorgio Olivero] e con il responsabile S.I.M. «Boris» [Gustavo Berio] sugli ultimi avvenimenti.
Appresa la notizia della presenza in zona dell'ispettore «Simon» [Carlo Farini], considerato disperso fino a quel momento, decide un immediato abboccamento per concordare direttive e disposizioni.
Si prepara, così, la famosa riunione di Prelà del 23 novembre in cui tra l'altro verrà deciso di stendere le circolari n. 22 e n. 23 (24), di costituire il Comando della I^ Zona Liguria (comprensiva del territorio da Loano a Ventimiglia) e di creare la divisione d'assalto Garibaldi "Silvio Bonfante", tappe fondamentali della Resistenza imperiese che illustreremo in seguito.
«Curto» e il vice comandante «Giorgio» esaminano concretamente lo schieramento che dovrà assumere la IV brigata dopo il rientro delle altre due.
Non è facile agganciarsi dopo che la statale n. 28 è diventata ormai invalicabile per la presenza continua di truppe tedesche in movimento.
Questo problema, insoluto per il momento, sarà risolto con il distacco della I brigata dalla divisione «F. Cascione» per elevarla a divisione (la «S. Bonfante»), con zona di operazione a est della valle Impero. Per lo schieramento della IV brigata è tenuta in maggiore considerazione la possibilità del suo agganciamento con la V e la I. Di conseguenza, il 1° battaglione viene scaglionato nella val Prino col 1° distaccamento dislocato nella zona di Fontana Fredda per il controllo del passo della Pistona, il 2° nella zona del Grillo per il controllo del passo della Verna, il 3° nella zona superiore di Villa Talla per il controllo del passo omonimo.
I distaccamenti del 2° battaglione attuano uno schieramento del tutto diverso: il 4° è utilizzato per il controllo dei passi del Maro e di colla d'Oggia, il 5° dislocato nella zona di Carpasio sorveglia i passi di Teglia e di colla d'Oggia, il 6° dislocato nel1a zona di Pantasina sorveglia i passi di Corda e di Colletti.
Il 3° battaglione rimane nella valle Argentina, con il 7° distaccamento nella zona di Badalucco a sinistra della valle, l'8° nella stessa zona ma a destra, il 9° distaccamento viene dislocato nei pressi di Pietrabruna (25).
Scelto, come prima sua sede, il paese di Aurigo, in seguito il Comando divisionale si sposta nella zona di Carpasio presso il Comando della IV brigata il cui nuovo schieramento viene comunicato il 27 novembre al Comando della V perché si adegui a sua volta nello schieramento per una vicendevole protezione nella guardia ai passi montani. E' particolarmente curato un agganciamento col distaccamento di Carpasio per prevenire ogni eventuale sorpresa proveniente da Triora. In tal modo si crea una continuità nello schieramento garibaldino che garantisce una certa sicurezza nei collegamenti e costituisce anche un fattore di sicurezza per ogni evenienza.
Il Comando della V, sistemato a Bregalla, troppo fuori mano rispetto alla dislocazione dei distaccamenti ed eccessivamente distante per ricevere tempestivamente le informazioni del servizio S.I.M., su consiglio di «Curto» si sposta nei pressi di Beusi (Taggia), essendo questa località più comoda per il contatto coi distaccamenti e per ricevere rapidamente le informazioni dalla città.
L'ispettore «Simon» pone la sua sede nella canonica di Prelà alla metà di novembre con la magnanima compiacenza di don Prospero Balestra e l'abbandonerà il 5 gennaio 1945 dopo l'incendio della tipografia clandestina del C.L.N. provinciale a Pianavia e dopo l'arresto dell'ex intendente dell'ospedale partigiano di Valcona Bartolomeo Ramoino (Lalen-Renard) avvenuto a Sarola. Il luogo d'occultamento era diventato pericolosissimo perché il prigioniero, se sottoposto a tortura, avrebbe potuto svelarne l'ubicazione a lui nota.
Monta a guardia preventiva dell'Ispettorato di zona il 10° distaccamento «Walter Berio» nella zona di Canneto, per la sorveglianza delle strade che salgono dalla costa e dalla zona di Pantasina, presso Corda e Colletti.
[NOTE]
24 Testimonianza di don Nino Martini, cappellano della divisione [II^ "Felice Cascione"], relativa alla riunione di Prelà alla quale fu presente:"... l'ispettore «Simon», con Eugenio dott. Martini (Serpente) e col cappellano rimase circa due mesi a Prelà; anche qui incontriamo persone generosissime e fra queste la madre e il fratello di «Serpente» don Nino, Moraglia Antonio, Rambaldi Giuseppe, le suore di Vasia e don Prospero Balestra, parroco di Prelà. Appena sistemato, l'ispettore «Simon» prende contatto con il fondo valle e Adolfo Stenca (Rino), la futura vittima della «Donna Velata», «Mario», i C.L.N. d'Imperia e di Genova che subito rispondono. Prende contatto con il Comando della riordinata divisione «F. Cascione», reduce dal Piemonte, e il comandante «Curto» subito risponde; con il comandante della IV brigata Carlo Montagna (Milan), eroe coraggioso e generoso; con Angelo Perrone (Bancarà) l'eroe che porta una fiamma siciliana nelle nostre file, e «Kimi», che subito rispondono. Notte del 23 novembre 1944, prima grande riunione. E suggestiva: arrivano, protetti dalle tenebre, con mosse caute e rapide, «Curto , «Sumi», «Kimi», «Milan», «Giorgio», «Boris» ed altri. Ci rivediamo dopo tante fatiche, dopo tanti dolori, dopo tante perdite, e commossi, in silenzio, ci abbracciamo. Le ombre dei nostri caduti ritornano. In queste adunanze ed in altre simili con i C.L.N., le parole: Italia, lotta, libertà, non si pronunciano senza un tremito nella voce e un sussulto nei cuori. Da queste riunioni nascono le circolari n. 22 e n. 23. Non sono solo documenti chiari e precisi del modo di riordinare la vita cospirativa tra il freddo e le nevi invernali, ma sono anche documenti di vedute alte e umanitarie..."
25 Da relazione del Comando Il divisione "F. Cascione" al Comando della V brigata (Prot. N° 217/P/14 del 27/11/1944).
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio Isrecim, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977, pp. 325-327

