sabato 5 febbraio 2022

I tedeschi a Taggia hanno tagliato alcune linee telefoniche

Taggia (IM): uno scorcio

2 gennaio 1945 - Da Mercurio al C.L.N. di Sanremo (IM) - Comunicava che le torte ordinate dai tedeschi per le festività natalizie nella zona Sanremo-Ventimiglia ammontano a 4500.

2 gennaio 1945 - Dal Comandante Giorgio [Giorgio Olivero, comandante della Divisione  "Silvio Bonfante"] al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" [comandata da Giuseppe Mancen Gismondi] - Veniva richieste notizie sul "conte" che strappa i manifestini del C.L.N. in Via Cavour ad Imperia

2 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante", ai comandi delle Brigate dipendenti I^, "Silvano Belgrano", II^, "Nino Berio”, e III^, "Ettore Bacigalupo" - Comunicava: l'Intendenza della I^ Brigata si appoggerà al C.L.N. di Albenga... Il servizio S.I.M. divisionale sarà ridotto a tre soli elementi e ad una staffetta

2 gennaio 1945 - Dal comando della IV ^ Brigata al comando della II^ Brigata - Si invitava ad inviare la relazione sulle trattative con il presidio repubblichino di San Bernardo di Conio [Frazione di Borgomaro (IM)]

2 gennaio 1945 - Dal comando del Distaccamento S.A.P. "Adriano Amadeo" al comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" - Si comunicava: Villa Ughes e la caserma Siffredi [ad Imperia] sono state abbandonate dal comando tedesco. Dopo una ispezione sono risultate prive di materiale. I ponti della vallata di Imperia sono stati minati dal nemico, che ha trasportato molto materiale in Lombardia.

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati", prot. n° 4, al C.L.N. di Imperia - Veniva fatta richiesta delle liste di persone già tassate e di quelle da tassare.

3 gennaio 1945 - Dal comando della V ^ Brigata Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni", prot. n° 249, al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Si comunicava che i tedeschi del presidio di Molini di Triora ammontano a 80 uomini, e quelli di Pigna (IM) a 6. I tedeschi a Taggia hanno tagliato alcune linee telefoniche. La presenza del nemico ad Apricale (IM) si è notevolmente rafforzata con l'arrivo di nuove truppe.

3 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" [comandato da Figaro, Vincenzo Orengo] al comando della V ^ Brigata - Si segnalava la scarsità di cibo e vestiario e l'impossibilità di controllare Perallo a causa dei molti garibaldini malati e delle strade ghiacciate

3 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo (IM), prot. n° 180/CL, alle formazioni di montagna - Si comunicava: Disponibilità ad un incontro per la concessione di un'unità d'azione. Sarà inviato Romeo [Archimede Gioffrida] come tramite.

3 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione, prot. n° 31,  al comando della V ^ Brigata - Si informava che:  a Sanremo i gruppi fascisti sono così suddivisi: 50 uomini delle Brigate Nere e 40 della G.N.R. all'Albergo Nizza, 100 della X^ Flottiglia Mas e 50 bersaglieri all'Albero Corso; a Coldirodi [Frazione di Sanremo (IM)] si trovano 50 bersaglieri. Il comando tedesco si trova all'Albergo Imperiale  e dispone nel complesso a Sanremo di 4.000 uomini 

3 gennaio 1945 - Dalla II^ Divisione - Sezione Fondo Valle - al comando della II^ Divisione - Si comunicava la sostituzione di truppe naziste con altre, provenienti dai diversi fronti di guerra.

3 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione ai comandi delle Brigate IV^ e V^ - Veniva consigliato di controllare il comportamento dei garibaldini nei distaccamenti e di curare il controspionaggio nonché la manutenzione delle armi. Si sottolineava la necessità di fornire dettagliati rapporti giornalieri.
 
3 gennaio 1945 - Dal comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" a tutti i reparti dipendenti - Comunicava che "la zona in cui si opera è di immediato retrofronte, per cui serve gente convinta, mettendo al bando ogni forma di disfattismo. Occorre reagire agli atti di vandalismo del nemico".

3 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" all'Ispettore di Zona [Simon, Carlo Farini] - Segnalava che inviava "un elenco di preziosi prelevati dalla V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" a fascisti di Sanremo: vengono consegnati al Comando Operativo di Zona [I^ Zona Operativa Liguria] per un totale di 45 pezzi".

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Ettore Bacigalupo” - Direttiva: "Occorre provvedere, nei paesi in cui non vi sono garibaldini, ad inquadrare i giovani nelle squadre di riserva locali. Queste dovranno sorvegliare i passi durante la notte. Si ricorda che l'adesione ha carattere volontario. Il comando di tali squadre spetta al vice comandante di Brigata".

3 gennaio 1945 - Da Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] a Simon [Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria] - Relazione sulla visita fatta alla Divisione Bonfante.

3 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a Simon - Comunicava che "qualche elemento della Divisione Bonfante si è presentato ai tedeschi, guidandoli in qualche azione di rastrellamento".

3 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Relazione sul rastrellamento effettuato ad Armo e a Pieve di Teco il 30 dicembre 1944, durante il quale era avvenuto l'arresto di Lionello Menini.

3 gennaio 1945 - Tribunale Militare tedesco - Copia della sentenza di condanna a morte per i garibaldini Lionello Menini Menini, comandante del Distaccamento "Bacigalupo" della I^ Zona Operativa Liguria ed Ezio Badano Zio, G.B. Valdora Ferroviere e Lorenzo Gracco della II^ Brigata "Sambolino" della Divisione d'Assalto Garibaldi " Gin Bevilacqua" operante nella II^ Zona Operativa Liguria.

3 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 46, ai comandi dei Battaglioni dipendenti - Trasmissione dell'ordine di sorvegliare attentamente la zona di appartenenza. Ricordati i doveri del capopattuglia. Consiglio di continuare l'addestramento all'uso delle armi ed alla guerriglia. Raccomandazione di fornire precise informazioi militari sulle formazioni nemiche.
 
4 gennaio 1945 - Dal comando [comandante "Danko" Giovanni Gatti] del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 32, al comando della V^ Brigata - Relazione militare: a Isolabona (IM) erano presenti 200 tedeschi; 200 tedeschi anche ad Apricale (IM); 300 a Dolceacqua (IM); a Perinaldo (IM) una squadra di 20 tedeschi per riparare la strada Perinaldo-San Romolo; da Sanremo (IM) erano partiti 2 Mas, con a bordo uomini della X^ Flottiglia disertori dalle file repubblichine, che sembravano diretti alla costa francese; a Baiardo (IM) il tenente dei bersaglieri era ben visto dalla popolazione perché per Natale aveva regalato sigarette e liquori.
 
4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 33, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Relazione militare: a Pigna (IM) si trovavano in quel momento 60 tedeschi equipaggiati con armi leggere. Le artiglierie che si trovavano a Pigna erano state spostate a Passo Muratone, Gouta e Margheria dei Boschi [Località di Pigna (IM)].
 
4 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata, prot. n° 250, al comando della II^ Divisione: Trasmessa la relazione militare del I° Battaglione ricevuta con prot. n° 31
 
4 gennaio 1945 - Dal comando del I° Battaglione del I° Battaglione "Mario Bini" al comando della V^ Brigata - "Gino" [Luigi Napolitano, commissario], "Danko" [Giovanni Gatti, comandante] e le loro squadre chiedevano chiarimenti sul comportamento dell'ex comandante "Peletta" [Giovanni Alessio], che si era nuovamente autodefinito comandante del I° Battaglione.
 
5 gennaio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione ed al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Si rendeva noto l'arrivo a Taggia di bersaglieri che dovevano effettuare rastrellamenti a Sanremo, Ceriana e Valle Argentina. Continuavano i lavori difensivi del nemico sul litorale e lungo la Valle Argentina.
 
10 gennaio 1945 - Dalla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" [sezione comandata da "Livio", Ugo Vitali] al Comando della I^ Zona Operativa Liguria - Veniva fatto un elenco di 11 nominativi di spie, di cui 2 appartenenti alle Brigate Nere, 6 alla G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana], 2 alle SS italiane ed 1 definito "squadrista della prima ora".

da documenti IsrecIm Imperia in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Sanremo (IM): un tratto di Via Romolo Moreno

3 gennaio 1945 - XXIII
Ieri notte, 2 gennaio, alle ore 22 circa si sono recati per una perquisizione di sopresa (eventualmente per arresti) i Legionari Nicò, Pelucchi, Albanini, Anzalone, Siri, in Via Romolo Moreno, 13 [n.d.r.: a Sanremo] dove avrebbero dovuto trovarsi 4-5 ribelli a dormire, tra cui il Grignolio, chiamato "Ghepeu" (nome di battaglia), che abita in Via Lavoratori, 9 - II Piano -
Detti ribelli approfittano di tale abitazione (di certa Sasso Gemma figlia di n.n.) perché sinistrata e abbandonata. La proprietaria dorme sempre in galleria.
L'azione ha dato esito negativo per l'imprudenza dell'informatrice la quale ha esposto i dati del caso alla presenza di altre persone.
Pare che il nascondiglio serva di base cittadina per le azioni di prelevamento, soprattutto alla vigilia dei giorni festivi-
I ribelli vi si recherebbero a dormire per ripartire verso i monti alle 4-5 antimeridiane. Pare anche facciano spesso baldoria in casa di Ciciò (Via Rivolte, 1) fino verso l'una dopo mezzanotte, dopo di che andrebbero a trascorrere il rimanente della notte in Via Romolo Moreno, 13 (fino alle 4-5 del mattino).
Anche la disposizione interna dei locali è ben nota, nei minimi particolari. (1)
L'azione sarà ripetura.
(Informazione di Sasso Gemma).
Visto il Comandante Mangano [...]
(1) L'appartamento ha due entrate per due strade diverse. Una è di Via Romolo Moreno, 13. L'altra è di Via [n.d.r. spazio vuoto]. L'interno è 1. Entrati nel portone, si va su dieci gradini. A sinistra c'è una porta verde con un po' di carta strappata. La porta è sempre aperta, e dietro ha una [n.d.r. parola illeggibile]. C'è una camera sola a due letti. La luce è a sinistra.
Diario del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo

11 gennaio 1945
Sotto la guida e direzione del Capo Squadra Bossolasco partono in perlustrazione e rastrellamento i Legionari Galleani, Anzalone, Siri, Borea, Ravinale, Maselli, Morganella, Moraldo, Cottali, Zoccali, Pelucchini, Albornini.
Itinerario: Mulattiera di S. Pietro. Ispezionati i casolari. Croce di Parà. Verezzo S. Donato. Carrozzabile di Verezzo. S. Remo [...]
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo
 
174 - SME - Uff. operazioni e addestramento - sez. operazioni - 1945 gen. 16 - apr. 2
“I/Z” Relazione del col. Raffaele Delogu sull'ispezione fatta ai Comandi provinciali di Genova, Savona e Imperia nel febbraio 1945. (21)
cc. 9 e pp. 4
(a cura) di Mariella Mainini, Elenco analitico del Fondo R.S.I., Stato Maggiore dell'Esercito, V Reparto Affari Generali - Ufficio Storico
 

giovedì 27 gennaio 2022

Cenni sulle spoliazioni di beni operate dal fascismo in provincia di Imperia

Testo più leggibile nella nota che segue - Fonte: Archivio di Stato di Genova cit.

