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domenica 10 dicembre 2023

Il giorno dopo sette garibaldini del primo distaccamento, in missione a Pietrabruna, catturano e disarmano quattro bersaglieri repubblichini

Pietrabruna (IM): uno scorcio

A sua volta il Comando della II divisione «F. Cascione» il 18 di settembre [1944] costituisce il distaccamento mortaisti che assume il nome del garibaldino caduto Ettore Bacigalupo e il distaccamento rifornimento viveri in Fontane di Frabosa al comando di Domenico Arnera (Aldo). Assegna alla I brigata «S. Belgrano» i distaccamenti «G. Catter» al comando di Mario Gennari (Fernandel) e «G. Maccanò» al comando di Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo).
Sciolto il battaglione «Lupi» di E. Pelazza, con i suoi elementi vengono costituiti i distaccamenti «L. Fiorenza» e «I. Rainis», rispettivamente al comando di Valerio Ghirardo (Antonio) e Giacomo Ardissone (Basco).
I due distaccamenti di «Domatore» e «Battaia» assumono i nomi dei caduti Elio Castellari e Antonio Terragno.
Intanto i Tedeschi sgomberano Pieve di Teco, Nava, Ormea e altre località lungo la statale n. 28 che rimane libera, ma non sgomberano le città della costa. Non si conoscono gli scopi di tali movimenti nemici. Si decide di far saltare tutti i ponti ricostruiti dai Tedeschi sulla predetta strada per creare loro maggiori difficoltà. Con i muli viene recuperato il materiale pesante nascosto a Moano durante il grande rastrellamento svoltosi tra l'8 e il 12 agosto.
Una grande retata elimina molte spie e collaborazionisti annidati in Pieve di Teco. Però il Comando non ordina di occupare la città e gli altri paesi lasciati liberi dal nemico per timore di una trappola dato che, ormai, il fronte
francese si era stabilizzato e perciò i Tedeschi potevano manovrare molte forze rimaste disimpegnate.
Si conviene di occupare i valichi e le cime dei monti in modo da poter dominare la situazione come si era dominata il 25 di luglio, il 9 di agosto, il 4-5 di settembre, ed aspettare il successivo rastrellamento che, certamente, come l'esperienza passata aveva dimostrato, non avrebbe tardato.
Nel retrofronte il nemico doveva assolutamente avere le spalle tranquille e sicure, e così una via libera per una eventuale ritirata, come poteva essere la statale n. 28.
A ponente della I brigata operavano le formazioni della IV dalla valle Impero alla valle Argentina, e quelle della V dalla valle Argentina alla valle Roja.
Il 9 di settembre due garibaldini del 10° distaccamento «W. Berio», spintisi nel centro di Oneglia, prelevano e giustiziano un milite delle brigate nere; altre squadre recuperano tremila colpi di «Mauser» in una postazione a Santo Stefano, due fucili e bombe a mano in località Santa Brigida.
A Taggia i Tedeschi fucilano il garibaldino Antonio Martina fu Vincenzo, nato nel 1887. L'11 alcuni garibaldini puntano su Bestagno per prelevare delle spie; segue una rappresaglia nazifascista.
Il 13 di settembre, mentre i distaccamenti di «Dankò» e «Peletta» prendono posizione al passo della Follia e il distaccamento di Nino Verda al passo del Grillo, altre squadre ingaggiano combattimento con una trentina di Tedeschi in località Isolalunga, dopo di che, richiesto dal nemico l'intervento dei mortai da 81 mm. piazzati sul monte Papé a un chilometro di distanza dallo scontro, i garibaldini, sganciatisi e non accertate le perdite inflitte al nemico, ripiegano incolumi.
Cinque garibaldini del 3° battaglione «Artù» in missione, trascorsa la notte in Castellaro, all'alba del 18 di settembre mentre si avviano fuori paese sono sorpresi da un plotone di Tedeschi; una raffica colpisce al capo il volontario Antonio Boeri (Pescio) di Antonio, nato a Badalucco il 13.12.1919, che rimane ucciso all'istante.
In seguito ad un attacco garibaldino a soldati in perlustrazione a Santa Brigida (un morto ed alcuni feriti) il nemico bombarda Dolcedo con cannoni piazzati nella valle di Oneglia. In tale circostanza muore il civile Giobatta Guasco ed il paese subisce danni materiali (A.S.R.).
Nei giorni che seguono, in previsione di un rastrellamento che dovrebbe partire da Chiusavecchia e da Pontedassio, il distaccamento di «John» prende posizione ai passi di Ville e della Pistona, i distaccamenti di «Romolo» e di «Mirko»  [Angelo Setti] a Colla d'Oggia, il «Paglieri F.» in località Arzéne. Sorpreso dai partigiani in allarme il nemico desiste dalla sua azione.
Il giorno dopo sette garibaldini del primo distaccamento, in missione a Pietrabruna, catturano e disarmano quattro bersaglieri repubblichini recuperando un mitra, due fucili tedeschi e cinque bombe a mano.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio IsrecIm, Milanostampa, 1977

"Ed eccola, nutrita, improvvisa eppur prevista, la scarica dell'imboscata, proveniente dai terrazzi degli ulivi. Il sergente Bolla rotola a destra della strada che ci riporta a San Lorenzo: io, colpito ed immobilizzato all'anca destra, mentre sto facendo una piroetta, con perfetta manovra di "a terra" come nelle esercitazioni lungo la Bormida.
Finisco in una scanalatura del terreno e una miriade di proiettili arriva a dieci centimentri di distanza dal mio corpo, oramai al sicuro, e scalfiggono il suolo. Ma sento anche, benedetta ed assai violenta, la reazione degli altri bersaglieri col fuoco di copertura, un poco più dietro, che muta a nostro favore le sorti dell'imboscata.
[...] A tarda notte (io su un carretto) si giunge a S. Lorenzo al Mare. Vengo raccattato da un furgoncino, mandatoci incontro dal Comando e guidato dal bersagliere Carlo Bioni di Montichiari, con il bersagliere Lucio Questa di Brescia, a protezione, sul parafango anteriore destro.
Amici cari, benvenuti.
Sono portato a notte fonda all'Ospedale da campo di Taggia.
Vengo a sapere che anche il sergente Bolla, avanti a me, è salvo, pure se con una pallottola in un polpaccio.
[...] Avevamo lasciato Pietrabruna e ci dirigevamo verso le nostre postazioni a valle.
Mancavano all'appello il sergente maggiore Quartero, il caporal maggiore Rosier, il caporale Azzi, il bersagliere Bonadei che sapevamo essere stati catturati dai partigiani".
Queste - sullo scontro di Pietrabruna - le parole di un ex bersagliere di Salò, nostalgico, così come riportate nel libello di Umberto Maria Bottino, I nostri giorni cremisi. 1943-1995 <Attilio Negri srl, Rozzano (MI), 1995>, parole che in ogni caso confermano la portata dell'evento, risolto con successo dai garibaldini.
Adriano Maini

mercoledì 7 dicembre 2022

Un partigiano di Zoagli fucilato a Taggia

Taggia (IM)

Taggia (IM): uno scorcio di Piazza Farini

Marco Bini (Squalo), appartenente al distaccamento di Gino Napolitano, individuato da una donna presso il mercato di Taggia in Piazza Farini e indicato alle Brigate Nere da questa come partigiano, cercò di nascondersi dentro la farmacia della piazza, ma fu catturato, torturato e fucilato il 16 novembre 1944 sul muro di cinta a sud del cimitero di Taggia.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944-8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]
 
Il 16 novembre 1944 viene fucilato a Taggia (Località Ravallo) il garibaldino Mario Bini (Squalo) fu Emilio, nato a Zoagli il 20-9-1918, catturato in rastrellamento il giorno prima e torturato per una notte intera.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e con patrocinio 
IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977 
 
Taggia (IM): Salita Sforza

Taggia (IM): portici di Via Soleri (Pantan)