Pietrabruna (IM): colline a nord-est del paese

Rientrato
in Liguria prima delle formazioni garibaldine, il comandante «Curto» va ad ispezionare la IV brigata (nelle zone di Villa Talla-Pietrabruna) e quindi prende nuovamente contatto con l'ispettore «Simon» [Carlo Farini] a Prelà, giuntovi in  precedenza ammalato (vedi capitoli XXV e XXVI).
Il Comando Operativo della I Zona Liguria, costituitosi il 19 dicembre 1944 e composto da «Simon», da «Curto» e «Sumi» [Lorenzo Musso, commissario politico] s'insedia in casa di Mario De Carolis in Prelà, dove rimane fino all'uccisione di quest'ultimo durante il rastrellamento del 28 dicembre. Allora i componenti e gli addetti sono obbligati a spostarsi a Pianavia presso la tipografia del C.L.N. provinciale che, da Villa Talla ivi trasferita, era stata montata qualche giorno prima dal tipografo Giovanni Acquarone (Barba), in un sottofondo della casa di Giovanni Calzamiglia (Bacì).
Francesco Biga, Op. cit., p. 526

domenica 28 agosto 2022

Un sedicenne nato a Treviso, morto da partigiano, fucilato a Pieve di Teco

Monumento ai partigiani, Pieve di Teco (Imperia): lapide ai sei caduti con meno di vent'anni - fra cui il sedicenne Luciano  [Renato] Mantovani, nato a Treviso - Calderoni Ugo, 19; De Negri Lino, 16;  Ponzoni Mario, 18; Talluri Ettore, 19; Saldo Bartolomeo, 17 - (Pietre della Memoria): didascalia ed immagine qui riprese da Caduti Partigiani Treviso cit. infra

Il 20 gennaio 1945 un grande rastrellamento nazifascista investì il paesino di Degolla, Frazione del Comune di Ranzo (IM). Sul piccolo centro si diressero tre colonne nemiche, provenienti da Cesio, da Pieve di Teco e da Casanova Lerrone. Il nemico giunse nella zona alle sette del mattino. Nei pressi del paese era dislocata la squadra di Riccobono Calcedonio "Assassino", composta da dodici garibaldini, armata con un solo mitragliatore. I garibaldini, rimasti circondati, spararono fino all'ultimo colpo. Il caposquadra Riccobono cadde dilaniato da una bomba a mano. Anche Giuseppe Cognein (Giuseppe) di anni 20, commissario del Distaccamento "De Marchi", venne ucciso da una raffica mentre scagliava la sua arma vuota contro il nemico. Altri sette garibaldini - Ettore Talluri, Giuseppe Loba, Luciano Mantovani, Oreste Medina, Ugo Moschi, Valter Del Carpio - caddero vivi in mano al nemico. Dante Rossi rimase gravemente ferito, ma, pur catturato e portato all’ospedale di Pieve di Teco, riuscì a salvarsi con la fuga grazie ad uno stratagemma (utilizzando il cadavere di un anziano deceduto per morte naturale), attuato con la complicità di un infermiere tedesco, sacerdote cattolico.  
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016 ]

