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sabato 1 maggio 2021

Lina Meiffret, eroina partigiana di Sanremo


La propaganda antifascista e antitedesca fu praticata nella zona di Bordighera da Renato Brunati e da me in un contempo indipendentemente, senza che nemmeno ci conoscessimo: ma nel 1940 ci incontrammo e d’impulso associammo i nostri ideali e le nostre azioni, legati come ci trovammo subito anche da interessi intellettuali ed artistici.
La vera azione partigiana s’iniziò dopo il fatale 8 settembre 1943, allorchè Brunati e la sig. Maiffret [Lina Meiffret] subito dopo l’occupazione tedesca organizzarono un primo nucleo di fedeli e racimolarono per le montagne, sulla frontiera franco-italiana e nei depositi, armi e materiali: armi e materiali che essi vennero via via accumulando a Bajardo in una proprietà della Maiffret, che servì poi sempre di quartier generale in altura, mentre alla costa il luogo di ritrovo e smistamento si stabiliva in casa mia ad Arziglia e proprio sulla via Aurelia. Nei giorni piovosi di settembre ed ottobre 1943 i trasporti d’armi e munizioni, furon particolarmente gravosi: occorreva (ai due capi) far lunghissimi rigiri per evitar le pattuglie ed i curiosi, sempre pronti alle indiscrezioni e delazioni: così i nostri patrioti conobbero a fondo l’asprezza e le insidie della zona Negi, Monte Caggio, Bajardo […] L’armamento della banda, ormai numerosa di circa 40 elementi, raggiunse i 30 moschetti e le 5 mitragliatrici, più bombe a profusione e forti riserve di munizioni. Verso la metà di novembre due ufficiali inglesi, fuggiaschi del campo di ferma vennero a capitar nella zona di Bajardo, ricoverati e confortati dai nostri, sistemati poi nottetempo in un casolare di vetta  […] Purtroppo il 14 febbraio 1944 Brunati e la Maiffret, venivano definitivamente presi dai repubblicani, su denuncia di (……) Garzo partigiano traditore, ex camicia nera rientrato nella guardia repubblicana per inimicizia coi 2 eroici capi: la denuncia era tale da comportar pronta esecuzione capitale, ma l’intervento d’un agente bene intenzionato, faceva sospender le condanne e vi sarebbe riuscito del tutto se il console Bussi vigliaccamente non avesse distratto le pezze a scarico, consegnando i 2 capi alla S.S. tedesca. Sappiamo dolorosamente che Brunati e la Maiffret vennero bestialmente seviziati: il 1° fu poi fucilato il … maggio a … la seconda deportata in Germania ove languì per 10 mesi: ora essa è salva, il che ha del miracoloso.
Giuseppe Porcheddu, manoscritto (documento IsrecIm) edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019 
 
... nel ‘39 si formò a Bordighera un gruppo orientato verso i partiti della classe operaia e in particolare verso il partito socialista guidato da Guido Seborga, coadiuvato da Renato Brunati, Lina Mayfrett [Meiffret] e Beppe Porcheddu. 
Gli aderenti stabilirono contatti a Torino con il gruppo di Alba Galleano, Giorgio Diena, Vincenzo  Diena. Tra gli altri Domenico Zucaro, Raf Vallone, Luigi Spazzapan, Umberto Mastroianni, Carlo Mussa Pietro Secchia, Enzo Nizza, Enciclopedia dell’Antifascismo e della Resistenza, Milano, La Pietra, 1968

Il nominato in oggetto [Quinto Garzo], camicia nera scelta della ex G.N.R., si è reso responsabile della fucilazione della fulgida figura dello scrittore Renato Brunati, e dell'arresto e della conseguente deportazione in Germania della Signorina Lina Meiffret, nota idealista, nemica dichiarata in campo aperto del fascismo e del nazismo. Il Garzo... nell'ottobre 1941 venne presentato alla Signorina Meiffret dallo scrittore Guido Hess, noto antifascista ed antinazista... Meiffret lo presentò allo scrittore Renato Brunati, il quale si interessò subito e molto del Garzo al punto da considerarlo come un fratello... Nei mesi di marzo ed aprile il Garzo, occupato in quel tempo a Savona nella costruzione della galleria rifugio, sottraeva settimanalmente della dinamite che trasportava a Bordighera e confidandosi con i suoi benefattori diceva loro che sarebbe servita per commettere atti di sabotaggio contro i trasporti tedeschi. ... nel mese di settembre 1943, unitamente a suo fratello, coadiuvò la signorina ed il Brunati nel trasporto delle prime armi a Baiardo per armare la nascente banda dei patrioti che lo stesso Brunati stava formando in quelle zone ... Il 3 dicembre 1943, sapendosi ricercato perché renitente al richiamo alle armi, [Garzo] dimostrò pusillanimità e grettezza arruolandosi nella G.N.R. Un giorno del mese di gennaio 1944 egli ebbe anche l'ardire di presentarsi in divisa da milite in casa del Brunati, epoca nella quale il detto Brunati teneva nascosti nella sua abitazione due Ufficiali inglesi e precisamente i tenenti Bell e Ross. La signorina Meiffret presente in casa del Brunati lo redarguì acerbamente ed egli allora ebbe a pronunciare la seguente minaccia "Ho una divisa e posso farle del male". Nei primi del febbraio il Console Bussi invitò la signorina Meiffret dicendole che un milite in servizio a Vallecrosia gli aveva riferito che in casa sua aveva riunito i componenti che dovevano far parte di un Tribunale dell'Indipendenza... Il giorno seguente unitamente al Brunati la Meiffret incontrò casualmente a Bordighera il Garzo e gli fece presente quanto il Console le aveva incolpato. In un primo tempo egli fece finta di cadere dalle nuvole... La stessa sera il Garzo verso le 22 si presentò in casa del Brunati e per circa un'ora insistette per conoscere se a San Remo esisteva un comitato di Liberazione, facendogli comprendere che se lo avesse messo al corrente di tale movimento lo avrebbe aiutato ed assecondato. Di fronte ai recisi dinieghi del Brunati il Garzo allora gli palesò che l'autore della denuncia al console Bussi era lui. Denuncia che secondo lui avrebbe fatto al fine di salvare il Brunati. Il 4 febbraio [1944] però, in conseguenza della denuncia il Brunati e la Meiffret venivano tratti in arresto...
Egidio Ferrero, Maresciallo di Polizia, nella comunicazione dell'Ufficio di Polizia Politica alle dipendenze dell'A.M.G. di Bordighera, prot. 35, Bordighera, lì 8 giugno 1945, al Pubblico Ministero presso la Corte d'Assise Straordinaria di Imperia Ufficio di Sanremo, documento studiato da Giorgio Caudano

La casa di Frontone dove viveva Lina Meiffret (foto di Silveria Aroma) - Fonte: Rosanna Conte, art. cit. infra

[...] La gattara, Lina Meiffret, con la sua naturalezza, era al primo impatto la moglie del dottore Scudieri, il “medico dei papi”, e di certo le famiglie di Salvatore Mazzella e Giovanni Mazzella, con le quali ha avuto rapporti ultradecennali, non potevano immaginare che quella signora così affabile e che amava fermarsi a parlare con loro un po’ di tutto, avesse dentro di sé una storia di dolore e di tanto spessore.
A Ponza, la potevi ritrovare in diversi periodi dell’anno, in estate come in inverno, sempre in abbigliamento comodo e poco ricercato che le consentiva di camminare sicura per i sentieri di Frontone; e stiamo parlando degli anni Cinquanta.
[...] Ma chi era la signora Scudieri e perché ne voglio parlare?
 

