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lunedì 6 febbraio 2023

Il Segretario della Casa del Fascio di Diano Marina cadde in un agguato tesogli da tre partigiani

Diano Marina (IM). Fonte: Mapio.net

La mattina del 4 ottobre 1944 i partigiani eliminano in via Ca’ Rossa (località Giaiette) di Diano Marina il maggiore Enrico Papone, segretario politico del fascio della cittadina, e il maresciallo Jarranca dell’UPI nei pressi della vecchia fornace di Diano Calderina [Frazione di Diano Marina]. Quello stesso pomeriggio i militi della B.N. prelevano dalle carceri di Oneglia Natale Rainisio, Giovanni Bonsignorio e Giuseppe Marro e li fucilano.
È una rappresaglia contro un’azione di veri partigiani, ma ci sono anche formazioni false di ribelli composte in maggioranza da ufficiali e sottufficiali fascisti che portano al collo fazzoletti rossi e la scritta CION, i quali entrano nelle botteghe e nelle trattorie, asportano merce e mangiano e bevono senza pagare.
Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli, 1983
 
Dal 20 al 25 agosto 1944 Enrico Papone del distaccamento di Diano Marina della XXXII^ Brigata Nera “Antonio Padoan”, nonché segretario della “Casa del Fascio” di Diano Marina, in accordo con il locale comando della compagnia “San Marco” e tramite il Commissario Prefettizio, ordinava la requisizione di oltre 150 radio nei Comuni di Diano Marina, Diano Castello e Diano San Pietro, perché non si potessero ascoltare le trasmissioni alleate in lingua italiana sulle sconfitte dei nazifascisti. In particolare “Radio Londra”, dalla quale parlava il colonnello Stevens, inglese di nascita ma che da giovane aveva abitato a Diano Marina.
In relazione a ciò ed a molte altre tristi iniziative, il 4 ottobre 1944, alle ore 12, Papone cadeva in un agguato tesogli da tre partigiani di un distaccamento della I^ Brigata e veniva ucciso in Via Casa Rossa, regione “Giaiette” (Diano Marina).
Nel tardo pomeriggio, il Comando delle Brigate Nere di Oneglia (Imperia), venuto a conoscenza del fatto, ordinava la rappresaglia. Una decina di emergenti fascisti con tre ostaggi prelevati dalle carceri di Oneglia giungevano su un camion a Diano Marina. Facevano un giro per la cittadina, emettendo urla bestiali e sparando raffiche di mitra; poi sulla piazza del Municipio i tre ostaggi venivano fatti scendere dal camion, addossati al muro del palazzo a levante della piazza, e massacrati.
I cadaveri dei tre giovani, Natale Rainisio, Giovanni Bonsignorio e Giuseppe Marro, rimasero tre giorni consecutivi bocconi sul marciapiede, per ordine dei fascisti, sotto la pioggia autunnale, mentre l'acqua arrossata dal sangue scorreva lenta nel canale di scolo.
Il terzo giorno il parroco Don Vento, disubbidendo alle disposizioni, facava ritirare i tre corpi nell'androne del Palazzo comunale e dare poi sepoltura nel cimitero di Diano Marina.
Notizie tratte da “Dalle valli al mare Diano e Cervo nella Resistenza” di Francesco Biga - pag. 138 - e da “Antologia della Resistenza Dianese” di Francesco Biga - pagg. 46 e 47 -.
Sabina Giribaldi, Episodio di Diano Marina, 04.10.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia
 
Il 4 ottobre 1944, alle ore 12, Enrico Papone, Segretario della Casa del Fascio di Diano Marina, cadde in un agguato tesogli da tre partigiani di un distaccamento della I^ Brigata e venne ucciso in Via Casa Rossa, regione Giaiette, a Diano Marina. Il Comando delle Brigate Nere di Oneglia, venuto a conoscenza del fatto, ordinò la rappresaglia. Tre ostaggi, in carcere a Imperia per motivi non precisati, forse semplici renitenti la leva, vennero prelevati e portati a Diano Marina dove furono fucilati. Erano Natale Rainisio, Giovanni Bonsignorio e Giuseppe Marro. Nel corso di un interrogatorio del 1° settembre 1945 il milite delle Brigate Nere di Imperia Giovanni Moraschi indicava quali componenti il plotone di esecuzione i due legionari Lorenzi, padre (maresciallo B.N. Lorenzi Giovanni Battista, nato a Torri di Ventimiglia il 17/7/1890) e figlio, ed il legionario Dean, il quale, dopo il fatto, ritornò al suo corpo di provenienza (Arditi). Nel corso dell’interrogatorio del 17/1/45, G.B. Lorenzi negava di aver preso parte all’esecuzione.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020 
 
[ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

dalla Liguria
Imperia
Il 3 corrente in località "Le Giaiette" nel comune di Diano Marina veniva assassinato dai banditi a colpi di arma da fuoco il segretario del P.F.R. Enrico Papone.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 21 ottobre 1944, p. 14. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti      

Moraschi Giovanni, nato a Torrazza (IM) il 7 aprile 1928, squadrista della Brigata Nera “Padoan” ad Imperia.
Interrogatorio dell’1.9.1945: Nel gennaio del 1944, allorché frequentavo il I° Istituto Tecnico Superiore, allettato dalle promesse di presunte preferenze, mi iscrissi alle organizzazioni giovanili del PFR. Nell’agosto dello stesso anno venni invitato a presentarmi in federazione e quivi il commissario federale Massina mi indusse ad arruolarmi nella brigata nera in formazione.
[...] Nego di aver partecipato al plotone di esecuzione allorché vennero fucilati tre partigiani in Diano Marina, ma so che a tale plotone parteciparono i due legionari Lorenzi, padre e figlio, ed il legionario Dean che dopo ritornò al suo corpo di provenienza (Arditi).
[...]
Lorenzi Giovanni Battista, nato a Ventimiglia il 17 luglio 1890, maresciallo della Brigata Nera “Padoan” ad Imperia.
Interrogatorio del 17.11.1945: Sono stato iscritto al PNF fin dall’epoca precedente alla marcia su Roma. Nell’ottobre 1944 sfollato a Torri a causa degli eventi bellici mi arruolai volontario nella brigata nera in qualità di semplice legionario.
[...] Ho prestato servizio nella guerra 15/18 con il grado di soldato semplice. Nella brigata nera venni arruolato come soldato semplice ma quando mi trovavo in servizio al posto di blocco di Cervo San Bartolomeo venni promosso a maresciallo per meriti di anzianità fascista.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019 