Luciano Mantovani

Un primo esempio che proponiamo è quello di Renato Luciano Mantovani, nome di battaglia Balilla.
Questo giovane nato a Treviso il 16 dicembre 1928 e ucciso a Pieve di Teco (IM) il 26 gennaio 1945 aveva solo 16 anni. Il testo del suo ultimo messaggio dice:
Notizia ai genitori
“Sono accusato di appartenere alle bande comuniste, vi
domando perdono, ora mi fucilano”
Renato
Questa lettera sottolinea in modo evidente un tema tipico di questi documenti storici e che abbiamo evidenziato in rosso. I condannati a morte infatti spesso domandano perdono ai propri cari per il dolore che la loro morte avrebbe potuto causarli.
Giovanni Pietro Vitali, Insegnare la storia attraverso le ultime lettere e gli strumenti digitali, Seminario di aggiornamento per docenti "Il mio terzo mestiere. Primo Levi e gli studenti", 28 novembre 2019, Milano, Università Cattolica del Sacro Cuore 


Renato Luciano Mantovani (Balilla). Di anni 16. Nato il 16 dicembre 1928 a Treviso. Studente iscritto al 2º anno della scuola di avviamento professionale. Nell’estate del 1944 si collega coi partigiani ed entra a far parte della 3ª Brigata della VI Divisione d’assalto Garibaldi-Liguria "Silvio Bonfante". Il 23 gennaio 1945 è sorpreso da un rastrellamento nazifascista mentre si trova a Degolla, una frazione di Ranzo (in provincia di Imperia). Catturato con altri 7 compagni d’armi (Bruno Cavani, Walter Del Carpio, Giuseppe Lobba, Oreste Medina, Ugo Moschi, Faustino Romano e Ettore Talluri), Mantovani è subito tradotto a Pieve di Teco (IM), dove viene fucilato senza processo il 26 gennaio 1945.
[...] Notizia ai genitori
"Sono accusato di appartenere alle bande comuniste, vi domando perdono, ora mi fucilano"
Renato
Ultima lettera di Renato Luciano Mantovani ai genitori
Igor Pizzirusso, Renato Luciano Mantovani (Balilla), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza Italiana

26 gennaio 1945 - Sono le 8,30 e nel solito prato [di Pieve di Teco] gli otto sanmarchini già passati ai partigiani e catturati l'altro giorno nell'azione militare a Bosco vengono fucilati. Il paese terrorizzato è deserto - i pochi che vi si incontrano passano frettolosi per raggiungere le loro case -. Non una parola viene pronunciata da nessuno; si direbbero tutti ammutoliti dallo sgomento.                                          

27 gennaio 1945 - Uno dei sanmarchini superstiti, ferito al ventre, è morto alle 10,30 di stamane all'ospedale [n.d.r.: Barli non poteva certo saperlo, ma si trattava di Dante Rossi che, invece, riuscì a salvarsi mercé il sotterfugio descritto da Giorgio Caudano - vedere sopra - ].     

Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994

 

Certificato di morte di Luciano Renato Mantovani, rilasciato dal Comune di Pieve di Teco (IM). Immagine qui ripresa da Caduti Partigiani Treviso cit. infra


