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lunedì 8 giugno 2020

Il nuovo recapito del comando partigiano di zona era a Case Carli

Nel territorio di Prelà (IM) - Foto: S.M.
 
L'ulteriore sviluppo della situazione militare durante il mese di dicembre [1944] impose, oltre all'attuazione pratica della circolare n° 23, altre modifiche all'organizzazione militare della Resistenza nell'Imperiese [...] Sulla base delle disposizioni generali del Comando divisioni e brigate Alta Italia, l'istituzione del Comando Zona era già stato consigliato ai primi di dicembre dal garibaldino Raffaele Pieragostini (Rossi), inviato del Comando Regionale, membro del Triangolo Insurrezionale delle brigate Garibaldi della Liguria, provvisoriamente stabilitosi presso il 10° distaccamento "Walter Berio". Il Comando Zona doveva essere composto dal comandante, dal commissario, dal capo di Stato maggiore e dai responsabili dei servizi. [...] Con una lettera del 6 dicembre 1944, inviata a "Simon" [Carlo Farini], "Curto" [Nino Siccardi] aveva intrapreso la discussione sul futuro organico del Comando Zona proponendo Lorenzo Musso (Sumi) come probabile, futuro commissario
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e con patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977


Come si può notare dall'ultima pagina di un documento del 3 agosto 1944, "Simon", Carlo Farini, in precedenza si firmava comandante della I^ e della II^ Zona Liguria - Fonte: Fondazione Gramsci
 
Attestazione della qualifica di partigiano di Lorenzo Sumi Musso. Fonte: Partigiani d'Italia

