Ormea (CN): un vicolo. Fonte: mapio.net |
In base agli accordi presi a Casalecchio, nei pressi di Bologna, tra comandi supremi italiano e tedesco il 15 agosto 1943, la sostituzione del contingente italiano in Provenza con quello tedesco avrebbe dovuto ultimarsi entro il 9 settembre '43. Mentre le operazioni si stavano ultimando, giunse al comando dell'armata una comunicazione, "Memoria 44", in cui in previsione di una possibile aggressione tedesca veniva disposto che le divisioni Pusteria e Taro della IV armata fossero raccolte nelle valli Roja e Vermenagna "per interrompere le vie di comunicazione della Cornice..."
Mario Torsiello (a cura di), Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, Roma, 1975
Imperia: un'immagine datata della Caserma Crespi |
A partire dal 25 luglio 1943, data della caduta di Mussolini e del fascismo, i tedeschi iniziarono ad attuare loro piani già pronti, facendo affluire truppe dal Brennero e dalla Francia, che si insediarono in seguito anche in provincia di Imperia.
Già dall'agosto 1943 a ridosso dei valichi appenninici e delle Alpi Liguri sono presenti le divisioni tedesche 76^ e 94^, appartenenti all'87° Corpo d'Armata.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
Anche il battaglione della Guardia di Finanza presente a Nizza aveva già ricevuto l'ordine di rimpatrio e nella giornata del 9 settembre da Ventimiglia raggiunse Cuneo e poi Torino, dove fu sciolto. Furono invece internati parte dei militari della compagnia di Finanzieri di Tolone, mentre quelli della compagnia dislocata in Corsica, dopo aver partecipato ai combattimenti intorno a Bastia, si trasferirono in Sardegna alla fine di ottobre.
Gabriele Bagnoli, La Guardia di Finanza nella seconda guerra mondiale, Tesi di laurea, Università degli Studi di Firenze, Anno Accademico 2013-2014
L'8 settembre 1943 il comando della Wehrmacht di stanza ad Acqui (AL) "alle ore 18.30 dalla radio inglese BBC ed alle ore 19 da quella italiana" precisa Francesco Biga (Il settembre 1943 nell'Imperiese, supplemento a "Storia e memoria", n° 2, 1993) "immediatamente allertava l'87° Corpo d'Armata tedesco: alle 22.25, infatti, il generale Rommel ordinava di disarmare le truppe italiane in base alle misure previste dal piano 'Achse' a iniziare dalle ore 5 del mattino del 9 settembre".
La 76^ divisione tedesca, ricevuto l'ordine, si diresse verso Albenga lungo la Via Aurelia. La 94^ doveva marciare anch'essa verso la città ingauna, oltre che su Imperia, passando nell'entroterra da Carcare-Ceva-Garessio.
Il gruppo tattico della 94^, al comando del colonnello Lodowig, occupata Albenga a mezzogiorno senza incontrare veri e propri ostacoli, giunse in serata a Sanremo e a Ventimiglia, dove si congiunse con la 60^ divisione Panzer proveniente dalla Provenza...
Rocco Fava, Op. cit.
Il colonnello Gerolamo Pittaluga decise di trasferire verso i monti del Cuneese le forze schierate tra Ventimiglia ed Albenga <15. Partita il pomeriggio del 9, la lunga colonna si sfilacciò tra sbandamenti e diserzioni per poi attestarsi sul Colle di San Bernardo; ma la mattina dopo Garessio era già occupata da ingenti forze germaniche. Vista la mala parata, non restava che trattare la resa. I tedeschi promisero la libertà in cambio del disarmo; poi, con tipico senso dell’onore militare, deportarono tutti ad Acqui Terme <16, e da lì in Polonia nei tristemente noti stalag. Pochi furbi riuscirono a dileguarsi fra le montagne: a Garessio si contarono 3000 prigionieri e un ingente bottino di armi leggere e pesanti <17.
[NOTE]
15 Ibidem, vol. I, pp. 31 - 32. Le peripezie della colonna che da Albenga risalì verso Garessio sono narrate in R. Lucifredi, Rottami, Oneglia, Dominici, 1982
16 Vedi R. Lucifredi, op. cit., capp. III - IV.
17 G. Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, Farigliano (CN), Milanostampa, 1965-69, vol. I, p. 32.
Stefano d’Adamo, "Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45)", Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000
[NOTE]