Taggia (IM): Piazza Cardinale Gastaldi

"Squalo" fu preso per colpa di una giovane, una certa Clerice Maranini, che incontrò in Piazza Farini a Taggia mentre vi si svolgeva il mercato frutticolo. Tra i due che già si conoscevano, si accese una discussione alquanto vivace. Nel frattempo passò un soldato tedesco (più che tedesco, polacco) e la Maranini, indicandogli il partigiano, gli disse: "Lui bandito, tu prendere prigioniero". Come se non gli avesse neanche parlato, il soldato polacco proseguì per la sua strada. La giovane piena di rabbia si rivolse a "Squalo" dicendogli "ti faccio prendere" e si avviò verso il Palazzo Spinola dove erano alloggiati un buon numero di fascisti "Brigate Nere". Il giovane la vide salire la scalinata del Palazzo, parlare con la sentinella ed entrare dove era il corpo di guardia, per uscirne poco dopo con un gruppo di fascisti e dirigersi verso la piazza. "Squalo", invece di scappare tra la gente del mercato per poi introdursi nel primo carrugio che gli capitava e salvarsi, entrò nella farmacia che si trovava nella piazza, nascondendosi dietro al bancone, ma venne scoperto subito dai fascisti e fatto prigioniero (il farmacista era uno squadrista della fu "marcia su Roma"). Non si è mai saputo perchè "Squalo" non si sia messo in salvo scappando, o pure perchè non abbia tentato di difendersi dal momento che aveva con sé due rivoltelle: forse non si aspettava un tiro così mancino della ragazza. "Squalo" veniva ucciso dietro il muro a sud del cimitero tra Taggia e Arma, dove vi erano delle piante di ulivo e tra queste, poco distante, vi si trovavano delle ragazze che raccoglievano le olive ed assistettero all'esecuzione del partigiano. Una di queste ragazze, Basso Angela, quindicenne, oggi mia moglie, ricorda ancora quel giorno anche perchè, dalla paura di aver visto uccidere "Squalo", le cascarono tutti i capelli, che per fortuna in seguito crebbero di nuovo, e, narrandomi il fatto, dice: 'Quel giorno arrivarono negli ulivi circa una ventina di fascisti assieme ad un ufficiale ed il prigioniero tra loro. Squalo aveva le mani legate dietro la schiena, venne messo con le spalle al muro e gli misero una benda sugli occhi mentre l'ufficiale gli concedeva l'ultima sigaretta accendendogliela. Non gli concessero nemmeno il tempo di fumarla che gli spararono quasi subito, infine l'ufficiale gli diede il solito colpo di grazia, con la rivoltella, alla testa'. Il corpo del povero "Squalo" fu trasportato dentro la camera mortuaria su di una scala di legno a pioli dal becchino Anfossi Bartolomeo e da un giovane, un certo Garino Giovanni che aveva assistito all'esecuzione di nascosto. Naturalmente il becchino trovò crudele l'uccisione del giovane e lo manifestò ai fascisti, i quali per poco non lo arrestarono. Il becchino aveva due figli nei partigiani uno dei quali, il più giovane, Anfossi Luigi di 16 anni, venne in seguito fucilato a Sanremo nel castello Devachan il 5 marzo del 1945 con altri 15 compagni. Tornando alla ragazza che fece la spia a "Squalo" facendolo prendere dai fascisti, dopo questa bravata si mise sotto la protezione dei tedeschi, standosene sempre chiusa nel comando delle "SS" che si trovava a Taggia nella casa del generale Fornara in piazza Gastaldi. Lei ormai sapeva cosa le sarebbe aspettato se fosse stata catturata da noi partigiani. Dopo circa un mese dal caso "Squalo" mi incontrai con la Maranini all'angolo del tabaccaio di via Soleri: ero assieme a mio cugino Romano e scendevamo dalla Salita Sforza. Come al solito andavamo a controllare se vi fossero novità da parte dei nazisti in paese, mentre lei invece andava a trovare i suoi genitori che abitavano a metà salita. Quando ci incontrammo, io e lei voltammo l'angolo allo stesso momento urtandoci di fianco, ma come se nulla fosse stato continuammo ciascuno per la nostra strada. Con Romano ci intendemmo subito con uno sguardo, tornammo subito a casa mia a prendere la rivoltella che tenevo nascosta sotto una grossa cassapanca e infilandomela nella cintura sotto la giacca tornammo alla Salita Sforza con l'intento di prelevare la spia, portandola direttamente in montagna dai miei compagni. Purtroppo arrivammo tardi: la ragazza era già andata via. Credo che quando io e lei ci urtammo nel voltare l'angolo del tabaccaio, si sia accorta del mio turbamento e avendo pensato al peggio per lei se ne sia andata subito. Delusi dell'azione fallita, ce ne ritornammo a casa passando sotto i portici di Via Soleri e per quelli di Piazza Gastaldi, ed è di lì sotto a questi portici che vedemmo la Maranini che lavorava all'uncinetto da una finestra del comando tedesco; lei a sua volta vedendoci ci sorrise con fare di scherno come per dire: "ve l'ho fatta". Io dissi a Romano "scappiamo o per noi finisce male", visto che poteva anche farci prendere dai tedeschi. La Maranini è stata une delle tre "spie" che si salvarono a guerra finita perché andarono via da Taggia prima del 25 aprile 1945, evitando la giustizia partigiana.
Il partigiano Giuseppe Alosi (Tempesta) insieme ad altri compagni crearono la canzone "Squalo":
Da Fontane scendeva un partigiano
un giovin pieno di grande fantasia
che aveva nel cuore la malinconia
perchè lontano aveva il suo grande amor.
Da lungo tempo lui non lo vedeva il grande amore di egli
lo pensava era lo splendore di tutta la sua vita
ma il destino così l'abbandonò.
Lo disse al capo l'informatore in pianto
Squalo è caduto da grande partigiano
sono i vil militi che l'hanno trucidato
Squalo non torna non tornerà mai più.
Grida vendetta il battaglion di Gino
grida vendetta il suo grande amor
o caro Squalo tu sarai sempre con noi
e di questi cuor tu sarai un grande eroe
.
Natale Massai (Mompracem), La morte di "Squalo",
documento IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Sono passati 72 anni e oltre da quella gelida mattina del 16 novembre 1944 nella quale, dopo una notte passata a reggere gli spasmi e a reprimere gli urli conseguenti alle brutali torture infertegli, un giovane di 26 anni veniva trascinato da alcuni scherani in camicia nera davanti ad una roggia della campagna di Ravallo, prossima ad Arma di Taggia, ed ivi falciato con una raffica di mitra. Solo sei anni più tardi riuscirà alla madre, Anna Bortolani, di traslarne i resti nel luogo natale.
Quel giovane si chiamava Mario Bini, ma negli ambiti da lui frequentati a quel tempo tutti lo conoscevano come “Squalo”, giacché questo era il nomignolo di copertura affibbiatogli dai compagni di lotta con i quali condivideva il comune impegno ideale di partigiano militante teso ad opporsi con ogni mezzo alle soperchierie d'un sistema illiberale e tiranno, ben supportato, peraltro, dalle forze armate d'un alleato invasore.
La storia di Mario Bini non è dissimile da quella di tanti altri fuorusciti o ex militari disertori del decomposto Regio Esercito Italiano finiti ai confini della Storia e della comune condizione umana con una scelta un poco temeraria ma convinta. Egli, nato a Zoagli nel Settembre del 1918 e, in seguito, tipografo di professione, era stato richiamato alle armi nel 1940 e assegnato in qualità di Furiere al 26° Reggimento delle Guardie di Frontiera con il quale aveva operato in Slovenia e Croazia, prima, e a San Casciano d'Isonzo più tardi, ottenendo in ultimo i gradi di Sergente.
Dopo l'epocale ribaltone dell'8 Settembre del 1943, la neonata Repubblica Sociale di Salò lo aveva comandato nei ranghi di Marina e, presumibilmente, trasferito presso un Comando nell'Imperiese. Ma, per nulla intenzionato a battersi per un regime, quello fascista, che aborriva, egli era salito in montagna raggiungendo la compagine garibaldina al comando di Gino (Luigi Napolitano).
Dopo la sua cattura, avvenuta ai margini d'un sanguinoso rastrellamento, e dopo la sua morte, la formazione di prima appartenenza dovette sciogliersi a seguito delle gravose perdite subite e Gino fu nominato Com.te del rinato 1° Btg. “Mario Bini” della V Brg. “Luigi Nuvoloni” inquadrata nella Divisione “Cascione”: una nomina e un esito luminosi dopo una così infausta fine. I suoi commilitoni gli dedicheranno persino un canto.
Ma è il finale che ha quasi qualcosa di epico pur nella sua ristrettezza territoriale ed evenemenziale: l'Amministrazione Comunale di Zoagli, una volta appresi per bocca di Vittorio Civitella, curatore storico della ricerca affidatagli dai familiari, i contorni di questa storia e nella consapevolezza che il concittadino Mario Bini è stato il primo e unico partigiano combattente di origini zoagliesi e insignito di “Certificato Alexander”, non ha esitato a indire per Sabato 22 aprile p.v. la cerimonia istitutiva e commemorativa insieme.
Consuelo Pallavicini, Zoagli: sabato il ricordo del partigiano Mario Bini, Levante News. La voce del Tigullio, 17 aprile 2017 


sabato 5 novembre 2022

Arrestate diciassette persone, imputate di approvvigionamento di bande fuori-legge

Cipressa (IM): Torre dei Marmi

Imperia.
Il 26 gennaio u.s. il Comando Provinciale della G.N.R. di Imperia denunciava al tribunale speciale per la difesa dello Stato 17 persone, tutte in istato di arresto, imputate di appartenenza ad associazione antinazionale e di approvvigionamento di bande fuori-legge.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 4 marzo 1944, p. 16. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti 
 
Imperia: Monumento ai Caduti in Guerra  di Piazza della Vittoria

 
Cartolina franchigia Feldpost [indirizzata a Sanremo] con l'annullo muto di Heuberg (manoscritto) del 17.12.43 e bollo di reparto del campo. Nel testo il mittente scrive: "Sono incorporato nel nuovo esercito repubblicano reparto milizia…". Fonte: il postalista

Fantini Giorgio: nato a Bologna il 7 marzo 1923, milite del Raggruppamento Cacciatori degli Appennini.
Interrogatorio dell’1.11.1945: Mi sono arruolato volontariamente nella GNR il 7.10.43 quando mi presentai a Crema presso il Comando Cacciatori degli Appennini. A Crema rimasi due mesi in caserma ove si faceva solo servizio di guardia in caserma. Dopo venni trasferito a Ceva (CN) rimanendovi circa 15 giorni e poi trasferito a Millesimo dando il cambio agli altri che stavano lì di presidio, rimanendovi circa due mesi. Comandante il battaglione era il Maggiore Rosa di Venezia, comandante della compagnia era il Capitano Baricchi Adriano di Firenze, altri ufficiali della compagnia erano il Ten. Ranza, il Ten. Cazzardo ed il Ten. Mura di Como. In questi due mesi abbiamo fatto soltanto servizio di presidio. Rientrati a Ceva verso la fine di febbraio [1944] rimanemmo circa 15 giorni. Poi con la compagnia del Capitano Baricchi fummo trasferiti a Montalto Ligure: il nostro compito era quello di fare delle puntate nei dintorni ed in dette puntate una volta siamo stati attaccati dai partigiani al che noi reagimmo per qualche tempo e poi ci sganciammo. In dette puntate si provvedeva a requisire delle merci. Verso la fine di aprile siamo rientrati a Ceva [...]
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019
 
Ospedaletti (IM): un tratto di pista ciclopedonale, realizzata sul preesistente tracciato della linea ferroviaria

A seguito del Decreto del 18 Aprile risultano finora presentatisi 63 militari sbandati. Si presume che in questa provincia non si avranno numerose presentazioni di ribelli, i quali, pure essendo, per la maggior parte, propensi - a quanto viene riferito - a presentarsi, ne sarebbero impediti con minacce di morte dai capi di tendenze comuniste.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma
 
Ermanno Durante, ex-Questore d’Imperia, torturatore di partigiani nel Campo di Fossoli
Daniel Degli Esposti, Episodio del Poligono del Cibeno, Fossoli, Carpi, 12.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia 
 
L'11 corrente, alle ore 15, in Imperia, elementi sconosciuti prelevavano il prof. GIOVANNI STRATO [n.d.r.: militante antifascista, democristiano, storico della Resistenza Imperiese] conducendolo seco per ignota destinazione.
L'11 corrente, alle ore 13, in Cantalupo, alcuni banditi catturarono il fascista repubblicano prof. Giuseppe Pisano, conducendolo seco per ignota destinazione.
Il mattino dell'11 corrente, in località Rocca Cruaria del comune di Ospedaletti elementi della G.N.R. rinvennero il cadavere del milite Donato Pesenti, appartenente alla 2^ compagnia ausiliaria e in servizio provvisorio al distaccamento di Pigna, presentante una ferita prodotta con arma da fuoco. In corso indagini.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 21 giugno 1944, p. 21. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti  

