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mercoledì 10 febbraio 2021

Riscontrai, ad ogni modo, nel Curto un uomo molto calmo

Pietrabruna (IM): Monte Follia. Foto: Bruno Calatroni di Vallecrosia (IM)

Dintorni immediati di Pietrabruna (IM)

Il Comando delle Brigate Nere ha una vasta rete di spionaggio che fornisce informazioni sui movimenti e sull'ubicazione delle formazioni partigiane.

Nel mese di giugno 1944 il predetto Comando ha a sua disposizione molte notizie sulla situazione numerica dei garibaldini e ne traccia un prospetto:

Dintorni di Triora (IM). Foto: Eraldo Bigi

[...] Zona di Triora e Molini di Triora
I gruppi che agiscono nella zona sono alle dipendenze del Comando dei ribelli che trovasi a Cima di Marta, forza degli stessi circa 3.000 uomini armati con moschetti, fucili mitragliatore, mitragliatrici, mortai da 45 e da 81. Nella zona suddetta i gruppi di ribelli sono sempre in movimento; infatti sono stati notati gruppi di ribelli della forza di circa 30 e 40 uomini a Carmo Gerbontina, a monte Pellegrino, a monte Gerbonte, nella frazione di Loreto, nella regione denominata «Brighetta», nella frazione di Realdo, nella frazione di Andagna. Sembra che nei baraccamenti militari siti su Colla Belenda vi sia un posto fisso di circa 50 ribelli armati. Notati posti di avvistamento ai chilometri 13, 15, 17 della strada Castelvittorio-Triora.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Pagina 44 del Notiziario GNR del 4 giugno 1944 cit. infra. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Il 31 maggio u.s., alle ore 18, in Badalucco (Imperia), numerosi banditi armati, dotati di mitragliatrici pesanti, assalirono il locale distaccamento della G.N.R. I militi del presidio reagirono energicamente e tennero testa agli aggressori sino al sopraggiungere di una compagnia O.P. che dopo breve combattimento riuscì a volgere in fuga i malfattori. Da parte nostra tre feriti. Non ancora accertate le perdite dell'avversario. Riserva di ulteriori notizie.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 4 giugno 1944, pagina 44. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Zona di Badalucco - Montalto Ligure
Sembra che nella cosiddetta frazione «Tana di Beltrand» esista un rifugio di ribelli. Nuclei di ribelli armati sono stati visti aggirarsi nelle località Evria e Binelli (comune di Montalto Ligure), e in località Merea-Beltran-Banzan (comune di Badalucco).

Colline a levante di Castellaro (IM)

Zona di Pietrabruna e Castellaro
Esistono gruppi di sbandati armati; il numero è esiguo, non si conosce la dislocazione.

La Val Prino

Zona di Dolcedo e di Molini di Prelà
Esiste un gruppo di circa 400 ribelli armati nel bosco di monte Faudo, e gruppi di sbandati armati della forza di 10 e 15 uomini ciascuno che si aggirano per la campagna.
Carlo Rubaudo, Op. cit.


Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 24 giugno 1944, pagina 33. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

Fa seguito alla segnalazione inserita nel notiziario del 23 corrente circa l'esistenza di bande armate, della forza di circa 6000 elementi nel territorio della provincia di Imperia. Oltre alle formazioni di armati segnalati a nord di Vasia, Pianavia e Pantasina, operano 500 banditi suddivisi in reparti della forza oscillante fra i 50 e gli 80 uomini ciascuno dislocati sulle falde di quota 732 (S. Bernardo). Nella zona compresa  tra Villa Viani, Vestagno [Bestagno] e Lucinasco, e precisamente nel bosco detto "della Maddalena", sulle pendici meridionali di Monte Acquarone e sui due versanti di Monte Collabassa, trovasi un raggruppamento di oltre 300 banditi. Inoltre, sulle falde di Monte Albastino, in una casetta vicina alla villa di proprietà di Paolo AGNESI si è insediato il comando dei reparti che agiscono nella zona. Confermata la notizia che i banditi avrebbero intenzione di scendere nei prossimi giorni a Imperia per compiere atti di sabotaggio. L'azione verrebbe effettuata in concomitanza con operazioni di disturbo nelle valli di Dolcedo e in quella di Oneglia da parte di gruppi sparsi che ivi convergerebbero da diverse direzioni. Nella notte sul 16 corrente, in località Perina del comune di Imperia, alcuni banditi armati penetrarono nell'abitazione dell'aviere Felice CICCIONE, costringendo questi a seguirli. Il 17 corrente, alle ore 21,30, in Castellaro, numerosi banditi armati, dopo aver interrotta la linea telefonica e bloccate le strade di accesso dell'abitato, penetrarono negli uffici comunali, ove bruciarono le liste di leva e asportarono tutte le carte annonarie ivi esistenti. Successivamente obbligarono due agricoltori a consegnare loro, complessivamente, un vitello, due pecore e due muli e, dopo aver tagliato i capelli a certa Luisa BIACCHESI, nell'allontanarsi costrinsero il commissario del Fascio a seguirli. Nella notte sul 17 corrente, in Imperia, tre detenuti militari, narcotizzati i militi addetti al loro piantonamento, evadevano dall'ospedale civile di S. Giovanni dove erano ricoverati.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 24 giugno 1944, pagine 33,34,35. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

18 giugno 1944 - Il già menzionato Giuseppe Arduino di Prale, residente in Borgomaro, trovò in Prale un gruppo di 80 patrioti, comandati da due ufficiali genovesi. Con loro erano pure Renzo [n.d.r.: Renzo Merlino] e Cassia. Stanno tutti bene ed hanno il morale elevatissimo. Ad essi ha parlato delle mie ansie per le continue minacce del Santacroce e per la denuncia del Roba. Essi però gli hanno detto di essere già al corrente di tutto. Il Comune di Pieve [Pieve di Teco (IM)] amministrativamente è nel caos più completo. Il Commissario con la moglie sono fuggiti e il Segretario Comunale Valenzo si lascia vedere ìl meno possibile, sicché tutto è ridotto nelle mani della impiegata Sig.ra Brignacca, disgraziatamente sorda, ma ammirevole per il suo senso di abnegazione. Per quel che riguarda gli approvvigionamenti (che ormai tutto si riduce a questo), si è costituita una Commissione di volenterosi per la tutela di questo delicatissimo ramo, ma pare che il Prefetto non abbia ancora voluto riconoscerla. Come si vede qui da noi la tanto decantata repubblica ha degenerato presto in anarchia. Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994, p. 98

Zona di Vasia
Un gruppo di circa 30 ribelli armati trovasi nei casolari sparsi sul versante est di q. 732 nei pressi di Pianavia, e un gruppo di circa 20 ribelli pure armati a q. 889.
Zona di Carpasio - Borgomaro - Rezzo
Nel bosco di Rezzo trovansi oltre 400 ribelli armati. Ivi trovasi pure il loro Comando. Gruppi di ribelli della forza di circa 40 e 50 elementi (provenienti dalla zona suddetta) sono stati visti sostare a Montegrande, a Colla d'Oggia, al monte Albaspino, al passo di Carpasio, al monte Acquarone e al passo delle Ville...».
Dagli incompleti dati in possesso del nemico, seppur non tutti attendibili e molti indubbiamente inesatti, si può valutare la possibilità di lotta della nostra Resistenza in quel periodo in cui l'entusiasmo saliva alle stelle ed in ogni valle risuonavano le canzoni partigiane.
Sul finire del mese di giugno del 1944, avviene un cruento combattimento sostenuto dal 16° distaccamento, che potrebbe anche essere ricordato come «La prima e l'ultima battaglia»; la battaglia cioè di un distaccamento appena costituito che si batte con grande coraggio, infligge gravi perdite ai Tedeschi e subisce, a sua volta, un rastrellamento tanto feroce, e giorni di martirio da non poter più essere ricomposto. I bravi giovani superstiti passano, quindi, a far parte di altri reparti. Noi, invece, il combattimento lo intitoliamo al nome della località presso cui si verificò e diciamo: «La battaglia di Sella Carpe». 
Carlo Rubaudo, Op. cit.