Lina Meiffret a Ponza (per gentile concessione di Emilia Giacometti Loiacono) - Fonte: Rosanna Conte, art. cit. infra

Al di là di quanto si sapeva di questa signora che ormai pochi ricordano, ma che per anni si è un po’ identificata con Frontone, non avevo nessuna idea di chi fosse. La scorsa estate, al termine della presentazione del libro “La colonia confinaria di Ponza: 1928-1939” mi si avvicinò una signora che, dopo aver commentato la serata, si presentò dicendo che era una frequentatrice di Ponza e che abitava nella casa che era stata della gattara a Frontone.
Non era parente, ma suo marito era figlio di una cara amica della signora Scudieri e a lui, in ricordo dello stretto legame affettuoso con sua madre e sua nonna, aveva lasciato la casa in cui aveva abitato per tanti anni quando veniva sulla nostra isola. Ma la parte interessante di quel breve colloquio fra noi due, riguardò un lavoro, pubblicato l’anno precedente, in cui lei aveva ricostruito le vicende antifasciste di Lina Meiffret, il nome della signora Scudieri. Mi promise che me l’avrebbe inviato e così è stato. L’articolo Lina Meiffret: storia di una partigiana sanremese deportata nei lager nazisti e dei suoi documenti è stato pubblicato nel 2019 sulla rivista  Per leggere n. 36.
Intanto mi devo complimentare con la mia interlocutrice, Sarah Clarke, perché ha riportato alla nostra visibilità i tratti di una donna del cui passato a Ponza poco si sapeva, anche se, dalle poche testimonianze raccolte, nessuno ha avuto mai dubbi sulla sua forza, perseveranza, capacità di relazionarsi con tutti, amore per la natura e per le cose semplici.
La fonte principale di riferimento è stato un articolo di Italo Calvino del 1945 pubblicato su La nostra lotta col titolo “L’odissea di una internata”. Il suo contenuto è il racconto che Lina Meiffret fece delle sue vicissitudini, quando si erano appena concluse, al giovane scrittore, suo caro amico, col quale aveva condiviso gli anni della gioventù e della formazione politica. Ed è rimasta l’unica pubblicazione su di lei. Sarah Clarke, ha integrato le notizie lì esposte con quanto ha ritrovato nell’archivio dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Imperia, riportando in appendice l’intera intervista così come era stata organizzata da Calvino.
[...]
Rosanna Conte, La gattara di Frontone (prima parte), Ponza Racconta, 16 marzo 2021 

[n.d.r.: Lina Meiffret e Renato Brunati furono anche protagonisti dell'attività clandestina antifascista in Sanremo, tesa alla costituzione del CLN]

Lina Meiffret - Fonte: Rosanna Conte, art. cit. infra

Lina (Emanuela Maria Angela), nata nel 1917, apparteneva ad una agiata famiglia sanremese e avrebbe potuto condurre una vita spensierata, dedita al divertimento e ai rapporti sociali gratificanti come fecero molte ragazze borghesi degli anni trenta, senza chiedersi cosa stesse succedendo intorno a lei. Invece Lina aveva uno spessore culturale, morale e politico che le chiedeva impellentemente di agire contro la barbarie nazi-fascista che stava dilagando in tutta Europa.
Parlava correntemente inglese, tedesco e francese, amava la poesia, la filosofia, la natura e aveva frequentazioni non di poco conto, come Italo Calvino, il prof. Amoretti, espulso dal liceo di Imperia per aver rifiutato la tessera fascista, ed altri antifascisti come Aurora Ughes e Dino Giacometti, i nonni del marito di Sarah Clarke. Nel giro di case che frequentava è probabile che  incontrasse anche il giovane Eugenio Scalfari che andava a lezione da Amoretti.
La sua decisione di agire è da collegare all’invasione nazista della Francia nel 1940. Lina, che era a Parigi perché studiava alla Sorbona, fu costretta a scappare e, tornata a Sanremo, entrò in contatto con i gruppi antifascisti legati alla locale sezione del PCI, a cui lei, convinta marxista, era iscritta.
Iniziò così la sua attività clandestina di partigiana durante la quale agì insieme a Renato Brunati, un giovane scrittore poeta e filosofo, che aveva svolto già in precedenza attività politica recandosi in Spagna per il “Soccorso rosso” (organizzazione internazionale a  fini umanitari che forniva  assistenza a coloro che, durante le rivolte operaie, erano imprigionati per il loro ruolo nella ribellione, organizzando anche campagne per l’amnistia ai prigionieri condannati a morte).
I due giovani, accomunati dalla passione politica, artistica e letteraria, si legarono anche affettivamente e all’indomani dell’8 settembre si attivarono per cercare basi in cui organizzare la resistenza. Lina mise a disposizione la sua villa di Baiardo, distante dieci chilometri da Sanremo, dove venivano raccolte le armi che si riuscivano a reperire e trovavano riparo i fuggiaschi. Fu con questa organizzazione che salvarono anche due ufficiali inglesi sbandati.
Quando furono arrestati, il 14 febbraio del ’44, furono condotti prima ad Imperia dove per diciassette giorni furono torturati dagli aguzzini fascisti ben noti ai partigiani. Lina non scorderà mai né riuscirà mai a far tacere nella sua mente le urla di Renato durante gli interrogatori. Portati poi al carcere di Marassi a Genova, furono separati per sempre.
Renato ne uscì a maggio per essere fucilato, nella zona del passo del Turchino, insieme ad altri 59 prigionieri politici come rappresaglia per l’uccisione di cinque militari tedeschi.
Lina, il 13 aprile, fu mandata in un campo di lavoro in Germania. L’inferno di Marassi, dopo le torture subite ad Imperia, aveva contributo a debilitarne il fisico per la fame (il rancio giornaliero era costituito da acqua calda, un cucchiaio di pasta nera  e quattro pezzi di rape) e gli estenuanti interrogatori a cui era sottoposta.
[...]
Lina fece anche l’esperienza di un campo di disciplina a Oberndorf, nella Foresta Nera. Sveglia alle tre del mattino, appello e quattro giri di campo di corsa, poi al lavoro in una  fabbrica di fucili. Rientro a mezzogiorno nel campo dove il povero rancio - acqua, poca pasta e cinque patate - diventava una tortura perché doveva essere ingerito in due minuti ed era bollentissimo. Chi non ce la faceva era accusato di sabotaggio, veniva picchiato e messo in prigione.
[...]
 

Documento falso rilasciato dal Commissario Prefettizio del Comune di Ospedaletti a Lina Meiffret, qui chiamata Emanuela Signorelli. Per gentile concessione di Emilia Giacometti Loiacono - Fonte: Rosanna Conte, art. cit. infra

Tutto questo mentre i campi venivano bombardati e nonostante i tentativi di evasione falliti di cui era riuscita, probabilmente, ad informare la famiglia vista la preparazione nel dicembre del 1944 di un documento falso con la sua foto [...]
Rosanna Conte, La gattara di Frontone (seconda parte), Ponza Racconta, 17 marzo 2021 
 
