Il 17 gennaio 1945 iniziarono altri rastrellamenti dei nazifascisti contro i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria.
[...] Il 19 gennaio una squadra del Distaccamento "Angiolino Viani" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante", al comando di Ti Frego o Tifrego Calogero Caramazza, già aviere della Regia Aeronautica, pose una mina anticarro sulla Statale 28 del Col di Nava, riuscendo a colpire un autocarro tedesco carico di soldati, dei quali 7 rimasero uccisi.
A tarda sera del 19 gennaio giunse al Comando della Divisione "Silvio Bonfante" la notizia di una prossima puntata nemica nella parte orientale della I^ Zona Liguria, a cavallo tra le province di Imperia e di Savona.
Il 20 gennaio 1945 ebbero inizio duri rastrellamenti ai danni soprattutto della I^ Brigata e della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo", della Divisione "Silvio Bonfante", segnatamente nelle valli di Caprauna (CN), dell'Arroscia, di Lerrone (SV), Andora (SV) e Cervo (IM).
I nazifascisti impiegarono tre battaglioni della famigerata Divisione repubblichina Monte Rosa al comando del generale Mario Carloni e quattro compagnie tedesche.
Il preannunciato attacco a catena, con conseguente occupazione dei paesi di passaggio, iniziò alle 4. Tre colonne nemiche, una accompagnata dalla spia Carletto (Amleto De Giorgi, un ex partigiano passato alle dipendenze della Feldgendarmerie di Albenga: conosce strade e sentieri diceva un successivo documento partigiano), ciascuna di 50 uomini circa, partite rispettivamente da Cesio (IM), Villanova d'Albenga (SV) e da Leca, Frazione di Albenga (SV), conversero su Bosco, Frazione di Casanova Lerrone (SV).
A Bosco vennero catturati 16 garibaldini. Al momento di essere fucilati i patrioti tentarono la fuga e 12 di loro riuscirono a salvarsi, raggiungendo poi il loro Distaccamento.
Perirono in quel 20 gennaio 1945 i garibaldini Gino Gino Bellato, William Rosa Bertazzini, Rolando Indusco Martini, quest'ultimo di Serravalle Pistoiese (PT), ma residente a Ventimiglia (IM), tutti della III^ Brigata e tutti di 20 anni di età, ed il russo Gospar, il quale ultimo venne sentito dire qualcosa nella sua lingua prima di morire.
Vennero dal nemico fucilati, come ricordato in seguito, una volta finita la guerra, in una comunicazione ufficiale del 13 agosto 1945 da parte del comune di Casanova Lerrone (SV), due agricoltori, dediti alle loro pacifiche mansioni, Matteo Favaro e Amedeo Boli, di 41 anni.
I nazifascisti impiegarono tre battaglioni della famigerata Divisione repubblichina Monte Rosa al comando del generale Mario Carloni e quattro compagnie tedesche.
Il preannunciato attacco a catena, con conseguente occupazione dei paesi di passaggio, iniziò alle 4. Tre colonne nemiche, una accompagnata dalla spia Carletto (Amleto De Giorgi, un ex partigiano passato alle dipendenze della Feldgendarmerie di Albenga: conosce strade e sentieri diceva un successivo documento partigiano), ciascuna di 50 uomini circa, partite rispettivamente da Cesio (IM), Villanova d'Albenga (SV) e da Leca, Frazione di Albenga (SV), conversero su Bosco, Frazione di Casanova Lerrone (SV).
A Bosco vennero catturati 16 garibaldini. Al momento di essere fucilati i patrioti tentarono la fuga e 12 di loro riuscirono a salvarsi, raggiungendo poi il loro Distaccamento.
Perirono in quel 20 gennaio 1945 i garibaldini Gino Gino Bellato, William Rosa Bertazzini, Rolando Indusco Martini, quest'ultimo di Serravalle Pistoiese (PT), ma residente a Ventimiglia (IM), tutti della III^ Brigata e tutti di 20 anni di età, ed il russo Gospar, il quale ultimo venne sentito dire qualcosa nella sua lingua prima di morire.
