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venerdì 31 dicembre 2021

Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" di Albenga al comando partigiano...

Albenga (IM) negli anni 1940

Nonostante gli indiscutibili miglioramenti, Luigi Longo “Gallo”, comandante generale delle Brigate Garibaldi, giunto a Savona ai primi di luglio 1944 per visionare la situazione del Ponente ligure, non poté fare a meno di notare come il movimento garibaldino nel Savonese fosse tuttora meno sviluppato rispetto a quello della Prima Zona (Imperia ed Albenga); con tutto ciò, chiari sintomi di disgregazione dell’apparato poliziesco della RSI si avvertivano ora anche a Savona, e bisognava approfittarne senza remore. [...] Vi era poi un’altra questione sulla quale il CLN regionale ritenne suo dovere soffermarsi. Si trattava di certi contrasti tra i CLN di Albenga e di Savona determinati dal tardivo interessamento di quest’ultimo organismo per la parte occidentale della provincia. Preso atto dell’intensa attività degli albenganesi, che fin dagli inizi della guerra civile erano legati ad Imperia a causa della anomala struttura delle federazioni del PCI clandestino, il CLN regionale diede piena sanzione alla loro indipendenza operativa da Savona, invitando tuttavia a stringere contatti più stretti tra i due comitati e dando indicazioni sulle ripartizione delle cariche provinciali a guerra finita. La questione fu appianata in poche settimane <156.
156 (a cura di) INSMLI, Resistenza e ricostruzione in Liguria. Verbali del CLN ligure 1944/46, Milano, Feltrinelli, 1981
Stefano d’Adamo, "Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45)", Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000

D: Vi sono mai state intromissioni del PCI (…) giudicate pesanti (…)?
R: No, non arrivavano mica. (…). Eravamo una brigata di periferia, più a ovest di questa zona, confinavamo con la Prima Zona Liguria, che era delimitata dalla strada Albenga - Garessio. Più in là non siamo mai andati. [Segue una breve conversazione relativa ad un equivoco sulla data di costituzione del “Torcello”, che è ottobre 1944 e non luglio].
[...] D: (…). Come mai è stato costretto ad inquadrarsi nei garibaldini? (…)
R: Lui [Marzola] non era inquadrato con nessuno. Non potevamo lasciare della gente che agisse per conto proprio. Avevamo un’organizzazione che doveva rendere conto; i distaccamenti rendevano conto alla brigata. Le nostre pattuglie rendevano conto al distaccamento. E uno che girava per conto suo armato, belìn, noialtri lo facevamo fuori se ci capitava tra le mani. Nell’Imperiese i tedeschi e i fascisti mandavano su della gente vestita da partigiani, addirittura con il fazzoletto rosso, che domandava dei partigiani… (…). Però quando i partigiani si sono resi conto, venivano su con tanto di “papiro” firmato dal CLN e li facevano fuori! Non interrogavano mica. Avevano ragione, perché avevano subito un sacco di perdite. E quello era un cane sciolto…
Intervista con Enrico De Vincenzi in Stefano d’Adamo, Op. cit. 

La Prima Divisione d’Assalto Garibaldi “Gin Bevilacqua”, inizialmente forte di circa 500 uomini, nacque ufficialmente il 30 gennaio 1945, con “Enrico” per comandante e “Vela“ (Pierino Molinari) per commissario politico; il Comando si appoggiava momentaneamente al distaccamento “Maccari”, ma avrebbe sempre mantenuto la sua base alle Tagliate.
Stefano d’Adamo, Op. cit.
 

15 febbraio 1945 - Dal comando del Distaccamento "Silvio Torcello" della III^ Brigata Garibaldi "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che 6 ex appartenenti alla Brigata scrivente, fuggiti a dicembre dopo il rastrellamento nemico, razziavano, continuando ad autodefinirsi garibaldini, civili, per cui, siccome "da ottime segnalazioni" risultava che i 6 si aggirassero nella zona della Bonfante, si chiedeva di arrestare quei 6, "Maciste", "Salvatore", "Cancarin", "Morello", "Brindisi", "Pianta", e di trasferirli nelle mani della "Briganti". 

8 marzo 1945 - Dal CLN del Ponente Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria al CLN di Savona e p.c. al CLN di Albenga - "Genova, 8 marzo 1945  - Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, preso atto dell'esposto presentato dal CLN di Albenga, dal quale risulta la notevole attività compiuta dal Comitato stesso, in condizioni di completo isolamento rispetto ai Comitati territorialmente superiori, e nel quale sono esposte lamentele circa il funzionamento del CLN di Savona a proposito dei suoi rapporti con la provincia e, in particolare con la zona occidentale di essa, fa presente a codesto Comitato: Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria approva e dà sanzione alla delega di poteri che per il periodo cospirativo il CLN di Savona ha concesso al CLN circondariale di Albenga. Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria ritiene assolutamente necessario che i contatti fra il Comitato di Albenga e quello di Savona siano costanti e frequenti. Altresì ritiene che a liberazione avvenuta il CLN provinciale tenga presente che siano rappresentati nelle cariche, ed in qualsiasi altro organismo che esprime la volontà antifascista della provincia, il CLN  di Albenga e gli interessi dell'antico circondario di Albenga, che si è acquisito particolari meriti in questi duri momenti della Lotta di Liberazione. Il CLN per la Liguria"

8 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 8, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Trasmetteva le informazioni ricevute il 6 marzo dal Distaccamento "Torcello" della II^ Zona Operativa Liguria.

8 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al capo di Stato Maggiore della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che era stato dato incarico a 2 garibaldini di ritirare gelatina ed esplosivo 808 inglese presso il Distaccamento "Torcello" [della II^ Zona Operativa Liguria]; che era fallita la missione per catturare la spia "Pipetta"; che era, invece, stata catturata ad Ortovero una donna sospettata di essere una spia, forse anche responsabile dell'arresto di "Tito".

21 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 224, al comando della III^ Brigata "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] e al comando del Distaccamento "Torcello" - Ringraziava per una fornitura di munizioni.

30 marzo 1945 - Dal comando della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva informazioni sui movimenti nemici alla frontiera italo-francese [linea del fronte] dovendo inviare segnalazioni urgenti del proprio SIM alla missione alleata in Piemonte.

1 aprile 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 123 bis, al comando della VI^ Divisione ed al CLN di Alassio (SV) - Segnalava che il comando del Fascio Repubblicano era in possesso di un elenco di partigiani, consegnato dal maresciallo Gargano alle autorità repubblichine di P.S. e poi al Fascio e forniva i 29 nomi dei mentovati partigiani perché il CLN potesse avvertirli.

8 aprile 1945 - Da "Dario" [Ottavio Cepollini] alla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che stava indagando sul parroco di Pogli [Frazione di Ortovero (SV)] e sul podestà di Vendone (SV); che "Pipetta" era già stato nascosto dai tedeschi; che il 7 aprile i nazisti avevano requisito animali da traino per il trasporto di materiale bellico dai fortini alla stazione di Albenga; che si erano presi accordi con 7 militari della GNR di Albenga per il loro passaggio alle formazioni partigiane di montagna a condizione di portare 1 mitragliatore, 2 mitra, 4 fucili ed una cassa di munizioni...

10 aprile 1945 - Dalla I^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Gin Bevilacqua" [della II^ Zona Operativa Liguria] ai comandi della II^ Divisione "Felice Cascione" e della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"  Segnalava che un informatore repubblichino aveva dichiarato che i soldati di Salò dei reparti di Imperia, Albenga, Savona, Cadibona avevano ricevuto l'ordine di compiere un rastrellamento per aprirsi una strada in vista di un possibile sganciamento dalla riviera di ponente.

11 aprile 1945 - Dal comando del Distaccamento "Silvio Torcello" della III^ Brigata "Libero Briganti" [II^ Zona Operativa Liguria] al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava la necessità di un bombardamento in una località a 7 km. da Finale Ligure (SV), in cui erano dislocati circa 1.000 uomini ben equipaggiati, anche di armi pesanti, che in quella zona la popolazione appoggiava in gran parte la repubblica sociale e che le forze nemiche che presidiavano Bardineto (SV) e Calizzano (IM) [in Val Bormida] da alcuni giorni avevano abbandonato quei paesi.

13 aprile 1945 - Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" [di Albenga (SV)] al Rappresentante [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] dell'Alto Comando Alleato ed al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Comunicava che come da accordi presi iniziava il servizio informazioni; che i tedeschi avevano asportato dal forte di Zuccarello tutte le munizioni; che facevano la stessa operazione dai magazzini situati nei pressi di Albenga; che l'11 aprile era transitato "da est ad ovest un camion con rimorchio carico di 70 fusti pieni di benzina"; che nella galleria tra Ceriale e Borghetto vi era un treno blindato, armato con 4 pezzi da 120 e con 2 mitragliatrici da 20 mm; che il nemico aveva intensificato la sorveglianza nelle valli vicine ad Albenga sino ad istituire un nuovo posto di blocco sulla strada Arnasco-Albenga-Coasco [Frazione di Villanova d'Albenga (SV)].

15 aprile 1945 - Da un'informatrice alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che il podestà di Stellanello (SV) era amico del commissario repubblichino di polizia Piccheddu di Alassio e che del dottor Massone, tornato a casa, non si sapeva se si sarebbe fermato a lungo.

