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lunedì 27 settembre 2021

Pupazzi tedeschi con elmetti

Una vista verso ponente dal Monte Faudo - Fonte: Mapio.net

27 febbraio 1945 - Da "Cardinale" [Roberto Cortenova] alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che il 26 febbraio erano transitati verso Diano Marina 19 soldati tedeschi in bicicletta, equipaggiati con le sole armi personali, e che alle ore 15 erano passati a piedi in direzione Andora 21 tedeschi; che il giorno 28 sarebbero rientrati a Cervo 30 soldati tedeschi della 7^ compagnia.
 
27 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 149, al comando della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] - Comunicava che in vista degli sviluppi militari era opportuno intensificare i rapporti, soprattutto per organizzare azioni comuni sulla carrozzabile Albenga Garessio. Sostenendo che forse per "poter defluire dalla Liguria" i tedeschi avrebbero imposto un coprifuoco di 72 ore insisteva a proporre azioni di sabotaggio sulla strada già menzionata, imboscate che avrebbero anche potuto essere condotte insieme, dato che il tratto di costa di competenza della I^ Zona andava dal fronte italo-francese a Ceriale (SV).

27 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 1/72, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava quanto riferito da "Cardinale" [Roberto Cortenova] con lettera del 21 febbraio relativa alla situazione nella città di Imperia, confermando l'arrivo di 300 soldati della 34^ Divisione tedesca, forse di passaggio, perché diretti a Pieve di Teco.
 
28 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" - Convocazione per una riunione che si sarebbe tenuta a Ginestro il 1° marzo  alle ore 14 per i comandanti "Mancen", "Germano", "Bill", "Russo" [Tarquinio Garattini] ed i commissari politici "Federico", "Brilla", "Billi" [Roberto Amadeo], "Verrina" [Angelo Spilla] e "Athos" [forse Pellegrino Caregnato].
 
1 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Si ufficializzava la composizione dei comandi delle Brigate dipendenti: I^ Brigata "Silvano Belgrano" comandante "Mancen" [Massimo Gismondi], vice comandante "Gordon" [Germano Belgrano], commissario "Federico" [Federico Sibilla], vice commissario "Loris" [Carlino Carli], capo di Stato Maggiore "Cis" [Giorgio Alpron]; II^ Brigata "Nino Berio" comandante "Gino" [Giovanni Fossati], vice comandante "Basco" [Giacomo Ardissone], commissario "Athos" [Pellegrino Caregnato], vice commissario "Franco" [Giovanni Trucco]; capo di Stato Maggiore "Vincenzo"; III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" comandante "Fernandel" Mario Gennari; vice comandante "Leo" Leone Basso; commissario "Gapon" Felice Scotto; vice commissario "Megu" Ugo Rosso.

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 1/73, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Si comunicava che informatori della Sezione avevano riferito notizie relative al'arrivo di nuove truppe tedesche in Pieve di Teco (IM) e circa le richieste tedesche agli olivicoltori.

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Si riferiva che i nazisti avevano costruito ai piedi del Monte Faudo trincee e camminamenti che erano sorvegliati da soldati, ma che erano stati anche messi dei pupazzi con elmetti; che il 28 febbraio erano transitati circa 400 tedeschi provenienti da Ventimiglia e diretti a Pontedassio, tutti giovani appartenenti alla Flak, la contraerea; che continuava la ricerca di informatori ad Alassio (SV) e a Chiusavecchia (IM).

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" al signor Aicardi - Faceva divieto al signor Aicardi di abbandonare l'abitazione senza aver prima ottenuto, previa istanza con specificati motivi, luoghi e durate delle uscite, il consenso del comando partigiano e di avere rapporti con tedeschi e fascisti; gli si ricordava che necessitava di autorizzazione per ogni ritiro delle propria pensione ad Alassio; lo si avvisava che in caso di inadempienze alle richiamate disposizioni sarebbe stato sottoposto ad una nuova inchiesta.

1 marzo 1945 - Circolare che trasmetteva un documento del CLNAI a tutti i CLN in cui si affermava che continuavano l'avanzata sovietica ed il "martellamento" anglo-americano ai danni dei tedeschi, "che ora comprendono cosa significa avere la guerra nelle proprie città"; che il CLNAI e tutti i partigiani "attendono l'ora della riscossa contro il predone tedesco ed il suo servo fascista che gli ha spalancato le porte: dietro ai patrioti sta tutto il popolo italiano che vuole dimostrare che esso non ha nulla a che fare con la guerra di aggressione imposta dal fascismo".

1 marzo 1945 - Dal comando del Distaccamento "Angiolino Viani" al comando I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" - Si comunicava che il 6 febbraio erano stati catturati ed uccisi 2 militari della San Marco provenienti da Andora per acquistare olio, ricavando un bottino consistente in 1 cavallo, 1 domatrice, 2 tapum, 1 pistola, 3 coperte e 95 kg. di olio d'oliva, e che il 18 febbraio erano stati uccisi altri 2 soldati repubblichini.

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM del C.L.N. di Sanremo, prot. n° 346, alla Sezione SIM della V^ Brigata - Si informava che il 27 febbraio si era verificato un rastrellamento a San Giacomo, Frazione di Sanremo, ed il 28 c'era stato un altro rastrellamento a Verezzo, altra Frazione di Sanremo; che a Bussana, sempre Frazione di Sanremo, vigeva il coprifuoco; che a Sanremo si stava intensificando l'attività spionistica dei tedeschi; che alcuni partigiani, caduti prigionieri, interrogati dal tenente Crotta, non avevano rivelato nulla; che a Bordighera i tedeschi avevano iniziato ad asportare le rotaie della ferrovia tramite una macchina speciale già sul luogo dal dicembre scorso; che era inutile l'attacco contro il "sarto Sofia".

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 352, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava l'invio di 150.000 lire, consegnate dal CLN provinciale, cifra alla quale si sarebbero presto aggiunte 400.000 lire.

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della II^ Divisione ai responsabili SIM della IV^ Brigata e della V^ Brigata - Comunicava che ai responsabili SIM di Brigata sarebbero state assegnate, una per formazione, squadre adibite al servizio di polizia e divise in 2 nuclei formati da 5 partigiani, squadre che avrebbero dovuto "procedere agli arresti di tutti gli individui segnalati dal CLN" e controllare gli arresti effettuati dalle SAP.

1 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Elenco delle armi in dotazione ai reparti della II^ Brigata: 16 armi pesanti o mitragliatori, 12 armi automatiche, 74 tra fucili e moschetti.

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della II^ Divisione al comando della II^ Divisione - Comunicava che il garibaldino "Deri", austriaco, aveva esclamato, prima di essere fucilato, "dite al Curto che moriamo come siamo vissuti!" e che un comandante di Brigata SAP, un certo "Mercurio", dopo essere stato arrestato, girava mascherato per segnalare ai fascisti i suoi ex compagni.

1 marzo 1945 - Da "Ernesto" alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che da notizie carpite alle Brigate Nere pareva imminente un rastrellamento nella zona tra Albenga e Andora e che un imminente coprifuoco di 72 ore sembrava servisse ai tedeschi per evacuare la zona.

1 marzo 1945 - Da "K. 20" alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che il 27 febbraio erano rientrati a San Bartolomeo al Mare dalle esercitazioni tenute a Pontedassio (IM) 32 militari tedeschi muniti di armi individuali, mitraglie e mortai; che i militari di stanza a Cervo e a San Bartolomeo al Mare erano quasi tutti prussiani e di un'età compresa tra i 20 ed i 25 anni; che il morale dei tedeschi era in ribasso, anche se "una buona parte è ancora convinta di un esito a loro favorevole per la fine della guerra".

1 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava, con dicitura "Urgentissima", che pareva assodato che elementi fascisti vestiti in borghese, forse O.P., avevano eseguito un controllo nella zona Triora-Molini di Triora, individuando le postazioni della Divisione "Felice Cascione", per cui riteneva prossimo un grande rastrellamento nemico in quelle località.
 
2 marzo 1945 - Dal commissario [Mario, Carlo De Lucis] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Nel corpo di questa relazione politica sull'attività svolta nel mese di febbraio 1945, "un mese denso di lavoro e soddisfazioni", si possono notare la lunga malattia di "Osvaldo" (Osvaldo Contestabile); la riorganizzazione, dopo i rastrellamenti di fine gennaio, ai primi di febbraio dei Distaccamenti, con il Distaccamento "Gian Francesco De Marchi" della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" il più provato; un rapporto positivo con il clero, nonostante il fatto che il parroco di Onzo si fosse per timore dei nazifascisti rifiutato di dare gli ultimi conforti religiosi ad un partigiano morente; l'invio di "Fra Diavolo" in Alta Val Tanaro per riorganizzare i gruppi garibaldini; una sorta di contenzioso con il CLN di... [timoroso di rappresaglie nemiche sui civili?].

3 marzo 1945 - Da "K. 20" della Sezione SIM "Fondo Valle" della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava la relazione di "S. 22" ricevuta il 1° marzo, in cui tra l'altro si può leggere che "in località Priola a Cervo sono giunti 2 soldati tedeschi radiotelegrafisti appartenenti all'80° Battaglione, armati di pistol-machine e di moschetto, i quali si sono sistemati in una casa di un privato da dove fanno esercitazioni".
 
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 161, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che il comando di Divisione era in attesa di conoscere la data dell'aviolancio alleato nella zona di cui aveva già inviato una cartina topografica.
 
4 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 1/76, a "Nemo" [Aldo Galvagno] - Comunicava che "Livio" [Ugo Vitali] aveva preso il suo posto come responsabile SIM, che "Citrato" [Angelo Ghiron] era diventato vice responsabile SIM, che la Sezione SIM si era maggiormente ramificata stante l'aumento del numero di informatori a disposizione dalla montagna al mare nella zona di competenenza, che...
 
