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lunedì 22 marzo 2021

Scorgemmo due fascisti in divisa...

Sanremo (IM)

«Be'» - dice Riccardo [n.d.r.: Adriano Riccardo Siffredi, Commissario del Distaccamento "G.B. Zunino" del Gruppo G.A.P. "Giacomo Matteotti" di Sanremo (IM)] e mi sorride al disopra del bicchiere colmo di un liquido dal colore del sangue - «che vuoi che ti racconti ancora, o insaziabile raccoglitore di fatti sensazionali?  Un'altra impresa pazzesca, la scena di un combattimento o di ua fuga disperata sotto la luna, fra il lampeggiare delle scariche ed il sibilo dei proiettili? La nostra vita di montagna, i mille episodi talvolta eroici, talvolta selvaggi [...]».
«Si era, se ben ricordo, verso la fine di settembre o ai primi di ottobre 1944. La nostra banda s'aggirava, come al solito, fra San Romolo, Borello e San Giacomo [Frazioni di Sanremo (IM)]. Erano, per noi, tempi durissimi. Il Comitato sembrava essersi dimenticato di noi, il cibo scarseggiava, i signori della città s'industriavano a far denaro, maledicendo i tedeschi e fascisti, ma nello stesso tempo, si rifiutavano di muovere un dito per aiutare i “banditi”.
Il tempo era bello, faceva ancora caldo, ma noi si pensava all'inverno sopravveniente ed a tutte le difficoltà che avremmo incontrate, braccati, come eravamo, da ogni parte. Si parlava già di un rastrellamento in grande stile contro di noi e le spie nemiche, in città ed in collina, erano attivissime.
Fra l'altro ci era stata segnalata l'opera specialmente pericolosa del Poggi Giuseppe detto il “Peccia”, fascista di Sanremo fanatico al servizio dei tedeschi e delle brigate nere.
Una sera - eravamo allora in un bosco sopra San Giacomo e aspettavamo, Baggioli [n.d.r.: Aldo, Cichito, comandante del Distaccamento "G.B. Zunino" del Gruppo G.A.P. "Giacomo Matteotti", che venne ucciso dal nemico a San Romolo il 15 novembre 1944] ed io, il ritorno dei nostri uomini che erano stati inviati a prelevare del materiale combustibile - si discorreva appunto del nostro famigerato delatore. Baggioli era furioso perché una miserabile sigaretta, che fumavamo a turno, non tirava e le zanzare pizzicavano più del solito. 
Tutto ad un tratto egli si dà un formidabile pugno sul ginocchio - eravamo accosciati tra gli alberi - ed urla: "Bisogna far la pelle a quel mascalzone".
D'accordo, rispondo, ma come? Sai bene che l'amico si tiene lontano dai luoghi battuti da noi. Non si allontana dalla città, di notte si rifugia in luogo sicuro e di giorno è ben difficile poterlo pizzicare.
E pure - incalza Cichito - non possiamo lasciare una belva simile in libertà... è un pericolo mortale per noi.
Mi venne un'idea. Sapevo che il Peccia frequentava il bocciodromo del Borgo, nella strada che ora porta il nome di Giacomo Matteotti. Un posto fuori mano, facilmente accessibile scendendo dalla collina, ma molto frequentato, unico punto nero, questo, per un eventuale piano d'attacco.
Esposi l'idea a Cichito.
"Sai che sei più intelligente di quello che credevo?" mi disse egli raggiante.
"Me ne frego, io, della folla. Tutto sta a non essere presi stupidamente in trappola e non poter più uscirne. Per il resto anche cinquanta armati non mi fanno paura". Ed era vero.
Così ci mettemmo d'accordo sui preliminari, comunicammo la notizia ai nostri compagni al loro ritorno, e la mattina appresso facemmo i nostri preparativi.
Avevamo stabilito di scendere in quattro: Aldo Baggioli, io, Umberto Cozzolini e Bonfante.
Alle tre del pomeriggio - era una domenica radiosa, piena di sole, tiepida come un giorno di primavera - ci avviammo verso la città.
Eravamo mal vestiti, con le scarpe slabbrate e informi cappellacci in testa.
Ma sotto la giacca io custodivo la mia Beretta ed i miei compagni le loro pistole automatiche.
Si andava chiacchierando e fumando, quella mattina avevamo ricevuto un piccolo rifornimento di sigarette, come di ritorno da una passeggiata in collina.
Di tanto in tanto incontravamo famiglie con panierini o coppie di innamorati, ma nessuno ci riconobbe.
Verso le cinque, scendendo da corso Galileo Galilei, raggiungemmo il muretto della strada che domina il bocciodromo.
Ci fermammo, come spettatori sfaccendati, ad osservare il gioco ed intanto si occhieggiava fra la folla nella speranza di scoprire il nostro nemico.
Nel recinto c'erano almeno cinquanta persone: altra gente si sentiva schiamazzare nell'interno del bar. Indubbiamente la nostra impresa rasentava la follia; ma noi eravamo ormai lanciati e nulla più avrebbe potuto trattenerci.
Scorgemmo due fascisti in divisa che, deposto il mitra contro il muro del bar, giocavano con gli altri. Detti un'occhiata di traverso ad Aldo e m'accorsi che il suo braccio corre alla pistola. Lo trattengo con una mano perché attenda e con l'altra armeggio sotto la giacca preparando la pistola. Faccio cenno agli altri compagni di prendere posizione presso l'entrata del bar: li vedo avviarsi con studiata indolenza e collocarsi di fronte alla porta.
In quel momento ho la percezione di essere stato riconosciuto. Alzo gli occhi ed incontro lo sguardo ostile di un agente dell'ufficio politico che avevo avuto occasione di incontrare altre volte. L'uomo impallidisce. Vedo il sangue defluire dal suo volto che sbianca: egli sa chi sono. Siamo appena a cinque metri l'uno dall'altro. Resto un momento indeciso ed in quell'attimo l'agente si volta, passa accanto ai miei due compagni senza notarli, entra nel bar e ne esce un istante dopo seguito dal Peccia, facendo, nello stesso tempo, segno agli altri due militi che, presentendo qualcosa di strano, avevano interrotto il gioco, di avvicinarsi. Nessun rumore veniva più dall'interno del locale. Fuori tutti i giocatori s'erano arrestati e rimanevano immobili ad osservare la scena. Non comprendevano che cosa stava per accadere da un momento all'altro.
Brevi momenti, attimi, forse, di spasmodica tensione nervosa, nei quali pare sia contenuta tutta una vita. Momenti in cui si sente, quasi, il rombo del cuore nell'interno del petto ed il pulsare del sangue alle tempie. Momenti di gioia selvaggia, durante i quali tutti i sensi si acuiscono fino a far male.
Peccia è davanti a noi: è armato? non so, poiché è soltanto il suo laido volto ch'io sgorgo in una rossa nebbia. 
Sento ch'egli urla "Non sparare Baggioli!" e lo scatto a vuoto della pistola di Aldo che si impunta. Senza averne coscienza estraggo la pistola. Intorno a noi s'alzano urla di terrore. E vedo tutti i presenti, ed i militi con loro, buttarsi a terra come un sol uomo. Nello stesso tempo la pistola di Cichito fa udire la sua voce. Otto colpi, in rapida successione, ed il Peccia s'abbatte sulla faccia e morde la polvere.
Dall'interno ci giungono le scariche dei nostri compagni che sono entrati, e tirano sul fratello del Peccia che s'era rifugiato dietro un tavolo: la lamiera che ricopre il legno è bucata, ma il marmo non lascia passare la pallottola e l'uomo si salva.
Giustizia è stata ormai compiuta. Occorre ritornare prima che i tedeschi di guarnigione alla Madonna della Costa giungano sul luogo.
Attendiamo che i nostri compagni escano e, con le pistole puntate indietreggiamo sulla strada. Sono le 5,15. Nel recinto gli uomini restano proni nella loro faccia; come pietrificati dal terrore. Ci fermiamo un attimo. Aldo, ritornato allegro, accende una sigaretta. 
Il bar del bocciodromo venne preso d'assalto dalle Brigate Nere inferocite che ebbero la loro rivincita distruggendo e bevendo tutte le riserve di liquori. Vi furono arresti e perquisizioni. Il terrore regnò fra le spie fasciste per lungo tempo. E così ebbe fine la nostra avventura semi-cittadina.
«Già - finisce Riccardo - era l'unica cosa ch'essi intendevano e noi ne demmo a loro ad usura... Per esempio... ma ti dirò un'altra volta... è tardi». Beve, accende una sigaretta, saluta col gesto uno dei suoi antichi compagni d'avventura «imborghesitosi» anch'esso che si ferma ad arrotolare una sigaretta tratta fuori da un assortimento di «cicche» di tutte le dimensioni e mi sorride.
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, pp. 271-274
 