Capo Provincia Genova
4 144 TF I 1715. Capi province libere Genova Imperia Savona Spezia
N° 5 comunicasi per immediata esecuzione la seguente ordinanza di Polizia che dovrà essere applicata in tutto il territorio di codesta Provincia:
1° Tutti gli ebrei anche se discriminati a qualunque nazionalità appartengano e comunque residenti nel territorio Nazionale debbono essere inviati in appositi campi di concentramento. Tutti i loro beni mobili ed immobili devono essere sottoposti ad immediato sequestro in attesa di essere confiscati nello interesse della Repubblica Sociale Italiana la quale li destinerà a beneficio degli indigenti sinistrati dalle incursioni aeree nemiche.
2° Tutti coloro che, nati da matrimonio misto, ebbero in applicazione delle leggi razziali italiane vigenti il riconoscimento di appartenenza alla razza ariana devono essere sottoposti a speciale vigilanza degli organi di polizia. Siano per intanto concentrati gli ebrei in campi di concentramento speciali appositamente attrezzati punto Ministro Interno Buffarini.
AS GE, Repubblica sociale italiana, 35, fasc. 10

L’EGELI - Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare - con sede in Roma fu costituito con il Rdl del 9 febbraio 1939 n. 126 <1, provvedimento applicativo della tristemente nota legge 17 novembre 1938 n. 1728 Provvedimenti per la difesa della razza italiana, per acquisire, gestire e rivendere i beni sottratti agli ebrei. Stabiliti «i limiti di proprietà immobiliare e di attività industriale e commerciale» consentiti ai «cittadini italiani di razza ebraica», la normativa prevedeva l’incameramento da parte dello Stato della cosiddetta «quota eccedente», affidando all’Intendenza di finanza il compito di decretare il trasferimento dei beni all’EGELI. Lo statuto dell’EGELI fu approvato con il Rdl 27/3/1939 n. 665.
In seguito l’EGELI estese le proprie competenze ai sequestri dei beni esattoriali (legge 16 giugno 1939 n. 942, art. 17) e, con l’ingresso dell’Italia in guerra, ai sequestri dei beni degli stranieri di nazionalità nemica in base alla legge 19 dicembre 1940, n. 1994 <2, art. 20 che modificava e integrava la legge italiana di guerra promulgata nel 1938 (RD 8 luglio 1938 n. 1415). L’occupazione italiana di territori francesi, avvenuta nel giugno 1940, comportò il sequestro dei beni di cittadini di nazionalità nemica diversa da quella francese, secondo quanto disposto dal bando di Mussolini pubblicato a Mentone il 31 agosto 1941.
(a cura di) Ilaria Bibollet, Iris Bozzi, Anna Cantaluppi, Erika Salassa, Gestioni Egeli - Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare, III Inventario, Istituto San Paolo di Torino, Archivio Storico della Compagnia di San Paolo, Torino, 2014 

Testo più leggibile nella nota che segue - Fonte: Archivio di Stato di Genova cit.

Copia
DECRETO 14 settembre 1944
IL COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE PER L’ALTA ITALIA, in virtù dei poteri ad esso delegati dal Governo Italiano
decreta
Art.1) - Tutta la legislazione di carattere razziale è abolita.
Art.2) - I beni sequestrati agli Ebrei devono essere loro immediatamente riconsegnati e i danni derivati verranno risarciti.
Art.3) - Il presente decreto entrerà in vigore il giorno della sua pubblicazione.
Genova, 1 giugno 1945
AS GE, Repubblica sociale italiana, 35, fasc. 10

4. Fonti statali periferiche conservate negli Archivi di Stato
[...] In particolare il fondo Prefettura è segnalato dagli Archivi di Stato di Alessandria, Arezzo, Asti, Bari, Bergamo, Bologna, Bolzano, Brescia, Como, Cremona, Ferrara, Forlì, Genova, Gorizia, Grosseto, Imperia, L’Aquila, La Spezia, Lucca, Mantova, Milano, Modena, Novara, Padova, Perugia, Pisa, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Roma, Rovigo, Siena, Torino, Trieste, Varese, Venezia, Vercelli, Vicenza, Viterbo.
Le fonti archivistiche pag. 40
[...]
Banca dati di restituzioni e saldi gestione
[...] Dall’esame degli elenchi è stato possibile individuare con estrema certezza solo le seguenti informazioni:
– dati anagrafici costituiti per lo più dal cognome e nome e solo raramente corredati dalla indicazione della paternità o del cognome del coniuge;
– numero dell’unità immobiliare o di contabilità a volte completato dal numero di posizione Egeli;
– somma stabilita per la restituzione.
Emerge chiaramente la totale assenza di riferimenti ai decreti di sequestro o ai decreti confisca relativi al bene/i interessato/i, la tipologia e la descrizione dei beni. L’impossibilità quindi di operare sicuri collegamenti ai beni attraverso la univoca individuazione dei corrispettivi decreti di confisca o dei nominativi interessati ha indotto a procedere alla creazione di una autonoma banca dati che non esclude l’eventualità di future integrazioni di dati che rendano possibile un raccordo con la banca dati relativa agli atti di confisca dei beni.
Per quanto attiene alla contabilità inerente alla gestione extra Egeli dei beni sequestrati e ai verbali relativi a tale gestione, la documentazione è lacunosa e frammentaria e potrebbe in parte essere integrata - come si è già accennato in precedenza - con i documenti degli Uffici per la gestione dei beni ebraici istituiti presso le Prefetture e con quelli delle banche delegate dall’Egeli.
La banca dati delle restituzioni e dei saldi gestione si riferisce a dati parziali e pertanto si propone, esclusivamente, come mero sondaggio che dà conto dell’estrema difficoltà di ricostruire globalmente la situazione.
[...] Imperia  Decreti di confisca 92   Data di liberazione: aprile 1945
Banche dati elaborate presso l’Archivio centrale dello Stato pp. 53, 54
[...]
La normativa antiebraica del 1943-1945 sulla spoliazione dei beni
Tra il luglio e l’ottobre 1944 la Banca commerciale italiana trasferì alle proprie sedi di Torino, Milano e Verona i depositi delle filiali di Novara, Genova e Sanremo, di Varese, Brescia, Mantova, Pavia, Piacenza, Modena e Bologna, di Padova e Vicenza, e trasferì all’Istituto delegato di Verona i depositi della filiale di Venezia. Il Banco di Roma trasferì alle proprie sedi di Milano e Verona i depositi delle filiali di Piacenza e Bologna e di Padova e Venezia.
pag. 104
[...]
Furti e saccheggi
[...] Sanremo
Nella località della riviera di Ponente le “Forze armate germaniche” non solo occuparono uno stabile “di pertinenza dell’ebreo Veneziani Alberto fu Gabriele”, ma opposero anche “un netto rifiuto alla domanda di poter stendere il verbale relativo ai mobili ed oggetti contenuti nello stabile” <39. Un’opposizione che si commenta da sé.
39 ASMAE, RSI, DGAAGG, b. 164, pos. S-IV-1s (Ebrei), f. 1/6 (Sequestro beni ebraici da parte delle autorità tedesche in Italia), “Beni ebraici, Veneziani Alberto fu Gabriele, Sanremo”, P.C. 316, 27 febbraio 1945-XXIII, firmato “Il Ministro”.
[...]
La legislazione razziale e gli imprenditori
[...] TABELLA 5. Frequenza delle persone di “razza ebraica” rilevate rispetto alla popolazione residente nei comuni capoluogo di provincia
[...] Imperia popolazione censita nel 1931 28.155 abitanti Persone di “razza ebraica” rilevate (imprenditori) 7 Percentuale residente per 10.000 abitanti 2,49
pag. 313
[...]
L’indagine nell’archivio storico della Banca d’Italia
[...] 6.3. Esercizio del credito da parte di cittadini considerati ebrei
- Asbi, Vigilanza sulle aziende di credito, pratt., n. 3977, fasc 1. Esercizio del credito da parte di cittadini considerati ebrei nella provincia di Imperia. Risposta negativa della filiale. 1938.
 pag. 366
[...]
Banca di Roma
[...] È datata 17 ottobre 1944, la circolare riservatissima che la Direzione generale del Banco di Roma invia a tutti i direttori delle filiali dell’Italia centro settentrionale non ancora liberate dagli Alleati (Bergamo, Bologna, Bolzano, Cremona, Cuneo, Fiume, Genova, Imperia, Milano, Padova, Parma, Piacenza, Savona, Torino, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Voghera) nella quale vengono date precise disposizioni riguardo il “sequestro ed asporto di titoli, valori e denari appartenenti a nominativi di razza ebraica da parte delle autorità militari germaniche”. Il fine apertamente dichiarato della dirigenza del Banco di Roma è quello di “data la particolare delicatezza della cosa […] esonerare il nostro istituto da qualsiasi responsabilità”. Queste le regole a cui attenersi nel caso in cui le autorità tedesche si presentino negli uffici bancari per appropriarsi dei valori appartenenti a clienti ebrei:
- richiedere in ogni caso la consegna dell’ordine scritto dell’autorità militare che dispone il sequestro;
- dilazionare l’inizio delle operazioni di esecuzione forzata, eccependo motivi di ordine tecnico, onde poter tempestivamente informare la Prefettura, l’Egeli, l’Ispettorato per la difesa del risparmio e l’esercizio del credito presso la locale Banca d’Italia, per il caso che gli Enti succennati credano opportuno intervenire presso le autorità tedesche;
- dar corso alle operazioni dopo l’orario di sportello e di ufficio onde non ingenerare panico nel pubblico;
- far assistere durante lo svolgimento delle operazioni, possibilmente dal notaio di fiducia e anche dal legale del Banco per le difficoltà che dovessero sorgere, redigendo apposito verbale conforme al tipo allegato. Anche in mancanza del notaio, occorrerà redigere verbale analogo, da far firmare anche dal rappresentante delle autorità tedesche;
- curare che, qualora il rappresentante dell’autorità militare tedesca si rifiuti di costituirsi nel verbale e di firmarlo, sia di ciò fatta menzione del verbale medesimo;
- disporre perché gli oggetti rinvenuti nelle cassette e non asportati dalle Forze armate tedesche siano rinchiusi in plichi muniti di suggello e presi in custodia con gli stessi vincoli che già esistevano in precedenza.
pag. 391
[...] Imperia
Una copia della denuncia delle attività appartenenti a nominativi di razza ebraica presentata dalla Filiale di Imperia al capo della Provincia in data 8 febbraio 1944. Nell’elenco figura un unica posizione relativa a: Jerusalmi Giuseppe Bohor di Nissim titolare di un importo di L. 45.645.
pag. 401
[...]
Compagnia di San Paolo
Il fondo Egeli conservato presso l’Archivio storico della Compagnia di San Paolo di Torino risulta molto ricco e consistente. La documentazione contenuta, in fase di riordinamento e conseguentemente di non sempre facile consultazione, concerne non solamente i beni ebraici, ma anche la gestione dei beni nemici (in seguito divenuti alleati), di beni germanici e di beni nemici situati nei territori francesi occupati.
Per quanto concerne i “beni ebraici”, oltre alla rilevante documentazione di carattere generale, sono conservate 374 cartelle nominative della serie Gestione ebraici sequestrati (GES), 155 fascicoli nominativi serie Gestione ebraici confiscati (GEC) e 850 cartelline denominate Cartelline contabilità.
Ad un primo sommario esame effettuato da responsabili dell’Archivio storico della Compagnia di San Paolo, queste ultime hanno mostrato di contenere, oltre ad ordini di pagamento, quietanze e rendiconti, anche notizie su titoli azionari confiscati.
Nella impossibilità di effettuare una analisi puntuale ed esaustiva di tutte le carte, ci si è limitati a visionare: materiale documentario di carattere generale; pratiche relative a beni eccedenti; alcune pratiche GEC.
Tramite decreto del 9 giugno 1939 il Credito fondiario dell’Istituto di San Paolo di Torino venne delegato dall’Egeli a gestire e vendere i beni ebraici situati in Piemonte ed in Liguria e ad esso trasferiti in base al rdl 9 febbraio 1939, n. 126 <1.
1 F. Levi (a cura di), Le case e le cose. La persecuzione degli ebrei nelle carte dell’Egeli 1938-1945, Compagnia di San Paolo, Quaderni dell’Archivio storico, Torino 1998, p. 49.
[...] Imperia urbani 11
Commissione con il compito di ricostruire le vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 1° dicembre 1998, Rapporto generale