Tra il 16 ed il 17 dicembre 1944 ebbe luogo nei pressi di Villatalla, Frazione di Prelà (IM), una importante riunione dei capi della Resistenza Imperiese per fare il punto sulla situazione.
Erano, tra gli altri, presenti: Nino Siccardi, "Curto", sino a  quel momento comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"; Giorgio (Giorgio) Olivero, vice comandante; Carlo De Lucis (Mario), commissario; Lorenzo Musso (Sumi), commissario politico al Comando Operativo della I^ Zona Liguria; Bianca Novaro (Rossana), addetta al Comando, Giovanni Acquarone (Barba), addetto alla tipografia.
Nella discussione emerse la nuova situazione in base alla quale le tre Brigate della Divisione si ritrovavano semi-isolate a causa del controllo quasi totale da parte del nemico sia della strada statale Il comando della II^ Divisione decise pertanto di creare due raggruppamenti garibaldini, sufficientemente autonomi, ma sotto la direzione di un Comando di Zona, uno ad est, l'altro ad ovest della SS. 28.
Il nucleo del Comando di Zona venne denominato "Comando Operativo I^ Zona Liguria". Ne diventavano comandante Nino Siccardi, "Curto", commissario Lorenzo Musso, "Sumi", ed ispettore Carlo Farini, "Simon".
Il 19 dicembre 1944 la I^ Brigata "Silvano Belgrano", separata dalla II^ Divisione "Felice Cascione", venne trasformata in Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante", intitolata al valoroso comandante, nome di battaglia "Cion", che l'aveva creata e guidata per pochi mesi, sino alla sua morte in combattimento.
La nuova formazione ebbe come territorio di competenza quello posto a levante della SS n° 28, comprensivo di parte della Val Tanaro, della Val Pennavaira, delle Valli Arroscia e Lerrone, di quelle di Andora (SV), Cervo (IM) e Diano Marina (IM). La Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante" fu costituita su 3 Brigate: la I^, "Silvano Belgrano", la II^,  "Giovanni (Nino) Berio”, la III^, "Ettore Bacigalupo”.
Nei posti di comando della Divisione vennero posti quadri, scelti tra i migliori della Divisione "Cascione". Comandante Giorgio Olivero (Giorgio), vice comandante Luigi Massabò (Pantera), commissario politico Osvaldo Contestabile, vice commissario Gustavo Berio (Boris), capo di stato maggiore Raymond Rosso (Ramon).
Giuseppe Gismondi (Mancen), già comandante della "vecchia" I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano", rifiutando un incarico di maggiore responsabilità, scelse di rimanere al suo posto e venne affiancato dal vice comandante Federico Sibilla (Federico).
Al comando della neo formata II^ Brigata, derivata dall'ex II° Battaglione della "Bonfante", venne posto Gino Fossati (Gino), con commissario Giuseppe Alberti (Gigi).
Mario Gennari (Fernandel) divenne comandante della III^ Brigata, con commissario "Calzolari".
Di conseguenza la II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" subì alcuni cambiamenti nell'organico di comando. Divennero: comandante Giuseppe Vittorio Guglielmo (Vitò/Ivano),  vice comandante Rinaldo Risso (Tito), commissario Ivar Oddone (Kimi) e vice commissario  Beniamino Miliani  (Miliano).
Le due Brigate rimaste di competenza della II^ Divisione ebbero la seguente riorganizzazione: la IV^, "Elsio Guarrini", fu comandata da Carlo Montagna (Milan), con  vice comandante Mario Bruna (Falco), commissario Angelo Perrone (Bancarà/Vinicio), vice commissario Stefano Pastorino (Steno); la V^, "Luigi Nuvoloni", ebbe come comandante Armando Izzo (Fragola Doria).
L'organico della I^ Zona Operativa Liguria a quella data ammontava a 800 uomini per la II^ Divisione, 600 per la Divisione "Silvio Bonfante" e 600 per la Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati".
Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Le formazioni partigiane ad ovest della statale n. 28 erano collegate alla città con strade e mulattiere ubicate sulla direttrice Sant'Agata [Frazione di Imperia]-Conio; pertanto, in relazione alle disposizioni emanate dall'ispettore "Simon", in linea di massima non dovevano utilizzarsi per azioni di guerriglia per non attirare il nemico con operazioni di rastrellamento che avrebbero ostacolato ogni attività. Tramite Sant'Agata giungevano in montagna staffette che recavano notizie politiche, militari, disposizioni del C.L.N., del Comando S.A.P., del SIM di zona, Adolfo Stenca (Rino) e G. Barla ("Dino" o "S 22"), e grandi quantitativi di materiale e di rifornimenti (da una testimoninanza e da una relazione di "Simon" a "Curto" del 5-12-1944, prot. n. 225/V/20). Destinazione primaria la Segreteria di zona che, diretta da Ottavio Siri (Mario), in dicembre aveva sede sulla costa, da cui tutto veniva smistato ai competenti Comandi e all'ispettore "Simon". Attraverso la Segreteria, oltre la distribuzione della corrispondenza, si realizzavano tutti i collegamenti. Il Comando della "Felice Cascione", alcune settimane precedenti la costituzione del Comando I Zona Liguria, aveva posto invece sede provvisoria in località Grillo, presso Tavole [Frazione di Prelà (IM)]; oltre ad alcuni vicini, possedeva depositi di materiale presso Piaggia [Frazione di Briga Alta (CN), si trova alle fonti del Tanarello alle pendici del monte Saccarello (2.200 m) presso il confine con la Liguria e la parte francese della val Roia], in una casa riposta di cui il proprietario era un certo "Cesare", ed a Ormea [in provincia di Cuneo, Alta Val Tanaro] presso l'intendente "Enzo" che custodiva pure il ciclostile  [...]
In ottemperanza alle direttive impartite dal superiore Comando della divisione "Felice Cascione" il Comando S.A.P. ed il C.L.N. provinciale perfezionavano l'organizzazione di una rete di informatori nelle città di San Remo, Taggia, Porto Maurizio, Oneglia, Diano Marina, Cervo, Alassio ed Albenga.
Le informazioni, per giungere con dovuta celerità e regolarità, dovevano pervenire alla Segreteria di zona, indi essere trasmesse al responsabile SIM [Servizio Informazioni Militari] di zona, "Rino" [Adolfo Stenca], che provvedeva ad inviarle ai Comandi di divisione e di brigata. Alla fine di dicembre "Curto" informava il Comando della II divisione "F. Cascione" (lettera n. 16 di prot.) che il nuovo recapito del Comando Operativo I Zona Liguria si trovava presso l'abitazione di "Rodolfo" a Case Carli [località nel territorio del comune di Prelà (IM)], e, quindi, lì doveva avvenire il collegamento.
Francesco Biga, Op. cit.