Cesio (IM). Foto di Antonio Busso (su Flickr)

19 giugno 1944 - Il menzionato tenente Cassia è venuto a trovarmi in Muzio e, fra l'altro, mi ha fatto cenno dei vivaci contrasti fra lui, Colombo, Renzo e Martinengo, dello spirito d'indisciplina dei gregari. Mi narrò pure l'operazione da lui compiuta in Moglio, dove un gruppo di guastatori tedeschi, con armi, munizioni e cavalli, sono passati ai patrioti precisandomi che lui stesso ha condotto nella zona di Gazzo i nuovi gregari. Fra l'altro mi ha detto che sul Santacroce hanno messo un taglione di L. 10.000. È da questa mattina che divampa un'azione di guerriglia in Valle Impero. Da qui si odono le artiglierie e le raffiche di mitra. Sono le quattro pomeridiane, il frastuono è cessato e, siccome le popolazioni han già fatto l'abitudine a questi spettacoli, non si allontanarono nemmeno più dai paesi.
20 giugno 1944 - Nell'azione di ieri in Valle Impero i tedesco-fascisti hanno avuto la peggio perché i patrioti, ormai maestri in fatto di guerriglia, li hanno costretti a ripiegare verso Oneglia. L'azione si è svolta tutta sul saliente Gazzelli - Chiusanico - Torria - Cesio, da cui hanno anche sparato colpi di cannone su Caravonica con lievi danni ai fabbricati e con una sola perdita di un civile, che era fuori casa. Il liquorista Ranzini di Oneglia, ma dimorante a Villa Romana sulla Nazionale sotto Cesio, passò un brutto quarto d'ora perché i tedeschi volevano fucilarlo. In Cesio i tedeschi hanno letteralmente saccheggiato la casa del Dott. Natta sicché il dottore e la moglie, privi di ogni cosa e con miseri indumenti, son giunti in Vessalico, in stato veramente compassionevole. Stamane i patrioti hanno fatto una perquisizione in casa di Ciollu Batteria posta in via Piane, di proprietà della cognata di Giovani Fresia, titolare del Monopolio Sale e Tabacchi ed, infatti, vi trovarono un vero deposito di tabacco e sale che il titolare sottraeva ai consumatori, per vendere a borsa nera. Anche allo spaccio Demarchi fu trovato accantonato indebitamente mezzo q.le di sale, tolto naturalmente al consumatore.
21 giugno 1944 - Questa mattina in Muzio si nota un movimento inconsueto. Sono cinque giovanotti che, con schietto entusiasmo, partono per Nava, per unirsi a quei Patrioti. Partono già armati ed equipaggiati di tutto punto. È imminente una seconda partenza. L'entusiasmo di questi giovanotti è veramente confortevole. Speriamo che non sia fuoco di paglia. In Pieve tutti gli uffici son chiusi con una scritta «Chiuso fino a nuovo ordine» perciò la Pretura, l'Ufficio Registro, l'Agenzia imposte, la Posta e Telegrafi, il Municipio sono tutti sbarrati, e le autocorriere sono ferme. Pare di vivere in un completo abbandono ed isolamento.
22 giugno 1944 - I cinque muziesi, giunti a Nava, non solo furono accolti ma furono messi ben presto alla prova. Infatti, capeggiati dal Capo squadra Ferdinando Gandolfo, pure di Muzio, furono inviati per un'operazione da compiersi in giornata con l'impegno di tornare subito al Comando. Eseguirono alla perfezione la prova. Stamattina venti partigiani hanno invasa la casa canonica di Calderara, recandole qualche danno. La causa di tale fatto va ricercata nella vita avventurosa del Parroco che, da tempo, faceva contrabbando in grande stile, viaggiando carico di derrate sui treni e sulle corriere, senza che nessuno l'avesse mai molestato. I casi sono due: o tale sacerdote sfruttava l'abito indecorosamente, oppure viaggiava, come tanti, con la tessera repubblichina. Tanto nell'un caso come nell'altro, meritava castigo. Fortuna volle che in Canonica non vi si trovasse. Questo pomeriggio fu turbato dall'arrivo improvviso di un camioncino con cinque patrioti che, dal Dopolavoro, hanno portato via un vitello intero, macellato clandestinamente, e mezzo sacco di riso. Per il Delfino, proprietario del dopolavoro fu senza dubbio un danno gravissimo ma di tutto ciò è anche colpa sua perché, col suo contegno, lascia sospettare che penda un po' troppo per i Repubblichini.
Nino Barli, Op. cit., pp. 99-101

Vasia (IM). Fonte: Flickr

Alla fine di giugno del 1944 un rapporto redatto dall’U.P.I (Ufficio Politico Investigativo) di Imperia segnalava la presenza di 50 ribelli armati, che trovavano rifugio nei casolari sparsi nei pressi di Pianavia, Frazione del comune di Vasia (IM). Poco tempo prima della fine di luglio la Compagnia O.P. di Imperia programmava un rastrellamento nel comune di Vasia e a Montegrazie, Frazione del comune di Imperia. Prima di giungere a Vasia il capitano Ferraris divise la compagnia in varie squadre. Durante il rastrellamento vennero catturati due partigiani da una delle squadre: vennero in seguito fucilati per ordine del Ferraris (da dichiarazione resa in data 7/5/46 da Carlo Valfrè, già appartenente alla citata Compagnia O.P. di Imperia). Altri patrioti morirono in combattimento. I partigiani deceduti (si presume tutti il 25 luglio 1944) furono: Stefano Danini (Ferroviere), Salvatore Filippone (Mariella), Carmine Saffiotti (Carmé), Vincenzo Raho (Zappa), Igino Rainis (Lupo). Non è dato sapere chi dei cinque appartenenti al distaccamento "Antonio Terragno" della I^ Brigata furono i due fucilati e chi cadde in battaglia. Testimoni dei fatti riferiscono che Igino Rainis rimase ferito ad un ginocchio e che, per non cadere prigioniero del nemico, si tolse la vita.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016 ]

Igino Rainis (Lupo). Nato a Treppo Carnico (UD) il 19 giugno 1926, operaio; appartenente al Distaccamento “Antonio Terragno” della I^ Brigata. Il 25 luglio 1944 i garibaldini Stefano Danini ed Igino Rainis con i compagni Salvatore Filippone, Vincenzo Raho e Carmine Saffiotti della IV^ Brigata sono diretti ad Imperia con il difficile compito di penetrare nei locali della Questura per impossessarsi di armi automatiche. Incappano in un rastrellamento nella zona di Vasia. “Lupo” è ferito ad un ginocchio e, per non cadere prigioniero del nemico, preferisce darsi la morte.
Ad Igino Rainis è intitolato un Distaccamento della Brigata “Nino Berio” - Divisione d’assalto Garibaldi “Silvio Bonfante”.
Redazione, Arrivano i Partigiani, ANPI i resistenti, numero speciale 2011, ANPI Savona

Ormea (CN). Foto del 2012 di Paolo Brocchetti (su Flickr)