[n.d.r.: singolare, invero, apprendere dallo stralcio che segue che Villa Zirio di Sanremo era stata proprietà di Hitler, ma in effetti nel dopoguerra la registrazione, intorno a Egeli, dei beni di diritto di ebrei e di cittadini stranieri, si accompagnò al sequestro di patrimoni in Italia di cittadini tedeschi]

Corrispondenza interna dell'Istituto (1940 - 1950)
81 unità
Corrispondenza tra il Servizio Gestioni Egeli dell'Istituto di San Paolo di Torino e le sue sedi e succursali, diversi Servizi interni, consulenti interni e esterni, le sedi con competenza sui beni liguri
Corrispondenza tra l'Istituto e le sue sedi e succursali (1940 - 1950)
51 unità
Corrispondenza tra l'Istituto e le sue sedi e succursali relativa alla gestione dei beni nemici per conto dell'Egeli
[...]  137 - Ventimiglia (1940 - 1946)
Succursale di Ventimiglia. Corrispondenza relativa alla gestione dei beni nemici, TFO, elenchi delle proprietà sequestrate nel territorio di competenza
[...]
Corrispondenza con consulenti diversi (1940 - 1949)
17 unità
Corrispondenza tra l'Istituto di San Paolo di Torino e consulenti diversi interni e esterni all'Istituto
155 - Agenzia Coromines (1941)
Corrispondenza con l'Agenzia Coromines circa il compenso per l'amministrazione di proprietà sequestrate nella zona di Bordighera
156 - Corrispondenza avv. Bellone (1940)
Corrispondenza con l'avvocato Aurelio Bellone presso l'agenzia di Alassio circa il sequestro di beni nemici
[...]
159 - Borfiga (1941)
Corrispondenza con Giovanni Battista Borfiga, collaboratore dei funzionari dell'Istituto circa la presa in consegna dei beni nemici nella provincia di
Imperia. Richiesta i concessione per la raccolta "dei frutti di eucaliptus globulus esistente nei parchi e giardini delle ville dei sudditi nemici di
Sanremo e Ospedaletti"
[...]
161 - Giustetto (1941 - 1946)
Corrispondenza con Mario Giustetto circa il compenso per l'amministrazione di proprietà sequestrate in provincia di Imperia
[...] 165 - Pedemonte (1941)
Corrispondenza con la Società Anonima A. Pedemonte & C. Succ. di Sanremo circa i servizi di intermediazione nelle locazioni degli stabili
[...]
Proprietà controllate in Liguria (1945)
9 unità
Elenchi di beni alleati controllati in Liguria corredati da relazioni sullo stato di condizione delle proprietà
[...]
5658 - Proprietà controllate - Imperia - da n. 1 a n. 1200 (1945)
Carte relative ai beni alleati gestiti dall'Egeli nella provincia di Imperia: elenchi delle proprietà controllate completi di dettaglio dei beni sequestrati, data di sequestro, ente sequestratario, relazione sullo stato di condizione della proprietà
5659 - Proprietà controllate - Imperia - da n. 1201 a n. 1500 (1945)
Carte relative ai beni alleati gestiti dall'Egeli nella provincia di Imperia: elenchi delle proprietà controllate completi di dettaglio dei beni sequestrati, data di sequestro, ente sequestratario, relazione sullo stato di condizione della proprietà
5660 - Proprietà controllate - Imperia - da n. 1501 a n. 1800 (1945)
Carte relative ai beni alleati gestiti dall'Egeli nella provincia di Imperia: elenchi delle proprietà controllate completi di dettaglio dei beni sequestrati, data di sequestro, ente sequestratario, relazione sullo stato di condizione della proprietà
5661 - Proprietà controllate - Imperia - da n. 1801 a n. 2100 (1945)
Carte relative ai beni alleati gestiti dall'Egeli nella provincia di Imperia: elenchi delle proprietà controllate completi di dettaglio dei beni sequestrati, data di sequestro, ente sequestratario, relazione sullo stato di condizione della proprietà
5662 - Proprietà controllate - Imperia - da n. 2101 a n. 2600 (1945)
Carte relative ai beni alleati gestiti dall'Egeli nella provincia di Imperia: elenchi delle proprietà controllate completi di dettaglio dei beni sequestrati, data di sequestro, ente sequestratario, relazione sullo stato di condizione della proprietà
5663 - Proprietà controllate - Imperia - da n. 2601 (1945)
Carte relative ai beni alleati gestiti dall'Egeli nella provincia di Imperia: elenchi delle proprietà controllate completi di dettaglio dei beni sequestrati, data di sequestro, ente sequestratario, relazione sullo stato di condizione della proprietà
[...]
Fascicoli nominativi (1937 - 1968)
4 unità
Fascicoli nominativi relativi alla gestione dei beni esattoriali
5777 - Bono Angelo fu Agostino. Appezzamento di terreno, Ventimiglia (s.d.)
[...]
Sequestri di beni non ancora eseguiti e revocati (1940 - 1948)
25 unità
[...]
Sequestri di beni germanici (1932 - 1969)
92 unità
255
Fascicoli nominativi contenenti corrispondenza, verbali e documentazione contabile relativamente a pratiche di beni germanici sottoposti a sequestro (in parte revocati). I fascicoli sono stati riordinati in ordine alfabetico di nominativo ma riportano la segnatura originale, composta da numeri di pratica e sigla della provincia, che probabilmente dettava l’originale criterio di conservazione (cfr. Indice dei nomi)
[...] 5863 - National Sozialistiche Volkswohlfarht. "Villa Zirio" di proprietà di Adolf Hitler, sita in corso Cavallotti n. 11, Sanremo (1945 - 1960)
[...]
5973 - 1° Imperia - 136-209 - 25 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 136 IM alla 209 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5974 - 2° Imperia - 210-283 - 26 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 210 IM alla 283 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5975 - 3° Imperia - 295-705 - 27 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 295 IM alla 705 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti
personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5976 - 4° Imperia - 706-859 - 28 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 706 IM alla 859 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5977 - 5° Imperia - 861-1044 - 29 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 862 IM alla 1044 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5978 - 6° Imperia - 1045-1222 - 30 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 1045 IM alla 1222 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5979 - 7° Imperia - 1223-1506 - 31 (1940 - 1950)
Fogli di contabilità del Credito fondiario (mod. 86 stab.) intestati a ciascuna pratica di gestione di beni nemici (dalla 1223 IM alla 1506 IM) e recanti data di registrazione, numero dell'articolo, partitario dare/avere per patrimonio netto, beni immobili, miglioramenti, mobilio, arredi ed effetti personali, macchine ed attrezzi, titoli, banche, depositi vincolati, profitti e perdite esercizi precedenti
5980 - Fogli di contabilità - Imperia ( 1941 - 1944 )
Fogli di contabilità (mod. 28 stab.) relativi alla pratiche di gestione di beni nemici della provincia di Imperia dalla 136 IM 556 N alla 295 IM 1257 N conservati dal Servizio Ragioneria - Ufficio Contabilità Esecutiva
5981 - Fogli di contabilità - Imperia ( 1941 - 1944 )
Fogli di contabilità (mod. 28 stab.) relativi alla pratiche di gestione di beni nemici della provincia di Imperia dalla 297 IM 1244 N alla 784 IM 1768 N conservati dal Servizio Ragioneria - Ufficio Contabilità Esecutiva
5982 - Fogli di contabilità - Imperia ( 1941 - 1944 )
Fogli di contabilità (mod. 28 stab.) relativi alla pratiche di gestione di beni nemici della provincia di Imperia dalla 810 IM 1801 N alla 1056 IM 2406 N conservati dal Servizio Ragioneria - Ufficio Contabilità Esecutiva
5983 - Fogli di contabilità - Imperia ( 1941 - 1944 )
Fogli di contabilità (mod. 28 stab.) relativi alla pratiche di gestione di beni nemici della provincia di Imperia dalla 1113 IM 2485 N alla 1340 IM 3255
N conservati dal Servizio Ragioneria - Ufficio Contabilità Esecutiva
5984 - Fogli di contabilità - Imperia ( 1944 - 1967 )
Fogli di contabilità (mod. 86 stab.) relativi alla pratiche di gestione di beni nemici della provincia di Imperia dalla 219 IM 1081 N alla 1304 IM 3147 N
conservati dal Servizio Ragioneria - Ufficio Contabilità Esecutiva
(a cura di) Ilaria Bibollet, Iris Bozzi, Anna Cantaluppi, Erika Salassa, Op. cit.

martedì 18 gennaio 2022

I partigiani, in Molini, bloccano tutte le strade e i bar

Una vista da Triora (IM), zona Cabotina, su Corte e Andagna, Frazioni del Comune di Molini di Triora - Fonte: Mapio.net