giovedì 19 marzo 2020

Non è mai stata nostra intenzione invitare i partigiani ad abbandonare la lotta...



Due circolari emanate a fine novembre 1944 dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" sono significative, la numero 22 e la numero 23.

La circolare n° 22 del 21 novembre 1944 conteneva indicazioni sulla funzionalità dei comandi di Divisione e di Brigata, sui tribunali militari, sulla sanità, sulle licenze dei partigiani, sulla manutenzione delle armi e sull'Intendenza.

La circolare n° 23 del 24 novembre 1944 risulta importante per comprendere i nuovi obiettivi dei garibaldini alla luce del "Proclama Alexander", dell'imminente freddo inverno e della perduta speranza, anche in ragione dei non avvenuti lanci di armamenti, di un aiuto immediato da parte degli alleati.

Non si ponevano, pertanto, l'obiettivo di occupare la costa con l'appoggio di un balzo in avanti  alleato, ma di sopravvivere sino a primavera con almeno un numero sufficiente di effettivi e di quadri, nonché di un quantitativo ragionevole di armi, in modo di essere pronti a riorganizzare al meglio le bande quando con la bella stagione tanti giovani sarebbero ritornati in montagna.

Si ridussero allora gli organici delle bande, senza perdere i contatti con coloro i quali andavano a celarsi altrove.
Vennero anche scavati nascondigli sufficienti a contenere tre o quattro persone, delle dimensioni ciascuno di due metri di altezza, tre di lunghezza ed uno di larghezza, nascondigli che poi venivano ricoperti da strati di terra. Rifugi abbastanza sicuri, perché ubicati tra uliveti. Si calcola che vennero scavati rifugi in numero tale da poter ospitare sino a 1000 uomini.

La circolare n° 23 venne in alcuni casi erroneamente interpretata, tanto che l'ispettore di zona [Simon, Carlo Farini] in data 30 novembre 1944 inviò un supplemento della stessa circolare, che chiariva ed in buona parte ne modificava il significato. "Simon" precisava che "non è mai stata nostra intenzione invitare i partigiani ad abbandonare la lotta... il nostro scopo costante è di essere un esercito di massa per essere in grado di liberare la nostra terra."

Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999


A quel proclama [quello del generale Alexander del 13 novembre 1944] rispose duramente Carlo Farini [Simon], ... incitando i partigiani a serrare le fila e a combattere ancora più duramente contro i nazifascisti, rinfacciando altresì agli alleati la scarsissima consistenza degli aiuti inviati ai garibaldini, sporadicamente, e fino ad allora solo per mare con una minuscola imbarcazione che sbarcava nella zona tra Bordighera e Ventimiglia
Sandro Badellino, Mia memoria partigiana. Esperienze di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese (1944-1945), edizioni Amadeo, Imperia, 1998
 