Francesco Agnese (Socrate).
Nato a Diano Marina il 29 luglio 1923. Il 25 marzo 1944 di ritorno da Genova viene arrestato alla stazione di Diano Marina da un reparto di fascisti della famigerata compagnia O.P. del capitano Ferraris; prima dell’arresto riesce a consegnare al fratello Mario un rotolo di volantini “Stella Rossa”. Trascinato al comando fascista di Diano Marina, quindi alla caserma Muti di Porto Maurizio, infine intorno al 4 aprile è rinchiuso nelle carceri di Oneglia subendo numerosi interrogatori e bastonature. Avendo lui ed altri prigionieri la possibilità di evadere, grazie all’azione di un tenente fascista (in contatto con i partigiani), non approfitta dell’occasione, per timore di rappresaglie nei confronti dei parenti. Uscirà dal carcere a fine maggio. Nel luglio 1944 prende contatto con Giuseppe Saguato “Bill” e concorre a formare uno dei primi distaccamenti garibaldini nella vallata di Diano Marina che, raggiunto il numero di ottanta unità, andrà a costituire la “Volantina” di “Mancen”. “Socrate” è molto intraprendente: con Saguato disarma due carabinieri e partecipa agli assalti alle caserme per il recupero di armi; con il suo distaccamento partecipa alle battaglie di Cesio (mettendo in fuga i tedeschi); di Rezzo, combattendo per sei ore e conquistando Monte Alto. E’ in missione a Diano Marina, liberando la città dalla presenza del brigatista nero Enrico Papone. Rientrato al comando è promosso Commissario di battaglione e passa con Germano Tronville “Germano” presso Upega, in Val Tanaro. Il 17 ottobre è tra coloro che tentano di sottrarre “Cion” (immobilizzato perché ferito a Vessalico l’8 ottobre) al fuoco tedesco, trasportandolo in barella. E’ colpito da una raffica, cade, e muore dissanguato nel bosco.
A Francesco Agnese è intitolato un Distaccamento della Brigata “Silvano Belgrano” - Divisione d’assalto Garibaldi “Silvio Bonfante”.
Redazione, Arrivano i Partigiani. Inserto 2. "Le formazioni di montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella provincia di Savona", I Resistenti, ANPI Savona, numero speciale, 2011

lunedì 9 maggio 2022

Ci venne fatta la proposta di arruolarci nelle forze armate repubblicane o di andare a lavorare in Germania

Pagina 3 del Notiziario GNR (9 gennaio 1944) cit. infra - Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

dalla Liguria
Imperia
Elementi dell'U.P.I. della 33^ Legione hanno proceduto al fermo di otto elementi nazionali antifascisti...
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) in data 9 gennaio 1944, p. 3, così come da pubblicazione in Fondazione Luigi Micheletti
 
Sanremo (IM)

US NARA, RG 226, Box 8, Zimmer’s Papers, Ref. No. 37, p. 41 s. La rete Zypresse viene citata anche in numerosi altri documenti, soprattutto di fonte alleata. Il Piemonte e la Liguria fecero da base alle attività dell’"Ufficio VI" nel territorio francese liberato. Il maggiore SS Helmut Gohl, ad esempio, operava da San Remo con le organizzazioni Bertram e Tosca il cui scopo era quello di raccogliere informazioni oltre le linee del fronte, inviando in Francia agenti reclutati tra collaborazionisti e i fuoriusciti francesi.
US NARA, RG 226, Box 8, Zimmer’s Papers, Ref. No. 60, p. 61. Le informazioni venivano trasmesse al comando SD di Monaco (Kommando des Meldegebiets München) tramite un centro denominato Meldekopf Zeno, situato prima a Ortisei, poi a Merano, e guidato dal sottotenente Josef von Ach. Da Milano partiva una rete di stazioni radio dislocate in parte sulla costa ligure (due a San Remo, una ad Alassio, una mobile a Moglia, due a Genova, una mobile a Chiavari), a Reggio Emilia, Torino, Serravalle, Como e Limbiate.
Carlo Gentile, I servizi segreti tedeschi in Italia (1943-1945) in FERRARI, Paolo, MASSIGNANI, Alessandro (a cura di), Conoscere il nemico. Apparati di intelligence e modelli culturali nella storia contemporanea, Milano, Franco Angeli, 2010 
 
Dopo l'8 settembre Marcianò ricostituì il suo battaglione a Vercelli, da cui il 30 marzo 1944 raggiunse Grafenwöhr per aggregarsi alla divisione San Marco. Al momento di partire per la Germania inviò un vibrante messaggio a Mussolini a cui esprimeva «la volontà di combattere e di morire per le rinnovate glorie della Patria», chiedendo che il suo gruppo venisse «lanciato contro il nemico, come i vecchi reparti d'assalto della Grande Guerra». <194 Una volta rientrato in Italia, il reparto di Marcianò, insieme ad un gruppo del 3° reggimento di artiglieria, fu posto sotto il comando della 34ª Infanterie Division, diretta dal generale Theo von Lieb. Il III gruppo esplorante, che poteva disporre di circa 700 uomini, <195 venne inviato nell'area di Imperia, con il compito di ripulire la zona dalle bande partigiane che minacciavano la sicurezza delle retrovie tedesche. Pur non essendo stricto sensu una vera e propria formazione di controbanda, tuttavia gli uomini di Marcianò applicarono brillantemente i principi della controguerriglia. Attacchi notturni con squadre non troppo numerose (venti o trenta uomini al massimo). Spostamenti continui. Incursioni a sorpresa nei paesi frequentati dai partigiani. Anche se non fu risparmiato dalle diserzioni - 79 alla data del 5 settembre 1944 <196 - il III gruppo esplorante dimostrò comunque una coesione disciplinare e uno slancio combattivo nettamente superiori al resto della divisione.
[NOTE]
194 P. Baldrati, San Marco, San Marco..... cit. vol. II, documento 35, p. 744.
195 Ivi, documento 104, allegati 2, 3 e 4, pp. 856-858. Alla data del 5 settembre, il reparto di Marcianò poteva contare su 732 uomini, così ripartiti: 32 ufficiali, 50 sottufficiali e 650 soldati di truppa.
196 Ivi, documento 104, allegato 6, p. 860. Dei 79 militari che risultavano disertori alla data del 5 settembre, quattro erano sottufficiali e 75 soldati di truppa.