17 aprile 1945 - Dal comando del Distaccamento "Silvio Torcello" della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava che il fotografo Aristide Piccioni, abitante con il fratello sarto a Briga [La Brigue, Val Roia francese, dipartimento delle Alpi Marittime], "esplica servizi di spionaggio a favore delle forze della RSI".

18 aprile 1945 - Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" [di Albenga (SV)] al rappresentante dell'Alto Comando Alleato [ufficiale di collegamento, capitano del SOE britannico, Robert Bentley] ed al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che il 17 aprile erano transitati sulla via Aurelia in direzione ovest 2 camion, 6 auto, 5 autocarri tutti vuoti, verso est 1 camion coperto, 1 camion vuoto, 1 treno carico di paglia e fieno; che il presidio di Coasco era partito per il fronte; che il figlio del maggiore Vignola agiva come spia.

20 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 58, al comando della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [della II^ Zona Operativa Liguria] - Si comunicava che "in risposta alla richiesta sul movimento delle forze nemiche sulla frontiera italo francese le informazioni sono poco attendibili, dato che c'è continuo movimento e continuo spostamento delle forze verso la strada n° 28...".

23 aprile 1945 - Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che veniva inviata in allegato una lettera del "capitano Roberta" capitano Bentley] per la missione alleata dislocata presso la I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [della II^ Zona Operativa Liguria]...

23 aprile 1945 - Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" [di Albenga (SV)], prot. n° 60, al rappresentante dell'Alto Comando Alleato [capitano Bentley] - Segnalava movimenti nemici quali, sulla via Aurelia il 21 aprile 3 camion diretti ad est che trasportavano truppe ed un mezzo d'assalto, un treno da Ventimiglia per Savona carico di materiale, "Dalla stazione di Albenga sono stati caricati 40 carri agricoli, munizioni, mine e materiale vario diretti a Garessio via colle San Bernardo".

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

Russo Pierluigi: nato a Voltaggio (Al) il 2 giugno 1909. Ufficiale della Brigata Nera di Albenga
Rapporto dei carabinieri di Albenga del 24.6.45: Il dottor Russo Pierluigi giunse ad Albenga verso la metà del febbraio 1945 in servizio presso la locale brigata nera. Dimostrò subito particolare zelo nel coadiuvare la Feldgendarmerie di Albenga che in quel periodo spiegava una feroce attività di intimidazione attraverso l’uccisione di numerosi ostaggi. Il dottor Russo era coadiuvato dalla sua amante Andreis Anna, la quale esercitava la sua deleteria influenza sul maresciallo della Feldgendarmeria Strupp, di cui contemporaneamente ne era l’amante. Il dottor Russo vantava la sua appartenenza alla brigata nera e si dichiarava fervente nazifascista. Portava sulla manica destra della giubba la scritta “Per l’onore d’Italia”.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia,  StreetLib, Milano, 2019 

Le cose si facevano più complicate all’estremità occidentale del dispositivo della divisione “Bevilacqua”, dove la Terza Brigata doveva affrontare una crescente pressione nemica sulle vie di comunicazione. Il mese [marzo 1945] si era aperto con alterni, fitti scontri e scaramucce di varia portata che denunciavano la lotta in atto per il controllo strategico della zona di Bardineto, dove confluiscono le strade provenienti da Albenga e da Borghetto Santo Spirito. Ma il 6 marzo la brigata mise a segno uno dei suoi colpi più brillanti. Durante la notte elementi del distaccamento “Torcello” penetrarono nell’abitato di Loano con l’aiuto e la copertura dei sapisti locali del “Boragine” e si diressero a colpo sicuro verso l’albergo Vittoria, dove era stata segnalata la presenza di un nucleo di polizia investigativa. Qui, a dispetto della sorveglianza nemica (non troppo vigile, in verità, dal momento che per ragioni di segretezza quasi nessuno sapeva dell’esistenza del centro di controspionaggio), i partigiani catturarono due esponenti dell’UPI tra cui Giovanni Illegittimo, che comandava lo spionaggio fascista tra Savona ed Alassio. Condotti in montagna, i prigionieri furono rapidamente processati e fucilati. Le prove per la condanna furono fornite dai documenti riservatissimi di cui i partigiani si erano impadroniti: si trattava di una notevole mole di documenti nei quali erano indicati con precisione molti esponenti dei CLN locali e delle SAP della zona tra Loano e Finale, tra i quali l’avv. Rembado, il maestro Acquamorta, Panizza, Orso e De Vincenzi senior. Subito avvisati, poterono mettersi al sicuro per tempo.
Stefano d’Adamo, Op. cit. 

Una vista sulla piana di Albenga

19 febbraio 1945 - Da Paolo Pini della Brigata Nera al comando della Brigata Nera di Alassio - Segnalava che alcuni "ribelli" avevano sottratto un autovettura Fiat, dal tettuccio apribile, di cui si fornivano numeri di targa, di telaio, di libretto di circolazione, affinché i dati fossero all'attenzione dei posti di blocco.
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. Tomo II
 
Ad Albenga la brigata SAP “G. Mazzini”, con il riconoscimento della funzione del CLN circondariale ingauno, ottiene l’autonomia operativa sino alla fine del conflitto. Non risulta ufficialmente nell’organico della divisione imperiese “G.M. Serrati” anche se i rapporti con l’organizzazione a cui inizialmente faceva capo, non hanno avuto soste, e i contatti di collaborazione tra i combattenti imperiesi e i sapisti di Albenga sono ricorrenti.
Dalla relazione conclusiva dell’attività della Brigata SAP “G. Mazzini”:
“Successivamente le squadre SAP albenganesi vennero inquadrate nella Brigata SAP “G. Mazzini”, dislocata su tutto il territorio del circondario con i distaccamenti nelle città ed in ogni paese dell’entroterra. Le squadre per tutto il periodo della lotta effettuarono audaci colpi di mano contro i presidi nazifascisti; avvicinarono militari della RSI per persuaderli a passare nelle fila della Resistenza; svolsero servizio informativo (SIM), organizzarono collegamenti tra la montagna e la città e tra i vari CLN; prelevarono fondi, viveri, medicinali, armi e munizioni per l’invio regolare alle formazioni cercando di eludere i numerosi posti di blocco nazifascisti. La brigata SAP “G. Mazzini” … si trovò verso novembre ad agire in una situazione di grave pericolo. Nel periodo autunno 1944- inverno 1945 venne installata in Albenga la Feldgendarmeria nel palazzo INCIS: il luogo divenne tristemente famoso perché di qui vi passarono i sapisti della “G. Mazzini” ed i membri del CLN caduti nelle mani del “boia” Luciano Luberti… che eseguiva alla lettera le direttive di Himmler e di Hitler contro la resistenza e le inermi popolazioni dell’albenganese… Nelle celle del palazzo INCIS si ammassavano esseri umani dai volti sfigurati e sanguinanti: le percosse si alternavano alle più efferate torture. Peggior sorte toccò alle donne… Alla liberazione nelle fosse della marina furono riesumate 59 salme di patrioti orrendamente sfigurati. La brigata SAP “G. Mazzini” non figura negli organici della Divisione SAP “G.M. Serrati” di Imperia e “A. Gramsci” di Savona, in quanto forza militare alle dirette dipendenze del CLN circondariale albenganese. Pertanto seguì le varie modifiche politiche-organizzative che caratterizzarono il CLN di Albenga diretto da Emidio Libero Viveri.”
Redazione, Arrivano i Partigiani, inserto "3. Le squadre di Azione Patriottica nel savonese (prima parte)", I RESISTENTI, ANPI Savona, 2001

Il Comando di Zona di Savona aveva ricevuto da circa un mese le direttive del “Piano A” per la liberazione del territorio ligure stilate dal rinnovato Comando Militare Regionale Ligure (nel quale rivestiva la carica di vicecomandante l’ex ispettore delle Brigate Garibaldi per il Ponente Carlo Farini, che aveva mutato il suo nome cospirativo, “Simon”, in quello di “Manes”). In generale le SAP e i partigiani scesi a rinforzarle avrebbero dovuto affrontare una difesa cittadina statica, mentre i reparti di montagna si sarebbero dovuti impegnare contro una notevole massa di armati in rapido movimento per intralciarne la ritirata, in sintonia con le operazioni alleate. Quanto ai compiti specifici che il Comando Regionale aveva affidato alle unità del Savonese, la Seconda Brigata “Sambolino” avrebbe dovuto unirsi ad aliquote della divisione “Mingo” e recarsi in Sesta zona, sulla strada del Turchino, per bloccare ogni movimento di truppe verso Genova; la divisione “Bevilacqua”, oltre naturalmente a liberare Savona, era tenuta a bloccare i transiti sui colli di Cadibona, del Giovo, del Melogno e, in collaborazione con la divisione “Bonfante” della Prima Zona (Imperia), di San Bernardo di Garessio.  [...] Nelle prime ore del 25 aprile la Terza Brigata “Libero Briganti” scese ad occupare Vado Ligure con il supporto della brigata SAP “Corradini”; frattanto la Quarta Brigata “Carlo Cristoni”, escluso il distaccamento “Rebagliati” dirottato all’ultimo momento su Finale <81, ben rifornita di bombe da mortaio dopo un eccezionale “colpo” compiuto a Quiliano alcune notti prima, calava su Quiliano stessa e, spazzati via i residui capisaldi nemici perdendo un volontario (Amerigo Moschini “Zizi”), avanzava fino a Valleggia <82. A questo punto una fortissima colonna nemica, composta da tedeschi della Brandenburg che avevano già subito attacchi partigiani nella zona di Albenga, si avvicinò da ponente a Vado e, avuta notizia della presenza dei garibaldini, iniziò a cannoneggiare l’abitato per aprirsi la strada. Per evitare un’inutile strage di civili i partigiani ed i sapisti decisero di ritirarsi dalla cittadina risalendo le colline circostanti, e i nazisti ebbero via libera senza dover combattere. <83
[NOTE]
81. Mario Savoini (Benzolo), Cosa è rimasto: memorie di un ribelle, Savona, Editrice Liguria, 1997, p. 157.
82. Cfr. Giorgio Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, ed. 1985, vol. II, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, p. 832, Colpi di mortaio… cit., pp. 45 - 53, M. Calvo, op. cit., p. 410.
83. G. Gimelli, op. cit., ed. 1985, vol. II, pp. 832 e 833.