Nel campo di Stoccarda Lina incontrò, finalmente, un medico umano che le fece ottenere un foglio di trasferimento a Vienna per motivi di salute: un bombardamento aveva distrutto il locale dove erano conservati i dossier degli internati e la prigioniera politica Meiffret poté risultare, secondo il certificato medico, una lavoratrice volontaria, come i tanti che erano partiti dall’Italia per andare a lavorare nella grande Germania pensando ad una collaborazione col popolo tedesco e che invece si ritrovarono ad essere trattati alla stregua di prigionieri, anche se potevano usufruire, per motivazioni eccezionali, di qualche garanzia.
Le conoscenze che Lina aveva a Vienna le consentirono, corrompendo un ispettore dell’Organizzazione Todt che installava bunker e faceva lavori connessi ai disastri della guerra, di ottenere un libretto di lavoro per la cittadina italiana di Dobbiaco dove Lina non si fermò, ma, proseguendo, giunse  in Brianza. Qui si fermò presso amici fino alla liberazione, quando tornò a Imperia.
Di sicuro era una persona fisicamente distrutta e spiritualmente lacerata. Dovette curarsi a lungo, anche ricoverandosi in sanatorio,  e al di là dell’intervista a Calvino, per quarant’anni non volle parlare con nessuno della sua esperienza di arresto e deportazione. L’unica persona con cui si confidava era la vecchia amica Aurora Ughes, la nonna di Francesco Loiacono, il marito di Sarah Clark. A lei raccontò tutto. Ma negli anni Ottanta fu chiamata a riconoscere in un arrestato il suo seviziatore: rimase sotto shock  per diversi giorni e, per convincersi che lo straziante dolore che tornava dal passato non era inutile, diceva a se stessa e a chi le stava vicino “Perché questo non si ripeta”.
La forza morale e la ricchezza intellettuale che l’hanno sempre accompagnata le permisero di ritrovare la strada per riprendere a vivere. Una svolta importante fu l’incontro con Mario Scudieri, un medico che amava le lunghe e solitarie passeggiate in montagna, e che divenne il compagno della seconda parte della sua vita. Sposati nel 1948, insieme vennero a Ponza dove trovavano quel silenzio e quella pace di cui avevano bisogno.
[...] Le bellezze del paesaggio, la tranquillità della vita isolana e l’incontro con i ponzesi, fossero essi semplici o colti,  creavano il contesto giusto in cui Lina poteva proseguire nel recupero di se stessa. Ponza rappresentava per lei "una fuga dai tanti e terribili ricordi, una medicina per l’anima, un’ancora di salvezza alla vita" scrive Sarah Clarke che, avendola frequentata per anni, ce la ritrae schiva e riservata, semplice ed essenziale.
E, negli anni Cinquanta, essenziale era la vita dei ponzesi in sintonia con le sue esigenze. Ne frequentò diversi e tutti quelli che l’hanno frequentata la ricordano come una donna affabile, gentile, cordiale, una donna che amava parlare della quotidianità ma anche  di arte e letteratura, una donna interessante che era nelle cose che faceva perché vi partecipava con tutto il cuore.
E il cuore di Lina, dove per tutta la vita ebbero il loro posto incontrastato Renato e Mario, si è fermato nel 2004.
Al termine di questo percorso non possiamo che ringraziare Sarah Clarke per aver recuperato la storia di Lina e averla divulgata pubblicandola. La ringraziamo altresì per avercela fatta pervenire in modo da parlarne anche fra noi ponzesi: Lina, la gattara di Frontone, ci aveva scelti come giusto antidoto all’immenso dolore che si portava dentro [...]
Rosanna Conte, La gattara di Frontone (terza parte), Ponza Racconta, 21 marzo 2021  

Alipio Amalberti, nato a Soldano l'11 febbraio 1901, già nelle giornate che seguirono l’8 settembre metteva in piedi un’organizzazione per finanziare ed armare i gruppi che si stavano formando in montagna a Baiardo (IM) insieme a Renato Brunati di Bordighera, fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino e Lina Meiffret, proprietaria di una villa poco fuori Baiardo, punto di riferimento e talora rifugio di quella piccola banda, che, catturata insieme al fidanzato Brunati, venne deportata in un campo di concentramento in Germania, da cui tornò fortemente provata, ma salva. Arrestato il 24 maggio 1944 a Vallecrosia e tenuto come ostaggio, in quanto segnalato più volte come sovversivo, Alipio Amalberti venne fucilato a Badalucco il 5 giugno 1944 come ritorsione ad un'azione del distaccamento di "Artù",  Arturo Secondo, compiuta il 31 maggio 1944.                                                                                     Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944-8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

Imperia
Giunge ora notizia che il 5 corrente la G.N.R. dopo lunghe e laboriose indagini ha arrestato il maggiore Enrico ROSSI, il tenente Alfonso TESTAVERDE e il tenente Angelo BELLABARBA.
I tre ufficiali, provenienti dal servizio permanente dell'ex esercito regio, avevano tenuti contatti con la professoressa Emanuela MAIFRET e con l'amante di lei Renato BRUNATI, già arrestati dalla G.N.R. il primo marzo c.a. e consegnati alle S.S. di Genova, perché responsabili di attività sovversiva.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana [R.S.I.], 11 giugno 1944, pagina 27, Fondazione Luigi Micheletti

Rivedo Lina Meyfrett [Lina Meiffret] che pare sempre miracolosamente scampata ad un campo di concentramento e insieme ricordiamo Renato Brunati e Beppe Porchedddu...
Guido Seborga, Occhio folle occhio lucido, Graphot/Spoon river, Torino 2012

Per leggere | 2019 | N. 36
Anno 2019 - Annata: XIX - N. 36
A cura di Francesca Latini
[...]
Autore/i articolo: SARAH CLARKE
Titolo articolo: Lina Meiffret: storia di una partigiana sanremese deportata nei lager nazisti e dei suoi documenti
Il saggio ricostruisce, attraverso lo studio delle carte ora in possesso di Emilia Giacometti Loiacono e un lavoro di scavo condotto su documenti conservati presso l’ISRECIM, le vicende di Lina Meiffret e del suo compagno Renato Brunati, attivi militanti della lotta di liberazione dal nazifascismo. Renato Brunati morirà tragicamente fucilato al Turchino nel maggio del ’44. Lina Meiffret conoscerà invece gli orrori del campo di deportazione, rievocati nell’intervista uscita nel ’45 su “La nostra lotta” col titolo “L’odissea di una internata”. L’importante testimonianza pubblicata sull’organo del PCI sanremese diretto da Italo Calvino e Lodovico Luigi Millo è ristampata qui in “Appendice” in versione integrale. Lina Meiffret, che era stata finora solo un nome tra i tanti rammentati da Italo Calvino in “Ricordo dei partigiani vivi e morti”, viene adesso fatta conoscere per quell’impegno civile che la portò, già dal settembre del ’43, a organizzare un movimento di propaganda antifascista, a offrire la propria villa di Baiardo per la raccolta di armi e munizioni destinate ai partigiani operanti in montagna, a esporsi in azioni di sabotaggio contro l’occupazione tedesca.
[...]
Autore/i articolo: FRANCESCA LATINI
Titolo articolo: Le carte calviniane di Lina Meiffret
Il saggio analizza le carte calviniane di Lina Meiffret. Si compone di una disamina delle varianti dei dattiloscritti di “Angoscia in caserma” e “La stessa cosa del sangue”, seguita dall’esame della ‘varia lectio’ di “Andato al comando”, racconto che nel manoscritto, qui pubblicato in edizione critica, si intitolava “Radura”. Il risultato dell’investigazione filologica condotta sull’autografo conferma l’ipotesi già a suo tempo avanzata da Falaschi relativamente ad altre carte calviniane e quindi ribadita da Falcetto: alla base tanto del testo edito sul “Politecnico”, quanto di quello poi riproposto in “Ultimo viene il corvo” sta la redazione di questo importante manoscritto ritrovato. In “Appendice” si offrono informazioni su “Visita medica”, testo adespoto e incompiuto, conservato nello stesso fascicolo di carte calviniane della Meiffret, in cui piccoli dettagli narrativi possono essere interpretati come indizi di una paternità calviana.
[...]
Italinemo

domenica 1 novembre 2020

Nei primi di ottobre 1943 Erven dopo varie peripezie raggiunge la sua abitazione a Taggia