19 ottobre
Qualche giorno fa un gruppo di patrioti uccisero un milite che si trovava a giocare alle bocce al "Borgo". Per questo fatto presero la signorina B. sorella di un "fuori legge" appartenente a una distinta famiglia di commercianti della città e, tradottala non si sa dove, i militi della G.N.R. gliene fecero passare d'ogni qualità.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006
 
Il giorno 8 corrente veniva ferito a colpi di rivoltella in San Remo (Imperia) il milite Poggi Giovanni del locale nucleo U.P.I., che decedeva il giorno successivo.
Gli agenti dell'U.P.I., recatisi a casa del fratello di certo Baggioli Aldo fu Ernesto da San Remo, autore dell'omicidio e noto bandito, provvedevano al fermo della sorella Ada, di 18 anni [...]
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 28 ottobreo 1944, p. 31.  Fonte: Fondazione Luigi Micheletti  

mercoledì 24 giugno 2020

Un partigiano "bridge blower"



Dintorni di Ceriana (IM)
Ghepeu, al secolo Sergio Grignolio, scuote l'indice verso di me e ride di un riso franco da buon ragazzone quale egli è. Adesso esageri... dice. Protesta allegramente perchè l'ho presentato al Governatore, capitano inglese Garigue, e ad altri ufficiali come il “bridge blower”, cioè l'uomo che fa “saltare i ponti”. Protesta e ride, ma si vede che ne è compiaciuto. In verità Ghepeu è il tipico partigiano. Alto, di membra possenti, ha una bellissima testa ricciuta ed un volto da buon ragazzo, illuminato da due magnifici occhi castani. Si tiene ritto innanzi al generale Graham, venuto a Sanremo in occasione della rivista della vittoria e della pace e si dondola un po' su una gamba ed un po' sull'altra, impacciato e rosso in volto. Nessuno immaginerebbe che egli è stato, durante tutta la guerra di liberazione uno dei nostri patrioti più valorosi. Ha preso parte a combattimenti, agguati, sorprese, è stato in “galera”, ha sposato la morte decine di volte, ha subito la tortura. Ed ha soltanto diciannove anni.
 
Raccontaci come hai fatto a distruggere il ponte della Madonna della Villa.
 
Non qui... fuori mi risponde e vedo che è veramente sulle spine. E l'intervista col generale Graham ed il capitano Garigue finisce. Ghepeu ritorna al suo risotto...ahimé troppo esiguo per il suo appetito... ma finito il pranzo mantiene la promessa.
Ritto innanzi a me parla ed agisce illustrando con potenza drammatica il suo semplice racconto che ha la forza di un'epopea. Quando avvenne l'impresa? Interrogo. Ai primi di settembre 1944. Mi trovavo nuovamente fra i miei compagni, in montagna. Ritornavi in città? Ritornavo dalla prigione... ma questa è un'altra storia. Accennala, può essere interessante.
 
In poche parole, l'affare andò cosi. Dopo aver fatto saltare i Tre Ponti fui denunciato da un pseudo amico come informatore dei ribelli e costruttore di radio clandestine.
Agenti dell'U.P.I. in pieno mezzogiorno fanno irruzione in casa mia, immobilizzano i miei sotto la minaccia delle pistole e mi prelevano. Mi trasportano all'ufficio di Piazza del Mercato. Con me c'era Ciccio Corrado, che fu poi fucilato a San Martino il 12 settembre
[1944]. Breve: mi ammanettano, mi denudano il dorso e mi fanno sedere. E comincia l'interrogatorio. Per quattro ore andarono avanti a forza di schiaffi, pugni e calci. Alla fine della seconda ora mi si bruciò della polvere da sparo sulla schiena. Ed io zitto. Mi si fece stendere supino, mi si pose sullo stomaco un asse di mitragliatrice sul quale i miei torturatori sedevano a turno. Ed io zitto. Alla fine mi strapparono i capelli - e si tocca la chioma - con un coltello sdentato. Ma io non ho parlato. 

Bravo! Interrompo.

Ho fatto semplicemente il mio dovere - continua Ghepeu. Mi si porta a Villa Giulia in attesa della fucilazione. Vi resto due giorni e due notti. Il terzo giorno studio un piano di evasione, scardino le inferriate del gabinetto, mi butto nel giardino e... sono di nuovo libero. E questo è tutto.
 
Ritorniamo al ponte della Madonna della Villa.

Dunque mi trovavo nuovamente in montagna. Vi ero da pochi giorni quando Gino [Luigi Napolitano di Sanremo (IM)] con i suoi uomini attaccò il presidio di Baiardo. Ero nei boschi con due miei compagni, Angelo Massa e Nino Vigo, in perlustrazione quando udimmo in distanza il rumore del combattimento incorso. Decidemmo di portarci sulla strada per sorprendere eventuali distaccamenti tedeschi inviati a Baiardo di rinforzo e così facemmo.

Dove vi imboscaste?   
Fra un gruppo di alberi a pochi chilometri a valle di Baiardo, ad una cinquantina di metri dalla strada che conduce al Piazzale della Madonna della Villa.
Un paio d'ore di attesa che ci parvero interminabili, poi vedemmo sbucare in distanza la testa di una colonna tedesca che veniva su di rinforzo in bicicletta. Erano circa settanta uomini quasi tutti in possesso di armi automatiche. Noi si era in tre, armati di moschetto, decidemmo di rimanere sul posto ed attaccare. Non appena il grosso del nemico giunse nei pressi del piazzale, aprimmo un fuoco accelerato. Il nemico si sbandò immediatamente. Qualche colpo fu tirato a casaccio: poi credendo certamente di aver di fronte un forte distaccamento, abbandonò il campo e si ritirò disordinatamente su Ceriana, portando con sé qualche ferito. Il tiro era riuscito in pieno!

Sergio Grignolio (Ghepeú). Fonte: Annalisa Piubello, op. cit. infra

La probabilità che il nemico, specialmente dopo l'ultimo scacco subito, inviasse altri rinforzi era certa. A qualunque costo bisognava interrompere la strada. Mi offersi di far saltare il ponte della Madonna della Villa, operazione che avrebbe, se fosse riuscita, interrotto completamente il traffico tra Ceriana e Baiardo. Mi posi in contatto con altri nostri compagni della zona e, la stessa notte del combattimento, sotto una pioggia dirotta, un piccolo gruppo capitanato da me, da Edmondo e da Mario si portò sul ponte. Vi scavammo tre buche, le riempimmo di esplosivo, facemmo allontanare i compagni e io e Mario demmo fuoco alle micce. Soltanto due mine saltarono: il ponte, per quanto danneggiato, rimaneva servibile. Ritornammo sul posto, preparammo una terza carica, accendemmo e stavamo per ritirarci quando la mina scoppiò improvvisamente. Fummo avvolti in una nube di fuoco e di fumo, mentre una pioggia di pietre ci investiva in pieno. Ma evidentemente qualche santo ci proteggeva, perchè ce la cavammo senza una scalfitura.


La mattina dopo, io, Mario e Gianni Pigati ritornando verso Baiardo incontrammo un gruppo di 5 tedeschi in perlustrazione. Li attaccammo immediatamente e, dopo un breve scambio di fuoco, tre di essi restano sul terreno e gli altri due fuggirono abbandonando le armi. 

Insomma una giornata magnifica!

Certo, certo finisce Ghepeu sorridendo tristemente. L'unico disappunto fu che quando ritornammo in banda trovammo che gli amici avevano dato fondo alle provvigioni e dovemmo accontentarci di un pugno di castagne secche.

Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. Alis, 1946, ristampa del 1975  a cura di IsrecIm
 
Il secondo racconto del trittico, "Attesa della morte in un albergo", costituisce a sua volta il secondo tempo della vicenda storica sintetizzata da Ferrua.
Il protagonista, un giovane partigiano di nome Diego, insieme al compagno Michele viene catturato dai tedeschi in una operazione di rastrellamento e portato in un albergo per essere o fucilato o lasciato libero. In queste ore di attesa si viene apparentemente a sapere che Michele sarà giustiziato, mentre invece più tardi entrambi i compagni saranno trasferiti a Marassi, il carcere di Genova.
Le poche ore di «attesa della morte in un albergo» danno occasione a Diego per una serie di riflessioni e fantasie.
Il riscontro storico-biografico lo troviamo ancora una volta in Ferrua:
[...] una spiata dirige i nazifascisti a San Giovanni nel corso di un rastrellamento in tutta la vallata che continua fino a San Romolo il 25 novembre 1944. Riescono a fuggire Pier delle Vigne e Flori, mentre vengono arrestati Santiago <60, Leone e Ghepeú [...] Italo Calvino trascorre circa tre notti fra Villa Giulia o Villa Auberg e il carcere di Santa Tecla paventando una fucilazione che lo risparmierà ma mieterà altre vittime. Durante questa breve detenzione si imbatte in Sergio Grignolio [...], in Flavio Gioffredi, e in Fulvio Goya, il quale rievoca l’angoscia di una notte insonne e di un appello all’alba di fronte al plotone di esecuzione. (FERRUA, cit.: 94)
60 «Pier delle Vigne» è Pietro Sughi, «Flori» è il diminutivo di Floriano Calvino, il fratello, all’epoca
sedicenne, di Italo, mentre, come già detto, «Santiago » è il nome di battaglia scelto dallo scrittore.

Annalisa Piubello, Calvino racconta Calvino: l'autobiografismo nella narrativa realistica del primo periodo, Tesi di dottorato, Universidad Complutense de Madrid, 2016

sabato 14 marzo 2020

Il C.L.N. di Sanremo (IM) nel 1945


Sanremo (IM): zone di levante

Il C.L.N. di San Martino [n.d.r.: zona di levante di Sanremo (IM) vicina allo Stadio Comunale] si riorganizza: si trasforma ai primi del mese di ottobre 1944 in C.L.N. comunale e come tale viene riconosciuto dal C.L.N. provinciale a tutti gli effetti legali, con sua ordinanza del 2 novembre 1944, quale unico rappresentante del governo democratico nella città.

Sanremo (IM), zona San Martino: Villa del Sole e Stadio Comunale

I membri del  C.L.N. di Sanremo che rimasero in carica fino alla liberazione, furono: Mario Mascia, rappresentante del PSIUP (Guglielmo - Cammeo - Ulisse - Albatros) Segretario Generale, dirigente del servizio stampa e assistenza; Alfredo Rovelli (Amerigo - Ario) rappresentante del P.C.I., addetto alla propaganda e tesoriere; Emilio Mascia (Zorro - Mameli - Mimosa) rappresentante  del PSIUP, membro del comando militare, responsabile del SIM [Servizio Informazioni Militari]; Antonio Gerbolini (Ludovici - Albino), rappresentante del P.C.I., comandante delle forma­zioni cittadine.
Ad essi dal I° gennaio 1945 si aggiunsero: Dr. Giovanni Cristel (Dalton - Gaivino) in rappresentanza del P. d'Azione che però non poté mai partecipare alle sedute perché ricercato dai nazifascisti e più tardi arrestato; Adolfo Siffredi, membro aggiunto per il PSI e Sindaco designato della città ed infine, il 10 aprile 1945, il Corpo Volontari della Libertà designò come suo rappresentante il garibaldino Cecof (Mario Alborno) [anche Cekoff, di Bordighera (IM), già commissario di Battaglione della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" e poi vice commissario della IV^ Brigata "Elsio Guarrini", entrambe della II^ Divisione Felice Cascione"], sostituito poi da Orsini (Agostino Bramé) [già commissario politico della V^ Brigata], mentre il 16 dello stesso mese il Partito Democristiano indicava quale suo membro il maestro Giovanni Asquasciati, che, peraltro, per ragioni di forza maggiore, non fu mai in grado di prendere parte all'attività del C.L.N. in periodo cospirativo. 

Il 9 febbraio 1945 il segretario del C.L.N. partecipava ad un convegno in montagna coi rappresentanti del Corpo Volontari della Libertà, del Comando Alleato e del C.L.N. Provinciale di Imperia, nel quale veniva stabilito di concedere al C.L.N. comunale di Sanremo l'autonomia assoluta e la giurisdizione su tutto il circondario, giurisdizione che il C.L.N. stesso aveva già virtualmente ottenuto fin dalla sua costituzione, in quanto il C.L.N.P., date le difficoltà del collegamento con la zona occidentale della Provincia, non era in grado di esercitarvi un'attività completa ed un'azione efficace.
Il C.L.N. di Sanremo, che nel frattempo aveva provveduto direttamente alla costituzione o al riconoscimento ufficiale dei C.L.N. comunali della sua zona, si trasformava in tal modo in C.L.N. circondariale.
L'attività svolta dal comitato circondariale di Sanremo fu multiforme e di grande ausilio per lo sviluppo della lotta di 1iberazione, tanto da ricevere gli elogi degli enti superiori e degli stessi ufficiali di collegamento alleati.
Funzionò sempre una segreteria munita dei relativi servizi; fu costituita, nell'ambito della divisione Giacinto Menotti Serrati di Imperia, la brigata S.A.P. Giacomo Matteotti, che continuò, dopo il rastrellamento di San Romolo del 15 novembre [1944], l'opera della valorosa brigata G.A.P. dello stesso nome, ed alla quale si ag­giunse una seconda brigata, la Giuseppe Anselmi, che, dopo la liberazione, si fuse alla prima prendendo il nome del glorioso caduto Aldo Baggioli [Cichito, comandante del Distaccamento "G.B. Zunino" del Gruppo G.A.P. "Giacomo Matteotti"]; fu costitui­to un distaccamento GAP, denominato Zamboni, con 16 uomini scelti; il SIM [Servizio Informazioni Militari] fu potenziato al massimo grado e raggiunse la perfezione con servizi interni, interurbani e collegamenti con la montagna ed i comandi alleati in Francia; venne pure costituito un servizio assistenza ed una intendenza e fu particolarmente curata la stampa e la propaganda, alla quale passò tutta l'organizzazione del P.C.I.

I risultati ottenuti furono notevoli.

Danaro, viveri e materiali vari per circa due milioni furono distribuiti alla montagna, alle forze armate del C.L.N. ed al servizio assistenza.
Numerose famiglie vennero assistite durante i terribili mesi dell'inverno 1944-1945.

Innumerevoli azioni di sabotaggio, prelevamenti di armi e munizioni, agguati ed attacchi in forza condotti sin nel cuore della città furono portati a compimento.

Sotto la direzione del responsabile del SIM il servizio di informazioni si sviluppò e si potenziò: notizie militari e politche furono diramate ovunque; pia­ni militari vennero studiati nei loro dettagli; si provvide al rilievo delle fortificazioni e postazioni nemiche e al trasporto via mare a mezzo della corag­giosa organizzazione di Vallecrosia - Bordighera, diretta dal garibaldino Renzo [Stienca] Rossi (Renzo) e da Renzo [Gianni] Biancheri il (Lungo) di numerose armi automatiche e munizioni inviate dai comandi alleati in Francia, materiale che venne convogliato in montagna o smistato in città; spie, traditori, informatori vennero pedi­nati, segnalati o eliminati.

La Voce della Democrazia, 22 aprile 1945 - Fonte: Istituto Nazionale Ferruccio Parri

La Riscossa, n° 1 Anno 1 - Fonte: Istituto Nazionale Ferruccio Parri

IV^ pagina del numero 1 de La Riscossa - Fonte: Istituto Nazionale Ferruccio Parri

La stampa e propaganda è uno dei vanti del C.L.N. di Sanremo: circa 30.000 manifesti e volantini, di cui la metà stampata alla macchia in città, vennero affissi o lanciati nel Circondario, con un lavoro estremamente difficile e pericoloso; tre giornali clandestini vennero stampati: «La Voce della Democrazia», organo del C.L.N., unico foglio del genere pubblicato in Liguria, di cui si pubblicarono 13 numeri, con un complesso di circa 6.500 copie, distribuite gratis; la «Riscossa», organo del Fronte della Gioventù, e la «Nostra lotta», organo del P.C.I.