Stefano d’Adamo, Op. cit.

lunedì 27 luglio 2020

Il comandante partigiano Curto a febbraio 1944...

Prelà (IM). Fonte: Mapio.net

Oltre ai gruppi di cui si è or ora parlato, molti altri ve ne furono, più o meno isolati, e sparsi un poco dovunque. Per quanto è possibile, essi si tennero tutti in collegamento con gli organizzatori antifascisti rimasti in città.
Il gruppo dei fratelli Serra e di Ricci Raimondo era stato collegato per qualche tempo anche con un altro gruppo di circa quindici uomini, pur esso sistemato a monte di Tavole [n.d.r.: Frazione del comune di Prelà (IM)], e del quale uno degli esponenti principali era Demossi Pietro, direttamente collegato con lo scrivente. Il Demossi, rientrato dalla Francia - dove era militare - il 19 settembre 1943, era salito in montagna con alcuni amici intorno ai giorni 23-24 settembre 1943. [...] Per l'adesione ad una formazione unitaria, che si cercava di costituire, il Demossi era stato interpellato una prima volta da Amoretti Filippo di Tommaso, della corrente comunista, il quale dapprima era in un gruppo presso Moltedo [Frazione del comune di Imperia] e poi si era per qualche tempo fermato nel gruppo dei Sella; poi, da Ricci Raimondo era stato invitato per uno scambio di vedute nella villa di Carlo Carli alle Cascine [n.d.r.: zona di Oneglia ad Imperia], dove era presente il Carli e dove il Demossi si recò insieme col Ricci, il quale sostenne appunto l'idea dell'adesione; infine aveva avuto un colloquio con Cascione in un occasionale incontro nelle vicinanze del Monte Acquarone; ma il gruppo si sciolse nel dicembre 1943 o agli inizi del gennaio 1944, quando non si era ancora giunti ad una conclusione definitiva. Gli uomini del gruppo tornarono in città. Il Demossi andò nuovamente in Francia. In seguito qualcheduno degli uomini ritornò in montagna nella primavera del 1944: fra essi il Demossi, il quale, avviatosi con un altro giovane, Bruno Francesco, per raggiungere le formazioni di Martinengo [Eraldo Hanau], dapprima si ferma in Tavole, dove si incontra con Sebastiano o Nino Verda e con Carlo Carli; poi, atteso invano Sicardi Vincenzo, che avrebbe dovuto percorrere la strada insieme con loro, prosegue - sempre col Bruno Francesco - fino alla Mezzaluna [n.d.r.: Passo nel comune di Rezzo (IM)]. Qui i due incontrano Curto [Nino Siccardi], che li invita a fermarsi nelle sue formazioni; essi accettano e si fermano pertanto in un distaccamento garibaldino dislocato alla Mezzaluna, dal quale il Demossi, poi, passerà alla "Fenice". Nel primitivo gruppo del Demossi vi era anche Deri Ernesto [...] ucciso il 15 febbraio [1945] nel camposanto di Oneglia [...]
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia 
 
I primi mesi della resistenza imperiese furono caratterizzati da un lato da un’opera di organizzazione dei vari gruppi clandestini sorti nei maggiori centri rivieraschi e dall’altro dalla creazione delle prime bande che presero vita in montagna e nelle alture poste in vicinanza delle città. Il fenomeno della nascita del movimento resistenziale aveva incontrato una certa difficoltà, che in sostanza si riscontrava un poco dovunque. Fra i giovani fuggiti in montagna subito dopo l'armistizio alcuni erano tornati in città dopo una breve permanenza alla macchia, altri si limitavano a tenersi nascosti, ma non erano disposti a formare gruppi di combattimento. Le prime bande che si formarono furono quella di Cascione, alle spalle di Imperia, e quella di "Tento", Pietro Tento, e di "Vittò", Giuseppe Vittorio Guglielmo, le quali ultimo agivano nella parte occidentale della provincia di Imperia in Alta Valle Argentina con base alla Goletta di Triora (IM). Dalla banda Cascione, dopo la morte di "U megu", si erano originati altri nuclei combattenti, i quali erano stati riuniti sotto un unico comando che aveva come scopo quello di coordinare le azioni fino ad allora estemporanee e isolate. Quel comando fu affidato a Nino Siccardi, "Curto". Oltre alle bande di Tento e di Vittò, erano operanti il gruppo di "Tito" (Rinaldo Risso), che era dislocato nei pressi di Rezzo (IM); quello di "Cion" (Silvio Bonfante) in valle Arroscia, il gruppo di "Ivan" (Giacomo Sibilla), che si spostò nei pressi di Caprauna (CN). Tra Val Nervia e Valle Argentina andavano formandosi altre bande: da quella di "Erven" (Bruno Luppi) a quella di "Marco" (Candido Queirolo). Altri distaccamenti operavano senza essere ancora ancora inquadrati regolarmente: "Gori" (Domenico Simi), "Gino" (Luigi Napolitano), "Artù" (Arturo Secondo), "Peletta" (Giovanni Alessio), "Fragola" (Armando Izzo), "Leo" (Stefano Carabalona). Nei primi giorni di aprile 1944 Erven si incontra con Curto a Costa di Oneglia, presenti il savonese Libero Briganti (Giulio), Giacomo Sibilla (Ivan), Vittorio Acquarone (Marino) e Candido Queirolo (Marco); si decise di raccogliere tutte assieme una ventina di bande sparse sul territorio per costituire la IX Brigata d’assalto Garibaldi “F. Cascione”, che nel luglio si trasformava in divisione, la Divisione "Felice Cascione", articolata su due brigate.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020 
 
[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

Intanto si andavano formando molte altre bande anche nella parte occidentale della provincia, tra cui una sorta nell'Alta Valle Argentina, quella costituita da Ivano [altro nome di battaglia Vitò, o Vittò, Giuseppe Vittorio Guglielmo], già combattente repubblicano in Spagna, che radunò nei pressi di Loreto di Triora (IM) molti giovani ed ex militari, i quali ultimi recavano le armi che avevano celato dopo la disfatta dell'esercito.
Vitò fu coadiuvato nell'organizzazione della banda da un sergente maggiore dei reparti G.A.F. (Guardia Armata alla Frontiera), Francesco Tento.
I primi ad accorrere all'invito di Vitò furono i giovani dell'Alta Valle Argentina.
Fu merito di Vitò e di molti altri comandanti partigiani essere riusciti ad incanalare nella guerriglia anche molti ex militari di carriera, stimolati a mettere con l'esempio a disposizione dei giovani la loro esperienza bellica precedente.
La banda di Vitò si stabilì in una zona sopra Cetta, Frazione di Triora (IM), La Goletta, situata in un punto strategico per la guerriglia.
 [...] Curto [Nino Siccardi] assunse in seguito alla morte [27 gennaio 1944] di Felice Cascione, primo capo partigiano, il comando degli uomini della banda, che poi si dividerà in due gruppi, uno comandato da Vittorio Acquarone (Marino), l'altro - stabilito nella zona di Magaietto, in Diano Castello (IM) - da Tito [o Tito R., Rinaldo Risso].
[...]  A febbraio 1944 le autorità fasciste procedettero in provincia di Imperia ad alcuni arresti di patrioti.
Per facilitarsi la cattura di partigiani i repubblichini avevano ordinato di affiggere all'interno delle porte d'ingresso delle singole case fogli riportanti i nomi degli abitanti.
Il 22 febbraio 1944 i partigiani dei raggruppamenti di "Tito" [Rinaldo Risso] e di Acquarone [Vittorio Marino Acquarone] vennero riuniti, insieme ai volontari nel frattempo giunti in montagna, in un unico Distaccamento di cui era comandante "Tito" [Rinaldo Risso] e di cui era  commissario politico "Giulio" (Libero Briganti).
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