Taggia (IM): uno scorcio

Bruno "Erven" Luppi. Nato a Novi di Modena l'8 maggio 1916. Figlio di un antifascista, fin da ragazzo prese parte alla lotta clandestina contro il regime fascista e, nel 1935, venne arrestato e incarcerato a Modena.  Trasferitosi a Taggia (IM), si inserì nell'organizzazione comunista clandestina di Sanremo (IM). L'8 settembre 1943 era ufficiale dell'esercito quando venne catturato dai tedeschi. Riuscì però a fuggire a Roma dove partecipò ai combattimenti di Porta San Paolo. Tornato nuovamente in Liguria, fu tra gli organizzatori della lotta armata ed entrò a far parte del C.L.N. di Sanremo. Per incarico della Federazione Comunista di Imperia il 20 giugno 1944 organizzò, con altri dirigenti del partito, la prima formazione regolare partigiana del ponente ligure, la IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", con sede nel bosco di Rezzo (IM), la quale diventò a luglio 1944 la II^ Divisione "Felice Cascione".  Il 27 giugno 1944 da comandante di Distaccamento venne gravemente ferito nella battaglia di Sella Carpe tra Baiardo (IM) e Badalucco (IM). Per mesi riuscì avventurosamente, ancorché costretto alla macchia pur nelle sue tragiche condizioni di salute, a sottrarsi alla cattura da parte del nemico. In seguito, appena guarito, assunse la carica di vice commissario della I^ Zona Operativa Liguria.  Vittorio Detassis su Isrecim

Nei primi di ottobre 1943 [Bruno Erven Luppi] dopo varie peripezie raggiunge la sua abitazione a Taggia per prendere contatto con i vecchi compagni e con i quali organizza a monte della città, in località Beusi, una prima banda armata composta da una ventina di giovani, in gran parte militari sbandati. Ma la banda ha vita breve poiché si scioglie nel novembre successivo. In quel periodo entra a far parte del Comitato di Liberazione di Sanremo, come rappresentante insieme al Farina del PCI, con l’incarico di addetto militare. Organizza pure il CLN di Taggia e una cellula del PCI ad Arma, coadiuvato dai compagni Mario Cichero, Candido Queirolo, Mario Guerzoni e Mario Siri. Con i Sanremesi dà vita ad un giornale  clandestino quindicinale dal titolo "Il Comunista Ligure", ciclostilato nel retro del negozio del Cichero stesso. Il gruppo prende pure contatto con la banda armata di Brunati [n.d.r.: Renato Brunati, arrestato il 6 gennaio 1944, deportato a Genova e fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino], dislocata a Baiardo e con altre formatesi in Valle Argentina.  
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, dall'Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora)
 
Erven... È della preparazione del movimento partigiano che voglio parlare, cioé di quello che é stato prima. Il C.L.N. venne costituito solo nel novembre 1943. Vi era il C.L.N. a Taggia (IM) che era formato dal senatore Anfossi, da Aliprandi, da altri che adesso non ricordo e da me. Poi c'era un C.L.N. a Sanremo (IM), nel quale figuravano tra gli altri Maifré, Bobba, Farina, Nuvoloni, Ferraroni... Nell'ottobre 1943 a Taggia c'erano due gruppi di partigiani in formazione, uno in una vallata dietro il cimitero ed un secondo in regione Beusi. Con questi gruppi avevo anch'io dei rapporti. Ricordo che si era associato anche il maresciallo Genova. Erano una ventina, ma non erano organizzati... E nei suoi ricordi appare Arma di Taggia. Anche ad Arma di Taggia si formava un C.L.N. con Candido Queirolo, Mario Cichero, Mario Siri, Mario Verzoni. Quest'ultimo andrà poi a Milano e là proseguirà la sua azione partigiana. Candido Queirolo si spingerà sino a Firenze e vi rimarrà per un lungo periodo di tempo. 
don Ermando MichelettoLa V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
 
Fra gli antifascisti di Taggia egli ["Erven", Bruno Luppi ] aveva conosciuto, ancora prima della guerra, il veterinario Giovanni Neri, già sopra menzionato. Ora il Neri mette in contatto Erven col farmacista di Molini di Triora, anch'egli antifascista. Dietro indicazione del farmacista di Molini, Erven va da un negoziante di Sanremo, per avere denari per l'organizzazione delle bande, e il negoziante lo manda da un certo Parodi, già membro del Gran Consiglio del fascismo, e residente in Sanremo, in Corso Matteotti. Erven non sa se vi sia stato uno sbaglio da parte del negoziante, oppure da parte sua. Egli si presenta, fa la sua richiesta, e il Parodi lo minaccia e gli intima di presentarsi immediatamente, come ufficiale, al Comando tedesco. Erven esce; ma subito ritorna, dice di avere avvertito i suoi amici, che lo aspettavano in fondo alla scala, i quali lo vendicheranno, se gli verrà fatto del male; afferra quindi l'apparecchio telefonico del Parodi, e lo rompe, buttandolo a terra.
Dopo il Congresso fascista di Verona (14 novembre 1943), i fascisti avevano fatto venire dalla Francia dei militi, giovani quasi tutti dai 15 ai 17 anni, che dicevano essere figli di emigrati italiani. Questi militi fascisti, assai numerosi, avevano preso sede nella Caserma Revelli di Arma di Taggia.
Dopo vario tempo, vi erano stati degli arresti fra gli antifascisti: in Taggia erano stati arrestati l'avv. Secondo Anfossi e Vivaldi Giacomo, verso la fine del dicembre '43.
Altri antifascisti erano stati costretti a fuggire.
Viene arrestato il Brunati, che era specialmente in rapporti di amicizia con Calvini G.B. e con la sig.na Meiffret.
Vi sono degli arresti anche fra i membri del già citato Comitato interpartitico che teneva le sue riunioni nel palazzo della sig.na Meiffret, e di cui faceva parte Erven.
Sono arrestati l'avv. Nino Bobba (poi rilasciato) e Calvini G.B.
Erven, mentre era di passaggio in Sanremo con armi nascoste nelle pieghe degli abiti, incontra in un bar il figlio di Umberto Farina, il quale lo informa di alcuni arresti, e gli raccomanda di avvertire Calvini G.B.
Erven va da Calvini G.B. in Bussana, a tarda sera, forse intorno alle 20,30-21, gli dice che vi sono stati degli arresti, e lo esorta a fuggire. Calvini, tuttavia, pensa che il pericolo non sia imminente, non fugge subito, e la notte stessa viene arrestato.
Frattanto Erven, dopo avere avvertito il Calvini, attraversando la campagna si porta in una località sotto Beusi, dove pernotta presso un piccolo gruppo alla macchia da lui precedentemente costituito.
Da un po' di tempo Erven aveva costituito il suddetto gruppo, formato di otto o dieci giovani. Erven, in genere, pernotta presso il gruppo stesso, mentre di giorno, sia pure con cautela, continua a svolgere il suo lavoro organizzativo in città.
In detto gruppo vi era pure, con un figlio e col genero, il maresciallo del disciolto esercito Genova Carmelo (chiamato «Radio» per nome di battaglia). Il maresciallo Genova aveva aiutato Erven per il fatto della farina presa in Taggia, nei magazzini dei Del Pietro. Insieme col genero, il maresciallo Genova fu ucciso dai nazifascisti durante la guerra partigiana: la moglie e la figlia del Genova rimasero ciascuna con alcuni figli assai piccoli.
Altre persone, allora presso Beusi, e più tardi cadute per mano dei nazifascisti, sono: Candido Queirolo, di cui si tornerà a parlare fra poco, e Lanteri Francesco (Chiccò), nella casa del quale i giovani alla macchia solevano riunirsi.
I fatti, che sopra sono stati riferiti, portano un certo rallentamento, e qualche pausa, nell'azione dei gruppi dei quali faceva parte Erven; e, da un certo momento in poi, l'azione organizzativa e l'attività in generale verranno intensificate dal gruppo di Arma di Taggia, fra i componenti del quale vi erano: Bruno Luppi (o «Erven»), Mario Cichéro (o «Peccivò»), Mario Guerzoni, Mario Siri, Candido Queirolo («Marco»), nonché i fratelli Lantrua Francesco e Giuseppe, che avevano il servizio delle corriere nella Valle Argentina.
Tale gruppo si pose specialmente il compito di mandare aiuti di viveri e di altri generi vari al farmacista di Molini di Triora, affinché li recapiti al gruppo partigiano di Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] e di Tento; Simi Domenico, invece, quando gli era possibile venire in Taggia, teneva specialmente i contatti fra il fondo valle e il gruppo presso Beusi, nel quale vi era Onorato Anfossi.
Pare opportuno, a questo punto, fare un passo indietro nel tempo. Erven, che fin dall'inizio della sua attività dopo l'8 settembre '43 si era adoperato per creare gruppi in montagna, aveva incontrata una certa difficoltà, che - in sostanza - si riscontrava un poco dovunque; fra i giovani, fuggiti in montagna subito dopo l'armistizio, alcuni erano tornati in città, dopo una breve permanenza alla macchia; altri si limitavano a tenersi nascosti ma non erano disposti a formare gruppi di combattimento; altri ancora erano scettici circa la possibilità di creare un'organizzazione efficiente.
Erven, infine, aveva fatto puntate nei villaggi; e a persone fidate aveva dato l'incarico di informarlo, qualora nella loro zona si fossero formati dei gruppi, con i quali trattare.
Dopo qualche attesa, il farmacista di Molini di Triora aveva comunicato a Erven che finalmente un gruppo deciso si era formato in montagna, presso Triora (poi risultò essere il gruppo di Vittò e di Tento). Tale comunicazione fu fatta direttamente a Erven dal farmacista di Molini, probabilmente nel gennaio del '44, verso la fine del mese (il farmacista di Molini di Triora scendeva in Taggia ogni settimana per prendere farmaceutici e altra roba varia, e si recava anche da Erven).
Erven, per esortare maggiormente il farmacista di Molini di Triora, aveva alquanto esagerato nel descrivere la consistenza e l'efficienza dell'organizzazione militare in generale; in verità, i mezzi erano pochi. Tuttavia il Comitato di Arma di Taggia, appoggiato dai comunisti di Sanremo, si mette all'opera, per reperire aiuti, e mandarli a Tento e a Vittò, pur non avendo ancora avuto diretti contatti con essi. Come già detto, il materiale sarà inviato al farmacista di Molini di Triora, per mezzo delle corriere Lantrùa; il farmacista di Molini farà avere il materiale a Vittò e a Tento.
Gli aiuti suddetti, però, dapprima erano assai limitati; e cominciarono ad essere più consistenti dopo qualche tempo.
Nel marzo '44 sorgono nuove difficoltà. Luigi Nuvoloni è costretto a fuggire, perché ricercato dalla Gestapo. Fugge con una carta di identità falsa, e con un libretto di commerciante ambulante, il tutto fatto da Erven, con materiale e con timbri del Comune di Taggia.
Nuvoloni non salirà ancora in montagna; si recherà in altra zona, pare nella zona di Andora, presso una famiglia amica, e continuerà a lavorare per il Partito. Erven lo ritroverà solo nella seconda quindicina di giugno, durante la battaglia di Carpenosa. Partito Nuvoloni, delle persone, che erano state specialmente in contatto con lui, erano rimaste, fra gli altri: Ferraroni, Farina Umberto, Manetti Oreste, Pippo Anselmi. Nuvoloni cadrà il 24-6-44 nel bosco di Rezzo.
Anche Candido Queirolo (Marco), nei primi giorni del marzo '44 lascia la zona di Imperia, e va per qualche tempo a Firenze, dove aveva un fratello, Mario.
In questo periodo Erven era solito pernottare ancora presso Beusi, mentre di giorno operava in città, col gruppo di Arma di Taggia e con quello di Sanremo.
Frattanto Erven, per incarico del Partito (PCI), si era incontrato con Curto [Nino Siccardi]. L'incontro, con espedienti vari per il reciproco riconoscimento, era avvenuto in Artallo [Frazione di Imperia], dopo un primo appuntamento mancato a causa di un disguido.
Durante l'incontro si era stabilito che Curto avrebbe preso contatto specialmente con i gruppi di montagna dislocati nella zona di Imperia, mentre Erven viene specialmente incaricato di prendere contatto con gli eventuali gruppi dislocati nella Valle Argentina.
Col gruppo di Vittò e Tento, Erven - come si è detto - aveva già presi contatti indiretti, tramite il farmacista di Molini di Triora, prima del ferimento di Vittò, avvenuto nella battaglia di Gavano del 26-3-44.
Dopo il ferimento di Vittò, Curto, che era già stato informato dal Partito e da Erven dell'esistenza di quel gruppo, ritiene che si debba prendere diretto contatto con Vittò e con Tento, e ne dà incarico a Erven.                                                                                                                                                        Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, pp. 268-272