Mantovani Luciano di Adelchi, Treviso, classe 1928
Partigiano Combattente - 3. Brg. Bacigalupo - 6. Div. Bonfante
Caduto il 26 gennaio 1945, a Pieve di Teco
Dopo un aspro combattimento veniva arrestato il 23 gennaio, incarcerato, dopo tre giorni di stringenti interrogatori veniva fucilato.
Tipografo - 3. avv. professionale  (Elio Fregonese, 1997)
Ulteriori informazioni tratte dal foglio matricolare
Mantovani Luciano Renato, classe di leva 1928, matricola 56464 quater, Distretto di Treviso (28). / Figlio di Adelchi e di Florian Giovannina, nato il 16.12.1928 a Treviso.
«Considerato come arruolato nell’Esercito per aver fatto parte dal 1°.9.1944 al 26.1.1945 della formazione partigiana 6a Div. Bonfante, 3a Brig. Bacigalupo con la qualifica gerarchica partigiana: nessuna [...]
Timbro
Equiparato a tutti gli effetti (escluso il compimento degli obblighi di leva), per il servizio partigiano anzidetto, ai militari volontari che hanno operato in Unità regolari delle Forze Armate nella Lotta di
Liberazione (D.L. 6/9/1946 n. 93)
A penna
Deceduto nel Comune di Pieve di Teco, come risulta dall’atto di morte del Comune di Venezia in data 10.11.1958 - Partigiano Combattente Caduto (fucilato) - li 26 Genn. 1945)».
[...] Da segnalare come il padre, Adelchi Mantovani, fosse un ex socialista massimalista che nel 1924 entrò a far parte del partito comunista di Treviso. Lo veniamo a sapere dal partigiano e dirigente comunista trevigiano Nicola Paoli, a p. 134 dei suoi "Quaderni": «Cominciava la persecuzione, specie con gli intellettuali. Ghidetti [Vittorio, primo sindaco di Treviso dopo la Liberazione] allora faceva parte del gruppo di Serrati, i così detti “terzini", e fu lui, Oreste Bonaccina, Beppi Fiabon [marito di Teresa Menghi] e Adelchi Mantovani, che nel 1924 la frazione si fuse con noi. Ghidetti era alla camera del lavoro [...]»
[...]  Un piccolo eroe patriota
«Giunge notizia, da Venezia, che la salma del quindicenne Renato Mantovani di Adelchi e di Rina Florian, nato a Treviso, è stata trasportata dalla Liguria a Venezia nella camera ardente predisposta nella sede di S. Polo del P.C.I. Il piccolo Renato era fuggito da casa nel settembre 1943 alla insaputa dei genitori, i quali, dopo tante ricerche, avevano potuto solo stabilire che provvedutosi di uno zaino di marina aveva lasciato Venezia e nulla più. Improvvisamente, verso la metà di luglio, una breve comunicazione da Pieve di Teco faceva conoscere che Renato riposava nel cimitero di quel paese, poiché arrestato il 23 gennaio 1945 insieme ad altri sei patrioti, dopo tre giorni dall’arresto insieme a questi era stato fucilato dalle brigate nere. In un foglietto scritto di suo pugno, il piccolo eroico patriota mandava l’ultimo saluto ai genitori, alla sorella ed ai nonni chiedendo perdono per il dolore che procurava loro. I funerali di Renato Mantovani hanno avuto luogo a Venezia giovedì 26 corr. alle ore 10 dalla camera ardente per il cimitero di Venezia»
(Rinascita, Organo del Comitato di Liberazione Nazionale, Treviso, n. 10, 28.7.1945)                    
PS - La breve vita e la lettera ai genitori del partigiano Renato Mantovani sono ricordate anche nel libro di Eraldo Affinati "Vita di Vita", Mondadori, 2014 -
(Anteprima online su Google Libri - Consultazione: 14 agosto 2017)
Nota - Nella lapide del monumento di Treviso, la sua data di morte è stata scambiata con quella di Giacomo (o Jacopo) Mantovani Orsetti, di Renzo, nato nel 1924 e ucciso a Crespano del Grappa l'8 ottobre del 1944.
Fonte: Fregonese e la pagina Facebook "Studi storici Giovanni Anapoli" - 18-29 settembre 1944: Operazione “Piave” - “il massacro del Grappa” (Pedemontana e Massiccio del Grappa). 2^ PARTE - Le vittime  [scheda n. 157 - Consultazione: 14 agosto 2017]
[...] Redazione, [Renato] Luciano Mantovani, 1928-1945, I caduti partigiani del comune di Treviso, 12 novembre 2016

venerdì 4 giugno 2021

Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano

Moltedo, Frazione di Imperia - Fonte: Mapio.net

[...] Il giorno 22 luglio 1944 a Moltedo sono catturati dalle brigate nere tre partigiani della II Divisione Garibaldi F. Cascione. I partigiani Nino Gazzano di anni 19 e Elsio Guarrini di anni 18, appartenenti alla IV brigata, sono fucilati immediatamente sulla piazza del paese. Il partigiano Francesco Gazzano di anni 28, staffetta delle SAP che teneva i collegamenti con la IV brigata, è fucilato il giorno 23 nei pressi del cimitero di Porto Maurizio.
Nino Gazzano, era sceso dalla montagna il giorno prima per conoscere il fratello che era nato da pochi giorni e che non aveva ancora visto. Era sera e così, assieme al compagno Elsio Guarrini decidono di dormire in un fienile vicino al paese. La mattina seguente i due partigiani sono circondati dalle brigate nere e catturati. Vengono immediatamente portati sulla piazza di S. Caterina, in centro paese, e fucilati all’alba del 22 luglio.
La gloriosa IV brigata ha preso il nome di Elsio Guarrini, medaglia d’argento al Valor Militare.
Redazione, La Resistenza imperiese ricorda i Partigiani caduti per la libertà a Moltedo, Riviera24.it, 25 luglio 2015

