mercoledì 8 aprile 2020

Attendo i messaggi per i lanci



8 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 197/CL, al comando della V^  Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Il dispaccio riferiva sul capitano "Franco", definito un disgregatore, e sul capitano "Umberto" [Candido Bertassi, già comandante di una formazione partigiana denominata Brigata Alpina, operante tra Baiardo (IM) e Ceriana (IM), che, prima di venire sciolta intorno al 20 settembre 1944, aveva sporadicamente collaborato con i garibaldini e aveva anche momentaneamente incorporato Italo Calvino]; aggiungeva che il capitano "Umberto" aveva rotto con il C.L.N. e sembrava cercare contatti con "Mauri" [maggiore Enrico Martini, comandante del gruppo divisioni alpine autonome] in funzione di contrasto con i garibaldini di "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]; avanzava la richiesta di svolgere accurate indagini circa l'accusa di saccheggi effettuati dalla Brigata.

9 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona al Comando Regionale Liguria - Nella missiva "Mario" [Ottavio Siri, segretario del Comando della I^ Zona] scriveva a "Michele" circa un prossimo incontro e si dichiarava d'accordo con l'interlocutore a non trattare con i nemici. "Hanno preso Luna [Sergio Conterio, verso la fine della guerra quadro del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata]. Parlerà? Attendo i messaggi per i lanci. C'è da fidarsi? Se mi prendono, ha tutto mio papà o mia mamma". 

9 gennaio 1945 - Dal comando [comandante Vitò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo] della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della V^  Brigata - Con la lettera venivano confermati comandante e commissario del I° Battaglione "Mario Bini" rispettivamente "Danko" [Giovanni Gatti] e "Gino" [Luigi Napolitano di Sanremo (IM)] e veniva destituito "Peletta" [Giovanni Alessio], che doveva passare ad un altro Battaglione come garibaldino semplice a seguito di insubordinazione verso il Comando.

9 gennaio 1945 - Dalle forze garibaldine ai funzionari di polizia [della Repubblica Sociale] - Nel volantino risulta scritto: "È da traditori perquisire e opprimere i patrioti. Mussolini non resisterà un'ora alla fine di Hitler".

9 gennaio 1945 - Dal comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 97, al C.O. della I^ Zona - Veniva trasmessa la situazione delle Brigate dipendenti dalla Divisione: la I^ Brigata "Silvano Belgrano" "Mancen" [Massimo Gismondi, comandante] con dei problemi; nella II^, "Nino Berio",  "Ivan" [Giacomo Sibilla] e "Gigi" [Giuseppe Alberti, commissario] non molto idonei agli incarichi; nelle altre "Fra Diavolo" [anche Garibaldi, Giuseppe Garibaldi, poi comandante della IV^ Brigata "Domenico Arnera"] e "Giorgio" [forse Italo Acquarone] assolvevano in modo adeguato i loro incarichi.

9 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione al comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" ed al comando della V^ Brigata - Direttiva: "Tutti coloro che hanno fatto parte delle formazioni garibaldine e che non siano stati espulsi dalle file per sentenza del Tribunale di Brigata o di Divisione devono tuttora considerarsi parte delle Brigate d'Assalto Garibaldi". Ogni garibaldino doveva pertanto regolarizzare la sua posizione rientrando al suo reparto o ai G.T.A.G. (Gruppi Territoriali d'Assalto Garibaldi). Gli inadempienti sarebbero stati considerati disertori e deferiti al Tribunale Militare di Divisione.

9 gennaio 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della VI^ Divisione - Comunicava che una Squadra del Distaccamento "Francesco Agnese" al comando di "Moschin" [Carlo Mosca] aveva attaccato sulla strada statale 28 [del Col di Nava] una pattuglia tedesca nel tratto Pontedassio-Frantoio Biscialla e che erano probabili alcune perdite nemiche [nota di Fava: appurati in seguito 3 morti e 2 feriti].



da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999



venerdì 3 aprile 2020

La divulgazione tra i partigiani imperiesi di un telegramma di Togliatti


Circolare partigiana per la divulgazione di un telegramma di Togliatti - Fonte: Fondazione Gramsci

3 gennaio 1945 - Dal comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" a tutti i reparti dipendenti - Comunicava che "la zona in cui si opera è di immediato retrofronte, per cui serve gente convinta, mettendo al bando ogni forma di disfattismo. Occorre reagire agli atti di vandalismo del nemico". 

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Ettore Bacigalupo” - Direttiva: "Occorre provvedere, nei paesi in cui non vi sono garibaldini, ad inquadrare i giovani nelle squadre di riserva locali. Queste dovranno sorvegliare i passi durante la notte. Si ricorda che l'adesione ha carattere volontario. Il comando di tali squadre spetta al vice comandante di Brigata".

3 gennaio 1945 - Da Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] a Simon [Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria] - Relazione sulla visita del comandante Curto alla Divisione Bonfante.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a Simon - Comunicava che "qualche elemento della Divisione Bonfante si è  presentato ai tedeschi, guidandoli in qualche azione di rastrellamento".

3 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 46, ai comandi dei Battaglioni ["Carlo Montagna", "G.B. Rodi" e "Orazio 'Ugo' Secondo"]: Trasmissione dell'ordine di sorvegliare attentamente la zona di appartenenza. Ricordati i doveri del capopattuglia. Consiglio di continuare l'addestramento all'uso delle armi ed alla guerriglia. Raccomandazione di fornire precise informazioni militari sulle formazioni nemiche.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria, prot. n° 49, al comando della II^ Divisione ed al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante": Comunicazione del contenuto del telegramma di Ercoli (Palmiro Togliatti) del 1° novembre 1944. Monito a combattere ed a coinvolgere nella lotta i contadini.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della II^ Divisione: Incarico ad alcuni partigiani di sgombrare determinati campi minati con il conseguente recupero di ordigni esplosivi.

3 gennaio 1945 - Dal comando della VI^ Divisione ai comandi dipendenti: Precisati i compiti delle varie intendenze.

4 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della II^ Divisione ed al comando della VI^ Divisione: Il massimo di spesa giornaliera per le missioni era fissato in 100 lire. Tutti gli oggetti di valore requisiti dovevano pervenire al Comando di Zona con apposita documentazione.

4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" [comandante Gino Napolitano] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 33, al comando della V^ Brigata: Relazione militare: presenti a Pigna (IM) 60 tedeschi equipaggiati con armi leggere; artiglierie nemiche nel frattempo spostate da Pigna a Passo Muratone, Gouta e Margheria dei Boschi [località di Pigna (IM)].