10 luglio [1944]
Molini di Triora e Triora sono state distrutte dalla viltà tedesca e la popolazione è rifugiata nei boschi [...]
12 luglio
Mancano una decina di uomini di Sanremo che erano andati lassù per affari; sebbene le loro famiglie abbiano fatto ogni ricerca tutto finora è stato vano.
15 luglio
I soldati tedeschi vendono a prezzi irrisori la merce rubata nei paesi saccheggiati. La Villa Emma presso il Miramare è il luogo dove viene portata e venduta tutta la refurtiva. Oggetti nuovi di valore, indumenti, cose d'arredamento, tutto viene svenduto. Quello che più ci rattrista è che ci sia della gente che abbia il coraggio di comperarla pur sapendo perfettamente quale provenienza abbia. Questi poi la rivenderanno a borsa nera, come già successo, guadagnandosi denari alle spalle di quella disgraziata popolazione.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006  
 
Attilio Pivetta (Tarzan), nato a Pasiano di Pordenone, l'11 novembre 1912. Partigiano appartenente alla V Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione". Il 31 luglio 1944 scende dalla montagna per una missione. A seguito di una delazione è catturato a Taggia dalla G.N.R. Sottoposto a ripetuti interrogatorio e sevizie. Il 20 agosto 1944 viene portato lungo la via Aurelia per essere impiccato in località Torre dei Marmi [n.d.r.: nel territorio del comune di Cipressa (IM)], all'imbocco della galleria ferroviaria presso San Lorenzo al Mare.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016
 
Interrogatorio di Curti Valter (squadrista della Brigata Nera “Padoan”, distaccamento di Sanremo) del 28.5.1945: "[...] Ho partecipato ad un rastrellamento verso la fine di novembre, unitamente a reparti tedeschi, bersaglieri, marina tedesca e truppe del comando provinciale, nella zona di Ceriana. In tale occasione non venne operato nessun arresto, però il reparto della marina tedesca diede alle fiamme alcune case a ridosso del paese.
Leonardo Sandri, Op. cit. 
 
 
Un lasciapassare rilasciato dalle SS ad Imperia
 
Giunti all'ingresso della caserma si udivano colpi di arma da fuoco provenienti dal Corso E. Muti, Super Cinema, e si vide la fiammata del colpo in partenza sparato nella nostra direzione. Seguito da tutta la pattuglia m'inoltrai in detto Corso per vedere cosa fosse successo
[...] Non avendo riscontrato nulla di anormale disposi che quattro uomini con il mitra perlustrassero [...]
Come calcolato coloro che avevano sparato rimasero chiusi nella cerchia ed erano precisamente militi dell G.N.R. in servizio di pattuglia i quali per giustificarsi asserirono aver veduto muovere qualcheduno ed aprirono quindi il fuoco senza intimare il chivalà né l'altolà.
Da ciò ritengo necessario, a scanso di sgradevoli incidenti, richiamare l'attenzione della G.N.R. sul come si svolge il servizio di pattuglia e sulle formule di rito prima di aprire il fuoco.
Il capo pattuglia, Paolo Borea
S.Remo lì 30.11.44 - XXIII
Visto: il Comandante, Mangano
30 novembre 1944 - XXIII. Ore 20,30. Una telefonata del I° Capitano Medico Panizzi Francesco (Villa Igea) m'informa che il fascista Migliori Dino chiede l'intervento di una nostra pattuglia perché dei bersaglieri vogliono irrompere nel portone di casa sua, a nome della polizia.
M'avvio con sei uomini sul luogo (Via E. Muti, n...) e constato che una pattuglia di bersaglieri con un agente dell'S.S. perquisiscono la casa di Antellini Oddo, dove si presume siano delle armi.
Vedo anche alcuni agenti della P.S. chiamati sul luogo come me.
Chiarito l'equivoco e constatato il fatto, rientro alle 21 e 10.
Il V. Comandante, Aldo Ravina
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, copia  di Paolo Bianchi di Sanremo
 
Interrogatorio di Curti Valter (squadrista della Brigata Nera “Padoan”, distaccamento di Sanremo) del 28.5.1945: "[...] In seguito alla segnalazione di un partigiano traditore, una sera verso le ore 21, ci siamo recati alla villa Impero [n.d.r.: di Sanremo (IM)] dove avremmo dovuto trovare elementi partigiani. Durante la perquisizione, venimmo fatti segno a colpi d’arma da fuoco che ferirono me ed il mio compagno Rubaudo Pietro. Il Capitano Mangano fece subito arrestare il padrone di casa ed un capitano ivi dimorante in servizio presso il tribunale militare. Il partigiano che diresse questa operazione, Impedovo Mario, nome di battaglia “Fernandel”, si arruolò subito nella brigata nera e divenne uno degli elementi più accesi data la sua conoscenza precisa dell’ubicazione dei partigiani" [...] Il Pelucchini ed il Nicco, assieme a reparti della SS, si resero colpevoli di tre delitti avvenuti nei pressi di Villetta [n.d.r.: sempre in Sanremo] alla vigilia del Natale del 1944. Sempre durante il periodo della mia degenza, seppi che reparti della brigata nera, unitamente a tedeschi, recatosi sulle alture di Verezzo, dopo un piccolo scontro, colpivano un partigiano che per mancanza di munizioni aveva gettato l’arma e si era arreso e lo finivano a colpi di pistola. Poiché il partigiano si manteneva ancora in vita, un tedesco avvicinatosi gli scaricò sulla testa la sua pistola. Dichiaro che il Pelucchini, l’Impedovo ed il Nicco erano in piena collaborazione con gli appartenenti alla SS Italiana, numerosi fra i quali si distinguevano elementi italiani residenti all’estero".
Interrogatorio di Maselli Pietro (squadrista della Brigata nera “Padoan”, distaccamento di Sanremo) del 14.7.1945: "[...] Nel febbraio del 1945 ho preso parte ad un rastrellamento effettuato in regione Pamparà di Ceriana. Dirigeva il servizio il Capitano Sainas della GNR. Io facevo parte della squadra del Capitano Bossolasco che aveva l’incarico di fermarsi nella valletta del torrente Armea, da dove, dopo circa un’ora dal nostro arrivo, sentimmo diversi colpi d’arma da fuoco. Ci siamo quindi poi spostati a Beusi dove ci riunimmo agli altri reparti. Qui venni a sapere che durante il rastrellamento erano stati uccisi i partigiani Moscone e Molosso, ma non seppi da chi".
Leonardo Sandri, Op. cit.
 
3 gennaio 1945 - XXIII
Entrando [in Sanremo] nel laboratorio dell'orologiaio Edmondo Pignotti (Piazzale pensile del mercato - presso l'Anagrafe) a sinistra c'è un apparecchio telefonico che intercetta le altre comunicazioni tramite innesti.
Provvedere ad un sopraluogo tecnico non appena saranno ripristinate le linee telefoniche.
[...]
9 gennaio 1945 - XIII
"A Imperia c'è un maggiore che fa il doppio gioco. È un maggiore della G.N.R. Attualmente non ne conosco il nome, ma posso dire in maniera categorica che sa molto sulla fuga di Moscone. Ha pure aiutato molto nella scarcerazione di Cavallero. Deve pure sapere l'attuale posizione di Moscone". Informatore Imp. M.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca  di Paolo Bianchi di Sanremo 
 
24 gennaio 1945 - Bando dei Cacciatori degli Appennini - Invito ai renitenti alla leva [repubblichina] a costituirsi entro 48 ore pena l'applicazione della legge di guerra.
24 gennaio 1945 - Dal tenente Alfredo Molinari, comandante del presidio repubblichino di Nasino, al commissario prefettizio di quel comune - Comunicava che "... alle ore 18 è scaduto il termine per la presentazione. Nessuno ha ubbidito al bando. Peggio per loro. Per domani mattina alle 8 voi mi porterete l'elenco nominativo con tutti i dati anagrafici di tutti gli uomini interessati al bando. Non ammetto ritardi...".
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945). Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste,  Anno Accademico 1998-1999
 
Imperia.
Notizie sui fuori legge e dislocazioni delle bande.
In seguito alle recenti nevicate le bande si sono ritirate nelle valli appoggiandosi ai centri abitati di Mendatica e Montegrosso.
L'armamento è il seguente: mortai da 81 e 45, armi automatiche pesanti e leggere, cannoni da 75.
Le bande, di tendenza badogliana, sono comandate dai capitani Martinengo e Umberto.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 18 gennaio 1945, p. 18. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti   
 
27 gennaio 1945
Il Comando dei bersaglieri [n.d.r.: la frase "dei bersaglieri" sembra cancellata con una riga] Settore di Via Fiorentina [n.d.r.: in Sanremo (IM)] ha richiesto i Legionari Nicò [n.d.r.: un cognome che in Leonardo Santi, Op. cit., forse appare come Nicco: comunque, si trattava di Gin o Gim Mano Nera, fucilato dai partigiani al cimitero della Foce di Sanremo il 26 aprile 1945], Pelucchini, Impedovo, Maselli. Sono andati verso le ore 19. Per informazioni?
Continua la pattuglia mista con la P.S. e la G.N.R. per servizio di notte.
In più, una pattuglia nostra in missione nella città vecchia.
28 gennaio 1945. In missione a San Bartolomeo [Frazione di Sanremo] per prelevare "Nini", nipote di Pier de la Vigna [...]
29 gennaio 1945
Siamo partiti 30 uomini, al comando personale del Comandante Mangano per Imperia, alla 32^ Brigata Nera, a piedi.
Partiti alle 22 del 28 gennaio siamo giunti alle 3,30 antimeridiane di oggi, 29 gennaio.
Senonché non siamo stati impegnati in altre operazioni e, senza altre novità, siamo tornati, parte in camion di fortuna (14 uomini) e parte in corriera (16 uomini).
Ha partecipato il Capo-Squadra Bossolasco.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, copia  di Paolo Bianchi di Sanremo