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
 
25 febbraio 1945 - È giunta da Imperia una colonna tedesca di circa 300 uomini, con relative salmerie. Da mezzogiorno alle quattro pomeridiane si verifica un ininterrotto transito di formazioni aeree. Il terribile maresciallo Grot, che se ne era andato, è ritornato a Pieve da quattro giorni e stamattina, con una cinquantina di uomini, è partito per una operazione di rastrellamento verso Mendatica.
26 febbraio 1945 - I tedeschi distendono per Pieve e giù per il borgo inferiore, fino a S. Lazzaro, nuovi fili telefonici; a quanto si dice sembra che il Comando ledesco abbia scelto Pieve come centro di depositi di vario genere, cioè di tutto il materiale che ivi portano dal litorale, per sottrarlo all'azione dei bombardamenti. Da stamattina soldati tedeschi si aggirano per tutti i vicoli in cerca di stalle o fondi di ogni sorta, per cavalli e carriaggi.
27 febbraio 1945 - Da mezzogiorno alle quattro pomeridiane si verifica un intenso passaggio di formazioni aeree. Dalle 9,30 alle 10,30 si sono sentiti in lontananza come dei boati. Venivano dalle parti del litorale.
28 febbraio 1945 - Si nota un maggior movimento di truppa tedesca dal mare al Piemonte e anche stanotte un frequente passaggio di carriaggi. Questa sera, provenienti dalla valle Argentina, sono giunte truppe tedesche in azione di rastrellamento. Avevano seco quattro borghesi giovani, due dei quali erano ammanettati; i due, che erano liberi, si dice siano di nazionalità olandese. Questa notte sono pure giunti 300 soldati tedeschi giovanissimi, cioè dai 15 ai 18 anni.
1° marzo 1945 - Nel dopopranzo sono arrivati altri 200 di questi giovanotti tedeschi e si parla di altri arrivi. Vengono da Sanremo; si dice siano tutti paracadutisti volontari.
2 marzo 1945 - I due partigiani, portati ammanettati l'altro ieri, alle ore 8 e trenta di stamattina sono stati fucilati nel solito prato. Il movimento di truppa tedesca è sempre più accentuato - il movimento è veramente insolito - Per la prima volta i giustiziati di ieri sono stati accompagnati al Cimitero dal sacerdote.
3 marzo 1945 - Sono le 7,30 e passa un gran camion carico di truppa fascista diretta al mare. La truppa tedesca e repubblichina è in continuo movimento, lasciando l'impressione della incertezza, cioè che non sappiano neanche più loro dove dirigersi.
Questa mattina si sono udite raffiche di mitraglia e colpi di fucile: con tutta probabilità si trattava di raffiche estemporanee, fatte ad arte, per tenere a bada i partigiani, affinché non scendano a molestare le truppe di passaggio.
4 marzo 1945 - I due olandesi sono stati trasportati ad Ormea, dove è il comando tedesco presidiato da un generale. La truppa tedesca presente in Pieve si può oggi calcolare sui 200 uomini, cioè: 60 giovani ultimi arrivati e gli altri tutti conducenti. Tranne però i graduati, che sono effettivamente tedeschi, la ciurma è tutta composta da prigionieri russi e croati. In Ormea, il generale con l'intero Comando occupa villa Bianchi - La gendarmeria occupa villa Pittavino. Il Comando, in un primo tempo, occupava la mia casa, ma a seguito del bombardamento che ha distrutto quasi tutti i caseggiati di Via alle Scuole, si è trasferito in villa Bianchi.
5 marzo 1945 - Un reparto di 36 pionieri mi hanno occupato la casa di Muzio. Ho potuto parlare con un sorvegliante tedesco che capiva assai bene la nostra lingua e gli feci presente che detta casa occorreva a noi per ragione di lavori agricoli e di altre necessità. Mi assicurò che avrebbe pro seguito senz'altro per Vessalico, e me ne andai.
6 marzo 1945 - Il movimento della truppa è sempre in aumento; non in grandi masse, ma con molta frequenza.
Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994
 
Come era stato segnalato, nelle prime ore del 2 marzo 1945, una colonna tedesca di circa seicento uomini, entra nella Valle Pennavaira attraverso il passo di Caprauna. Le pattuglie partigiane avvistano il nemico per cui mettono in stato d'allarme la zona. In breve tempo il personale dell'intendenza nasconde i viveri, ma non si può evitare che due garibaldini, il russo Andrivich e “Alpino”, siano catturati dal nemico in seguito ad un breve ma duro combattimento. Questi sfoga la sua ira contro la popolazione civile, è uccisa una donna che aveva aiutato i partigiani. I Distaccamenti riescono a sottrarsi allo scontro per la scarsissima dotazione di armi automatiche e di munizioni. Lagorio Enrico (Enrico) e Giovanni Olivo (Gianni), altri due partigiani catturati, sono condotti a Pieve di Teco ed ivi fucilati.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, p. 192 

Giovanni Olivo

Per la prima volta parlo pubblicamente di mio fratello Giovanni Olivo, eroe della Resistenza. Lo faccio con pudore, perché nessuna parola è efficace per esprimere il senso della sua grande e breve esistenza. Giovanni aveva 21 anni quando il 2 Marzo 1945, fucilato dai tedeschi a Pieve di Teco, donò la propria vita per un grande ideale. A me non fu concessa la gioia della condivisione come sorella: ci ha separato la differenza di età. Infatti avevo dieci anni quando lui, studente in medicina all’Università di Bologna, si rifugiò a Rezzo, dove aderì alla lotta partigiana, donando la propria giovinezza. Il suo nome è inciso sui Cippi che ricordano tutti i caduti: Arezzo, Pieve di Teco, Imperia e Bordighera.
La sua assenza-presenza è incisa nel mio cuore. La sua testimonianza è stata per me un faro di luce nei momenti in cui la vita mi ha dato modo di svolgere ruoli delicati, prima come insegnante ed educatrice, in seguito nel ruolo delicatissimo di pubblico amministratore, quale Sindaco della nostra amata Bordighera.
Ho accettato e affrontato situazioni impegnative, spesso laceranti, guardando a Lui, a mio fratello Giovanni, che offrì se stesso perché altri avessero la Vita. Ho voluto che da Rezzo, dove era stato tumulato dopo la sua morte, ritornasse a Bordighera, rispettando il desiderio dei nostri genitori.
E tornò in un giorno speciale: il 14 Maggio 1996, festività di S. Ampelio [...]
Renata Olivo in Paize Autu, Periodico dell’Associazione “U Risveiu Burdigotu”, Anno 7, nr. 4, Aprile 2014
 
Giovanni Olivo: Titolo di "Dottore Honoris Causa" in Scienze Agrarie firmato dal rettore Edoardo Volterra. Fonte: Storia e Memoria di Bologna cit. infra

Giovanni Olivo di Matteo ed Eleonora Magaglio; nato il 18 Novembre 1923 a Bordighera (IM). Militò nella V brigata della Divisione 'Felice Cascione' Liguria. Fucilato a Pieve di Teco (IM).
Riconosciuto partigiano dal 27 Luglio 1944 al 2 Marzo 1945.
Fu insignito del titolo di "Dottore Honoris Causa" in Scienze Agrarie dall'Università di Bologna.
E' ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno.
Redazione, Giovanni Olivo, Storia e Memoria di Bologna

domenica 9 maggio 2021

Come morì all'ultimo spaccando lo sten sulle pietre

Costante Rustida Brando

Nasino (SV) - Fonte: Wikipedia
 
Costante Brando. Nato a Milano nel 1925, caduto nel marzo del 1945 in località Nasino (Savona), operaio.
Con Giulio Bernardoni, suo coinquilino, aveva preso parte alla Resistenza in provincia di Varese con i patrioti del colonnello Carlo Croce. Tornato a Milano per dar notizie ai suoi, il ragazzo aveva raggiunto la Liguria ed era entrato a far parte della VI Divisione d’assalto Garibaldi. Investiti, nel marzo del 1945 da un pesantissimo rastrellamento nazifascista, i patrioti sono costretti a ripiegare. Costante Brando ne protegge la ritirata sparando con una mitragliatrice. Quando, esaurite, le munizioni, i repubblichini stanno per catturarlo, il ragazzo si spara per non cadere nelle loro mani. Il suo corpo sarà recuperato soltanto dopo la Liberazione. Sulla casa di via Ponale 66, dove abitava a Milano, una lapide ne ricorda ora il sacrificio.
Redazione, Costante Brando, ANPI Nazionale, 8 novembre 2010
 
Per il secondo Distaccamento, non avendo accettato Rustida [Costante Brando] il comando, lo convinsi a farne le veci fino a che gli uomini non avessero trovato un altro Comandante.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994

Come dico dunque, Rostida [Costante Rustida Brando] con lo sten nuovo che a quei tempi ce l'avevano in pochi, era diventato un capobanda: quando lo fecero capobanda con le votazioni in regola, tra loro i sanmarchini lo sapevano eccome cosa si facevano. Se lo ricordavano benissimo di quando all'ultimo gli avevano detto di no; di farla finita una buona volta e di piantarla lì: basta con quella noiosata sempre la stessa di seguitare a remenarla, dicendo che lui non se la sente per niente di comandare, perché non sa come si fa; e che perciò vuol fare solo il soldato semplice nei partigiani.
Invece erano tutti d'accordo all'altro modo, porca la miseria; perché lo sapevano com'era generoso e sempre il primo nelle azioni rischiose, quando bruciava la pelle.
- E piantala di romperci le scatole, finiscila di fare il bamboccio -, gli dicevano seduti all'accampamento, dovendo decidere; quella volta però, glielo avevano detto sul serio per l'ultim  volta, fuori dai denti: che lui era veramente capace, era il più adatto; ci mancherebbe altro, e basta così.
E di su e di giù, gli avevano detto anche che lui era il più in gamba; che a fare il comandante con loro era facile, e imparava subito siccome lo era già di natura proprio adatto, e di qua e di là; che bisognava sbrigarsi, senza più ricominciare con tuttee quelle menate maiuscole.
Nell'alta Val Pennavaira è bello dopo l'inverno, col tempo già di scirocco, guardarsi in giro; è perché uno si guarda in giro andando nell'umido, con tanta voglia di vedere le prime viole al bordo delle mulattiere; è bello guardare così seguitando, appena i rami dei noccioli da grigi rinsecchiti, come sono d'inverno, diventano verdi a poco a poco per le foglie che crescono di nuovo, da un momento all'altro.
Tu allora, anche a pestarci di continuo nell'umido, ancora con tutto il marcio che c'è dopo la neve e con tutta sta miseria dei contadini intorno non te ne fai niente; anzi dici di sì; che è proprio bello quando finisce l'inverno e comincia la primavera; che ci vuole proprio sto tempo di scirocco, anche se è marcio, nell'umido che c'è dappertutto.
Ma adesso porcomondo c'è una cosa: c'è che bisogna vederle subito ste foglie crescere, ed allargarsi dappertutto dove passano i tedeschi; bisogna che si allarghino in fretta sempre di più per diventare il verde spesso, da buttarcisi dentro e perdersi in quesco verde; sicché non ti trovino quando ti cercano, sennò sei fottuto sul serio.
Bisogna che ci siano ste foglie, voglio dire, da buttarcisi dentro finalmeme come faceva da ragazzo per gioco, quando gli capitava spesso alla periferia milanese, prima che lo prendessero i fascisti quella volta nella retata, per mandarlo a fare la guerra; come quando era ancora piccolo a giocare nella pianura, rincorrendosi tutti insieme nel fogliame del fossato dietro l'idroscalo.
Osvaldo Contestabile, Scarpe rotte libertà. Storia partigiana, Cappelli editore, 1982, p. 229
 