La Nostra Lotta, numero dell'8 aprile 1945 - Fonte: Istituto Nazionale Ferruccio Parri


Inoltre il C.L.N. curò l'organizzazione del Fronte della Gioventù, quella dei C.L.N. comunali (Ventimiglia, Vallecrosia, Bordighera, Ospedaletti) e dei C.L.N. periferici (Coldirodi, Borgo, Centro, San Martino, Poggio, Bussana, Arma di Taggia) e costituì il 1° Marzo 1945 la Camera del Lavoro.
Infine venne  studiata l'organizzazione  economica  ed amministrativa della città e furono assegnate le cariche cittadine, con la nomina del Sindaco e della Giunta, avvenuta il 15 marzo 1945, a poco più di un mese dalla Liberazione.
E' doveroso ricordare, fra i collaboratori diretti del C.L.N. Alpinolo Rossi, l'infaticabile Jean, organo di collegamento militare e politico, staffetta, agente assistenziale, informatore e segretario della Camera del Lavoro; Umberto Farina (Lucano), organizzatore, addetto all'ufficio stampa e propaganda con Giuseppe Ferraroni (Giorgio); Edmondo Pignotti (Valjean), organo di collegamento politi­co;  Archimede  Gioffrida  (Romeo), organo di collegamento militare con le S.A.P.; Salvatore Marchesi  (Salvamar), ispettore circondariale per la zona Bordighera-Ventimiglia.

Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia

Fonte: Fondazione Gramsci


Sanremo (IM)

Coldirodi ed Ospedaletti, visti da Bordighera

3 gennaio 1945
- Dal C.L.N. di Sanremo (IM), prot. n° 180/CL, alle formazioni di montagna -  Comunicava disponibilità ad un incontro per la concessione di un'unità d'azione. Sarà inviato Romeo [Archimede Gioffrida] come tramite.
5 gennaio 1945 - Da Nilo [Quanito De Benedetti]  al C.L.N. di Sanremo (IM) - Comunicava che nella notte era avvenuto uno scontro a fuoco tra partigiani e tedeschi nella zona di Madonna della Costa a Sanremo.
24 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 220/CL, al comando della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che la propria zona di competenza [il C.L.N. era diventato circondariale] comprendeva il territorio tra Ventimiglia e Santo Stefano al Mare con relativo entroterra.
24 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 219/CL, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava l'attivazione di due staffette alla settimana, giovedì e domenica, tra la costa e la montagna e ricordava al comando di Brigata di inoltrare a sua volta le notizie ricevute verso le altre formazioni.
25 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 225/SIM, al Comando della I^ Zona Operativa, al comando della II^ Divisione  ed al comando della V^ Brigata - Relazione militare: nella notte tra il 23 ed il 24 u.s. a Sanremo erano stati uccisi 6 civili a Villa Junia in Corso Inglesi; a Taggia erano stati trucidati da SS italiane e tedesche 7 patrioti.
25 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 226/CL, ai C.LN. provinciale e regionale - Si richiedeva di svolgere indagini sulle modalità con le quali era stato fornito di un lasciapassare del C.L.N. di Milano Ernesto Finelli, che invece risultava allo scrivente essere in contatto con i bersaglieri della R.S.I.
29 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 233/SIM, al comando della V^ Brigata - Si comunicava che una donna, figlia di persona uccisa dai partigiani, intendeva fare catturare Veloce dalle SS, per cui, essendo risaputo che scendeva spesso a Pompeiana (IM), si sottolineava che occorreva avvertire quel garibaldino del pericolo incombente.
30 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 239, al comando della V^ Brigata - Avvisava che risultava molto probabile che Regolo Pizzichemi avesse denunciato alla G.N.R. i 4 componenti del CLN.
7 febbraio 1945 - Da Mimosa [Emilio Mascia, responsabile del SIM (Servizio Informazioni Militari) di Sanremo] al C.L.N. di Sanremo - Comunicava che SS italiane avevano perquisito la casa di Barbieri traendo in arresto il medesimo.
11 febbraio 1945 - Da Mimosa al C.L.N. di Sanremo - Confermava che i giovani uccisi in Corso dell'Impero a Sanremo  erano 5, di cui 4 di Baiardo ed uno probabilmente di Castelvittorio, sottolineando che: " i cadaveri, esumati il giorno 8 u.s., sono stati trasportati al cimitero e presentano evidenti segni di sevizie; risultano essere morti a causa dei colpi ricevuti con il calcio del moschetto e per le fucilate alla testa". Confermava la notizia secondo la quale i cinque, prima di essere fucilati, erano stati costretti a scavarsi la fossa.
11 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 273, al capitano Roberta (Robert Bentley) - documento scritto in inglese - Il capitano Bentley veniva ringraziato per la sua partecipazione al convegno di Beusi [località nei pressi di Ceriana (IM), dove, il 9 febbraio 1945, ebbe luogo un'importante riunione dei dirigenti della Resistenza imperiese e della missione alleata, assente Nino Curto Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria, in quanto malato]. A Bentley veniva anche accennata la preparazione di alcune piantine segnaletiche di postazioni nemiche. 
12 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo all'ispettore della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava l'elenco dei C.L.N. comunali e rionali costituiti o in via di riconoscimento. Nel comune di Sanremo Bussana, Poggio, San Martino, Centro e Borgo ed altri 3 in corso di riconoscimento. Informava che i Comitati dei comuni di Taggia, Bordighera e Ventimiglia erano già funzionanti, mentre quello di Vallecrosia era via di riconoscimento. Aggiungeva che i Comitati di Arma di Taggia, Ospedaletti e Coldirodi [rionale] erano già stati riconosciuti.
13 febbraio 1945 - Dal comando della II^ Divisione al comando della V^ Brigata - Si comunicava chela Brigata doveva mettere a disposizione del C.L.N. di Sanremo una squadra di 5 garibaldini per un'azione coattiva contro i renitenti a versare le quote fissate dal C.LN. stesso, specificando che: "questi uomini devono essere fidati, avere una buona proprietà di linguaggio e saldezza di nervi; essi dopo 2 o 3 azioni dovranno essere sostituiti con altri compagni. Le somme raccolte dovranno essere consegnate al C.O., tranne una parte da concordarsi volta per volta per il funzionamento del Comitato di San Remo".
14 febbraio 1945 - Da Rina al C.L.N. di Sanremo - Comunicava che vi era stato un rastrellamento a Poggio [Frazione di Sanremo] da cui era conseguito il fermo di 12 giovani.
14 febbraio 1945 - Da Mimosa al C.L.N. di Sanremo - Comunicava la scomparsa di un tenente della marina repubblichina, che trafficava nel mercato nero, e della sua famiglia.
15 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 295/CL, al S.I.M. della V^ Brigata - Veniva comunicato l'invio di un secondo pacco di medicinali.
19 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Ospedaletti (IM) al S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata - Forniva notizie rassicuranti sul proprio funzionamento, dato del resto lo stretto contatto esistente con il C.LN. di Sanremo.
22 febbraio 1945 - Dal comando delle Brigate S.A.P. di Sanremo al comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" ed al C.LN. di Sanremo - Comunicava che il lavoro di riorganizzazione, nonostante la carenza di armi e la difficoltà di reperire uomini dotati di qualità militari, procedeva bene, con Brigate già suddivise in Distaccamenti.
5 marzo 1945 - Dal capitano Roberta [capitano Bentley] al C.L.N. di Sanremo - Nella missiva il capitano ringraziava per gli schizzi topografici e per le informazioni ricevuti; consigliava di tenere controllata la zona, soprattutto per possibili sganciamenti del nemico; ricordava che il Comando Supremo [alleato] del Mediterraneo "riconoscerà nell'Italia liberata solo le amministrazioni ed i comandi militari che daranno prova di funzionare regolarmente: questi saranno confermati nel loro lavoro di collaborazione con il governo militare alleato".
23 marzo 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo al S.I.M. della V^ Brigata - Veniva comunicato che, a causa dei molti arresti subiti, il servizio staffette del Comitato in indirizzo aveva avuto problemi di funzionamento; che per quanto riguardava la riunione tra le formazioni di montagna, lo stesso C.L.N. ed un inviato del S.I.M. la medesima si sarebbe tenuta non più il 25 bensì il 28 marzo; veniva, altresì, formulato l'auspicio che al mentovato incontro fossero presenti R.C.B. [capitano Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento], il comandante [Nino Curto Siccardi] della I^ Zona Operariva Liguria e i comandanti della II^ Divisione "Felice Cascione" [Giuseppe Vittorio Vitò Guglielmo] e della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" [Giorgio Olivero].
23 marzo 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 487, al Comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al SIM della V^ Brigata - L'organo in parola ringraziava per l'invio del Distaccamento "Battagliero", come da richiesta del 9 febbraio, ma informava che, dato che l'istanza mentovata era rimasta inevasa per più di un mese, aveva provveduto nel frattempo alla creazione di una squadra capeggiata da Dorio [Mario Chiodo, ufficiale di collegamento del Distaccamento SAP "Giobatta Zunino"] e composta da Baldo, Torre, Moro [Giuseppe Arnaldi] e Tuono [G.B. Panizzi], tutti garibaldini i quali, ricoverati in città, erano stati curati a spese del C.L.N. Aggiungeva che veniva richiesto il riconoscimento ufficiale di quella squadra, il cui utilizzo poteva essere deciso nel corso della preannunciata riunione del 28 e che erano in fase di studio le prime azioni da fare effettuare al Distaccamento Dorio.
30 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n°509/SIM, al SIM della V^ Brigata - Informava che "il numero di tedeschi nella zona di San Remo è diminuito a 3.000 unità. Continua la realizzazione di buche nelle strade della città. Il Comitato in indirizzo procede nei tentativi di convincimento alla diserzione nei confronti sia dei fascisti che dei tedeschi".
10 aprile 1945 - Dal PCI di Sanremo alla Federazione PCI di Imperia - Comunicava che a seguito di un attacco di peritonite acuta era scomparso il compagno "Giorgio" (Giuseppe Ferraroni): "egli fu uno dei più attivi organizzatori del Partito Comunista e delle formazioni clandestine... tutto egli fece per la lotta: l'informatore, l'organizzatore, la staffetta. Sotto le sue mani uscivano dal ciclostile i volantini"; che l'8 aprile un gruppo di partigiani avevano liberato alcuni patrioti degenti, ma sorvegliati dal nemico, all'ospedale di Sanremo; che ad Ospedaletti si era "costituita una cellula di combattenti formata da 5 compagni".
14 aprile 1945 - Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Operativa Liguria [n.d.r.: Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento degli Alleati presso il comando partigiano della I ^ Zona Liguria] al comandante "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] ... Chiedeva un incontro con i CLN di San Remo e di Imperia...
19 aprile 1945 - Dal  C.L.N. di Sanremo, prot. n° 608, al CLN provinciale ed al CLN regionale - Comunicava che "il partito della Democrazia Cristiana il giorno 15 u.s. ha accettato di collaborare alla lotta di liberazione aderendo al CLN di San Remo. La Democrazia Cristiana ha nominato come suo rappresentante Sascia. Il CLN di San Remo adesso comprende tutte le correnti politiche della nostra zona".
24 aprile 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 636, al Comune di Sanremo, al Commissariato di P.S., al comando dei Vigili Urbani ed al comando dei Vigili del Fuoco - Comunicava che il C.L.N. di Sanremo, organo di governo della città, nell'interesse della popolazione e dell'interesse pubblico disponeva che tutti i dipendenti degli enti in indirizzo erano tenuti a restare al proprio posto. Essi saranno responsabili per la continuazione dello svolgimento dei servizi pubblici e dell'ordine cittadino.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945). Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste,  Anno Accademico 1998-1999