I tedeschi operavano periodiche e forti puntate verso l'interno della montagna.
Nel periodo [n.d.r.: fine aprile 1944] in cui la situazione nemica era quella sopra descritta, a «La Goletta» vi erano poco meno di trenta uomini.
Possedevano il seguente armamento: due mitragliatrici «Fiat»; un mitragliatore «OTCIS» (greco); una trentina di fucili; sessanta bombe a mano tedesche a lungo manico e una trentina di bombe a mano italiane; 5.000 colpi per mitragliatrici; 52 caricatori per mitragliatori; una media di quaranta colpi per ogni fucile; un mortaio da «45» con diverse casse di bombe per mortaio.
Il gruppo di Vittò [n.d.r.: "Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo] disponeva pure dei forti di Marta, dove vi erano depositi di bombe e munizionamento vario: materiale il quale, però, poteva essere preso solo quando i tedeschi non andavano essi stessi nella detta località.
Come si può dedurre da quanto sopra esposto, le modeste forze partigiane erano circondate da tutte le parti da forze di gran lunga preponderanti.
Per i partigiani l'ordine e il programma erano: «Eliminare con ogni mezzo il nemico, catturare il suo materiale e le sue armi, e sparire senza lasciar traccia».
II giorno seguente a quello dell'arrivo di Erven [n.d.r.: Bruno Luppi] e di Marco [n.d.r.: Candido Queirolo] a «La Goletta», dietro suggerimento di Erven vengono date istruzioni circa l'uso e la manutenzione delle armi e per una nuova organizzazione del gruppo (nomi di battaglia e suddivisione in squadre).
La sera del giorno stesso, anzi già a notte fatta, viene compiuta una prima azione contro i carabinieri di Triora. Vi partecipano Vittò, Erven, Tento, Marco, e quasi tutti gli altri partigiani del gruppo (fra cui «Serpe» [n.d.r.: Isidoro Faraldi, in seguito comandante del 1° Distaccamento del II° battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata], «Luciano», «Guido di Creppo» e «Guido di Cetta»).
In tutto sono circa una ventina; comandante del gruppo è Vittò.
I carabinieri, sorpresi nel sonno, vengono disarmati delle armi pesanti; si lasciano ad essi le pistole e le anni individuali.
I carabinieri sono lasciati nella caserma, con l'impegno, da parte loro, di lavorare alle dipendenze dei partigiani; il podestà di Triora viene ammonito, perché non proceda a requisizioni di bestiame o a dare esecuzione a ordini della repubblica fascista.
Alla sera il gruppo rientra a Cetta, dove i partigiani hanno il recapito presso la padrona dell'osteria, una donna chiamata «La Devota», che i partigiani, però, chiamavano «mamma», per l'aiuto che ne ricevevano (specialmente acquistavano da lei generi con tessere prese in azioni varie).
Molti sono i rischi che questa donna affrontò per aiutare i partigiani.
Si tenta poi un'azione contro gli uomini che sono di posto nelle casermette al Colle della Melosa. I partigiani, da una vedetta civile di Cetta, sono informati che circa 80 tedeschi percorrono la strada del Colle della Melosa, diretti verso la zona di Marta. Si portano sul posto, per assalirli; ma, valicata la cresta montana, si trovano a poca distanza dai tedeschi, su un pendio spoglio, battuto dai raggi lunari. Essendo impossibile la sorpresa, devono rinunciare all'azione, data l'enorme sproporzione di forze; e si ritirano incolumi.
A un certo punto, negli uomini di Vittò e di Tento vi è un momento di crisi, a causa delle difficili condizioni di vita. Alcuni, capeggiati dal partigiano Folgore, di 17 anni, genovese, vorrebbero trasferirsi in Piemonte, dove, a quanto si dice, la vita è meno scomoda. Ma uno solo va via, con un salvacondotto di Marco; gli altri si fermano, trattenuti anche da brevi parole di Erven, il quale fa capire come in Piemonte, per i partigiani, vi siano disagi e rischi non meno che in Liguria.
Il giorno stesso i partigiani si recano verso Realdo, per tentare una imboscata contro i tedeschi che, ingenere, salivano tutti i giorni al paese; ma quella volta, per caso, non salgono. I partigiani acquistano viveri in Realdo e in Gerbonte, e poi ritornano alle loro sedi.
Poco dopo, anzi il giorno successivo a quello della puntata in Realdo, i partigiani preparano un'azione contro la postazione «B8», situata sulla strada Andagna-Rezzo.
Alla «B8» vi sono undici uomini, di cui nove sono fascisti (militari dell'esercito di Salò) e due tedeschi. Intorno alla postazione vi è un campo minato, e vi sono cavalli di frisia.
L'azione avviene forse nei primi giorni del maggio 1944, o verso la fine di aprile. Vittò, Erven, Tento e Marco sono ancora tutti insieme.
In Molini «arruolano» Figaro. Entrano da un barbiere, per avere indicazioni. Il barbiere è Figaro (Vincenzo Orengo), che si aggrega ai partigiani, e se ne andrà insieme con loro. Figaro diventerà poi comandante del Battaglione «Mario Bini» (1° Battaglione della V Brigata).
I partigiani, in Molini, bloccano tutte le strade e i bar, per catturare i militari fascisti o tedeschi in libera uscita. Trovano solo un sergente della «B8». Da lui, Erven, Tento e Marco si fanno condurre alla «B8», mentre altri partigiani, rimasti in paese, prendono carte annonarie e materiale che i borghesi, dopo l'8 settembre, avevano sottratto alle caserme.
Quando i partigiani arrivano in prossimità della «B8», Folgore chiede di andare avanti agli altri. Va, tenendo due pistole puntate contro le spalle del sergente. Il sergente e Folgore arrivano a ridosso dei cavalli di frisia, ma non sentono l'alt della sentinella; entrano, mentre dietro a loro si precipitano anche gli altri partigiani. Trovano la sentinella addormentata, la disarmano, sfondano la porta, e catturano i restanti uomini della postazione. In tutto sono catturati 8 soldati repubblichini, più il sergente sorpreso in Molini, più due tedeschi.      
I partigiani, quindi, caricano il bottino di armi, munizioni, viveri e materiale da casermaggio su sei muli, appositamente requisiti in Andagna; poi portano il materiale e gli uomini a «La Goletta», dove arrivano in mattinata, essendo l'azione, comprese le marce, durata tutta la notte. «La Goletta», come si può capire anche da precedenti note, è una località a picco su Loreto.
Nella stessa giornata i partigiani decidono sulla sorte dei prigionieri; mancando vitto e altri mezzi, poiché i prigionieri non risultano responsabili di fatti gravi, vengono rimessi in libertà; ai tedeschi si dànno L. 100 a testa, e si lasciano andare; gli altri, quasi tutti studenti e quasi tutti lombardi, vengono vestiti con gli abiti laceri dei partigiani, i quali prendono quelli dei militari, vengono fomiti di carta di identità, e lasciati liberi, perché tornino alle loro famiglie.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, pp. 278-280
 
Nella notte sul 12 corrente, nel Comune di Triora, tre sbandati costringevano, sotto la minaccia delle armi, l'esercente della rivendita generi di monopolio Caprile Leonardo a consegnare loro tabacchi e cerini per l'importo di £. 1275, da essi rimborsato.
[...] Viene segnalato che gruppi di ribelli dai baraccamenti di "Cima Marta" e "Monte Grande" si sono spostati verso "Bregalla" e "Cetta", occupando case dei contadini della zona. Tali gruppi sarebbero comandati da un ex sergente maggiore, certo ZENTA [n.d.r.: Tento] Pietro, già appartenente alla G.A.F. del sottosettore di Triora.
[...] Fonte sicura segnala che preponderanti forze di ribelli, suddivise in bande di 30 uomini ciascuna, trovansi distaccate nella zona campestre tra Pigna, Cima Marta, Colle Ardente, Monte Saccarello - Molini di Triora. Il loro numero sarebbe di circa 2000. Sono armati di armi automatiche (mitragliatrici e fucili mitragliatori), di mortai da 45 e da 81, di mitra, di moschetti e di bombe a mano.
La dotazione di ogni banda sarebbe di una mitragliatrice con 1000 colpi, di due mortai da 45, con circa 50 granate e di un fucile mitragliatore con circa 1000 colpi. La dotazione individuale sarebbe di un fucile o moschetto con 5 o 6 caricatori e di tre bombe a mano.
In località Goina, in valle del Capriolo, frazione di Triora, si troverebbe una banda comandata da 3 ex ufficiali, che presidia le località di Verdeggia, Carneli e Realdo.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 15 maggio 1945

lunedì 10 gennaio 2022

Oggi sul petto di chi passò l’inverno sui monti è appuntato un simbolico nastrino

Primo da sinistra Ivar Oddone, Kim, terzo Giuseppe Vittorio Guglielmo, Vittò/Ivano - Fonte: Annalisa Piubello, Op. cit. infra

Chi canterà le  gesta dell’armata errante, l'epopea dei laceri eroi, le imprese dell’esercito scalzo, chi canterà l’anno di gloria e sangue trascorso sui monti? Chi enumererà la schiera di quelli che non scesero, dei tanti morti lasciati lassù, con nello spento sguardo l’ultimo bagliore del combattimento o l'ultimo spasimo della tortura? Chi tramanderà la lunga storia di imboscate e guerriglie, di battaglie e sbandamenti, di raffiche e cespugli, di fughe e assalti? 

I primi morirono. Ma non fu vano il tuo sangue, Cascione, primo, più generoso e più valoroso di tutti i partigiani. Il tuo nome è ora leggendario, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s'arruolarono sotto la tua bandiera. E pure morì sotto il martirio nazista l'animatore di una delle prime bande a Baiardo: Brunati, il partigiano poeta. E la trista Germania inghiottì Lina Meiffret, prima partigiana. 

S'approssimava la primavera. Verso Rezzo era salito un uomo alto e flemmatico dall’occhio allucinante e dal vestito trasandato: il Curto. Verso Langan vagava un uomo tarchiato e biondo, dallo sguardo azzurro e freddo, magnetico e impassibile. Vittò. Intorno a ognuno d’essi si ingrossò la schiera. 

Chi canterà la spensierata audacia degli inizi, in cui ogni azione era una beffa, ogni arma conquistata un trofeo? Langan, nome glorioso, vedesti ingrossarsi le schiere, urlare l’entusiasmo, salire e scendere i camion gremiti ad ogni nuova azione, tra canti e sventolare di bandiere nella gloriosa primavera. Chi canterà la battaglia di Carpenosa, di come trenta uomini fermarono quattro camion carichi di tedeschi, chi canterà come Erven si coprì di ferite e di gloria a Sella Carpe e sfuggì per miracolo la morte riverso in un cespuglio? Con Marco [n.d.r.: Candido Queirolo] a Triora e Vittò a Langan è incerta per i tedeschi la via dei monti. 

Poi venne, giorno infausto, il tre luglio. I tedeschi ebbero il sopravvento sulle bande, i paesi furono invasi e saccheggiati. Chi canterà la gloriosa popolazione di Castelvittorio, i vecchi cacciatori di cinghiali insorti alla difesa del loro paese, che resistettero con tanto valore? Sotto i colpi di mortaio tutto sembra che si sfasci: l’impassibile Vittò si passa una mano sulla fronte: è la fine? No, gli sbandati si ritirano intorno a Vittò, su Marta, e l’agosto rivedrà la Brigata ricostruita, più organizzata, più potente.