4 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata, prot. n° 250, al comando della II^ Divisione: Trasmessa la relazione militare del I° Battaglione ricevuta con prot. n° 31

4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione al comando della V^ Brigata: Comunicato che il comandante Gino [Luigi Napolitano, poi vicecomandante della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"], Danko [Giovanni Gatti, comandante di un Distaccamento] e le loro squadre chiedevano chiarimenti sul comportamento dell'ex comandante Peletta [Giovanni Alessio], che si era nuovamente autodefinito comandante del I° Battaglione.

4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione, prot. n° 32, al comando della V^ Brigata: Relazione militare: a Isolabona (IM) presenti 200 tedeschi; 200 tedeschi anche ad Apricale (IM); 300 a Dolceacqua (IM); a Perinaldo (IM) una squadra di 20 tedeschi per riparare la strada Perinaldo-San Romolo; da Sanremo (IM) 2 M.A.S., con a bordo uomini della X^ Flottiglia disertori dalle fila repubblichine, forse diretti alla costa francese. A Baiardo (IM) il tenente dei bersaglieri ben visto dalla popolazione perché per Natale aveva regalato sigarette e liquori. 

5 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" ed al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Si rendeva noto l'arrivo a Taggia (IM) di bersaglieri che avrebbero dovuto compiere rastrellamenti a Sanremo, Ceriana e Valle Argentina. Continuavano i lavori difensivi del nemico sul litorale e lungo la Valle Argentina.
 
5 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Relazione sul mese di dicembre 1944: "riorganizzati i 3 Distaccamenti dipendenti. Uccise 4 spie. Uccisi il 1° dicembre un capitano ed tenente tedeschi. Il 3 dicembre una squadra ha attaccato il presidio dei bersaglieri di Ceriana, uccidendone 20. Il 13 alcune mine provocavano la morte di 16 tedeschi. Il 20 dicembre morivano 2 garibaldini".

5 gennaio 1945 - Da "Nilo" [Quanito De Benedetti] al C.L.N. di Sanremo (IM) - Comunicava che nella notte era avvenuto uno scontro a fuoco tra partigiani e tedeschi nella zona di Madonna della Costa a Sanremo. 
 
6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" [comandante "Giorgio" Giorgio Olivero] a tutti i reparti - Si comunicava che il comandante "Mario" [Carlo De Lucis, commissario della Divisione] era autorizzato a prelevare somme presso il C.L.N. ed i privati.

6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" ai commissari delle Brigate dipendenti - Sollecito a fornire pensieri scritti da garibaldini per creare un giornale partigiano.

6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" al C.L.N. di Imperia - Richiesta di autorizzazione a prelievo forzato di merci varie a carico di 5 privati.

6 gennaio 1945 - Dal Distaccamento di "Pancho" [Giacomo Corradi] al comando del I° Battaglione "Carlo Montagna" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che c'era stato un rastrellamento nemico al Passo della Verna ai danni del Distaccamento "Luigi Novella" del I° Battaglione "Carlo Montagna", ma che erano stati, tuttavia, catturati 2 tedeschi (o austriaci).

6 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. N° 253, al comando della II^ Divisione - Comunicava un rastrellamento avvenuto nella zona di Badalucco da parte di 3 colonne nemiche, provenienti da Molini di Triora (IM), Diano Marina (IM) ed Imperia. Una colonna che lasciava Badalucco era stata attaccata dalla V^ Brigata, che aveva recuperato un mortaio da 81 mm. La forza attaccante era composta in massima parte da fascisti e repubblichini, quasi tutti liguri: pochi i tedeschi.

6 gennaio 1945 - Dal II° Battaglione "Marco Dino Rossi" [comandante "Moscone" Basilio Mosconi] al comando della V^ Brigata - Comunicava che i Distaccamenti "Mia" e "Serpe" avevano effettuato uno scontro a fuoco contro i nemici vicino a Glori [località di Molini di Triora (IM), in Valle Argentina] e  recuperato un mortaio da 81 mm abbandonato dal nemico in fuga.

6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" al comando della I^ Brigata S.A.P. "Walter Berio" - Si chiedeva, dato che l'8° Distaccamento aveva prelevato senza autorizzazione 40 kg. di olio d'oliva, che poi distribuì alla popolazione, una verifica della correttezza della distribuzione così effettuata e si diffidava dal compiere altre iniziative personali di tale genere.

7 gennaio 1945 - Dalla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] di Fondo Valle della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione - Si avvertiva di un prossimo rastrellamento ad opera della compagnia O.P. del capitano Ferrari di concerto con tedeschi di stanza a Taggia (IM) o nella Val Tanaro. "I 100 uomini della O.P. hanno morale alto e sono forniti di armamento automatico. Ad un milite è stato chiesto il motivo per cui osavano avventurarsi in così  pochi in zone infide". La risposta era stata che potevano per l'appunto contare sul supporto di forze tedesche.

7 gennaio 1945 - Dalla II^ Divisione al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Sulla risposta di giovani alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale si opina che "coloro che si sono presentati sono i giovani imboscati di sempre; gli ex garibaldini si contano sulla punta delle dita e sono quasi tutti presi [si contava probabilmente sulla possibilità che questi ultimi facessero da infiltrati]. Da rammentare ai giovani quanto accaduto a Baiardo "dove i giovani presentatisi vennero in parte fucilati ed in parte inviati in Germania. Fenomeno, comunque, da circoscrivere a Molini di Triora, l'unica che ha sempre una netta ostilità contro il movimento partigiano".