domenica 1 marzo 2020

Verso la costituzione del C.L.N. a Sanremo (IM)


Sanremo (IM)

Erano già presenti nell'autunno del 1943 diversi comitati locali nei principali centri, ma ancora troppo deboli sul piano politico-militare. Nella zona di Imperia esisteva già un Comitato di Unione, cui aderivano i tre principali partiti, il Partito Comunista, il Partito Socialista, la Democrazia Cristiana. Altri minori comitati furono quello di Sanremo, quello di Taggia, quello di Bordighera.   
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Izzo Armando (Doria, Fragola), sottotenente della GAF, dall'ottobre '42 all'aprile '43 era stato a Pigna, e poi, col suo reparto, era stato trasferito a Gorbio, sopra Mentone: qui era appunto all'8 settembre del '43.
Discioltosi l'esercito, Izzo si fermò a Triora, dove si trovò insieme con altri ufficiali, anch'essi colà convenuti.
Al primo bando dei nazifascisti per la presentazione degli appartenenti all'ex esercito, insieme con quattro amici (un sottotenente, un sergente maggiore e due soldati), si trasferì in Val Goina, alle spalle di Triora, dove entrò in contatto col maggiore Aldo Zoli, dello stesso settore GAF.
Il maggiore Zoli era collegato con gli antifascisti sanremesi, ed entrerà poi a far parte del primo CLN di Sanremo quale addetto militare per il Partito Repubblicano, nel maggio del '44.
Presi accordi con Aldo Zoli, qualche tempo prima del Natale '43 Izzo si stabilirà a Triora, da dove scenderà più volte in Sanremo, per incontrarsi con lo Zoli, colà trasferitosi.
Nell'ultimo periodo del '43 e nei primi mesi del '44, Izzo, con alcuni amici, si dedica specialmente a raccogliere e a nascondere armi e munizioni e a convincere gli ex militari a non presentarsi ai tedeschi.
Gli incontri fra Izzo e Aldo Zoli avvenivano, per lo più, in un piccolo bar di Via Roma, in Sanremo, gestito dallo stesso Zoli.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia   
 
[...] Brunati e la sig.na Maiffret [ Lina Meiffret - cfr. Sarah Clarke, Lina Meiffret: storia di una partigiana sanremese deportata nei lager nazisti e dei suoi documenti... le vicende di Lina Meiffret e del suo compagno Renato Brunati, attivi militanti della lotta di liberazione dal nazifascismo. Renato Brunati morirà tragicamente fucilato al Turchino nel maggio del ’44. Lina Meiffret conoscerà invece gli orrori del campo di deportazione... L’importante testimonianza pubblicata sull’organo del PCI sanremese diretto da Italo Calvino... Italinemo] subito dopo l’occupazione tedesca organizzarono un primo nucleo di fedeli e racimolarono per le montagne, sulla frontiera franco-italiana e nei depositi, armi e materiali: armi e materiali che essi vennero via via accumulando a Bajardo in una proprietà della Maiffret, che servì poi sempre di quartier generale in altura, mentre alla costa il luogo di ritrovo e smistamento si stabiliva in casa mia ad Arziglia [Bordighera (IM)] e proprio sulla via Aurelia. Nei giorni piovosi di settembre ed ottobre 1943 i trasporti d’armi e munizioni, furon particolarmente gravosi… Io fui nell'ottobre 1943 interessato dal dott. Ronga [di tutta evidenza presente, come, invero, sottolineato da più fonti, nelle prime attività cospirative antifasciste, andò a sostituire nel C.L.N. di Sanremo l’eroe della Resistenza Giuseppe Anselmi, fucilato ad Imperia il 6 novembre 1944 *] di Sanremo a formare in Bordighera il Comitato di liberazione e più tardi, per incarico del noto cap. Gino, iniziai i collegamenti col defunto gen. Pognisi, con il rev. Don Pellorese ed il dott. Marchesi [Salvatore Marchesi, Salibra, partecipe, come il citato dott. Ronga, del primo gruppo patriottico di Sanremo, connotato anche con i nomi di battaglia “Turi” e “Salvamar”, chimico, in seguito ispettore circondariale del CLN di Sanremo (IM) per la zona Bordighera  Ventimiglia, fratello del prof. Concetto Marchesi, quest’ultimo, come noto, un insigne latinista, a sua volta impegnato nella Resistenza a livello nazionale]...
Giuseppe Porcheddu, manoscritto IsrecIm edito in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019
 
Giuseppe Anselmi - Fonte: Igor Pizzirusso, art. cit. infra

Giuseppe Anselmi (Pippo). Di anni 61. Nato il 12 febbraio 1883 a Sanremo ed ivi residente. Di professione sarto. Attivo antifascista fin da prima dell’armistizio, dopo l’8 settembre è tra i fondatori del Cln di Sanremo. Inizialmente si occupa del reperimento delle armi e dell’organizzazione delle bande partigiane in città ed in montagna (dove invia gli sbandati). In seguito assume in prima persona il comando di un G.A.P. (Gruppo d’azione patriottica), che guiderà in numerose azioni. Grazie alla delazione di una spia, verso la fine dell’agosto del 1944 la Guardia nazionale repubblicana (GNR) e l’Ufficio politico investigativo (UPI) riescono ad arrestarlo. Interrogato e torturato ripetutamente, il 6 novembre 1944 Giuseppe Anselmi è condotto a Castelvecchio (IM) con Armando Denza e Luigi Novella. All’incrocio con la strada che porta ad Oliveto, verso le ore 17, i tre prigionieri vengono fucilati, per rappresaglia alla morte di un milite della GNR ucciso giorni prima dai partigiani. Le salme dei tre condannati vengono lasciate tutta la notte sul luogo dell’esecuzione, come monito per la popolazione imperiese. 
 