In dicembre [1943] andai a casa, dove arrivai prima di Natale [...] ero venuto a conoscenza di uno scontro di ribelli imperiesi a Montegrazie; a Rezzo erano stati disarmati i carabinieri [...] a febbraio [1944] decisi di recarmi in provincia di Cuneo con l'obiettivo di arruolarmi nelle formazioni di G.L. [Giustizia e Libertà]. Messomi in cammino al mattino presto mi trovavo già nei pressi di San Bernardo di Conio [Frazione  di Borgomaro (IM)], quando incontrai un uomo che salutai con il buongiorno senza fermarmi. Era il Curto [Nino Siccardi], che io ancora non conoscevo [...] Si qualificò come comunista, responsabile delle formazioni partigiane che agivano nella zona. Io gli raccontai le mie brevi esperienze di ribelle e la mia intenzione di raggiungere le formazioni G.L. nel cuneese [...] Gli dissi che mi sarei fermato a Carpasio [n.d.r.: oggi nel comune di Montalto Carpasio (IM)] presso un conoscente (Paolo Gallo detto Paulò) e lì avrei aspettato sue notizie. Ritornammo a San Bernardo di Conio insieme; l'uomo mi piaceva [...]
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994

giovedì 16 aprile 2020

... i fascisti scappando abbandonarono 2 muli

Badalucco (IM)
 
Il 6 gennaio 1945 ebbe luogo un vasto rastrellamento a danno dei garibaldini della II^ Divisione  "Felice Cascione" nei pressi del Passo della Verna.
La "befana" di quell'anno fece trovare nella calza degli imperiesi un'abbondante nevicata, che non impedì agli uomini del II° Distaccamento "Novella" del I° Battaglione "Carlo Montagna" della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" di riuscire a sganciarsi dal nemico in Località Binelle del comune di Montalto Ligure [oggi Comune di Montalto Carpasio (IM)].
I patrioti trovarono difficoltà a mimetizzarsi tra gli spogli tronchi dei castagneti, ma avevano dalla loro la cancellazione delle impronte in cagione della bufera che imperversava.
I due austriaci che avevano disertato dal Distaccamento probabilmente avevano indicato la via ai nazisti, ma di loro non si seppe più nulla.
Sempre il 6 gennaio ebbe luogo un altro rastrellamento, in Valle Argentina.
Tre colonne nemiche provenienti da Molini di Triora, Diano Marina ed Imperia si concentrarono intorno a Badalucco.
Erano composte in massima parte da fascisti e repubblichini, quasi tutti liguri, molti dei paesi vicini alla zona di queste azioni. Pochi i tedeschi. Prima di arrivare bruciarono quasi tutte le case incontrate sui tragitti percorsi.
I nazifascisti cercavano di individuare nei pressi di Montalto l'abitazione di Fedè, che fungeva  da recapito della II^ Divisione. E trucidarono a Badalucco tre civili sorpresi per strada.
Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999   
 
... ultimo rastrellamento tedesco-fascista in Valle Argentina. Esso fu stroncato dalla nostra artiglieria al mattino dell'Epifania: per la prima volta usammo cannoni provvisti di congegno di puntamento.
Andrea (partigiano, al momento ancora ignoto, con ruolo di rilievo in seno alla V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione), Lettera dei primi del 1945 indirizzata ad un dirigente del Partito d'Azione a Milano, documento oggi in Fondazione Gramsci
 
6 gennaio 1945 - Da CORPO VOLONTARIO DELLA LIBERTA' ADERENTE AL C.L.N.,  Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni", prot. n° 253, al comando della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" e p.c. al comando della V^ Brigata - Informazioni militari: "Oggi forze nazifasciste hanno effettuato un rastrellamento a Badalucco. Si calcola siano stati impiegati per detto rastrellamento più di Cinquecento uomini, i quali hanno occupato il paese con manovra avvolgente, provenienti da Molini di Triora, Diano Marina ed Imperia valicando Passo Veina, S. Remo, Ceriana seguendo la via del Passo S. Bernardo.
I nazifascisti hanno bruciato quasi tutte le case di campagna che hanno incontrato sul loro cammino.  Le forze provenienti da Molini, arrivate al ponte rotto di Montalto che era ancora notte, cercarono della casa di Fedè (Recapito della Divisione).
Verso le ore 9.30 i nazifascisti sono entrati in Badalucco dove sono andati di casa in casa cercando munizioni. È stata bruciata una casa dove è stato trovato un moschetto, un'altra  dove è stata trovata della munizione ed è stata fatta saltare... Tre individui borghesi sorpresi per la via sono stati vilmente trucidati. Alle ore 15 pomeridiane i primi reparti di nazifascisti hanno lasciato Badalucco diretti verso Taggia. In questo primo gruppo ho contato 160 uomini. 4 gruppi di 25 o 30 uomini, i rimasti, lasciavano il paese, diretti, parte verso Taggia, parte verso Carpasio e parte verso Molini di Triora. Questi ultimi sono stati attaccati da squadre di Garibaldini della V Brigata. Durante tale attacco i repubblichini perdevano un mortaio da 81 mm.
Alle ore 16.30 una pattuglia composta di 7 uomini, gli ultimi rimasti, lasciava Badalucco e si congiungeva con un gruppo di 50 uomini che attendevano subito fuori il paese.
Al detto dei fascisti che hanno preso parte all'azione, dovevano circondare Badalucco sino dalle 5 del mattino. Tutto ciò è fallito perché al passo di Veina hanno smarrito la strada.
Si è notato che la forza adoperata per questo rastrellamento era composta in massima parte da fascisti e repubblichini, quasi tutti liguri e dei paesi a noi vicini. Pochi erano i tedeschi. il responsabile S.I.M. di BRIGATA (Brunero) [Franco Bianchi]"
da un documento Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), Op. cit. - Tomo II

[ n.d.r.: quasi tutti i documenti partigiani, anche se scritti nelle condizioni difficili che ben si possono immaginare, anche quelli vergati a mano, riportavano la dicitura Corpo Volontari della Libertà (costituitosi il 19 giugno '44)  ]
 
Taggia (IM): uno scorcio

Gli attaccanti si diressero subito dopo a Taggia, a Carpasio e a Molini di Triora.
La colonna nemica, forte di 40 unità, che tornava a Molini di Triora, fu avvistata dai Distaccamenti Mia e Serpe.
I garibaldini si attestarono allora sotto Glori, Frazione di Molini di Triora (IM), facendo un fuoco incrociato, che obbligò i repubblichini prima a disperdersi, cercando rifugio anche nei tombini, e quindi a scappare.
I patrioti recuperarono due muli, uno carico di un mortaio da 81 mm e relative munizioni, l'altro di... dolci già pronti per la befana fascista.
"... i fascisti scappando abbandonarono 2 muli, uno carico di un mortaio da 81 mm e rispettive munizioni, l'altro di dolci per festeggiare la befana fascista" così, in effetti, lasciò scritto in una sua relazione al comando partigiano Giovanni Jeannot/Monaco Rebaudo *, partecipe anch'egli di quello scontro del 6 gennaio 1945 contro i militi fascisti del Battaglione Monterosa di stanza a Molini di Triora.
Dalla testimonianza di Pippo Rebaudo, conservata presso l'Archivio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, si ottiene la conferma dell'episodio dei muli abbandonati e si apprende che il giorno dopo lo scontro testé rammentato il comandante del presidio fascista di Molini di Triora avrebbe detto alla popolazione: "Ho compiuto molti rastrellamenti  in Croazia, ma non ho mai avuto paura come ieri".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

* Giovanni Rebaudo [famiglia di Pigna (IM), poi residente a Ventimiglia dalla Liberazione sino alla morte], nato a Monaco Principato il 29 novembre 1921. Militò nella Resistenza in seguito ai bandi di arruolamento della R.S.I. del 24 giugno 1944. Come molti altri giovani preferì combattere per la libertà, anziché al servizio dell'occupante tedesco. Entrò a far parte del Distaccamento di Buggio [Frazione di Pigna (IM)] comandato da Carlo Cattaneo "Carletto", di Ventimiglia, Distaccamento che operava nella zona di Carmo Langan [Comune di Castelvittorio (IM)]. Dopo una settimana, il 2 luglio 1944 ebbe il suo battesimo del fuoco con la battaglia di Castelvittorio. Dopo il relativo sbandamento si ricompose a Cima Marta un distaccamento comandato da Basilio Mosconi [Moscone, in seguito comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"]. Con questo partecipò a numerose ed importanti azioni: a fine luglio 1944 distruzione del ponte della "Bunda" di Pigna [n.d.r.: si trattava in effetti di un altro ponte, sito più a valle, prossimo ad Isolabona] per tagliare i rinforzi ai tedeschi; a Passo Muratone e Monte Lega con la cattura di un cannone nemico, che venne poi usato contro la caserma di Dolceacqua (IM); presa di Pigna e difesa della sua Repubblica Partigiana. Tra l'8 e il 18 Ottobre 1944 partecipò con tutta la II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" alla ritirata su Fontane [Frazione di Frabosa Soprana (CN)] passando da Viozene [Frazione di Ormea (CN)]. In novembre ci fu il rientro in Liguria a riprendere i territori abbandonati, ricostituendo le Brigate. A marzo andò in missione a Pigna per ricostituire una formazione: qui subì il rastrellamento del 10 marzo 1945 che portò alla cattura di numerosi ostaggi ed alla fucilazione di 14 suoi compagni partigiani a Latte [Frazione di Ventimiglia (IM)]. Il 24 aprile 1945 era con tutta la  II^ Divisione "Felice Cascione" a Baiardo (IM) quando il Comandante Vitò [Vittorio Giuseppe Guglielmo] dispose il piano di occupazione della costa...   
Vittorio Detassis 

sabato 11 aprile 2020

Lo spettacolo del nostro esercito che si dissolve è impressionante

Ormea (CN): un vicolo. Fonte: mapio.net

In base agli accordi presi a Casalecchio, nei pressi di Bologna, tra comandi supremi italiano e tedesco il 15 agosto 1943, la sostituzione del contingente italiano in Provenza con quello tedesco avrebbe dovuto ultimarsi entro il 9 settembre '43. Mentre le operazioni si stavano ultimando, giunse al comando dell'armata una comunicazione, "Memoria 44", in cui in previsione di una possibile aggressione tedesca veniva disposto che le divisioni Pusteria e Taro della IV armata fossero raccolte nelle valli Roja e Vermenagna "per interrompere le vie di comunicazione della Cornice..."
Mario Torsiello (a cura di), Le operazioni delle unità italiane nel settembre-ottobre 1943, Stato maggiore dell'Esercito, Ufficio storico, Roma, 1975 
 
