Senza saperlo, forse credevo ai miracoli.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994, pp. 184, 185, 186, 187, 188
Aveva cambiato idea dopo la fuga di uno? Decisi di intervenire, l'esecuzione poteva aver luogo da un istante all'altro. Presi la lettera e mi rivolsi al commissario: «Boris, non si potrebbe aspettare? Se effettivamente avesse voluto disertare? Non ha ammesso di essere stata una Brigata Nera e forse esiste quel contadino cui ha chiesto dove fossero i partigiani e come potesse raggiungerli. Cerchiamolo e vediamo se quel che ha detto è vero. Ognuno di noi avrebbe fatto come lui se, arrestato, non avesse avuto altro mezzo per tornare libero».
Boris non rispese, rimase qualche istante sopra pensiero poi uscì.
«Anche a me secca fucilarlo specie quando ho visto che non è scappato quando, per prendere l'altro, lo abbiamo lasciato solo». Disse Turbine.
Uscimmo tutti per andare a pranzare in trattoria, la giornata movimentata ci aveva messo appetito. «Fortuna che quello che era scappato l'avete preso!» ci disse un contadino quando entrammo. «Cercate di sistemare presto l'altro prima che vi scappi». Poi visto che guardavamo tutti una porta dietro di lui tacque e si volse: era entrato Boris [Gustavo Berio, vice commissario della Divisione "Silvio Bonfante"] col prigioniero: «E' stato graziato, d'ora in avanti sarà partigiano come noi: lo chiameremo Lazzaro perché era morto e adesso è vivo!».
«Se però ne combina qualcuna la responsabilità è tua!» disse Turbine rivolto a me.
Lazzaro fu accolto fraternamente, lo facemmo sedere accanto a noi, dividemmo con lui il pranzo. Libero, il dottore di brigata, gli medicò le ammaccature. Finito il pasto Fra' Diavolo lo arruolò nella sua banda rivolgendogli alcune parole di circostanza: «Devi dimenticare il passato comprese le botte che hai preso. Da oggi sei uno dei miei e sarai trattato come gli altri compagni. Se farai il tuo dovere non avrai da lamentarti, altrimenti pagherai come pagano tutti i partigiani quando mancano».
Il brusco cambiamento mi impressionò. Come era possibile che un uomo, che pochi istanti prima era odiato a morte, potesse ad un tratto esser considerato un compagno, un fratello, pure quello era l'animo partigiano: non odiavamo l'uomo ma la divisa che indossava, la parte per la quale combatteva. Se l'uomo non era stato fascista, ed anzi diventava partigiano, ogni motivo di rancore spariva. La teoria era facile, ma la pratica non cessava di meravigliarmi. E le parole di Turbine, che peso avevano? Il tono era scherzoso, ma la realtà poteva esserlo meno. Avrei voluto obiettare che io non avevo detto arruolatelo con noi, ma sospendete l'esecuzione e fate altri accertamenti. Ma compresi che non era il caso. Sarebbero stati capaci di dirmi: «Insomma decidi tu o lo teniamo con noi o lo fuciliamo...».
Non ebbi più notizie di Lazzaro fino al 15 maggio.
Gino Glorio (Magnesia), Alpi Marittime 1943-45. Diario di un partigiano - II parte, Nuova Editrice Genovese, 1980, p. 220
Combinazione proprio allora passò da quelle parti Fradiavolo con la sua banda al completo in trasferimento per la Val Tanaro; capitò proprio lì, quando quegli uomini della squadra comando avevano preso il prigioniero della brigata nera per farlo fuori. - Forza, fa presto battifiacca - gli dicevano picchiandolo sulla schiena ogni tanto, mentre lui piangeva e si scavava la fossa con la zappa. Fradiavolo si era fermato a vedere la scena; e intanto pensava al traffico che c'era in Val Tanaro, ai fascisti e ai tedeschi che a quell'epoca bruciavano i paesi. - E invece no, nient'affatto; via di qua e basta così - gli disse tutt'assieme a quegli uomini che picchiavano, come se si fosse svegliato lì per lì. - Adesso questo qui me lo prendo io, e la fossa gliela faremo noi; ma in Val Tanaro gliela faremo: capito? [...] Ma poi gli venne in mente che quel ragazzo non c'era ritornato dai fascisti, nemmeno quando gli lasciarono la finestra aperta dal prete; e che piangeva quando lo picchiavano; che adesso gli pareva così giovane, lì tra i suoi uomini, a scendere nella Val Tanaro sotto il sole a picco, tutto pieno di botte.
- Stammi bene a sentire - gli disse allora il capobanda riprendendo a camminare più svelto,- io mi fido di te; tu adesso basta, stai zitto e cammina; ma è meglio che fai attenzione, e che d'ora in poi tu non ti sbagli più; sennò stavolta la fossa te la scavi con tutti i sentimenti, tutta intera, e ben bene come si deve: hai capito?
Poi Fradiavolo, andando in fretta nell'erba alta, guardò gli uomini curvi sotto gli zaini: non gli disse altro al milite finché furono da quelle parti in cresta, perché prima voleva sapere di preciso se l'avevano visto nei paesi sì o no il fumo degli incendi dei fascisti; se prima di lasciare la valle di qua, la brigata nera l'aveva fatta la rappresaglia al solito.
Soltanto dopo, quando furono proprio sicuri nella valle di là, e posarono un'altra volta gli zaini nell'erba molle dei prati, gli parlò un poco al milite e ai suoi uomini che lo guardavano fisso per sapere cosa decideva.
- Alé ragazzi - , gli disse rallentando un poco il passo e guardandosi intorno; - lui adesso è diventato dei nostri, e d'ora in poi lo chiameremo Lazzaro, essendo che anche lui come quello là che dicono, è risuscitato dalla fossa: adesso ce lo teniamo con noi, e ce lo porteremo nella Val Tanaro a fare il partigiano; ragazzi, siamo d'accordo?
Dopodiché, lui davanti e tutti gli altri dietro, si misero a correre in discesa verso la Val Tanaro; parevano tutti allegri e spensierati.
Capitò così che a quel milite della brigata nera, ancora un ragazzo, facendo d'ora in poi il partigiano come si deve nella Val Tanaro, e poi anche in Valle Arroscia e in tutti gli altri posti fin dove andarono a quel modo da guerriglieri, gli rimase sempre per sé soltanto, sto nome di battaglia che se l'era guadagnato piangendo: che gli diedero quella volta come ho detto, proprio per una combinazione lì per lì, sull'orlo della fossa.
Osvaldo Contestabile, Scarpe rotte libertà. Storia partigiana, Cappelli editore, 1982, pp. 214-217
29 marzo 1945 - Da "Boris" [Gustavo Berio, vice commissario della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"] al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che aveva processato due ragazzi inviati dalla Brigata Nera di Albenga; che il primo era stato fucilato; che il secondo, dissociatosi dalla missione di cui era stato incaricato, era stato aggregato alla formazione di "Fra Diavolo". Aggiungeva che la puntata tedesca tra San Calogero ed Ortovero fosse stata organizzata per recuperare la salma della spia di Ortovero, Richero.
da documento IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945),
Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di
Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia, Anno Accademico
1998-1999