Vennero dal nemico fucilati, come ricordato in seguito, una volta finita la guerra, in una comunicazione ufficiale del 13 agosto 1945 da parte del comune di Casanova Lerrone (SV), due agricoltori, dediti alle loro pacifiche mansioni, Matteo Favaro e Amedeo Boli, di 41 anni.
Contro Degolla, Frazione di Ranzo (IM), alle 7 si diressero tre colonne nemiche, provenienti da Cesio, Pieve di Teco (IM) e Casanova Lerrone (SV). A Degolla era dislocata la squadra di Franco Riccolano (Franco) con 12 uomini armati di moschetti e di un M.G.: rimasero uccisi in combattimento Franco e ed il commissario politico del Distaccamento "Gian Francesco De Marchi" della III^ Brigata, Giuseppe Giuseppe Cognein, circostanza riferita per iscritto al comando della I^ Zona anche da Don Giacomo Negro, arciprete di Costa Bacelega, Frazione di Ranzo (IM).
Sempre il 20 gennaio veniva ucciso a Ubaghetta, Frazione di Borghetto d'Arroscia (IM), il partigiano Michele Miscioscia (Mario), nato il 3 novembre 1921 a Lavello (PZ) in Basilicata. Il giorno prima era stato incaricato di portare dei viveri nella zona di Marmoreo. Al ritorno, verso Ubaghetta, trovò il passaggio sbarrato dal nemico. Si lanciò all'attacco con una bomba a mano, sacrificandosi, ma permettendo agli uomini dell'intendenza della Divisione e del Distaccamento "Gian Francesco De Marchi" di sganciarsi incolumi da Ubaghetta, dove erano stati attestati. ... il 19 gennaio era stato incaricato di portare dei viveri nella zona di Marmoreo; mentre rientrava alla base avvistò una colonna nazi-fascista che si dirigeva verso Ubaghetta: impossibilitato a sorpassare il nemico senza farsi scorgere... non esitava a lanciare una bomba a mano... I partigiani ed i civili, mercé il suo sacrificio, poterono abbandonare il paese celati al nemico... con queste parole la morte di Miscioscia veniva ricordata in una successiva comunicazione del Distaccamento "Angiolino Viani" alla I^ Brigata (che, ad ulteriore conferma del momento drammatico vissuto da quelle formazioni partigiane, aggiungeva "Il 20 gennaio 1945 si è assentato il polacco Valter senza fare più ritorno. Da ultime informazioni risulta che attualmente si trovi presso il Distaccamento di "Domatore" della III^ Brigata...").
Altre perdite umane della Divisione "Silvio Bonfante" in quell'infausto 20 gennaio furono quelle di Antonino Bagatto Amato, caduto in combattimento a Ranzo (IM), e di Attilio Tamburino Obbia, fucilato a Barbigioni nel comune di Ortovero (SV).
Altre perdite umane della Divisione "Silvio Bonfante" in quell'infausto 20 gennaio furono quelle di Antonino Bagatto Amato, caduto in combattimento a Ranzo (IM), e di Attilio Tamburino Obbia, fucilato a Barbigioni nel comune di Ortovero (SV).
Ancora nella mattinata del 20 gennaio 1945 una colonna tedesca, guidata dalla spia Boll, tentava nuovamente di catturare Ramon, Raymond Rosso, capo di Stato Maggiore della Divisione "Silvio Bonfante", già gravato dalla cattura di tutta la famiglia.
I Distaccamenti "Filippo Airaldi" della II^ Brigata "Nino Berio", "Giannino Bortolotti" della II^ Brigata, e "Giuseppe Catter" della III^ Brigata, tutte della Divisione "Silvio Bonfante", riuscivano a sganciarsi senza perdite dalla zona di Ranzo (IM), Nasino (SV), Alto CN), Aquila.