Sandro Sandro Badellino. Entrò a far parte della Resistenza il 10 Maggio 1944, nella squadra comandata da Angelo Setti "Mirko", che operava nella zona del Monte Acquarone, tra la Valle Impero e la Val Caramagna. Quasi subito partecipò ad una prima fortunata azione alla Caserma "Siffredi" di Oneglia, che comportò un buon bottino di armi. In seguito passò nella formazione "Volante" di Silvio Bonfante "Cion" che agiva nella Val Steria (Testico, Rossi, Stellanello), e nella "Volantina" del Comandante "Mancen" Massimo Gismondi [in seguito comandante della I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Ai primi di agosto 1944, durante uno scontro, Badellino subì varie ferite che lo costrinsero convalescente per un mese dopo essere sfuggito alla cattura. Costretto nuovamente alla fuga dal suo rifugio in seguito ad una spiata, raggiunse il Bosco di Rezzo nella circostanza del famoso rastrellamento che si concluderà con la Battaglia di Monte Grande. Sebbene ferito, vi partecipò affiancando la squadra di mortaisti che, colpendo le postazioni tedesche da San Bernardo di Conio [Borgomaro (IM)], ebbe un ruolo determinante nella riuscita dell’operazione. In seguito ricoprì l'incarico di intendente presso il Distaccamento "Comando" di Mancen. Il 25 Aprile 1945 scese ad Andora (SV) in qualità di Commissario di Brigata. Vittorio Detassis

sabato 11 gennaio 2020

Ho scritto al parroco di consegnare ai tedeschi il nostro ultimatum

Silvio Cion Bonfante a Pieve di Teco (IM) nell'autunno del 1944

Il fatto che quelli della Muti pochi giorni prima avessero soggiornato all'Angelo per poi ritirarsi a Cesio [IM] faceva intuire un nuovo possibile attacco.
[...]
C'erano Stalin [Franco Bianchi, comandante di Distaccamento], Giorgio [Giorgio Olivero, poi da dicembre 1944 comandante della nuova - ancora senza numero - Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante"] e Fra Diavolo [Giuseppe Garibaldi, pochi mesi dopo i fatti qui descritti comandante di un raggruppamento di garibaldini sul finire della guerra infine denominato IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"], che pendevano dalle labbra del capo [Cion, Silvio Bonfante, vice comandante della II^ Divisione  "Felice Cascione"].
[...]
La discussione riprese. Al tavolo c'era anche Wan Stiller [o Van Stiller, Primo Cei, in seguito commissario di squadra della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante"] uno degli uomini più attivi a Montegrande [località di San Bernardo di Conio, Frazione di Borgomaro (IM), importante battaglia partigiana dei primi di settembre 1944].
[...]
Mancen [Massimo Gismondi, comandante già allora della I^ Brigata] era risoluto e sapeva quanto Cion fosse deciso a farla pagare cara a chi aveva ucciso i suoi partigiani, i suoi amici.
Quei ragazzi che avevano scelto di combattere per ridare all'Italia giustizia e libertà.
[...]
Era il 7 ottobre 1944.
[...]
"domani sarà la nostra vittoria." Cion non aggiunse altro.
[...]
"Ho scritto al parroco di consegnare ai tedeschi il nostro ultimatum. Devono arrendersi."
[...] Il primo a lasciare la stanza per scendere in strada fu Fra Diavolo. [...] Erano pronti, seduti sotto gli antichi portici della strada principale di Pieve di Teco [IM] .
Occorreva soltanto attendere l'ordine di Cion, poi sarebbe scattata la marcia verso Vessalico [IM] . [...]
Attraversarono la prima passerella.
Tante tavole di legno fissate le une alle altre e legate con corde erano il passaggio obbligato per attraversare il torrente Arroscia.
[...] L'eventualità che le spie avessero già fatto il loro lavoro non poteva essere esclusa.
[...] Wan Stiller guardò verso le mura del paese e vide qualcosa muoversi sul campanile.
Fissò meglio l'immagine ed apparve nitida la sagoma di un uomo.
[...] Fra Diavolo si sdraiò a terra, imbracciò il fucile e fece fuoco. Non una parola.
Un tedesco, quello appostato sul campanile, volò giù colpito a morte. [...]
La battaglia era iniziata. 
Il fuoco di sbarramento dei tedeschi non si fece attendere. [...]
Il comandante non smetteva neppure per un attimo di sparare. Faceva fuoco continuando ad avanzare.
Due partigiani caddero a terra feriti. Cion lanciò una bomba. [...]
Vessalico era accerchiata ma la battaglia non era finita. [...]
Era la tregua, seppur temporanea.
I due ragazzi colpiti, Saladino [Giovanni Tagliabue] e Uccello [forse Lorenzo Abbo, classe 1928], vennero portati a Pieve di Teco.[...]
A dare manforte ai tedeschi anche gruppi di fascisti giunti da Ranzo [IM] .
La sortita di Cion non aveva avuto grande successo.
Due feriti tra i partigiani e sei tra le fila tedesche. [...]
"Dobbiamo tornare a Vessalico il più presto possibile..." [...]
Era necessario aprire una strada sicura verso Albenga [SV].
Daniele La Corte, Il coraggio di Cion. La vera storia del partigiano Silvio Bonfante, Fusta Editore, 2016