4 luglio 1944 - Entrammo finalmente nella nostra casa avita di Ormea, e qui ci trovammo bene. Da quel momento fu un continuo pellegrinaggio di patrioti in cerca di notizie e fu anche una ininterrotta attestazione di simpatia da parte di questa buona gente la quale si faceva premura di riferirmi sullo stato delle cose, e ciò per nostra normna opportuna.
5 luglio 1944 - Sopra un biroccio, e con un viaggio poco piacevole, ci raggiunsero in Ormea la mia cognata Angelina, unitamente alla persona di servizio Angela Milesi. In tal modo la famiglia si poté ricomporre al completo.
6 luglio 1944 - I patrioti non tralasciano di manifestarci le loro premure e continuano a darmi notizie su ciò che si sta svolgendo in Piemonte ed in Liguria.
7 luglio 1944 - Si presenta da me il Dott. Natta il quale è tutto pervaso da un senso di avversione ai vari sistemi che, secondo lui, contrastano con le direttive impartite ai patrioti dai Comitati di Liberazione. Mi parla di urti fra bande e bande, e diquesto suo concetto critico vuol farne relazione al Comandante Divisionale Curto [Nino Siccardi]. Infatti, verso le dieci, il Curto esce dalla Pasticceria Colombo e il Dott. Natta mi saluta e si accompagna con lui. Vedo che la discussione si fa assai animata, ma io per prudenza mi ritiro, lasciandoli alle loro reazioni assai plateali. Riscontrai, ad ogni modo, nel Curto un uomo molto calmo perché, mentre il Natta si accalorava nella sua esposizione, lui quasi impassibile pronunciava ben di rado poche parole. Ritornai sull'uscio e li vidi ancora presi dalla discussione sulla piazza dell'Olmo: ad essi però s'erano avvicinati altri patrioti.
8 luglio 1944 - Da questa data al 27 luglio successivo, si è trascorso in Ormea un periodo di autentica quiete. È vero che ogni tanto si restava un po' preoccupati per le notizie che giungevano, ora dal Piemonte ed ora dalla Liguria, di scontri o di movimenti di forze d'ogni specie, ma qui in Ormea continuava a sopravvivere un vero centro di patrioti indisturbati; e nulla degno di nota si è svolto in questo periodo.
27 luglio 1944 - Verso le cinque del pomeriggio il Capitano Bologna mi confida che, dal Colle dei Termini, sta scendendo su Ormea una forte colonna di tedeschi, per cui sarebbe prudente allontanarsi. Intesa la notizia, radunammo in famiglia tutto ciò che più ci premeva e, col carro a quattro ruote di Antonietto Sappa di Luigi, partimmo tutti per Bossi - sotto frazione di Bossieta - ove trovammo asilo presso la famiglia di Roberto Merigone. Ivi prendemmo dimora e fu provvidenziale questa nostra decisione, confrontandola con i bombardamenti e i mitragliamenti di cui fu in seguito bersagliato il piccolo centro di Ormea.
28 luglio 1944 - Ai Bossi, in questo gruppo di cinque o sei baite, costruite in mota sul nudo scoglio, ai piedi del Pizzo della Guardia in una morta gora perché incassata e chiusa fra i ripidissimi pendii del Rio Bossi, assistiamo ad un continuo movimento di patrioti che, alla spicciolata e a gruppi, passano e si eclissano nelle foreste che coprono le alture circostanti.
29 luglio 1944 - Anche questo misero raggruppamento di catapecchie ormai assume la sua importanza. Da Ormea salgono persone d'ogni età e d'ogni sesso. Giungono anche donne ansimanti e impaurite che gareggiano nel racconto della invasione tedesca.
30 luglio 1944 - In un vecchio e primitivo forno viene riacceso il fuoco, da molti anni spento, ed un fornaio di Ormea lo sfrutta cuocendo il pane a richiesta. Anche noi non tralasciamo di approfittare dell'occasione. Il fornaio di nome Pierin è un giovanotto di ottimo carattere il quale non nasconde il suo stato d'ansia, avendo anch'egli degli obblighi militari.
31 luglio 1944 - Gli sfollati aumentano di giorno in giorno e tutti i più reconditi tuguri o buchi sono sfruttati. Un po' di paglia ed una coperta per la notte è sufficiente per accontentare chi arriva e si ferma ben lieto, pur d'essere in compagnia di gente conosciuta, e lungi dal contatto tedesco.
Nino Barli, Op. cit., pp. 106,107

Valfrè Carlo: nato a Ventimiglia il 7 luglio 1921, milite della Compagnia OP di Imperia.
Interrogatorio di Valfrè Carlo del 7.5.1946: Dopo l’8 settembre rimasi per un po’ di tempo sbandato ma in seguito tornai a casa mia. Dopo un po’ di tempo ricevetti la cartolina precetto per essere inviato in Germania e poiché mi si disse che l’unico modo per evitare di essere inviato in Germania era di arruolarsi mi presentai alla sede della milizia di Imperia. Il 2 novembre 1943 entrai a far parte della GNR e assegnato alla Compagnia OP, comandata dal Tenente Ferraris. Fui avviato subito a Pieve di Teco ove prestavo servizio con i carabinieri e vi rimasi per circa un mese. Dopo detta data venni assegnato al Battaglione Italiani all’Estero, in un primo tempo a Sanremo ed in un secondo tempo ad Arma di Taggia. In questa località rimasi fino al marzo del 1944 quando ritornai alla Compagnia OP. Negli ultimi giorni di giugno [1944] o nei primi di luglio, unitamente alla compagnia, partimmo per un'azione di rastrellamento nei comuni di Vasia e Montegrazie. Prima di giungere a Vasia il Capitano Ferraris divise la compagnia in varie squadre. Durante il rastrellamento vennero catturati due partigiani da una delle squadre che vennero in seguito fucilati per ordine del Ferraris ma non posso precisare da chi in quanto la mia squadra si trovava più avanti. Verso la fine di luglio siamo partiti per un rastrellamento nel comune di Bestagno. Ivi giunti, dopo aver circondato il paese, il Capitano Ferraris diede ordine di svaligiare e bruciare una casa [...]
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019

Un nome, quello di Ferraris, temuto: dotato di coraggio e di capacità militari, anima di tanti rastrellamenti, l'ideatore della "controbanda", l'uccisore di Nino Berio (Tracalà) a Chiusavecchia. Egli si era guadagnato la fiducia delle S.S. Tedesche, tanto da essere da loro decorato con la croce di ferro di II^ classe, per la spietatezza delle sue azioni.   Attilio Mela, Aspettando aprile, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1998 

venerdì 11 dicembre 2020

Il rientro dei partigiani imperiesi da Fontane

Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN)
 
La partenza delle due brigate è concordata il 4 novembre 1944 durante una riunione dei comandanti e dei commissari, convocati nella sede del Comando divisionale.
Decisa la dislocazione della I^ Brigata ["Silvano Belgrano"] nelle valli Arroscia, Pennavaira, Lerrone, Andora, Steria e nel Dianese, a levante del torrente Impero, partono nella mattinata del 5 novembre per la Liguria l'ufficiale alle operazioni Ercole Pario (Pablo) e il commissario "Osvaldo" [Osvaldo Contestabile], onde studiare i luoghi di destinazione dei distaccamenti.
Il giorno successivo iniziano il trasferimento verso Piaggia i distaccamenti "A. Viani" (che lascia la Val Corsaglia nelle prime ore del mattino), "G. Maccanò", "F. Airaldi" e il servizio SIM con una parte del Comando I^ Brigata.
I movimenti sono facilitati dalle informazioni del SIM, il quale accerta che, oltre la statale n. 28 e la val Tanaro, i Tedeschi avevano sgomberato l'alta valle Arroscia tra San Bernardo di Mendatica e Pogli (presso Albenga).
[...] Il commissario "Osvaldo", che durante il rientro aveva avuto colloqui con le Giunte Comunali di Mendatica, Pornassio e Pieve di Teco per discutere il modo di aiutare le formazioni in arrivo, a Gazzo il comandante "Ramon" [Raymond Rosso], rimasto in Liguria, che lo mette al corrente della situazione e dei movimenti del nemico, intento a preparare un rastrellamento nella zona; inoltre incarica il comandante Firminio Ghirardo di recuperare il materiale precedentemente nascosto. Pure a Gazzo, via Pieve di Teco, giungono altri elementi del Comando I^ Brigata: cuochi, intendenti, armieri, dattiografi, ecc.
Dopo la ritirata in Piemonte erano rimasti tagliati fuori, e in gran parte dislocati nella zona C (valli di Arroscia, di Albenga, di Andora) gruppi di garibaldini che vennero sovvenzionati, nel periodo di isolamento, dal CLN di Albenga (1° Settore circondariale). Inizialmente vi erano solo i distaccamenti di "Ramon" a Gazzo e di "Domatore" a Casanola Lerrone, in totale circa settacinque uomini. Vi giunsero poi "Basco" con 45 uomini, "Firmino", "Cipriano" e "Ugo" con cinquanta uomini, "Germano" con quindici e "Marco" con molti altri sbandati. In totale circa trecento uomini.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977
 
Il mese di novembre 1944 si apre per la IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" con nuovi attacchi ai suoi effettivi: la zona di accerchiamento è localizzata nell'alta Valle Argentina e nella zona di Pontedassio (IM).
Al Passo della Pistona uomini del VI° Distaccamento e del Battaglione "Peletta" cercarono di fermare i tedeschi, causando con più imboscate la morte di molti nemici.
Il giorno successivo, 2 novembre, le SS entrarono nella Chiesa di Ville San Pietro [Frazione di Borgomaro (IM)] per prelevare alcuni ostaggi.
Il 3 novembre i garibaldini contarono le loro perdite in vite umane in questi ultimi scontri, perdite che ammontavano a 10 unità.

Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN)

I partigiani dislocati [dopo la drammatica ritirata strategica del precedente mese di ottobre] a Fontane  [Frazione di Frabosa Soprana (CN)] divennero pessimisti circa la loro possibilità di rientro in Liguria, a causa delle informazioni che a loro giungevano circa l'occupazione tedesca delle Valli Impero e Argentina.
La sera del 5 novembre 1944 pervenne, però, la notizia che il nemico stava evacuando Ormea, Nava, Piaggia, Pieve di Teco ed altre località di rilievo strategico. La strada statale n. 28 del Colle di Nava poteva essere presa in considerazione per gli spostamenti delle forze garibaldine.
Il comando della II^ Divisione Garibaldi "Felice Cascione" stabilì allora che reparti della I^ [I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano" formata il 20 luglio 1944, che di lì a breve sarebbe stata accorpata alla nuova Divisione "Silvio Bonfante"] e della IV^ Brigata rientrassero scaglionati alle zone di provenienza.
Il 6 novembre iniziò il deflusso verso le Valli Arroscia, Pennavaira, Lerrone, Andora e Steria da parte della I^ Brigata, in particolare dei distaccamenti "A. Viani", "G. Maccanò", e "F. Airaldi", con parte del comando di Brigata. Vennero raggiunti il giorno successivo dal distaccamento mortaisti diretto a Montegrosso.
Avveniva, intanto, un gigantesco rastrellamento ai danni delle brigate "Mauri", che ebbe termine il 20 dicembre successivo, ma con la cancellazione di fatto delle forze badogliane dal Basso Piemonte. Tra le centinaia di questi partigiani, uccisi dai tedeschi, dai repubblichini della Divisione "Monterosa", dalla fame e dal freddo, figurava anche colui che aveva avuto il compito di recuperare il materiale lasciato dai garibaldini: Domenico Arnera (Aldo), di cui si dirà di più in seguito.
Il 6 novembre 1944 anche la V^ Brigata Garibaldi "Luigi Nuvoloni" iniziò un lento e cauto ritorno verso la Valle Argentina. Completato il rientro e reintegrati i dispersi degli ultimi giorni di ottobre, era adesso forte di 3 battaglioni per un totale di 10 distaccamenti.
Il comando della Divisione Garibaldi "Felice Cascione" pose la propria sede a Carpasio (IM). Data l'estrema difficoltà di collegamento tra la V^ e la I^ Brigata da una parte e con la IV^ dall'altra, il mese successivo stabilì che i due raggruppamenti, pur restando cooperanti, divenissero autonomi.
Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999
 

Il 4 di novembre era giunta alle formazioni garibaldine in Piemonte, come abbiamo già scritto, la notizia che i Tedeschi avevano sgomberato la strada statale n. 28 e molti paesi del retroterra. La manovra fu chiara invece quando non procedettero anche allo sgombero della statale: Imperia, Cesio, colle San Bartolomeo, San Bernardo  di  Conio, passo della Teglia, Rezzo, Triora. Su questa rotabile potevano ancora transitare, ricostruendo con un minimo sforzo qualche ponte o tratto di strada distrutto. I Tedeschi avevano abbandonato le zone dove le strade erano più gravemente danneggiate od inservibili, ripromettendosi di ricostruire gradatamente tutti i ponti, guarnirli di stabile presidio e rioccupare così tutte le zone ove le distruzioni erano state riparate. Provvisoriamente il nemico poteva giungere a Pieve di Teco attraverso San Bernardo di Conio e Rezzo; altrove i danni provocati dalle distruzioni erano troppo  ingenti.
Intanto, uniformandosi alla circolare 53/D/4 dell'11 novembre 1944, trasmessa dal Comando divisionale alle brigate, che invitava a riprendere e ad intensificare la guerriglia contro il nemico, e autorizzava gli stessi distaccamenti a  procedere di propria iniziativa nell'azione, i Comandi e i garibaldini furono ben orgogliosi di riprendere i combattimenti, dopo venti giorni di stasi e di riorganizzazione, su tutta quella zona che i Tedeschi pensavano di aver ripulita dalle forze partigiane durante il rastrellamento di ottobre.
La Resistenza, con insistenti ed accaniti attacchi, faceva sentire ben viva la sua presenza e faceva comprendere al nemico, demoralizzato per le sconfitte subite sui fronti occidentale ed orientale, che nulla valevano i rastrellamenti contro la popolazione e i partigiani, decisi fino in fondo a difendere la libertà del loro paese.  
Francesco Biga, Op. cit.
 
... la costituzione del Centro Addestramento Reparti Speciali (CARS), voluto da Rodolfo Graziani nel marzo 1944 nel tentativo di debellare la presenza partigiana in zone strategicamente decisive per il controllo del territorio, come il Piemonte... Il centro era formato da tre reggimenti di cacciatori degli Appennini, il cui personale era fornito dalle forze armate di Graziani, dalla GNR e dalle federazioni fasciste; il CARS era connesso alla Wehrmacht da un ufficio di collegamento (Deutsche Verbindungs Kommando, DVK). Posti sotto il comando del generale Amilcare Farina fino alla fine di agosto e fissata la sede di comando a Torino, i reparti del CARS si erano distinti per la partecipazione alle maggiori operazioni antiguerriglia nell’area compresa tra Basso Piemonte e Liguria occidentale dal luglio al dicembre 1944 e nei primi due mesi dell’anno successivo. Il CARS operava alle dirette dipendenze del Co.Gu o comando controguerriglia, sorto per decisione dello Stato Maggiore Italiano nell’estate 1944 in una zona, il Piemonte, ritenuta ad alta concentrazione di «bande» con il compito specifico di combattere i «ribelli» e di organizzare i reparti presenti, quali appunto il CARS, la X Mas e diversi altri. L’azione del comando del Co.Gu era coordinata a quella di Tensfeld e del LXXV corpo d’armata della Wehrmacht. Nel luglio 1944 scendevano poi in Italia, dopo i mesi di addestramento in Germania, la divisione di marina San Marco (così ridenominata nell’aprile precedente; si trattava in realtà di una grande unità granatieri appartenente all’esercito), e la divisione da montagna Monte Rosa... Vaste azioni erano state poi condotte lungo le fondamentali direttrici di Cuneo-Imperia-Savona...  Di qui la decisione di Kesselring di indire due «settimane di lotta alle bande», sotto il comando di Willy Tensfeld e con il coinvolgimento delle truppe inquadrate nell’Armata Liguria, formalmente sotto il comando di Rodolfo Graziani, costituita dai reparti tedeschi che in precedenza avevano fatto parte prima del LXXXVII corpo d’armata e poi dell'Armeeabteilung von Zangen a cui si erano aggiunte le divisioni salodiane San Marco e Monterosa...
Fiammetta Balestracci, RASTRELLAMENTI E DEPORTAZIONE IN KL NELL'ITALIA OCCUPATA 1943-1945 in Il libro dei deportati, Vol. 4: L'Europa sotto il tallone di ferro. Dalle biografie ai quadri generali, Ugo Mursia Editore, 2015