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999




lunedì 30 marzo 2020

Noi di Langan avevamo un mortaietto da 45 mm, due mitragliatrici pesanti ed un mortaio da 81


Castelvittorio (IM): Carmo Langan. Fonte: Il Rifugio

Nella primavera del 1944 mio cugino Giacomo Rebaudo, che era venuto in contatto con i partigiani, mi disse che dovevamo entrare nella milizia per spiare i fascisti di Ventimiglia, così andammo ad arruolarci. Un mese più tardi, tuttavia, per non dover partecipare ai rastrellamenti, decidemmo di scappare. Dalla costa, attraverso Seborga e Perinaldo, arrivammo a piedi a Castelvittorio, poi salimmo a Langan per raggiungere i partigiani di Vittò.
Italo Rebaudo in Marco Cassioli, Ai confini occidentali della Liguria. Castel Vittorio dal medioevo alla Resistenza, Comune di Castel Vittorio, Grafiche Amadeo, Chiusanico (IM), 2006
 
La presenza reale dei partigiani alla Goletta [località di Triora (IM)] era una voce che era giunta anche a me, che ero a Camporosso (IM). Io ero stato a Triora come viceparroco negli anni 1936-37, dove ero anche Rettore di Cetta e di Creppo. Conoscevo bene la gente e conoscevo i parenti di Vitò… Mi presentai a Langan [nel comune di Castelvittorio (IM)] a Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] il 13 giugno [1944], festa di Sant’Antonio, e gli presentai la mia cartolina precetto. Mi guardò meravigliato. Nella sua mente un fatto del genere non lo aveva previsto…
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975 
 
Con la metà di giugno 1944 iniziò per i garibaldini un periodo di aspri combattimenti.
In località Carpenosa [nel comune di Molini di Triora (IM)] era dislocato all'interno di una casermetta un presidio tedesco, già più volte attaccato dal 4° e dal V° distaccamento della IX^ Brigata.
Agiva con il medesimo intento anche il gruppo di Gino, Luigi Napolitano di Sanremo (IM), forte di una cinquantina di uomini, con lo scopo di ottenere una dignitosa sede, una volta espugnata la costruzione in oggetto.
Gino intimò la resa ai nazisti.
Il 18 giugno 1944, allo scadere dell'ultimatum dei patrioti, giunsero considerevoli rinforzi ai tedeschi.
Gino mandò una staffetta, Barbieri, in motocicletta a Carmo Langan [Castelvittorio (IM)] per chiedere rinforzi al comando del V° distaccamento.
"Vitò" [anche Vittò/Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo, già combattente nelle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica Spagnola, organizzatore di una delle prime bande partigiane in provincia di Imperia, poi comandante di un Distaccamento della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" e dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"], il comandante, era, invece, assente, perché in missione a Pigna (IM).
Erven, Bruno Luppi, assunto provvisoriamente il comando, portò aiuto a Carpenosa anche con un mortaio da 81. Erven ricordò il fatto con queste parole in don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975: "Noi di Langan avevamo un mortaietto da 45 mm, due mitragliatrici pesanti ed un mortaio da 81, che solo 3 giorni prima ci era stato portato dal Piemonte. Però era privo di piastra di basamento e di congegno di puntamento [...] caricammo sul camion le armi pesanti, quelle che noi chiamavano pesanti in rapporto a quelle che erano portate personalmente ed alcuni uomini".
Il sopraggiungere degli uomini di Erven e del mortaio da 81 diede nuove energie agli assedianti.
Una granata centrò il capannone in cui era situato il dispositivo per il brillamento del campo minato, predisposto dal nemico. Gli effetti della deflagrazione furono notevoli: i tedeschi fuggirono in camion ed il distaccamento di Gino si trasferì a Carpenosa.
[...]
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

In località San Martino di Soldano (IM) ci unimmo ad un gruppo di studenti di Sanremo che il C.L.N. aveva indirizzato verso noi per raggiungere Langan. Tra quei giovani credo ci fosse anche Italo Calvino [n.d.r.: di lì a breve tra i redattori del giornale “Il Garibaldino”, stampato a Realdo, Frazione di Triora (IM), di cui furono creatori ed animatori Fragola Doria ([Armando Izzo) e Silla, Ferdinando Peitavino, di Isolabona (IM), quest’ultimo in seguito, da fine gennaio 1945, vice commissario politico della II^ Divisione]. Non ne sono sicuro, ma dalle fotografie dello scrittore viste nel dopoguerra sono certo di aver riconosciuto un compagno con i quali trascorsi a Carmo Langan [località di Castelvittorio (IM)] i miei primi giorni da partigiano. Quando giungemmo sopra Castelvittorio (IM), ci venne incontro un partigiano, un militare unitosi alla resistenza dopo l’8 settembre 1943, tale Iezzoni “Argo[Altorino Iezzoni, nato ad Atri (TE), il 26/04/1914, già caporale del Regio Esercito, commissario di Distaccamento della neoformata IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”], che ci accompagnò fino a Langan, dove c’era il “quartier generale” e dove si concentravano tutti i neo-partigiani. Salutandoci, il partigiano Iezzoni ci disse che l’indomani probabilmente sarebbero sbarcati gli alleati. Sarebbe stato, invece, il giorno della da noi famosa “notte dei bengala” del 21 giugno del 1944, quando tutti credevano e speravano nello sbarco degli alleati e invece ci fu solo un grande bombardamento. Otto giorni dopo [il 27 giugno 1944]Argo” moriva in un’operazione a Baiardo (IM). Fu il primo schiaffo che ricevetti dalla realtà della mia guerra di partigiano.Fummo segnati su un grosso registro e arruolati al comando di Vittò... Restammo a Langan un paio di giorni e depositammo le armi che ci eravamo procurati a Vallecrosia, tanto avevamo possibilità di averne altre, recuperandole tra quelle nelle caserme abbandonate o gettate dai soldati dell’armata italiana in rotta dal fronte francese dopo l’8 settembre. Con altri 6 o 7 scendemmo in Alpicella, vicino a Perinaldo (IM), dove c’era un rudere di caserma con i muri perimetrali, ma senza tetto. Qui si radunarono fino a più di 40 partigiani.
Renato Plancia Dorgia, in Gruppo Sbarchi Vallecrosia di Giuseppe Mac Fiorucci, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
 
Ed ecco un'altra testimonianza della battaglia di Langan [Castelvittorio (IM)] e del rastrellamento [tedesco] dei primi giorni di luglio [1944].
don Ermando MichelettoOp. cit.

[...] i tedeschi si diressero verso Langan [Castelvittorio (IM)] tendendo all'accerchiamento di tutte le forze garibaldine che erano in ritirata dalla Valle Nervia e dalla Valle Argentina.
Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo], che era capo delle bande partigiane che agivano nella zona interessata, convocò i comandanti dei vari distaccamenti invitandoli ad esprimere il proprio parere sulle misure da adottare.
Rocco Fava, Op. cit.

Leo il mortaista [n.d.r.: Vittorio Curlo, che poi diventerà Capo di Stato Maggiore della II^ Divisione "Felice Cascione"] era stato convocato insieme ad altri comandanti da Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo]  il 2 luglio [1944]. Aveva aderito al pensiero del comandante di operare un ripiegamento, mentre altri, piuttosto fervorosi di battaglia, proclamavano di dover fare resistenza ad ogni costo.
Vitò finse di ascoltare anche questi, ma in cuor suo aveva già deciso il ritiro.
don Ermando Micheletto Op. cit.
 