Stefano Gallerini, "Una lotta peggiore di una guerra". Storia dell'esercito della Repubblica Sociale Italiana, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2021
 
Qualche tempo dopo [n.d.r.: il rastrellamento di San Romolo] mi recai a Oneglia dove feci da interprete fra Ormea e il maggiore Gohl. Quest'ultimo chiedeva all'Ormea se era disposto a recarsi in Francia per una missione per conto dei tedeschi.
Anche questa volta la risposta fu affermativa.
Se poi l'Ormea sia stato inviato io non l'ho mai saputo.
Ernest Schifferegger (altoatesino, interprete, ex sergente SS, presente anche a Sanremo) in un verbale degli interrogatori subiti per conto di una Corte d'Assise Straordinaria (Cas) italiana, confluiti in un documento del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense

Imperia: il Municipio

Il provvedimento della militarizzazione del partito ha provocato svariati commenti. E’ impressione generale che le squadre d’azione non saranno in grado di funzionare sia per la deficienza delle armi, sia per la mancanza di capi, sia, infine, perché in provincia di Imperia il partito non ha largo seguito. Ha destato ilarità il fatto che il commissario federale prenderà nome di “Comandante di Brigata”, quando ai suoi ordini, in provincia di Imperia, avrà sì e no una cinquantina di elementi.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) in data 16 luglio 1944, p. 6, così come da pubblicazione in Fondazione Luigi Micheletti 

Carlo Unger di Löwenberg, trentottenne lucchese di nascita a dispetto del patronimico tutto teutonico, e il suo vice Silvio Fellner, triestino cinquantatreenne, erano stati giustiziati alle una del mattino di sabato 19 agosto 1944 con una scarica di machinen pistole nel cortile della stamperia del forte San Giorgio, sede genovese del Comando germanico della Kriegsmarine. Quivi era stata allestita in tutta fretta una corte marziale presieduta dal comandante Berlinghaus e composta da soli ufficiali tedeschi compreso il difensore d’ufficio. Prima dell’esecuzione ai due condannati era stata negata l’assistenza religiosa e, a Löwenberg, un ultimo incontro con i familiari, col pretesto che “non c’era tempo”. La motivazione della sentenza giunta sino a noi recita testualmente: “per alto tradimento in tempo di guerra e di fronte al nemico”. Formalmente venne imputato ai due alti ufficiali di aver ordinato, senza averne facoltà, il ripiegamento delle forze di mare distaccate nella Liguria di ponente traducibile, in pratica, nell’imputazione appunto di “alto tradimento”. Ma la realtà consacrata da una documentazione inoppugnabile non sembra poter accreditare tale impostazione accusatoria né riconoscere alla sentenza una corretta e convincente proporzionalità tra l’esiguità della presunta colpa e l’abnormità della pena comminata e subito eseguita. Infatti la prima si fonda esclusivamente sui telegrammi inviati dal comandante Löwenberg il 14 agosto 1944 alla stazione segnali di Bordighera, al posto radio di Arma di Taggia e agli uffici di porto di Sanremo e Imperia per disporre il ripiegamento su Genova del personale (peraltro non necessario alla difesa in quanto prevalentemente civile e difatti ritirato più tardi dalle stesse autorità germaniche), mentre la seconda è in aperto evidente contrasto con quanto disposto dall’articolo 5 del regolamento, sulla posizione del personale della Marina italiana che collabora con la Marina germanica, che imponeva dover essere i due ufficiali eventualmente giudicati da un tribunale italiano.
Vittorio Civitella *, Zolesio e l’opera di intelligence di Fellner e Unger di Löwenberg in Storia e Memoria, Ilsrec, Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, anno XXV, n. 2/2016 - * Testo dell'intervento tenuto al convegno "Momenti e figure della Resistenza nel Tigullio. Una storia che non può essere travisata", organizzato dall’Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Chiavari, Civico auditorium San Francesco, 23 aprile 2016)

Le formazioni fasciste avevano in provincia di Imperia una composizione eterogenea. Oltre ai soldati della G.N.R., delle Brigate Nere e dei Bersaglieri, operavano reparti delle Divisioni Monte Rosa, Muti, Cacciatori degli Appennini, San Marco, "X^ Flottiglia Mas" e qualche SS italiana.
Agirono anche diversi gruppi di SS tedesche, che avevano come principale compito quello di effettuare rastrellamenti ai danni delle formazioni partigiane.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999 