Il 23 febbraio 1945 veniva ucciso a Beusi il garibaldino Moscone [n.d.r.: purtroppo non diversamente identificato, in ogni caso da non confondere con il comandante partigiano Basilio Moscone Mosconi], il quale era già stato ferito cinque giorni prima a Bussana, Frazione di Sanremo, mentre tentava il recupero di materiale bellico insieme a "Cancello" (Guerrino Mosso). Moscone venne ricoverato presso un Distaccamento del III° battaglione "Candido Queirolo" "per essere curato dal medico del Battaglione mentre il sottotenente 'Cancello' rientrava al Distaccamento per riferire dell'accaduto. Il giorno 23 febbraio fu eseguito in Beusi un rastrellamento da parte dei nazi-fascisti. Il garibaldino Moscone fu sorpreso unitamente ad altri in un casone a dormire. Benché ferito si gettava sopra il primo milite... fu ucciso selvaggiamente e fattone scempio il suo corpo venne abbandonato in tale località "(relazione successiva del 7 maggio 1945 - Dal comando del IX° Distaccamento "Bianchi" del III° Battaglione "Orazio 'Ugo' Secondo" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 7, al comando del III° Battaglione - documento Isrecim).
Rocco Fava di Sanremo (IM), Op. cit. Tomo I
 
Alassio (SV)

20 gennaio 1945
- Da "Elio" al comando della Divisione "Silvio Bonfante"  - Inviava i nominativi di 3 spie di Cisano e di Campochiesa, di cui 2 donne ed 1 uomo e tornava sullo scioglimento della Brigata Nera ad Alassio affermando che "gli ex appartenenti alla San Marco, che avevano precedentemente disertato per unirsi alle formazioni partigiane e che ora si sono presentati, saranno, per ordine del comando tedesco, fucilati perché, avendo prestato giuramento a Hitler, sono appartenenti alla giurisdizione tedesca".
22 febbraio 1945 - Documento riservato con il quale ai quadri partigiani interessati si trasmetteva la descrizione fisica della spia Rina Bocio, del servizio informazioni del nemico: "alta 1,65 metri, bruna, capelli corti, molto scura in viso, ha un viso da uomo [sic!]".  
25 febbraio 1945 - Da "Cardinale" [Roberto Cortenova] al SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava che "Dino" aveva affermato l'intenzione di inviare un informatore ad Alassio per creare anche lì una rete di spionaggio. Il comandante del presidio fascista di Imperia aveva dichiarato che, siccome dal ministero era giunta comunicazione che nella ditta Paladino [n.d.r.: che aveva appalti dalla rete nazista Todt] lavoravano molti partigiani, da Alessandria erano in procinto di giungere molti gerarchi per effettuare rastrellamenti e di inviare delle ausiliarie nelle vallate per spiare i garibaldini. Un informatore fascista riferiva che molte lettere anonime pervenivano al suo comando, inviate da contadini, e specificanti i nomi dei partigiani ed i depositi di armi [...]
20 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della II^ Divisione alla Sezione SIM della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione"ed alla Sezione SIM della V^ Brigata - Comunicava che in molti rastrellamenti le Brigate Nere di Imperia erano state guidate da un individuo soprannominato "il Bulgaro", un ex barbiere della città capoluogo, fratello di un facchino della ferrovia chiamato "Sì"; che l'ex garibaldino "Uccello", arrestato dalle SS italiane, aveva svelato al nemico molti nomi; che un "elemento" molto pericoloso era il maresciallo della polizia repubblichina Giagnolo; che era stata individuata un'altra spia nazi-fascista in un certo "Nildo" abitante a Vasia (IM).
22 marzo 1945 - Da... al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Segnalava che a Molini di Prelà abitava una spia conosciuta come "Coccodé", un uomo di 45 anni di età, mutilato di guerra, uso a recarsi spesso a Porto Maurizio per la sua attività, con la quale aiutava spesso anche il capitano Ferraris.
23 marzo 1945 - Da "Amerigo" del partito comunista di Sanremo alla segreteria comunista di Imperia - Comunicava che erano stati rilasciati dalle Brigate Nere, "cadute le accuse nei loro confronti", i compagni "Bricò" e figlio, oltre che "Modena", e che erano, invece, stati arrestati l'avvocato Gismondi ed il commerciante Cremieux, accusati di essere complici di "Martì". 
25 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM del CLN circondariale di Sanremo, prot. n° 496, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria ed alla Sezione SIM della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che a Baiardo, avendo messo posti di blocco e sbarramenti intorno all'accampamento, i 47 bersaglieri di guarnigione sembravano terrorizzati; che in montagna salivano spesso "Pisano" e "Rollero" [spie nemiche]; che era stata "a San Remo costituita di recente una squadra speciale composta da elementi già facenti parte delle SS tedesche in Francia: sono prevalentemente italiani e vestono con costumi da sciatori e con un fazzoletto rosso al collo. Il loro compito è quello di svolgere rastrellamenti rapidi e improvvisi: il 24 u.s. hanno arrestato ad Andagna 6 giovani e dopo averli torturati li hanno legati insieme ed uccisi con armi automatiche"
3 aprile 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della II^ Divisione "Felice Cascione", al comando della Divisione SAP "Giacinto Menotti Serrati", al CLN di Imperia - Inviava un elenco di 55 agenti di P.S. "al servizio del nemico", di cui risultavano iscritti al PFR per convinzione 9, per imposizione 33, per fanatismo 13.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. Tomo II
 
Un tratto di Via Aurelia, all'altezza di Capo Nero, tra Ospedaletti e Sanremo

Un’ulteriore denuncia riguardò l’Ingegner Guido Piazzoli, titolare della ditta “Fr. Ing. Piazzoli” di Milano. In essa si dichiarò che l’ingegnere, al momento irreperibile, usava mettere a disposizione dei tedeschi le proprie risorse e la propria professionalità eseguendo lavori di fortificazioni, bunker, fori da mine nel tratto stradale [della SS Aurelia] Ventimiglia-San Remo, e che in più si vantava della ingente fortuna che queste attività gli avevano procurato <143. 
[...] Un altro personaggio di cui si hanno flebili tracce è Giorgio Pini (omonimo ma non parente del sottosegretario agli interni della RSI). Secondo un rapporto della polizia del 1947:
"Il Pini è stato iscritto al P.N.F. dal 1919, squadrista, sciarpa littorio, marcia su Roma, ed è stato arrestato nell’aprile del 1945 e denunciato per collaborazionismo col tedesco invasore per avere posteriormente all’8 settembre 1943 in provincia di Imperia e Genova aver appartenuto alla G.n.r. e successivamente alla SS Tedesca e tradito la fedeltà e la difesa dello Stato, ponendosi al servizio delle SS. Tedesche cui consegnò le armi del distaccamento del 6° alpini facendo da guida alle stesse SS nel rastrellamento delle armi e delle dotazioni del 6° alpini cui apparteneva, nascoste nei casolari". Lo stesso denunciava e faceva arrestare ebrei che poi faceva evadere e quindi riarrestare da parte delle SS tedesche da cui dipendeva in qualità di maresciallo autista ritraendo da tale attività illecito profitto.” <349
143 Archivio INSMLI, Fondo Cln Alta Italia, busta 59, fasc. 787.
349 Archivio di Stato di Roma, sezione distaccata di Galla Placidia, Regina Coeli, b.8, fasc. “Pini Giorgio”, rapporto della prefettura di Milano del 12 febbraio 1947.

Lucia Reggiori, Collaboratori e collaborazionisti a Salò. I processi per collaborazionismo nelle sentenze della Corte d'Assise Straordinaria di Milano (1945-1947), Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, 2014
 
11 maggio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Carlo Montagna" [comandante "Peletta", Giovanni Alessio - commissario politico "Sferra", G.B. Pastorelli] della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" [comandante "Brescia", Umberto Bonomini - vice comandante, "Mirko", Angelo Setti - commissario "Falco", Mario Bruna] della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione - Comunicava che il 18 marzo 1945 una pattuglia aveva ucciso nei pressi di Caramagna [Frazione di Imperia] lo squadrista repubblichino "Lupo" ed altri due garibaldini avevano arrestato e giustiziato la spia "Roggero", "entrando in possesso di 2 bombe a mano e di 1 moschetto con relative munizioni"; che il 16 aprile una pattuglia, dopo aver ricevuto precise informazioni dal S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] Fondo Valle, aveva catturato ed ucciso la spia Seccatore; ... che sempre il 16 aprile una pattuglia del III° Distaccamento "Nino Stella" [comandante "Italo" Maurizio Massabò] a Piani [Frazione di Imperia] aveva catturato insieme alla moglie il soldato "Romolo", nota spia, ed aveva passato entrambi per le armi.
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
 
Magrini dr. Probo. Nato a Budapest il 18 aprile 1893. Laureato in Medicina e Chirurgia. Segretario Federale di Imperia (maggio 1934 - agosto 1938). La nomina avvenne mentre era a Budapest come concorrente per l’Italia di tiro al piattello. Era già stato campione nel 1928 e 1932. Fu segnalato per la nomina al Segretario Nazionale del P.N.F. dall’allora Segretario Federale Corrado Puccetti, al momento del suo trasferimento. Nominato prefetto di 2ª classe il 16 agosto 1938 e prefetto di 1ª classe il 2 settembre 1942. La nomina a prefetto coincise con l’avvio della campagna razziale ed il prefetto Magrini dovette compilare l’apposita “scheda razziale” nella quale non appose l’indicazione ebrea riferita alla consorte, convinto di potere “con il mio grado e con la mia rettitudine salvaguardare la famiglia”. Prefetto di Latina (ottobre 1940 - agosto 1941). Collocato a riposo per ragioni di servizio dal Governo fascista nel giugno 1944. Collocato a riposo per ragioni di servizio nell’agosto 1944. Deferito alla Commissione per l’epurazione nel novembre 1944 per avere, tra l’altro, preteso nel 1935 dalla Ditta Acquarone di Oneglia l’erogazione di una somma a favore della locale Federazione dei fasci o per avere nel periodo di formazione ad Imperia - in qualità di Presidente dell’Ente Nazionale del Turismo - avuto “relazioni con industriali e grandi commercianti, traendo da tali amicizie lauti guadagni”.
Alberto Cifelli, I prefetti del Regno nel ventennio fascista, Roma, Scuola superiore dell'amministrazione dell'interno, 1999
 