Costante Brando 1925 - 1945
Lapide in via Ponale 66 [n.d.r.: a Milano].
Residente in via Ponale 66. Nel ‘43, poco dopo l’8 settembre, lo troviamo con i Pavarotti a S. Martino. Poi raggiunge in Liguria i gruppi della Resistenza che operano nella provincia di Savona. Appartenente alla 6a divisione d’assalto Garibaldi. Nel marzo ’45, a Masino, i partigiani sono costretti a ripiegare. Brando si ferma con una mitragliatrice a proteggerne la ritirata. Viene raggiunto dai fascisti e per non consegnarsi, si spara. Il corpo verrà recuperato solo dopo la guerra.
Niguarda.eu
 
La zona di Nasino - Fonte: Mapio.net

Nel corso di un rastrellamento a Nasino vennero uccisi il 20 marzo 1945 Costante Brando e Francesco Pescatore. Brando era un ex sergente della Divisione repubblichina San Marco che aveva disertato per entrare nelle file partigiane. Comandante del distaccamento "De Marchi", tentò da solo di fermare i tedeschi per permettere ai suoi uomini di mettersi in salvo. Ferito gravemente da un colpo di mortaio, per non cadere in mano nemica si sparò un colpo di pistola alla testa. Il rastrellamento, condotto da militari tedeschi e militi della RSI, aveva avuto come guida un ex-partigiano, Amleto De Giorgi, detto Carletto il cantante (che venne ucciso dal boia di Albenga il successivo 26 marzo): aveva indirizzato i nazifascisti direttamente all'accampamento garibaldino sito in località Scuveo.
Giorgio CaudanoGli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020 
[  Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016  ]
 
Il 20 [marzo 1945] i Tedeschi puntano su Nasino provenienti da varie località: San Calogero, Martinetto, Castelbianco, Caprauna e Cerisola. Quelli provenienti da quest'ultima località sono accompagnati da una spia borghese, che li porta direttamente presso l'accampamento garibaldino del Distaccamento "G. De Marchi" [Distaccamento "Gian Francesco De Marchi", III^ Brigata "Ettore Bacigalupo", Divisione "Silvio Bonfante"]. Gli attaccanti possono scendere in ordine sparso verso il casone senza essere visti a causa della scarsissima visibilità. È appena l'alba. L'allarme non viene dato in tempo. I garibaldini sono sorpresi da un uragano di fuoco. Cercano di mettere in salvo tutto quello che possono. Mentre Costante Brando (Rustida), comandante del Distaccamento, tiene a bada i Tedeschi con la sua arma automatica, i compagni riescono ad allontanarsi. Ad un certo momento le schegge di un colpo di mortaio gli squarciano la pancia. Non può più fuggire. Allora esaurisce le munizioni, rompe l'arma e si uccide con un colpo di rivoltella per non cadere vivo in mano ai Tedeschi, i quali, per onorarlo, non permettono ai fascisti di togliergli le scarpe. Nello scontro rimane pure ucciso il garibaldino Francesco Pescatore (Remo). Il garibaldino Pietro Maggio (Meazza) prende il comando del Distaccamento in sostituzione del Brando, caduto.
Francesco  Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, pp. 206,207

Caprauna - Fonte: Mapio.net

Invece quando i tedeschi quella volta arrivarono d'impeto in Val Pennavaira, con gli spari e col tempo guasto di scirocco, vennero in colonna, tutti ben concentrati da tutte le parti; chiusero subito i passi da Ranzo San Bernardo Capraùna e Castelbianco, che non ci passava manco più un topo.
Quella volta, nella tristezza infinita, ce n'era ancora tanta di miseria: ce n'era ancora per così del grigio senza foglie dappertutto, tra i rami stecchiti nella Val Pennavaira; altroché se ce n'era col freddo con la neve e col marciume, tutto all'intorno, nella grande malinconìa di non riuscire più a nascondersi in quel rastrellamento.
Sicché gli uomini di qua e di là, intontiti nella miseria di quei territori sotto tiro e depredati, non sanno più come fare; sicché la banda di Rostida, alla fine eccola lì: e tu adesso come fai, anche se sei un partigiano veramente in gamba forte e coraggioso, tanto che i tuoi uomini lo sanno e te lo dicono eccome; tu adesso, me lo sai dire come fai?
Come fai sotto il tiro preciso concentrato dei tedeschi, che ti arrivano addosso da tutte le parti, mondoschifo, come fai? Ma tu adesso che sei lì a sto modo e che ti chiami Rostida e sei il comandante come si deve, ecco lì come devi fare: tu coi tuoi uomini allo scoperto, con questo marcio intorno, tra questi rami spogli dappertutto, nel gerbido in questa valle strana e così diversa dalla tua dove ci sei nato e ci sei cresciuto, tu adesso farai così, siccome devi farglielo vedere a tutti come si fa.
Tu, mettendocela tutta, stavolta glielo farai vedere a tutto l'universo come si fa; ma standoci proprio davanti a sti tedeschi, da guardarli ben bene in faccia col tuo sten carico e gli altri caricatori pronti a portata di mano; glielo farai vedere perdio, puntandoti più forte che potrai con le spalle contro il muro, mentre i piedi te li terrai ben piantati per terra; a tutti, così, glielo farai vedere come si fa, quando si è veramente partigiani come si deve, sotto le raffiche.
E a sti tedeschi, mentre arrivano armati fino ai denti tutti concentrati, gli parlerai deciso; anche se li vedrai venire avanti, sempre avanti, tra questi rami secchi; - forza, venite avanti - gli dirai, - venite avanti, brutti macacchi: io vi aspetto qui.
Eppoi ai tuoi uomini, che sono sempre lì a guardarti per sapere come finirà, siccome tu sei il loro comandante, gli dirai di sparare preciso e di fare presto, più presto; ma ancora più presto mondoladro schifo.
Eccolo lì dunque adesso sto Rostida capobanda, che lo è sul serio comandante all'atto pratico, e stavolta anche lui lo sa; lo è proprio come lo volevano i suoi uomini ed esattamente come lo voleva lui, finalmente preciso al suo posto, ben piantato per terra, con le spalle contro il muro a secco, a sparare col suo sten contro i tedeschi o la va o la spacca.
Così, quella volta, i suoi uomini si misero al riparo e lo seppero veramente, quando lo videro sparare, che non si erano sbagliati a farlo comandante, anche se lui non voleva; i tedeschi invece lo impararono senza immaginarselo, a raffiche continue, mentre lui ci sparava dentro con lo sten, ficcandoci alla disperata un caricatore dopo l'altro, senza fermarsi. Quando ormai però scivola adagio, lungo disteso tra i lampi fitti degli spari, alla fine lo scuote ancora in un sussulto disperato prima di morire, un colpo secco di mortaio.
È proprio allora, in quell'ultimo momento con la vista torbida, che Rostida non riesce più a vederli i paesi distanti tra la ramaglia spoglia e il marciume dappertutto; e nemmeno le creste dei monti con la pianura di là, sempre più in là, dove c'è già il fogliame fitto finalmente: ma se li vede tutti addosso invece sti tedeschi con l'elmetto sulle orecchie, a strisciare nel tritume di corteccia e di terriccio, che salta tutto in giro per gli spari.
In quel grigiore così vasto, tutto allo scoperto, con un po' di fumo soltanto nei paesi lontani e le foglie appena appena che spuntano nella campagna ancora nuda sotto lo scirocco, lui quella volta lo impara a quel modo, come si fa veramente il comandante dei partigiani; quando gli tocca di farlo senza discutere, perché è il più in gamba di tutti.
Quella volta a Rostida non glielo insegnò nessuno che per fare il comandante contro i tedeschi, e nello stesso tempo salvare i suoi uomini, bisognava fare a quel modo davanti a tutti, contro i tedeschi concentrati, come fece lui lì perlì: a quel modo voglio dire da dover stare sempre dritto contro il muro a secco per vederci meglio a sparare con lo sten, e poterlo ricaricare sempre più alla svelta, a raffiche precise.   
Ma dopo il colpo di mortaio, il sangue aumenta; lui non ci vede più in tutto quel grigio sempre più grigio, tra gli spari fitti e i lampi tra i rami stecchiti; così se lo sente dentro, ad andarsene in fretta, che non è più quello il tempo per la pianura lombarda di casa sua, come se la ricorda lui da bambino: quand'era il tempo dei suoi giochi lontani, nella periferia milanese tanto diversa piena di fogliame, a rincorrersi per finta.
Epperciò, quella volta finisce a sto modo, senza remissione, in terra grigia di Liguria, la storia di Rostida capobanda dei garibaldini; finisce lontano da casa sua, quando alla disperata fa quello che può per salvare i suoi uomini, e ancora di più; ma peccato che le foglie nemmeno all'ultimo le abbia più potute vedere come se le sognava in quei giorni di scirocco, tutte belle larghe sui rami, da buttarcisi dentro; e con le viole sui bordi delle mulattiere.
I suoi compagni, quando gli capitò così, erano ormai tutti al coperto ben riparati; non lo sentirono più che disse ancora qualcosa nel suo dialetto milanese, mentre i tedeschi gli spararono addosso, e il sangue gli uscì veloce dalle ferite; lui scivolò nel gerbido, perché non ce la fece più ad impuntarsi per terra così fracassato com'era.
Ma lo videro eccome, che all'ultimo si scuoteva ancora, e gridava più forte, mentre sbatteva lo sten sul muro a secco forte forte per spaccarlo. Lo spaccò per non lasciarglielo intero ai tedeschi, siccome in banda ce l'aveva soltanto lui in consegna fin da quando era difficile averlo, e basta; poi Rostida morì nel fracasso di tutta quella sparatoria della Val Pennavaira, quando ormai l'inverno era finito col tempo di scirocco traditore: ma i tedeschi dopo non lo toccarono manco da morto, perché ebbero paura; così non gli si avvicinarono per prendergli le scarpe, come facevano sempre.
In seguito, per tutti gli altri giorni che durarono balordi finché ci fu la guerra nella Val Pennavaira e negli altri posti intorno, gli uomini in banda e quelli nei paesi ne parlarono sovente di Rostida; e di come morì all'ultimo spaccando lo sten sulle pietre; dicevano che di partigiani così coraggiosi non ne avevano mai visto. Dicevano che sì, uno può essere veramente in gamba forte coraggioso e altruista per natura: che i suoi compagni per convincerlo, potevano anche insistere che veramente era così, anche se lui diceva di no, che assolutamente non ce la faceva a fare il comandante perché era un timido: e va bene.
Ma porcomondo fare proprio così, e farlo tutto assieme in una volta sola a quel modo, come fece Rostida quella volta nell'ora della morte, dicevano, è una cosa eccezionale che non si è mai vista prima né qui, né da nessun'altra parte, mai. Adesso, perciò, si guardavano bene in faccia l'un l'altro, parlando di Rostida; dicevano che andando avanti bisognava soltanto stringere i pugni; ma stringerli di più, da farsi male a dire di no: e pestare i piedi per terra e dire di no, che è tutta una porcata maledetta: che non è giusta, e che assolutamente non si può più di così contro i tedeschi, quando ti sono addosso tutti concentrati, a scarpentarti in quel modo.
Osvaldo Contestabile, Op. cit., pp. 230,231, 232
 