lunedì 23 dicembre 2019

Circa i lanci alleati ai partigiani del ponente ligure

Il Monte Mongioie - Fonte: Wikipedia

Spendere una parola sui lanci alleati per rifornimento mi pare cosa utile e necessaria per la cronaca.
[...] Non mi sono preoccupato tanto delle date precise, con giorni ed ore. [...] Mi attengo a testimonianze dirette e veritiere.
Comincio con Fragola Doria [Armando Izzo, comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"]: "Io ero in contatto col capitano Bentley, il capo missione inglese [sbarcato clandestinamente a Vallecrosia (IM) il 6 gennaio 1945] presso le nostre formazioni, che aveva con sè un suo caporale maggiore, che gli era di compagnia e gli faceva anche da segretario. Per quanto riguarda i lanci di rifornimento ricordo che ho studiato con lui la carta topografica della zona. Era un po' difficile trovare un luogo adatto dove ricevere, senza spreco, gli aiuti alleati. Le possibilità apparivano ridotte. In Liguria, anche se avessimo trovato il luogo, il fatto di essere troppo vicini alla costa avrebbe messo in moto i tedeschi e l'avventura presentava difficoltà anche di ordine militare per attacchi e lotte. Quando si passò in Piemonte, appariva un piano adatto, il Pian Rosso, così denominato, e si pensò perfino, per la sua vastità, ad attrezzarlo ad eventuale pista di atterraggio. Dovemmo però scartare l'idea soprattutto per la troppa vicinanza del Mongioie e del gruppo delle Alpi Liguri, con le loro vette superiori ai 2000 metri. Nella zona prossima al campo di lancio fissato senz'altro nel nominato Pian Rosso [Località di Viozene, Frazione di Ormea (CN)] eravamo molti appartenenti a molte Brigate garibaldine. Quando arrivai sul luogo, le Brigate si stavano sistemando. Ricordo che i primi giorni dopo il mio arrivo il tempo si era mantenuto buono, ma poi era scoppiata una bufera spaventosa. Al tormento che ci recava il maltempo si aggiungeva la preoccupazione di una possibilità dell'arrivo dei tedeschi, e noi, riuniti tutti in troppo grosso numero, saremmo stati facile bersaglio. Non conoscendo bene la zona non avevamo la possibilità, subito, di dividerci in gruppi di minore entità ed in luoghi riparati. Lo facemmo solo al cessare della bufera. Allora occupammo, distanziando i battaglioni, una zona più vasta con migliori possibilità di difesa e se necessario di attacco. Sprovvisti di ogni cosa si discuteva col capitano inglese. sul che cosa chiedere nei lanci. Purtroppo mi accorsi, e si accorsero anche gli altri comandanti, che il capitano tendeva a tirare in lungo, a menare il can per l'aia, come si dice, a temporeggiare. Noi facevamo e volevamo discutere la questione dell'armamento, dal momento che vestiti e scarpe erano stati provveduti dai Comandi di Zona insieme con Vitò ["Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"]. Volevamo armi per renderci pronti ad affrontare i tedeschi. Il capitano invece propendeva per provvedere di vestiti, scarpe, vitto e generi di conforto. Noi eravamo preoccupati per l'eventualità di un attacco tedesco, non appena quelli si fossero accorti del primo lancio.
Insistemmo, anche se vedevamo che il capitano non vedeva di buon occhio le nostre formazioni partigiane, nelle quali serpeggiava un certo colore politico a lui non tanto gradito. Alla fine si decise. e fece fare un lancio di armi. Ma erano armi leggere, sorpassate. Ci lamentammo. Sorgeva un'altra preoccupazione. Qualche giorno prima del nostro arrivo in Piemonte Radio Londra aveva annunciato o almeno sembrava avesse annunciato che gli inglesi erano giunti a Ventimiglia. Il fatto però non era avvenuto, perchè gli inglesi si erano stabiliti nelle linee fortificate francesi confinanti con l'Italia, ma non pensavano ad avanzare. Intendevano passare lì, tranquilli e ben difesi, l'inverno e rimandare alla primavera l'avanzata. Per noi, lassù in Piemonte, il temporeggiare del comandante inglese ci faceva temere di giungere in riviera quando gli altri avevano fatto tutto. Notavo che anche Vitò non era contento e che cercava ogni occasione per tornare presto in Liguria. Così era anche di altri comandanti".
Come si può notare dalle parole di Fragola Doria, la situazione dei partigiani in Piemonte non era rosea e tranquillante. Il problema delle armi, in particolare, era al centro del pensiero dei comandanti. Sono poi riusciti nel loro intento, ma rimaneva l'amarezza per il temporeggiare di Bentley [...]
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

Con l'arrivo del capitano Bentley iniziò una stretta collaborazione tra Missione Alleata, i garibaldini della zona e le formazioni patriottiche cittadine, sancita dal convegno di Beusi [tra Ceriana e Taggia] del 9 febbraio 1945, in cui furono prese importanti decisioni sulla condotta da tenere in vista degli ultimi periodi di lotta. La collaborazione militare, tuttavia, fu nei territori del ponente ligure tardiva rispetto a molte altre realtà. Infatti, il primo avio-lancio a favore dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria avvenne soltanto il 28 febbraio 1945 e fu intercettato dai tedeschi.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria "Nella notte del 23 u.s. [23 febbraio 1945] venivano segnalati reparti tedeschi a Carmo Langan, Graj, Cima Marta e colle Sanson. Sospettando che si  trattasse di un rastrellamento i Distaccamenti sono stati spostati a sud della rotabile Pigna-Rezzo. Il 24 u.s. il rastrellamento venne eseguito con molta organizzazione:  la  zona venne controllata da 4 gruppi provenienti da Graj e Colle Sanson. Verso le ore 15 del  25 u.s. 3 quadrimotori americani si aggiravano con insistenza sulla zona di Cima Marta. Alle ore 12 circa del 28 u.s. comparvero nuovamente 5-6 quadrimotori che effettuavano diversi lanci di materiale su Cima Marta. Tentando di raggiungere i paracadute, i garibaldini venivano attaccati e 6 di essi risultano dispersi. Da informazioni avute risulta che i lanci constano di 280 pacchi paracadute avente ognuno 1 quintale di materiale (Sten,  mitragliatori,  munizioni, caffè, vestiario, scarpe, medicinali...). Si presume che questi lanci siano stati intercettati dai tedeschi in quanto essi hanno carpito una emittente destinata ai partigiani con relativo cifrario. Si fa, pertanto, richiesta di sospendere questi lanci che rafforzano la possibilità di resistenza del nemico".
da documento Isrecim in Rocco Fava, Op.cit. - Tomo II
 
E Leo Anfosso (Pavia), addetto sanitario della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione, lasciò testimonianza in Micheletto, Op. cit., della delusione provata dagli stessi comandanti Vitò  e Doria,  che, temporaneamente ricoverati nell'ospedaletto di Drondo a Triora (IM), assistettero da non molto lontano ai vani tentativi dei loro uomini di recuperare il materiale di quei lanci.
Adriano Maini
 
26 febbraio 1945 - Dal comando generale delle Brigate Garibaldi, aderente al CLNAI, prot. n° 541, a tutti i comandi regionali - Segnalava la linea da seguire nei riguardi delle missioni alleate allegando altresì un documento del CLN del Piemonte (prot. n° 215): "... è necessario essere ospitali e collaborare con essi [gli alleati]; tuttavia, si deve mantenere la dignità nazionale, poiché si è verificato che qualche Comando partigiano, pur di aggraziarsi la simpatia degli alleati, abbia messo questi al corrente di beghine interne o abbia accettato, in cambio di avio-lanci, la sudditanza sul piano organizzativo-operativo, contravvenendo, in tal modo, agli ordini del Comando Generale ed elevando a comandanti coloro che sono alleati. Tutto ciò non contribuisce a dare agli alleati l'idea di un movimento partigiano solido ed unitario".
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 
I garibaldini ed i borghesi, quasi giunti alla loro meta, nelle vicinanze di Sanson, furono fermati da alcune raffiche di mitra sparate dai tedeschi, che, secondo Vitò "dovevano trovarsi sul posto per il rastrellamento avenuto tre giorni prima". L'intero contenuto dei pacchi-paracadute destinati ai partigiani venne prelevato dai tedeschi, che inoltre uccisero 4 garibaldini della V^ Brigata.  
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I   
 
... Un lancio mancato, o semplicemente in ritardo, aveva delle ripercussioni sul morale delle formazioni screditando gli ufficiali dello SOE...  
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della provincia di Pistoia, 2007, QF, 2007, n° 3 
 