Fonte: vedere infra

[...]
Lettera di Giuseppe Anselmi (Pippo) ai familiari
Didascalia: L’immagine riproduce la trascrizione dell’ultima lettera di Giuseppe Anselmi, indirizzata ai familiari. La trascrizione è opera del figlio Armando, come scritto in basso al foglio ("Copia conforme all’originale a mani del sottoscritto. Sanremo 17 luglio 1951. Anselmi Armando" con firma autografa a penna e a matita). Vi sono poi altre scritte a matita, in alto ("ricopiare tre copie") e in basso (due frecce ai lati unite da una riga orizzontale).
[...] Proprietà della foto: Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Ferruccio Parri
Collocazione archivistica: Fondo Malvezzi Piero Lettere dei condannati a morte della Resistenza italiana e europea, b. 6 fasc. 12
Testo dell'immagine:
Cari figli e mamma e sorelle e fratelli
Mi annunciano che questa sera sarò fucilato.
Voi più di tutti sapete che la mia vita fu tutta
di onestà e dedita esclusivamente alla famiglia.
Armando - Anita andate sempre d’accordo e amatevi
sempre.
Sapete che sono innocente e solo vittima di una
montatura preparata da un uomo indegno.
Potete quindi alzare la testa più di prima.
Mamma cara non ti disperare e perdonami il
dolore che ti procuro non per colpa mia.
Baci a tutti - vi assicuro che muoio con
coraggio.
Baci, baci, baci
Anselmi Giuseppe [...]
Igor Pizzirusso, Giuseppe Anselmi (Pippo), Ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana 
 
Imperia
Il I° corrente, in Bordighera e in Sanremo, vennero rinvenuti manifestini stampati a ciclostile a firma "Comitato sindacale segreto e gruppi difesa della donna per l'assistenza ai combattenti della libertà", invitanti le masse lavoratrici allo sciopero.
Il I° corrente, nell'abitato di Vallecrosia, furono rinvenuti affissi ai muri manifestini incitanti gli operai allo sciopero.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del giorno 10 marzo 1944, p. 6
 
Nella zona di Bussana [Sanremo, a est di Capo Verde] costituirono un gruppo di resistenza i professori e cugini Calvini Giovanni Battista (Nanni) e Calvini Nilo.
Cercano di allargare il gruppo tra amici della stessa Bussana, e in tal modo si collegano, fra l'altro, con le seguenti persone:
- Soleri Enrico o Antonio detto «Tugnin », che poi sarà anche, per qualche tempo, segretario del C.L.N. periferico di Bussana;
- Soleri Gildo (figli del suddetto Soleri Enrico o Antonio);
- Siri Benedetto (chiamato anche «Bedé»).
Entrano pure in contatto con  le  seguenti persone:
- Renato Brunati (che risiedeva a Bordighera);
- sig.na Meiffret (che risiedeva in Sanremo, ma lavorava per l'antifascismo particolarmente in   collegamento con Renato Brunati);
- dott. Cristel Giovanni, Alpinolo Rossi e Gerbolini Antonio, resi­denti in Sanremo;
- dott. Giovanni Pigoli, residente in Sanremo;
- Emilio Mascia (Zorro, o Mimosa, o Mameli), che già era in contatto con i Calvini nei primi giorni dopo 1'8 settembre '43, e che divenne, poi, addetto militare del C.L.N. periferico di San Martino e   quindi del C.L.N. circondariale di Sanremo, nonché responsabile dell'Ufficio Informazioni (SIM) per tutto il  circondario;
-  Mario Mascia (Guglielmo, Cammeo, o Ulisse, o Albatros), an­ch'egli in contatto con i  Calvini sin  dal settembre '43, poi presidente del C.L.N. periferico di San Martino, in seguito segretario del C.L.N. circondariale di Sanremo;
- avv. Nino  Bobba, di Sanremo;
- Umberto  Farina, di Sanremo;
- Bruno  Luppi  («Erven»)  e  avv. Onorato Anfossi, di Taggia;
- Mario Cichéro, di Arma di Taggia;
- rag. Renato Minasso, di Riva Santo Stefano [oggi sono due distinti comuni: Riva Ligure (IM) e Santo Stefano al Mare (IM)];
- prof. Giovanni Strato, di Imperia  (con  cui erano già in collegamento anche prima dell'8 settembre    '43);
-  avv. Virgilio Caldani e dott. Renato Negri (o «Renato 2°» o «Nenne») [... il  23 aprile 1945, 25 detenuti politici, tra i quali molti personaggi di spicco della Resistenza ligure, furono caricati come ostaggi dalle SS su di una corriera per essere  trasferiti  verso il nord, destinazione Bolzano. Giunto la mattina successiva a Bornasco, frazione del Comune di Vidigulfo (PV), il convoglio venne attaccato da alcuni aerei alleati. Gli uomini della scorta si misero subito al riparo mentre i prigionieri furono lasciati esposti al mitragliamento. Quattro di essi furono mortalmente colpiti (gen. Cesare Rossi, magg. G.B. Stallo, Giovanni Napoli, dr. Renato Negri), altri due (Raffaele Pieragostini e Rinaldo Ponte) furono uccisi mentre tentavano la fuga... da Patria Indipendente 21 luglio 2002] del Comitato Resistenziale regionale di Genova;
- altre persone delle varie correnti resistenziali, specialmente del circondario e della città di Sanremo.
Fra le persone sopra nominate, comunisti erano Umberto Farina, Bruno Luppi [Erven], Mario Cichéro, Antonio Gerbolini, Alpinolo Rossi; tutti gli altri, compresi i Calvini, erano di altre correnti.
Fino dai primi tempi in seno al PCI si crea, anche per la zona circondariale di Sanremo una specie di "triangolo operativo" (detto anche secondo un termine in seguito più diffuso "triangolo militare"). Ne fanno parte Erven [Bruno Luppi] (addetto militare), Luigi Nuvoloni (incaricato per le questioni politiche), Oreste Manetti (incaricato per il vettovagliamento degli eventuali gruppi in montagna).
In una riunione dell'ottobre '43, in casa dell'ing. Casella, in Sanremo, si incontrarono l'ing. Casella, il dott. Pigati [ ... Col crescere delle coscrizioni si rese necessario anche un comitato in S.Remo e si prese perciò contatto col dott. Pigati fervente avversario del fascismo; attivissimo e coraggioso propagandista tanto nel suo studio che nell’ambulatorio della Croce Rossa... Porcheddu, Op. cit. ], Calvini Nanni, il dott. Samà e il magg. Ferrari, per un esame e uno studio della situazione nella zona.
Nell'ottobre del 1943 Calvini Nanni partecipa, in Sanremo, alla formazione di un comitato interpartitico, di cui fanno parte lo stesso Calvini Nanni, Bruno Luppi («Erven»), la sig.na Meiffret, l'avv. Nino Bobba, Umberto Farina.
Ad una riunione del suddetto comitato (pare la 2^) partecipò Renato Negri, del Partito d'Azione, che dal suo Partito aveva avuto l'incarico di interessarsi dello sviluppo del Partito stesso e dell'unificazione delle forze antifasciste da effettuarsi sotto una direzione interpartitica...
I Calvini presentarono pure il dott. Negri al prof. Giovanni Strato, per contatti diretti...
I Calvini tenevano riunioni clandestine in una vecchia villa sopra Bussana, disabitata, di proprietà di Calvini Nilo, denominata «Villa Chiara».
Nel febbraio del '44 Calvini Nanni fu arrestato ad opera dell'UPI (Ufficio Politico Investigativo) [della Repubblica di Salò]. [Purtroppo il 14 febbraio 1944 Brunati e la Maiffret, venivano definitivamente presi dai repubblicani, su denuncia di... Garzo partigiano traditore, ex camicia nera rientrato nella guardia repubblicana per inimicizia coi 2 eroici capi: la denuncia era tale da comportare una pronta esecuzione capitale, ma l’intervento d’un agente bene intenzionato, faceva sospendere le condanne e vi sarebbe riuscito del tutto se il console Bussi vigliaccamente non avesse distratto le pezze a scarico, consegnando i 2 capi alla S.S. tedesca. Sappiamo dolorosamente che Brunati e la Maiffret vennero bestialmente seviziati. Porcheddu, Op. cit.]
Particolari su tale fatto trovansi pure nelle pagine riguardanti la zona di Arma di Taggia e la Valle Argentina (notizie da Erven).
Calvini Nanni fu tradotto dapprima nelle carceri mandamentali di Oneglia, indi a Marassi (Genova), alla V Sezione. A Marassi, in un rifugio delle carceri, ebbe occasione di incontrare ancora una volta il Brunati [nell'opera fondamentale sulla Resistenza Imperiese di Mario Mascia - vedere infra - Calvini lasciò scritte vibranti parole sulla figura di Brunati ... Ben poco potemmo dirci... eri ispirato nel tuo ideale... Il tuo sacrificio non fu e non sarà sterile mai, amico Brunati, compagno nei bei giorni della lotta... altruista, quale io ti lasciai in quel triste pomeriggio invernale della quarta sezione, in cui le nostre mani nella caldissima stretta che le univa...], che pochi giorni dopo verrà ucciso al Turchino, come si è già detto, per rappresaglia, con altri 58 ostaggi.
Nell'estate del '44, il Calvini, insieme col gruppo di cui facevano parte Tommaso Frontero, il capitano Tomasi e gli altri già ricordati a proposito della zona di Bordighera, è dapprima deportato nel campo di concentramento di Fòssoli (comune di Carpi, provincia di Modena), e quindi in Germania, dove sarà destinato a Kalau. Dalla Germania potrà rientrare solo nel settembre del 1945...
Con base in Bussana operò pure per vario tempo e in diverse occasioni il colonnello medico Giovanni Soleri fu Emanuele, di famiglia bussanese benché nato in Genova, che - quale partigiano - era incorporato nelle formazioni «Gasparotto» della Lombardia. In tutto il decorso della guerra curò molti partigiani, portandosi appositamente, e spesso ripetutamente, nelle necessarie località...
Giovanni  Strato, Op. cit. 
 