Costante Rustida Brando. Nato a Milano il 25 ottobre 1925. Ex sergente sanmarchino, fa esperienza organizzativa al comando di Massimo Gismondi “Mancen” e di Nino Siccardi “Curto”; in seguito si unisce a Giuseppe Garibaldi “Fra Diavolo”. Molto stimato dal comando partigiano e da “Fra Diavolo”, dopo i rastrellamenti del gennaio 1945, è mandato a capo del distaccamento “De Marchi” a Nasino, zona ritenuta più tranquilla. Il 20 marzo i tedeschi puntano su Nasino, accompagnati da una spia borghese che li porta direttamente presso l’accampamento del distaccamento sito in località Scuveo. Gli attaccanti a causa della scarsa visibilità possono scendere indisturbati verso il casone. L’allarme non viene dato in tempo e i garibaldini sono colti di sorpresa; “Rustida”, tenendo a bada i nemici con la sua arma automatica permette ai compagni di allontanarsi; è raggiunto da un colpo di mortaio che gli squarcia il ventre e gli causerà una fine atroce: ha la gamba quasi staccata dall’anca. Esaurite le munizioni, rompe l’arma e si uccide con un colpo di rivoltella per non cadere vivo in mano dei tedeschi i quali non permetteranno ai fascisti di togliergli le scarpe.  
Redazione, Arrivano i Partigiani, inserto "2. Le formazioni di montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella provincia di Savona", I RESISTENTI, ANPI Savona, 2011
 
La zona di Pornassio (IM) - Fonte: Mapio.net

18 marzo 1945
- Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 205, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Presentava il quadro delle operazioni compiute dalla Divisione nel mese di febbraio 1945: "il 1° febbraio la I^ Brigata ed i suoi Distaccamenti si trovavano nelle valli di Diano, Andora e Lerrone, la II^ nelle valli Arroscia e Pennavaira, la III^ nelle valli Pennavaira, Pieve di Teco ed Arroscia mentre il Distaccamento divisionale "M. Longhi" era dislocato in Val Tanaro. Il giorno 3 il capo di Stato Maggiore 'Ramon' con un garibaldino mitraglia 2 carri tedeschi uccidendo ed in parte ferendo i nemici. Il 6 'Russo' comandante del Distaccamento "Viani" uccideva 2 uomini della San Marco. Il 18 una squadra del Distaccamento "E. Castellari" sminava un campo ad Ortovero. Il 25 'Ramon' con un garibaldino uccideva nei pressi di Pieve di Teco 2 tedeschi ed il 28 distruggeva il ponte di Pogli appena ricostruito dai tedeschi".
20 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 217, al comando della I^ Zona Operativa Liguria, al capo di Stato Maggiore della Divisione "Silvio Bonfante", ai comandi della I^ Brigata, della II^ Brigata e della III^ Brigata - Riportando notizie avute dal CLN di Alassio (SV) circa le conoscenze che il nemico poteva avere sulla Divisione stessa il comandante affermava, tra l'altro, "per quanto tali rivelazioni possano dare un'idea della serietà del servizio informativo nemico occorre provvedere al caso".
22 marzo 1945 - Da "Boris" [Gustavo Berio, vice commissario] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Riferiva che il recente rastrellamento nemico in Val Pennavaira era stato imponente; che si era temuto che i tedeschi si trattenessero a presidiare quei luoghi [...]
24 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava l'assegnazione degli encomi solenni alla memoria a "Rustida" ed a "Remo", sottolineando che "Rustida", Costante Brando, era nato a Milano il 25 ottobre 1925, mentre di "Remo" non si conoscevano i dati biografici.
25 marzo 1945 - Da "Pantera" [Luigi Massabò, vice comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che il 20 marzo 1945 alle ore 7 forze nemiche, provenienti da Pornassio, San Bernardo di Garessio, Cerisola, Acquetico e Castel Bianco, avevano effettuato un rastrellamento in Val Pennavaira; che i garibaldini di Caprauna, avvisati da una sentinella appostata sul Passo dei Pali, si erano spostati sulle rocche sovrastanti Alto; che il Distaccamento "Gian Francesco De Marchi" era stato sorpreso e nella fuga aveva lasciato nel casone il mitragliatore Breda 1930 e diverso materiale di casermaggio; che i garibaldini "Rustida" [Costante Brando] e "Remo" [Francesco Pescatore] avevano aperto il fuoco, ma erano stati feriti da un colpo di mortaio; che "Rustida" dopo qualche minuto decedeva e "Remo" si suicidava per non cadere vivo in mano ai tedeschi; che i nemici avevano abbandonato la Val Pennavaira alle ore 22; che il servizio di sentinella di Alto-Caprauna aveva funzionato bene mentre quello di Nasino "pur avendo funzionato non ha preso sul serio l'allarme facendo giungere i nemici vicino ai casoni"; che stava per dare disposizione al comandante ["Gino", Giovanni Fossati] della II^ Brigata "Nino Berio" "di infliggere 12 ore di palo ai responsabili del cattivo funzionamento del servizio di guardia". Comunicava, poi, le situazioni di alcune formazioni: il Distaccamento "Giuseppe Maccanò" era privo di comandante perché "Riva" [Stefano Polini] si era rifugiato nelle Langhe ed aveva bisogno anche di un commissario; la stessa situazione si presentava al Distaccamento "Gian Francesco De Marchi" che aveva perso un mitragliatore; il comandante "Basco" [Giacomo Ardissone] aveva formato un altro Distaccamento che avrebbe preso probabilmente il nome di "Rustida" [Costante Brando]; una squadra del Distaccamento "Igino Rainis" aveva recuperato in Piemonte 1 mitragliatore pesante americano, 1 fucile inglese ed 1 Sten; il 22 marzo 1945 "Fra Diavolo" aveva compiuto un attentato sulla strada 28 in cui avevano trovato la morte la morte un maggiore tedesco ed altri soldati. Informava che [...]
25 marzo 1945 - Da "Boris" [Gustavo Berio, vice commissario della Divisione "Silvio Bonfante"] a "Mario" [Carlo De Lucis, commissario della Divisione "Silvio Bonfante"] ed a "Giorgio" [Giorgio Olivero, comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] - Comunicava che rispetto a quando "Giorgio" era stato in visita in Val Pennavaira il morale della popolazione era mutato [...] che il recente rastrellamento del 20 marzo avevano addirittura terrorizzato la popolazione per la minaccia tedesca di bruciare tutte le case. Segnalava "la non esemplare combattività" dei Distaccamenti "Igino Rainis" della II^ Brigata "Nino Berio" e "Giuseppe Maccanò" e l'efficienza delle altre formazioni della II^ Brigata "Nino Berio"; la formazione del Distaccamento "Costante Brando", dedicato alla memoria di "Rustida", per il quale proponeva "Meazza" [Pietro Maggio] come comandante; che "Fra Diavolo" nonostante le difficoltà che incontrava in Val Tanaro teneva "alto l'onore dei garibaldini".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
 
Alcuni giorni dopo [a fine marzo 1945] ricevetti l'ordine di mandare un Distaccamento a Viozene, a disposizione del Comando Zona. Decisi di andare con cinque squadre, una per distaccamento e col vice Comandante di Brigata Lello [n.d.r.: Raffaele Nante, per l'appunto appunto vice comandante di Brigata, a quella data ancora genericamente indicata come "Val Tanaro", Brigata che solo alla vigilia della Liberazione assunse la denominazione ufficiale di IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Credevo che Osvaldo [Osvaldo Contestabile], il Commissario, ormai completamente ristabilito, prendesse contatto con i vari Distaccamenti e anche con i componenti del C.L.N. perchè, è doveroso dirlo, i contatti con i vari componenti degli stessi non erano sempre improntati alla più schietta cordialità, (anche se, nel caso del C.L.N. dell'alta Val Tanaro, avevamo sempre trovato la massima comprensione.) Per Osvaldo invece le sue esperienze antecedenti (Commissario della quinta Brigata della Cascione e Commissario della Divisione Bonfante) lo avevano lasciato assai diffidente.
Arrivammo a Viozene e ci sistemammo in una frazione del paese. Subito dopo mi recai a salutare Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]. Mi feci accompagnare da alcuni garibaldini, ma lasciai Lazzaro con Lello e gli altri, raccomandando loro di fare in modo che non rimanesse mai solo. Curto mi chiese notizie della Brigata alpina, dei Distaccamenti, dei loro Comandanti. Lo informai di Rustida, forse era stato il primo ex Sanmarco a diventare Comandante di Distaccamento, gli raccontai della sua eroica morte e il duro Curto mi disse: «Immagino quello  che provi, perché so che eravate uniti; il tuo grande difetto è che ti affezioni troppo ai tuoi uomini migliori, e in guerra, in special modo nella guerra partigiana, questo porta indubbiamente dei vantaggi. Ma si corre anche il rischio, nel caso della perdita di uno di questi, di non essere abbastanza sereni». Capii che lui, in quel momento, pensava alla morte di Giulio e di Cion e al suo errato comportamento a Carnino; lo interruppi e gli disssi: «Tu pensi a Upega; ma io sono certo che, se non avessimo avuto la disgrazia di avere con noi il Prof., le cose sarebbero andate in altro modo. «Puoi anche avere ragione», rispose.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Op. cit., p. 187
 