Attendemmo l'arrivo del prete con la lettera che intimava ai tedeschi di arrendersi. Consegnato il messaggio, l'ufficiale tedesco aprì la busta; al primo sguardo, ordinò ai suoi uomini di mettersi al coperto, facendo lui stesso altrettanto, e iniziò il combattimento.
Nell'entrare in paese per assolvere i compiti affidatici, vidi lanciarci una bomba tedesca, di quelle a tempo; mi gettai indietro per ripararmi dietro l'angolo che avevo appena oltrepassato. Così fecero Franco e Mosca, ma Uccello, che era l'ultimo della fila, tardò a mettersi al riparo e rimase colpito dalle schegge della bomba in più parti del corpo.
Affacciatomi all'angolo, colsi di sorpresa con una raffica di mitra il tedesco che aveva lanciato la bomba. Uccello si lamentava a terra per le ferite; lo feci accompagnare da Mosca al sicuro e, con Franco, proseguimmo per assolvere il nostro compito. Ci recammo subito sotto la finestra, dove era in postazione un mascingaver che sparava contro la formazione partigiana sul lato destro del fiume.
Lanciammo alcune bombe a mano greche che centrarono il bersaglio, rendendo innocua la postazione. Nel frattempo alcuni partigiani, assottigliando le difese da me predisposte, vennero a darci una mano; erano «Saladino»,(un ragazzo di Monza, Gianni Tagliabue, che poi rimase ferito mentre intimava la resa a un gruppo di tedeschi) e Timoscenko (Francesco Semeria di Montegrazie di Imperia) il quale cooperò alla cattura di un gruppo di militari tedeschi, comandati da un ufficiale.
La nostra posizione non era delle migliori perché, anche se eravamo in quattro, io dovevo rimanere a controllare la postazione (in modo che non potessero ripristinare la mitragliatrice alla finestra).
Appostato sul tetto di un casone per controllare la casa della postazione, sentii muovere dietro laschiena; mi voltai e inquadrai Cion, Carlo delle Piane, e Stalin che venivano verso di me. Mi accorsi che Carlo delle Piane aveva un braccio ingessato. Mi avvicinai a loro e chiesi come mai erano arrivati soltanto in tre. Cion mi rispose che erano venuti solo per rendersi conto della situazione e per poter quindi ritornare con i rinforzi necessari. Feci una breve relazione di quanto accaduto, e con loro rientrai in paese. I tedeschi cercavano di riunirsi nelle case in piccoli gruppi. Ne agganciai due che si stavano spostando: ne colpii uno con una raffica, ma l'altro si mise al riparo dietro l'angolo di casa. Nel mitra avevo l'ultimo caricatore: non potevo rimanere senza nemmeno più una raffica da sparare, sarei rimasto presto senza colpi; decisi così di servirmi della pistola e, mentre si svolgeva lo scontro, pistola contro mascin pistola, arrivò Stalin che mi chiese perchè non adoperavo il mitra. «Perchè non ho più colpi!» «Tienilo tu impegnato che passo dall'altra parte» mi disse. Dall'altra parte c'era una scala esterna che saliva al primo piano di un fienile e di lassù, quando il tedesco si mostrò per far fuoco nella mia direzione, lui lo eliminò.
Raggiunsi Cion che era andato avanti verso il centro del paese e gli feci presente che, se non faceva arrivare i rinforzi che già dal mattino avrebbero dovuto trovarsi in paese, noi, senza munizioni, non potevamo più continuare. Lui mi rispose: «Vado a prenderli, tanto accompagno i prigionieri dall'altra parte e li faccio portare a Pieve di Teco. Dopo con i rinforzi, ci impossessammo dell'armeria, eliminammo quei pochi tedeschi rimasti in paese e andammo via». Ciò detto si allontanarono tutti e tre coi prigionieri e noi rimanemmo dentro il paese senza bombe a mano e con poche munizioni: ci limitavamo a controllare la situazione; se i tedeschi non si facevano vedere, certo noi non saremmo andati a cercarli. Ogni tanto qualche tedesco isolato cercava di raggiungere un luogo più sicuro; purtroppo per lui quando usciva per le vie del paese, la sua sorte era segnata. Dei rinforzi di Cion, di Stalin, di Carlo delle Piane, neanche l'ombra. Mandai allora Timoscenko dai nostri che circondavano il paese a farsi dare un po' di bombe a mano. Ritornò poco dopo con quanto richiesto e un partigiano della sua squadra, mi informò che Saladino era stato ferito ad un braccio da una raffica, per fortuna non gravemente; lo avevano accampagnato da Uccello, l'altro ferito.
La nostra situazione non era delle più prospere. Controllavamo il paese, ma se i tedeschi avessero saputo la scarsità di munizioni nella quale ci trovavamo, non avrebbero avuto alcuna difficoltà a farci ritirare.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994, pp. 119,120
 