Particolarmente complessa fu la fase di preparazione del campo di lancio e del reperimento dei carriaggi  e degli animali da soma per il trasporto del materiale ricevuto. Nella prima metà di febbraio 1945 il comando della Divisione "Silvio Bonfante" comunicò al Comando Operativo della I^ Zona Liguria le coordinate del campo prescelto, in Località Pian dell'Armetta, situata sopra le Rocche di Alto (CN) e di Caprauna (CN). A fine mese il comando della Divisione "Silvio Bonfante" [Giorgio Giorgio Olivero, comandante] specificò che la zona del Pian dell'Armetta presenta una vasta conca degradante a sud-est colma di pietre, al termine della quale, in direzione sud, si presenta rocciosa ed a strapiombo. Vennero predisposte per gli uomini della Divisione "Silvio Bonfante" tre stazioni radio utili per l'ascolto dei messaggi di Radio Londra che avrebbero segnalato i lanci. Venne dedicata, poi, meticolosa cura nell'assegnazione ai Distaccamenti della sorveglianza dei diversi passi d'accesso al campo di lancio. Il primo lancio utile avvenne il 13 marzo 1945 in Località Pian dell'Armetta, sopra le rocche di Alto (CN) e Caprauna (CN), annunciato dal messaggio di Radio Londra la pioggia bagna...  Il 24 marzo anche la Divisione Cascione ricevette il suo primo lancio utile, precisamente in località Pian Rosso, vicino a Viozene, Frazione di Ormea (IM), in Alta Val Tanaro, lancio che, come il precedente ed i successivi, portò in dote ai garibaldini poche armi automatiche. Il terzo lancio ebbe luogo nuovamente sul campo di Pian dell'Armetta il 2 aprile 1945; il quarto quattro giorni dopo a Viozene a favore della II^ Divisione e di una Brigata della VI^ Divisione "Silvio Bonfante".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

30 gennaio 1945
- Dalla Delegazione ligure delle Brigate d'Assalto Garibaldi al comando della I^ Zona Operativa Liguria -  Nella comunicazione si affermava che "...  gli aviolanci non sono avvenuti nella I^ Zona a causa della mancata conferma delle coordinate...".

10 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 110, al comando della I^ Zona Operativa LiguriaComunicava che "il comandante ed il capo di Stato Maggiore di questa Divisione si sono recati sulla costa per valutare la possibilità di ricevere materiale dal mare. Ciò si è rivelato impraticabile a causa della stretta sorveglianza dei nemici. Pertanto, l'unica via si dimostrano i lanci aerei. La zona che può dare maggiori garanzie a questo scopo è la zona di Alto: latitudine 44 ° 07 ' 53 ' '; longitudine 4 ° 28 ' 55' '  ".
26 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 138, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Chiedeva di comunicare al più presto la data dell'avio-lancio, che doveva essere effettuato nel luogo concordato...
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 161, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che il comando di Divisione era in attesa di conoscere la data dell'aviolancio alleato nella zona di cui aveva già inviato una cartina topografica.
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 162, al capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della Divisione - Comunicava che dal giorno 10 Radio Londra avrebbe in ogni momento potuto trasmettere il messaggio "la pioggia bagna", segnale di effettuazione del [primo] lancio di materiale da parte degli alleati; che si prescriveva l'ascolto dei messaggi di Radio Londra in italiano; che i fuochi di riconoscimento per l'effettuazione degli aviolanci dovevano "essere disposti a forma di 'T' rivolta contro vento"; che non si dovevano fare segnalazioni se il vento avesse superato le 20 miglia orarie; che occorreva disporre i fuochi in buche profonde 2 metri per impedirne l'avvistamento da parte del nemico; che i paracadute per la prevista operazione sarebbero stati 5, fatti cadere alla distanza di 60 metri uno dall'altro; che bisognava comunicare se nella zona si trovavano ostacoli naturali. 18 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 211, al CLN di Alassio - Segnalava che "... Il giorno 13 u.s. è stato effettuato il primo lancio. Se ne avranno altri in futuro. Dato l'arrivo delle armi..."
20 marzo 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione - Comunicava che aveva provveduto a fare aumentare il numero delle radio, necessarie per la buona riuscita dei lanci alleati di materiale, e ad impartire altre pertinenti disposizioni.
26 marzo 1945 - Dal Comando Operativo [comandante "Curto", Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che per ordine del Comando Militare Unificato Regionale [CMURL] la Divisione veniva rinominata "VI^ Divisione d'assalto Garibaldi Silvio Bonfante" e chiedeva notizie sull'imminente riunione tra CLN e garibaldini.  
29 marzo 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a "Matteo", rappresentante del Comando Militare Unificato Regionale Ligure - Venivano comunicate, con l'auspicio di una continuazione dei lanci alleati, le coordinate di un campo lancio, longitudine 4° 42' 20", latitudine 44° 0,3' 30", lunghezza media del campo metri 2.153, altezza massima a ponente del campo Monte Saccarello metri 2.200, altezza massima a levante Monte Fronté metri 2.153, e si  sottolineava la necessità di un messaggio radio il giorno precedente un lancio per essere in grado di inviare i Distaccamenti necessari a fare segnali agli aerei ed assolvere alle altre incombenze del caso.
4 aprile 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della VI ^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 23, al comando della VI^ Divisione - Comunicava le modalità di un riuscito lancio alleato: "udito il messaggio radio, il giorno 2 alle ore 14.30 si era diretto ad Alto (CN), una volta avvertito Fernandel [Mario Gennari, comandante della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Avevo fatto stanziare gli uomini a Passo San Giacomo. Alle 21 vennero accesi i fuochi. Dopo il transito di 5 aerei, era passato alle ore 21.45 quello giusto, dal quale, ricevuto il segnale Morse, si era proceduto al lancio. Nella nebbia una luce improvvisa faceva scattare l'allarme tra i partigiani. Avevo dato l'ordine di caricare in fretta i muli con gli Sten ed i Bren e le relative munizioni. Alle ore 24 il campo era completamente sgombero". Ramon concludeva chiedendo, data la penuria di armi e di munizioni, chiarimenti circa prossimi lanci. Allegava un elenco di materiale ricevuto, dove figuravano 13 mine, 200 bombe a mano, 4 Bren, 8 Sten, 19 bombe incendiarie, 17 detonatori e molte munizioni.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
 


Dopo il primo lancio degli aerei alleati a Pian Rosso sopra Viozene ottenemmo due bazooka e diversi Bren e un buon numero di Sten, un discreto quantitativo di plastico con relativi detonatori, miccia di diversi tipi e l'occorrente per perfezionare le «Cipolle». Le cosiddette «cipolle» erano composte da un aggeggio che svitando un tappo gli si inseriva il detonatore: avvitando il tappo serviva anche da sicura, dall'altro lato dell'aggeggio era un pezzo di stoffa confezionato a forma di cipolla che, all'ultima estremità, era ristretto da un elastico; si riempiva questo involucro di plastico (poteva contenere anche mezzo chilodi esplosivo) e, quando si lanciava, la sua esplosione era veramente terrificante. Ottenemmo anche munizioni in abbondanza, dopodichè lasciammo Viozene. Una parte del materiale la lasciammo a un contadino di Alto che, assieme ad altri della Val Pennavaire e della Val d'Arroscia, si trovava a Viozene per caricare sui muli quanto non era possibile trasportare individualmente. Con tutto ciò eravamo notevolmente carichi e, per questo, si procedeva lentamente.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994, p. 188

 
[...] Armando IZZO [Fragola Doria], Le missioni alleate a Ventimiglia, in N. 1 Special Force…op. cit., p. 197, "il capitano Bentley si giustificò per l’impreciso contenuto dei lanci dicendo che «questi pacchi vengono confezionati nell’Italia meridionale" [...]
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della provincia di Pistoia, QF, 2007, n° 3

venerdì 6 dicembre 2019

I problemi di una missione alleata

Documento segreto inglese del 13 gennaio 1945, rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci in vista della preparazione del suo Gruppo Sbarchi Vallecrosia, documento attestante anche l'avvenuto arrivo del capitano Bentley tra i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria *
*
Il testo riporta:

A:    Capt: G.M.T. Jones,                                                                           SEGRETO
Collegamento delle Forze di Informazione                                               Ref: OB/1/19
                                                                                                                  13 gennaio 45
Da:    Distaccamento 20
N°1 Forze Speciali


Come richiesto per le informazioni del 6° Gruppo d'Armata, segue un resoconto delle nostre attività fino ad ora.

La prima fase del nostro lavoro, ora quasi completata, fu di stabilire un contatto con le bande note nell'area e di approntare un piccolo invio di rifornimenti per soddisfare le loro richieste immediate.