Marco cade in un’imboscata nella trista Baiardo, ma un nuovo capo si è fatto avanti, un ragazzo dal coraggio di leone, dal corpo tarchiato, dalle prominenti ganasce: è Gino. Il suo distaccamento quasi inerme agli inizi in meno di un mese è il più amato della Divisione. I vili bersaglieri - carne venduta - cominciano a temere il suo nome.

Le armate delle nazioni unite liberano intanto tutta la Francia, avanzano verso il nostro confine. È l’ora di discendere? Non ancora, bisogna mordere il freno, comincia il lungo periodo dell’attesa mentre i cannoni alleati rombano vicini, verso ovest. Si inoltrino le colonne tedesche verso Baiardo, ogni cespuglio nasconde un mitragliatore pronto a far fuoco, i morti cadono fitti a mordere la polvere: fu questa la più grande imboscata della nostra storia partigiana.

Badalucco è contesa tra i tedeschi ed Artù - nome che suona terribile alle orecchie nazi-fasciste - e paga con la distruzione il suo patriottismo. Gino gareggia in audacia coi suoi uomini. Figaro e il francese Pierre primeggiano: una divisa tedesca basta per portarli nel campo nemico a compiere le più audaci imprese.

Poi sopraggiungono giorni tristi. Pigna cade: l'occhialuto Fragola, il cervello strategico della brigata, vive dieci giorni digiuno e nudo in una grotta. Upega vede la morte gloriosa del più leggendario di tutti i partigiani, del cavaliere senza macchia e senza paura, dell’eroe di mille imprese le più audaci: il Cion. I Partigiani laceri e scalzi prendono la via del Piemonte, passano i valichi nevosi del Mongioia.

Il partigianesimo in Liguria è dunque stroncato? No, continua negli attentati ai fascisti per le vie cittadine. Ecco allora che avvampa il tuo generoso furore, indimenticabile Aldo Baggioli, eroe bello e spietato, e ti porta sfidando ogni pericolo a scaricare il tuo revolver nel petto dei traditori. Dietro a te Riccardo socchiude l'occhio mefistofelico: i fascisti hanno paura, sanno che a uno a uno cadranno sotto il tuo piombo giustiziere. Ma purtroppo presto sospireranno di sollievo sapendoti caduto crivellato dalle raffiche sul prato di San Romolo.

Intanto la divisione è tornata sui monti di Liguria: gli orrendi bersaglieri di Ceriana e di Baiardo se ne accorgono ben presto. Ma comincia l’inverno, il duro inverno partigiano: la neve è nemica della guerriglia. Ma gli uomini di Gino e di Figaro non si concedono riposo. I fascisti e i tedeschi di Molini pagano cara ogni loro sortita.

Oggi sul petto di chi passò l’inverno sui monti è appuntato un simbolico nastrino. Striscia rossa in campo bianco: sangue sulla neve. L'attesa primavera s'avvicina a poco a poco: è il momento dell’attacco? Potremo stanare dalla trista Baiardo i vili bersaglieri? No, il momento non è ancora giunto, occorre ritornare. Ma non ritornerai tu, Cardù [n.d.r.: Riccardo Vitali, caduto a Baiardo il 10 marzo 1945, commissario del Distaccamento mortaisti della V^ Brigata], caduto serenamente con la fronte al nemico per le vie del paese.

Ancora una volta i partigiani prendono la via del Piemonte, per armarsi, vestirsi, rinforzarsi questa volta: poi scenderanno e allora sarà un succedersi d'imboscate, di colpi, di sparatorie in tutte le valli e su tutte le strade contro i nazi-fascisti scoraggiati e disorientati. Ma gli eventi precipitano, siamo vicini alla meta. Fu proprio quando mancavano pochi giorni al traguardo, che ti presero e ti uccisero, ultimo dei caduti nostri, Tenore [n.d.r.: Gualtiero Zanderighi, caduto il 22 aprile 1945 a Poggio di Sanremo, della V^ Brigata]. E dovette essere triste morire in un mattino d'aprile, mentre nell'aria era un presagio della prossima vittoria.

Italo Calvino, Ricordo dei Partigiani vivi e morti, articolo apparso sul numero 13 de La voce della democrazia, Sanremo, martedì 1° maggio 1945
 
 
 
[...] nei giorni immediatamente successivi alla Liberazione il giovane sanremese [Italo Calvino] si era attivamente prodigato nell'opera celebrativa e propagandistica messa in campo dalle forze comuniste, attraverso alcuni scritti polemici e apologetici apparsi sugli organi della stampa locale, <13 e contribuendo all'allestimento di un volume collettaneo dal titolo quanto mai emblematico della volontà di testimoniare "a caldo" la drammaticità della lotta partigiana nell'imperiese: L'epopea dell'esercito scalzo. <14
Al terzo capitolo era stata affidata una lunga e dettagliata descrizione della «particolare configurazione geografica» e «fisico-demografica» del territorio, in relazione alla «peculiare posizione militare» - cruciale per la sua perifericità di frontiera - e come fattore determinante dell'«alta drammaticità» del conflitto, di cui restituiva un dato oggettivo il «numero altissimo di caduti» (una percentuale, tra partigiani e civili, tra le più alte «se non la più alta di tutta l'Italia»): un paesaggio «che è, nello stesso tempo, alpestre e marino» racchiuso in una «estensione limitata» di cui la «fascia marittima» - con la sua «caratteristica vegetazione mediterranea e sub tropicale» - occupa soltanto una «striscia di territorio» lungo la costa e cede subito il passo al paesaggio «alpino» (il 90% del territorio), con la disordinata altimetria dei rilievi coperti da fitte zone boschive nella loro progressione ulivi-pini-castagni. Una configurazione territoriale che, a causa anche della «deficenza notevolissima di ricchezza idrica», era sempre stata di ostacolo per lo sviluppo agricolo dell'interno, a fronte della particolare «agricoltura industriale» sviluppatasi a «fascie» lungo la costa, «dove la popolazione si addensa in una successione di cittadine ricche di giardini, di ville e d'alberghi», considerata anche l'assenza di un efficiente sistema di comunicazione tra la riviera e il suo entroterra (poche strade «soggette a interruzioni» e «frane», con ponti e ponticelli «facilmente ostruibili»). <15
Se da un lato il territorio, «per la sua struttura fisica», si era prestato benissimo alla «guerriglia», garantendo la possibilità di «attacchi improvvisi, di ritirate fulminee, di agguati e di resistenze su posizioni formidabili per natura», dall'altro lato aveva riservato «svantaggi altrettanto grandissimi»: la «povertà della regione» e la «mancanza di grossi centri industriali nelle immediate vicinanze» avevano reso difficili i rifornimenti in loco di viveri e armamenti, a fronte della «facilità, per un nemico ben attrezzato, di presidiare punti strategici determinati, controllanti i nodi stradali più importanti, in modo da impedire un contatto stretto e continuo fra le diverse bande di guerriglia operanti nella zona». Senza contare che la presenza di «centri minuscoli» aveva reso le attività cospirative ancora più rischiose di quanto non lo fossero già nelle grandi città, in quanto maggiormente presidiati dal nemico e, di conseguenza, sottoposti anche alla «continua offesa bellica alleata, sia navale che aerea».
E tuttavia il territorio era abitato da «gente forte e dura come le rocce delle sue montagne», gente che «conosce la gioia ed il tormento di un lavoro asperrimo, che è una lotta insonne contro la natura avara, e che dal lavoro ha tratto l'amore per la libertà». <16
Veniva dunque messa in risalto la stretta rete di condizionamenti reciproci che si erano venuti a creare tra quel particolare paesaggio (l'elemento fisico-geografico), la popolazione locale con il proprio «carattere» (l'elemento antropico-demografico), e la loro azione-reazione di fronte all'irruzione delle vicende successive all'8 settembre (il dato storico e politico-militare).
[NOTE]
13 Si tratta degli articoli Ricordo dei partigiani vivi e morti e Primo maggio vittorioso, pubblicati il 1° maggio 1945 su «La voce della democrazia», ed Epurazione, uscito lo stesso giorno sulle colonne de «La nostra lotta», organo della sezione sanremese del PCI. Di non certa attribuzione è invece l'articolo Ventimiglia apparso sull'organo della Divisione Felice Cascione «Il Garibaldino» (cfr. FERRUA, Opere giovanili di Italo Calvino, cit., pp. 56-57).
14 L'epopea dell'esercito scalzo, a cura di Mario Mascia, A.L.I.S., Sanremo, s.d., ma del 1945 (firmati dal giovane Calvino sono i capitoli su Castelvittorio paese delle nostre montagne, pp. 49-50 e Le battaglie del comandante Erven, pp. 235-244).
15 Ivi, pp. 27-32.
16 Ibidem.

Alessandro Ottaviani, «Qualcosa di gelosamente mio»: paesaggi della Resistenza nella narrativa di Italo Calvino, Academia.edu
 