Bruno Erven Luppi. Nato a Novi di Modena l'8 maggio 1916. Figlio di un antifascista, fin da ragazzo prese parte alla lotta clandestina contro il regime fascista e, nel 1935, venne arrestato e incarcerato a Modena.  Trasferitosi a Taggia (IM), si inserì nell'organizzazione comunista clandestina di Sanremo (IM). L'8 settembre 1943 era ufficiale dell'esercito quando venne catturato dai tedeschi. Riuscì però a fuggire a Roma dove partecipò ai combattimenti di Porta San Paolo. Tornato nuovamente in Liguria, fu tra gli organizzatori della lotta armata ed entrò a far parte del C.L.N. di Sanremo. Per incarico della Federazione Comunista di Imperia il 20 giugno 1944 organizzò, con altri dirigenti del partito, la prima formazione regolare partigiana del ponente ligure, la IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", con sede nel bosco di Rezzo (IM), la quale diventò a luglio 1944 la II^ Divisione "Felice Cascione".  Il 27 giugno 1944 da comandante di Distaccamento venne gravemente ferito nella battaglia di Sella Carpe tra Baiardo (IM) e Badalucco (IM). Per mesi riuscì avventurosamente, ancorché costretto alla macchia pur nelle sue tragiche condizioni di salute, a sottrarsi alla cattura da parte del nemico. In seguito, appena guarito, assunse la carica di vice commissario della I^ Zona Operativa Liguria.
Vittorio Detassis


Il processo di unificazione dei gruppi della resistenza fu a Sanremo più lento e più difficile. Lentezza e difficoltà dovute al fatto che mentre ad Imperia, con una popolazione operaia nettamente in prevalenza, il Partito Comunista aveva, fin dall'inizio, accentrato nelle sue mani la direzione della lotta e gli fu quindi relativamente facile raggruppare intorno a sé nuclei di altre tendenze politiche per giungere alla costituzione del Comitato, a Sanremo i gruppi patriottici erano molto più numerosi e il Partito comunista, sebbene forte ed omogeneo, non possedeva, anche per la particolare struttura economica della popolazione della città (a carattere più spiccatamente piccolo borghese, artigianale ed impiegatizio), quel predominio quasi assoluto sulle altre correnti che era una caratteristica imperiese.
E infatti per un periodo di tempo più lungo che non nella capitale della provincia la lotta per la liberazione si frazionò e, naturalmente, perdette molto del suo mordente.
I comunisti operavano per loro conto, organizzando sia i servizi con la montagna che le SAP di partito; il gruppo Pigati fu, per alcuni mesi, il principale nucleo di resistenza indipendente; ma, alla fine della primavera del 1944, quando molti dei gruppi si sbandarono e l'intensificarsi della guerra in montagna e la preveduta ripresa dell'offensiva alleata in Europa resero assoluta la necessità di raggiungere, a tutti i costi, una unità organizzativa che creasse anche qui un ente munito di poteri di coordinazione, vennero iniziate le trattative per la costituzione di un Comitato cittadino.
Nel mese di maggio del 1944 venne formato un primo C.L.N. che comprendeva i rappresentanti del Partito Comunista e uomini delle tre altre tendenze politiche più rappresentative della città: la socialista, la repubblicana e quella democratica cristiana.
Di questo primo comitato fecero parte: Giuseppe Anselmi, sostituito all'atto del suo arresto dal dott. Ronga, per il partito Comunista, con Trucco A.M. che, poco dopo, lasciò il suo posto ad Antonio Gerbolini; il dott. Marco Donzella, al quale si aggiunse nell'estate Emilio Mascia quale A.M., per i socialisti; l'avv. Paolo Manuel Gismondi con Nino Belioni A.M. per i democratici cristiani; Alfredo Cremieux con Aldo Zoli A.M. per i repubblicani.
Questi ultimi si assunsero in seguito, per incarico dell'avv. Nino Bobba - organizzatore dell'allora nascente Partito d'Azione - quando il Bobba stesso fu costretto a fuggire per sottrarsi all'arresto, la rappresentanza del gruppo degli azionisti.
Sfortunatamente questo primo C.L.N. Sanremese non fu in grado di svolgere un'attività continua, e quindi efficace, per due ragioni principali: innanzi tutto a causa della notorietà della maggior parte dei suoi membri, troppo conosciuti in città quali anti-fascisti e perciò soggetti a stretta vigilanza, vigilanza che non permetteva né organizzazione di uffici, né riunioni regolari, né un normale sviluppo dell'attività necessaria alla direzione della lotta in città; in se­condo luogo per l'assenza di veri e propri organismi di partito ad eccezione di quelli del P.C.I. In definitiva i membri socialisti, democristiani e repubblicani rappresentavano idealmente la corrente politica a cui aderivano, ma non si appoggiavano ad alcuna organizzazione a struttura definita...
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Già una squadra GAP cittadina era stata creata in collina per iniziativa di Giuseppe Anselmi e di Adolfo Siffredi: essa agiva e si sviluppava sotto il comando di Aldo Baggioli ed Adriano Siffredi; ma occorreva appoggiarla e dirigerla nel quadro generale della  lotta e questo compito sarebbe spettato al C.L.N., al quale far capo.
Fu perciò che per iniziativa del Partito Comunista e di un gruppo socialista si giunse, alla metà di luglio [1944], alla costituzione del primo comitato periferico del circondario, quello di San Martino [a levante del centro urbano], composto da Oreste Manetti, sostituito quasi subito da Alfredo Rovelli, per il PCI; Mario Mascia, per i socialisti, segretario; Mario Benza, indipendente; Emilio Mascia, comandante militare, con Giovanni Siffredi, vice comandante.
Il Comitato di San Martino assunse le funzioni del Comitato Comunale e si pose subito in diretto contatto con quello di Imperia. I primi servizi essenziali per lo sviluppo della lotta entrarono nella fase organizzativa: la prima SAP del Comitato venne costituita ufficialmente con 16 elementi.
Mario Mascia, Op. cit.
 
Nasce ben presto il primo gruppo cittadino delle SAP (sedici uomini) e nell'agosto [1944] sorge la prima sezione del PSIUP. Ciò significa che anche fuori del PCI le altre forze antifasciste iniziano ad organizzarsi ed a contribuire più incisivamente nella lotta. Nell'ottobre Donzella e Gismondi vengono arrestati, mentre Cremieux evita la cattura con la fuga. Nel frattempo il CLN di San Martino si riorganizza assumendo definitvamente funzione comunale, ufficialmente riconosciuta dal CLNP il 2 novembre 1944, e prosegue la sua dura ed efficace lotta fino alla Liberazione.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992
 
Oldoino Maurizio (Mauro), che salì in montagna subito dopo l'8 settembre 1943, entrò poi nella banda garibaldina di Tito [n.d.r.: Rinaldo Risso, o Tito R., in seguito vice comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"] dove rimase dal febbraio al marzo 1944, entrerà quindi - ritornato in Sanremo - nelle formazioni GAP (2 agosto), ed infine da queste inviato in Francia per tentare di mettersi in contatto con gli Alleati, resterà tagliato fuori dai tedeschi, ed entrerà nel Maquis (nome di battaglia "Batté Leo"), dove sarà promosso sergente di un battaglione di volontari stranieri, con i quali per oltre sette mesi combatterà contro i tedeschi sul confine italiano...  Caramia Francesco (Franco) che dal primo C.L.N. Sanremese e per esso più precisamente da Salvatore Marchesi e da Adolfo [Fifo] Siffredi ebbe incarico di arruolarsi nella milizia per esperire opera di informatore e di disgregatore e che lascerà tale incarico dopo circa tre mesi per entrare direttamente alle dipendenze del CLN circondariale, per il quale dall’ottobre 1944 in poi presterà servizio di staffetta per il collegamento con Bordighera....
Giovanni Strato, Op. cit.