[...] Giornale di riferimento per tutta l'area ligure rimase comunque Il Secolo XIX, tradizionale e mai troppo schierato col fascismo. Riprese le pubblicazioni in ritardo, il 14 dicembre 1943 e le cessò il 23 aprile 1945. Per pochi mesi diretto da Aldo Chiarini, il quotidiano fu poi condotto da Mario Rivoire fino all'ultimo. Redattore capo era il valente Metello Pescini, mentre tra le firme si ricordano Enzo Capaldo (nel dopoguerra esponente missino), e Bruno Romanelli che sarà vittima di un attentato partigiano nel gennaio 1945.
[...] La zona di Imperia era invece rappresentata da L'Eco della Riviera, che aveva la direzione a San Remo e usciva tre volte la settimana: lunedì, mercoledì e sabato. Buon professionista era il direttore Gino Cesare Mazzoni, che riuscì, tra mille difficoltà, a dare al foglio una cadenza giornaliera, tanto che gli cambiò nome in Il Quotidiano de L'Eco della Riviera. L'ultimo numero porta la data del 21 aprile 1945.
Particolare fu il fenomeno dei giornali di reparto, ovvero di quelle pubblicazioni destinate a circolare fra i membri di unità militari fasciste stanziate nel territorio. Questi giornali, talvolta, erano diffusi più o meno regolarmente nelle edicole della nostra regione. Da segnalare diversi di questi fogli: I nostri vent'anni, per i militi della 34ª Legione Gnr di Albenga; Piume al vento, dei bersaglieri del 2° Battaglione schierati a San Remo; Fiamme Bianche, dei giovani volontari imperiesi; Noi, a cura dell’Opera Balilla genovese, diretto da un certo Bisogni; Il Risoluto, diretto da Giorgio Melloni, stampato nella tipografia del Il Lavoro e destinato ai marò della X Mas genovese; Pale a prora!, un foglio creato nel '44 per i marinai della 1a Squadriglia Antisom e diretto dal guardiamarina Umberto Zanni; La Cambusa, nato a La Spezia nell'ottobre del 1943 per i volontari della formazione del principe Junio V. Borghese; Il Reduce, forse destinato a ex-militari. A ponente era letto San Marco, dai militari dell'omonima divisione [...]
Redazione, L’ultimo fascismo raccontato dai giornali liguri, Il Giornale, 20 aprile 2008
 

sabato 5 febbraio 2022

I tedeschi a Taggia hanno tagliato alcune linee telefoniche

Taggia (IM): uno scorcio

2 gennaio 1945 - Da Mercurio al C.L.N. di Sanremo (IM) - Comunicava che le torte ordinate dai tedeschi per le festività natalizie nella zona Sanremo-Ventimiglia ammontano a 4500.

2 gennaio 1945 - Dal Comandante Giorgio [Giorgio Olivero, comandante della Divisione  "Silvio Bonfante"] al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" [comandata da Giuseppe Mancen Gismondi] - Veniva richieste notizie sul "conte" che strappa i manifestini del C.L.N. in Via Cavour ad Imperia

2 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante", ai comandi delle Brigate dipendenti I^, "Silvano Belgrano", II^, "Nino Berio”, e III^, "Ettore Bacigalupo" - Comunicava: l'Intendenza della I^ Brigata si appoggerà al C.L.N. di Albenga... Il servizio S.I.M. divisionale sarà ridotto a tre soli elementi e ad una staffetta

2 gennaio 1945 - Dal comando della IV ^ Brigata al comando della II^ Brigata - Si invitava ad inviare la relazione sulle trattative con il presidio repubblichino di San Bernardo di Conio [Frazione di Borgomaro (IM)]

2 gennaio 1945 - Dal comando del Distaccamento S.A.P. "Adriano Amadeo" al comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" - Si comunicava: Villa Ughes e la caserma Siffredi [ad Imperia] sono state abbandonate dal comando tedesco. Dopo una ispezione sono risultate prive di materiale. I ponti della vallata di Imperia sono stati minati dal nemico, che ha trasportato molto materiale in Lombardia.

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati", prot. n° 4, al C.L.N. di Imperia - Veniva fatta richiesta delle liste di persone già tassate e di quelle da tassare.

3 gennaio 1945 - Dal comando della V ^ Brigata Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni", prot. n° 249, al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Si comunicava che i tedeschi del presidio di Molini di Triora ammontano a 80 uomini, e quelli di Pigna (IM) a 6. I tedeschi a Taggia hanno tagliato alcune linee telefoniche. La presenza del nemico ad Apricale (IM) si è notevolmente rafforzata con l'arrivo di nuove truppe.

3 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" [comandato da Figaro, Vincenzo Orengo] al comando della V ^ Brigata - Si segnalava la scarsità di cibo e vestiario e l'impossibilità di controllare Perallo a causa dei molti garibaldini malati e delle strade ghiacciate

3 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo (IM), prot. n° 180/CL, alle formazioni di montagna - Si comunicava: Disponibilità ad un incontro per la concessione di un'unità d'azione. Sarà inviato Romeo [Archimede Gioffrida] come tramite.

3 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione, prot. n° 31,  al comando della V ^ Brigata - Si informava che:  a Sanremo i gruppi fascisti sono così suddivisi: 50 uomini delle Brigate Nere e 40 della G.N.R. all'Albergo Nizza, 100 della X^ Flottiglia Mas e 50 bersaglieri all'Albero Corso; a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] si trovano 50 bersaglieri. Il comando tedesco si trova all'Albergo Imperiale  e dispone nel complesso a Sanremo di 4.000 uomini 

3 gennaio 1945 - Dalla II^ Divisione - Sezione Fondo Valle - al comando della II^ Divisione - Si comunicava la sostituzione di truppe naziste con altre, provenienti dai diversi fronti di guerra.

3 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione ai comandi delle Brigate IV^ e V^ - Veniva consigliato di controllare il comportamento dei garibaldini nei distaccamenti e di curare il controspionaggio nonché la manutenzione delle armi. Si sottolineava la necessità di fornire dettagliati rapporti giornalieri.
 
3 gennaio 1945 - Dal comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" a tutti i reparti dipendenti - Comunicava che "la zona in cui si opera è di immediato retrofronte, per cui serve gente convinta, mettendo al bando ogni forma di disfattismo. Occorre reagire agli atti di vandalismo del nemico".

3 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" all'Ispettore di Zona [Simon, Carlo Farini] - Segnalava che inviava "un elenco di preziosi prelevati dalla V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" a fascisti di Sanremo: vengono consegnati al Comando Operativo di Zona [I^ Zona Operativa Liguria] per un totale di 45 pezzi".

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Ettore Bacigalupo” - Direttiva: "Occorre provvedere, nei paesi in cui non vi sono garibaldini, ad inquadrare i giovani nelle squadre di riserva locali. Queste dovranno sorvegliare i passi durante la notte. Si ricorda che l'adesione ha carattere volontario. Il comando di tali squadre spetta al vice comandante di Brigata".

3 gennaio 1945 - Da Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] a Simon [Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria] - Relazione sulla visita fatta alla Divisione Bonfante.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a Simon - Comunicava che "qualche elemento della Divisione Bonfante si è presentato ai tedeschi, guidandoli in qualche azione di rastrellamento".

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Relazione sul rastrellamento effettuato ad Armo e a Pieve di Teco il 30 dicembre 1944, durante il quale era avvenuto l'arresto di Lionello Menini.

3 gennaio 1945 - Tribunale Militare tedesco - Copia della sentenza di condanna a morte per i garibaldini Lionello Menini Menini, comandante del Distaccamento "Bacigalupo" della I^ Zona Operativa Liguria ed Ezio Badano Zio, G.B. Valdora Ferroviere e Lorenzo Gracco della II^ Brigata "Sambolino" della Divisione d'Assalto Garibaldi " Gin Bevilacqua" operante nella II^ Zona Operativa Liguria.

3 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 46, ai comandi dei Battaglioni dipendenti - Trasmissione dell'ordine di sorvegliare attentamente la zona di appartenenza. Ricordati i doveri del capopattuglia. Consiglio di continuare l'addestramento all'uso delle armi ed alla guerriglia. Raccomandazione di fornire precise informazioi militari sulle formazioni nemiche.
 
4 gennaio 1945 - Dal comando [comandante "Danko" Giovanni Gatti] del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 32, al comando della V^ Brigata - Relazione militare: a Isolabona (IM) erano presenti 200 tedeschi; 200 tedeschi anche ad Apricale (IM); 300 a Dolceacqua (IM); a Perinaldo (IM) una squadra di 20 tedeschi per riparare la strada Perinaldo-San Romolo; da Sanremo (IM) erano partiti 2 Mas, con a bordo uomini della X^ Flottiglia disertori dalle file repubblichine, che sembravano diretti alla costa francese; a Baiardo (IM) il tenente dei bersaglieri era ben visto dalla popolazione perché per Natale aveva regalato sigarette e liquori.
 
4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 33, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Relazione militare: a Pigna (IM) si trovavano in quel momento 60 tedeschi equipaggiati con armi leggere. Le artiglierie che si trovavano a Pigna erano state spostate a Passo Muratone, Gouta e Margheria dei Boschi [Località di Pigna (IM)].
 
4 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata, prot. n° 250, al comando della II^ Divisione: Trasmessa la relazione militare del I° Battaglione ricevuta con prot. n° 31
 
4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione del I° Battaglione "Mario Bini" al comando della V^ Brigata - "Gino" [Luigi Napolitano, commissario], "Danko" [Giovanni Gatti, comandante] e le loro squadre chiedevano chiarimenti sul comportamento dell'ex comandante "Peletta" [Giovanni Alessio], che si era nuovamente autodefinito comandante del I° Battaglione.
 
5 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione ed al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Si rendeva noto l'arrivo a Taggia di bersaglieri che dovevano effettuare rastrellamenti a Sanremo, Ceriana e Valle Argentina. Continuavano i lavori difensivi del nemico sul litorale e lungo la Valle Argentina.
 