Intensificando la battaglia per la distruzione dei ponti per ostacolare il previsto grande rastrellamento nemico, la notte del 5 ottobre 1944 gli uomini del Distaccamento di Raymond (Ramon) Rosso [il quale diventerà in seguito capo di Stato Maggiore della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della  Divisione "Silvio Bonfante"] fanno saltare il ponte di Borgo di Ranzo, nel comune di Ranzo (IM).
Doveva seguire la stessa sorte il ponte di Vessalico (IM), già distrutto il 4 luglio 1944.
I tedeschi, per riattivarlo, avevano dislocato un presidio di sessanta uomini con cinque mitragliatori. Decisi ad attaccarlo, il giorno 8 ottobre 1944 i comandanti “Cion” [Silvio Bonfante], Giorgio, [Giorgio Olivero, comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] e Stalin [in seguito Franco Bianchi, comandante del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante"] radunano gli uomini: trenta garibaldini del Distaccamento d'assalto “Giovanni Garbagnati”, che sostavano a Pieve di Teco (IM) dopo l'attacco a Cesio (IM), e quindici uomini del Distaccamento “Giuseppe Maccanò” della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo", comandati da Fra Diavolo [anche Garibaldi, Giuseppe Garibaldi, già a capo nell'autunno 1943 di un piccolo gruppo partigiano in Cipressa (IM), verso la fine della guerra comandante della IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"] ... Rimanevano feriti gravemente Cion, Calogero Madonìa (Carlo Siciliano) e Sandro Nuti (Scrivan). Sei  tedeschi uccisi e cinque altri fatti prigionieri e in seguito scambiati con altrettanti ostaggi civili in mano al nemico...
L'avvicinamento a Vessalico è compiuto all'indomani alle 6 antimeridiane... A Perinetti, Frazione di Vessalico (IM), i garibaldini si dispongono su tre colonne, ciascuna composta da due squadre... Accortisi dell'insidia, i tedeschi danno l'allarme abbandonando il ponte in costruzione ...
Rocco Fava, La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

lunedì 6 gennaio 2020

Nello scontro di Fontanili vengono uccisi Pof, Mondre e Leone


Fontanili, Località di Carpasio, oggi unico comune di Montalto Carpasio (IM) - Foto: Gina De Guido