Nella seconda fase abbiamo inaugurato il contatto radio e per corriere coi partigiani più prossimi e abbiamo inviato rifornimenti via terra su piccola scala. Un Ufficiale di Collegamento Britannico [il capitano Robert Bentley: vedere infra] con operatore W/T è stato infiltrato via mare con il compito di organizzare il ricevimento e il successivo trasporto via terra dei rifornimenti inviati via mare. Ci si aspetta che questi mezzi siano i più produttivi, sebbene la loro messa in opera sia stata ritardata dalla necessaria preparazione e dalle avverse condizioni meteorologiche. Terremo informati il vostro ufficio circa ogni importante progresso che otterremo nella realizzazione di questi piani o di ogni altro nuovo progetto iniziato da noi.

(firmato) BETTS
S/Ldr.
20° Dist. N°1 SF



[ n.d.r.: si fa qui seguire la traduzione di un'altra comunicazione del SOE, attinente gli inizi dell'attività del capitano Bentley in qualità di ufficiale di collegamento con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria (anche questo copia di un documento compulsato da Giuseppe Mac Fiorucci) ] 

S E G R E T O

Capt. G.M.T. Jones,
Distaccamento OSS,
NIZZA

Rif: OP/I/19

30 Gennaio 1945

In riferimento al nostro OB/I/19 del 13 Gen, segue un resoconto ulteriore:

Due pattuglie di corrieri e una pattuglia per depositi sono state inviate via terra oltre frontiera sin dal 13 Gen; uno dei corrieri ha preso contatto con organizzazioni partigiane più remote di quelle contattate in precedenza, e ha riportato informazioni riguardo le centrali idro-elettriche e i centri di ditribuzione in VAL MAIRA e in VAL VARAITA. È nostra intenzione organizzare una squadra anti-sabotaggio con riferimento speciale per queste strutture. Il contatto radio con la nostra missione nell'area Settentrionale è eccellente. Il nostro Ufficiale di Collegamento Britannico nella Liguria Occidentale è stato disturbato dalla pressione Tedesca sulla Divisione a cui è stato inviato. Il contatto radio è stato interrotto a causa dei suoi spostamenti, comunque un certo ammontare di informazioni tecniche ci è stato trasmesso da lui e successivamente passato a voi. Il clima gli ha impedito l'infiltrazione di rifornimenti in questo mese, ma nel mese di Febbraio è previsto un certo numero di operazioni al riguardo.

Firmato: M.P. LAM. Capt.

per S/Ldr,
Distaccamento OC 20
N° 1 Forze Speciali


Accettando l'incarico di capo dell'Ufficio Operazioni della Missione in zona nemica, tramite Corsaro [Giulio Pedretti] il comandante Stefano Carabalona (Leo) poteva inviare da Pigna al Comando alleato [quello di Nizza] le informazioni necessarie sui dispositivi di difesa tedeschi, da distruggere con bombardamenti aerei. Il comando della II^ Divisione "Felice Cascione" aveva chiesto a quello alleato le credenziali... Il 5 ottobre [1944] tramite il comando della V^  Brigata "Luigi Nuvoloni" il comando della II ^ Divisione riceveva il benestare degli alleati, mentre Carabalona, ancora nella zona di Pigna , da una loro lettera apprendeva che il generale americano Alexander aveva incaricato il capitano inglese Robert Bentley (Bob) di raggiungere con il sergente radiotelegrafista John Mac Dougall (Mac), munito di ricetrasmittente, il comando della Divisione...
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016


Documento segreto inglese, rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci in vista della preparazione del suo Gruppo Sbarchi Vallecrosia, documento che sottolinea la primigenia ipotesi logistica della Missione Bentley
 
[…] A tal fine, la  N. 1 Special Force, la sezione italiana del SOE, organizzò l’invio di una missione, comandata dal capitano Robert C. Bentley, denominata “Saki”, che dal confine francese si sarebbe portata nella provincia di Imperia. Bentley avrebbe studiato la possibilità di approvvigionamenti alle forze partigiane via mare, e avrebbe cercato di collegarsi con la missione “Flap che era già operativa nel Piemonte meridionale e al confine con la  provincia di Savona. Dopo una ulteriore missione, denominata “Clarion”, comandata dal maggiore Duncan Lorne Campbell, sarebbe stata paracadutata per svolgere compiti di collegamento nella zona montagnosa a sud delle Langhe, egli avrebbe preso il comando del personale britannico nelle province di Imperia e Savona. […] Inizialmente la missione doveva essere paracadutata nella zona di Cuneo dove sarebbe stata contattata dal maggiore Temple della missione “Flap”, e successivamente avrebbe preso contatto con la 2° Divisione Ligure a nord di Imperia. La missione Flap era in contatto con le formazioni autonome del Maggiore Enrico Martini “Mauri” dell’Esercito di Liberazione  Nazionale. […] Il vice comandante sarebbe stato il capitano Bentley, ma la missione Clarion  non iniziò come previsto. Nelle istruzioni operative  della missione “Saki” del capitano Bentley, redatte un mese dopo, il 30 ottobre 1944, troviamo che la sua missione sarebbe arrivata via mare, avrebbe raggiunto le formazioni garibaldine della Div. “Cascione” sulle montagne imperiesi e solo dopo il suo insediamento sarebbe stata paracadutata la missione Clarion del maggiore Campbell. Al suo arrivo Bentley avrebbe lasciato il comando della missione a Campbell. Ma anche la missione Saki  non ebbe luogo secondo quanto pianificato  per le cattive condizioni climatiche. La missione Clarion venne paracadutata l’8 dicembre 1944: era composta dal maggiore Campbell, dal capitano Irving-Bell, dal tenente Clark e da due operatori radio.
Antonio Martino, La missione alleata "Indelible" nella II^ Zona Operativa savonese, pubblicato su Storia e Memoria, rivista dell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Genova, 2011-1


[…] Inoltre l’inverno giunse in anticipo sulle montagne e i collegamenti con gli alleati, che avvenivano attraverso i sentieri alpini, erano resi impossibili. Si ipotizzò anche di tentare con i sommergibili, ma non ci fu nessun serio risultato. Si poteva tentare soltanto via mare. Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Robert Bentley, ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano […] 
Renato Plancia Dorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM)


n.d.r.: circa la preparazione della sua missione tra i partigiani, discorrendone in Mario MasciaL'epopea dell'esercito scalzo, ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Isrecim, il capitano Bentley fece riferimento anche alla Missione Flap. Bentley dettagliò, poi, il suo sbarco clandestino nella notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945 a Vallecrosia (IM), o, più probabilmente, sulla limitrofa spiaggia di Camporosso (IM), un luogo, comunque, dove era atteso da uomini del Gruppo Sbarchi della Resistenza e delle S.A.P.: di questi ultimi fece solo i nomi, forse perché erano stati di ausilio nella fase ancora di preparazione, di Nino Alberto Guglielmi, Mimmo Domenico Dònesi, Tonino Antonio Capacchioni  ]


... In questo frattempo arrivò dalla Francia il Cap. Gino [Luigi Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare] per mettere il piano <la missione del capitano del SOE britannico Robert Bentley quale ufficiale di collegamento degli alleati con i garibaldini> in esecuzione. La base di sbarco doveva essere il giro del Don, tra Arma di Taggia e Riva Ligure. Mi procurai una casetta nelle vicinanze come punto di appoggio. Tutto era pronto e si attendeva il primo sbarco, quando... saputo che l'ufficiale aveva con sé una forte somma lo rapinò e lo uccise. Il cap. Bentley decise di tentare gli sbarchi a tutti i costi. Per 6 notti mi recai con 60 uomini al posto stabilito e vi rimanevo dalla mezzanotte all'alba, malgrado fossimo circondati da postazioni nemiche, segnalando alle imbarcazioni veloci alleate la nostra presenza. Per ben due notti un battello raggiunse il Giro del Don, ma fu costretto a cambiare rotta perché individuato dal nemico e sottoposto a violento cannoneggiamento delle batterie costiere. Domenico Gori Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" in Mario Mascia, Op. cit.