[…] uno scritto che dietro mia richiesta è stato gentilmente preparato dal dottor Ilo Martini, ex ufficiale dell’esercito, nominato Comandante della Divisione SAP “G.M. Serrati”. Lo scritto ciclostilato è intitolato Appunti, memorie e ricordi del Comandante Ilo Martini (Rolando) e porta la data dell’ottobre 1969: […] In primavera [del 1944] mi recai verso Arma di Taggia ove, tramite il CLN provinciale e quello locale, era stato fissato un incontro con il comandante ed il commissario di quel gruppo di azione partigiana […] Era importante prendere accordi sul piano operativo, coordinando le azioni con il CLN locale, il CLN provinciale, il Comando di zona delle formazioni partigiane e il nostro Comando Divisione “G.M. Serrati” […] Insistetti sulla necessità dei collegamenti zonali e settoriali, oltreché centrali, e diedi le istruzioni per prendere contatto con le formazioni di Sanremo, Bordighera, Ventimiglia, Riva e San Lorenzo, sino ad Imperia. Diedi incarico di organizzare un incontro con il Comando delle formazioni SAP di Sanremo e con quello di Bordighera e di Ventimiglia-confine. Fu anche ipotizzato un incontro con le forze operanti sulla costa francese di Mentone e Villafranca sino a Nizza […]” 
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

lunedì 12 ottobre 2020

Testaverde Alfonso alias Tullio è stato inquadrato nelle forze di questo comando sin dalla fase cospirativa




La signora Angela Maria Calvi Testaverde

La signora Angela Maria Calvi Testaverde

Una cerimonia del 90° Reggimento, cui appartenne l'allora tenente Alfonso Testaverde

[  Vengono qui pubblicati due documenti ed alcune fotografie inviate dal signor Franco Testaverde, figlio di Alfonso Testaverde, ufficiale di carriera, e di Angela Maria Calvi, nata a Sanremo il 16 gennaio 1925, di storica famiglia della Città dei Fiori, all'epoca dei fatti qui di seguito tracciati non ancora sposati, entrambi ferventi patrioti antifascisti, la signora quale staffetta partigiana. Per una migliore comprensione del contesto si aggiungono, inoltre,  alcune debite informazioni   ]

Nei primi di ottobre 1943 Bruno "Erven" Luppi dopo varie peripezie raggiunge la sua abitazione a Taggia … In quel periodo entra a far parte del Comitato di Liberazione di Sanremo, come rappresentante insieme al Farina del PCI, con l’incarico di addetto militare. Organizza pure il CLN di Taggia … Il gruppo prende pure contatto con la banda armata di Brunati, dislocata a Baiardo e con altre formatesi in Valle Argentina.                                                                                               Francesco Biga in Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora)

[…] l’eroica Meiffret, nella cui villa di Baiardo si costituirono le prime bande armate della zona e che in seguito doveva subire la tortura e gli orrori del campo di concentramento in Germania; il giovanissimo poeta Brunati spentosi nelle prigioni di Genova [in effetti dalle carceri prelevato per essere fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino] […] il pittore Porcheddu; il Maggiore Enrico Rossi […] Chi potrà enumerare gli episodi infiniti, talvolta veramente eroici, di cui questi uomini, ai quali era solo compenso la coscienza del dovere adempiuto, furono i protagonisti nei lunghi mesi del terrore nazifascista? Le riunioni segrete sotto l’incubo della delazione […]                                         Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975