Ferraris Giovanni: nato ad Alessandria il 23 dicembre 1929, squadrista della Brigata Nera “Padoan” - Interrogatorio del 26.5.45: "Appartenevo alla brigata nera di Imperia dopo essere stato prima adibito come fattorino presso la locale federazione del P.F.R. Con la costituzione delle brigate nere venni inquadrato in queste formazioni sempre con il compito di fattorino per il comando della brigata. Ricordo che il comando della brigata nera di Imperia era formato dalle seguenti persone: comandante il Federale Massina Mario, capo di stato maggiore Col. Baralis, Capitano Musso Roberto, amministratore, Ten. Cocchi, addetto al magazzino, Maggiore Densa. Sottufficiali erano il Maresciallo Del Re Antonio, Maresciallo Lorenzi, Maresciallo Nardino, Sergente Berretta Ernesto...".
[...] Maselli Pietro: nato a Bussana il 16 agosto 1923, squadrista della Brigata nera “Padoan”, distaccamento di Sanremo - Interrogatorio di Maselli Pietro del 14.7.1945: Alla data dell’8 settembre 1943 prestavo servizio a Roma nel 16° Battaglione Arditi, da dove sono scappato in seguito all’armistizio. Giunto però a Massa-Apuania, fui arrestato dai tedeschi e tradotto nel campo di concentramento di Aulla. Fuggii dal predetto campo nel novembre del 1943 e mi sono recato in famiglia a Poggio di Sanremo dove, dopo una decina di giorni, fui nuovamente arrestato dai tedeschi che mi tradussero ad Albenga costringendomi ad arruolarmi nel Servizio Avvistamento Aereo in Albenga ed in seguito trasferito all’avvistamento di Capo Berta...".
[...] Cortesia Angelo, Interrogatorio del 3.7.1945: "Il comandante della mia brigata si chiama Mario Massina, che nel Regio Esercito ricopriva il grado di caporale ma nella brigata nera era commissario federale. Il Capo di Stato Maggiore si chiama Baralis Edoardo che nel Regio Esercito rivestiva il grado di colonnello. Faceva parte della brigata pure certo Rizzitelli Gino che rivestiva il grado di Maggiore, lo stesso parlava con accento meridionale...".
[...] Bartoli Ivo: nato a Buti (Pi) il 24 agosto 1924, squadrista della Brigata nera “Padoan”, distaccamento di Sanremo. - Interrogatorio del 26.6.1945: "Nei primi di gennaio del 1944 fui rastrellato in via Vittorio di Sanremo, nel caffè Iris, da agenti di polizia e internato nel campo di concentramento di Vallecrosia. Qui ci venne fatta la proposta di arruolarci nelle forze armate repubblicane o di andare a lavorare in Germania. Decisi di arruolarmi nel Battaglione Italiani all’Estero di stanza a Taggia...".
[...] Lorenzi Giovanbattista: nato a Ventimiglia il 17 luglio 1890, maresciallo della Brigata Nera “Padoan” ad Imperia. - Interrogatorio del 17.11.1945: "Sono stato iscritto al PNF fin dall’epoca precedente alla marcia su Roma. Nell’ottobre 1944 sfollato a Torri a causa degli eventi bellici mi arruolai volontario nella brigata nera in qualità di semplice legionario".
[...] Moraschi Giovanni: nato a Torrazza (Imperia) il 7 aprile 1928, squadrista della Brigata Nera “Padoan” ad Imperia. - Interrogatorio dell’1.9.1945: "Nel gennaio del 1944, allorché frequentavo il I° istituto tecnico superiore, allettato dalle promesse di presunte preferenze, mi iscrissi alle organizzazioni giovanili del PFR. Nell’agosto dello stesso anno venni invitato a presentarmi in federazione e quivi il commissario federale Massina mi indusse ad arruolarmi nella brigata nera in formazione...".
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019 

Ventimiglia (IM)

24 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 110, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Riportava quanto già reso noto con proprio documento prot. n° 1/85 del 10 marzo 1945 per quanto riguardava le forze tedesche che presidiavano la zona. Ribadiva il contenuto della segnalazione sulle Brigate Nere fatta con prot. n°1/91 del 13 marzo 1945. Comunicava la consistenza delle forze nemiche nella fascia costiera: i bersaglieri con una compagnia comando a Bordighera, 3 compagnie dislocate al fronte tra Latte, Frazione di Ventimiglia, ed il Grammondo, 2 compagnie di copertura tra San Lorenzo al Mare e Riva Ligure, ed ogni compagnia disponeva di 5 mortai; la G.N.R. aveva 4 compagnie: la prima stanziata tra Ventimiglia e Sanremo, la seconda tra Sanremo ed Imperia, la terza, addetta all'ordine pubblico, ad Imperia, la quarta, con un organico di circa 105 uomini, ad Imperia come compagnia provinciale dell'esercito repubblichino. Segnalava, poi, gli stanziamenti nemici sopra la fascia costiera, nella zona di competenza della Divisione, a Pieve di Teco 250-300 tedeschi, a Muzio 30 tedeschi addetti alla riattivazione del ponte di Vessalico, a Cesio 40 tedeschi, a Pontedassio 60 tedeschi con il compito di sorvegliare i magazzini viveri; a Capo Berta una batteria da 75/27 mm con un organico di 100 soldati; a Diano Marina, lungo la via Aurelia, l'Orstkommandatur, sede del comando della VII^ compagnia; a Cervo-San Bartolomeo un plotone della V^ compagnia; a Cervo un posto di blocco con 22 soldati repubblichini e 6 tedeschi con 3 mitra, 17 moschetti e varie bombe a mano; a Capo Cervo 10 tedeschi di guardia al campo minato; ad Andora (SV) il comando della V^ compagnia; a Capo Mele 25 tedeschi con 4 mitragliere ed una stazione radio ricevente e trasmittente; a Molino Nuovo un posto di blocco formato da 5 tedeschi; a Vegliasco 35 tedeschi; a Garlenda 40 tedeschi con 40 cavalli; tra Cisano sul Neva e Bastia 300 tedeschi; ad Ortovero 60 tedeschi con carri e cavalli.
25 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM del CLN circondariale di Sanremo, prot. n° 496, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria ed alla Sezione SIM della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che a Baiardo, avendo messo posti di blocco e sbarramenti intorno all'accampamento, i 47 bersaglieri di guarnigione sembravano terrorizzati; che in montagna salivano spesso "Pisano" e "Rollero" [spie nemiche]; che era stata "a San Remo costituita di recente una squadra speciale composta da elementi già facenti parte delle SS tedesche in Francia: sono prevalentemente italiani e vestono con costumi da sciatori e con un fazzoletto rosso al collo. Il loro compito è quello di svolgere rastrellamenti rapidi e improvvisi: il 24 u.s. hanno arrestato ad Andagna 6 giovani e dopo averli torturati li hanno legati insieme ed uccisi con armi automatiche". 
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II