44 Ibidem, Cartella 2121/A/3/2, testimonianza del generale Gazzale.
45 R. OPERTI, Il tesoro della 4ª Armata, Torino 1946, pp. 60-62.
Jean-Louis Panicacci, Le ripercussioni dell’occupazione italiana in Francia nella provincia di Imperia, Intemelion, n° 18 (2012)
Emblematico risulta il caso di Ormea (CN), un comune ed un circondario intorno al quale operarono spesso in seguito i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, segnatamente la VI^ Divisione "Silvio Bonfante". Di Ormea e di quanto vi accadde nel drammatico settembre 1943 scrisse in un diario-memoriale (Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994), che riguarda la zona Ormea-Pieve di Teco per tutto il periodo che va dall'8 settembre alla Liberazione, Nino Barli, podestà di Ormea dopo il 25 luglio 1943, ma subito dimessosi dopo i tragici avvenimenti, qui di seguito riportati con le sue parole. "Fin dal mattino del 10 incominciarono a giungere ininterrottamente dalla costa ligure colonne di militari italiani, anche marinai, mentre gli ufficiali già in Ormea davano disposizioni per organizzare un poderoso centro di difesa". Venne posto un camion sul ponte dell'Armella ostruendo completamente il passaggio e, come precisò il Barli, "furono posizionate mitragliatrici sulla piazza della Chiesa Parrocchiale, oltreché nei vigneti sovrastanti la Statale 28. Molti soldati, armatissimi e con zaini di bombe a mano, vennero dislocati nelle case private". La popolazione, spaventata per tutto questo muoversi di truppe e temendo il peggio, fuggì in gran numero portandosi dietro quello che poteva.[...]
Di fronte ad un tale dispiegamento di armi e armati, la popolazione, invitata dai generali Bancale, Gonzales, da un altro ufficiale e da un colonnello dello Stato Maggiore, a chiudersi in casa, presa dal panico, già dalle ore 14 aveva incominciato ad abbandonare il paese, portando con sé quello che poteva. Il pomeriggio trascorse in un continuo aumento di tensione per le notizie per le notizie che giungevano e che annunciavano prossimo l’arrivo dei tedeschi.
Ad un tratto lungo la strada si scorse l’avvicinarsi di una grossa colonna nemica proveniente da Garessio, si udì la prima raffica di mitragliatrice nei pressi di San Rocco.
Da quel momento il fuoco andò sempre aumentando di intensità.
Il fragore era tremendo, l’azione durò due ore e un quarto: dalle 19 alle 21,30, ora in cui gli italiani si arresero.
All’inizio dell’attacco i soldati tedeschi si erano divisi in tre colonne: una marciò verso il centro dell’abitato, l’altra s’inoltrò a monte dello stesso, passando attraverso i vigneti, per il sentiero del Rio Arozzo, che porta alla Cappella di San Moro e la terza, avanzando lungo il Tanaro, raggiunse il così detto Ponte dei Sospiri. In tal modo l’abitato venne a trovarsi sotto un intensissimo fuoco incrociato, le cui conseguenze lasciarono il segno per molto tempo.
Una volta arresisi gli italiani, i tedeschi iniziarono uno spietato saccheggio che si protrasse per tutta la notte dell’11 settembre, convinti che la popolazione in massa avesse appoggiato i nostri soldati, lanciando bombe dalle finestre ed azionando mitragliatrici dalle case private.
Durante i combattimenti caddero cinque nostri soldati ed un ufficiale, una decina di feriti furono ricoverati nell’Ospedale.
Correva voce che i tedeschi avessero perduta una trentina di uomini tra morti e feriti, falciati dalla mitragliatrice piazzata in località San Rocco, mentre su autocarri scoperti giungevano da Garessio. Ma niente fu possibile appurare. Nei pressi della Chiesa Parrocchiale, il tenente delle SS che comandava la colonna di centro, ebbe il braccio destro fratturato in due punti da pallottole, e perciò fu ricoverato nell’Albergo delle Alpi; al tempo stesso diede ordine che tutta la popolazione maschile dai 18 ai 35 anni venisse deportata in Germania, convinto che avesse appoggiato i soldati italiani.
Il paese trascorse qualche ora di terrore ma poi, grazie all’intervento di una signora tedesca, moglie di un ufficiale, nella zona da più giorni per raccogliere informazioni, fu evitata la deportazione.
Il giorno 11 settembre, alle ore 10, giunse in Ormea una lunga colonna di soldati italiani ed una trentina di ufficiali, fatti prigionieri durante la notte lungo la Statale 28, tra Cesio e Nava. Erano settecento circa, affiancati da soldati tedeschi armati di mitragliatori, ed erano avviati ad accamparsi nel campo sportivo.
La popolazione tutta gareggiò nel provvedere loro viveri, indumenti, medicine ed altro. Il Comune fornì in abbondanza altre provvigioni. I prigionieri bivaccarono tutta la notte nel campo, ma il mattino del12, alle ore 8, con una lunga e lenta tradotta furono fatti partire per Alessandria.
In Ormea rimasero una trentina di tedeschi a custodia del deposito del 90° Reggimento Fanteria, fornito di una grande quantità di materiale militare che i tedeschi, con cinque torpedoni della ditta Fava di Imperia, trasportarono allo scalo ferroviario, caricandolo poi su sessantacinque vagoni, che avevano per destinazione una località ignota (forse Alessandria).