Imperia: un'immagine datata della Caserma Crespi

A partire dal 25 luglio 1943, data della caduta di Mussolini e del fascismo, i tedeschi iniziarono ad attuare loro piani già pronti, facendo affluire truppe dal Brennero e dalla Francia, che si insediarono in seguito anche in provincia di Imperia.
Già dall'agosto 1943 a ridosso dei valichi appenninici e delle Alpi Liguri sono presenti le divisioni tedesche 76^ e 94^, appartenenti all'87° Corpo d'Armata. 
Altre quattro divisioni tedesche, la 157^, la 356^, la 715^ e la 60^ Panzer, erano dislocate in Provenza [...]
Tuttavia sino all'armistizio di Cassibile non si ha notizia di truppe tedesche stanziate ad Imperia.
Per quanto concerne le truppe italiane in provincia [alla vigilia dell'8 settembre] era operativo il I° Corpo d'Armata, composto dalle divisioni costiere 223^, comandata dal generale Andreoli, 224^, agli ordini del generale Bancale, e Taro, sotto il comando del generale Pedrazzoli.
A partire dall'8 settembre la città di Imperia rappresentava un centro di accoglimento delle forze italiane della IV^ Armata già stanziata in Provenza.
Alla data dell'8 settembre 1943 si trovavano in Imperia, alloggiati presso la Caserma Crespi, tre battaglioni del 41° reggimento fanteria, di cui uno reduce dalla Grecia.
Nella caserma Siro di Imperia Porto Maurizio era presente un battaglione di soldati delle classi 1903-04 richiamati alle armi solo alcuni giorni prima. Altre truppe erano collocate in varie caserme di Imperia per un complessivo di 4500 militari e 200 ufficiali. Ad Imperia era anche presente il cacciatorpediere F.R. 34, in seguito catturato dai tedeschi e ribattezzato T.A. 34.
Nella zona compresa tra Imperia ed Albenga era stanziato il 21° Battaglione Guardia Costiera agli ordini del tenente Fassani.
A Diano Marina (IM) la Caserma U. Comandone fungeva da deposito del 15° Reggimento Artiglieria di Corpo d'Armata, il quale era dotato di cannoni semoventi corazzati. 
Nella parte occidentale della provincia presso la Caserma Umberto I di Sanremo (IM) era accantonato un distaccamento del 90° Reggimento Fanteria e nella Caserma Revelli di Taggia (IM) era collocato il centro automobilistico del 15° Corpo d'Armata...
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
 
A Imperia si trovavano quattro VAS della 5a Squadriglia, al comando del tenente di  vascello  Ludovico  Motta.  L’8  settembre [1943],  su  ordine  del  Comando  Marina  di  Genova,  Motta  uscì  con la VAS  214, per dare la caccia a un sommergibile; fu raggiunto dalla VAS 237, uscita da Portofino. Alle sette del 9, la  caccia  al  sommergibile  fu  interrotta  e  le  due  unità  rientrarono  nei  porti  di  provenienza. Motta, giunto a Imperia alle 12:15, fu informato dal comandante del porto   (tenente colonnello delle capitanerie di porto, Piaggio) della proclamazione dell’armistizio; chiese  istruzioni a  Comar  Genova,  che  gli  disse  di  dirigere  per  un  qualsiasi  porto  a  sud  di  Livorno.  Motta  procedette alla distruzione dell’archivio segreto e, alle 17, lasciò Imperia con le sue unità (214, 208, 219, 220).  Le  unità  procedettero a moderata  velocità,  date  le  precarie  condizioni di efficienza di alcune di loro, verso Capraia. [...] Scontri avvennero a Villafranca e a Mentone, con perdite fra il personale della Marina. Alcuni dei marinai italiani riuscirono a raggiungere la frontiera svizzera e furono internati in tale Paese. [...]  Il  9  settembre  caddero  a  Mentone  il  sottocapo  infermiere  Mario  Acquisti  e  il  cannoniere Armando Alvino. [...] Anche in Francia alcuni marinai riuscirono ad allontanarsi e si mantennero alla macchia o raggiunsero la Resistenza francese. [...]
Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d'Archivio dell'Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale - Anno XXIX - 2015, Editore Ministero della Difesa 

Anche il battaglione della Guardia di Finanza presente a Nizza aveva già ricevuto l'ordine di rimpatrio e nella giornata del 9 settembre da Ventimiglia raggiunse Cuneo e poi Torino, dove fu sciolto. Furono invece internati parte dei  militari della compagnia di Finanzieri di Tolone, mentre quelli della compagnia dislocata in Corsica, dopo aver partecipato ai combattimenti intorno a Bastia, si trasferirono in Sardegna alla fine di ottobre.
Gabriele Bagnoli, La Guardia di Finanza nella seconda guerra mondiale, Tesi di laurea, Università degli Studi di Firenze, Anno Accademico 2013-2014

L'8 settembre 1943 il comando della Wehrmacht di stanza ad Acqui (AL) "alle ore 18.30 dalla radio inglese BBC ed alle ore 19 da quella italiana" precisa Francesco Biga (Il settembre 1943 nell'Imperiese, supplemento a "Storia e memoria", n° 2, 1993) "immediatamente allertava l'87° Corpo d'Armata tedesco: alle 22.25, infatti, il generale Rommel ordinava di disarmare le truppe italiane in base alle misure previste dal piano 'Achse' a iniziare dalle ore 5 del mattino del 9 settembre".
In effetti prima delle 12 del 9 settembre 1943 i tedeschi avevano già preso possesso militarmente della costa ligure tra Genova e Savona e si erano lanciati all'inseguimento, nella parte occidentale della Liguria, dell'Esercito Italiano.
La 76^ divisione tedesca, ricevuto l'ordine, si diresse verso Albenga lungo la Via Aurelia. La 94^ doveva marciare anch'essa verso la città ingauna, oltre che su Imperia, passando nell'entroterra da Carcare-Ceva-Garessio.
Il gruppo tattico della 94^, al comando del colonnello Lodowig, occupata Albenga a mezzogiorno senza incontrare veri e propri ostacoli, giunse in serata a Sanremo e a Ventimiglia, dove si congiunse con la 60^ divisione Panzer proveniente dalla Provenza...
Il grosso della 94^ incontrò invece ostacoli sul suo cammino: il gruppo tattico partito da Alessandria alle ore 6.30 del 9 settembre dovette affrontare alle ore 14 presso Priola (CN) un conflitto a fuoco con soldati italiani condotto rapidamente a proprio favore. "A Garessio alle ore 15" come chiarisce Carlo Gentile ("Notiziario dell'Istituto Storico della Resistenza in Cuneo e provincia", n° 3, 1991) "il gruppo tattico si divise in due tronconi: una parte prese la direzione del Colle di San Bernardo dove si imbattè nella colonna delle truppe italiane provenienti da Albenga". Queste ultime erano reparti della 201^ Divisione Costiera - 5000 uomini - che in un primo tempo rifiutarono di arrendersi, ma che dopo alcune trattative dovettero cedere.
Rocco Fava, Op. cit.

Meno drammatica ma assai amara fu la vicenda che si consumò al Colle di San Bernardo, tra Albenga e Garessio.
Il colonnello Gerolamo Pittaluga decise di trasferire verso i monti del Cuneese le forze schierate tra Ventimiglia ed Albenga <15. Partita il pomeriggio del 9, la lunga colonna si sfilacciò tra sbandamenti e diserzioni per poi attestarsi sul Colle di San Bernardo; ma la mattina dopo Garessio era già occupata da ingenti forze germaniche. Vista la mala parata, non restava che trattare la resa. I tedeschi promisero la libertà in cambio del disarmo; poi, con tipico senso dell’onore militare, deportarono tutti ad Acqui Terme <16, e da lì in Polonia nei tristemente noti stalag. Pochi furbi riuscirono a dileguarsi fra le montagne: a Garessio si contarono 3000 prigionieri e un ingente bottino di armi leggere e pesanti <17.
[NOTE]
15 Ibidem, vol. I, pp. 31 - 32. Le peripezie della colonna che da Albenga risalì verso Garessio sono narrate in R. Lucifredi, Rottami, Oneglia, Dominici, 1982
16 Vedi R. Lucifredi, op. cit., capp. III - IV.
17 G. Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, Farigliano (CN), Milanostampa, 1965-69, vol. I, p. 32.