Tuttavia non solo attraverso Pin l’autore [Italo Calvino] “si racconta” [n.d.r.: nel romanzo Il sentiero dei nidi di ragno]. Rileggiamo insieme il famoso capitolo IX, il capitolo “ideologico” tanto criticato <107, cui Calvino non ha voluto rinunciare. <108
Protagonisti di questo capitolo sono Kim, comissario politico, e Ferriera, comandante di brigata.
Benché Kim compaia solo in questo capitolo, l’importanza del personaggio è chiara fin da subito per il fatto che il romanzo è dedicato in primo luogo a lui. «A Kim, e a tutti gli altri», dice la dedica. Già da questo si comprende che c’è una verità storica di Kim, la quale tuttavia va decifrata nella sua complessità.
Vedremo come in Kim Calvino operi una fusione di tre persone distinte: in primo luogo se stesso, poi Nino Siccardi, nome di battaglia “u Curtu”, comandante della “Prima Zona Operativa Liguria” dai primi mesi del 1944, ed infine il commissario politico Ivar Oddone, nome di battaglia “Kimi”.
Asor Rosa è categorico nel dichiarare: «[Kim] trasparente travestimento dello stesso Calvino» (ASOR ROSA, A., 2009: 422), mentre Andrea Dini commenta: "Un protagonista forse difficile, per Calvino, da fermare sul foglio: e anche per questo per Kim il gioco delle identificazioni si fa molteplice. Kim è in prima istanza Calvino medesimo, visto che senza dubbio la ricerca di serenità del personaggio s’identifica con quella dell’autore del Sentiero; [...] Kim, infine, è il commissario partigiano Curto, che presta parte della propria fisionomia al personaggio e rivendica in tal modo una connessione. (DINI, A., 2007: 258)
Dini fa riferimento all’articolo firmato da Calvino, Ricordo di partigiani vivi e morti, pubblicato sul numero 13 de «La voce della democrazia» il 1º maggio 1945. Era appena finita la guerra e l’autore proseguiva “con altri mezzi” la lotta partigiana. C’è molta enfasi in questo scritto celebrativo, che però ci restituisce delle immagini importanti e insieme il clima del momento storico: "Chi canterà le gesta dell’armata errante, l’epopea dei laceri eroi, le imprese dell’esercito scalzo, chi canterà l’anno di gloria e sangue trascorso sui monti? [...] I primi morirono. Ma non fu vano il tuo sangue, Cascione, primo, piú generoso e piú valoroso di tutti i partigiani. Il tuo nome è ora leggendario, molti furono quelli che infiammati dal tuo esempio s’arruolarono sotto la tua bandiera. <109 [...] S’approssimava la primavera. Verso Rezzo era salito un uomo alto e flemmatico dall’occhio allucinante e dal vestito trasandato: il Curto. Verso Langan vagava un uomo tarchiato e biondo, dallo sguardo azzurro e freddo, magnetico e impassibile. Vittò. Intorno a ognuno d’essi si ingrossò la schiera". (CALVINO, I., 1945)
Trascuriamo per il momento la descrizione di Vittò che, come vedremo, nel Sentiero corrisponde al personaggio Ferriera e confrontiamo la descrizione del Curto, riportata sopra, e del Kim del Sentiero: «Kim è allampanato <110, con una lunga faccia rossiccia, e si mordicchia i baffi. [...] non è simpatico agli uomini perché li guarda sempre fissi negli occhi <111 come volesse scoprire la nascita dei loro pensieri». (CALVINO, 1991: 99)
Dunque i tratti fisiognomici di Kim sono effettivamente mutuati da quelli di Nino Siccardi <112, “u Curtu”, ma se dobbiamo invece stare a quanto scrive Ferrua, Kim è Ivar Oddone <113, “Kimi” <114, commissario politico della IV Brigata che a fine dicembre del 1944 diventa commissario della II Divisione Garibaldi «Felice Cascione» dove milita Calvino in questa fase:«S’è sovente pensato che Kim fosse l’autore camuffato, il porta bandiera dell’autore. Questi invece si cela dietro il personaggio di Pin e le idee di Kim son tanto di Calvino, quanto sono di Oddone, ovvero una somma di posizioni rispettive». (FERRUA, cit.: 169)
Ferrua dà credito a Calvino che nella Prefazione del ’64 parla del suo amico medico e ammette solo la comunanza ideale messa in evidenza anche da Ferrua, mentre rifiuta ogni identificazione con il personaggio, benché, come vedremo, con scarso successo.
Leggiamo un passo della Prefazione: "[...] nelle mie preoccupazioni di allora [c’era la] definizione di cos’era stata la guerra partigiana. Con un mio amico e coetaneo, che ora fa il medico, e allora era studente come me, passavamo le sere a discutere. Per entrambi la Resistenza era stata l’esperienza fondamentale [...] Il mio amico era un argomentatore analitico, freddo, sarcastico verso ogni cosa che non fosse un fatto; l’unico personaggio intellettuale di questo libro, il commissario Kim, voleva essere un suo ritratto; e qualcosa delle nostre discussioni d’allora, nella problematica del perché combattevano quegli uomini senza divisa né bandiera, dev’essere rimasta nelle mie pagine, nei dialoghi di Kim col comandante di brigata e nei suoi soliloqui". (CALVINO, 1991:1197)
In realtà in Kim c’è molto di Calvino stesso: «[...] la sua mente s’affolla di interrogativi irrisolti». (Ibid., 99) Tali interrogativi riguardano, sì, le ragioni della guerra, il perché si combatte da una parte o dall’altra, che senso abbia formare un distaccamento come quello del Dritto, insomma tutto quanto viene discusso con il comandante Ferriera - ciò di cui parleremo analizzando il personaggio di Ferriera stesso - ma gli interrogativi di Kim non sono solo politici, sono soprattutto esistenziali e sono gli stessi dell’autore, così come Kim finisce con assomigliare un po’ anche a Pin: "Kim cammina solo per i sentieri [...] I tronchi nel buio hanno strane forme umane. L’uomo porta dentro di sé le sue paure bambine per tutta la vita. «Forse, - pensa Kim, - se non fossi commissario di brigata avrei paura. Arrivare a non aver piú paura, questa è la meta ultima dell’uomo». Kim è logico [...], ma quando ragiona andando da solo per i sentieri, le cose ritornano misteriose e magiche <115, la vita degli uomini piena di miracoli. Abbiamo ancora la testa piena di miracoli e di magie, pensa Kim. Ogni tanto gli sembra di camminare in un mondo di simboli <116, come il piccolo Kim in mezzo all’India, nel libro di Kipling tante volte riletto da ragazzo. «Kim...Kim...Chi è Kim?...». (Ibid., 108).
Ritorna il senso del magico e del misterioso, che è anche di Pin; ritorna il simbolismo allucinato di Angoscia in caserma e l’interrogativo fondamentale: «Chi è Kim?», l’interrogativo sull’identità, l’interrogativo su di sé: "Perché lui cammina quella notte per la montagna, prepara una battaglia, ha ragione di vite e di morti, dopo la sua melanconica infanzia di bambino ricco, dopo la sua scialba adolescenza di ragazzo timido? [...] i suoi pensieri sono logici [...] Ma non è un uomo sereno. <117 Sereni erano i suoi padri, i grandi padri borghesi che creavano la ricchezza. Sereni sono i proletari che sanno quello che vogliono, i contadini che ora vegliano di sentinella ai loro paesi, sereni sono i sovietici che hanno deciso tutto [...] Sarà mai sereno, lui, Kim? <118 Forse un giorno si arriverà ad essere tutti sereni, e non capiremo piú tante cose perché capiremo tutto»". (Ibid., 108)
Anche Kim manifesta quella «rischiosa aspirazione di serenità» che per Pin consisteva nella speranza di trovare «il grande amico». La lettera a Scalfari già citata fornisce una chiave interpretativa fondamentale per intendere quel tanto di Bildungsroman che c’è nel Sentiero, in quanto ricerca e percorso individuale di guarigione da quella «ferita segreta per riscattare la quale combattiamo». (Ibid., 109)
Dovrebbe a questo punto essere chiara l’operazione di fusione tra le tre persone. Se i tratti fisiognomici di Kim sono mutuati da “u Curtu”-Siccardi e il ruolo politico-militare-ideologico da “Kimi”-Oddone, per il resto è lo stesso autore che si racconta, con le sue inquietudini, i suoi dubbi, le sue speranze, il suo passato.
Cosí come dovrebbe essere chiaro che Calvino è sia in Pin che in Kim, con una sorta di sdoppiamento che permette alle diverse parti dell’autore di raccontarsi. <119
Di piú semplice decifrazione ma non meno importante e autobiografica è l’altra figura del capitolo IX: il comandante Ferriera. È lui l’interlocutore di Kim nella discussione sulle ragioni della guerra e le valutazioni sul distaccamento del Dritto. Ferriera è una figura storica. In Ricordo di partigiani vivi e morti Calvino parlava di «un uomo tarchiato e biondo, dallo sguardo azzurro e freddo, magnetico e impassibile. Vittò». Nel Sentiero «Ferriera è tarchiato [...] ha due grandi occhi chiari e freddi che alza sempre a mezzo guardando di sottecchi». (Ibid., 99)
Il personaggio del romanzo riproduce fedelmente i tratti del Comandante Vittò <120 che nel dicembre del 1944 assume il comando della II Divisione d'assalto Garibaldi «Felice Cascione», nella I zona Liguria, dove combatte anche Calvino.
Di Ferriera Calvino mette in evidenza l’origine proletaria, le certezze ideali, l’efficacia militare: "Ferriera è un operaio nato in montagna, sempre freddo e limpido: sta a sentire tutti con un lieve sorriso d’assenso e intanto ha già deciso per conto suo [...] La guerra partigiana è una cosa esatta, perfetta per lui come una macchina, è l’aspirazione rivoluzionaria maturatagli nelle officine, portata sullo scenario delle montagne, conosciute palmo a palmo, dove può giocare d’ardire e d’astuzia". (Ibid., 99)
Con Kim Ferriera discute sul distaccamento del Dritto e che senso abbia la decisione di Kim di mettere insieme un gruppo tanto poco affidabile di uomini. Uomini che non hanno coscienza di classe, che non sanno bene perché combattono, ma che hanno - dice Kim - in comune con gli altri, tutti gli altri, anche i fascisti- «un furore», un elementare bisogno di riscatto umano.
La discussione serve a Calvino per chiarire i presupposti ideologici che stanno alla base della sua scelta di campo.
[NOTE]
107 A cominciare da Pavese, il quale nella lettura editoriale per Einaudi scrive: "Grande stonatura il capitolo del commissario Kim che ragiona sul distaccamento di carogne dov’è il ragazzo. Si rompe l’angolo di visuale del ragazzo, e quello di Kim non è ingranato nell’avventura, è un’esigenza intellettualistica". (CALVINO, 1991: 1243)
108 Sempre nella Prefazione del ’64 Calvino spiega: "Per soddisfare la necessità dell’innesto ideologico, io ricorsi all’espediente di concentrare le riflessioni teoriche in un capitolo che si distacca dal tono degli altri, il IX, quello delle riflessioni del commissario Kim, quasi una prefazione inserita in mezzo al romanzo. Espediente che tutti i miei primissimi lettori criticarono, consigliandomi un taglio netto del capitolo; io, pur comprendendo che l’omogeneità del libro ne soffriva [...], tenni duro: il libro era nato cosí, con quel tanto di composito e di spurio". (Ibid., 1189)
109 Non si dimentichi che l’autore chiese l’iscrizione al PCI quando seppe della morte di Felice Cascione, medico e partigiano, nonché autore nel 1943 del testo di «Fischia il vento», famosa canzone partigiana sulla musica di quella popolare russa «Katjusha».
110 Il corsivo è nostro.
111 Il corsivo è nostro.
112 Nino Siccardi, nato a Porto Maurizio (Imperia) il 25 febbraio 1902, era un macchinista navale. Giovanissimo socialista, era passato al Partito Comunista e per la sua attività di antifascista aveva dovuto riparare in Francia. Tornato in Italia nel 1936, sarà tra i primi organizzatori dei GAP di Imperia. Quando si costituiscono le prime Brigate Garibaldi, è "u Curtu" (il nome di battaglia era ironicamente in contrapposizione con la sua statura) e comanda la IX Brigata d'Assalto. Diventerà il comandante della Prima Zona partigiana Liguria. Dopo la guerra continuerà il suo impegno politico nel PCI e nell’ANPI.
113 Ivar Oddone, nato a Imperia il 26 ottobre 1923, era ancora studente in medicina quando, dopo l'8 settembre 1943, era entrato nelle file della Resistenza ligure. Per le sue doti di combattente e di organizzatore divenne, come dicevamo, commissario politico della II Divisione "Felice Cascione" e, successivamente, dell'intero gruppo di divisioni che operavano nella provincia di Imperia. Dopo la Liberazione, Ivar Oddone riprese gli studi, si laureò brillantemente e si dedicò agli studi di medicina del lavoro.
114 Interessante l’annotazione di Ferrua: «[...] la verità letteraria di Calvino con Kim supera la verità storica. Infatti, il partigiano si è scelto il nomignolo di Kim leggendo le vicende del ragazzo indiano creato da Ruyard Kipling. Ma questo nome di battaglia rassomigliava troppo all’abbreviazione di chilometro e risultava ostico a tutti in montagna, venne perciò corretto, diventando Kimi in tutti i documenti ufficiali».
(FERRUA, 1991: 168)
115 Il corsivo è nostro.
116 Il corsivo è nostro.
117 Il corsivo è nostro.
118 Il corsivo è nostro.
119 Domenico Scarpa sostiene: «Pin, bambino precocemente invecchiato, e Kim, ragazzo precocemente maturo, sono le due opposte figure nelle quali l’autore del Sentiero si specchia e si sdoppia. [...] Ha notato Claudio Milanini che Pin e Kim non si incontrano mai. Forse non potevano incontrarsi: il loro incontro avviene fuori dal romanzo, nella persona che lo scrive, ed era la condizione necessaria perché fosse scritto: 'Il sentiero dei nidi di ragno è anche un’autobiografia implicita trasposta'» (SCARPA, D., 1999: 222)
120 Guglielmo Giuseppe Vittorio (comandante Vittò) nasce a Sanremo il 2 febbraio del 1916. Emigra giovanissimo in Francia per lavoro e, avendo già una radicata coscienza antifascista, si arruola nelle Brigate internazionali e combatte nella guerra di Spagna. Dopo la sconfitta della Repubblica, ripara in Francia attraverso i Pirenei. Internato in campo di concentramento, viene rimpatriato nel 1940. Condannato per renitenza alla leva, viene inviato sul fronte greco-albanese e successivamente a Creta. Rientrato in licenza nel ’43, salirà in montagna all'indomani dell'8 settembre dove, forte di un’esperienza di otto anni di guerra, organizzerà i primi partigiani. Il 25 Aprile 1945, al comando di circa 2000 uomini occupa Ventimiglia, Sanremo, Bordighera, Taggia e porto Maurizio. E' stato insignito di Medaglia d'Argento al V.M.