Il 21 gennaio 1945 il comandante Giorgio Giorgio Olivero ed il vice commissario Gustavo Boris Berio lasciarono la sede della Divisione "Silvio Bonfante", per provare a fare il punto della tragica situazione al comando di Zona, lasciando la formazione affidata al vicecomandante Luigi Pantera Massabò.
Il 21 gennaio 1945 il comandante Giorgio Giorgio Olivero ed il vice commissario Gustavo Boris Berio lasciarono la sede della Divisione "Silvio Bonfante", per provare a fare il punto della tragica situazione al comando di Zona, lasciando la formazione affidata al vicecomandante Luigi Pantera Massabò.
Il 21 gennaio la divisione repubblichina Monte Rosa occupava Casanova Lerrone (SV), Marmoreo, Frazione di Casanova Lerrone (SV), Garlenda (SV), Testico (SV), San Damiano, Frazione di Stellanello (SV), Degna, Frazione di Casanova Lerrone (SV), e Vellego, Frazione di Casanova Lerrone (SV), dopo avere già occupato il giorno prima Alto (CN), Borgo di Ranzo (sede comunale di Ranzo), Borghetto d'Arroscia (IM), Ubaga e Ubaghetta, Frazioni di Borghetto d'Arroscia (IM). A Marmoreo il nemico uccise il civile Settimio Testa.
Nei tre giorni successivi le formazioni della Divisione "Silvio Bonfante" sfuggirono ai rastrellamenti nemici di San Damiano, Rossi, Frazione di Stellanello (SV) e Marmoreo, Frazione di Casanova Lerrone (SV).
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un
saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto
Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1
gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università
degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di
Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
Solo il garibaldino Germano Cardoletti, Redaval, del Distaccamento “G. Maccanò”, di anni 21, rimane gravemente ferito da una gamba mentre tenta di fuggire. Riesce a nascondersi ma poi viene scovato; portato a Borghetto di Ranzo sopra una scala, riceve una superficiale medicazione, nonostante avesse riportato la frattura dell’osso. Adagliato su della paglia gli è data una coperta e per tre giorni è lasciato privo d’ogni altra cura. Solo un sergente maggiore della compagnia di uomini che si trovano in quel momento a Borghetto, mostra pietà di lui. Il maggiore, comandante di Battaglione, gli aveva detto che sarebbe stato portato all’ospedale di Pieve di Teco. Invece la sera del 22 giunge un tenente con i capelli grigi e dice al Cardoletti che si era riunito il Tribunale militare per decidere la sua sorte: è condannato a morte. Il parroco locale Don Casa e contadini del luogo, si offrono per portare il ferito a Pieve di Teco con la speranza di salvargli la vita. Niente da fare. Il giorno 23 il plotone di esecuzione fa fuoco sul ferito disteso a terra, sulla piazza del municipio. Con uno sforzo supremo grida al nemico: “Sparate! Questa è la fine che vi faranno fare i miei compagni”.
Al parroco è concesso il permesso dell’assistenza spirituale solo all’ultimo istante prima dell’esecuzione.
Da relazione del sacerdote E. Casa, economo spirituale, la quale termina così: “Non mi fu concesso che di poterlo vedere cinque minuti prima del l’esecuzione nonostante dalle 5,30 fossi ad attendere. Non mi fu possibile comprendere il nome di suo padre e di sua madre tanto era debole la sua voce. Appena ucciso ne ricomposi subito la salma nella cassa provvisoria di legno e fu sepolto nel nostro cimitero. Non mi fu possibile darne notizia ai parenti perché privo di qualsiasi documento avendoglieli ritirati i fascisti e già inviati a Pieve di Teco".
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. La Resistenza nella provincia di Imperia dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005
Al parroco è concesso il permesso dell’assistenza spirituale solo all’ultimo istante prima dell’esecuzione.