Stefano d’Adamo, "Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45)", Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000
 
Con l’annuncio radiofonico della capitolazione ad opera del maresciallo Badoglio, la sera dell’8 settembre, la situazione divenne caotica, poiché elementi della 201ª divisione costiera, che stazionavano nella zona di Mentone, ripiegarono in disordine su Ventimiglia [...] De Castiglioni, prima di raggiungere il colle di Nava, provò ad organizzare a Imperia una difesa anticarro sulla via Aurelia, ma il generale Bancale, comandante del XV° CA, gli ordinò di abbandonare i cannoni dopo averli neutralizzati; il 9 settembre alle 7.30 si trovava al colle di Nava, dove una dozzina di carabinieri intercettarono gli sbandati venuti dalla Francia; alle 18, i tedeschi si avvicinarono a Ormea, dove si combatté fino alle 22, prima di imboccare la pista del Passo Tanarello, dove arrivò con un migliaio di uomini alle 9 del giorno 11 <44. Quanto al generale Operti, intendente della 4ª Armata a Beaulieu, decise di rimpatriare rapidamente i fondi in suo possesso per mezzo di due convogli di camion: uno, contenente la cassa principale di Beaulieu (42.696.000 lire e 204.905.000 franchi, più cinque quintali di monete d’argento) raggiunse Savona e successivamente proseguì verso Alba, perdendo lungo la strada qualche veicolo di scorta fermato dai tedeschi a Savona; il secondo, che conteneva la cassa sussidiaria di Mentone (16 milioni di franchi e lire), venne invece catturato a Savona <45.
[NOTE]
44 Ibidem, Cartella 2121/A/3/2, testimonianza del generale Gazzale.
45 R. OPERTI, Il tesoro della 4ª Armata, Torino 1946, pp. 60-62.

Jean-Louis Panicacci, Le ripercussioni dell’occupazione italiana in Francia nella provincia di Imperia, Intemelion, n° 18 (2012)
 
Il secondo gruppo della 94^ Divisione tedesca, che da Garessio (CN) aveva seguito la strada 28 verso Imperia, ad Ormea (CN) venne in contatto con truppe italiane decise a non arrendersi. Ne seguì un duro scontro al termine del quale i tedeschi sgominarono gli italiani.
All'alba del 10 settembre le truppe tedesche lasciarono Ormea e, passando per Pieve di Teco (IM), alle 10.30 raggiunsero Imperia. "Nel corso della medesima giornata disponevano le truppe a presidio della costa" (Gentile).
Emblematico risulta il caso di Ormea (CN), un comune ed un circondario intorno al quale operarono spesso in seguito i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria, segnatamente la VI^ Divisione "Silvio Bonfante". Di Ormea e di quanto vi accadde nel drammatico settembre 1943 scrisse in un diario-memoriale (Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994), che riguarda la zona Ormea-Pieve di Teco per tutto il periodo che va dall'8 settembre alla Liberazione, Nino Barli, podestà di Ormea dopo il 25 luglio 1943, ma subito dimessosi dopo i tragici avvenimenti, qui di seguito riportati con le sue parole. "Fin dal mattino del 10 incominciarono a giungere ininterrottamente dalla costa ligure colonne di militari italiani, anche marinai,  mentre gli ufficiali già in Ormea davano disposizioni per organizzare un poderoso centro di difesa". Venne posto un camion sul ponte dell'Armella ostruendo completamente il passaggio e, come precisò il Barli, "furono posizionate mitragliatrici sulla piazza della Chiesa Parrocchiale, oltreché nei vigneti sovrastanti la Statale 28. Molti soldati, armatissimi e con zaini di bombe a mano, vennero dislocati nelle case private". La popolazione, spaventata per tutto questo muoversi di truppe e temendo il peggio, fuggì in gran numero portandosi dietro quello che poteva.[...]
Di fronte ad un tale dispiegamento di armi e armati, la popolazione, invitata dai generali Bancale, Gonzales, da un altro ufficiale e da un colonnello dello Stato Maggiore, a chiudersi in casa, presa dal panico, già dalle ore 14 aveva incominciato ad abbandonare il paese, portando con sé quello che poteva. Il pomeriggio trascorse in un continuo aumento di tensione per le notizie per le notizie che giungevano e che annunciavano prossimo l’arrivo dei tedeschi.
Ad un tratto lungo la strada si scorse l’avvicinarsi di una grossa colonna nemica proveniente da Garessio, si udì la  prima  raffica di mitragliatrice nei pressi di San Rocco. 

Da quel momento il fuoco andò sempre aumentando di intensità. 
Il fragore era tremendo, l’azione durò due ore e un quarto: dalle 19 alle 21,30, ora in cui gli italiani si arresero.
All’inizio dell’attacco i soldati tedeschi  si  erano divisi  in  tre  colonne: una marciò verso il centro dell’abitato, l’altra s’inoltrò a monte dello stesso,  passando  attraverso  i vigneti, per il sentiero del Rio Arozzo, che porta alla Cappella di San Moro e  la terza, avanzando lungo il Tanaro, raggiunse il così detto Ponte dei Sospiri. In tal modo l’abitato venne a trovarsi sotto un intensissimo fuoco incrociato, le cui conseguenze lasciarono il  segno per molto tempo.
Una volta arresisi gli italiani, i tedeschi  iniziarono uno spietato saccheggio che si protrasse per tutta la notte dell’11 settembre, convinti che la popolazione in massa avesse appoggiato i nostri soldati, lanciando bombe dalle finestre ed azionando mitragliatrici dalle case private. 
Durante i combattimenti caddero cinque nostri soldati ed un ufficiale,  una  decina  di  feriti  furono ricoverati nell’Ospedale.
Correva voce che i tedeschi avessero perduta una trentina di uomini tra morti e feriti, falciati dalla mitragliatrice piazzata in località San Rocco, mentre su autocarri scoperti giungevano  da  Garessio. Ma niente fu possibile appurare. Nei pressi della Chiesa Parrocchiale,  il  tenente delle  SS  che  comandava  la  colonna  di  centro,  ebbe  il braccio destro fratturato in due punti da pallottole, e perciò fu ricoverato  nell’Albergo delle Alpi; al tempo stesso diede ordine che tutta la popolazione maschile dai 18 ai 35  anni venisse deportata in Germania, convinto che avesse appoggiato i  soldati italiani.  
Il  paese  trascorse  qualche ora di terrore ma poi,  grazie all’intervento di una signora tedesca, moglie di un ufficiale, nella zona da più giorni per raccogliere informazioni, fu evitata la deportazione. 
Il giorno 11 settembre, alle ore 10, giunse in Ormea una lunga colonna  di  soldati  italiani  ed  una trentina  di  ufficiali,  fatti  prigionieri durante la notte lungo la Statale 28, tra Cesio e Nava. Erano  settecento circa, affiancati da soldati tedeschi armati di mitragliatori, ed erano avviati ad accamparsi nel campo sportivo.  
La  popolazione  tutta  gareggiò nel provvedere loro viveri, indumenti,  medicine ed  altro. Il Comune  fornì  in  abbondanza  altre provvigioni. I prigionieri bivaccarono  tutta  la notte nel campo, ma il mattino del12, alle ore 8, con una lunga e lenta  tradotta  furono  fatti  partire  per Alessandria.
In Ormea rimasero una  trentina  di  tedeschi a custodia del  deposito del  90°  Reggimento Fanteria,  fornito di una grande quantità di materiale militare che i tedeschi, con cinque torpedoni della ditta Fava di Imperia, trasportarono allo scalo  ferroviario,  caricandolo  poi  su  sessantacinque  vagoni, che avevano per destinazione una località ignota (forse Alessandria).
In previsione di giorni drammatici il Comune di Ormea riuscì a farsi consegnare dall’ufficio dell’ammasso di Ceva circa quattromila quintali di grano che, con l’aiuto degli amministratori della  cartiera, furono ammassati nel Comune e quindi distribuiti alla popolazione. Fu un saggio provvedimento perché, dove si agì diversamente, enormi quantità di grano furono deviate in Germania, con gravi conseguenze per la popolazione... (Barli)
Nei  giorni  successivi  al  12,  i  tedeschi organizzarono una serie di capisaldi; dopo il 15 il gruppo tattico Reich assunse la seguente dislocazione: il Comando a Borgomaro, in Valle Impero; il  Comando del reparto esploratori  della  94a Divisione ad Oneglia, con a capo il capitano  Kohler;  il  2° Squadrone  dello stesso reparto, a Bordighera. Invece ad  Albenga  fu  dislocato  il  Comando del reparto esplorante della 76a Divisione, con uno squadrone ad Alassio. L’artiglieria del 451° gruppo, diviso in due sezioni, prese posizione a Leca di Albenga e nella Caserma U.  Comandone  di  Diano Castello.
Il senso di sbandamento che assaliva la popolazione in seguito all'occupazione tedesca è reso percettibile da un testimone oculare di quei drammatici giorni, Vincenzo Calzia, all'epoca segretario comunale di Borgomaro (IM). Calzia annotò nel suo diario, conservato presso l'Archivio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia: "9 settembre 1943: lo spettacolo del nostro esercito che si dissolve è impressionante". Più avanti Calzia si riferisce alle truppe tedesche "fanno presto a prendere possesso dell'Italia; non li aspettavo. Confesso che ho provato un senso di paura, seguito da un moto di ribellione". Il senso di impotenza e di sconforto trasuda dalle pagine dello stesso diario il 15 settembre 1943 "... la popolazione è terrorizzata: vive sotto l'incubo del peggio. Come si sta male a sentirci soli, senza una protezione, separati dalla nostra gente, vedere la nostra patria annientata!". Il 20 settembre Calzia sottolinea l'arrivo del grosso delle truppe tedesche che "si sono sistemate senza tante cerimonie".
Il comando tedesco il 20 settembre 1943 pubblica un'ordinanza diretta a tutta la popolazione ed ai soldati italiani, che intima la consegna immediata delle armi: tale ordine, tuttavia, sarà completamente ignorato.
Tra le località in cui la popolazione accennò un tentativo di ribellione figura Castellaro (IM), in cui la cittadinanza sabotò i cannoni di una batteria abbandonata dal Regio Esercito.
In alcune località i tedeschi occuparono i presidi militari già del Regio Esercito, ma giungendo dopo che i cittadini avevano già messo al sicuro le armi, come nel caso di Sanremo e di Ventimiglia (IM).
I nazisti ritennero vitale dal punto di vista strategico la Strada Statale 28 Imperia-Ceva e, per tale ragione, insediarono due centri tattici importanti a Pieve di Teco e a Borgomaro (IM). Tali presidi furono creati per fronteggiare un imminente sbarco alleato in Liguria, sbarco che avvenne invece solo il 15 agosto 1944, ma in Provenza.
Rocco Fava, Op. cit., Tomo I
 