5 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 88, al Comando della I^ Zona Operativa Liguria - Si comunicava "che erano state occultate delle armi nei pressi di Nasino [(SV)]". Materiale bellico frutto di un lancio inglese fatto per il capitano 'Roberta' [capitano del SOE britannico Robert Bentley, responsabile della missione alleata nella I^ Zona Operativa Liguria]..."

11 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 273, al capitano Roberta (Robert Bentley) - documento scritto in inglese - Il capitano Bentley veniva ringraziato per la sua partecipazione al convegno di Beusi [località nei pressi di Ceriana (IM), dove, il 9 febbraio 1945, ebbe luogo un'importante riunione dei dirigenti della Resistenza imperiese e della missione alleata, assente Nino Curto Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria, in quanto malato]. A Bentley veniva anche accennata la preparazione di alcune piantine segnaletiche di postazioni nemiche.

13 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM della V^ Brigata della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano Bentley] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima.

26 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2, al comandante Curto [Nino Siccardi comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - La missiva informava che il mentovato Comitato era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona, già comandante di distaccamento partigiano e protagonista di eroici episodi, quali il suo contributo alla valorosa, ancorché vana difesa di Rocchetta Nervina (IM) e di Pigna (IM); artefice del ritorno da Ventimiglia (IM) via mare, con l’intervento finale di Giulio “Corsaro/Caronte” Pedretti e di Pasquale Pirata Corradi, ma con l’aiuto di molte altre persone, alle loro fila di alcuni ufficiali della missione alleata Flap; responsabile, al momento cui si riferisce questa testimonianza, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea; che Leo era poi stato ferito da agenti dell'U.P.I. [Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò] in seguito a una delazione del suo radiotelegrafista; ... che Leo aveva confermato di essere passato il 10 dicembre 1944 in Francia, dove aveva preso contatto con il Comando americano di Nizza e con il capitano Roberta [capitano inglese Bentley]; che quest'ultimo volle avere molte notizie sugli uomini della II^ Divisione "Felice Cascione"...

3 aprile 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria, ispettore "Giulio" [anche "Mario", Raffaello Paoletti], al Comando Militare Unificato Regionale Ligure - Segnalava che era giunto in zona da Genova alla vigilia di Pasqua; che aveva trovato 500 partigiani pronti per ricevere i lanci; che i lanci venivano effettuati di notte con un apparecchio che scaricava 25-30 colli per volta; che, per diversi motivi, tra cui anche la nebbia, si erano avuti sino ad allora solo 3 lanci in circa 10 giorni; che "il morale dei garibaldini è altissimo"; ... che con i lanci nella zona si erano sino a quel momento ricevuti 70 Sten, 23 Bren, oltre 100 fucili mod. '91 e poche munizioni per le armi automatiche; che si erano avute divergenze, poi chiarite, con il responsabile della missione alleata [capitano Robert Bentley], perché quest'ultimo, in aderenza ad una interpretazione della direttiva del generale Clark, voleva fare interrompere i lanci, in quanto gli effettivi garibaldini avevano superato le 2000 unità; che in un primo tempo l'ufficiale alleato di collegamento averva addirittura chiesto la diminuzione degli effettivi dei garibaldini; che dopo le spiegazioni del caso si era convenuto di fare terminare i lanci come concordato in precedenza; ...

7 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata] - Venivano chiesti, dietro protesta di R.C.B. [capitano Robert Bentley] chiarimenti circa la distribuzione di armi arrivate in tre differenti sbarchi, circostanze sulle quali non erano state fatte le dovute relazioni.

13 aprile 1945 - Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, forse in zona Rattaconigli, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti].

19 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comandante della IV^ Divisione 'autonoma' Alpi - Venivano svolte alcune considerazioni e ribadite alcune decise prese di posizione. Che il capitano Bentley aveva richiesto le armi nascoste a Viozene. Che le armi, anche se recuperate, non erano mai state consegnate al richiedente. Che non era veritiera l'affermazione del "maggiore" [del gruppo Alpino dei badogliani] secondo la quale "disposizioni superiori stabiliscono che tutto il Piemonte è di giurisdizione dei gruppi 'Mauri'. Che le suddivisioni amministrative non risultavano attendibili quanto "la demarcazione fisica" rappresentata dalle Alpi. Che tutta la zona a sud delle Alpi era indispensabile alle formazioni Garibaldi per poter difendere l'Alta Val Tanaro. Che nella Val Tanaro le richiamate organizzazioni autonome non avevano organici sufficienti per procedere ad un'adeguata occupazione del territorio. Che di conseguenza lo scrivente comando della I^ Zona aveva deciso di fare agire alcune sue strutture nella zona di Garessio-Ormea-Ponti di Nava. Che prendeva nota del desiderio di collaborare fraternamente nella lotta. Che il capitano Bentley era già addivenuto tramite incontro ad un accordo con la missione inglese presso le formazioni 'Mauri' per ottenere una proficua collaborazione più generale.

20  aprile 1945  - Dal responsabile del Comando Militare Unificato della Liguria a Curto [Nino Siccardi] comandante della I^ Zona Operativa della Liguria - Scriveva che "dopo un mese e mezzo il Comando Regionale ha ricevuto notizie. Occorrono i dati sulle azioni concordate tempo addietro, sui lanci ricevuti e sull'armamento della Zona. A causa della mancanza di notizie sulle azioni effettuate nella I^ Zona non si è potuto scrivere nulla sull'operato della II^ Divisione "Felice Cascione" e della VI^ "Silvio Bonfante" sul bollettino regionale. Si ricorda che tutte le formazioni partigiane sono state unite nel C.V.D.L. (Corpo Volontari della Libertà), che è regolarmente inserito nell'esercito italiano. Le missioni alleate [come quella di Bentley] hanno funzione di collegamento e non di comando anche perché gli obiettivi, pur avendo nelle linee generali gli stessi scopi, differiscono nei particolari. La tendenza dei rappresentanti anglo-americani è quella di utilizzare le nostre forze a copertura delle loro ed a minimizzare lo sforzo in direzione della conquista delle nostre città e province; il nostro obiettivo principale è proprio quello contario. Occorre sabotare ed ostacolare i nemici in ritirata, ma bisogna arrivare a liberare le città della costa prima degli alleati per chiari intenti patriottici...". 

24 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Scriveva che "il capitano "Bartali" [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l'incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione "capitano Roberta" [capitano Bentley]. Si prega di fornire "Bartali" di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla VI^ Divisione"

da documenti Isrecim  in  Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999 

 ...  Arrivo della missione e incontro con la missione “Clover”... 23 marzo [1945] - La Missione Cotulla III composta dal Maggiore Johnston e dal sottufficiale CQMS (Company Quarter Master Sergeant) del Corpo delle Trasmissioni (Royal Corps of Signals) Everitt E. K., venne paracadutata sul fare del giorno vicino a Pei, frazione di Zerba (Piacenza). L'atterraggio avvenne perfettamente e la sera stessa i due proseguirono verso il Quartier Generale del Ten. Col. McMullen per ricevere informazioni. 24 marzo - Raggiunsero Alpe, frazione di Vobbia (Genova), dove incontrarono il Ten. Col. McMullen ed il Maggiore Davidson, ricevettero gli ordini operativi. Durante il loro viaggio verso la zona di Savona avrebbero dovuto: 1. Contattare i comandanti della Divisione “Mingo”, che era operativa ad ovest della strada principale Genova-Alessandria, aggiornarli sulla situazione, dare a loro le direttive operative ed individuare quali fossero le loro necessità più urgenti. Allo stesso tempo, dal momento che la Divisione era passata sotto il comando della VI Zona, Johnston sarebbe stato considerato il rappresentante del Maggiore Davidson in quella zona. 2. Rilevare la missione precedentemente comandata dal Capitano Irving-Bell, che era stato catturato verso la fine di febbraio. 3. Inviare maggiori dettagli sulla cattura del Capitano Irving-Bell. 4. Contattare il C.L.N. di Savona e tutte le formazioni a Nord ed a Ovest di Savona sino a quelle di Albenga. 5. Stabilire un servizio regolare di staffette tra la missione “Indelible”, la missione principale “Clover” e la sub-mission “Saki”, comandata dal Capitano Bentley, nella provincia di Imperia, e la missione “Corona” comandata dal Maggiore Ballard, nelle Langhe...
Antonio Martino, Op. cit.