Elsio Elsio Guarrini. Nato ad Imperia il 15 agosto 1925. Partigiano dal 24 settembre 1943. Vice comandante di Battaglione al momento della morte. A seguito di una delazione venne sorpreso nel sonno in un fienile; con lui venne catturato anche il compagno Nino Stella Gazzano. 
Guarrini e Gazzano chiesero ed ottennero la fucilazione nel petto dopo avere esclamato perché noi non siamo traditori e morirono gridando Viva i partigiani. Furono fucilati nella piazza della vicina Moltedo, Frazione di Imperia.
Furono fucilati dai militi Amleto Alunni - poi fucilato insieme al tenente Salerno alle Ferriere di Imperia il 29 aprile 1945 - e Antonio Cartonio - giustiziato a Castellamonte (TO) il 3 maggio 1945 -, entrambi protagonisti di altre esecuzioni, entrambi della Compagnia Ordine Pubblico (O.P.) Imperia, comandata dal famigerato capitano Giovanni Daniele Ferraris.
Nello stesso rastrellamento venne catturato anche il partigiano Francesco Bruna Gazzano (della S.A.P. locale, incaricato di mantenere i contatti con la IV Brigata, catturato a Moltedo il 22 luglio 1944, il quale fu condotto nella caserma Ettore Muti di Imperia Porto Maurizio, dove fu interrogato e torturato, prima di essere fucilato il 23 luglio 1944 in Via Artallo nei pressi del cimitero di Porto Maurizio. 
Elsio Guarrini venne decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di Viva l'Italia. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, Edito dall'Autore, 2020  [ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016  ]

[...] Elenco delle vittime decedute
Gazzano Francesco Mario (nome di battaglia “Bruna”) di Francesco, nato a Moltedo superiore (Imperia) il 28.02.1916, anni 28, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dall'01.05.1944 al 23.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 3034. Catturato a Moltedo il 22.07.1944 trasferito nella Caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, torturato, fucilato il 23.07.1944 in Via Artallo nei pressi del Cimitero di Porto Maurizio (Imperia). Successivamente la salma sarà trasportata nel Cimitero di Moltedo e quivi seppellita con Guarrini Elsio e Gazzano Nino.
Gazzano Nino (nome di battaglia “Stella”) di Emilio, nato a Moltedo (Imperia) il 20.03.1925, anni 19, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dal 10.05.1944 al 22.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 2529. A seguito di una delazione, mentre dorme in un fienile con il compagno Guarrini Elsio è sorpreso da una squadra di fascisti comandata dal Ferraris. Fucilato a Moltedo nella piazza Santa Caterina il 22.07.1944.
Guarrini (Guarini) Elsio (nome di battaglia “Elsio”) di Carlo, nato a Imperia il 15.08.1925, anni 18, Partigiano, Vice com.te Battaglione (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dal 24.09.1943 al 22.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 6160. A seguito di una delazione, mentre dorme in un fienile con il compagno Gazzano Nino è sorpreso da una squadra di fascisti comandata dal Ferraris. Fucilato a Moltedo nella piazza Santa Caterina il 22.07.1944. Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
“Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di “Viva l'Italia”. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944
[...]
Durante il rastrellamento avvenuto a Moltedo (frazione di Imperia) il 22 luglio 1944 i militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della GNR Compagnia Ordine Pubblico Imperia (Comandata dal capitano Giovanni Daniele Ferraris) fucilano sulla piazza di Moltedo i partigiani Gazzano Nino e Guarrini Elsio. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto “perché noi non siamo traditori” e morivano gridando “Viva i partigiani”.
Nello stesso rastrellamento viene catturato anche il partigiano Gazzano Francesco, condotto nella caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, interrogato e torturato verrà fucilato il 23 luglio 1944 in via Artallo nei pressi del Cimitero di Imperia Porto Maurizio [...]
Roberto Moriani, Episodio di Moltedo - Artallo, Imperia, 22-23.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Elsio Elsio Guarrini. Nato ad Imperia il 15 agosto 1925. Partigiano dal 24 settembre 1943.Vice comandante di Battaglione al momento della morte. A seguito di una delazione venne sorpreso nel sonno in un fienile; con lui venne catturato anche il compagno Nino Stella Gazzano. Furono entrambi fucilati nella piazza della vicina Moltedo, Frazione di Imperia, dai militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della G.N.R. (Compagnia Ordine Pubblico Imperia), comandata dal famigerato capitano Giovanni Daniele Ferraris. Chiesero ed ottennero la fucilazione nel petto perché noi non siamo traditori e morirono gridando Viva i partigiani. Nello stesso rastrellamento venne catturato anche il partigiano Francesco Bruna Gazzano, il quale fu condotto nella caserma Ettore Muti di Imperia Porto Maurizio, dove fu interrogato e torturato, prima di essere fucilato il 23 luglio 1944 in Via Artallo nei pressi del cimitero di Porto Maurizio. Elsio Guarrini venne decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di Viva l'Italia. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944 - Redazione, Arrivano i Partigiani, inserto "2. Le formazioni di montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella provincia di Savona", I RESISTENTI, ANPI Savona, 2011