Il 14 settembre 1943 venne rastrellata la val Roja, nella quale, in base ai risultati della ricognizione aerea dovevano trovarsi ancora elevati contingenti delle truppe del XV corpo d'armata italiano provenienti dalla Francia.  Non furono tuttavia i soldati di Peiper a ricevere quest'incarico.
Il battaglione si era frazionato nel corso della sua marcia e aveva lasciato reparti a presidio delle città occupate del basso Piemonte - Alessandria, Asti, Alba, Bra, Mondovì, Cuneo - diventando troppo debole per accollarsi ancora questo compito.
... All'alba del 14 settembre, il reparto esplorante (Aufklärungs-Abteilung) divisionale fu messo in marcia da Chivasso alla volta di Cuneo allo scopo di provvedere al rastrellamento della val Roja.
Giunto a Cuneo verso le 9 del mattino, il reparto proseguì attraverso la Vermenagna, passò in val Roja dove catturò a Tenda e a Briga Marittima i resti dei tre battaglioni del 7° reggimento alpini e il 5° reggimento di artiglieria alpina e si spinse fino a Breil.
Qui, dove la strada era stata fatta saltare dai soldati del Regio Esercito in ritirata, fu preso contatto con un reparto della divisione Feldherrnhalle che proveniva dal Nizzardo.
Già il giorno seguente, il grosso del reparto esplorante fu fatto rientrare quasi completamente a Chivasso.
Rimasero nel Cuneese solo alcune aliquote incaricate di effettuare ulteriori operazioni di disarmo in direzione del confine francese.
Vediamo la comunicazione del 15 settembre: "Il disarmo si avvia alla conclusione. Il raggiungimento delle aree periferiche ha portato i seguenti risultati: strada Cuneo, Breglio, nessun ulteriore accertamento del nemico. Aliquote dell'A[ufklärungs] A[bteilung] "LSSAH" inviate da Cuneo verso ovest hanno disarmato a Demonte 30 ufficiali e 20 uomini, a Vinadio 30 ufficiali e 300 uomini della G.A.F. [Grenzjäger].  Le moderne fortificazioni del confine sono libere..."
Carlo Gentile, Settembre 1943. Documenti sull'attività della divisione "Leibstandarte-SS-Adolf Hitler" in Piemonte, in Il presente e la storia: rivista dell'Istituto storico della Resistenza in Cuneo e provincia
 
Ultima categoria a ripiegare nella Riviera dei Fiori fu quella degli ebrei, fino ad allora protetti nella zona di occupazione italiana. Tra loro alcune decine riuscirono a raggiungere la provincia di Imperia il 9 settembre e si stabilirono nei dintorni di Sanremo. Si trattava di Hélène Saulnier e delle famiglie Viterbo, Tarica, Sciarcon, Modiano, Avigdor e Tilche <46.
46 P. VEZIANO, Sanremo. Una nuova comunità ebraica nell’Italia fascista, 1937-1945, Reggio Emilia 2007, pp. 171-178.
Jean-Louis Panicacci, art. cit.

Doc. 33 (BA-MA, RS 2-2/27)
Comunicazioni del Quartiermeister (sezione dello stato maggiore addetta, tra l'altro, ai rifornimenti ed all'amministrazione dei prigionieri di guerra) del II. SS-Panzerkorps all'Heeresgruppe B.
17-9-43: "Lungo la strada Cuneo - Ventimiglia, catturati al Colle di Tenda un btg. ed a Briga due btg. del 7° regg. Alpini. I cannoni del 5° regg. art., in posizione in montagna, privi dei serventi. A Saorgio, il ponte stradale e quello ferroviario fatti saltare [...]".
Carlo Gentile, Op. cit.
 
10.9.1943. Cartolina postale da Ormea a Marina 999 di Tolone, però indirizzata a Nizza. La cartolina non potè essere recapitata per il precipitare degli eventi e venne rispedita AL MITTENTE, reindirizzata a Savigliano ove la signora si era trasferita. Fonte: Riccardo Bertolotto, art. cit. infra

“Ormea 10 sett. 1943
Dario mio, Sebbene sia quasi sicura che non ti giunga questa mia te la invio ugualmente per farti conoscere le nostre buone condizioni di salute. Fino a ieri ho sempre sperato di vedere in mezzo ai numerosi marinai e soldati venuti da tutte le parti della Francia, anche te, purtroppo invece nulla, possibile che ci si debba rassegnare a questa dura sorte. Che disperazione Dario mio! Non per fartene un rimprovero, ma se avessi ascoltato il nostro consiglio!! Io lo sentivo che finiva così. Speriamo che Dio e la Madonna non ci abbandonino del tutto e ci proteggano. Anche noi qui sentiamo le conseguenze e faccio conto di rientrare prima del previsto a Savigliano ove credo sarò più tranquilla. Sta bene, Dario caro, e di buon animo che le cose si aggiusteranno speriamo presto. Ricordi e baci infiniti da Giorgio e da me tua Maria.
Maria Barla. Villa De Michelis. Ormea.”
Riccardo Bertolotto (da IL FOGLIO dell'U.F.S. n. 173), Spigolature, armistizio su due fronti, Il Postalista
 

mercoledì 8 aprile 2020

Attendo i messaggi per i lanci



8 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 197/CL, al comando della V^  Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Il dispaccio riferiva sul capitano "Franco", definito un disgregatore, e sul capitano "Umberto" [Candido Bertassi, già comandante di una formazione partigiana denominata Brigata Alpina, operante tra Baiardo (IM) e Ceriana (IM), che, prima di venire sciolta intorno al 20 settembre 1944, aveva sporadicamente collaborato con i garibaldini e aveva anche momentaneamente incorporato Italo Calvino]; aggiungeva che il capitano "Umberto" aveva rotto con il C.L.N. e sembrava cercare contatti con "Mauri" [maggiore Enrico Martini, comandante del gruppo divisioni alpine autonome] in funzione di contrasto con i garibaldini di "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]; avanzava la richiesta di svolgere accurate indagini circa l'accusa di saccheggi effettuati dalla Brigata.

9 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona al Comando Regionale Liguria - Nella missiva "Mario" [Ottavio Siri, segretario del Comando della I^ Zona] scriveva a "Michele" circa un prossimo incontro e si dichiarava d'accordo con l'interlocutore a non trattare con i nemici. "Hanno preso Luna [Sergio Conterio, verso la fine della guerra quadro del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata]. Parlerà? Attendo i messaggi per i lanci. C'è da fidarsi? Se mi prendono, ha tutto mio papà o mia mamma". 

9 gennaio 1945 - Dal comando [comandante Vitò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo] della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della V^  Brigata - Con la lettera venivano confermati comandante e commissario del I° Battaglione "Mario Bini" rispettivamente "Danko" [Giovanni Gatti] e "Gino" [Luigi Napolitano di Sanremo (IM)] e veniva destituito "Peletta" [Giovanni Alessio], che doveva passare ad un altro Battaglione come garibaldino semplice a seguito di insubordinazione verso il Comando.

9 gennaio 1945 - Dalle forze garibaldine ai funzionari di polizia [della Repubblica Sociale] - Nel volantino risulta scritto: "È da traditori perquisire e opprimere i patrioti. Mussolini non resisterà un'ora alla fine di Hitler".

9 gennaio 1945 - Dal comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 97, al C.O. della I^ Zona - Veniva trasmessa la situazione delle Brigate dipendenti dalla Divisione: la I^ Brigata "Silvano Belgrano" "Mancen" [Massimo Gismondi, comandante] con dei problemi; nella II^, "Nino Berio",  "Ivan" [Giacomo Sibilla] e "Gigi" [Giuseppe Alberti, commissario] non molto idonei agli incarichi; nelle altre "Fra Diavolo" [anche Garibaldi, Giuseppe Garibaldi, poi comandante della IV^ Brigata "Domenico Arnera"] e "Giorgio" [forse Italo Acquarone] assolvevano in modo adeguato i loro incarichi.