10 gennaio 1945 - Dalla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" [sezione comandata da "Livio", Ugo Vitali] al Comando della I^ Zona Operativa Liguria - Veniva fatto un elenco di 11 nominativi di spie, di cui 2 appartenenti alle Brigate Nere, 6 alla G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana], 2 alle SS italiane ed 1 definito "squadrista della prima ora".

da documenti IsrecIm Imperia in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Sanremo (IM): un tratto di Via Romolo Moreno

3 gennaio 1945 - XXIII
Ieri notte, 2 gennaio, alle ore 22 circa si sono recati per una perquisizione di sopresa (eventualmente per arresti) i Legionari Nicò, Pelucchi, Albanini, Anzalone, Siri, in Via Romolo Moreno, 13 [n.d.r.: a Sanremo] dove avrebbero dovuto trovarsi 4-5 ribelli a dormire, tra cui il Grignolio, chiamato "Ghepeu" (nome di battaglia), che abita in Via Lavoratori, 9 - II Piano -
Detti ribelli approfittano di tale abitazione (di certa Sasso Gemma figlia di n.n.) perché sinistrata e abbandonata. La proprietaria dorme sempre in galleria.
L'azione ha dato esito negativo per l'imprudenza dell'informatrice la quale ha esposto i dati del caso alla presenza di altre persone.
Pare che il nascondiglio serva di base cittadina per le azioni di prelevamento, soprattutto alla vigilia dei giorni festivi-
I ribelli vi si recherebbero a dormire per ripartire verso i monti alle 4-5 antimeridiane. Pare anche facciano spesso baldoria in casa di Ciciò (Via Rivolte, 1) fino verso l'una dopo mezzanotte, dopo di che andrebbero a trascorrere il rimanente della notte in Via Romolo Moreno, 13 (fino alle 4-5 del mattino).
Anche la disposizione interna dei locali è ben nota, nei minimi particolari. (1)
L'azione sarà ripetura.
(Informazione di Sasso Gemma).
Visto il Comandante Mangano [...]
(1) L'appartamento ha due entrate per due strade diverse. Una è di Via Romolo Moreno, 13. L'altra è di Via [n.d.r. spazio vuoto]. L'interno è 1. Entrati nel portone, si va su dieci gradini. A sinistra c'è una porta verde con un po' di carta strappata. La porta è sempre aperta, e dietro ha una [n.d.r. parola illeggibile]. C'è una camera sola a due letti. La luce è a sinistra.
Diario del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo

11 gennaio 1945
Sotto la guida e direzione del Capo Squadra Bossolasco partono in perlustrazione e rastrellamento i Legionari Galleani, Anzalone, Siri, Borea, Ravinale, Maselli, Morganella, Moraldo, Cottali, Zoccali, Pelucchini, Albornini.
Itinerario: Mulattiera di S. Pietro. Ispezionati i casolari. Croce di Parà. Verezzo S. Donato. Carrozzabile di Verezzo. S. Remo [...]
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo
 
174 - SME - Uff. operazioni e addestramento - sez. operazioni - 1945 gen. 16 - apr. 2
“I/Z” Relazione del col. Raffaele Delogu sull'ispezione fatta ai Comandi provinciali di Genova, Savona e Imperia nel febbraio 1945. (21)
cc. 9 e pp. 4
(a cura) di Mariella Mainini, Elenco analitico del Fondo R.S.I., Stato Maggiore dell'Esercito, V Reparto Affari Generali - Ufficio Storico
 

martedì 17 novembre 2020

Quel viaggio clandestino a Genova dell'ispettore partigiano Simon



Una vista dal centro abitato di Ceriana (IM) in direzione della vallata di Beuzi
 
10 febbraio 1945 - Foglio di viaggio di "Simon" [Carlo Farini], ispettore della I^ Zona Operativa Liguria, sotto il falso nome di Arrigo Giovanni, documento valido dal 14 al 28 febbraio 1945 a firma dell'Ortskommandatur per un viaggio da Taggia a Savona allo scopo di acquistare derrate alimentari per la [immaginaria] famiglia.
10 febbraio 1945 - Certificato n° 23 del comune di Taggia comprovante l'autenticità della fotografia di Arrigo Giovanni, fu Gio Batta, nato a Rimini il 28 febbraio 1888, di professione commerciante.
11 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo a "Simon" [Carlo Farini] - Forniva ragguagli circa la copertura di identità (falso nome di Giovanni Arrigo), la motivazione (acquisto di derrate alimentari) ed altri accorgimenti cospirativi per un viaggio a Genova, dove il comandante avrebbe dovuto incontrare il CLN ligure e sottolineava che il "foglio di viaggio" risultava valido solo per il tratto Taggia-Savona, per cui "Simon" avrebbe dovuto compiere il resto del tragitto clandestinamente in autovettura.
11 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 272, all'ispettore della I^ Zona Operativa Liguria - Ringraziava per l'accoglienza ricevuta da parte dei partigiani di montagna durante il costruttivo incontro del 9 febbraio [n.d.r.: Convegno di Beusi  - vedere infra - ], in cui si erano risolti numerosi problemi della lotta comune.
[n.d..r.: e l'ispettore non poteva non relazionare a Genova, dove si recava per assumere una carica a livello regionale, abbandonando, quindi, la I^ Zona Operativa Liguria, non poteva non relazionare degli esiti del Convegno qui di seguito citato, al quale era stato presente anche il capitano britannico Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento]
12 marzo 1945 - Da "Simon" a "Curto" [Nino Siccardi] - Segnalava che era giunto sano e salvo [a Genova] e che il 15 marzo attraverso "Cammeo" [Mario Mascia] avrebbe "fatto avere al movimento di liberazione della I^ Zona lire 3.000.000 per il mese di marzo". Chiedeva una descrizione dettagliata delle azioni effettuate. Comunicava che si dimostrava necessario ostacolare in ogni modo la fuga dei tedeschi dalla zona ed impedire loro di razziare materiale e di distruggere ed incendiare paesi; che da quel momento le formazioni partigiane dovevano avere obiettivi da proteggere quali, ad esempio, acquedotti, centrali elettriche, linee dell'alta tensione e le formazioni SAP e quelle vicine alle città dovevano sorvegliare i porti, le officine del gas, le industrie, le linee ferroviarie e tramviarie e tutti gli istituti pubblici; che "già da adesso occorre conoscere il numero e l'ubicazione dei guastatori fascisti e tedeschi, onde sorvegliarli e poterli contrastare al momento dell'azione"; che bisognava preparare un piano, in accordo con le SAP, per l'occupazione delle città della costa e la salvaguardia dei punti strategici, un progetto da inviare tramite lo stesso "Simon" al Comando Militare Unificato della Liguria; che per quanto riguardava i rapporti con i "cugini", vale a dire gli alleati, precisava che gli anglo-americani "fungono da collegamento e non da comando; pur nella piena collaborazione vi deve essere indipendenza e dignità nazionale".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

Una vista su Taggia dalla località Beuzi. Foto: Eraldo Bigi

Uno scorcio di Località Beuzi. Foto: Eraldo Bigi

Il 9 febbraio 1945 il segretario del C.L.N. di Sanremo partecipava ad un convegno in montagna coi rappresentanti del Corpo Volontari della Libertà, del Comando Alleato e del C.L.N. Provinciale di Imperia, nel quale veniva stabilito di concedere al C.L.N. comunale di Sanremo l'autonomia assoluta e la giurisdizione su tutto il circondario, giurisdizione che il C.L.N. stesso aveva già virtualmente ottenuto fin dalla sua costituzione, in quanto il C.L.N.P., date le difficoltà del collegamento con la zona occidentale della Provincia, non era in grado di esercitarvi un'attività completa ed un'azione efficace.
Il C.L.N. di Sanremo, che nel frattempo aveva provveduto direttamente alla costituzione o al riconoscimento ufficiale dei C.L.N. comunali della sua zona, si trasformava in tal modo in C.L.N. circondariale.
L'attività svolta dal comitato circondariale di Sanremo fu multiforme e di grande ausilio per lo sviluppo della lotta di 1iberazione, tanto da ricevere gli elogi degli enti superiori e degli stessi ufficiali di collegamento alleati.
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia
 
Il 9 febbraio 1945 a Beusi [n.d.r.: la dizione più corrente, a quanto pare, è, tuttavia, oggi Beuzi, località, in ogni caso, appartenente in parte anche al comune di Taggia] nei pressi di Ceriana (IM) in Valle Armea si tenne una riunione tra le organizzazioni cittadine e le formazioni di montagna della Resistenza imperiese e la delegazione della missione alleata.
Lo scopo del convegno era quello di "definire gli accordi importantissimi che investono la condotta generale della lotta in provincia, in relazione agli sviluppi della guerra generale che si avvia alla conclusione...".
Furono presenti Cammeo [Mario Mascia] del C.L.N. circondariale di Sanremo, ma anch'egli, al pari di Leandro e Gustavo, nell'occasione rappresentante del CLN della provincia di Imperia, Bob (capitano Robert Bentley), Simon, Sumi [Lorenzo Musso, commissario politico della I^ Zona Operativa Liguria], Gori [Domenico Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"], Tito [Rinaldo Risso, vice comandante della II^ Divisione], Diogene [Ermes Madini], Brunero [Franco Bianchi, responsabile del S.I.M. della V^ Brigata] e Terremoto.
Unico assente di rilievo fu Curto, Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria, in quanto ammalato.
Durante la riunione di Beusi si affrontarono i problemi "relativi alla collaborazione tra città e montagna, risolvendoli con spirito di fraterna collaborazione", così riferiva Luigi Massabò Pantera in Cronistoria militare della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” [n.d.r.: diario inedito nel 1999, conservato presso l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia].
"Simon, con la sua parola incisiva e l'ampia visione dei problemi essenziali della guerra, tratteggiò, sottolineando con il suo gesto misurato il quadro della situazione presente e futura. Bentley, matita alla mano, esaminò le questioni relative alla situazione dei partiti, all'amministrazione pubblica all'atto della Liberazione, alle necessità richieste per il mantenimento dell'ordine e dei servizi collettivi. Si discusse a lungo sull'assegnazione delle cariche e alla fine si giunse all'accordo completo", così scriveva Mario Mascia [ Op. cit. ].
Segni evidenti del buon esito dell'incontro di Beusi furono le due lettere inviate dal C.L.N. circondariale di Sanremo a tutte le formazioni di montagna "per l'accoglienza ricevuta durante il costruttivo incontro del giorno 9 u.s., in cui si sono risolti numerosi problemi della lotta comune" tramite l'ispettore Simon, missiva dell'11 febbraio 1945 prot. n° 272, ed al capitano Robert Bentley, sempre l'11 febbraio 1945 con prot. n° 273.
[...] Il 29 marzo 1945 giunse presso il comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" "Giulio" [anche "Mario", Carlo Paoletti], il nuovo ispettore della I^ Zona Operativa Liguria dopo che "Simon" era stato spostato a ricoprire incarichi di maggiore responsabilità.
Rocco Fava, Op. cit., Tomo I
 