Annalisa Piubello, Calvino racconta Calvino: l'autobiografismo nella narrativa realistica del primo periodo, Tesi di dottorato, Universidad Complutense de Madrid, 2016

venerdì 31 dicembre 2021

Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" di Albenga al comando partigiano...

Albenga (IM) negli anni 1940

Nonostante gli indiscutibili miglioramenti, Luigi Longo “Gallo”, comandante generale delle Brigate Garibaldi, giunto a Savona ai primi di luglio 1944 per visionare la situazione del Ponente ligure, non poté fare a meno di notare come il movimento garibaldino nel Savonese fosse tuttora meno sviluppato rispetto a quello della Prima Zona (Imperia ed Albenga); con tutto ciò, chiari sintomi di disgregazione dell’apparato poliziesco della RSI si avvertivano ora anche a Savona, e bisognava approfittarne senza remore. [...] Vi era poi un’altra questione sulla quale il CLN regionale ritenne suo dovere soffermarsi. Si trattava di certi contrasti tra i CLN di Albenga e di Savona determinati dal tardivo interessamento di quest’ultimo organismo per la parte occidentale della provincia. Preso atto dell’intensa attività degli albenganesi, che fin dagli inizi della guerra civile erano legati ad Imperia a causa della anomala struttura delle federazioni del PCI clandestino, il CLN regionale diede piena sanzione alla loro indipendenza operativa da Savona, invitando tuttavia a stringere contatti più stretti tra i due comitati e dando indicazioni sulle ripartizione delle cariche provinciali a guerra finita. La questione fu appianata in poche settimane <156.
156 (a cura di) INSMLI, Resistenza e ricostruzione in Liguria. Verbali del CLN ligure 1944/46, Milano, Feltrinelli, 1981
Stefano d’Adamo, "Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45)", Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999/2000

D: Vi sono mai state intromissioni del PCI (…) giudicate pesanti (…)?
R: No, non arrivavano mica. (…). Eravamo una brigata di periferia, più a ovest di questa zona, confinavamo con la Prima Zona Liguria, che era delimitata dalla strada Albenga - Garessio. Più in là non siamo mai andati. [Segue una breve conversazione relativa ad un equivoco sulla data di costituzione del “Torcello”, che è ottobre 1944 e non luglio].
[...] D: (…). Come mai è stato costretto ad inquadrarsi nei garibaldini? (…)
R: Lui [Marzola] non era inquadrato con nessuno. Non potevamo lasciare della gente che agisse per conto proprio. Avevamo un’organizzazione che doveva rendere conto; i distaccamenti rendevano conto alla brigata. Le nostre pattuglie rendevano conto al distaccamento. E uno che girava per conto suo armato, belìn, noialtri lo facevamo fuori se ci capitava tra le mani. Nell’Imperiese i tedeschi e i fascisti mandavano su della gente vestita da partigiani, addirittura con il fazzoletto rosso, che domandava dei partigiani… (…). Però quando i partigiani si sono resi conto, venivano su con tanto di “papiro” firmato dal CLN e li facevano fuori! Non interrogavano mica. Avevano ragione, perché avevano subito un sacco di perdite. E quello era un cane sciolto…
Intervista con Enrico De Vincenzi in Stefano d’Adamo, Op. cit. 

La Prima Divisione d’Assalto Garibaldi “Gin Bevilacqua”, inizialmente forte di circa 500 uomini, nacque ufficialmente il 30 gennaio 1945, con “Enrico” per comandante e “Vela“ (Pierino Molinari) per commissario politico; il Comando si appoggiava momentaneamente al distaccamento “Maccari”, ma avrebbe sempre mantenuto la sua base alle Tagliate.
Stefano d’Adamo, Op. cit.
 

15 febbraio 1945 - Dal comando del Distaccamento "Silvio Torcello" della III^ Brigata Garibaldi "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che 6 ex appartenenti alla Brigata scrivente, fuggiti a dicembre dopo il rastrellamento nemico, razziavano, continuando ad autodefinirsi garibaldini, civili, per cui, siccome "da ottime segnalazioni" risultava che i 6 si aggirassero nella zona della Bonfante, si chiedeva di arrestare quei 6, "Maciste", "Salvatore", "Cancarin", "Morello", "Brindisi", "Pianta", e di trasferirli nelle mani della "Briganti". 

8 marzo 1945 - Dal CLN del Ponente Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria al CLN di Savona e p.c. al CLN di Albenga - "Genova, 8 marzo 1945  - Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria, preso atto dell'esposto presentato dal CLN di Albenga, dal quale risulta la notevole attività compiuta dal Comitato stesso, in condizioni di completo isolamento rispetto ai Comitati territorialmente superiori, e nel quale sono esposte lamentele circa il funzionamento del CLN di Savona a proposito dei suoi rapporti con la provincia e, in particolare con la zona occidentale di essa, fa presente a codesto Comitato: Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria approva e dà sanzione alla delega di poteri che per il periodo cospirativo il CLN di Savona ha concesso al CLN circondariale di Albenga. Il Comitato di Liberazione Nazionale per la Liguria ritiene assolutamente necessario che i contatti fra il Comitato di Albenga e quello di Savona siano costanti e frequenti. Altresì ritiene che a liberazione avvenuta il CLN provinciale tenga presente che siano rappresentati nelle cariche, ed in qualsiasi altro organismo che esprime la volontà antifascista della provincia, il CLN  di Albenga e gli interessi dell'antico circondario di Albenga, che si è acquisito particolari meriti in questi duri momenti della Lotta di Liberazione. Il CLN per la Liguria"

8 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 8, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Trasmetteva le informazioni ricevute il 6 marzo dal Distaccamento "Torcello" della II^ Zona Operativa Liguria.

8 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al capo di Stato Maggiore della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che era stato dato incarico a 2 garibaldini di ritirare gelatina ed esplosivo 808 inglese presso il Distaccamento "Torcello" [della II^ Zona Operativa Liguria]; che era fallita la missione per catturare la spia "Pipetta"; che era, invece, stata catturata ad Ortovero una donna sospettata di essere una spia, forse anche responsabile dell'arresto di "Tito".

21 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 224, al comando della III^ Brigata "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] e al comando del Distaccamento "Torcello" - Ringraziava per una fornitura di munizioni.

30 marzo 1945 - Dal comando della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva informazioni sui movimenti nemici alla frontiera italo-francese [linea del fronte] dovendo inviare segnalazioni urgenti del proprio SIM alla missione alleata in Piemonte.

1 aprile 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 123 bis, al comando della VI^ Divisione ed al CLN di Alassio (SV) - Segnalava che il comando del Fascio Repubblicano era in possesso di un elenco di partigiani, consegnato dal maresciallo Gargano alle autorità repubblichine di P.S. e poi al Fascio e forniva i 29 nomi dei mentovati partigiani perché il CLN potesse avvertirli.

8 aprile 1945 - Da "Dario" [Ottavio Cepollini] alla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che stava indagando sul parroco di Pogli [Frazione di Ortovero (SV)] e sul podestà di Vendone (SV); che "Pipetta" era già stato nascosto dai tedeschi; che il 7 aprile i nazisti avevano requisito animali da traino per il trasporto di materiale bellico dai fortini alla stazione di Albenga; che si erano presi accordi con 7 militari della GNR di Albenga per il loro passaggio alle formazioni partigiane di montagna a condizione di portare 1 mitragliatore, 2 mitra, 4 fucili ed una cassa di munizioni...

10 aprile 1945 - Dalla I^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Gin Bevilacqua" [della II^ Zona Operativa Liguria] ai comandi della II^ Divisione "Felice Cascione" e della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"  Segnalava che un informatore repubblichino aveva dichiarato che i soldati di Salò dei reparti di Imperia, Albenga, Savona, Cadibona avevano ricevuto l'ordine di compiere un rastrellamento per aprirsi una strada in vista di un possibile sganciamento dalla riviera di ponente.

11 aprile 1945 - Dal comando del Distaccamento "Silvio Torcello" della III^ Brigata "Libero Briganti" [II^ Zona Operativa Liguria] al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava la necessità di un bombardamento in una località a 7 km. da Finale Ligure (SV), in cui erano dislocati circa 1.000 uomini ben equipaggiati, anche di armi pesanti, che in quella zona la popolazione appoggiava in gran parte la repubblica sociale e che le forze nemiche che presidiavano Bardineto (SV) e Calizzano (IM) [in Val Bormida] da alcuni giorni avevano abbandonato quei paesi.

13 aprile 1945 - Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" [di Albenga (SV)] al Rappresentante [Robert Bentley, capitano del SOE britannico, ufficiale di collegamento alleato con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] dell'Alto Comando Alleato ed al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Comunicava che come da accordi presi iniziava il servizio informazioni; che i tedeschi avevano asportato dal forte di Zuccarello tutte le munizioni; che facevano la stessa operazione dai magazzini situati nei pressi di Albenga; che l'11 aprile era transitato "da est ad ovest un camion con rimorchio carico di 70 fusti pieni di benzina"; che nella galleria tra Ceriale e Borghetto vi era un treno blindato, armato con 4 pezzi da 120 e con 2 mitragliatrici da 20 mm; che il nemico aveva intensificato la sorveglianza nelle valli vicine ad Albenga sino ad istituire un nuovo posto di blocco sulla strada Arnasco-Albenga-Coasco [Frazione di Villanova d'Albenga (SV)].