A Sanremo un ufficio SS si occupava principalmente di repressione delle bande partigiane, dei reati di natura politica e di repressione del mercato nero: ne era a capo l’Oberschführer Josef Reiter, che non mancava di inserirsi a gamba tesa anche nelle attività di altri servizi germanici. Reiter era alle dirette dipendenze del comando di Genova, retto da Friedrich Wilhelm Konrad Sigfrid Engel (Warnau am der Havel 11/2/1909 - Amburgo 4/2/2006), il quale venne condannato all’ergastolo in contumacia per le stragi del Turchino, della Benedicta, di Portofino e di Cravasco, nelle quali nel complesso furono fucilati duecentoquarantotto tra partigiani e antifascisti. Adriano Maini

Zentrale Stelle der Landesjustizverwaltungen Ludwigsburg (ZSL), 518 AR-Z 4/63, vol. 7, Verbale di interrogatorio di Josef Reiter, maresciallo SS, ex comandante del presidio Sicherheitspolizei e SD di Imperia e San Remo, Bremerhaven, 16 giugno 1964.
Carlo Gentile, art. cit. 

Circa l'attività di Reiter e compagni ben poco posso dire in quanto il mio compito era strettamente quello di autista e non mi era permesso di entrare nell'ufficio se non per il tempo necessario a ritirare i fogli di marcia per la macchina [...] Per quanto riguarda le sevizie e torture che i tedeschi solevano fare nei riguardi degli arrestati, in coscienza debbo affermare che non ho mai assistito a scene del genere. Sentivo dire che alle volte quando gli arrestati non parlavano venivano menati. Io però non ho mai visto dei detenuti seviziati o che portassero i segni di percosse [...]
Fioravante Martinoia (ex autista delle SS di Sanremo), dichiarazioni in un verbale di interrogatorio (per una Cas) confluito in un documento del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense

mercoledì 10 febbraio 2021

Riscontrai, ad ogni modo, nel Curto un uomo molto calmo

Pietrabruna (IM): Monte Follia. Foto: Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM)

Dintorni immediati di Pietrabruna (IM)

Il Comando delle Brigate Nere ha una vasta rete di spionaggio che fornisce informazioni sui movimenti e sull'ubicazione delle formazioni partigiane.

Nel mese di giugno 1944 il predetto Comando ha a sua disposizione molte notizie sulla situazione numerica dei garibaldini e ne traccia un prospetto:

Dintorni di Triora (IM). Foto: Eraldo Bigi

[...] Zona di Triora e Molini di Triora
I gruppi che agiscono nella zona sono alle dipendenze del Comando dei ribelli che trovasi a Cima di Marta, forza degli stessi circa 3.000 uomini armati con moschetti, fucili mitragliatore, mitragliatrici, mortai da 45 e da 81. Nella zona suddetta i gruppi di ribelli sono sempre in movimento; infatti sono stati notati gruppi di ribelli della forza di circa 30 e 40 uomini a Carmo Gerbontina, a monte Pellegrino, a monte Gerbonte, nella frazione di Loreto, nella regione denominata «Brighetta», nella frazione di Realdo, nella frazione di Andagna. Sembra che nei baraccamenti militari siti su Colla Belenda vi sia un posto fisso di circa 50 ribelli armati. Notati posti di avvistamento ai chilometri 13, 15, 17 della strada Castelvittorio-Triora.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Pagina 44 del Notiziario GNR del 4 giugno 1944 cit. infra. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Il 31 maggio u.s., alle ore 18, in Badalucco (Imperia), numerosi banditi armati, dotati di mitragliatrici pesanti, assalirono il locale distaccamento della G.N.R. I militi del presidio reagirono energicamente e tennero testa agli aggressori sino al sopraggiungere di una compagnia O.P. che dopo breve combattimento riuscì a volgere in fuga i malfattori. Da parte nostra tre feriti. Non ancora accertate le perdite dell'avversario. Riserva di ulteriori notizie.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 4 giugno 1944, pagina 44. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Zona di Badalucco - Montalto Ligure
Sembra che nella cosiddetta frazione «Tana di Beltrand» esista un rifugio di ribelli. Nuclei di ribelli armati sono stati visti aggirarsi nelle località Evria e Binelli (comune di Montalto Ligure), e in località Merea-Beltran-Banzan (comune di Badalucco).

Colline a levante di Castellaro (IM)

Zona di Pietrabruna e Castellaro
Esistono gruppi di sbandati armati; il numero è esiguo, non si conosce la dislocazione.

La Val Prino

Zona di Dolcedo e di Molini di Prelà
Esiste un gruppo di circa 400 ribelli armati nel bosco di monte Faudo, e gruppi di sbandati armati della forza di 10 e 15 uomini ciascuno che si aggirano per la campagna.
Carlo Rubaudo, Op. cit.


Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 24 giugno 1944, pagina 33. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

Fa seguito alla segnalazione inserita nel notiziario del 23 corrente circa l'esistenza di bande armate, della forza di circa 6000 elementi nel territorio della provincia di Imperia. Oltre alle formazioni di armati segnalati a nord di Vasia, Pianavia e Pantasina, operano 500 banditi suddivisi in reparti della forza oscillante fra i 50 e gli 80 uomini ciascuno dislocati sulle falde di quota 732 (S. Bernardo). Nella zona compresa  tra Villa Viani, Vestagno [Bestagno] e Lucinasco, e precisamente nel bosco detto "della Maddalena", sulle pendici meridionali di Monte Acquarone e sui due versanti di Monte Collabassa, trovasi un raggruppamento di oltre 300 banditi. Inoltre, sulle falde di Monte Albastino, in una casetta vicina alla villa di proprietà di Paolo AGNESI si è insediato il comando dei reparti che agiscono nella zona. Confermata la notizia che i banditi avrebbero intenzione di scendere nei prossimi giorni a Imperia per compiere atti di sabotaggio. L'azione verrebbe effettuata in concomitanza con operazioni di disturbo nelle valli di Dolcedo e in quella di Oneglia da parte di gruppi sparsi che ivi convergerebbero da diverse direzioni. Nella notte sul 16 corrente, in località Perina del comune di Imperia, alcuni banditi armati penetrarono nell'abitazione dell'aviere Felice CICCIONE, costringendo questi a seguirli. Il 17 corrente, alle ore 21,30, in Castellaro, numerosi banditi armati, dopo aver interrotta la linea telefonica e bloccate le strade di accesso dell'abitato, penetrarono negli uffici comunali, ove bruciarono le liste di leva e asportarono tutte le carte annonarie ivi esistenti. Successivamente obbligarono due agricoltori a consegnare loro, complessivamente, un vitello, due pecore e due muli e, dopo aver tagliato i capelli a certa Luisa BIACCHESI, nell'allontanarsi costrinsero il commissario del Fascio a seguirli. Nella notte sul 17 corrente, in Imperia, tre detenuti militari, narcotizzati i militi addetti al loro piantonamento, evadevano dall'ospedale civile di S. Giovanni dove erano ricoverati.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 24 giugno 1944, pagine 33,34,35. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

18 giugno 1944 - Il già menzionato Giuseppe Arduino di Prale, residente in Borgomaro, trovò in Prale un gruppo di 80 patrioti, comandati da due ufficiali genovesi. Con loro erano pure Renzo [n.d.r.: Renzo Merlino] e Cassia. Stanno tutti bene ed hanno il morale elevatissimo. Ad essi ha parlato delle mie ansie per le continue minacce del Santacroce e per la denuncia del Roba. Essi però gli hanno detto di essere già al corrente di tutto. Il Comune di Pieve [Pieve di Teco (IM)] amministrativamente è nel caos più completo. Il Commissario con la moglie sono fuggiti e il Segretario Comunale Valenzo si lascia vedere ìl meno possibile, sicché tutto è ridotto nelle mani della impiegata Sig.ra Brignacca, disgraziatamente sorda, ma ammirevole per il suo senso di abnegazione. Per quel che riguarda gli approvvigionamenti (che ormai tutto si riduce a questo), si è costituita una Commissione di volenterosi per la tutela di questo delicatissimo ramo, ma pare che il Prefetto non abbia ancora voluto riconoscerla. Come si vede qui da noi la tanto decantata repubblica ha degenerato presto in anarchia. Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994, p. 98

Zona di Vasia
Un gruppo di circa 30 ribelli armati trovasi nei casolari sparsi sul versante est di q. 732 nei pressi di Pianavia, e un gruppo di circa 20 ribelli pure armati a q. 889.
Zona di Carpasio - Borgomaro - Rezzo
Nel bosco di Rezzo trovansi oltre 400 ribelli armati. Ivi trovasi pure il loro Comando. Gruppi di ribelli della forza di circa 40 e 50 elementi (provenienti dalla zona suddetta) sono stati visti sostare a Montegrande, a Colla d'Oggia, al monte Albaspino, al passo di Carpasio, al monte Acquarone e al passo delle Ville...».
Dagli incompleti dati in possesso del nemico, seppur non tutti attendibili e molti indubbiamente inesatti, si può valutare la possibilità di lotta della nostra Resistenza in quel periodo in cui l'entusiasmo saliva alle stelle ed in ogni valle risuonavano le canzoni partigiane.
Sul finire del mese di giugno del 1944, avviene un cruento combattimento sostenuto dal 16° distaccamento, che potrebbe anche essere ricordato come «La prima e l'ultima battaglia»; la battaglia cioè di un distaccamento appena costituito che si batte con grande coraggio, infligge gravi perdite ai Tedeschi e subisce, a sua volta, un rastrellamento tanto feroce, e giorni di martirio da non poter più essere ricomposto. I bravi giovani superstiti passano, quindi, a far parte di altri reparti. Noi, invece, il combattimento lo intitoliamo al nome della località presso cui si verificò e diciamo: «La battaglia di Sella Carpe». 
Carlo Rubaudo, Op. cit.

Cesio (IM). Foto di Antonio Busso (su Flickr)