Viene arrestato il Brunati, che era specialmente in rapporti di amicizia con Calvini G.B. e con la sig.na Meiffret. Vi sono degli arresti anche fra i membri del già citato Comitato interpartitico che teneva le sue riunioni nel palazzo della sig.na Meiffret, e di cui faceva parte Erven [...] ...] Renato Brunati … sig.na Meiffret (che risiedeva in Sanremo, ma lavorava per l’antifascismo particolarmente in collegamento con Renato Brunati) [...]                                                                                                         Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia 

 

Pagina del Notiziario GNR cit. infra - Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

Imperia - Giunge ora notizia che il 5 corrente la G.N.R. dopo lunghe e laboriose indagini ha arrestato il maggiore Enrico ROSSI, il tenente Alfonso TESTAVERDE e il tenente Angelo BELLABARBA *. I tre ufficiali, provenienti dal servizio permanente dell'ex esercito regio, avevano tenuti contatti con la professoressa Emanuela MAIFRETT e con l'amante di lei, Renato BRUNATI, già arrestati dalla G.N.R. il primo marzo c.a. e consegnati alle S.S. di Genova, perché responsabili di attività sovversiva [...] i tre arrestati distribuivano stampati di licenza illimitata ad ex militari non in regola, arruolavano persone per un costituendo battaglione "Principe di Piemonte", sovvenzionavano ex militari, facevano parte del comitato direttivo di liberazione nazionale. I tre ufficiali sono stati consegnati alle S.S. germaniche di Imperia. Le indagini proseguono per scoprire eventualmente altri correi.                                                                                                                                              Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 11-06-1944, p. 27, Fondazione Luigi Micheletti    
 
[ n.d.r.: * Angelo Bellabarba, nato a Montegiorgio (AP) l'11 ottobre 1913, domiciliato in  Vallecrosia, deportato per motivi di sicurezza, giunse a Flossenbürg il 07/09/1944, fu trasferito a Hersbruck e Dachau, fu liberato dagli americani, morì a Monaco di Baviera il 26 luglio 1945 per malattia contratta durante la detenzione. Il padre di Bellabarba, Carlo, in un documento (analizzato di recente presso l'Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia da Giorgio Caudano) inviato da Roma in data 28 agosto 1947 all'ANPI  provinciale di Imperia per il riconoscimeto dei meriti patriottici del figlio scomparso, fornì ulteriori importanti informazioni:"... Bellabarba Angelo faceva parte del Movimento Clandestino con le mansioni di rilevare i piani delle fortificazioni costiere nella zona di Ventimiglia-S.Remo. Fu arrestato nei primi giorni di aprile 1944 dalle forze di polizia nazifasciste in Vallecrosia e trasportato nelle carceri di Marassi Genova...". Tra le persone indicate come possibili testimoni a favore della sua istanza il signor Carlo Bellabarba indicava Emilio Biancheri di Bordighera, Tommaso Frontero, barbiere di Bordighera, arrestato nel corso della grande retata di maggio 1944 nella zona di confine, tornato miracolosamente incolume dalla detenzione in Germania, Pietro Marcenaro di Vallecrosia, uno dei protagonisti del Gruppo Sbarchi, la vedova di Ettore Renacci, fucilato a Fossoli, dopo essere stato catturato nel corso della richiamata operazione repubblichina ] 


[...] Oggetto: Magg. ftr.spe.TESTAVERDE Alfonso - classe 1915 - In relazione alla nota sopra distinta, si comunica che risulta quanto segue: "Testaverde Alfonso di Ettore e di Virginia Romano, nato a Napoli il 29-5-1885 [data errata: l'anno di nascita era, come scritto poco sopra, il 1915], domiciliato in Sanremo, di professione Capitano Esercito, arrestato il 6-5-944 in S.Remo per ordine del Comando Provinciale. Introdotto in questo carcere il 7-5-944 proveniente da S.Remo e consegnato dall'Arma dei carabinieri per rimanere a disposizione del C.P.G.N.R. [Comando Provinciale della Guardia Nazionale Repubblicana], anzi SS Tedesca, per misure di pubblica sicurezza. Rilasciato il 28-7-944 a seguito di ordine della SS Tedesca. IL DIRETTORE SUPERIORE (Dr. G. Puggioni) [...]                                                                                                                                                      Direzione Carceri di Imperia, 23 marzo 1960

COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE   Corpo Volontari della Libertà   Comando Brigate Cittadine "Giustizia e Libertà"  SANREMO  Si certifica che Testaverde Alfonso alias Tullio è stato inquadrato nelle forze di questo comando sin dalla fase cospirativa e cioé dal febbraio del 1944 quale organizzatore. Ha preso anche parte come sapista alla insurrezione iniziatasi il 24 aprile 1945 [...] IL COMANDO BRIGATE CITTADINE G. L. (Lanero Gerolamo) (Garbarino Francesco Maria) [...]

Sulla mia supposta "amicizia" con Italo Calvino sono circolate a Sanremo molte innecessarie dicerie. Alcuni trovavano incredibile che, dato lo scarto di età, un’amicizia fra di noi fosse possibile. L’argomento, di per sé, non è affatto probante, perché ero un ragazzo precoce i cui amici furono quasi sempre maggiori di età, con differenze che andavano dall’uno ai cinque anni, rispettivamente con Mario Mignone, Renato Zaccari, Giuliano Martini, Guido Giorgi (il fratello Giorgio era invece uno dei pochi ad essere piú giovane di me), Carlo Mager (che frequentavo piú del fratello Paolo, pur mio coetaneo), Franco Martini, Franco Giordano, Libereso Guglielmi), con punte sino ai sette anni (Gerolamo Lanero) o addirittura ai sedici anni di scarto che mi separavano da Luciano Sceriffo [...] Quando, il Primo Maggio 1986, chiacchierai per parecchie ore con la vedova Calvino nel suo appartamento romano, Le spiegai che non ero mai stato un "amico intimo" di suo marito, anzi, dissi un po' in tono di celia, piuttosto un "nemico intimo". Prima che le potessi raccontare come l'inimicizia (del tutto circostanziale e provvisoria) derivava da un opposta concezione della Rivoluzione di Ottobre, m'interruppe dicendomi che Italo le aveva rivelato l'esistenza di un "nemico", che sarebbe stato anche l'uomo piú colto di Sanremo. La rassicurai, non si trattava di me, bensí di Gerolamo Lanero e le spiegai chi fosse stato. Nei miei articoli precedenti o nel mio libro su Calvino mi limitai ad accennare ad episodi che fossero avallati da testimonianze di persone ancor vive e che potessero accomunarci nei loro ricordi: Libereso Guglielmi, Angelo Nurra, Tito Barbé, Gildo Carrugati (il quale, come me, frequentava Lanero e la ristretta cerchia degli appassionati del jazz che si riuniva periodicamente nella sua casa di San Martino, e che conosceva tutti i retroscena del suo dissidio con Calvino, risalente agli anni liceali) e qualche altro. Pietro Ferrua, Incontri e scontri con Italo Calvino, 25 aprile 2012 in Ra.forum

Luigi Asquasciati riassunse la direzione della Biblioteca nel 1949 o poco dopo, succedendo a Gerolamo Lanero. Associazione Italiana Biblioteche