venerdì 29 maggio 2020

Venne bruciato il fienile del patriota


Taggia (IM): la Chiesa Parrocchiale di Arma di Taggia

... la sera del 23 gennaio 1945 circa cento SS, armate anche con due mortai, circondavano casa Ghersi ad Arma di  Taggia (IM). I quattro garibaldini,  appartenenti al Distaccamento “Folgore” del Battaglione “Orazio 'Ugo' Secondo” della IV^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Elsio Guarrini” della II^ Divisione “Felice Cascione”, che si trovavano nell’abitazione, vennero immediatamente immobilizzati e torturati. Dei partigiani che si trovavano all’interno del casone il solo Luigi Franco Ghersi, incitato dal fratello Giacomo "Pino" a farlo, riuscì, pur ferito, quando i due fratelli, legati, erano ormai trascinati per strada verso l'esecuzione, a fuggire "perché un tedesco stava per sparargli al capo con una pistola. Infatti fuggì e, nonostante le raffiche di MG 42 e inseguito come una bestia selvaggia, benché ferito riuscì a mettersi in salvo". Venne bruciato il fienile del patriota Raffaele "Lello" Politi. Dopo di che, seguendo una lista fornita da qualche delatore, continuarono gli arresti. I tedeschi si portarono sulla Via Aurelia. Sulla strada si trovarono i cadaveri di tre garibaldini, Vincenzo Morto Pistone, Ermanno Biondo Gazzolo e Mario Nico Cichero, che erano già stati fucilati.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

25 gennaio 1945 - Dal C.LN. di Sanremo, prot. n° 225/SIM, al Comando [comandante Curto Nino Siccardi] della I^ Zona Operativa, al comando della II^ Divisione [comandante "Vittò", Giuseppe Vittorio Guglielmo] ed al comando della V^ Brigata [comandante "Fragola Doria", Armando Izzo] - Relazione militare: [...] ad Arma di  Taggia erano stati trucidati da SS italiane e tedesche 7 patrioti.
5 febbraio 1945 - Dall'ispettore ["Simon",  Carlo Farini] della I^ Zona Operativa Liguria al comando del III° Battaglione della IV^ Brigata della II^ Divisione - Chiedeva informazioni sui fatti di Arma di Taggia del 24 gennaio per i quali furono rinvenuti i cadaveri di 7 uomini della SAP di Arma di Taggia, tutti appartenenti al Distaccamento comandato dall'ex brigadiere Gastone Lunardi ed ordinava di svolgere un'inchiesta sull'insieme delle circostanze.
5 febbraio 1945 - Dall'ispettore della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione - Invitava a processare presso il Tribunale della Divisione Gastone Lunardi, già sospettato per la sparizione di 19 quintali di farina, per appurare sue responsabilità nell'uccisione di 7 uomini della sua squadra SAP, strage avvenuta ad Arma di Taggia il 24 gennaio, e sollecitava, oltre che l'inoltro della dislocazione delle formazioni dipendenti dalla Divisione, altresì l'invio allo scrivente di notizie relative a quei caduti.
da documenti Isrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II