15 aprile 1945 - Da un'informatrice alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che il podestà di Stellanello (SV) era amico del commissario repubblichino di polizia Piccheddu di Alassio e che del dottor Massone, tornato a casa, non si sapeva se si sarebbe fermato a lungo.

17 aprile 1945 - Dal comando del Distaccamento "Silvio Torcello" della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava che il fotografo Aristide Piccioni, abitante con il fratello sarto a Briga [La Brigue, Val Roia francese, dipartimento delle Alpi Marittime], "esplica servizi di spionaggio a favore delle forze della RSI".

18 aprile 1945 - Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" [di Albenga (SV)] al rappresentante dell'Alto Comando Alleato [ufficiale di collegamento, capitano del SOE britannico, Robert Bentley] ed al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che il 17 aprile erano transitati sulla via Aurelia in direzione ovest 2 camion, 6 auto, 5 autocarri tutti vuoti, verso est 1 camion coperto, 1 camion vuoto, 1 treno carico di paglia e fieno; che il presidio di Coasco era partito per il fronte; che il figlio del maggiore Vignola agiva come spia.

20 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 58, al comando della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [della II^ Zona Operativa Liguria] - Si comunicava che "in risposta alla richiesta sul movimento delle forze nemiche sulla frontiera italo francese le informazioni sono poco attendibili, dato che c'è continuo movimento e continuo spostamento delle forze verso la strada n° 28...".

23 aprile 1945 - Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che veniva inviata in allegato una lettera del "capitano Roberta" capitano Bentley] per la missione alleata dislocata presso la I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [della II^ Zona Operativa Liguria]...

23 aprile 1945 - Dal comando della Divisione SAP "Giuseppe Mazzini" [di Albenga (SV)], prot. n° 60, al rappresentante dell'Alto Comando Alleato [capitano Bentley] - Segnalava movimenti nemici quali, sulla via Aurelia il 21 aprile 3 camion diretti ad est che trasportavano truppe ed un mezzo d'assalto, un treno da Ventimiglia per Savona carico di materiale, "Dalla stazione di Albenga sono stati caricati 40 carri agricoli, munizioni, mine e materiale vario diretti a Garessio via colle San Bernardo".

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

Russo Pierluigi: nato a Voltaggio (Al) il 2 giugno 1909. Ufficiale della Brigata Nera di Albenga
Rapporto dei carabinieri di Albenga del 24.6.45: Il dottor Russo Pierluigi giunse ad Albenga verso la metà del febbraio 1945 in servizio presso la locale brigata nera. Dimostrò subito particolare zelo nel coadiuvare la Feldgendarmerie di Albenga che in quel periodo spiegava una feroce attività di intimidazione attraverso l’uccisione di numerosi ostaggi. Il dottor Russo era coadiuvato dalla sua amante Andreis Anna, la quale esercitava la sua deleteria influenza sul maresciallo della Feldgendarmeria Strupp, di cui contemporaneamente ne era l’amante. Il dottor Russo vantava la sua appartenenza alla brigata nera e si dichiarava fervente nazifascista. Portava sulla manica destra della giubba la scritta “Per l’onore d’Italia”.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia,  StreetLib, Milano, 2019 

Le cose si facevano più complicate all’estremità occidentale del dispositivo della divisione “Bevilacqua”, dove la Terza Brigata doveva affrontare una crescente pressione nemica sulle vie di comunicazione. Il mese [marzo 1945] si era aperto con alterni, fitti scontri e scaramucce di varia portata che denunciavano la lotta in atto per il controllo strategico della zona di Bardineto, dove confluiscono le strade provenienti da Albenga e da Borghetto Santo Spirito. Ma il 6 marzo la brigata mise a segno uno dei suoi colpi più brillanti. Durante la notte elementi del distaccamento “Torcello” penetrarono nell’abitato di Loano con l’aiuto e la copertura dei sapisti locali del “Boragine” e si diressero a colpo sicuro verso l’albergo Vittoria, dove era stata segnalata la presenza di un nucleo di polizia investigativa. Qui, a dispetto della sorveglianza nemica (non troppo vigile, in verità, dal momento che per ragioni di segretezza quasi nessuno sapeva dell’esistenza del centro di controspionaggio), i partigiani catturarono due esponenti dell’UPI tra cui Giovanni Illegittimo, che comandava lo spionaggio fascista tra Savona ed Alassio. Condotti in montagna, i prigionieri furono rapidamente processati e fucilati. Le prove per la condanna furono fornite dai documenti riservatissimi di cui i partigiani si erano impadroniti: si trattava di una notevole mole di documenti nei quali erano indicati con precisione molti esponenti dei CLN locali e delle SAP della zona tra Loano e Finale, tra i quali l’avv. Rembado, il maestro Acquamorta, Panizza, Orso e De Vincenzi senior. Subito avvisati, poterono mettersi al sicuro per tempo.
Stefano d’Adamo, Op. cit. 

Una vista sulla piana di Albenga

19 febbraio 1945 - Da Paolo Pini della Brigata Nera al comando della Brigata Nera di Alassio - Segnalava che alcuni "ribelli" avevano sottratto un autovettura Fiat, dal tettuccio apribile, di cui si fornivano numeri di targa, di telaio, di libretto di circolazione, affinché i dati fossero all'attenzione dei posti di blocco.
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. Tomo II
 
Ad Albenga la brigata SAP “G. Mazzini”, con il riconoscimento della funzione del CLN circondariale ingauno, ottiene l’autonomia operativa sino alla fine del conflitto. Non risulta ufficialmente nell’organico della divisione imperiese “G.M. Serrati” anche se i rapporti con l’organizzazione a cui inizialmente faceva capo, non hanno avuto soste, e i contatti di collaborazione tra i combattenti imperiesi e i sapisti di Albenga sono ricorrenti.
Dalla relazione conclusiva dell’attività della Brigata SAP “G. Mazzini”:
“Successivamente le squadre SAP albenganesi vennero inquadrate nella Brigata SAP “G. Mazzini”, dislocata su tutto il territorio del circondario con i distaccamenti nelle città ed in ogni paese dell’entroterra. Le squadre per tutto il periodo della lotta effettuarono audaci colpi di mano contro i presidi nazifascisti; avvicinarono militari della RSI per persuaderli a passare nelle fila della Resistenza; svolsero servizio informativo (SIM), organizzarono collegamenti tra la montagna e la città e tra i vari CLN; prelevarono fondi, viveri, medicinali, armi e munizioni per l’invio regolare alle formazioni cercando di eludere i numerosi posti di blocco nazifascisti. La brigata SAP “G. Mazzini” … si trovò verso novembre ad agire in una situazione di grave pericolo. Nel periodo autunno 1944- inverno 1945 venne installata in Albenga la Feldgendarmeria nel palazzo INCIS: il luogo divenne tristemente famoso perché di qui vi passarono i sapisti della “G. Mazzini” ed i membri del CLN caduti nelle mani del “boia” Luciano Luberti… che eseguiva alla lettera le direttive di Himmler e di Hitler contro la resistenza e le inermi popolazioni dell’albenganese… Nelle celle del palazzo INCIS si ammassavano esseri umani dai volti sfigurati e sanguinanti: le percosse si alternavano alle più efferate torture. Peggior sorte toccò alle donne… Alla liberazione nelle fosse della marina furono riesumate 59 salme di patrioti orrendamente sfigurati. La brigata SAP “G. Mazzini” non figura negli organici della Divisione SAP “G.M. Serrati” di Imperia e “A. Gramsci” di Savona, in quanto forza militare alle dirette dipendenze del CLN circondariale albenganese. Pertanto seguì le varie modifiche politiche-organizzative che caratterizzarono il CLN di Albenga diretto da Emidio Libero Viveri.”
Redazione, Arrivano i Partigiani, inserto "3. Le squadre di Azione Patriottica nel savonese (prima parte)", I RESISTENTI, ANPI Savona, 2001

Il Comando di Zona di Savona aveva ricevuto da circa un mese le direttive del “Piano A” per la liberazione del territorio ligure stilate dal rinnovato Comando Militare Regionale Ligure (nel quale rivestiva la carica di vicecomandante l’ex ispettore delle Brigate Garibaldi per il Ponente Carlo Farini, che aveva mutato il suo nome cospirativo, “Simon”, in quello di “Manes”). In generale le SAP e i partigiani scesi a rinforzarle avrebbero dovuto affrontare una difesa cittadina statica, mentre i reparti di montagna si sarebbero dovuti impegnare contro una notevole massa di armati in rapido movimento per intralciarne la ritirata, in sintonia con le operazioni alleate. Quanto ai compiti specifici che il Comando Regionale aveva affidato alle unità del Savonese, la Seconda Brigata “Sambolino” avrebbe dovuto unirsi ad aliquote della divisione “Mingo” e recarsi in Sesta zona, sulla strada del Turchino, per bloccare ogni movimento di truppe verso Genova; la divisione “Bevilacqua”, oltre naturalmente a liberare Savona, era tenuta a bloccare i transiti sui colli di Cadibona, del Giovo, del Melogno e, in collaborazione con la divisione “Bonfante” della Prima Zona (Imperia), di San Bernardo di Garessio.  [...] Nelle prime ore del 25 aprile la Terza Brigata “Libero Briganti” scese ad occupare Vado Ligure con il supporto della brigata SAP “Corradini”; frattanto la Quarta Brigata “Carlo Cristoni”, escluso il distaccamento “Rebagliati” dirottato all’ultimo momento su Finale <81, ben rifornita di bombe da mortaio dopo un eccezionale “colpo” compiuto a Quiliano alcune notti prima, calava su Quiliano stessa e, spazzati via i residui capisaldi nemici perdendo un volontario (Amerigo Moschini “Zizi”), avanzava fino a Valleggia <82. A questo punto una fortissima colonna nemica, composta da tedeschi della Brandenburg che avevano già subito attacchi partigiani nella zona di Albenga, si avvicinò da ponente a Vado e, avuta notizia della presenza dei garibaldini, iniziò a cannoneggiare l’abitato per aprirsi la strada. Per evitare un’inutile strage di civili i partigiani ed i sapisti decisero di ritirarsi dalla cittadina risalendo le colline circostanti, e i nazisti ebbero via libera senza dover combattere. <83
[NOTE]
81. Mario Savoini (Benzolo), Cosa è rimasto: memorie di un ribelle, Savona, Editrice Liguria, 1997, p. 157.
82. Cfr. Giorgio Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria, ed. 1985, vol. II, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, p. 832, Colpi di mortaio… cit., pp. 45 - 53, M. Calvo, op. cit., p. 410.
83. G. Gimelli, op. cit., ed. 1985, vol. II, pp. 832 e 833.

Stefano d’Adamo, Op. cit.