[n.d.r.: la storiografia non si è mai dilungata sulle formazioni  Giustizia e Libertà nell'imperiese]          

lunedì 3 agosto 2020

La vera azione partigiana s'iniziò dopo il fatale 8 settembre 1943

La prima pagina del qui citato manoscritto di Giuseppe Porcheddu

Nei giorni seguenti l'armistizio si ebbe, come in altre parti d'Italia, un afflusso di persone verso la montagna... la grande maggioranza cercava scampo nella fuga soltanto per sottrarsi all'immediata azione tedesca...
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Il 10 settembre 1943, dopo una prima riunione di quadri comunisti, seguita da una seconda, alla quale oltre ai comunisti parteciparono uomini politici delle altre correnti antifasciste, venne formato un triangolo militare, composto da Nino Siccardi, Felice Cascione e Carlo Aliprandi [Lungo, in seguito commissario della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati"], con l'incarico di inviare altri uomini in montagna, aiutare con viveri, armi e munizioni quelli che già vi si trovavano, ed organizzare militarmente anche gli uomini della città... Così prima dell'arrivo dei tedeschi furono recuperate cinque mitragliatrici, oltre cento fucili... Verso la fine di settembre 1943 Gian Carlo Pajetta giunse ad Imperia, inviato dal Centro di Genova per prendere contatto con l'organizzazione comunista locale. Scopo della riunione era quello di lanciare tutta l'organizzazione comunista nella lotta di liberazione, trattandosi, tra l'altro, di una rete politicamente già ben ramificata nella Provincia.
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016 

Dopo l'8 settembre alcuni ufficiali si erano fermati a Triora, ma al primo bando emanato dai tedeschi per la presentazione degli ex appartenenti all'esercito si ripararono in Goina, alle spalle di Triora. Lì si radunarono intorno al maggiore Zoli Aldo, già ufficiale GAF, che spontaneamente fu riconosciuto il superiore, anche perché già facente parte del CLN di Sanremo. Però prima di Natale il maggiore Zoli si trasferiva a Sanremo ed incaricava gli ufficiali ed i sottufficiali rimasti di raccogliere armi e nasconderle e convincere gli ex militari di non presentarsi ai tedeschi. "Provvide qualche volta a mandare aiuti", dice Fragola Doria [Armando Izzo]. "Durante l'inverno scesi parecchie volte a Sanremo per incontrarmi con il maggiore, sia per conoscere le decisioni del Comitato di Liberazione, sia per ricevere aiuti. Però il Comitato si ispirò al principio che la lotta armata dovesse iniziarsi con la buona stagione e che frattanto bisognava prepararsi sia materialmente, continuando a raccogliere armi, sia moralmente, incitando le popolazioni a resistere ai nazifascisti".
Fu nell'autunno dell'anno 1943 che si accendeva una scintilla di rivolta a Loreto di Triora ...
Un sergente maggiore dei reparti GAF [Guardia alla Frontiera], Tento [Pietro Tento], si era fermato a Loreto. Era con lui la moglie, una maestra, ed un figlio in tenera età. Forse Vitò ["Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo] ritrovò la certezza di una organizzazione per l'incoraggiamento del sergente maggiore. Con lui studiò le varie occasioni e le possibilità. Radunò alcuni giovani, altri li avvicinò singolarmente...
Guido di Cetta, Guido Arnaldi... Diveniva il segretario, l'ombra di Vitò. Il fedele esecutore di ordini, il collaboratore entusiasta. Attorno a lui Vitò raduna molti giovani.
Fu il primo nucleo di quell'esercito che si distinse e meritò il ricordo perenne per le sue azioni.
Furono i giovani dell'Alta Valle Argentina i primi ad aderire al movimento. Provenivano da Cetta, da Loreto, da Bregalla, da Creppo. 

don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975 

Nell'alta zona di frontiera, sotto il gran cuneo che forma il territorio francese proiettandosi in quello italiano oltre il Roia, si raccolsero già nel settembre 1943 reparti di soldati italiani, che, poi, con l'avanzare dell'autunno si andarono progressivamente assottigliando e giovani delle stesse montagne, infiammati di avventura e anelanti alla libertà, che costituirono piccole bande o squadre: gente rotta alle fatiche ed ai disagi della montagna, armata di fucili e di qualche mitragliatore sottratto ai depositi militari, aiutata, spesse volte, da ufficiali e sottufficiali dell'esercito in sfacelo. Vittò (Ivano - Vittorio Guglielmo) fu uno degli animatori di questi primi gruppi di resistenza. Più a sud in prossimità della costa nella zona Sanremo-Ospedaletti-Bordighera, Renato Brunati [Renato Brunati, arrestato il 6 gennaio 1944, deportato a Genova e fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino] organizzava, con l'attivo appoggio del dottor Pigati operante a Sanremo, nella villa di Baiardo della signora Meiffret, squadre armate, composte prima di ex militari, che presto si sbandavano per mancanza di coesione ed in seguito di giovani affluiti dalle città e arruolati sul posto... Leo (Stefano Carabalona) e poi Veloce (Ermanno Martini), Artù (Arturo Secondo), Gino Napolitano (Gino) e numerosi altri ardimentosi raccoglievano un po' ovunque minuscole squadre...
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. Alis, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Nella Val Nervia alcuni ufficiali cercarono rifugio e sicurezza a Rocchetta Nervina (IM), dove il tenente Stefano Carabalona, residente in loco, cercava di organizzare gli sbandati e di procurare il maggior numero di armi possibili. Purtroppo i soldati buttavano i loro fucili nei luoghi i più disparati e fu un lavoro faticoso cercare di recuperarli…
don Ermando Micheletto, Op. cit.

Poco dopo l'8 settembre 1943 agivano nel circondario di Imperia tre bande di patrioti: quella con Felice Cascione, che accoglieva i primi civili e militari sbandati già la sera del 10 settembre 1943; quella, formata soprattutto da giovani intellettuali, con i fratelli Serra, Nicola ed Enrico,  entrambi medaglie di bronzo al valor militare alla memoria, saliti in montagna con il chiaro incarico di organizzare i giovani alla macchia, nei pressi del Monte Faudo; quella nei pressi di Borgo d'Oneglia, Frazione di Imperia, conosciuta come gruppo dei politici, in cui militavano tra gli altri Guerrino, Luigi e Vincenzo Peruzzi, fratelli di Armando caduto in difesa della  repubblica in Spagna, Aldo Nino Risso, Walter Berio.
Rocco Fava, Op. cit.  
 
I fratelli Enrico (nato il 24 maggio 1921) e Nicola (nato il 2 luglio 1918) Serra furono arrestati il 3 dicembre 1943 dalla milizia fascista (Guardia Nazionale Repubblicana) con l'accusa di aver rubato armi ai tedeschi e di essere dei "ribelli". L'11 febbraio 1944 i due fratelli furono consegnati alle SS per essere trasferiti nel carcere di Savona e poi nel carcere Marassi di Genova. L'11 marzo 1944 entrambi furono internati nel campo di transito di Fossoli (Modena) e deportati nel campo di concentramento di Mauthausen il 21 giugno 1944 come "prigionieri politici" con il trasporto n. 53. Enrico Serra morì il 2 febbraio 1945, a causa delle torture e dell'esaurimento fisico, nel campo di sterminio di Gusen. Nicola Serra fu trasferito da Mauthausen al campo satellitare di Redl-Zipf; sottoposto a lavori forzati e a condizioni di vita disumane, morì l'11 novembre 1944 per polmonite acuta.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

Raimondo Ricci dopo l'armistizio si diede alla macchia, con un gruppo di marinai, sulle alture di Imperia. Arrestato con la sorella alla fine di dicembre del 1943 dall'Ufficio politico investigativo della GNR, Ricci venne trattenuto nella città ligure per due mesi, mentre la sorella veniva rilasciata dopo pochi giorni. Non parlò nonostante i pesanti interrogatori. Consegnato alla Gestapo, Ricci fu imprigionato a Savona e a Genova, poi recluso nel campo di concentramento di Fossoli, e infine deportato nel giugno 1944 a Mauthausen, dove fu liberato il 5 maggio 1945.
Patria Indipendente