Sabato 7 dicembre, l’Istituto Storico per la Resistenza e l’età Contemporanea della Provincia di Imperia - ISRECIM ha dedicato il suo prestigioso Archivio con una targa (allegata) alla memoria dei Fratelli Libero, Angioletta e Lello Nante, distintisi nella guerra partigiana combattuta sulle montagne della nostra I Zona Liguria (geograficamente compresa tra Ventimiglia e Ceriale).
Lo storico Ferruccio Iebole ha arricchito la cerimonia con una interessante commemorazione.
All’inizio del 1944, sfuggiti alla persecuzione nazifascita, con i genitori Coluccio e Nannina, dalla natia Oneglia a Viozene, i tre ragazzi vennero reclutati dal mitico Comandante Partigiano Nino Siccardi (Curto) ed adibiti i primi due (Libero, ventiquattrenne, studente di Medicina, Angioletta, quindicenne) all’organizzazione di un ospedaletto da campo ed il terzo (ventenne) alla prima linea.
A seguito del terribile rastrellamento di Upega, che costrinse i Partigiani, decimati, ad una epica ritirata tra le montagne ghiacciate, la famiglia, in ordine sparso, si ritrovò sul versante piemontese, a Fontane, in val Corsaglia. Qui Lello venne nominato Vice Comandante della neocostituita VI Brigata del celebre Fra Diavolo e Libero venne inviato, con compiti ufficialmente sanitari e, meno dichiarati, informativo-esplorativi, ad Alto in Val Pennavaire.
Iebole ha raccontato di quando Libero, in missione, sfuggì ad un agguato, avendo incontrato nel bosco una ambigua donna, che fungeva da guida ad una colonna nazifascista. Della donna in seguito si persero le tracce. In assoluta anteprima Iebole ha svelato, per l’occasione, l’identità della donna. Le sue ricerche, infatti, lo hanno portato ad identificarla in Oliva Fioretta Cordella, nata 1913 nel Bellunese, coniugata e residente a Vado Ligure, impiegata nella Croce Rossa savonese: essa si trovava ausiliaria della suddetta colonna nazifascista, dalla quale veniva anche utilizzata come spia per la sua fisica avvenenza e per il suo bilinguismo italiano e tedesco. Come tale venne in seguito giustiziata in segreto, tanto che nemmeno gli stessi Comandi partigiani seppero riferirne a Libero a fine guerra.
Di Lello, oltre al valore militare, Iebole ha raccontato l’equilibrio, quando Presidente del Tribunale Partigiano, emise nei confronti di un informatore fascista un giudizio di “pacatezza sconosciuta per quei tempi per la gravità delle colpe”. La sentenza di morte fu, infatti, tramutata da Lello in ammenda di 200.000 lire, molto utili al sostentamento della Brigata. “Che  differenza tra giustizia partigiana e giustizia fascista ! Semi di una pacificazione già presenti prima che fossero deposte le armi; l’impiego della ragione precedeva le vendette e i giorni  difficili dell’ira!” Libero concluse la sua militanza ribelle scendendo, il 25 aprile 1945, ad Albenga con il suo distaccamento ed organizzando, nell’ospedale cittadino, corsie per soccorrere i partigiani feriti. Poi ivi rimase come Medico Condotto dell’entroterra ed in seguito creatore delle due case di cura Villa Salus e Clinica San Michele. Angioletta (che in montagna gli era stata “staffetta” e “aiutante”) si fermò con lui ad Albenga, mentre Lello tornò, operaio, ad Imperia [...]
Redazione, Svelata targa alla memoria dei fratelli Nante: anche la città di Albenga presente alla cerimonia, La Voce di Genova.it, 9 dicembre 2019

mercoledì 10 febbraio 2021

Riscontrai, ad ogni modo, nel Curto un uomo molto calmo

Pietrabruna (IM): Monte Follia. Foto: Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM)

Dintorni immediati di Pietrabruna (IM)

Il Comando delle Brigate Nere ha una vasta rete di spionaggio che fornisce informazioni sui movimenti e sull'ubicazione delle formazioni partigiane.

Nel mese di giugno 1944 il predetto Comando ha a sua disposizione molte notizie sulla situazione numerica dei garibaldini e ne traccia un prospetto:

Dintorni di Triora (IM). Foto: Eraldo Bigi

[...] Zona di Triora e Molini di Triora
I gruppi che agiscono nella zona sono alle dipendenze del Comando dei ribelli che trovasi a Cima di Marta, forza degli stessi circa 3.000 uomini armati con moschetti, fucili mitragliatore, mitragliatrici, mortai da 45 e da 81. Nella zona suddetta i gruppi di ribelli sono sempre in movimento; infatti sono stati notati gruppi di ribelli della forza di circa 30 e 40 uomini a Carmo Gerbontina, a monte Pellegrino, a monte Gerbonte, nella frazione di Loreto, nella regione denominata «Brighetta», nella frazione di Realdo, nella frazione di Andagna. Sembra che nei baraccamenti militari siti su Colla Belenda vi sia un posto fisso di circa 50 ribelli armati. Notati posti di avvistamento ai chilometri 13, 15, 17 della strada Castelvittorio-Triora.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Pagina 44 del Notiziario GNR del 4 giugno 1944 cit. infra. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Il 31 maggio u.s., alle ore 18, in Badalucco (Imperia), numerosi banditi armati, dotati di mitragliatrici pesanti, assalirono il locale distaccamento della G.N.R. I militi del presidio reagirono energicamente e tennero testa agli aggressori sino al sopraggiungere di una compagnia O.P. che dopo breve combattimento riuscì a volgere in fuga i malfattori. Da parte nostra tre feriti. Non ancora accertate le perdite dell'avversario. Riserva di ulteriori notizie.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 4 giugno 1944, pagina 44. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Zona di Badalucco - Montalto Ligure
Sembra che nella cosiddetta frazione «Tana di Beltrand» esista un rifugio di ribelli. Nuclei di ribelli armati sono stati visti aggirarsi nelle località Evria e Binelli (comune di Montalto Ligure), e in località Merea-Beltran-Banzan (comune di Badalucco).

Colline a levante di Castellaro (IM)

Zona di Pietrabruna e Castellaro
Esistono gruppi di sbandati armati; il numero è esiguo, non si conosce la dislocazione.

La Val Prino

Zona di Dolcedo e di Molini di Prelà
Esiste un gruppo di circa 400 ribelli armati nel bosco di monte Faudo, e gruppi di sbandati armati della forza di 10 e 15 uomini ciascuno che si aggirano per la campagna.
Carlo Rubaudo, Op. cit.


Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 24 giugno 1944, pagina 33. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

Fa seguito alla segnalazione inserita nel notiziario del 23 corrente circa l'esistenza di bande armate, della forza di circa 6000 elementi nel territorio della provincia di Imperia. Oltre alle formazioni di armati segnalati a nord di Vasia, Pianavia e Pantasina, operano 500 banditi suddivisi in reparti della forza oscillante fra i 50 e gli 80 uomini ciascuno dislocati sulle falde di quota 732 (S. Bernardo). Nella zona compresa  tra Villa Viani, Vestagno [Bestagno] e Lucinasco, e precisamente nel bosco detto "della Maddalena", sulle pendici meridionali di Monte Acquarone e sui due versanti di Monte Collabassa, trovasi un raggruppamento di oltre 300 banditi. Inoltre, sulle falde di Monte Albastino, in una casetta vicina alla villa di proprietà di Paolo AGNESI si è insediato il comando dei reparti che agiscono nella zona. Confermata la notizia che i banditi avrebbero intenzione di scendere nei prossimi giorni a Imperia per compiere atti di sabotaggio. L'azione verrebbe effettuata in concomitanza con operazioni di disturbo nelle valli di Dolcedo e in quella di Oneglia da parte di gruppi sparsi che ivi convergerebbero da diverse direzioni. Nella notte sul 16 corrente, in località Perina del comune di Imperia, alcuni banditi armati penetrarono nell'abitazione dell'aviere Felice CICCIONE, costringendo questi a seguirli. Il 17 corrente, alle ore 21,30, in Castellaro, numerosi banditi armati, dopo aver interrotta la linea telefonica e bloccate le strade di accesso dell'abitato, penetrarono negli uffici comunali, ove bruciarono le liste di leva e asportarono tutte le carte annonarie ivi esistenti. Successivamente obbligarono due agricoltori a consegnare loro, complessivamente, un vitello, due pecore e due muli e, dopo aver tagliato i capelli a certa Luisa BIACCHESI, nell'allontanarsi costrinsero il commissario del Fascio a seguirli. Nella notte sul 17 corrente, in Imperia, tre detenuti militari, narcotizzati i militi addetti al loro piantonamento, evadevano dall'ospedale civile di S. Giovanni dove erano ricoverati.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 24 giugno 1944, pagine 33,34,35. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

18 giugno 1944 - Il già menzionato Giuseppe Arduino di Prale, residente in Borgomaro, trovò in Prale un gruppo di 80 patrioti, comandati da due ufficiali genovesi. Con loro erano pure Renzo [n.d.r.: Renzo Merlino] e Cassia. Stanno tutti bene ed hanno il morale elevatissimo. Ad essi ha parlato delle mie ansie per le continue minacce del Santacroce e per la denuncia del Roba. Essi però gli hanno detto di essere già al corrente di tutto. Il Comune di Pieve [Pieve di Teco (IM)] amministrativamente è nel caos più completo. Il Commissario con la moglie sono fuggiti e il Segretario Comunale Valenzo si lascia vedere ìl meno possibile, sicché tutto è ridotto nelle mani della impiegata Sig.ra Brignacca, disgraziatamente sorda, ma ammirevole per il suo senso di abnegazione. Per quel che riguarda gli approvvigionamenti (che ormai tutto si riduce a questo), si è costituita una Commissione di volenterosi per la tutela di questo delicatissimo ramo, ma pare che il Prefetto non abbia ancora voluto riconoscerla. Come si vede qui da noi la tanto decantata repubblica ha degenerato presto in anarchia. Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994, p. 98

Zona di Vasia
Un gruppo di circa 30 ribelli armati trovasi nei casolari sparsi sul versante est di q. 732 nei pressi di Pianavia, e un gruppo di circa 20 ribelli pure armati a q. 889.
Zona di Carpasio - Borgomaro - Rezzo
Nel bosco di Rezzo trovansi oltre 400 ribelli armati. Ivi trovasi pure il loro Comando. Gruppi di ribelli della forza di circa 40 e 50 elementi (provenienti dalla zona suddetta) sono stati visti sostare a Montegrande, a Colla d'Oggia, al monte Albaspino, al passo di Carpasio, al monte Acquarone e al passo delle Ville...».
Dagli incompleti dati in possesso del nemico, seppur non tutti attendibili e molti indubbiamente inesatti, si può valutare la possibilità di lotta della nostra Resistenza in quel periodo in cui l'entusiasmo saliva alle stelle ed in ogni valle risuonavano le canzoni partigiane.
Sul finire del mese di giugno del 1944, avviene un cruento combattimento sostenuto dal 16° distaccamento, che potrebbe anche essere ricordato come «La prima e l'ultima battaglia»; la battaglia cioè di un distaccamento appena costituito che si batte con grande coraggio, infligge gravi perdite ai Tedeschi e subisce, a sua volta, un rastrellamento tanto feroce, e giorni di martirio da non poter più essere ricomposto. I bravi giovani superstiti passano, quindi, a far parte di altri reparti. Noi, invece, il combattimento lo intitoliamo al nome della località presso cui si verificò e diciamo: «La battaglia di Sella Carpe». 
Carlo Rubaudo, Op. cit.