A Langan i partigiani presero le mie generalità e mi diedero Rodi quale nome di battaglia. Nei giorni successivi, Bruno Luppi [Erven] costituì un distaccamento [il V° dell’allora IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Felice Cascione”, formata il 20 giugno 1944 e diventata il 7 luglio 1944 II^ Divisione “Felice Cascione”] di una trentina di uomini con base in un bosco vicino alla frazione Vignai, nel comune di Baiardo: il gruppo aveva lo scopo di isolare la postazione tedesca sul monte Ceppo, che impediva il transito da Baiardo a Langan. Io entrai a far parte del distaccamento in qualità di portaordini e il 26 giugno 1944 ricevetti il battesimo del fuoco. […]  già alla fine di luglio formammo un nuovo distaccamento agli ordini del comandante Mosconi [Basilio Moscone] e tornammo nei boschi intorno a Castel Vittorio. In settembre partimmo poi per Cima di Marta, con l’incarico di stare di vedetta per controllare che non arrivassero tedeschi dalla Val Roia. Là rimasi fino al rastrellamento dell’8 ottobre, quando Langan fu di nuovo occupata e noi dovemmo ritirarci a Piaggia (CN), poi alle falde del Mongioie, in Piemonte. […]  
Stefano Rodi Millo [conosciuto soprattutto come Mario], testimonianza in Marco Cassioli, Op. cit.

domenica 29 marzo 2020

Incursione dei partigiani nella caserma Siffredi


Dove sorgeva la caserma Siffredi oggi insiste il Tribunale di Imperia
 
Nella notte dal 28 al 29 giugno u.s. una trentina di partigiani asportarono dalla caserma "Siffredi" di Oneglia, adibita a dormitorio di operai della Todt, circa 40 moschetti nonché un quantitativo imprecisato di coperte, prelevando il custode.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Al capo della Polizia - Maderno, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Imperia, 3 luglio 1944 - XXII° 
 
La prima azione importante cui partecipai fu quella dell'incursione nella caserma Siffredi in Via XXV Aprile [attuale nome dell'arteria ad Imperia Oneglia], dove erano accantonati i lavoratori della TODT, e dove in un magazzino era depositata una sessantina di fucili.
Fucili che ci sarebbero serviti perché nel nostro distaccamento non tutti erano in possesso di un'arma, compresi noi, ultimi arrivati. 

Comunicai a "Merlo" [n.d.r.: Nello Bruno caduto il 25 gennaio 1945 da commissario di un Distaccamento della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione Felice Cascione"]  la  notizia.
Egli mi disse: «Dove prenderesti questi fucili?». Risposi: «Alla caserma Siffredi».
"Merlo" fece una smorfia e mi chiese: «La caserma presso la stazione ferroviaria di Oneglia?».
Alla mia affermazione esclamò: «Ma tu sei matto?».
Io tacqui e lui si allontanò dicendomi: «Ne riparleremo». 
Il giorno successivo mi chiamò nel suo stanzino e mi disse: «Siediti e dimmi come organizzeresti questo colpo».
Gli spiegai il mio piano che per me era semplicissimo, conoscendo il luogo e la situazione.
Lui ascoltò con molta attenzione e, dopo essere rimasto qualche minuto soprappensiero, mi disse: «Prendi una decina di uomini, vai a compiere il recupero delle armi e... buona fortuna».

Il giorno successivo, forse il 28 o il 29 giugno 1944, partii con una decina di uomini comandati dal caposquadra Corradi "Battaia", che aveva qualche anno più di noi e, quindi, era più esperto.
Strada facendo, incontrammo il partigiano "Binello" il quale, vedendoci armati e provvisti di viveri, ci chiese dove eravamo diretti. Gli rispondemmo che andavamo a prendere dei fucili nella caserma Siffredi. "Binello" rimase un attimo senza parlare, poi sentenziò: «Ma dove volete andare! Sembrate una banda di profughi... date retta a me, ritornate indietro e andatevene a dormire!».

[...] in serata giungemmo presso il frantoio del "Bisciallo" [...] mi diressi verso Oneglia.
Ero abbastanza tranquillo poiché in tasca avevo ancora il tesserino bilingue della TODT.
Giunto a casa mia [...] mi recai nella caserma Siffredi per constatare se il guardiano del deposito era sempre il mio vecchio amico "Cassina", il milanese, e, soprattutto, se nel deposito vi erano ancora i fucili [...]
Il "Cassina", che era un gran brav'uomo [...]: «Sono quindici giorni che non ti vedo... come mai?».
[...]
Verso la mezzanotte mi recai al luogo dell'appuntamento presso la chiesetta delle Cascine (intitolata a San Luca), dove mi attendeva la squadra di "Battaia".
Fatti i segnali convenuti e ricevuta la risposta, io e tutta la squadra, attraverso scorciatoie, ci avviammo verso la caserma.

Una vecchia immagine della Caserma Siffredi

Quando giungemmo nell'attuale via XXV Aprile, dissi alla mezza dozzina di partigiani che mi erano vicini di stare attenti perché ad una cinquantina di metri (appena sopra all'allora ditta Isnardi) si trovava una scuderia dove i tedeschi tenevano sei cavalli e materiale bellico, e presso la quale sia di giorno che di notte vi erano sentinelle di guardia.
Per entrare nella caserma dovevamo attraversare la strada uno o due per volta, cercando di non farci scorgere dalle sentinelle.
Io, che ero il primo, mentre mi accingevo ad attraversare la strada, sentii delle voci vicinissime; mi schiacciai contro il muro di una rampa, sperando di non essere visto.
Un pensiero mi assalì: per essere in giro a quest'ora con il coprifuoco, questi debbono essere soldati o poliziotti, e allora fuggire indietro su per una piccola salita (eravamo in un sentiero vicino all'oleificio fratelli Calvi, che da anni non esiste più) voleva dire farsi sparare nella schiena.
Non andò come speravo perché le due persone che passavano ci videro (seppi poi che erano due guardie notturne in borghese, forse allora non usavano ancora le divise) e ci chiesero chi eravamo e che cosa facevamo in quel luogo a quell'ora.
Non risposi e non diedi loro il tempo di aggiungere altre parole, li tirai con forza in un vicoletto lì vicino e a voce bassa dissi: «State zitti o siete morti!».
Li perquisii: uno dei due, il capo, aveva una piccola pistola a tamburo che sembrava un giocattolo, l'altro non aveva alcuna arma.
Li mandai accompagnati da un partigiano in cima al viottolo per farli consegnare agli altri partigiani che erano in attesa che si compisse la nostra azione.