19 giugno 1944 - Il menzionato tenente Cassia è venuto a trovarmi in Muzio e, fra l'altro, mi ha fatto cenno dei vivaci contrasti fra lui, Colombo, Renzo e Martinengo, dello spirito d'indisciplina dei gregari. Mi narrò pure l'operazione da lui compiuta in Moglio, dove un gruppo di guastatori tedeschi, con armi, munizioni e cavalli, sono passati ai patrioti precisandomi che lui stesso ha condotto nella zona di Gazzo i nuovi gregari. Fra l'altro mi ha detto che sul Santacroce hanno messo un taglione di L. 10.000. È da questa mattina che divampa un'azione di guerriglia in Valle Impero. Da qui si odono le artiglierie e le raffiche di mitra. Sono le quattro pomeridiane, il frastuono è cessato e, siccome le popolazioni han già fatto l'abitudine a questi spettacoli, non si allontanarono nemmeno più dai paesi.
20 giugno 1944 - Nell'azione di ieri in Valle Impero i tedesco-fascisti hanno avuto la peggio perché i patrioti, ormai maestri in fatto di guerriglia, li hanno costretti a ripiegare verso Oneglia. L'azione si è svolta tutta sul saliente Gazzelli - Chiusanico - Torria - Cesio, da cui hanno anche sparato colpi di cannone su Caravonica con lievi danni ai fabbricati e con una sola perdita di un civile, che era fuori casa. Il liquorista Ranzini di Oneglia, ma dimorante a Villa Romana sulla Nazionale sotto Cesio, passò un brutto quarto d'ora perché i tedeschi volevano fucilarlo. In Cesio i tedeschi hanno letteralmente saccheggiato la casa del Dott. Natta sicché il dottore e la moglie, privi di ogni cosa e con miseri indumenti, son giunti in Vessalico, in stato veramente compassionevole. Stamane i patrioti hanno fatto una perquisizione in casa di Ciollu Batteria posta in via Piane, di proprietà della cognata di Giovani Fresia, titolare del Monopolio Sale e Tabacchi ed, infatti, vi trovarono un vero deposito di tabacco e sale che il titolare sottraeva ai consumatori, per vendere a borsa nera. Anche allo spaccio Demarchi fu trovato accantonato indebitamente mezzo q.le di sale, tolto naturalmente al consumatore.
21 giugno 1944 - Questa mattina in Muzio si nota un movimento inconsueto. Sono cinque giovanotti che, con schietto entusiasmo, partono per Nava, per unirsi a quei Patrioti. Partono già armati ed equipaggiati di tutto punto. È imminente una seconda partenza. L'entusiasmo di questi giovanotti è veramente confortevole. Speriamo che non sia fuoco di paglia. In Pieve tutti gli uffici son chiusi con una scritta «Chiuso fino a nuovo ordine» perciò la Pretura, l'Ufficio Registro, l'Agenzia imposte, la Posta e Telegrafi, il Municipio sono tutti sbarrati, e le autocorriere sono ferme. Pare di vivere in un completo abbandono ed isolamento.
22 giugno 1944 - I cinque muziesi, giunti a Nava, non solo furono accolti ma furono messi ben presto alla prova. Infatti, capeggiati dal Capo squadra Ferdinando Gandolfo, pure di Muzio, furono inviati per un'operazione da compiersi in giornata con l'impegno di tornare subito al Comando. Eseguirono alla perfezione la prova. Stamattina venti partigiani hanno invasa la casa canonica di Calderara, recandole qualche danno. La causa di tale fatto va ricercata nella vita avventurosa del Parroco che, da tempo, faceva contrabbando in grande stile, viaggiando carico di derrate sui treni e sulle corriere, senza che nessuno l'avesse mai molestato. I casi sono due: o tale sacerdote sfruttava l'abito indecorosamente, oppure viaggiava, come tanti, con la tessera repubblichina. Tanto nell'un caso come nell'altro, meritava castigo. Fortuna volle che in Canonica non vi si trovasse. Questo pomeriggio fu turbato dall'arrivo improvviso di un camioncino con cinque patrioti che, dal Dopolavoro, hanno portato via un vitello intero, macellato clandestinamente, e mezzo sacco di riso. Per il Delfino, proprietario del dopolavoro fu senza dubbio un danno gravissimo ma di tutto ciò è anche colpa sua perché, col suo contegno, lascia sospettare che penda un po' troppo per i Repubblichini.
Nino Barli, Op. cit., pp. 99-101

Vasia (IM). Fonte: Flickr

Alla fine di giugno del 1944 un rapporto redatto dall’U.P.I (Ufficio Politico Investigativo) di Imperia segnalava la presenza di 50 ribelli armati, che trovavano rifugio nei casolari sparsi nei pressi di Pianavia, Frazione del comune di Vasia (IM). Poco tempo prima della fine di luglio la Compagnia O.P. di Imperia programmava un rastrellamento nel comune di Vasia e a Montegrazie, Frazione del comune di Imperia. Prima di giungere a Vasia il capitano Ferraris divise la compagnia in varie squadre. Durante il rastrellamento vennero catturati due partigiani da una delle squadre: vennero in seguito fucilati per ordine del Ferraris (da dichiarazione resa in data 7/5/46 da Carlo Valfrè, già appartenente alla citata Compagnia O.P. di Imperia). Altri patrioti morirono in combattimento. I partigiani deceduti (si presume tutti il 25 luglio 1944) furono: Stefano Danini (Ferroviere), Salvatore Filippone (Mariella), Carmine Saffiotti (Carmé), Vincenzo Raho (Zappa), Igino Rainis (Lupo). Non è dato sapere chi dei cinque appartenenti al distaccamento "Antonio Terragno" della I^ Brigata furono i due fucilati e chi cadde in battaglia. Testimoni dei fatti riferiscono che Igino Rainis rimase ferito ad un ginocchio e che, per non cadere prigioniero del nemico, si tolse la vita.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016 ]

Igino Rainis (Lupo). Nato a Treppo Carnico (UD) il 19 giugno 1926, operaio; appartenente al Distaccamento “Antonio Terragno” della I^ Brigata. Il 25 luglio 1944 i garibaldini Stefano Danini ed Igino Rainis con i compagni Salvatore Filippone, Vincenzo Raho e Carmine Saffiotti della IV^ Brigata sono diretti ad Imperia con il difficile compito di penetrare nei locali della Questura per impossessarsi di armi automatiche. Incappano in un rastrellamento nella zona di Vasia. “Lupo” è ferito ad un ginocchio e, per non cadere prigioniero del nemico, preferisce darsi la morte.
Ad Igino Rainis è intitolato un Distaccamento della Brigata “Nino Berio” - Divisione d’assalto Garibaldi “Silvio Bonfante”.
Redazione, Arrivano i Partigiani, ANPI i resistenti, numero speciale 2011, ANPI Savona

Ormea (CN). Foto del 2012 di Paolo Brocchetti (su Flickr)