I tragici fatti di Arma di Taggia avvenuti intorno al 23 gennaio 1945 vennero riassunti, finita la guerra, in una relazione, un documento oggi Isrecim, anche questo studiato in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II; più precisamente un rapporto del 17 maggio 1945 del comando del IX° Distaccamento "Bianchi" del III° Battaglione della IV^ Brigata della II^ Divisione, inviato al comando del III° Battaglione, che, tra l'altro, riportava: "... Alle ore 20 circa del 23 gennaio 1945 reparti delle SS tedesche e italiane provenienti da Imperia e guidati da una spia procedevano all'arresto in Arma di Taggia ed in regione Castelletti dei garibaldini Giacomo Ghersi, Mario Cichero, Vincenzo Pistone, Vincenzo De Maria, Raffaele Politi, Guglielmo Bosco, Luigi Ghersi ed Ermanno Gazzolo. Tutti i fermati appartenevano al Distaccamento 'Folgore'. Alcuni giorni prima garibaldini del Distaccamento 'Peletta' avevano, su indicazione di Pino Faustini, perquisito la casa dei Ghersi e, dopo un chiarimento, avevano capito che essi erano garibaldini sinceri, mentre Faustini era un individuo 'torbido' che aveva in odio i Ghersi stessi. La sera del 23, quindi, mentre il comandante del Distaccamento si trovava assente... reparti delle SS tedesche e italiane (circa 100 uomini) con due mortai, circondavano casa Ghersi facendovi irruzione. Erano guidati da un borghese con faccia mascherata in parte, cappello calato sugli occhi e bavero del cappotto rialzato. In quel momento si trovavano in casa Ghersi Giacomo e Luigi ed anche Guglielmo Bosco e Vincenzo De Maria. Furono bestialmente percossi, senza alcuna pietà, perché non vollero rivelare la località dove erano nascoste le loro armi con le munizioni e i nomi degli altri partigiani componenti il Distaccamento. Essi sopportarono con coraggio e fermezza la tortura senza pronunciare una sola parola che potesse essere di nocumento ai compagni. Anche i genitori dei Ghersi furono minacciati e malmenati affinché parlassero. Il nipote del Ghersi di anni 11 alle domande rivoltegli dal borghese rispondeva fieramente di nulla sapere, invitando la spia a togliersi la maschera. Altri elementi delle SS appiccavano il fuoco alla baracca di Raffaele Politi il quale, costretto dal fumo e dalle fiamme, dovette uscire all'aperto e arrendersi, fu percosso e seviziato a lungo... un gruppo di SS partì per andare ad arrestare altri i cui nomi erano in una lista in loro possesso. Dopo aver completamento depredato la casa... legati insieme i fratelli Ghersi... i nazifascisti si portarono in Arma di Taggia, sulla Via Aurelia di fronte alla Chiesa. Lungo la strada giacevano già i cadaveri dei garibaldini Vincenzo Pistone, Ermanno Gazzolo e Mario Cichero. Al garibaldino Gazzolo, perché parlasse, furono cavati i denti con le pinze da fabbro, ma nonostante la sofferenza non pronunciò una parola di delazione e si lasciò massacrare. Il Pistone subì la stessa sorte. Alla vista dei compagni morti, accortisi di essere portati nei pressi, Giacomo Ghersi, che era stato slegato dal fratello Luigi, incitava quest'ultimo a fuggire perché un tedesco stava per sparargli al capo con una pistola. Infatti fuggì e, nonostante le raffiche di MG 42 e inseguito come una bestia selvaggia, benché ferito riuscì a mettersi in salvo. Gli altri prigionieri, ormai agli estremi per i tormenti subiti, non potevano tentare la fuga e vennero barbaramente trucidati. Dei loro cadaveri fu fatto scempio". 
Adriano Maini

La sera del 23 gennaio u.s. in Arma di Taggia e regione "Castelletti" 30 militari della S.D. germanica e otto militi dell'U.P.I. effettuavano un rastrellamento per la cattura dei componenti la banda "Folgore".
Sono stati arrestati sette banditi, di cui cinque fucilati sul posto dai germanici, uno trattenuto in arresto e tale Luigi Ghersi evaso.
Venivano recuperati sei moschetti mod. 91, una pistola e sedici bombe a mano, nonché il ruolino completo della banda "Folgore".
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 febbraio 1945, pp. 27,28. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti     

sabato 21 marzo 2020

Uccisi 6 civili a Villa Junia di Sanremo

Baiardo (IM) - Foto Moreschi

Il 17 gennaio 1945 nella zona di Baiardo Bersaglieri Repubblicani catturano i sapisti Laura Giobatta, Laura Mario, Laura Silvio Antonio, Laura Silvio Luigi e Laura Luigi “Miccia”. I cinque partigiani con il medesimo cognome, facenti parte della banda locale di Baiardo furono incolpati di aver trasportato un carico di farina da Baiardo a Passo Ghimbegna e a Vignai per rifornire i partigiani. Vennero portati a Sanremo nella Villa Negri, situata vicino alla Chiesa Russa, dove c'erano delle piccole celle. Il partigiano Laura Luigi Miccia riesce a fuggire durante un allarme aereo e a mettersi in salvo [riuscì a salire su di un tram per andare a rifugiarsi in un casolare in Località Tre Ponti di Sanremo]. Gli altri quattro partigiani furono trasferiti in un primo tempo nella Villa Ober [Oberg, Auberg...] e successivamente in un luogo poco distante, Villa Junia, dove dai Bersaglieri furono obbligati a scavarsi la fossa e quindi dagli stessi fucilati il 24 gennaio 1945.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, 2005, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia  

Nella vicina Sanremo (IM) la notte successiva vennero fucilati presso Villa Junia cinque partigiani della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione, che erano stati arrestati a Baiardo (IM) il 17 gennaio.  Quattro di essi portavano il cognome Laura: Gio Batta Paolo, Luigi Gino, Mario Mario e Silvio Antonio. Come segnalato anche da  "Mimosa" [Emilio Mascia] alla Sezione SIM del CLN di Sanremo, il quale avvertiva che dopo l'uccisione di "Bacucco" e l'arresto della moglie le brigate nere avevano ucciso in Sanremo 4 persone tutte di cognome Laura e che altre 20 erano state arrestate e trasferite a Sanremo dove sarebbero state processate dal nemico per connivenza con i patrioti.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Fonte: Pietre della Memoria