Cesio (IM). Foto di Antonio Busso (su Flickr)

19 giugno 1944 - Il menzionato tenente Cassia è venuto a trovarmi in Muzio e, fra l'altro, mi ha fatto cenno dei vivaci contrasti fra lui, Colombo, Renzo e Martinengo, dello spirito d'indisciplina dei gregari. Mi narrò pure l'operazione da lui compiuta in Moglio, dove un gruppo di guastatori tedeschi, con armi, munizioni e cavalli, sono passati ai patrioti precisandomi che lui stesso ha condotto nella zona di Gazzo i nuovi gregari. Fra l'altro mi ha detto che sul Santacroce hanno messo un taglione di L. 10.000. È da questa mattina che divampa un'azione di guerriglia in Valle Impero. Da qui si odono le artiglierie e le raffiche di mitra. Sono le quattro pomeridiane, il frastuono è cessato e, siccome le popolazioni han già fatto l'abitudine a questi spettacoli, non si allontanarono nemmeno più dai paesi.
20 giugno 1944 - Nell'azione di ieri in Valle Impero i tedesco-fascisti hanno avuto la peggio perché i patrioti, ormai maestri in fatto di guerriglia, li hanno costretti a ripiegare verso Oneglia. L'azione si è svolta tutta sul saliente Gazzelli - Chiusanico - Torria - Cesio, da cui hanno anche sparato colpi di cannone su Caravonica con lievi danni ai fabbricati e con una sola perdita di un civile, che era fuori casa. Il liquorista Ranzini di Oneglia, ma dimorante a Villa Romana sulla Nazionale sotto Cesio, passò un brutto quarto d'ora perché i tedeschi volevano fucilarlo. In Cesio i tedeschi hanno letteralmente saccheggiato la casa del Dott. Natta sicché il dottore e la moglie, privi di ogni cosa e con miseri indumenti, son giunti in Vessalico, in stato veramente compassionevole. Stamane i patrioti hanno fatto una perquisizione in casa di Ciollu Batteria posta in via Piane, di proprietà della cognata di Giovani Fresia, titolare del Monopolio Sale e Tabacchi ed, infatti, vi trovarono un vero deposito di tabacco e sale che il titolare sottraeva ai consumatori, per vendere a borsa nera. Anche allo spaccio Demarchi fu trovato accantonato indebitamente mezzo q.le di sale, tolto naturalmente al consumatore.
21 giugno 1944 - Questa mattina in Muzio si nota un movimento inconsueto. Sono cinque giovanotti che, con schietto entusiasmo, partono per Nava, per unirsi a quei Patrioti. Partono già armati ed equipaggiati di tutto punto. È imminente una seconda partenza. L'entusiasmo di questi giovanotti è veramente confortevole. Speriamo che non sia fuoco di paglia. In Pieve tutti gli uffici son chiusi con una scritta «Chiuso fino a nuovo ordine» perciò la Pretura, l'Ufficio Registro, l'Agenzia imposte, la Posta e Telegrafi, il Municipio sono tutti sbarrati, e le autocorriere sono ferme. Pare di vivere in un completo abbandono ed isolamento.
22 giugno 1944 - I cinque muziesi, giunti a Nava, non solo furono accolti ma furono messi ben presto alla prova. Infatti, capeggiati dal Capo squadra Ferdinando Gandolfo, pure di Muzio, furono inviati per un'operazione da compiersi in giornata con l'impegno di tornare subito al Comando. Eseguirono alla perfezione la prova. Stamattina venti partigiani hanno invasa la casa canonica di Calderara, recandole qualche danno. La causa di tale fatto va ricercata nella vita avventurosa del Parroco che, da tempo, faceva contrabbando in grande stile, viaggiando carico di derrate sui treni e sulle corriere, senza che nessuno l'avesse mai molestato. I casi sono due: o tale sacerdote sfruttava l'abito indecorosamente, oppure viaggiava, come tanti, con la tessera repubblichina. Tanto nell'un caso come nell'altro, meritava castigo. Fortuna volle che in Canonica non vi si trovasse. Questo pomeriggio fu turbato dall'arrivo improvviso di un camioncino con cinque patrioti che, dal Dopolavoro, hanno portato via un vitello intero, macellato clandestinamente, e mezzo sacco di riso. Per il Delfino, proprietario del dopolavoro fu senza dubbio un danno gravissimo ma di tutto ciò è anche colpa sua perché, col suo contegno, lascia sospettare che penda un po' troppo per i Repubblichini.
Nino Barli, Op. cit., pp. 99-101

Vasia (IM). Fonte: Flickr

Alla fine di giugno del 1944 un rapporto redatto dall’U.P.I (Ufficio Politico Investigativo) di Imperia segnalava la presenza di 50 ribelli armati, che trovavano rifugio nei casolari sparsi nei pressi di Pianavia, Frazione del comune di Vasia (IM). Poco tempo prima della fine di luglio la Compagnia O.P. di Imperia programmava un rastrellamento nel comune di Vasia e a Montegrazie, Frazione del comune di Imperia. Prima di giungere a Vasia il capitano Ferraris divise la compagnia in varie squadre. Durante il rastrellamento vennero catturati due partigiani da una delle squadre: vennero in seguito fucilati per ordine del Ferraris (da dichiarazione resa in data 7/5/46 da Carlo Valfrè, già appartenente alla citata Compagnia O.P. di Imperia). Altri patrioti morirono in combattimento. I partigiani deceduti (si presume tutti il 25 luglio 1944) furono: Stefano Danini (Ferroviere), Salvatore Filippone (Mariella), Carmine Saffiotti (Carmé), Vincenzo Raho (Zappa), Igino Rainis (Lupo). Non è dato sapere chi dei cinque appartenenti al distaccamento "Antonio Terragno" della I^ Brigata furono i due fucilati e chi cadde in battaglia. Testimoni dei fatti riferiscono che Igino Rainis rimase ferito ad un ginocchio e che, per non cadere prigioniero del nemico, si tolse la vita.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016 ]

Igino Rainis (Lupo). Nato a Treppo Carnico (UD) il 19 giugno 1926, operaio; appartenente al Distaccamento “Antonio Terragno” della I^ Brigata. Il 25 luglio 1944 i garibaldini Stefano Danini ed Igino Rainis con i compagni Salvatore Filippone, Vincenzo Raho e Carmine Saffiotti della IV^ Brigata sono diretti ad Imperia con il difficile compito di penetrare nei locali della Questura per impossessarsi di armi automatiche. Incappano in un rastrellamento nella zona di Vasia. “Lupo” è ferito ad un ginocchio e, per non cadere prigioniero del nemico, preferisce darsi la morte.
Ad Igino Rainis è intitolato un Distaccamento della Brigata “Nino Berio” - Divisione d’assalto Garibaldi “Silvio Bonfante”.
Redazione, Arrivano i Partigiani, ANPI i resistenti, numero speciale 2011, ANPI Savona

Ormea (CN). Foto del 2012 di Paolo Brocchetti (su Flickr)