Il Comitato di San Martino, con l'appoggio costante di Adolfo Siffredi [Fifo], iniziò un'opera attiva di unificazione allo scopo di raggiungere il massimo dell'efficienza. 
Una sezione socialista di Sanremo, la prima della provincia, fu regolarmente organizzata dai fratelli Mascia con l'ausilio di Edmondo Pignotti, Piero Barbieri, M. Benza e dei giovani Rolando Bertino e Giovanni Lombardi. 
Il 1° ottobre 1944 veniva costituito dal Segretario del Comitato e da un inviato del centro di Milano il primo nucleo del Fronte della Gioventù nel circondario con i fratelli Car­retta, Rolando e Ghiara.
Nel mese di ottobre gli eventi precipitarono. Donzella viene arrestato e poco dopo anche Gismondi segue la stessa sorte; Cremieux [Alfredo, nome di battaglia Pietro] è costretto a nascondersi; gli altri membri del C.L.N. comunale sono obbligati ad interrompere ogni loro attività.
Il C.L.N. di San Martino si riorganizza: si trasforma ai primi del mese di ottobre in C.L.N. comunale e come tale viene riconosciuto dal C.L.N. provinciale a tutti gli effetti legali, con sua ordinanza del 2 novembre 1944, quale unico rappresentante del governo democratico nella città.
Mario Mascia, Op. cit. 
 

giovedì 27 febbraio 2020

Una radiotrasmittente da Sanremo (IM) ai partigiani in Tavole

Una vista d'epoca su Sanremo (IM)
 
Con i limitati mezzi a nostra disposizione iniziammo con Ciccio Corrado e Virgilio Oddo, nel maggio 1944, il montaggio di una radiotrasmittente someggiabile, da 75 W.  
  
Non era stata ancora portata a termine la nostra modesta ma pericolosa opera, quando una staffetta partigiana ci sollecita l'urgente consegna dell'apparecchio.

La consegna, a quanto ci era dato arguire, pareva dovesse avvenire a Sanremo; invece fummo informati che era demandato a noi l'incarico di portarla a Tavole [n.d.r.: Frazione del comune di Prelà (IM)].
Sul come portarla ci era data ampia libertà, ma la staffetta, con risolino sardonico, ci dava qualche ragguaglio sui  molteplici posti di blocco sparsi sul non breve tragitto e ci lasciava col rituale... in bocca al lupo.
Ci poniamo al lavoro: a mezzo di Filippo Millo, chiediamo al compagno «Alfa» (Alfredo Esposito), amministratore della Soc. Coop. Trasporti Facchini, di interessarsi lui della bisogna col solito camioncino portafortuna, che tanto bene era andato per trasportare armi ai partigiani.
«Alfa» domanda 24 ore di tempo per procurarsi la benzina ed intanto nasconde nel suo ufficio le cassette contenenti l'apparecchio.
Il figlio di Millo, Luigino [n.d.r.: Lodovico Millo], interessa anche il Dr. Giampalmo della Todt che possiede una Topolino con tanto di O.T. Artz sul parabrise.
Adesione e partenza il mattino successivo prestissimo: Luigino Millo, il Dr. Giampalmo, che l'accompagna, e la Topolino hanno la loro gatta da pelare.
Quando si dice la fortuna! Fuori Sanremo due militari tedeschi della SS fermano la macchina: «noi andare Imperia...».
Sospiro di sollievo dei nostri amici e scorta sicura per almeno venti chilometri con due angeli custodi che nel frattempo si erano sistemati alla meglio sulle cassette.

Tavole, Frazione di Prelà (IM), Santuario della Madonna del Piano
 
Ad Imperia una staffetta li attende e, come Dio vuole, filtrando attraverso quattro blocchi tedeschi, la macchina arriva a Tavole [Frazione di Prelà (IM)] accolta da un «urrà» formidabile.

Intanto il famigerato U.P.I. [Ufficio politico e investigativo della Guardia nazionale repubblicana (fascista), in sigla G.N.R.] lavora.
Ciccio Corrado cade nell'inganno teso da falsi partigiani: viene arrestato, interrogato, torturato e massacrato (8-10-44).
Il povero ragazzo non parla.
Col suo silenzio e con il sacrificio della sua giovane esistenza salva tanti amici...

Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

 
[ n.d.r.: Lodovico Millo, nato a Ventimiglia il 2 settembre 1921; dapprima imprigionato a Villa Ober di Sanremo con Sergio Grignolio (Ghepeu) - il quale riuscì a fuggire in quell'occasione ai nazisti -, alla Liberazione diresse per il CLN di Sanremo "La voce della democrazia" - su cui Italo Calvino scrisse il memorabile "Ricordo dei partigiani vivi e morti" - e, per il partito comunista, "La nostra lotta", sulle cui colonne sempre Italo Calvino pubblicò, tra gli altri suoi articoli, una struggente intervista a Lina Meiffret, l'eroina antifascista salvatasi fortunosamente dalla sua odissea di detenuta in lager tedeschi; in seguito Millo sarà un noto cardiologo di Sanremo ]
 
Lodovico Millo, classe 1921, allievo ufficiale già nei combattimenti di Roma, fu a disposizione del CLN di Sanremo. Francesco Parodi, classe 1920, sottotenente, già in territorio di guerra, fu nel Comando della Divisione “F. Cascione”.
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in Atti del Convegno storico LE FORZE ARMATE NELLA RESISTENZA di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, da Isrec, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora)
 
Chi canterà le  gesta dell’armata errante, l'epopea dei laceri eroi, le imprese dell’esercito scalzo, chi canterà l’anno di gloria e sangue trascorso sui monti? Chi enumererà la schiera di quelli che non scesero, dei tanti morti lasciati lassù, con nello spento sguardo l’ultimo bagliore del combattimento o l'ultimo spasimo della tortura? Chi tramanderà la lunga storia di imboscate e guerriglie, di battaglie e sbandamenti, di raffiche e cespugli, di fughe e assalti?
I primi morirono. Ma non fu vano il tuo sangue, Cascione, primo, più generoso e più valoroso di tutti i partigiani. Il tuo nome è ora leggendario, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s'arruolarono sotto la tua bandiera. E pure morì sotto il martirio nazista l'animatore di una delle prime bande a Baiardo: Brunati, il partigiano poeta. E la trista Germania inghiottì Lina Meiffret, prima partigiana [...]
Italo Calvino, Ricordo dei Partigiani vivi e morti, articolo apparso sul numero 13 de La voce della democrazia, Sanremo, martedì 1° maggio 1945  

Gli oppressori tedeschi hanno lasciato Sanremo, le forze della liberazione sono giunte: siamo liberi. Siamo riuniti nella nostra redazione e la commozione non ci permette di profferire una parola. Abbiamo abbandonato gli angoli scuri e più impensati dove ci riunivamo per tenere viva la fiamma della nostra fede e possiamo alla luce del sole pubblicare il nostro giornale. Non più nascosti dietro mura fidate, ma tra il popolo, oggi ti possiamo leggere “Voce della Democrazia”! Non tutti hanno la fortuna di comprendere la sublime bellezza di questi istanti, soltanto chi ha combattuto sulle montagne, chi ha cospirato in città, subìto le percosse e le torture della polizia nazi-fascista può inebriarsi al profumo di questa magnifica giornata di Aprile.
Purtroppo il ricordo di tanti compagni caduti sotto il piombo teutonico e fascista, ci rende pensierosi e tristi; li abbiamo tutti dinanzi agli occhi, come noi essi attendevano quest’ora, avevano la nostra fede, il nostro entusiasmo e per questo furono massacrati. Li abbiamo visti cadere nelle imboscate in montagna, in pericolose missioni in città, sotto il piombo dei plotoni di esecuzione: tutti dei veri eroi. Nomi non ne facciamo; sono troppi, il popolo li conosce perché sono i suoi figli.
Lodovico Millo, Articolo di fondo, La Voce della Democrazia, 27 aprile 1945. Fonte: IsrecIm