29 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 364, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Comunicava l'arrivo di "Giulio" [anche "Mario", Raffaello Paoletti, nuovo ispettore di zona] accompagnato da una staffetta, giunto lo stesso giorno presso il comando della V^ Brigata con le credenziali per il Comando Operativo della I^ Zona.
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II

Da Genova giunge a Imperia Raffaello Paoletti (Nello), inviato nella I^ Zona Operativa Llguria come ispettore, dal Comando Regionale, in sostituzione di Carlo Farini (Simon, Manes) che, come già innanzi si è detto, aveva raggiunto la capitale ligure per sostituire, nello stesso Comando, Raffaele Pieragostini (Rossi), catturato dal nemico. Riportiamo, in termini descrittivi, la brutta avventura capitata al Paoletti a Diano Marina, durante il suo viaggio, che in questo contesto, colorisce la parte del capitolo che segue, e dà il senso della precarietà di quei giorni, per tutti coloro che avevano intrapreso, nelle città, iniziative resistenziali. Ciò lo possiamo constatare da una memoria del Paoletti:
"... Il Comando Regionale del CLN aveva perduto ogni contatto con la I^ Zona, per cui era necessario ristabilire i collegamenti col Comando Piazza di Oneglia e col Comando I^ Zona in montagna. Inoltre mi si incaricava di far pervenire  un consistente finanziamento, illustrare e fare applicare le direttive politiche e militari del CLN, tra cui il "Piano A" per bloccare le forze nemiche in ritirata, in vista della insurrezione generale (2). Sommariamente mi si informò della situazione. Da alcune settimane si era senza notizie della I^ Zona imperiese. Si sapeva soltanto, confusamente che, a seguito di massicci rastrellamenti e di delazioni, la Resistenza Imperiese aveva subito dei durissimi colpi e molte erano state le perdite. Molti dirigenti locali avevano dovuto entrare nella più ferrea clandestinità..." [...]
(2) Piano A, vedasi il capitolo XVI del presente volume.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005
 
Fonte: Partigiani d'Italia

Nel marzo 1944 il Colonnello Carlo Farini (Simon), Ispettore della I e II Zona, Vincenzo Mistrangelo (Marcello), Commissario di Zona e Angelo Aime (Giorgio), al fine di sostenere più estesamente le formazioni partigiane, procedono alla costituzione dell'Intendenza di Zona [n.d.r.: la II Zona]
[...] I primi due depositi dell'intendenza sono stabiliti l'uno in Via Buscaglia [n.d.r.: a Savona], l'altro nel Comune di Quiliano, frazione di Valleggia; altri verranno in seguito costituiti in vari rioni della città.
Rodolfo Badarello - Enrico De Vincenzi, Savona insorge, Savona, Ars Graphica, ristampa 1978
 
Da una analisi dei dati riportati evince il concetto strategico più volte manifestato dall’allora ispettore delle Zone Operative I e II, Carlo Farini (Simon), il quale insisteva che le formazioni partigiane dovevano costituirsi con un ordinamento militare quale poteva avere un esercito nazionale. Gli organizzatori di tali formazioni fecero buon uso di tali consigli, utilizzando le esperienze messe a disposizione dagli ufficiali e dai soldati che avevano per mesi o per anni partecipato ad operazioni di guerra, col risultato di creare “formazioni” esperte e combattive che diedero veramente risultati positivi e che, quasi sempre, conclusero molte azioni, condotte contro il nemico, in modo risolutivo. E ciò è stato il bene più importante per la Resistenza Imperiese. Dunque, possiamo dire che tra una parte molto importante dell’ex Regio Esercito e della Resistenza non c’è stata soluzione di continuità, ed è per questo motivo se la Resistenza non è stata, ad un certo momento, considerata un Corpo a sé, ma un Corpo della Nazione: il Corpo Volontari della Libertà, la cui bandiera, insignita di medaglia d’oro al valor militare per attività partigiana, è conservata a Roma, al Vittoriano, insieme alle bandiere di tanti altri gloriosi Corpo dell’Esercito Italiano.
Dunque, la nostra disamina ci ha svelato un nuovo rapporto tra ex Esercito Italiano e Resistenza che fino ad ora, nel Ponente Ligure, per quanto ci riguarda, ci era rimasto sconosciuto e, grazie a questo Convegno, che ci ha indotto a varie ricerche, se si sono aperti in noi nuovi orizzonti che ci aiutano a capire nuove cose delle nostra Storia Contemporanea, sulle quali si era sempre sorvolato, non considerandole influenti.
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese, Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora), venerdì 14 maggio 2004, Savona, Sala Consiliare della Provincia, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona 
 
Al centro del gruppo (partigiani della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"), ripreso nella fotografia ad Albenga (SV) a Liberazione appena avvenuta, appare il comandante Simon in giacca chiara - Fonte: ANPI  Leca (SV)

Fonte: Rete Parri

Fonte: Rete Parri

Carlo Farini nasce a Ferrara il 27 febbraio 1895. Pubblicista. Comunista. Discende da una famiglia romagnola che ha dato al Risorgimento e al movimento repubblicano esponenti di rilievo. Nel 1903 segue la famiglia nel trasferimento a Terni, dove il padre Pietro - esponente socialista - è chiamato a dirigere una farmacia cooperativa e il giornale «La Turbina». Nel 1907 inizia la sua militanza all'interno delle organizzazioni del movimento operaio, con l'iscrizione al Partito socialista, concessa - nonostante la giovane età – a seguito dell'attività svolta nella mobilitazione operaia in risposta alla lunga serrata messa in atto dalla Società Terni. Con la fondazione della Federazione giovanile socialista (Fgs) la sua attività politica si svolge soprattutto all'interno di questa organizzazione. Nel 1914, trovandosi in Romagna, partecipa attivamente alle agitazioni della «settimana rossa». A seguito di ciò è condannato a due anni di carcere; la condanna viene però estinta in seguito ad amnistia. A Terni, nel periodo che precede l'intervento italiano nel primo conflitto mondiale, è uno dei protagonisti della mobilitazione contro la guerra. È, tuttavia, chiamato alle armi, e deve partecipare al conflitto. Nel dopoguerra, tornato a Terni, è nominato segretario della Fgs umbra. Nel 1920 aderisce alla frazione comunista ed è presente al Convegno della frazione, tenutosi a Imola. Al Congresso socialista di Livorno, nel 1921, è tra gli scissionisti e partecipa alla fondazione del Partito comunista d'Italia (Pcd’I). Contro la violenza del nascente fascismo diviene, a Terni e in Umbria, uno dei promotori degli Arditi del popolo. Al Convegno nazionale del movimento, tenuto a Roma nel luglio 1921, viene nominato comandante regionale per l'Umbria. È però costretto a lasciare tale carica in seguito alla diffida pronunciata dall'esecutivo del partito comunista contro i militanti che partecipano alle formazioni degli Arditi del popolo. Per sfuggire alle persecuzioni fasciste si trasferisce a Roma, dove il Partito lo incarica di organizzare e dirigere i numerosi profughi comunisti che arrivano nella capitale dalle varie regioni italiane. A ridosso della marcia su Roma partecipa al tentativo di organizzare una mobilitazione di massa contro il fascismo. Nominato membro del Comitato esecutivo della Federazione comunista romana, nel 1923 dirige, insieme ad Antonio Gigante, il grande sciopero degli edili svoltosi nella capitale. Successivamente, nel periodo dell'Aventino, organizza manifestazioni popolari contro il fascismo. Nel 1924 è delegato della Federazione romana alla Conferenza nazionale del Pcd’I, tenutasi a Como, dove sottoscrive la mozione di minoranza, firmata da molti esponenti della cosiddetta destra del partito. In tale periodo si fa promotore della stampa e diffusione clandestina di diversi numeri del foglio «Il Comunista». Nel febbraio 1925 viene arrestato insieme ad altri dirigenti comunisti; è rilasciato ad agosto in seguito ad amnistia. Ripresa l'attività politica, gli viene affidata la responsabilità della Sezione agraria dell'organizzazione comunista. Nel 1926 la direzione del Partito decide di farlo espatriare clandestinamente insieme ad Armando Fedeli. Dopo aver frequentato a Mosca la Scuola leninista internazionale, nel 1928 è inviato in Francia, dove dirige il Soccorso rosso italiano. A causa di contrasti avuti con dirigenti del partito, è rimosso dall'incarico e mandato a svolgere attività di agitazione e propaganda a Nizza. In questo periodo viene nominato membro della segreteria dei gruppi comunisti delle Alpi marittime e chiamato a far parte del Comitato regionale del partito comunista francese. Nel 1933 torna a Mosca, dove - essendo sottoposto ad inchiesta da parte dell'organizzazione comunista italiana - è inviato a lavorare in una fabbrica di automobili a Gorki: dapprima è impegnato nella direzione politica del «Club degli stranieri della fabbrica» e successivamente - permanendo la sua situazione di difficoltà all'interno del Partito - viene destinato a svolgere il lavoro di semplice operaio. Nel 1936, andando a soluzione i suoi problemi di carattere politico con l'organizzazione, è richiamato a Mosca, dove viene impiegato nella Sezione biblioteca dell'Istituto Marx-Engels-Lenin-Stalin e poi nella Biblioteca dell'Accademia delle Scienze. Nell'aprile 1937 è chiusa favorevolmente l'inchiesta nei suoi confronti. Pertanto, nel maggio successivo, viene accolta la sua richiesta di raggiungere la Spagna per combattere a difesa della repubblica. Invece di essere inviato, secondo la sua volontà, al fronte, viene destinato a dirigere - prima a Valencia, poi a Barcellona - le trasmissioni in lingua italiana di Radio Libertà. Nel luglio 1938 gravi motivi di salute lo costringono a tornare in Francia. Arrestato nel 1940, è internato nel campo di concentramento di Vernet. Nel gennaio 1942 è tradotto in Italia e condannato a cinque anni di confino da scontare nell'isola di Ventotene. Liberato nell'agosto 1943, si reca a Genova presso il fratello Ferruccio. Sorpreso dagli avvenimenti successivi all'8 settembre nella città ligure, partecipa attivamente all'organizzazione dei primi nuclei di partigiani. In seguito è nominato comandante regionale delle Brigate Garibaldi della Liguria e, dopo l'unificazione del movimento partigiano nel Corpo volontari della libertà, fa parte del Comando militare unificato della Liguria, in qualità di vicecomandante. Nel marzo 1945 è uno dei membri del Triumvirato insurrezionale ligure (per l'attività svolta nel corso della lotta di liberazione verrà decorato di medaglia d'argento al valor militare). Liberato anche il Nord-Italia, la direzione del partito comunista lo chiama a Roma per fargli dirigere l'Unione Editrice Sindacale Italiana. Deputato all'Assemblea costituente, viene di nuovo eletto in Parlamento nel 1948 e nel 1953. A Terni, oltre ad essere eletto consigliere comunale nel 1946, ricopre l'incarico di segretario della Federazione provinciale comunista. È membro del Consiglio nazionale dell'Associazione nazionale partigiani d'Italia (Anpi), dell'Associazione italiana combattenti volontari antifascisti di Spagna (Aicvas), della Presidenza onoraria dell'Associazione italiana perseguitati politici italiani antifascisti (Anppia), e presidente dell'Istituto storico della Resistenza di Imperia. Muore a Roma il 30 gennaio 1974.
Fonti e bibl.: Acs, Cpc, b. 1962, ad nomen; Asisuc, Anpi Terni, Resistenza/Liberazione, b. 10, fasc. 6; Archivio Raffaele Rossi, Autobiografia di Carlo Farini; Aicvas, Scheda biografica; Francesco Andreucci – Tommaso Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, vol. II, Editori Riuniti, Roma 1976, ad indicem; Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza, a cura di Pietro Secchia, vol. II, La Pietra, Milano1971, ad vocem; Raffaele Rossi, Armando Fedeli Carlo Farini: dal socialismo umbro al «partito nuovo», Quaderni della Regione dell'Umbria, Perugia 1979; Patrizia Salvetti, Farini Carlo, in Dizionario Biografico degli italiani, vol. 45, Istituto dell’Enciclopedia italiana, Roma 1995; Maria Selina Ametrano e Arnaldo Perrino, Costituenti dall'Umbria. Un contributo alla nascita della democrazia, Perugia, Isuc; Foligno, Editoriale Umbra, 2008, p. 148
Luciana Brunelli, Gianfranco Canali, Carlo Farini, Dizionario biografico umbro dell'Antifascismo e della Resistenza, Istituto per la Storia dell'Umbria contemporanea
 