In previsione di giorni drammatici il Comune di Ormea riuscì a farsi consegnare dall’ufficio dell’ammasso di Ceva circa quattromila quintali di grano che, con l’aiuto degli amministratori della cartiera, furono ammassati nel Comune e quindi distribuiti alla popolazione. Fu un saggio provvedimento perché, dove si agì diversamente, enormi quantità di grano furono deviate in Germania, con gravi conseguenze per la popolazione... (Barli)
Nei giorni successivi al 12, i tedeschi organizzarono una serie di capisaldi; dopo il 15 il gruppo tattico Reich assunse la seguente dislocazione: il Comando a Borgomaro, in Valle Impero; il Comando del reparto esploratori della 94a Divisione ad Oneglia, con a capo il capitano Kohler; il 2° Squadrone dello stesso reparto, a Bordighera. Invece ad Albenga fu dislocato il Comando del reparto esplorante della 76a Divisione, con uno squadrone ad Alassio. L’artiglieria del 451° gruppo, diviso in due sezioni, prese posizione a Leca di Albenga e nella Caserma U. Comandone di Diano Castello.
Il battaglione si era frazionato nel corso della sua marcia e aveva lasciato reparti a presidio delle città occupate del basso Piemonte - Alessandria, Asti, Alba, Bra, Mondovì, Cuneo - diventando troppo debole per accollarsi ancora questo compito.
... All'alba del 14 settembre, il reparto esplorante (Aufklärungs-Abteilung) divisionale fu messo in marcia da Chivasso alla volta di Cuneo allo scopo di provvedere al rastrellamento della val Roja.
Giunto a Cuneo verso le 9 del mattino, il reparto proseguì attraverso la Vermenagna, passò in val Roja dove catturò a Tenda e a Briga Marittima i resti dei tre battaglioni del 7° reggimento alpini e il 5° reggimento di artiglieria alpina e si spinse fino a Breil.
Qui, dove la strada era stata fatta saltare dai soldati del Regio Esercito in ritirata, fu preso contatto con un reparto della divisione Feldherrnhalle che proveniva dal Nizzardo.
Già il giorno seguente, il grosso del reparto esplorante fu fatto rientrare quasi completamente a Chivasso.
Rimasero nel Cuneese solo alcune aliquote incaricate di effettuare ulteriori operazioni di disarmo in direzione del confine francese.
Vediamo la comunicazione del 15 settembre: "Il disarmo si avvia alla conclusione. Il raggiungimento delle aree periferiche ha portato i seguenti risultati: strada Cuneo, Breglio, nessun ulteriore accertamento del nemico. Aliquote dell'A[ufklärungs] A[bteilung] "LSSAH" inviate da Cuneo verso ovest hanno disarmato a Demonte 30 ufficiali e 20 uomini, a Vinadio 30 ufficiali e 300 uomini della G.A.F. [Grenzjäger]. Le moderne fortificazioni del confine sono libere..."
Carlo Gentile, Settembre 1943. Documenti sull'attività della divisione "Leibstandarte-SS-Adolf Hitler" in Piemonte, in Il presente e la storia: rivista dell'Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia
46 P. VEZIANO, Sanremo. Una nuova comunità ebraica nell’Italia fascista, 1937-1945, Reggio Emilia 2007, pp. 171-178.
Jean-Louis Panicacci, art. cit.
Doc. 33 (BA-MA, RS 2-2/27)
Comunicazioni del Quartiermeister (sezione dello stato maggiore addetta, tra l'altro, ai rifornimenti ed all'amministrazione dei prigionieri di guerra) del II. SS-Panzerkorps all'Heeresgruppe B.
17-9-43: "Lungo la strada Cuneo - Ventimiglia, catturati al Colle di Tenda un btg. ed a Briga due btg. del 7° regg. Alpini. I cannoni del 5° regg. art., in posizione in montagna, privi dei serventi. A Saorgio, il ponte stradale e quello ferroviario fatti saltare [...]".
Carlo Gentile, Op. cit.
“Ormea 10 sett. 1943
Dario mio, Sebbene sia quasi sicura che non ti giunga questa mia te la invio ugualmente per farti conoscere le nostre buone condizioni di salute. Fino a ieri ho sempre sperato di vedere in mezzo ai numerosi marinai e soldati venuti da tutte le parti della Francia, anche te, purtroppo invece nulla, possibile che ci si debba rassegnare a questa dura sorte. Che disperazione Dario mio! Non per fartene un rimprovero, ma se avessi ascoltato il nostro consiglio!! Io lo sentivo che finiva così. Speriamo che Dio e la Madonna non ci abbandonino del tutto e ci proteggano. Anche noi qui sentiamo le conseguenze e faccio conto di rientrare prima del previsto a Savigliano ove credo sarò più tranquilla. Sta bene, Dario caro, e di buon animo che le cose si aggiusteranno speriamo presto. Ricordi e baci infiniti da Giorgio e da me tua Maria.
Maria Barla. Villa De Michelis. Ormea.”
Riccardo Bertolotto (da IL FOGLIO dell'U.F.S. n. 173), Spigolature, armistizio su due fronti, Il Postalista