4 luglio 1944 - Entrammo finalmente nella nostra casa avita di Ormea, e qui ci trovammo bene. Da quel momento fu un continuo pellegrinaggio di patrioti in cerca di notizie e fu anche una ininterrotta attestazione di simpatia da parte di questa buona gente la quale si faceva premura di riferirmi sullo stato delle cose, e ciò per nostra normna opportuna.
5 luglio 1944 - Sopra un biroccio, e con un viaggio poco piacevole, ci raggiunsero in Ormea la mia cognata Angelina, unitamente alla persona di servizio Angela Milesi. In tal modo la famiglia si poté ricomporre al completo.
6 luglio 1944 - I patrioti non tralasciano di manifestarci le loro premure e continuano a darmi notizie su ciò che si sta svolgendo in Piemonte ed in Liguria.
7 luglio 1944 - Si presenta da me il Dott. Natta il quale è tutto pervaso da un senso di avversione ai vari sistemi che, secondo lui, contrastano con le direttive impartite ai patrioti dai Comitati di Liberazione. Mi parla di urti fra bande e bande, e diquesto suo concetto critico vuol farne relazione al Comandante Divisionale Curto [Nino Siccardi]. Infatti, verso le dieci, il Curto esce dalla Pasticceria Colombo e il Dott. Natta mi saluta e si accompagna con lui. Vedo che la discussione si fa assai animata, ma io per prudenza mi ritiro, lasciandoli alle loro reazioni assai plateali. Riscontrai, ad ogni modo, nel Curto un uomo molto calmo perché, mentre il Natta si accalorava nella sua esposizione, lui quasi impassibile pronunciava ben di rado poche parole. Ritornai sull'uscio e li vidi ancora presi dalla discussione sulla piazza dell'Olmo: ad essi però s'erano avvicinati altri patrioti.
8 luglio 1944 - Da questa data al 27 luglio successivo, si è trascorso in Ormea un periodo di autentica quiete. È vero che ogni tanto si restava un po' preoccupati per le notizie che giungevano, ora dal Piemonte ed ora dalla Liguria, di scontri o di movimenti di forze d'ogni specie, ma qui in Ormea continuava a sopravvivere un vero centro di patrioti indisturbati; e nulla degno di nota si è svolto in questo periodo.
27 luglio 1944 - Verso le cinque del pomeriggio il Capitano Bologna mi confida che, dal Colle dei Termini, sta scendendo su Ormea una forte colonna di tedeschi, per cui sarebbe prudente allontanarsi. Intesa la notizia, radunammo in famiglia tutto ciò che più ci premeva e, col carro a quattro ruote di Antonietto Sappa di Luigi, partimmo tutti per Bossi - sotto frazione di Bossieta - ove trovammo asilo presso la famiglia di Roberto Merigone. Ivi prendemmo dimora e fu provvidenziale questa nostra decisione, confrontandola con i bombardamenti e i mitragliamenti di cui fu in seguito bersagliato il piccolo centro di Ormea.
28 luglio 1944 - Ai Bossi, in questo gruppo di cinque o sei baite, costruite in mota sul nudo scoglio, ai piedi del Pizzo della Guardia in una morta gora perché incassata e chiusa fra i ripidissimi pendii del Rio Bossi, assistiamo ad un continuo movimento di patrioti che, alla spicciolata e a gruppi, passano e si eclissano nelle foreste che coprono le alture circostanti.
29 luglio 1944 - Anche questo misero raggruppamento di catapecchie ormai assume la sua importanza. Da Ormea salgono persone d'ogni età e d'ogni sesso. Giungono anche donne ansimanti e impaurite che gareggiano nel racconto della invasione tedesca.
30 luglio 1944 - In un vecchio e primitivo forno viene riacceso il fuoco, da molti anni spento, ed un fornaio di Ormea lo sfrutta cuocendo il pane a richiesta. Anche noi non tralasciamo di approfittare dell'occasione. Il fornaio di nome Pierin è un giovanotto di ottimo carattere il quale non nasconde il suo stato d'ansia, avendo anch'egli degli obblighi militari.
31 luglio 1944 - Gli sfollati aumentano di giorno in giorno e tutti i più reconditi tuguri o buchi sono sfruttati. Un po' di paglia ed una coperta per la notte è sufficiente per accontentare chi arriva e si ferma ben lieto, pur d'essere in compagnia di gente conosciuta, e lungi dal contatto tedesco.
Nino Barli, Op. cit., pp. 106,107

Valfrè Carlo: nato a Ventimiglia il 7 luglio 1921, milite della Compagnia OP di Imperia.
Interrogatorio di Valfrè Carlo del 7.5.1946: Dopo l’8 settembre rimasi per un po’ di tempo sbandato ma in seguito tornai a casa mia. Dopo un po’ di tempo ricevetti la cartolina precetto per essere inviato in Germania e poiché mi si disse che l’unico modo per evitare di essere inviato in Germania era di arruolarsi mi presentai alla sede della milizia di Imperia. Il 2 novembre 1943 entrai a far parte della GNR e assegnato alla Compagnia OP, comandata dal Tenente Ferraris. Fui avviato subito a Pieve di Teco ove prestavo servizio con i carabinieri e vi rimasi per circa un mese. Dopo detta data venni assegnato al Battaglione Italiani all’Estero, in un primo tempo a Sanremo ed in un secondo tempo ad Arma di Taggia. In questa località rimasi fino al marzo del 1944 quando ritornai alla Compagnia OP. Negli ultimi giorni di giugno [1944] o nei primi di luglio, unitamente alla compagnia, partimmo per un'azione di rastrellamento nei comuni di Vasia e Montegrazie. Prima di giungere a Vasia il Capitano Ferraris divise la compagnia in varie squadre. Durante il rastrellamento vennero catturati due partigiani da una delle squadre che vennero in seguito fucilati per ordine del Ferraris ma non posso precisare da chi in quanto la mia squadra si trovava più avanti. Verso la fine di luglio siamo partiti per un rastrellamento nel comune di Bestagno. Ivi giunti, dopo aver circondato il paese, il Capitano Ferraris diede ordine di svaligiare e bruciare una casa [...]
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019

Un nome, quello di Ferraris, temuto: dotato di coraggio e di capacità militari, anima di tanti rastrellamenti, l'ideatore della "controbanda", l'uccisore di Nino Berio (Tracalà) a Chiusavecchia. Egli si era guadagnato la fiducia delle S.S. Tedesche, tanto da essere da loro decorato con la croce di ferro di II^ classe, per la spietatezza delle sue azioni.   Attilio Mela, Aspettando aprile, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1998 

lunedì 23 dicembre 2019

Circa i lanci alleati ai partigiani del ponente ligure

Il Monte Mongioie - Fonte: Wikipedia

Spendere una parola sui lanci alleati per rifornimento mi pare cosa utile e necessaria per la cronaca.
[...] Non mi sono preoccupato tanto delle date precise, con giorni ed ore. [...] Mi attengo a testimonianze dirette e veritiere.
Comincio con Fragola Doria [Armando Izzo, comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"]: "Io ero in contatto col capitano Bentley, il capo missione inglese [sbarcato clandestinamente a Vallecrosia (IM) il 6 gennaio 1945] presso le nostre formazioni, che aveva con sè un suo caporale maggiore, che gli era di compagnia e gli faceva anche da segretario. Per quanto riguarda i lanci di rifornimento ricordo che ho studiato con lui la carta topografica della zona. Era un po' difficile trovare un luogo adatto dove ricevere, senza spreco, gli aiuti alleati. Le possibilità apparivano ridotte. In Liguria, anche se avessimo trovato il luogo, il fatto di essere troppo vicini alla costa avrebbe messo in moto i tedeschi e l'avventura presentava difficoltà anche di ordine militare per attacchi e lotte. Quando si passò in Piemonte, appariva un piano adatto, il Pian Rosso, così denominato, e si pensò perfino, per la sua vastità, ad attrezzarlo ad eventuale pista di atterraggio. Dovemmo però scartare l'idea soprattutto per la troppa vicinanza del Mongioie e del gruppo delle Alpi Liguri, con le loro vette superiori ai 2000 metri. Nella zona prossima al campo di lancio fissato senz'altro nel nominato Pian Rosso [Località di Viozene, Frazione di Ormea (CN)] eravamo molti appartenenti a molte Brigate garibaldine. Quando arrivai sul luogo, le Brigate si stavano sistemando. Ricordo che i primi giorni dopo il mio arrivo il tempo si era mantenuto buono, ma poi era scoppiata una bufera spaventosa. Al tormento che ci recava il maltempo si aggiungeva la preoccupazione di una possibilità dell'arrivo dei tedeschi, e noi, riuniti tutti in troppo grosso numero, saremmo stati facile bersaglio. Non conoscendo bene la zona non avevamo la possibilità, subito, di dividerci in gruppi di minore entità ed in luoghi riparati. Lo facemmo solo al cessare della bufera. Allora occupammo, distanziando i battaglioni, una zona più vasta con migliori possibilità di difesa e se necessario di attacco. Sprovvisti di ogni cosa si discuteva col capitano inglese. sul che cosa chiedere nei lanci. Purtroppo mi accorsi, e si accorsero anche gli altri comandanti, che il capitano tendeva a tirare in lungo, a menare il can per l'aia, come si dice, a temporeggiare. Noi facevamo e volevamo discutere la questione dell'armamento, dal momento che vestiti e scarpe erano stati provveduti dai Comandi di Zona insieme con Vitò ["Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"]. Volevamo armi per renderci pronti ad affrontare i tedeschi. Il capitano invece propendeva per provvedere di vestiti, scarpe, vitto e generi di conforto. Noi eravamo preoccupati per l'eventualità di un attacco tedesco, non appena quelli si fossero accorti del primo lancio.
Insistemmo, anche se vedevamo che il capitano non vedeva di buon occhio le nostre formazioni partigiane, nelle quali serpeggiava un certo colore politico a lui non tanto gradito. Alla fine si decise. e fece fare un lancio di armi. Ma erano armi leggere, sorpassate. Ci lamentammo. Sorgeva un'altra preoccupazione. Qualche giorno prima del nostro arrivo in Piemonte Radio Londra aveva annunciato o almeno sembrava avesse annunciato che gli inglesi erano giunti a Ventimiglia. Il fatto però non era avvenuto, perchè gli inglesi si erano stabiliti nelle linee fortificate francesi confinanti con l'Italia, ma non pensavano ad avanzare. Intendevano passare lì, tranquilli e ben difesi, l'inverno e rimandare alla primavera l'avanzata. Per noi, lassù in Piemonte, il temporeggiare del comandante inglese ci faceva temere di giungere in riviera quando gli altri avevano fatto tutto. Notavo che anche Vitò non era contento e che cercava ogni occasione per tornare presto in Liguria. Così era anche di altri comandanti".
Come si può notare dalle parole di Fragola Doria, la situazione dei partigiani in Piemonte non era rosea e tranquillante. Il problema delle armi, in particolare, era al centro del pensiero dei comandanti. Sono poi riusciti nel loro intento, ma rimaneva l'amarezza per il temporeggiare di Bentley [...]
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

Con l'arrivo del capitano Bentley iniziò una stretta collaborazione tra Missione Alleata, i garibaldini della zona e le formazioni patriottiche cittadine, sancita dal convegno di Beusi [tra Ceriana e Taggia] del 9 febbraio 1945, in cui furono prese importanti decisioni sulla condotta da tenere in vista degli ultimi periodi di lotta. La collaborazione militare, tuttavia, fu nei territori del ponente ligure tardiva rispetto a molte altre realtà. Infatti, il primo avio-lancio a favore dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria avvenne soltanto il 28 febbraio 1945 e fu intercettato dai tedeschi.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria "Nella notte del 23 u.s. [23 febbraio 1945] venivano segnalati reparti tedeschi a Carmo Langan, Graj, Cima Marta e colle Sanson. Sospettando che si  trattasse di un rastrellamento i Distaccamenti sono stati spostati a sud della rotabile Pigna-Rezzo. Il 24 u.s. il rastrellamento venne eseguito con molta organizzazione:  la  zona venne controllata da 4 gruppi provenienti da Graj e Colle Sanson. Verso le ore 15 del  25 u.s. 3 quadrimotori americani si aggiravano con insistenza sulla zona di Cima Marta. Alle ore 12 circa del 28 u.s. comparvero nuovamente 5-6 quadrimotori che effettuavano diversi lanci di materiale su Cima Marta. Tentando di raggiungere i paracadute, i garibaldini venivano attaccati e 6 di essi risultano dispersi. Da informazioni avute risulta che i lanci constano di 280 pacchi paracadute avente ognuno 1 quintale di materiale (Sten,  mitragliatori,  munizioni, caffè, vestiario, scarpe, medicinali...). Si presume che questi lanci siano stati intercettati dai tedeschi in quanto essi hanno carpito una emittente destinata ai partigiani con relativo cifrario. Si fa, pertanto, richiesta di sospendere questi lanci che rafforzano la possibilità di resistenza del nemico".
da documento Isrecim in Rocco Fava, Op.cit. - Tomo II
 