9 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione al comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" ed al comando della V^ Brigata - Direttiva: "Tutti coloro che hanno fatto parte delle formazioni garibaldine e che non siano stati espulsi dalle file per sentenza del Tribunale di Brigata o di Divisione devono tuttora considerarsi parte delle Brigate d'Assalto Garibaldi". Ogni garibaldino doveva pertanto regolarizzare la sua posizione rientrando al suo reparto o ai G.T.A.G. (Gruppi Territoriali d'Assalto Garibaldi). Gli inadempienti sarebbero stati considerati disertori e deferiti al Tribunale Militare di Divisione.

9 gennaio 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della VI^ Divisione - Comunicava che una Squadra del Distaccamento "Francesco Agnese" al comando di "Moschin" [Carlo Mosca] aveva attaccato sulla strada statale 28 [del Col di Nava] una pattuglia tedesca nel tratto Pontedassio-Frantoio Biscialla e che erano probabili alcune perdite nemiche [nota di Fava: appurati in seguito 3 morti e 2 feriti].



da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999



venerdì 3 aprile 2020

La divulgazione tra i partigiani imperiesi di un telegramma di Togliatti


Circolare partigiana per la divulgazione di un telegramma di Togliatti - Fonte: Fondazione Gramsci

3 gennaio 1945 - Dal comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" a tutti i reparti dipendenti - Comunicava che "la zona in cui si opera è di immediato retrofronte, per cui serve gente convinta, mettendo al bando ogni forma di disfattismo. Occorre reagire agli atti di vandalismo del nemico". 

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Ettore Bacigalupo” - Direttiva: "Occorre provvedere, nei paesi in cui non vi sono garibaldini, ad inquadrare i giovani nelle squadre di riserva locali. Queste dovranno sorvegliare i passi durante la notte. Si ricorda che l'adesione ha carattere volontario. Il comando di tali squadre spetta al vice comandante di Brigata".

3 gennaio 1945 - Da Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] a Simon [Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria] - Relazione sulla visita del comandante Curto alla Divisione Bonfante.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a Simon - Comunicava che "qualche elemento della Divisione Bonfante si è  presentato ai tedeschi, guidandoli in qualche azione di rastrellamento".

3 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 46, ai comandi dei Battaglioni ["Carlo Montagna", "G.B. Rodi" e "Orazio 'Ugo' Secondo"]: Trasmissione dell'ordine di sorvegliare attentamente la zona di appartenenza. Ricordati i doveri del capopattuglia. Consiglio di continuare l'addestramento all'uso delle armi ed alla guerriglia. Raccomandazione di fornire precise informazioni militari sulle formazioni nemiche.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria, prot. n° 49, al comando della II^ Divisione ed al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante": Comunicazione del contenuto del telegramma di Ercoli (Palmiro Togliatti) del 1° novembre 1944. Monito a combattere ed a coinvolgere nella lotta i contadini.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della II^ Divisione: Incarico ad alcuni partigiani di sgombrare determinati campi minati con il conseguente recupero di ordigni esplosivi.

3 gennaio 1945 - Dal comando della VI^ Divisione ai comandi dipendenti: Precisati i compiti delle varie intendenze.

4 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della II^ Divisione ed al comando della VI^ Divisione: Il massimo di spesa giornaliera per le missioni era fissato in 100 lire. Tutti gli oggetti di valore requisiti dovevano pervenire al Comando di Zona con apposita documentazione.

4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" [comandante Gino Napolitano] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 33, al comando della V^ Brigata: Relazione militare: presenti a Pigna (IM) 60 tedeschi equipaggiati con armi leggere; artiglierie nemiche nel frattempo spostate da Pigna a Passo Muratone, Gouta e Margheria dei Boschi [località di Pigna (IM)].

4 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata, prot. n° 250, al comando della II^ Divisione: Trasmessa la relazione militare del I° Battaglione ricevuta con prot. n° 31

4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione al comando della V^ Brigata: Comunicato che il comandante Gino [Luigi Napolitano, poi vicecomandante della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"], Danko [Giovanni Gatti, comandante di un Distaccamento] e le loro squadre chiedevano chiarimenti sul comportamento dell'ex comandante Peletta [Giovanni Alessio], che si era nuovamente autodefinito comandante del I° Battaglione.

4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione, prot. n° 32, al comando della V^ Brigata: Relazione militare: a Isolabona (IM) presenti 200 tedeschi; 200 tedeschi anche ad Apricale (IM); 300 a Dolceacqua (IM); a Perinaldo (IM) una squadra di 20 tedeschi per riparare la strada Perinaldo-San Romolo; da Sanremo (IM) 2 M.A.S., con a bordo uomini della X^ Flottiglia disertori dalle fila repubblichine, forse diretti alla costa francese. A Baiardo (IM) il tenente dei bersaglieri ben visto dalla popolazione perché per Natale aveva regalato sigarette e liquori. 

5 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" ed al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Si rendeva noto l'arrivo a Taggia (IM) di bersaglieri che avrebbero dovuto compiere rastrellamenti a Sanremo, Ceriana e Valle Argentina. Continuavano i lavori difensivi del nemico sul litorale e lungo la Valle Argentina.
 
5 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Relazione sul mese di dicembre 1944: "riorganizzati i 3 Distaccamenti dipendenti. Uccise 4 spie. Uccisi il 1° dicembre un capitano ed tenente tedeschi. Il 3 dicembre una squadra ha attaccato il presidio dei bersaglieri di Ceriana, uccidendone 20. Il 13 alcune mine provocavano la morte di 16 tedeschi. Il 20 dicembre morivano 2 garibaldini".

5 gennaio 1945 - Da "Nilo" [Quanito De Benedetti] al C.L.N. di Sanremo (IM) - Comunicava che nella notte era avvenuto uno scontro a fuoco tra partigiani e tedeschi nella zona di Madonna della Costa a Sanremo. 
 
6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" [comandante "Giorgio" Giorgio Olivero] a tutti i reparti - Si comunicava che il comandante "Mario" [Carlo De Lucis, commissario della Divisione] era autorizzato a prelevare somme presso il C.L.N. ed i privati.

6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" ai commissari delle Brigate dipendenti - Sollecito a fornire pensieri scritti da garibaldini per creare un giornale partigiano.

6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" al C.L.N. di Imperia - Richiesta di autorizzazione a prelievo forzato di merci varie a carico di 5 privati.

6 gennaio 1945 - Dal Distaccamento di "Pancho" [Giacomo Corradi] al comando del I° Battaglione "Carlo Montagna" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che c'era stato un rastrellamento nemico al Passo della Verna ai danni del Distaccamento "Luigi Novella" del I° Battaglione "Carlo Montagna", ma che erano stati, tuttavia, catturati 2 tedeschi (o austriaci).

6 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. N° 253, al comando della II^ Divisione - Comunicava un rastrellamento avvenuto nella zona di Badalucco da parte di 3 colonne nemiche, provenienti da Molini di Triora (IM), Diano Marina (IM) ed Imperia. Una colonna che lasciava Badalucco era stata attaccata dalla V^ Brigata, che aveva recuperato un mortaio da 81 mm. La forza attaccante era composta in massima parte da fascisti e repubblichini, quasi tutti liguri: pochi i tedeschi.

6 gennaio 1945 - Dal II° Battaglione "Marco Dino Rossi" [comandante "Moscone" Basilio Mosconi] al comando della V^ Brigata - Comunicava che i Distaccamenti "Mia" e "Serpe" avevano effettuato uno scontro a fuoco contro i nemici vicino a Glori [località di Molini di Triora (IM), in Valle Argentina] e  recuperato un mortaio da 81 mm abbandonato dal nemico in fuga.

6 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" al comando della I^ Brigata S.A.P. "Walter Berio" - Si chiedeva, dato che l'8° Distaccamento aveva prelevato senza autorizzazione 40 kg. di olio d'oliva, che poi distribuì alla popolazione, una verifica della correttezza della distribuzione così effettuata e si diffidava dal compiere altre iniziative personali di tale genere.

7 gennaio 1945 - Dalla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] di Fondo Valle della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione - Si avvertiva di un prossimo rastrellamento ad opera della compagnia O.P. del capitano Ferrari di concerto con tedeschi di stanza a Taggia (IM) o nella Val Tanaro. "I 100 uomini della O.P. hanno morale alto e sono forniti di armamento automatico. Ad un milite è stato chiesto il motivo per cui osavano avventurarsi in così  pochi in zone infide". La risposta era stata che potevano per l'appunto contare sul supporto di forze tedesche.

7 gennaio 1945 - Dalla II^ Divisione al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Sulla risposta di giovani alla chiamata alle armi della Repubblica Sociale si opina che "coloro che si sono presentati sono i giovani imboscati di sempre; gli ex garibaldini si contano sulla punta delle dita e sono quasi tutti presi [si contava probabilmente sulla possibilità che questi ultimi facessero da infiltrati]. Da rammentare ai giovani quanto accaduto a Baiardo "dove i giovani presentatisi vennero in parte fucilati ed in parte inviati in Germania. Fenomeno, comunque, da circoscrivere a Molini di Triora, l'unica che ha sempre una netta ostilità contro il movimento partigiano".

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999