4 luglio 1944 - Entrammo finalmente nella nostra casa avita di Ormea, e qui ci trovammo bene. Da quel momento fu un continuo pellegrinaggio di patrioti in cerca di notizie e fu anche una ininterrotta attestazione di simpatia da parte di questa buona gente la quale si faceva premura di riferirmi sullo stato delle cose, e ciò per nostra normna opportuna.
5 luglio 1944 - Sopra un biroccio, e con un viaggio poco piacevole, ci raggiunsero in Ormea la mia cognata Angelina, unitamente alla persona di servizio Angela Milesi. In tal modo la famiglia si poté ricomporre al completo.
6 luglio 1944 - I patrioti non tralasciano di manifestarci le loro premure e continuano a darmi notizie su ciò che si sta svolgendo in Piemonte ed in Liguria.
7 luglio 1944 - Si presenta da me il Dott. Natta il quale è tutto pervaso da un senso di avversione ai vari sistemi che, secondo lui, contrastano con le direttive impartite ai patrioti dai Comitati di Liberazione. Mi parla di urti fra bande e bande, e diquesto suo concetto critico vuol farne relazione al Comandante Divisionale Curto [Nino Siccardi]. Infatti, verso le dieci, il Curto esce dalla Pasticceria Colombo e il Dott. Natta mi saluta e si accompagna con lui. Vedo che la discussione si fa assai animata, ma io per prudenza mi ritiro, lasciandoli alle loro reazioni assai plateali. Riscontrai, ad ogni modo, nel Curto un uomo molto calmo perché, mentre il Natta si accalorava nella sua esposizione, lui quasi impassibile pronunciava ben di rado poche parole. Ritornai sull'uscio e li vidi ancora presi dalla discussione sulla piazza dell'Olmo: ad essi però s'erano avvicinati altri patrioti.
8 luglio 1944 - Da questa data al 27 luglio successivo, si è trascorso in Ormea un periodo di autentica quiete. È vero che ogni tanto si restava un po' preoccupati per le notizie che giungevano, ora dal Piemonte ed ora dalla Liguria, di scontri o di movimenti di forze d'ogni specie, ma qui in Ormea continuava a sopravvivere un vero centro di patrioti indisturbati; e nulla degno di nota si è svolto in questo periodo.
27 luglio 1944 - Verso le cinque del pomeriggio il Capitano Bologna mi confida che, dal Colle dei Termini, sta scendendo su Ormea una forte colonna di tedeschi, per cui sarebbe prudente allontanarsi. Intesa la notizia, radunammo in famiglia tutto ciò che più ci premeva e, col carro a quattro ruote di Antonietto Sappa di Luigi, partimmo tutti per Bossi - sotto frazione di Bossieta - ove trovammo asilo presso la famiglia di Roberto Merigone. Ivi prendemmo dimora e fu provvidenziale questa nostra decisione, confrontandola con i bombardamenti e i mitragliamenti di cui fu in seguito bersagliato il piccolo centro di Ormea.
28 luglio 1944 - Ai Bossi, in questo gruppo di cinque o sei baite, costruite in mota sul nudo scoglio, ai piedi del Pizzo della Guardia in una morta gora perché incassata e chiusa fra i ripidissimi pendii del Rio Bossi, assistiamo ad un continuo movimento di patrioti che, alla spicciolata e a gruppi, passano e si eclissano nelle foreste che coprono le alture circostanti.
29 luglio 1944 - Anche questo misero raggruppamento di catapecchie ormai assume la sua importanza. Da Ormea salgono persone d'ogni età e d'ogni sesso. Giungono anche donne ansimanti e impaurite che gareggiano nel racconto della invasione tedesca.
30 luglio 1944 - In un vecchio e primitivo forno viene riacceso il fuoco, da molti anni spento, ed un fornaio di Ormea lo sfrutta cuocendo il pane a richiesta. Anche noi non tralasciamo di approfittare dell'occasione. Il fornaio di nome Pierin è un giovanotto di ottimo carattere il quale non nasconde il suo stato d'ansia, avendo anch'egli degli obblighi militari.
31 luglio 1944 - Gli sfollati aumentano di giorno in giorno e tutti i più reconditi tuguri o buchi sono sfruttati. Un po' di paglia ed una coperta per la notte è sufficiente per accontentare chi arriva e si ferma ben lieto, pur d'essere in compagnia di gente conosciuta, e lungi dal contatto tedesco.
Nino Barli, Op. cit., pp. 106,107

Valfrè Carlo: nato a Ventimiglia il 7 luglio 1921, milite della Compagnia OP di Imperia.
Interrogatorio di Valfrè Carlo del 7.5.1946: Dopo l’8 settembre rimasi per un po’ di tempo sbandato ma in seguito tornai a casa mia. Dopo un po’ di tempo ricevetti la cartolina precetto per essere inviato in Germania e poiché mi si disse che l’unico modo per evitare di essere inviato in Germania era di arruolarsi mi presentai alla sede della milizia di Imperia. Il 2 novembre 1943 entrai a far parte della GNR e assegnato alla Compagnia OP, comandata dal Tenente Ferraris. Fui avviato subito a Pieve di Teco ove prestavo servizio con i carabinieri e vi rimasi per circa un mese. Dopo detta data venni assegnato al Battaglione Italiani all’Estero, in un primo tempo a Sanremo ed in un secondo tempo ad Arma di Taggia. In questa località rimasi fino al marzo del 1944 quando ritornai alla Compagnia OP. Negli ultimi giorni di giugno [1944] o nei primi di luglio, unitamente alla compagnia, partimmo per un'azione di rastrellamento nei comuni di Vasia e Montegrazie. Prima di giungere a Vasia il Capitano Ferraris divise la compagnia in varie squadre. Durante il rastrellamento vennero catturati due partigiani da una delle squadre che vennero in seguito fucilati per ordine del Ferraris ma non posso precisare da chi in quanto la mia squadra si trovava più avanti. Verso la fine di luglio siamo partiti per un rastrellamento nel comune di Bestagno. Ivi giunti, dopo aver circondato il paese, il Capitano Ferraris diede ordine di svaligiare e bruciare una casa [...]
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019

Un nome, quello di Ferraris, temuto: dotato di coraggio e di capacità militari, anima di tanti rastrellamenti, l'ideatore della "controbanda", l'uccisore di Nino Berio (Tracalà) a Chiusavecchia. Egli si era guadagnato la fiducia delle S.S. Tedesche, tanto da essere da loro decorato con la croce di ferro di II^ classe, per la spietatezza delle sue azioni.   Attilio Mela, Aspettando aprile, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1998