10 gennaio 1945 - P.C.I.: problemi di oggi: dieci pagine ciclostilate in cui erano riportate le discussioni avvenute nell'ultima conferenza del Triumvirato Insurrezionale [Triumvirato insurrezionale ligure, organo interno del PCI, il quale aveva sede in Genova ed era appunto l'organo supremo per la direzione politica e militare del Partito Comunista in Liguria... Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia].

10 gennaio 1945 - Dalla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" [sezione comandata da Livio, Ugo Vitali] al Comando della I^ Zona Operativa Liguria - Veniva fatto un elenco di 11 nominativi di spie, di cui 2 appartenenti alle Brigate Nere, 6 alla G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana], 2 alle SS italiane ed 1 definito "squadrista della prima ora".

10 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Relazione sull'attacco nemico dello stesso giorno a Gavenola [Frazione di Borghetto d'Arroscia (IM)]: "il nemico era già vicino quando alcuni contadini avvertirono del suo arrivo; solo un partigiano è stato arrestato e pare abbia "cantato"; il nemico, rientrando alla base, svaligiava una casa".

11 gennaio 1945 - Dalla sezione S.I.M. della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" [sezione comandata da Brunero, Francesco Bianchi] della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 260 S.I.M., al comando della II^ Divisione - Comunicava che a Sanremo (IM), Arma di Taggia e Taggia la forza nemica risultava invariata e che gli uomini di truppa nemica spostati da Carpasio a Montalto [oggi unico comune di Montalto Carpasio (IM)] erano 150.

11 gennaio 1945 - Dal comando del VI° Distaccamento al comando del II° Battaglione della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che in quel giorno nello scontro di Fontanili [località di Montalto Carpasio (IM)] erano stati uccisi "Pof" [o "Fol", Lucio Ferlisi], "Mondre" [Pasquale Nisco, nato a Partinico il 23 settembre 1923] e "Leone", che "Sicilia" [Salvatore Carubia, intendente di Battaglione] era riuscito a fuggire, che "Perto" era passato al nemico. [Un successivo documento del comando del II° Battaglione indirizzato al comando della IV^ Brigata informava che "Sicilia", preso dal nemico, cui si era offerto come ostaggio, aveva resistito senza tradire i compagni a 8 giorni di torture].

11 gennaio 1945 - Dal comando del II° Battaglione al comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione - Relazione... Per quanto concerneva l'episodio di Fontanili veniva precisato che una squadra comandata dal commissario Giulio [Luigi Fittipaldi, commissario di Distaccamento del II° Battaglione] era stata, mentre era in cerca di viveri, sorpresa da pattuglie fasciste, informate da delatori,  e che i garibaldini caduti, prima di essere uccisi, vennero torturati.

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

... val la pena di segnalare l’operazione antipartigiana, avvenuta tra il 6 e il 29 gennaio 1945 in provincia di Imperia, sotto il comando della 34ª divisione di fanteria; sul terreno furono impegnati l’80° reggimento granatieri e il gruppo di combattimento Klingelmann per i tedeschi; per i salodiani il raggruppamento Cacciatori degli Appennini. Il risultato sarebbe stato di 17 morti, 1 ferito, 14 prigionieri tra i partigiani, unitamente alla cattura di 200 renitenti alla leva.
Fiammetta Balestracci, Rastrellamenti e deportazione in KL nell’Italia occupata 1943-1945 in Il libro dei deportati, Vol. 4: L'Europa sotto il tallone di ferro. Dalle biografie ai quadri generali, Ugo Mursia Editore, 2015