Il 15 luglio 1944 la XXa Brigata Garibaldi aveva cambiato denominazione diventando la Seconda Brigata. Al di là del cambio di nome, l’unità subì una riorganizzazione generale dopo la crisi che l’aveva attanagliata nei giorni precedenti. I distaccamenti “Astengo” e “Calcagno” rimandarono a casa i volontari più scossi dagli ultimi rastrellamenti con la piena approvazione del comandante “Enrico”, mentre “Simon” accusava i commissari politici di non aver fatto abbastanza per preparare gli animi alla lotta <85. Quanto ai comandi, non risulta che vi siano stati avvicendamenti di rilievo. In definitiva, anche se per qualche tempo la Seconda Brigata ebbe meno uomini di quelli di cui disponeva in precedenza (il 30 luglio erano 227, un mese prima 240 <86), si trattava di una crisi di crescita del movimento garibaldino, più che mai bisognoso di allargare i contatti ed il reclutamento ma anche di oliare la macchina dei servizi, ancora carente sotto vari punti di vista. In questo senso l’istituzione del Comando di sottozona per Savona, decisa dal Comitato Militare Unificato di Genova a fine luglio, ebbe un effetto positivo e servì tra l’altro a migliorare le relazioni tra le varie anime dello schieramento antifascista, oltre che a coordinare i gruppi e le organizzazioni impegnati nella lotta di liberazione. A Carlo Farini “Simon”, primo comandante fino al suo passaggio in Prima zona a fine agosto, succedette poi una trojka formata da “Marcello” (Vincenzo Mistrangelo), “Fioretto” (Pietro Carzana) e il colonnello “Carlo Testa” (Rosario Zinnari), un uomo che si distinse per l’impegno profuso nel dirimere le controversie tra garibaldini ed autonomi e nella redazione dei piani insurrezionali <87.
[NOTE]
83 G. Gimelli, op. cit.,  vol. II, p. 226.
84 M. Calvo, op.cit., pp. 61-63.
85 Ibidem, p. 61.
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000
 
Nel mese di luglio 1944, mese cruciale per la riorganizzazione delle nostre unità combattenti, giunse ad Imperia l'ispettore Simon.
Egli veniva a noi inviato dal Comando regionale per la coordinazione dei servizi militari, in fase di assestamento con la creazione della II^ Divisione d'assalto garibaldina Felice Cascione.
I nostri comandanti già conoscevano le magnifiche qualità di Simon: organizzatore di classe, combattente di Spagna, intelligenza superiore, spirito vivo, attività instancabile e, oltre tutto, una fede profonda ed operante che aveva  resistito a tutte le prove, anche le più terribili.
E fra noi, in questa difficilissima zona della guerra partigiana, le doti di Simon rifulsero ben presto e ne fecero, durante i lunghi mesi della sua permanenza in Provincia, uno degli artefici della resistenza.
Piccolo, il volto aperto e giovanile dominato dalla vasta fronte e sormontato dalla massa dei capelli argentei, l'Ispettore Simon era da per tutto: ovunque fosse necessario dare un ultimo tocco all'organizzazione; ovunque la battaglia
infuriasse; ovunque occorresse un consiglio, un giudizio o una parola incitatrice.
Lo si vedeva giungere improvvisamente di notte o di giorno, con la neve o sotto il sole scotta nte, sempre vigile e agile, malgrado gli anni, le fatiche e, spesso, le infermità.
Le formazioni garibaldine ebbero in lui il più valido sostenitore: quando sorsero incomprensioni e diffidenze, egli ne perorò la causa presso i Comandi superiori e quelli alleati, affrontando viaggi lunghi, sfibranti e pericolosi.
Fu per noi tutti, insomma, come un padre: un padre affettuoso e  vigile, e, talvolta, anche severo, di quella severità che è frutto di amore.
Quando ci lasciò, chiamato ad altro incarico, nel  marzo del 1945, sentimmo di aver perduto uno dei nostri migliori ed un compagno di lotta col quale avevamo diviso pericoli e cibo e sonno.
Ma l'opera sua rimase: rimase nella struttura del nostro esercito e nel suo spirito: e la vittoria garibaldina fu anche una sua vittoria.
Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, Edizioni ALIS, Sanremo, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia
 
 




[n.d.r.: si pubblica qui sopra un documento firmato ai primi di agosto del 1944 da Carlo Simon Farini, documento conservato nell'Archivio dell'Istituto Grasmsci]
 
Al Comando Delegazione Liguria [...] Attendiamo con interesse il risultato del viaggio di Renato a Torino perché la situazione che si è venuta a creare con il maggiore Mauri ha bisogno di una soluzione. Fintanto che ciò non avverrà la nostra situazione resterà sempre difficile, poiché difficile sarà evitare attriti e pericolo di conflitti [...] La situazione della Divisione è caratterizzata dai tentativi di rastrellamento  che si susseguono con una certa continuità. In questa contingenza sono venuti in maggiore evidenza alcuni difetti di carattere organizzativo che si impongono alla soluzione degli stessi Comandanti e Commissari della Divisione stessa. [...] Tuttavia bisogna dire che la Divisione ha sopportato abbastanza bene, sia dal punto di vista militare che morale, il tentativo del nemico e la pressione militare a cui è sottoposta [...] 
Simon [Carlo Farini], documento citato, 3 agosto 1944

Il territorio che viene liberato è posto sul confine occidentale delle Alpi marittime, fra Imperia e Ventimiglia, al confine francese. Comprendeva il paese di Pigna, che ne fu la capitale, e poi Badalucco, Triora, Montalto, Carpasio, Molini di Triora e altri. In totale 22 comuni per circa 30.000 abitanti. Nella zona agivano le formazioni partigiane della II Divisione Garibaldi Cascione… Nella battaglia cadono molti partigiani e la V^ Brigata garibaldina si riduce a poco più di 200 uomini. Nel giro di un mese si arruolano 600 volontari, molti dei quali sono militi del battaglione San Marco che disertano la formazione fascista e si uniscono ai garibaldini, rivelandosi “ottimi combattenti partigiani”, come afferma la relazione del 5 di ottobre dell’ispettore della zona (Sul documento non c’è traccia del nome) <si trattava di Simon, detto anche Manes, Carlo Farini, ispettore, per l’appunto, della I^ e della II^ Zona Operativa Liguria> … Ma sul piano politico l’azione di formazione dei CLN e delle Giunte comunali non è facile. “Molte sono le difficoltà… per l’arretratezza politica delle popolazioni rurali, l’inesistenza dei partiti organizzati”. In molti paesi si riescono a costituire comunque i CLN, ma mancano i collegamenti con il CLN provinciale di Imperia. Il comando garibaldino cerca di supplire elaborando in data 15 settembre una circolare di istruzioni “sulla organizzazione dei CLN, delle Giunte comunali e sulla funzione di questi organismi nel momento attuale della lotta contro i nazifascisti”. Nelle Giunte, afferma sbrigativamente il commissario della Divisione Garibaldi Cascione, “la maggioranza deve essere assicurata alle classi meno abbienti, che sono la maggioranza nel paese”. Un criterio che forse non risponde rigorosamente ai principi della democrazia formale parlamentare, ma che ha il vantaggio di ridurre la questione a termini immediatamente chiari. Conclude peraltro la relazione delle formazioni garibaldine: “Il movimento del CLN e delle Giunte incontra grande favore in mezzo alle popolazioni… Tuttavia in molte località persiste ancora uno spirito di passività lamentevole”. E’ il mondo chiuso dei piccoli contadini che istintivamente diffidano di ogni sollecitazione di ordine politico; ma vi contribuisce anche la propaganda anticomunista svolta dagli autonomi di Mauri. In queste condizioni, il funzionamento delle Giunte - laddove si riesce a costituirle - è estremamente problematico, e perfino delle questioni dell’approvvigionamento dei viveri si deve occupare direttamente il comando partigiano. Una relazione afferma infatti che “non esiste un vero e proprio territorio occupato, ma esiste invece un territorio controllato”, che lascia totalmente fuori la fascia costiera.
Redazione, L'Imperiese, Le Repubbliche Partigiane