Da relazione del sacerdote E. Casa, economo spirituale, la quale termina così: “Non mi fu concesso che di poterlo vedere cinque minuti prima del l’esecuzione nonostante dalle 5,30 fossi ad attendere. Non mi fu possibile comprendere il nome di suo padre e di sua madre tanto era debole la sua voce. Appena ucciso ne ricomposi subito la salma nella cassa provvisoria di legno e fu sepolto nel nostro cimitero. Non mi fu possibile darne notizia ai parenti perché privo di qualsiasi documento avendoglieli ritirati i fascisti e già inviati a Pieve di Teco".
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. La Resistenza nella provincia di Imperia dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005
Germano Cardoletti (Redaval). Fonte: Anpi Voghera |
Cardoletti Germano “Redaval”, operaio, partigiano della 60a Brigata “Bonfante”; nato a Redavalle il 16 novembre 1924 e residente a Gallarate (Varese); ferito e catturato in combattimento dai nazifascisti il 21 gennaio 1945, veniva fucilato due giorni dopo a Borghetto d’Arroscia (Imperia).
Ugo Scagni, "La Resistenza e i suoi caduti tra il Lesima e il Po", ed. Guardamagna, Varzi, 1995
18 gennaio 1945 - Da 'Dario' [Ottavio Cepollini] alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" - Informava che "da parte dei tedeschi continua l'interrogatorio di 'Giulio' e 'Dek', 'Boll' collabora con i tedeschi, viene messo spesso con gli arrestati e con il pretesto di essere caduto anche lui in trappola cerca di carpire notizie utili da riferire ai tedeschi. Si cercherà di fare eliminare 'Boll' proprio dai tedeschi. I tedeschi a Pieve di Teco stanno ricostruendo il ponte crollato".
31 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Relazione sui rastrellamenti subiti il 10 ed il 20 gennaio 1945 "... Il giorno 20 gennaio avveniva il temuto rastrellamento a catena ad opera di forze della RSI e di alcuni reparti tedeschi. Furono attaccate formazioni della II^ e della III^ Brigata; a Bosco il nostro presidio venne dopo una battaglia catturato quasi al completo. Dei 16 garibaldini arrestati, 12 riuscivano a fuggire, evitando la fucilazione. Contemporaneo a questo attacco vi fu quello di Degolla, in cui i garibaldini ebbero 3 morti, 1 ferito e 8 uomini presi prigionieri. A Gazzo un'altra colonna, guidata dall'ex garibaldino 'Boll', catturò l'intera famiglia di 'Ramon', non riuscendo a sorprendere il nostro capo di Stato Maggiore. A Nasino il Distaccamento "Giannino Bortolotti" infliggeva alcune perdite al nemico e poteva ritirarsi..."
31 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", allegato n° 24, circa le perdite subite nel mese di gennaio 1945: "... il 20, a Bosco, Gino Bellato, William Bertazzini, Gospar, soldato russo, Rolando Martini e perirono in altre località Antonino Amato, Giuseppe Cognein *, Mario Miscioscia *, Attilio Obbia, Franco Riccolano *; il 22 a Pogli Giuseppe Caimarini e Settimio Vignola; il 23 Germano Cardoletti ...".
* Proposta assegnazione medaglie d'argento alla memoria a Mario Miscioscia, caduto il 20 gennaio 1945 nel tentativo di avvertire i compagni dell'arrivo dei tedeschi, a Giuseppe Cognein e a Franco Riccolano.
* Proposta assegnazione medaglie d'argento alla memoria a Mario Miscioscia, caduto il 20 gennaio 1945 nel tentativo di avvertire i compagni dell'arrivo dei tedeschi, a Giuseppe Cognein e a Franco Riccolano.
2 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Relazione sui fatti di Ginestro e di Testico del 27 gennaio 1945, quando vennero attaccate 2 squadre del Distaccamento "Garbagnati" e rimasero uccisi "Brescia" [Mario Longhi] e "Romano" [Silvio Paloni].
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II