Obiettivo precipuo degli esponenti antifascisti fu quello di tentare di coordinare, se possibile, gli sbandati, i giovani volontari e le piccole bande all'interno di una comune organizzazione...
E da un documento (Isrecim) della IV^ Brigata S.A.P. "Lorenzo Acquarone" di Porto Maurizio si evince che "la Brigata è stata costituita nei primi giorni del settembre 1944, aggregando piccoli gruppi che agivano già dal settembre 1943".
La banda Cascione, dislocata in Località Bestagni-Magaietto di Diano Castello (IM), estremo levante della provincia di Imperia, si trovò ad essere costituita da civili e militari provenienti soprattutto dalla zona di Imperia.
In Località Inimonti soprastante Pontedassio (IM) vi erano altri tre gruppi: uno, guidato da G.B. Titèn Trucco, era di orientamento comunista; un altro, formato da Eolo Castagno [nome di battaglia Garibaldi, in seguito capo servizio collegamento della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" e medaglia d'argento al valor militare per attività partigiana], Ivar Kimi Oddone [in seguito commissario politico della II^ Divisione "Felice Cascione"] ed altri; il terzo, con Carlo Venezia Carli ed altri. Il gruppo di Castagno era chiamato degli ufficiali, perché tali erano stati nel Regio Esercito Castagno, Enrico Enrico Gaiti [in seguito capo di una squadra; fucilato al Passo del  Turchino il 19 maggio 1944; medaglia di bronzo al valor militare per attività partigiana] e Bruno Bruno Amoretti [in seguito commissario di Distaccamento della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"].
In un secondo tempo la banda di G.B. Titèn Trucco, nella quale militava anche il fratello Carlo Trucco, Girasole, in seguito comandante di squadra della IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", e quella di Eolo Castagno  si unirono per opera di Cascione.
Anche il gruppo di Carli, pur rimanendo autonomo, seguì Cascione.
Rocco Fava, Op. cit.

La vera azione partigiana s’iniziò dopo il fatale 8 settembre 1943, allorchè Brunati e la sig. Maiffret subito dopo l’occupazione tedesca organizzarono un primo nucleo di fedeli e racimolarono per le montagne, sulla frontiera franco-italiana e nei depositi, armi e materiali: armi e materiali che essi vennero via via accumulando a Bajardo in una proprietà della Maiffret, che servì poi sempre di quartier generale in altura, mentre alla costa il luogo di ritrovo e smistamento si stabiliva in casa mia ad Arziglia e proprio sulla via Aurelia. Nei giorni piovosi di settembre ed ottobre 1943 i trasporti d’armi e munizioni, furon particolarmente gravosi… Io fui nell’ottobre 1943 interessato dal dott. Ronga di Sanremo a formare in Bordighera il Comitato di liberazione e più tardi, per incarico del noto cap. Gino, iniziai i collegamenti col defunto gen. Pognisi [Comm. Gen. Emilio Pognisi, Commissario Prefettizio di Bordighera dal 31.8.1943 al 13.10.1943], con il rev. Don Pellorese ed il dott. Marchesi...  
Giuseppe Porcheddu, manoscritto (documento Isrecim) edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019

Un altro gruppo si era costituito a Boscomare, Frazione di Pietrabruna (IM), ma ebbe vita breve e si sciolse alla fine del 1943, come accadde per un altro gruppo di Civezza (IM), del quale facevano parte Carlo Leone dell'Azione Cattolica e Domenico Brusso.
Alcuni giovani, già facenti parte di gruppi disciolti verso la fine del 1943 rimasero in montagna ed aderirono ad altre bande, come, ad esempio, fece Giacomo Castello.
Rocco Fava, Op. cit. 

Giuseppe "Pippo" o "Camola" Daprelà, nato a Porto Maurizio il 23 maggio 1920, nel settembre del 1943 prestava servizio militare presso la Caserma Crespi ad Imperia. Dopo l'8 Settembre partecipava ad un fallito tentativo da parte di alcuni ufficiali di organizzare un battaglione del nuovo Esercito Italiano presso la caserma di Pieve di Teco. Tornato a casa a Porto Maurizio dove, già sposato, era padre di un bimbo di appena due mesi, vi restava poco perché costretto a darsi alla macchia con altri compagni nella zona del Monte Faudo. Portando con sé alcune armi della dotazione militare, formarono un embrione di banda partigiana[...]
Geromina "Mina" Garibaldi, nata a Diano Marina il 25 ottobre 1923 [cfr anche: Donatella Alfonso, Ci chiamavano libertà. Partigiane e resistenti in Liguria 1943-1945. La parola ridata alle donne, De Ferrari, Genova 2013]. Patriota, di famiglia antifascista, fin dal 1935 si era formata con i principi democratici e antifascisti grazie all'opera educativa di una insegnante ebrea, la Prof.ssa Giobia Sanjacopo. Partecipava nel luglio del 1943 alle manifestazioni antifasciste e l'8 settembre al tentativo di far fuggire dei carabinieri da un treno diretto in Germania. A partire dalla metà di ottobre, incominciava a coordinare sistematicamente un gruppo di ragazze che copertamente collaborò con la Resistenza dianese per tutto il periodo della guerra: furti di materiali e munizioni dai depositi tedeschi, organizzazione del trasporto dei medesimi verso i distaccamenti, produzione di documenti falsi per i partigiani, collegamenti fra il C.L.N. e le formazioni di montagna, produzione e diffusione di giornali e volantini clandestini  [...]
Attilio Leo Mela [..] dopo l'8 settembre, attraverso varie peripezie, raggiunse Sant'Agata, Frazione di Imperia, dove viveva la sua famiglia. Subito fu a capo della locale banda partigiana appena costituita dai giovani del paese. Il 14 dicembre 1943 partecipò con essa al primo vero scontro armato della Resistenza imperiese [...]
Giancristiano "Gian Burrasca" Pesavento,  nato ad Asiago il 20 agosto 1922. Di famiglia antifascista, aderiva dopo l'8 Settembre 43 al P.C.I. clandestino di Porto Maurizio dove viveva dal 1936. Fu subito attivo nella propaganda antifascista, attraverso l'affissione di manifesti e diffusione di volantini che avveniva durante gli allarmi aerei [...]
Rino "Rino" Poli, Ventimiglia nato a Ventimiglia il 29 agosto 1927. Patriota, di famiglia antifascista, nel luglio del 1943 studente di 16 anni, partecipava alle manifestazioni antifasciste per la caduta di Mussolini. Dopo l'8 Settembre era tra coloro che recuperarono le armi dalla caserma di Forte Annunziata abbandonata dall'esercito, che vennero distribuite ai primi partigiani [...]
Carlo "Girasole" Trucco, nato ad Imperia il 22 dicembre 1925. Di famiglia antifascista, fu militante del P.C.I. clandestino dal marzo 1943. Dopo il 25 Luglio partecipò a tutte le manifestazioni antifasciste che si svolsero a Oneglia  [...]
Francesco "Franco" Verda, nato a Pieve di Teco il 26 dicembre 1924.  Contadino, ricevette la cartolina di precetto per partire militare il 5.8.43. Convalescente nell'ospedale di Pieve, non si presentò e venne considerato disertore. Nascosto nella carbonaia dell'ospedale da una suora, sfuggì all'arresto da parte dei tedeschi e, appena rimessosi in salute, si rifugiò con altri giovani ai casoni di Tetti Parodo, sulle alture della zona. Da qui passò con altri a Viozene, dove c'era un gruppo di partigiani "badogliani", e poi in Val Pennavaira [...]    
Vittorio Detassis

A Cipressa (IM) si insediò un piccolo gruppo, di cui faceva parte, tra gli altri Giuseppe Garibaldi [Fra Diavolo/Garibaldi, alla fine della guerra comandante della IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Verso la fine di settembre del 1943 si formava nei pressi di Lucinasco (IM), in Località Cuccagna, un'altra banda, quella di Giacomo Ivan Sibilla [in seguito comandante del Distaccamento Inafferrabile, quindi, a fine 1944, comandante della II^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Nino Berio" della Divisione "Silvio Bonfante"].
Rocco Fava, Op. cit.