Due alla volta attraversammo la strada e ci portammo dentro la caserma.
[...]
Bussai alla porta dove all'interno dormiva il "Cassina".
Dovetti bussare una decina di volte, e sempre più forte, il guardiano aveva il sonno duro.
Presso la porta destra del deposito c'era un dormitorio, un lungo camerone nel quale dormiva un centinaio di lavoratori, ed alcuni di loro vennero sulla porta per vedere cosa stava succedendo.
Rimasero sorpresi di vedere sei uomini in borghese ed armati.
Mi rivolsi a loro invitandoli perentoriamente ad andare a dormire perché non c'era niente che potesse interessarli.
Intanto mi venne in mente che in fondo alla camerata vi erano i servizi igienici, compresa un'uscita che dava sul piazzale.
Pensai che, se qualcuno avesse voluto denunciarci, poteva uscire da quella porta.
Mandai un partigiano a controllare quella uscita. Dato un calcio alla porta, finalmente il guardiano si svegliò e chiese chi lo stava cercando.
Risposi: «Sono Badellino, vengo a ritirare la coperta».
Il pover'uomo venne subito, ma, quando aprì la porta rimase di stucco poiché si trovò davanti cinque giannizzeri armati e male in arnese (il partigiano "Olimpio" aveva per copricapo la fodera interna, in pelle, di un elmetto per cui sembrava un guerriero delle crociate).

Il "Cassina", tremante, mi guardò con uno sguardo interrogativo.
Gli dissi di non avere paura, che lo avremmo lasciato tranquillo e avremmo preso solamente i fucili accatastati che gli indicai con la mano.
Allargò le braccia, rassegnato.
Gli chiesi una decina di coperte e del filo di ferro per legare i fucili a mazzi. 
Il "Cassina" ubbidì immediatamente.
In ogni coperta, avvolgendoli, sistemammo sette od otto fucili, legandoli insieme.
In questo modo confezionammo sette od fasci, e ci preparammo ad uscire con i carichi sulle spalle.
Il "Cassina", pensando al poi, impaurito mi chiese: «Cosa faccio adesso, cosa dirò al lagerfuhrer (capocampo)?».
Pensai un attimo, quindi gli dissi di darmi un pezzo di corda per legarlo stretto alla branda. Così facemmo.
Lo imbavagliai con un asciugamano invitandolo a stare tranquillo almeno per un'ora.
Lo avvisai che, se non avesse rispettato il mio ordine, sarebbe stato ucciso da un partigiano che io avrei lasciato di guardia, facendogli presente che ciò mi avrebbe rattristato perché lo consideravo un amico.
Mi assicurò che così avrebbe fatto.

Noi uscimmo. Siccome di quell'uomo mi fidavo e gli involti delle coperte con i fucili pesavano, non lasciai l'uomo di guardia ed uscimmo sul piazzale diretti fuori della caserma.
Ma nel casamento a fianco si accese una luce ad una finestra ed io, sapendo che era proprio la stanza del capocampo, raccomandai ai miei compagni di camminare in silenzio.
"Olimpio" mi disse: "Se è la stanza del capocampo perché non andiamo ad ucciderlo?".
Risposi: «Guarda che al piano di sopra ci sono altri dieci o o quindici soldati tedeschi bene armati...».
Riattraversammo Via XXV Aprile, raggiungemmo alcuni uomini che avevo lasciato di guardia nel vicoletto, nel caso avessero dovuto coprirci la ritirata.
Ci aiutarono a portare le armi fino in cima allo stesso, dove sostavano altri uomini in attesa del nostro arrivo.
Dopo aver ridistribuito a più uomini (compresi i due prigionieri) i carichi dei fucili ci incamminammo verso Oliveto.
Da questa località volevamo raggiungere, attraverso il torrente Impero, il paese di Borgo d'Oneglia dove eravamo sicuri di trovare qualche mezzo per trasportare i fucili.
Appena sopra Oliveto, scorgemmo in basso, nei pressi della chiesetta delle Cascine, alcuni razzi illuminanti e sentimmo alcune raffiche di mitra lontane.
Cercammo di camminare in fretta, ma ci accorgemmo di girare a vuoto: nessuno di noi conosceva la strada e di notte era molto difficile rintracciarla.
In accordo con il caposquadra "Battaia" decidemmo di attendere l'alba in modo da orientarci meglio. Così facemmo.
All'alba ci portammo sulla stradina che da Costa d'Oneglia conduce sulla strada statale 28 e, facendo attenzione a non incappare in qualche mezzo in transito, attraversammo strada e torrente Impero due o tre per volta (mentre transitava un autocarro di tedeschi i quali, probabilmente, ci scambiarono per contadini al lavoro) e raggiungemmo Borgo d'Oneglia dopo una mezz'ora di marcia.
In questo paese la banda locale, che era efficientissima, dopo averci dato da bere del latte, mise a nostra disposizione un paio di muli su cui caricammo i fucili e dei viveri, incamminandoci poi verso Pianavia.
Preciso che nella caserma Siffredi, dove era alloggiato il capocampo, soggiornava anche un centinaio di tedeschi che dovevano, il giorno dopo, portarsi sopra un altro treno, oltre il ponte della ferrovia, interrotto da un bombardamento aereo, per cui, se avessimo attuato il consiglio di "Olimpio", è facile immaginare come sarebbe andata a finire.
Quando con "Battaia" decidemmo di lasciare liberi i due prigionieri, che non erano più ventenni, "Olimpio" ci rimproverò dicendo che, se avessero individuato qualcuno e noi, certamente lo avrebbero denunciato ai fascisti; secondo lui, sarebbe stato meglio farli fuori. Ma io non mi sbagliai: si comportarono bene, non fecero la spia, uno di loro continuò a salutarmi con simpatia dopo la liberazione, and negli anni nei quali divampò l'ostracismo contro i partigiani.
Forse "Olimpio" non era crudele come voleva apparire: probabilmente era solo un poco spavaldo. Che fosse coraggioso lo dimostrò quando in piazza del Duomo a Porto Maurizio sparò contro i brigatisti neri che avevano la caserma nelle vicinanze.
A proposito del partigiano "Binello", probabilmente fu armato anche lui con uno dei fucili che prelevammo nella caserma. [...]

Sandro Badellino *, Mia memoria partigiana. Esperienze di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese (1944-1945), edizioni Amadeo, Imperia, 1998

* Sandro Sandro Badellino. Entrò a far parte della Resistenza il 10 Maggio 1944, nella squadra comandata da Angelo Setti "Mirko", che operava nella zona del Monte Acquarone, tra la Valle Impero e la Val Caramagna. Quasi subito partecipò ad una prima fortunata azione alla Caserma "Siffredi" di Oneglia, che comportò un buon bottino di armi. In seguito passò nella formazione "Volante" di Silvio Bonfante "Cion" che agiva nella Val Steria (Testico, Rossi, Stellanello), e nella "Volantina" del Comandante "Mancen" Massimo Gismondi [in seguito comandante della I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante"]. Ai primi di agosto 1944, durante uno scontro, Badellino subì varie ferite che lo costrinsero convalescente per un mese dopo essere sfuggito alla cattura. Costretto nuovamente alla fuga dal suo rifugio in seguito ad una spiata, raggiunse il Bosco di Rezzo nella circostanza del famoso rastrellamento che si concluderà con la Battaglia di Monte Grande. Sebbene ferito, vi partecipò affiancando la squadra di mortaisti che, colpendo le postazioni tedesche da San Bernardo di Conio [Borgomaro (IM)], ebbe un ruolo determinante nella riuscita dell’operazione. In seguito ricoprì l'incarico di intendente presso il Distaccamento "Comando" di Mancen. Il 25 Aprile 1945 scese ad Andora (SV) in qualità di Commissario di Brigata.
 Vittorio Detassis

venerdì 27 marzo 2020

Il primo caduto partigiano a Sant'Agata di Imperia


Il 20 novembre 1943 si ebbe il primo caduto partigiano, Walter Berio, ucciso a Sant'Agata, Frazione di Imperia [cfr: Nerina Neri Battistin, Caro Walter - Dal confino a Moliterno alla lotta Partigiana imperiese, Editore C.E.I.].
Venivano quel giorno fermati da due agenti fascisti in borghese tre giovani partigiani, Angelo Setti [Mirko, vice caposquadra del Distaccamento comandato da Felice Cascione, dal 19 maggio 1944 comandante del II° Distaccamento, dal 18 gennaio 1945 vice comandante della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione"Felice Cascione"], Rinaldo Risso [Tito R., in seguito vice comandante della II^ Divisione] e Walter Berio, che per fare acquisti di viveri, giunti al villaggio, mentre sono nella bottega di commestibili (negozio di Sasso Baciccia), due poliziotti, armati di pistola, chiedono i documenti. Berio e Tito sono arrestati, mentre Mirko riesce a fuggire e ritorna in banda ad avvertire gli altri... Intanto, Tito riesce a fuggire; uno dei poliziotti lo insegue e spara ma lo fallisce. Contemporaneamente Ivan scorge l'altro poliziotto con Berio e gli intima mani in alto; il poliziotto si accinge a sparare a Ivan, Berio gli si rivolta per disarmarlo, ma il poliziotto spara e colpisce Berio mortalmente... Giovanni  Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976].
Da un racconto di Setti, invece: ... Walter intanto, che si vede la pistola dell'agente puntata a bruciapelo contro il torace, anziché tentare la fuga come gli aveva suggerito "Tito", tenta di disarmarlo, ma l'agente gli esplode un colpo micidiale al cuore, prima di buttarsi anche lui a capofitto con il suo collega per la discesa e raggiungere in quattro salti il greto del fiume Impero...].

Setti e Risso riuscirono, dunque, fortunosamente a salvarsi.


Relazione sull'uccisione e sui funerali di Walter Berio, fatta da Giancarlo Luca Pajetta - Fonte: Fondazione Gramsci


Ai funerali di Walter Berio, che richiamarono molti partigiani dalle montagne, prese parte anche Pietro Rovere, che lasciò scritto in una testimonianza custodita presso l'Archivio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia quanto segue: ... la salma in entrambe le due notti fu vegliata da partigiani, che approfittavano dell'oscurità per scendere a valle (...) Il feretro venne seguito da una folla enorme... i picchetti armati della ricostituita milizia fascista, impressionati dalla piega che prendeva l'avvenimento, si schierarono ai lati della strada facendo sull'attenti il presentat'arm al passaggio del feretro, portato a spalle  dai compagni del caduto...

Appunti del 1° dicembre 1943 sull'organizzazione comunista di Imperia, stesi da Giancarlo Luca Pajetta - Fonte: Fondazione Gramsci

Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

mercoledì 25 marzo 2020

Bombardamenti alleati su Sanremo a febbraio 1945

Sanremo (IM) - Villa Helios
 
Coldirodi ed Ospedaletti (IM)

1945
- Febbraio 
MERCOLEDÌ 7   - ... e Coldirodi [n.d.r.: Frazione di Sanremo, ma all'epoca Frazione di Coldirodi] bombardate da cacciabombardieri verso le 10.30.
DOMENICA 11   - ... Sanremo mitragliata (ore 15.30).
MARTEDÌ 13       - Sanremo bombardata da aerei (ore 10.30).
MERCOLEDÌ 14  - ... Aerei bombardano Sanremo (ore 14). 
MERCOLEDÌ 21  - ... e Sanremo bombardate da aerei (ore 10.30).
dal Diario di guerra di Giuseppe Biancheri, pubblicato su LA VOCE INTEMELIA anno XXXIX n. 11 novembre 1984, qui ripreso da Cumpagnia d’i Ventemigliusi

Ospedaletti (IM) e Capo Nero di Sanremo

1 febbraio 1945
- Dal P.C.I. di Sanremo alla Federazione P.C.I. di Imperia - Relazione mensile nella quale si sottolineava l'intensificazione dei bombardamenti aereo-navali alleati su Sanremo con perdite umane fra la popolazione civile, soprattutto nella città vecchia...
11 febbraio 1945 - COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE SANREMO S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] prot. n° 276 -  Oggetto: informazioni sui risultati dei bombardamenti alleati. Alla Sezione S.I.M. della V^ Brigata Z.O. -  p.c. Ispettorato Militare I^ Zona Z.O. e Delegazione di zona militare Imperia  -  Vi preghiamo di comunicare al cap. Roberto [capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] i risultati degli ultimi bombardamenti aereo-navali alleati nella zona di nostra competenza: SANREMO: lunedì 5 febbraio: bombardamento navale eseguito da un incrociatore francese tipo Bertin da 5850 tonn. scortato da un cacciatorpediniere, presumibilmente americano no. 424. Durata complessiva circa 70 minuti, con un intervallo di circa 10 minuti. 
I azione: zona occidentale della città: da Villa Helios a Capo Pino. Nessun obiettivo colpito; qualche proiettile è scoppiato sulla strada. Obiettivo vicino: treno armato rifugiato nella galleria Sanremo Ospedaletti. La galleria è minata.
II azione: Zona del porto dove si trovano alcuni mezzi d'assalto. Colpito in pieno un rimorchiatore arenato; la fortezza di S. Tecla centrata da una bordata. La maggior parte dei proiettili è caduta ne centro abitato della città.
III azione: durata pochi minuti: qualche colpo sulla zona di levante della città. La maggioranza dei colpi è caduta in mare. Obiettivi militari colpiti: nessuno. Distanza minima da obiettivi militari: circa 400 metri. Nessuna vittima [...]
Con riserva di ulteriori comunicazioni. Fraterni saluti.  C.L.N. = SANREMO il responsabile del SIM (Mimosa) [Emilio Mascia]
12 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Trasmetteva informazioni sui bombardamenti avvenuti il 5 febbraio nella zona di Sanremo, sulla base del documento 276/SIM del CLN di Sanremo. 
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Schizzi, eseguiti sul citato Diario dall'ing. Giuseppe Biancheri, degli incrociatori francesi Jeanne d'Arc e Emile Bertin - Fonte: Cumpagnia d’i Ventemigliusi cit.
 
 

Sanremo (IM): zone di levante

Il 12 febbraio 1945 la città dei Fiori fu teatro di un bombardamento da parte di 12 cacciabombardieri alleati, che sganciarono circa 25 ordigni, di cui 6 caddero in mare, 4 davanti al porto, 2 nella zona di San Martino, gli ultimi la città vecchia nell'incrocio tra Via Montà, Via Palma e Santa Brigida; la distanza dalle batterie poste nei Giardini Regina Elena era di 100-200 metri in linea d'aria. ... il porto in parte è stato colpito... L'attacco ha causato molte distruzioni ed innocenti vittime, il cui numero non è stato ancora accertato. Si parla di 30 morti e 50 feriti... (la parte in corsivo così è scritta nel seguente documento IsrecIm: 13 febbraio 1945 -  Dalla Sezione SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 283, al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" ed al comando della I^ Zona Operativa Liguria)

Il porto di Sanremo (IM) al tempo della seconda guerra mondiale
 
Le batterie costiere antisbarco risposero sparando verso il mare  [...]
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I 
 
Piazza Santa Brigida a Sanremo (IM), così come ristrutturata dopo aver subito i bombardamenti del secondo conflitto mondiale
 
16 febbraio 1945 - Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria al C.L.N. di Sanremo - Si chiedeva, pur ringraziando per quanto già fatto, maggiore precisione nelle informazioni allegando alle comunicazioni, ogni volta che fosse stato possibile, coordinate e rilevi topografici; di indagare sull'ubicazione delle batterie costiere che il 6 ed il 12 febbraio avevano "aperto il fuoco contro una presunta nave alleata"; di dare informazioni sugli esiti dei bombardamenti alleati, per precisare, al fine di limitare i danni alla popolazione ed alle case, agli alleati stessi le giuste distanze degli obiettivi
da documento Isrecim in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II   


Nel primo pomeriggio del 14 febbraio 1945 Sanremo patì nuovamente un bombardamento aereo- navale.
Alle ore 14.30, infatti, come scrisse in data 16 febbraio 1945 il comando della V^ Brigata, prot. n° 286, al comando della I^ Zona Operativa Liguria: "8 aerei alleati hanno sorvolato la città sganciando 7-8 bombe tutte nella zona orientale della città, 3 bombe sono cadute in Via Giusti (angolo Via Volta) distruggendo una casa ed uccidendo 2-3 persone... 2 bombe sono cadute in fondo a Via San Martino sul corso XXIII marzo scoppiando nei giardini. Nessuna vittima. Nessun obiettivo militare colpito. Distanza dall'obiettivo militare più vicino (i bunker di Villa Nobel armati di mitragliere) a circa 300 metri. Infine 2 altre bombe sono cadute nei giardini della villa del Sole davanti all'entrata. Nessuna vittima".
Circa 30 minuti dopo l'inizio del bombardamento aereo incominciò quello navale da parte di un cacciatorpediniere e di un incrociatore che si protrasse per circa mezz'ora. Fu colpita, in questo caso, la parte occidentale di Sanremo ed un ordigno divelse i binari della ferrovia per un tratto di diversi metri [...]
Il 22 febbraio alle ore 10 aerei alleati effettuarono un bombardamento su Sanremo, seguito da uno navale a cinque ore di distanza. Circa le conseguenze solo 2 giorni dopo i comandi garibaldini riuscirono a sapere che una villa posta in corso Impero era stata seriamente danneggiata [...]
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

22 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata, prot. n° 296, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Riferiva che in quella stessa giornata alle ore 10 aerei alleati avevano effettuato un bombardamento su Sanremo, seguito a cinque ore di distanza da un bombardamento navale, ma che di entrambi non si conoscevano ancora gli esiti...
documento Isrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II


Il 26 febbraio Sanremo venne bombardata dagli aerei alleati, che agirono in due riprese, rendendo inutilizzabile la funivia e colpendo diversi alberghi occupati da comandi tedeschi.


Il 28 febbraio 1945 un nuovo bombardamento colpì Sanremo procurando danni al castello Devachan e ad alcune ville confinanti (come messo in evidenza nel seguente documento: 2 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata, prot. n° 312, al comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della II^ Divisione "Felice Cascione").
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
 

sabato 21 marzo 2020

Uccisi 6 civili a Villa Junia di Sanremo

Baiardo (IM) - Foto Moreschi

Il 17 gennaio 1945 nella zona di Baiardo Bersaglieri Repubblicani catturano i sapisti Laura Giobatta, Laura Mario, Laura Silvio Antonio, Laura Silvio Luigi e Laura Luigi “Miccia”. I cinque partigiani con il medesimo cognome, facenti parte della banda locale di Baiardo furono incolpati di aver trasportato un carico di farina da Baiardo a Passo Ghimbegna e a Vignai per rifornire i partigiani. Vennero portati a Sanremo nella Villa Negri, situata vicino alla Chiesa Russa, dove c'erano delle piccole celle. Il partigiano Laura Luigi Miccia riesce a fuggire durante un allarme aereo e a mettersi in salvo [riuscì a salire su di un tram per andare a rifugiarsi in un casolare in Località Tre Ponti di Sanremo]. Gli altri quattro partigiani furono trasferiti in un primo tempo nella Villa Ober [Oberg, Auberg...] e successivamente in un luogo poco distante, Villa Junia, dove dai Bersaglieri furono obbligati a scavarsi la fossa e quindi dagli stessi fucilati il 24 gennaio 1945.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, 2005, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia  

Nella vicina Sanremo (IM) la notte successiva vennero fucilati presso Villa Junia cinque partigiani della V^ Brigata “Luigi Nuvoloni” della II^ Divisione, che erano stati arrestati a Baiardo (IM) il 17 gennaio.  Quattro di essi portavano il cognome Laura: Gio Batta Paolo, Luigi Gino, Mario Mario e Silvio Antonio. Come segnalato anche da  "Mimosa" [Emilio Mascia] alla Sezione SIM del CLN di Sanremo, il quale avvertiva che dopo l'uccisione di "Bacucco" e l'arresto della moglie le brigate nere avevano ucciso in Sanremo 4 persone tutte di cognome Laura e che altre 20 erano state arrestate e trasferite a Sanremo dove sarebbero state processate dal nemico per connivenza con i patrioti.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Fonte: Pietre della Memoria

25 gennaio 1945 - Dal C.LN. di Sanremo, prot. n° 225/SIM, al Comando [comandante Curto Nino Siccardi] della I^ Zona Operativa, al comando della II^ Divisione ed al comando della V^ Brigata - Relazione militare: nella notte tra il 23 ed il 24 u.s. a Sanremo erano stati uccisi 6 civili a Villa Junia in Corso Inglesi; a Taggia erano stati trucidati da SS italiane e tedesche 7 patrioti.
da documento Isrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 
Elenco delle vittime decedute
Laura Giobatta (nome di battaglia “Paolo”) di Giobatta, nato a Baiardo il 7.06.1925, anni 19, contadino, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 5.06.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3260.
Laura Mario (nome di battaglia “Mario”) di Eugenio, nato a Baiardo il 27.08.1923, anni 21, frantoiano, Partigiano, com.te squadra, (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 10.06.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3261.
Laura Silvio Antonio (nome di battaglia “Antonio”) di Antonio, nato a Baiardo il 29.04.1923, anni 21, contadino, Partigiano, com.te squadra (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 10.06.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3263.
Laura Silvio Luigi (nome di battaglia “Gino”) di Silvio, nato a Baiardo il 13.08.1921, anni 23, contadino, Partigiano, com.te squadra (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 12.04.1944 al 24.01.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3262.
Altre note sulle vittime:
1. Laura Luigi, fratello del fucilato Laura Mario (nome di battaglia “Miccia”) di Eugenio, nato a Baiardo il 14.11.1926, contadino, Partigiano, Commissario di Distaccamento (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 07.07.1944 al 30.04.1945 n° dichiaraz. Integrativa 4123
catturato insieme agli altri 4 partigiani (con il medesimo cognome) nella zona di Baiardo il 17.01.45 - ferito precedentemente ad un ginocchio a Carmo Langan - condotti a Sanremo nella Villa Negri e rinchiusi in cella, ma essendo invalido non era vigilato come gli altri prigionieri - durante un interrogatorio suona l'allarme aereo coglie il momento favorevole e si dà alla fuga. Riesce a prendere un tram a portarsi in località Tre Ponti dove si nasconde nel casolare di una sua campagna.
(da una memoria del partigiano Giancristiano Pesavento conservata nell'archivio ISRECIm sez. III cartella 24 bis)
Descrizione sintetica
Il 17 gennaio 1945 nella zona di Baiardo Bersaglieri Repubblicani catturano i sapisti Laura Giobatta, Laura Mario, Laura Silvio Antonio, Laura Silvio Luigi e Laura Luigi “Miccia”. I cinque partigiani con il medesimo cognome, facenti parte della banda locale di Baiardo furono incolpati di aver trasportato un carico di farina da Baiardo a Passo Ghimbegna e a Vignai per rifornire i partigiani. Vennero portati a Sanremo nella Villa Negri, situata vicino alla Chiesa Russa, dove c'erano delle piccole celle. Il partigiano Laura Luigi “Miccia” riesce a fuggire durante un allarme aereo e a mettersi in salvo. Gli altri quattro partigiani furono trasferiti in un primo tempo nella Villa Oberg e successivamente in un luogo poco distante Villa Junia, dove dai Bersaglieri furono obbligati a scavarsi la fossa e quindi dagli stessi fucilati il 24 gennaio 1945.
(Da Vol. IV della “Storia della Resistenza Imperiese” di F. Biga pagg. 123, 124 e 233;
Memoria del partigiano Giancristiano Pesavento conservata nell'Archivio ISRECIm Sez. III cartella 24 bis)
Note sui presunti responsabili:
Estremi e Note sui procedimenti:
III. MEMORIA
Monumenti/Cippi/Lapidi:
Sacrario: lapide in marmo, lapidi in marmo su tombe dei caduti partigiani iscrizione: a perenne ricordi dei Garibaldini che al sacro Ideale della Libertà immolarono le loro vite generose... (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani)...  committente: ANPI - situata presso il Cimitero di Baiardo.
Cippo in pietra: lapidi in bronzo, riferito a combattimento, rastrellamento e fucilazione iscrizione: Baiardo ai Caduti partigiani e civili della guerra di Liberazione 1943-45 (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani ) - committenti: A.N.P.I., Comune di Baiardo, Comunità montana intemelia, F.IV.L., I.S.R. Di Imperia - situato presso il Parco delle Rimembranze a Baiardo.
Edicola in marmo: lapide in marmo riferita a rastrellamento e fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) iscrizione: a perenne ricordo dei Garibaldini (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani di Baiardo)... che al sacro ideale della libertà immolarono le loro vite generose vittime del furore nazifascista... situata in Corso Inglesi a Sanremo
Edicola in laterizio: lapide in marmo riferita a fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani di Baiardo) - Situata presso Villa Junia - Sanremo
Roberto Moriani, Episodio di Villa Junia, Sanremo, 17-24.01.45, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia