Castelvittorio (IM): Carmo Langan. Fonte: Il Rifugio |
Nella
primavera del 1944 mio cugino Giacomo Rebaudo, che era venuto in
contatto con i partigiani, mi disse che dovevamo entrare nella milizia
per spiare i fascisti di Ventimiglia, così andammo ad arruolarci. Un
mese più tardi, tuttavia, per non dover partecipare ai rastrellamenti,
decidemmo di scappare. Dalla costa, attraverso Seborga e Perinaldo,
arrivammo a piedi a Castelvittorio, poi salimmo a Langan per raggiungere i partigiani di Vittò.
Italo Rebaudo in Marco Cassioli, Ai confini occidentali della Liguria. Castel Vittorio dal medioevo alla Resistenza, Comune di Castel Vittorio, Grafiche Amadeo, Chiusanico (IM), 2006
Italo Rebaudo in Marco Cassioli, Ai confini occidentali della Liguria. Castel Vittorio dal medioevo alla Resistenza, Comune di Castel Vittorio, Grafiche Amadeo, Chiusanico (IM), 2006
La
presenza reale dei partigiani alla Goletta [località di Triora (IM)]
era una voce che era giunta anche a me, che ero a Camporosso (IM). Io
ero stato a Triora come viceparroco negli anni 1936-37, dove ero anche
Rettore di Cetta e di Creppo. Conoscevo bene la gente e conoscevo i
parenti di Vitò… Mi presentai a Langan [nel comune di Castelvittorio
(IM)] a Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] il 13 giugno [1944], festa di
Sant’Antonio, e gli presentai la mia cartolina precetto. Mi guardò
meravigliato. Nella sua mente un fatto del genere non lo aveva previsto…
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
Con la metà di giugno 1944 iniziò per i garibaldini un periodo di aspri combattimenti.
In
località Carpenosa [nel comune di Molini di Triora (IM)] era dislocato
all'interno di una casermetta un presidio tedesco, già più volte
attaccato dal 4° e dal V° distaccamento della IX^ Brigata.
Agiva con il medesimo intento anche il gruppo di Gino, Luigi Napolitano di Sanremo (IM), forte di una cinquantina di uomini, con lo scopo di ottenere una dignitosa sede, una volta espugnata la costruzione in oggetto.
Gino intimò la resa ai nazisti.
Il 18 giugno 1944, allo scadere dell'ultimatum dei patrioti, giunsero considerevoli rinforzi ai tedeschi.
Gino mandò una staffetta, Barbieri, in motocicletta a Carmo Langan [Castelvittorio (IM)] per chiedere rinforzi al comando del V° distaccamento.
"Vitò" [anche Vittò/Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo, già combattente nelle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica Spagnola, organizzatore di una delle prime bande partigiane in provincia di Imperia, poi comandante di un Distaccamento della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" e dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"], il comandante, era, invece, assente, perché in missione a Pigna (IM).
Erven, Bruno Luppi, assunto provvisoriamente il comando, portò aiuto a Carpenosa anche con un mortaio da 81. Erven ricordò il fatto con queste parole in don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975: "Noi di Langan avevamo un mortaietto da 45 mm, due mitragliatrici pesanti ed un mortaio da 81, che solo 3 giorni prima ci era stato portato dal Piemonte. Però era privo di piastra di basamento e di congegno di puntamento [...] caricammo sul camion le armi pesanti, quelle che noi chiamavano pesanti in rapporto a quelle che erano portate personalmente ed alcuni uomini".
Il sopraggiungere degli uomini di Erven e del mortaio da 81 diede nuove energie agli assedianti.
Una granata centrò il capannone in cui era situato il dispositivo per il brillamento del campo minato, predisposto dal nemico. Gli effetti della deflagrazione furono notevoli: i tedeschi fuggirono in camion ed il distaccamento di Gino si trasferì a Carpenosa.
[...]
Agiva con il medesimo intento anche il gruppo di Gino, Luigi Napolitano di Sanremo (IM), forte di una cinquantina di uomini, con lo scopo di ottenere una dignitosa sede, una volta espugnata la costruzione in oggetto.
Gino intimò la resa ai nazisti.
Il 18 giugno 1944, allo scadere dell'ultimatum dei patrioti, giunsero considerevoli rinforzi ai tedeschi.
Gino mandò una staffetta, Barbieri, in motocicletta a Carmo Langan [Castelvittorio (IM)] per chiedere rinforzi al comando del V° distaccamento.
"Vitò" [anche Vittò/Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo, già combattente nelle Brigate Internazionali a difesa della Repubblica Spagnola, organizzatore di una delle prime bande partigiane in provincia di Imperia, poi comandante di un Distaccamento della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" e dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"], il comandante, era, invece, assente, perché in missione a Pigna (IM).
Erven, Bruno Luppi, assunto provvisoriamente il comando, portò aiuto a Carpenosa anche con un mortaio da 81. Erven ricordò il fatto con queste parole in don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975: "Noi di Langan avevamo un mortaietto da 45 mm, due mitragliatrici pesanti ed un mortaio da 81, che solo 3 giorni prima ci era stato portato dal Piemonte. Però era privo di piastra di basamento e di congegno di puntamento [...] caricammo sul camion le armi pesanti, quelle che noi chiamavano pesanti in rapporto a quelle che erano portate personalmente ed alcuni uomini".
Il sopraggiungere degli uomini di Erven e del mortaio da 81 diede nuove energie agli assedianti.
Una granata centrò il capannone in cui era situato il dispositivo per il brillamento del campo minato, predisposto dal nemico. Gli effetti della deflagrazione furono notevoli: i tedeschi fuggirono in camion ed il distaccamento di Gino si trasferì a Carpenosa.
[...]
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un
saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto
Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1
gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università
degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
In località San Martino di Soldano (IM) ci unimmo ad un gruppo di studenti di Sanremo che il C.L.N. aveva indirizzato verso noi per raggiungere Langan. Tra quei giovani credo ci fosse anche Italo Calvino [n.d.r.: di lì a breve tra i redattori del giornale “Il Garibaldino”, stampato a Realdo, Frazione di Triora (IM), di cui furono creatori ed animatori Fragola Doria ([Armando Izzo) e Silla,
Ferdinando Peitavino, di Isolabona (IM), quest’ultimo in seguito, da
fine gennaio 1945, vice commissario politico della II^ Divisione]. Non ne sono sicuro, ma dalle fotografie dello scrittore
viste nel dopoguerra sono certo di aver riconosciuto un compagno con i
quali trascorsi a Carmo Langan [località di Castelvittorio (IM)] i miei primi giorni da partigiano. Quando giungemmo sopra Castelvittorio (IM), ci venne incontro un
partigiano, un militare unitosi alla resistenza dopo l’8 settembre 1943,
tale Iezzoni “Argo” [Altorino Iezzoni, nato ad Atri (TE), il
26/04/1914, già caporale del Regio Esercito, commissario di
Distaccamento della neoformata IX^ Brigata d’Assalto
Garibaldi “Felice Cascione”], che ci accompagnò fino a Langan, dove c’era il “quartier generale” e dove si concentravano tutti i neo-partigiani. Salutandoci, il partigiano Iezzoni ci disse che l’indomani probabilmente
sarebbero sbarcati gli alleati. Sarebbe stato, invece, il giorno della
da noi famosa “notte dei bengala” del 21 giugno del 1944, quando tutti
credevano e speravano nello sbarco degli alleati e invece ci fu solo un
grande bombardamento. Otto giorni dopo [il 27 giugno 1944] “Argo” moriva in un’operazione a Baiardo (IM). Fu il primo schiaffo che ricevetti dalla realtà della mia guerra di partigiano.Fummo segnati su un grosso registro e arruolati al comando di Vittò... Restammo a Langan un paio di giorni e depositammo le armi che ci
eravamo procurati a Vallecrosia, tanto avevamo possibilità di averne
altre, recuperandole tra quelle nelle caserme abbandonate o gettate dai
soldati dell’armata italiana in rotta dal fronte francese dopo l’8
settembre. Con altri 6 o 7 scendemmo in Alpicella, vicino a Perinaldo (IM), dove
c’era un rudere di caserma con i muri perimetrali, ma senza tetto. Qui si radunarono fino a più di 40 partigiani.
Renato Plancia Dorgia, in Gruppo Sbarchi Vallecrosia di Giuseppe Mac Fiorucci, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia <Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale “Il Ponte” di Vallecrosia (IM) >, 2007
Ed ecco un'altra testimonianza della battaglia di Langan [Castelvittorio (IM)] e del rastrellamento [tedesco] dei primi giorni di luglio [1944].
don Ermando Micheletto, Op. cit.
[...] i tedeschi si diressero verso Langan [Castelvittorio (IM)] tendendo all'accerchiamento di tutte le forze garibaldine che erano in ritirata dalla Valle Nervia e dalla Valle Argentina.
Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo], che era capo delle bande partigiane che agivano nella zona interessata, convocò i comandanti dei vari distaccamenti invitandoli ad esprimere il proprio parere sulle misure da adottare.
Leo il mortaista [n.d.r.: Vittorio Curlo, che poi diventerà Capo di Stato Maggiore della II^ Divisione "Felice Cascione"] era stato convocato insieme ad altri comandanti da Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] il 2 luglio [1944]. Aveva aderito al pensiero del comandante di operare un ripiegamento, mentre altri, piuttosto fervorosi di battaglia, proclamavano di dover fare resistenza ad ogni costo.
Vitò finse di ascoltare anche questi, ma in cuor suo aveva già deciso il ritiro.
don Ermando Micheletto , Op. cit.
don Ermando Micheletto, Op. cit.
[...] i tedeschi si diressero verso Langan [Castelvittorio (IM)] tendendo all'accerchiamento di tutte le forze garibaldine che erano in ritirata dalla Valle Nervia e dalla Valle Argentina.
Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo], che era capo delle bande partigiane che agivano nella zona interessata, convocò i comandanti dei vari distaccamenti invitandoli ad esprimere il proprio parere sulle misure da adottare.
Rocco Fava, Op. cit.
Leo il mortaista [n.d.r.: Vittorio Curlo, che poi diventerà Capo di Stato Maggiore della II^ Divisione "Felice Cascione"] era stato convocato insieme ad altri comandanti da Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] il 2 luglio [1944]. Aveva aderito al pensiero del comandante di operare un ripiegamento, mentre altri, piuttosto fervorosi di battaglia, proclamavano di dover fare resistenza ad ogni costo.
don Ermando Micheletto , Op. cit.
A Langan i partigiani presero le mie generalità e mi diedero Rodi
quale nome di battaglia. Nei giorni successivi, Bruno Luppi [Erven] costituì
un distaccamento [il V° dell’allora IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi
“Felice Cascione”, formata il 20 giugno 1944 e diventata il 7 luglio
1944 II^ Divisione “Felice Cascione”] di una trentina di uomini con base
in un bosco vicino alla frazione Vignai, nel comune di Baiardo: il
gruppo aveva lo scopo di isolare la postazione tedesca sul monte Ceppo,
che impediva il transito da Baiardo a Langan. Io entrai a far parte del
distaccamento in qualità di portaordini e il 26 giugno 1944 ricevetti il
battesimo del fuoco. […] già alla fine di luglio formammo un nuovo
distaccamento agli ordini del comandante Mosconi [Basilio Moscone] e tornammo nei boschi intorno a Castel Vittorio. In settembre partimmo poi per Cima di Marta, con l’incarico di stare di vedetta per controllare che non arrivassero tedeschi dalla Val Roia.
Là rimasi fino al rastrellamento dell’8 ottobre, quando Langan fu di
nuovo occupata e noi dovemmo ritirarci a Piaggia (CN), poi alle falde
del Mongioie, in Piemonte. […]
Stefano Rodi Millo [conosciuto soprattutto come Mario], testimonianza in Marco Cassioli, Op. cit.