E Leo Anfosso (Pavia), addetto sanitario della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione, lasciò testimonianza in Micheletto, Op. cit., della delusione provata dagli stessi comandanti Vitò  e Doria,  che, temporaneamente ricoverati nell'ospedaletto di Drondo a Triora (IM), assistettero da non molto lontano ai vani tentativi dei loro uomini di recuperare il materiale di quei lanci.
Adriano Maini
 
26 febbraio 1945 - Dal comando generale delle Brigate Garibaldi, aderente al CLNAI, prot. n° 541, a tutti i comandi regionali - Segnalava la linea da seguire nei riguardi delle missioni alleate allegando altresì un documento del CLN del Piemonte (prot. n° 215): "... è necessario essere ospitali e collaborare con essi [gli alleati]; tuttavia, si deve mantenere la dignità nazionale, poiché si è verificato che qualche Comando partigiano, pur di aggraziarsi la simpatia degli alleati, abbia messo questi al corrente di beghine interne o abbia accettato, in cambio di avio-lanci, la sudditanza sul piano organizzativo-operativo, contravvenendo, in tal modo, agli ordini del Comando Generale ed elevando a comandanti coloro che sono alleati. Tutto ciò non contribuisce a dare agli alleati l'idea di un movimento partigiano solido ed unitario".
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 
I garibaldini ed i borghesi, quasi giunti alla loro meta, nelle vicinanze di Sanson, furono fermati da alcune raffiche di mitra sparate dai tedeschi, che, secondo Vitò "dovevano trovarsi sul posto per il rastrellamento avenuto tre giorni prima". L'intero contenuto dei pacchi-paracadute destinati ai partigiani venne prelevato dai tedeschi, che inoltre uccisero 4 garibaldini della V^ Brigata.  
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I   
 
... Un lancio mancato, o semplicemente in ritardo, aveva delle ripercussioni sul morale delle formazioni screditando gli ufficiali dello SOE...  
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della provincia di Pistoia, 2007, QF, 2007, n° 3 
 
Particolarmente complessa fu la fase di preparazione del campo di lancio e del reperimento dei carriaggi  e degli animali da soma per il trasporto del materiale ricevuto. Nella prima metà di febbraio 1945 il comando della Divisione "Silvio Bonfante" comunicò al Comando Operativo della I^ Zona Liguria le coordinate del campo prescelto, in Località Pian dell'Armetta, situata sopra le Rocche di Alto (CN) e di Caprauna (CN). A fine mese il comando della Divisione "Silvio Bonfante" [Giorgio Giorgio Olivero, comandante] specificò che la zona del Pian dell'Armetta presenta una vasta conca degradante a sud-est colma di pietre, al termine della quale, in direzione sud, si presenta rocciosa ed a strapiombo. Vennero predisposte per gli uomini della Divisione "Silvio Bonfante" tre stazioni radio utili per l'ascolto dei messaggi di Radio Londra che avrebbero segnalato i lanci. Venne dedicata, poi, meticolosa cura nell'assegnazione ai Distaccamenti della sorveglianza dei diversi passi d'accesso al campo di lancio. Il primo lancio utile avvenne il 13 marzo 1945 in Località Pian dell'Armetta, sopra le rocche di Alto (CN) e Caprauna (CN), annunciato dal messaggio di Radio Londra la pioggia bagna...  Il 24 marzo anche la Divisione Cascione ricevette il suo primo lancio utile, precisamente in località Pian Rosso, vicino a Viozene, Frazione di Ormea (IM), in Alta Val Tanaro, lancio che, come il precedente ed i successivi, portò in dote ai garibaldini poche armi automatiche. Il terzo lancio ebbe luogo nuovamente sul campo di Pian dell'Armetta il 2 aprile 1945; il quarto quattro giorni dopo a Viozene a favore della II^ Divisione e di una Brigata della VI^ Divisione "Silvio Bonfante".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

30 gennaio 1945
- Dalla Delegazione ligure delle Brigate d'Assalto Garibaldi al comando della I^ Zona Operativa Liguria -  Nella comunicazione si affermava che "...  gli aviolanci non sono avvenuti nella I^ Zona a causa della mancata conferma delle coordinate...".

10 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 110, al comando della I^ Zona Operativa LiguriaComunicava che "il comandante ed il capo di Stato Maggiore di questa Divisione si sono recati sulla costa per valutare la possibilità di ricevere materiale dal mare. Ciò si è rivelato impraticabile a causa della stretta sorveglianza dei nemici. Pertanto, l'unica via si dimostrano i lanci aerei. La zona che può dare maggiori garanzie a questo scopo è la zona di Alto: latitudine 44 ° 07 ' 53 ' '; longitudine 4 ° 28 ' 55' '  ".
26 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 138, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Chiedeva di comunicare al più presto la data dell'avio-lancio, che doveva essere effettuato nel luogo concordato...
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 161, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che il comando di Divisione era in attesa di conoscere la data dell'aviolancio alleato nella zona di cui aveva già inviato una cartina topografica.
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 162, al capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della Divisione - Comunicava che dal giorno 10 Radio Londra avrebbe in ogni momento potuto trasmettere il messaggio "la pioggia bagna", segnale di effettuazione del [primo] lancio di materiale da parte degli alleati; che si prescriveva l'ascolto dei messaggi di Radio Londra in italiano; che i fuochi di riconoscimento per l'effettuazione degli aviolanci dovevano "essere disposti a forma di 'T' rivolta contro vento"; che non si dovevano fare segnalazioni se il vento avesse superato le 20 miglia orarie; che occorreva disporre i fuochi in buche profonde 2 metri per impedirne l'avvistamento da parte del nemico; che i paracadute per la prevista operazione sarebbero stati 5, fatti cadere alla distanza di 60 metri uno dall'altro; che bisognava comunicare se nella zona si trovavano ostacoli naturali. 18 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 211, al CLN di Alassio - Segnalava che "... Il giorno 13 u.s. è stato effettuato il primo lancio. Se ne avranno altri in futuro. Dato l'arrivo delle armi..."
20 marzo 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione - Comunicava che aveva provveduto a fare aumentare il numero delle radio, necessarie per la buona riuscita dei lanci alleati di materiale, e ad impartire altre pertinenti disposizioni.
26 marzo 1945 - Dal Comando Operativo [comandante "Curto", Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che per ordine del Comando Militare Unificato Regionale [CMURL] la Divisione veniva rinominata "VI^ Divisione d'assalto Garibaldi Silvio Bonfante" e chiedeva notizie sull'imminente riunione tra CLN e garibaldini.  
29 marzo 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a "Matteo", rappresentante del Comando Militare Unificato Regionale Ligure - Venivano comunicate, con l'auspicio di una continuazione dei lanci alleati, le coordinate di un campo lancio, longitudine 4° 42' 20", latitudine 44° 0,3' 30", lunghezza media del campo metri 2.153, altezza massima a ponente del campo Monte Saccarello metri 2.200, altezza massima a levante Monte Fronté metri 2.153, e si  sottolineava la necessità di un messaggio radio il giorno precedente un lancio per essere in grado di inviare i Distaccamenti necessari a fare segnali agli aerei ed assolvere alle altre incombenze del caso.
4 aprile 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della VI ^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 23, al comando della VI^ Divisione - Comunicava le modalità di un riuscito lancio alleato: "udito il messaggio radio, il giorno 2 alle ore 14.30 si era diretto ad Alto (CN), una volta avvertito Fernandel [Mario Gennari, comandante della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Avevo fatto stanziare gli uomini a Passo San Giacomo. Alle 21 vennero accesi i fuochi. Dopo il transito di 5 aerei, era passato alle ore 21.45 quello giusto, dal quale, ricevuto il segnale Morse, si era proceduto al lancio. Nella nebbia una luce improvvisa faceva scattare l'allarme tra i partigiani. Avevo dato l'ordine di caricare in fretta i muli con gli Sten ed i Bren e le relative munizioni. Alle ore 24 il campo era completamente sgombero". Ramon concludeva chiedendo, data la penuria di armi e di munizioni, chiarimenti circa prossimi lanci. Allegava un elenco di materiale ricevuto, dove figuravano 13 mine, 200 bombe a mano, 4 Bren, 8 Sten, 19 bombe incendiarie, 17 detonatori e molte munizioni.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
 


Dopo il primo lancio degli aerei alleati a Pian Rosso sopra Viozene ottenemmo due bazooka e diversi Bren e un buon numero di Sten, un discreto quantitativo di plastico con relativi detonatori, miccia di diversi tipi e l'occorrente per perfezionare le «Cipolle». Le cosiddette «cipolle» erano composte da un aggeggio che svitando un tappo gli si inseriva il detonatore: avvitando il tappo serviva anche da sicura, dall'altro lato dell'aggeggio era un pezzo di stoffa confezionato a forma di cipolla che, all'ultima estremità, era ristretto da un elastico; si riempiva questo involucro di plastico (poteva contenere anche mezzo chilodi esplosivo) e, quando si lanciava, la sua esplosione era veramente terrificante. Ottenemmo anche munizioni in abbondanza, dopodichè lasciammo Viozene. Una parte del materiale la lasciammo a un contadino di Alto che, assieme ad altri della Val Pennavaire e della Val d'Arroscia, si trovava a Viozene per caricare sui muli quanto non era possibile trasportare individualmente. Con tutto ciò eravamo notevolmente carichi e, per questo, si procedeva lentamente.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994, p. 188

 
[...] Armando IZZO [Fragola Doria], Le missioni alleate a Ventimiglia, in N. 1 Special Force…op. cit., p. 197, "il capitano Bentley si giustificò per l’impreciso contenuto dei lanci dicendo che «questi pacchi vengono confezionati nell’Italia meridionale" [...]
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della provincia di Pistoia, QF, 2007, n° 3