25 gennaio 1945 - Dal C.LN. di Sanremo, prot. n° 225/SIM, al Comando [comandante Curto Nino Siccardi] della I^ Zona Operativa, al comando della II^ Divisione ed al comando della V^ Brigata - Relazione militare: nella notte tra il 23 ed il 24 u.s. a Sanremo erano stati uccisi 6 civili a Villa Junia in Corso Inglesi; a Taggia erano stati trucidati da SS italiane e tedesche 7 patrioti.
da documento Isrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 
Elenco delle vittime decedute
Laura Giobatta (nome di battaglia “Paolo”) di Giobatta, nato a Baiardo il 7.06.1925, anni 19, contadino, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 5.06.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3260.
Laura Mario (nome di battaglia “Mario”) di Eugenio, nato a Baiardo il 27.08.1923, anni 21, frantoiano, Partigiano, com.te squadra, (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 10.06.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3261.
Laura Silvio Antonio (nome di battaglia “Antonio”) di Antonio, nato a Baiardo il 29.04.1923, anni 21, contadino, Partigiano, com.te squadra (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 10.06.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3263.
Laura Silvio Luigi (nome di battaglia “Gino”) di Silvio, nato a Baiardo il 13.08.1921, anni 23, contadino, Partigiano, com.te squadra (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 12.04.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3262.
Altre note sulle vittime:
1. Laura Luigi, fratello del fucilato Laura Mario (nome di battaglia “Miccia”) di Eugenio, nato a Baiardo il 14.11.1926, contadino, Partigiano, Commissario di Distaccamento (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 07.07.1944 al 30.04.1945 n° dichiaraz. Integrativa 4123
catturato insieme agli altri 4 partigiani (con il medesimo cognome) nella zona di Baiardo il 17.01.45 - ferito precedentemente ad un ginocchio a Carmo Langan - condotti a Sanremo nella Villa Negri e rinchiusi in cella, ma essendo invalido non era vigilato come gli altri prigionieri - durante un interrogatorio suona l'allarme aereo coglie il momento favorevole e si dà alla fuga. Riesce a prendere un tram a portarsi in località Tre Ponti dove si nasconde nel casolare di una sua campagna.
(da una memoria del partigiano Giancristiano Pesavento conservata nell'archivio ISRECIm sez. III cartella 24 bis)
Descrizione sintetica
Il 17 gennaio 1945 nella zona di Baiardo Bersaglieri Repubblicani catturano i sapisti Laura Giobatta, Laura Mario, Laura Silvio Antonio, Laura Silvio Luigi e Laura Luigi “Miccia”. I cinque partigiani con il medesimo cognome, facenti parte della banda locale di Baiardo furono incolpati di aver trasportato un carico di farina da Baiardo a Passo Ghimbegna e a Vignai per rifornire i partigiani. Vennero portati a Sanremo nella Villa Negri, situata vicino alla Chiesa Russa, dove c'erano delle piccole celle. Il partigiano Laura Luigi “Miccia” riesce a fuggire durante un allarme aereo e a mettersi in salvo. Gli altri quattro partigiani furono trasferiti in un primo tempo nella Villa Oberg e successivamente in un luogo poco distante Villa Junia, dove dai Bersaglieri furono obbligati a scavarsi la fossa e quindi dagli stessi fucilati il 24 gennaio 1945.
(Da Vol. IV della “Storia della Resistenza Imperiese” di F. Biga pagg. 123, 124 e 233;
Memoria del partigiano Giancristiano Pesavento conservata nell'Archivio ISRECIm Sez. III cartella 24 bis)
Note sui presunti responsabili:
Estremi e Note sui procedimenti:
III. MEMORIA
Monumenti/Cippi/Lapidi:
Sacrario: lapide in marmo, lapidi in marmo su tombe dei caduti partigiani iscrizione: a perenne ricordi dei Garibaldini che al sacro Ideale della Libertà immolarono le loro vite generose... (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani)...  committente: ANPI - situata presso il Cimitero di Baiardo.
Cippo in pietra: lapidi in bronzo, riferito a combattimento, rastrellamento e fucilazione iscrizione: Baiardo ai Caduti partigiani e civili della guerra di Liberazione 1943-45 (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani ) - committenti: A.N.P.I., Comune di Baiardo, Comunità montana intemelia, F.IV.L., I.S.R. Di Imperia - situato presso il Parco delle Rimembranze a Baiardo.
Edicola in marmo: lapide in marmo riferita a rastrellamento e fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) iscrizione: a perenne ricordo dei Garibaldini (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani di Baiardo)... che al sacro ideale della libertà immolarono le loro vite generose vittime del furore nazifascista... situata in Corso Inglesi a Sanremo
Edicola in laterizio: lapide in marmo riferita a fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani di Baiardo) - Situata presso Villa Junia - Sanremo
Roberto Moriani, Episodio di Villa Junia, Sanremo, 17-24.01.45, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia