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venerdì 9 ottobre 2020

... avvistava nei pressi di Drego una colonna di nazifascisti

Drego - Fonte: Andagna

Il 13 [aprile 1945] nei pressi di Passo Drego, sulla strada che porta a Rezzo, una pattuglia garibaldina investe con raffiche di mitra un gruppo di Tedeschi conducenti carriaggi, i quali si danno alla fuga, e sono recuperati alcuni quintali di viveri. Nella notte tra il 14 e il 15 una squadra dell'VIII° Distaccamento in missione a Taggia, appostatasi sulla Via Aurelia, raffica un camion tedesco, causando la morte di due soldati e il ferimento grave di un terzo. Ancora sulla Via Aurelia, nei pressi di San Lorenzo al Mare, una squadra partigiana della IV^ Brigata ["Elsio Guarrini", della II^ Divisione "Felice Cascione"] a distanza ravvicinata attacca con armi automatiche e bombe a mano carriaggi tedeschi in transito: il nemico lascia sul terreno due soldati morti e altri quattro gravemente feriti; anche due cavalli muoiono, colpiti dalle raffiche. Un'altra squadra, munita di lanciagranate, in agguato sulla Via Aurelia attacca un automezzo tedesco, il quale sbanda: due soldati rimangono sul terreno, nessuna perdita partigiana. Ancora il 15 alcuni combattenti del III° Battaglione ["Orazio 'Ugo' Secondo" - comandante "Veloce", Ermanno Sebastiano Martini] della IV^ Brigata in missione ad Arma di Taggia nella zona del Giro del Don investono con raffiche di armi leggere una macchina con ufficiali tedeschi a bordo: due di essi sono colpiti a morte. 
Importanti notizie sui movimenti del nemico sono fornite ai Comandi partigiani dal dottor Denza, maggiore medico della Brigata Nera, il quale collabora con la Resistenza: per lui viene emesso un salvacondotto con ordine di non molestarlo in caso di arresto. 
Il 15 aprile guastatori del comando della IV^ Brigata minano e distruggono un ponte di fortuna ricostruito dal nemico in Valle Argentina.
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Grafiche Amadeo, 2005, pp. 287-288 


Il 17 aprile 1945 garibaldini del IV° Distaccamento "Semeria" del II° Battaglione "G.B. Rodi" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" collocarono sulla strada di Castelvecchio di Imperia una mina anticarro che alle 21 veniva urtata da un camion tedesco: il conducente del mezzo riportava gravi ferite ed il traffico rimaneva bloccato per circa 7 ore.
Lo stesso giorno una squadra del I° Distaccamento "Riccardo 'Cardù' Vitali" del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata
"Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", appostata sulla strada Apricale-Baiardo verso le 22 apriva il fuoco contro 4 tedeschi che si dirigevano a cavallo verso Baiardo: venivano uccisi 3 soldati nemici, mentre il quarto, pur ferito, riusciva a fuggire.
Una squadra, sempre della V^ Brigata
, al comando di "Tritolo" (Pier Luigi Daniele), attaccava il presidio di Carmo Langan nel comune di Castelvittorio (IM), esplodendo 5 colpi di mortaio che costrinsero i nemici ad andare allo scoperto e subire i colpi di mitraglia dei garibaldini appostati nei pressi dell'accampamento nemico.
Sulla strada Ceriana-Baiardo altri garibaldini della V^ Brigata attaccarono quel giorno un'automobile tedesca, causando il ferimento di un capitano.
Il 18 aprile il V° Distaccamento "Silvio Lodi" del I° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata verso le ore 12 "avvistava nei pressi di Drego una colonna di nazifascisti provenienti da Molini [di Triora (IM)]-Rezzo. Immediatamente un uomo avvertiva il comandante, il quale partiva con 8 uomini armati di armi automatiche e prendevano posizione nei pressi di Monte Grande. Verso le ore 13 il comandante ordinò il fuoco sulla colonna che marciava, occultandosi per non avere sorprese da parte nostra, infliggevano gravi perdite all'avversario, costringendola alla fuga disordinata. La battaglia è durate 4 ore. La perdita nemica ammonta a 6 morti, diversi feriti ed un mulo morto": così riportava un rapporto in data 23 aprile del comando della V^ brigata al comando della II^ Divisione "Felice Cascione".

Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
 
13 aprile 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 186, ai comandi del I° Battaglione "Mario Bini", del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" e del III° Battaglione "Candido Queirolo" - Comunicava quali zone da controllare continuamente, con posti di blocco fissi con almeno 5 uomini ed 1 mitragliatore, le rocche di Drego [nel comune di Molini di Triora (IM)], la strada Molini-Langan, la strada sovrastante Molini di Triora, la strada Taggia- Badalucco, i paesi di Baiardo e di Ceriana, che occorreva attaccare i presidii nemici e, qualora non possibile, almeno disturbare i movimenti dei nazifascisti, che "si provveda allo stato di assedio per Molini e Langan [località in altura del comune di Castelvittorio (IM)], possibilmente anche per Baiardo".
22 aprile 1945 Dal Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione al comando della V^ Brigata - Riferiva che il giorno 20 reparti nemici avevano compiuto un'azione nella zona del I° Battaglione "Marco Dino Rossi": divisi in due colonne, una aveva colpito la strada carrozzabile, l'altra le pendici del Monte Ceppo [nel comune di Baiardo (IM)], dove si era scontrata con il III° Distaccamento; che nello scontro era morto l'ausiliario San Remo [Andrea Grossi Bianchi, nato a Sanremo il 22 maggio 1922]; che il Distaccamento era riuscito a sganciarsi portando via tutto il materiale, tranne i viveri che erano stati depositati nel magazzino della Brigata.
22 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione, Sezione Propaganda - Bollettino n° 2 delle azioni partigiane: il 17 aprile il II° Battaglione "G.B. Rodi" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" aveva collocato una mina anticarro a Castelvecchio di Imperia; nella notte tra il 14 ed il 15 una squadra dell'VIII° Distaccamento ["G.B. Boeri"] della IV^ Brigata, dopo aver sequestrato nell'abitazione di un maresciallo a Taggia (IM) un quintale di farina, al ritorno sulla Via Aurelia aveva attaccato un carro tedesco, causando la morte di 2 soldati; in un'azione su Pietrabruna (IM) del 15 era morto il garibaldino Casto [Antonio Castello] del VII° Distaccamento ["Romolo"] del III° Battaglione ["Artù"]; non era pervenuto l'elenco delle operazioni effettuate dalla V^ Brigata.
22 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione, prot. n° 75, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Comunicava: il 13 aprile l'arrivo di 19 soldati della X^ MAS [già di stanza a Sanremo] presso la V^ Brigata; l'operazione contro le Rocche di Drego [comune di Molini di Triora (IM)]; l'azione su Pietrabruna (IM) del 15; l'attacco del Distaccamento "Angelo Perrone" sulla Via Aurelia il 16; le azioni già segnalate dai comandi della IV^ "Elsio Guarrini" e della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" alla II^ Divisione.
da documenti Isrecim in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 

giovedì 24 settembre 2020

Tre giovani uccisi dai fascisti a Molini di Triora...

Dintorni di Molini di Triora (IM) - Fonte: Wikipedia
 
13 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Si chiedevano informazioni sulla missione anglo-americana catturata dal nemico a Frabosa (CN).

14 gennaio 1945 - Da fonte imprecisata al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che la forza nemica di stanza a Pieve di Teco (IM) variava da 180 a 200 unità, che in tutta la zona di Ormea (CN) vi erano 200 tedeschi, i nomi di 3 presunte spie, il decesso del "povero Mario Ponzoni" [fucilato a Pieve di Teco l'11 gennaio].

15 gennaio 1945 - Dal Comando Militare Unificato della Liguria al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Venivano a firma di Renato Ferrero chiesti chiarimenti circa il fermo effettuato ai danni del capitano Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della Divisione “Silvio Bonfante” presso gli Alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione], ricordando che vi era stata l'unificazione di tutti i comandi combattenti della Liguria e che "nella Liguria la parte operativa viene riassunta nelle persone di Miro [Anton Ukmar], Ferrero e Balbi [Tenente Colonnello Giulio Bertonelli ]", e veniva intimato il rilascio del capitano Bartali.

16 gennaio 1945 - Dal comando della III^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Libero Briganti" della I^ Divisione "Gin Bevilacqua" [II^ Zona Operativa Liguria] 1945 al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava una risposta negativa alla richiesta di una fornitura di Sten avanzata dal comandante "Pantera" [Luigi Massabò, vice comandante della  Divisione Bonfante] dato che ne erano sprovvisti poiché il lancio era avvenuto nella zona della VI^ Brigata.

16 gennaio 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 1/50, al comando della Divisione - Trasmetteva le informazioni avute da "Dario" [Ottavio Cepollini] circa l'arresto dei fratelli "Giulio" e "Dek" e di altre 2 persone e segnalava che a Rezzo e a Mendatica si trovavano molti repubblichini.
 
16 gennaio 1945 - Da Dario [Ottavio Cepollini] al S.I.M. (Servizio Informazioni Militari) al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che era stati stati catturati due fratelli patrioti, indicava come probabile spia che aveva causato il detto arresto da parte del nemico il Sardo o Boll, avvisava che stava per essere affisso a Pieve di Teco (IM) un manifesto che minacciava l'uccisione di 10 civili per ogni tedesco morto in un agguato.

16 gennaio 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" ai comandi di tutti i Distaccamenti - Sottolineava che, nonostante i ripetuti appelli, non erano giunte staffette a Roncagli [Frazione di Diano San Pietro (IM)].

17 gennaio 1945 - Relazione sulla morte [avvenuta in pari data a Villatalla Frazione di Prelà (IM)] di Milan (Carlo Montagna), comandante della IV^ Brigata "Elsio Guarrini"  della II^ Divisione "Felice Cascione", ex operaio di fabbrica e "vecchio combattente alla testa del movimento negli scioperi del marzo '43".

17 gennaio 1945 - Dal comando della Brigata S.A.P. "Walter Berio" al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante"- Richiesta di intervento per la cattura di nemici da tentare di scambiare con sappisti, caduti in mano al nemico il 9 gennaio [come riferito con questo articolo, che riporta anche alcune tappe della nefasta azione della spia fascista, detta "la donna velata"] e tra i quali risultavano Carlo Delle Piane, Adolfo Rino Stenca, Roberto Sordello, con la raccomandazione di mettere in campo azioni da affidare, data l'accresciuta sorveglianza contro i sappisti, ai Distaccamenti di Stalin [Franco Bianchi, comandante del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" della I^ Brigata] e di Buffalo Bill [nei successivi atti ufficiali solo Bill, Giuseppe Saguato, comandante del Distaccamento "Francesco Agnese"].

17 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al capo di Stato Maggiore Divisionale [Ramon, Raimondo Rosso] - Veniva richiesto il pattugliamento notturno delle strade di Vessalico (IM) ed Ortovero (SV).

17 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo di sottozona a Simon [anche Manes, Carlo Farini, Ispettore Generale al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Disposizioni sul trasferimento alla II^ Divisione del comandante Antonio.
 
18 gennaio 1945 - Da Dario al S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che continuava da parte dei nazisti l'interrogatorio di Giulio e di Dek, che Boll collaborava con i tedeschi, "spesso viene messo con gli arrestati e con il pretesto di essere anche lui caduto in trappola cerca di carpire loro notizie da riferire ai tedeschi", che si sarebbe cercato di fare eliminare Boll proprio dai nazisti, che i tedeschi stavano ricostruendo il ponte crollato a Pieve di Teco (IM).

18 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al comando della VI^ Divisione - Veniva richiesto il da farsi dopo aver proceduto all'arresto di Corrado ex intendente della VI^ Divisione.

18 gennaio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione - Relazione militare sul rastrellamento [come già riportato in questo articolo] da parte nemica del giorno prima a Tumena, San Faustino [località di Molini di Triora (IM)], Ciabaudo [Frazione di Badalucco (IM)], Vignai [Frazione di Baiardo (IM)] e dintorni, in cui si affermava che le forze nemiche erano rappresentate dai granatieri di stanza a Molini di Triora e dai soldati dei presidi di Montalto Ligure [oggi comune di Montalto Carpasio (IM)], Badalucco (IM), Ceriana (IM e Baiardo (IM), per un totale di 300-350 unità e che "nei dintorni di Ciabaudo verso Tumena molti rustici sono stati incendiati".

19 gennaio 1945 - Dalla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione "Silvio Bonfante"  - Relazione su una spedizione tedesca ad Ubaghetta "che cercava di individuare il Comando della I^ Zona Operativa Liguria su segnalazione della spia 'Boll' che si è messo a lavorare per i tedeschi in un modo vergognoso e vile. Si apprende da fonte attendibile che ieri verso le 10 ad Alassio sono state sciolte per ordine del comando tedesco le Bande Nere. Risulta che gli ex appartenenti a questi reparti siano stati disarmati ed obbligati a svestirsi della divisa a causa delle malversazioni fatte patire alla popolazione".

da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
 
Il 13 gennaio 1945 un reparto dei Cacciatori degli Appennini rastrella sette giovani nella vicina borgata di Agaggio e li portano a Molini di Triora (IM) per sottoporli a processo. Tra i sette rastrellati ne scelgono tre. Questi sono condotti davanti al capitano Christin (1) e a due ufficiali dei Cacciatori e vengono condannati a morte. La sentenza viene eseguita nei pressi del cimitero del paese.
Giorgio Caudano
(1)  [ Ironia tragica della storia, Christin, del resto responsabile di altri massacri di partigiani e di civili a Molini di Triora, aveva combattuto a Porta San Paolo di Roma, episodio eclatante e fondativo della Resistenza. A quanto pare non ebbe rimorsi per le azioni da lui comandate nel ponente ligure, nè queste gli sono mai state addebitate da vecchi e nuovi granatieri. Del resto, Christin pensò bene in almeno un'occasione di uscirsene con la seguente frase, ripresa in modo acritico dalla rivista Il Granatiere (organo ufficiale della presidenza dell'Associazione Granatieri di Sardegna, n° 3 del 2017): "Il tempo trascorso per noi, gli avvenimenti succedutisi nella storia della nostra Patria, hanno smussato, nel ricordo, l’asprezza degli episodi di allora. Su tutto sembra essersi steso un velo che, pur non facendoci dimenticare nulla di quanto abbiamo patito e gioito, ha creato come un alone di leggenda attorno ai fatti allora accaduti e dei quali siamo stati valorosi e tenaci protagonisti" ]



sabato 4 luglio 2020

Non era un ammiraglio, ma il Curto

Molini di Triora (IM). Fonte: Mapio.net

Intanto Curto [Nino Siccardi], il 28 marzo '44 ha preso definitivamente e direttamente il comando dei gruppi partigiani di montagna derivati dalla banda Cascione.
Qualche giorno dopo, informato della presenza di un gruppo di guerriglieri dalla parte di Ventimiglia, manda in quella zona due suoi partigiani (Angelo Setti o «Mirko» e «Peppù» di Carpasio), perché si informino; a questi, giunti nella zona, si dirà che si tratta del gruppo di Tento e di Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo]; ed essi torneranno indietro a riferire, affinché i contatti vengano presi dal fondovalle.
In tal senso era già stato dato incarico a Erven *.
Ancora prima del ferimento di Vittò, qualche incontro diretto vi era già stato - per la questione dei rifornimenti - fra Vittò e Mario Cichéro, collaboratore di Erven. Il Cichéro era entrato in relazione con Vittò appunto per incarico avuto dal suo Partito, il PCI, e dal Comitato di Arma di Taggia.
Vittò si era pure incontrato, qualche volta, col farmacista di Molini di Triora.
Infine, in ora notturna, fra una domenica e il lunedì, sulla strada Cetta-Molini, avvenne il predisposto incontro di Erven con Tento e Vittò, durante il quale Erven propose l'adesione all'organizzazione garibaldina, che Curto, per incarico del PCI, cercava di costituire e di potenziare, e che aveva avuto il suo primo nucleo nella banda Cascione.
Tale incontro Erven-Tento-Vittò avvenne dopo il ferimento di Vittò a Gavano; anzi, almeno parecchi giorni dopo; nell'aprile del '44, certamente non prima dell'aprile [...]
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, p. 272  
* Bruno "Erven" Luppi. Nato a Novi di Modena l'8 maggio 1916. Figlio di un antifascista, fin da ragazzo prese parte alla lotta clandestina contro il regime fascista e, nel 1935, venne arrestato e incarcerato a Modena.  Trasferitosi a Taggia (IM), si inserì nell'organizzazione comunista clandestina di Sanremo (IM). L'8 settembre 1943 era ufficiale dell'esercito quando venne catturato dai tedeschi. Riuscì però a fuggire a Roma dove partecipò ai combattimenti di Porta San Paolo. Tornato nuovamente in Liguria, fu tra gli organizzatori della lotta armata ed entrò a far parte del C.L.N. di Sanremo. Per incarico della Federazione Comunista di Imperia il 20 giugno 1944 organizzò, con altri dirigenti del partito, la prima formazione regolare partigiana del ponente ligure, la IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", con sede nel bosco di Rezzo (IM), la quale diventò a luglio 1944 la II^ Divisione "Felice Cascione".  Il 27 giugno 1944 da comandante di Distaccamento venne gravemente ferito nella battaglia di Sella Carpe tra Baiardo (IM) e Badalucco (IM). Per mesi riuscì avventurosamente, ancorché costretto alla macchia pur nelle sue tragiche condizioni di salute, a sottrarsi alla cattura da parte del nemico. In seguito, appena guarito, assunse la carica di vice commissario della I^ Zona Operativa Liguria.  Vittorio Detassis
 
Il C.L.N. che iniziò un'opera di coordinamento e di aiuto tra le varie formazioni partigiane della provincia di Imperia [...]
Fu il dott. Vallini, il farmacista di Molini di Triora (IM) ad essere l'anello di congiunzione [per il gruppo] di Vitò [Giuseppe Vittorio Guglielmo].
Era impossibile circolare. Bisognava provvedere a liberare certe zone [dai nazifascisti] per poter ricongiungere i vari gruppi di patrioti.
Nelle parole di Vitò: "Il farmacista di Molini di Triora mi avvertì un giorno che mi dovevo incontrare con un ammiraglio. Non sapevo né il come né il perché di questo incontro. Il fatto mi preoccupava. Parlare con un ammiraglio mi confondeva. Sapevo che il re era passato con gli alleati contro i tedeschi e quindi era possibile che un suo alto ufficiale..."
Ci andasti con una scorta?
"Sì. Veramente no. Avevo con me qualche uomo che però rimase estraneo alla vicenda".
Temevi qualche tranello?
"In verità sì. Erano momenti difficili":
Dove [o alla fine di marzo o ai primi di aprile 1944] vi incontraste?
"A Molini di Triora. Il farmacista mi accompagnò in un suo piccolo podere fuori paese. Era già buio ed il timore di un tranello mi rendeva guardingo. Potevo trovarmi davanti ad una spia o anche a un sicario, un killer come si dice oggi. Era in una casetta. Mi avvicinai a lui e gli puntai la pistola in un fianco per avvertirlo delle mie intenzioni".
Come si comportò l'ammiraglio?
"Non era un ammiraglio, ma il Curto [Nino Siccardi], capitano di lungo corso. Mi colpì subito la sua imperturbabilità, la sua audacia, il suo sprezzo del pericolo. Non si impressionò affatto della mia iniziale aggressione e pacatamente con vero sangue freddo mi disse che facevo benissimo a tenerlo sotto tiro, perché la prudenza non è mai troppa".
Il farmacista si interpose e li presentò. Il Curto parlò delle formazioni di Imperia e Vitò espose la consistenza di quelle di Goletta. Poi il Curto ritornò e visitò la Goletta. Si parlò di aiuto reciproco.
Erven [Bruno Luppi, in quel momento comandante di un distaccamento partigiano, in seguito vice commissario della I^ Zona Operativa Liguria] a nome del Comitato di Liberazione portò il primo contributo in danaro di 80.000 lire [...]
I gruppi del bosco di Rezzo (IM) e della Goletta divennero insieme la IX^ Brigata Garibaldi e poi la [II^] Divisione "Felice Cascione", che si divise a sua volta in tre Brigate, I^, IV^, V^.
Solo verso la fine della guerra si formò anche la Divisione "Silvio Bonfante" [in seguito ancora, dal 26 marzo 1945, VI^ Divisione "Silvio Bonfante"].
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

Le prime informazioni relative all'esistenza della banda di Tento e Vittò [anche Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo], operante in valle Argentina, U Curtu [Nino Siccardi] le ebbe all'inizio di aprile del '44 e si attivò immediatamente per allacciare i primi contatti [...] L'adesione da parte di Vittò e Tento ci fu da subito; il primo era già d'accordo, il secondo, in quanto non comunista, accettò anche in relazione ai vantaggi, in termini di aiuti concreti, che tutta la banda ne avrebbe ricavato. L'accordo venne accettato soltanto in seguito a un confronto con gli uomini del gruppo (all'epoca circa 25). I partigiani vennero radunati da Bruno Luppi (Erven) il quale fornì le delucidazioni del caso. Tutti aderirono senza riserve. Successivamente avvenne il primo incontro tra Vittò e U Curtu [...] I bandi di arruolamento tra le fila della Rsi determinarono un notevole afflusso di reclute tra le formazioni partigiane. L'ultimatum dei fascisti scadeva il 25 maggio e il 14 giugno venne diramata la circolare che stabiliva la costituzione della IX Brigata [d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"]. Fu così che Vittò divenne comandante del V Distaccamento.
Romano Lupi, VITTO'. Vita del comandante partigiano Vittorio Guglielmo, Quaderni sanremesi, Sanremo, 2011

[...] in concomitanza con l'aumentata pressione nazifascista, dal 28 marzo 1944 i maggiori gruppi partigiani, originati dalla "banda Cascione", vennero posti sotto il comando di Curto, che [...] riuscì a contattare anche le bande di "Tento", Pietro Tento, e di "Vitò" [Giuseppe Vittorio Guglielmo], le quali agivano nella parte occidentale della provincia di Imperia in Alta Valle Argentina con base alla Goletta di Triora (IM) [...] A fine maggio 1944 il Comando Generale per l'Alta Italia del Corpo Volontari della Libertà mandò disposizioni per la creazione in Liguria di un Comando unificato. Sorse così il primo Comando Militare Unificato Regionale Ligure (CMURL). La Liguria venne suddivisa in 4 zone in ottemperanza alle direttive impartite dal Comando Generale Alta Italia: I^ Zona Operativa, dalla Valle del Roia, estremo ponente della provincia di Imperia, a quella dell'Arroscia [...] Attorno al 13-14 giugno 1944, in considerazione del crescente numero di combattenti che agivano nel territorio, venne riconosciuta alle forze della Resistenza imperiese una nuova unità operativa, la IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione".
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

giovedì 16 gennaio 2020

Un seminarista partigiano sfugge al famigerato capitano Christin

Corte, Frazione di Molini di Triora (IM) - Fonte: Wikipedia
 
A rintuzzare le sortite dei partigiani non restava che ordire un rastrellamento nelle zone di Andagna, Corte [Frazioni di Molini di Triora (IM)] e l'intera Valle del Capriolo. Messe sull'allerta, le bande in loco si posizionarono a scanso di imprevisti sulla strada che da Passo Collardente immette alla Galleria del Garezzo. Ottima posizione per tracollare nel territorio della Piaggia.
La mattina del 7 marzo del 1944 era foriera di buoni auspici; la calma invitava a portare a fine la missione, sicuro che alla Rocca della Strega o Basura avrei consegnato il dispaccio alla staffetta X.
Uscii di casa in veste talare e gli scarponi ai piedi; intascai un foglio apparentemente bianco, arraffai il libro del Diritto Canonico - in previsione di un fermo poteva essere la carta attestante la mia qualità di studente ecclesiastico. Salutai a voce alta quelli di casa. Avevo appena imboccato la strada verso i lavatoi alla Raiella che incontrai Peirelli Baciò, soprannominato U Ricco. Il bravo uomo correva verso casa ansante; mi comunicò che in Piazza Niella i fascisti entravano nelle case, rubavano viveri...
Proseguii intenzionato ad oltrepassare i lavatoi e da qui giungere a San Bernardo per la regione Armetta. Giunto ai lavatoi scorsi nello spiazzo della Croce due fascisti intenti a posizionare un mortaio.
Tornai a ritroso alla prime case di Raiella, entrai in un fenile diroccato. Ottima idea, e in un non dire mi preparai con larghe love un nascondiglio. Pensai alla morte del topo, se scoperto. Se volevo essere libero, l'unica strada, pensai, era tentare il tutto per il tutto. Uscii dalla mia trappola e corsi allo scoperto; raggiunsi la Cappella Pilone a lato dei lavatoi: solo allora assaporai la libertà.
Fu breve la certezza di guadagnata libertà. Sulla stradale sotto ripa una pattuglia avanzava in direzione del mio fuggire. Compresi che sarei stato fermato. Sostai presso un cespuglio di folte rose canine. Sedetti, guardai innanzi. Due individui in divisa tedesca puntavano verso di me. Mi fecero cenno di alzarmi in piedi. Un ordine secco in buon italiano mi impose di alzare le mani.
Ero in tale frangente e uno dei militari mi frugava addosso quando, ignaro della situazione, un uomo non subito individuato perché carico di fogliame per le bestie mi si avvicinò. Fu fermato: lo osservai impressionato e sconvolto.
Incanto dal paese arrivavano rumori di porte spaccate; un filo di fumo si estese attorno ad un vecchio pagliaio alla Costa.
Le ore passavano; non una parola; solo sguardi. Le ore tredici, le quindici: il quadrante dell'orologio del campanile mi appariva come in una nebbia.
Una raffica di mitragliatore posizionato nel finestrone del campanile e un lungo fischio fu il segnale della riunione.
Il rientrare in paese fu come se si facesse ritorno dai campi. Anche i militi erano meno esigenti e per due volte vidi ottima occasione di una fuga. Non era, ben pensando, tanto salutare metterla in pratica. Giungemmo nel piazzale a fianco della vecchia chiesa di San Martino: donne in lacrime riunite. Alti i lamenti.
Era iniziata la conta; il capitano Cristin [n.d.r.: Francesco Christin dei Granatieri Repubblichini (1)] sollecitava alla rigorosità i suoi uomini. Strana scelta: una, due... diciassette - donne vecchie, alcune ventenni.
A lato, il parroco don Rodi, il padre Francesco, don Modesto Emmanuele, il chierico Giacomo Alberti. Anch'essi interrogati e messi in libertà. Fu allora che mi chiesi perché la sorte mi coprì con il suo mantello funesto.
Fui inserito ultimo della fila al lato destro: unico maschio fra donne. Non pensai d'essere il beato fra le donne. Mi convinsi che la scelta muliebre avrebbe comportato, in un secondo tempo, serrata inquisizione. La processione si avviò verso Molini percorrendo la carrozzabile.
Al mio fianco camminava un milite avvolto in larghe vesti tedesche; di costituzione gracile, gli occhi allampati. Lo classificai un cerca pane senza sudare. Con maniere stanche mi mette in mano un sacchetto pesante con l'ordine perentorio di portarlo fino a Molini. Dalla pesantezza e dal tintinnio individuai essere due canne di mitragliatore.
Camminava al mio fianco la cugina Giuseppina Velli. Si offrì di darmi una mano a portare il sacchetto. Declinai l'offerta: "Grazie, quando sarò veramente stanco questo ingombro lo lancerò sotto strada".
Il milite al mio fianco dai larghi vestiti teutonici in sonante patuà sanremasco intervenne: "Dì, mezzo preve! Provaghe; cun u sacu u ghe sarà e tue ossa". Più non fiatai.
Giunti in Molini ci condussero sul ristretto spazio dinanzi alla Chiesa. Le donne vennero rinchiuse nel magazzino di Casa Daneri, io "mezzo prete" buttato in una camera aperta sul pianerottolo innanzi all'ufficio del Capitano Cristin.
Una visione non gradita mi turbò a non dire. Di fronte alla mia prigione, sorridente, in pantaloncini caki vidi seduto Sandro Emanuelli. Non era, quando ci eravamo parlati, un partigiano? Avrebbe potuto tradire...
La mia prigione era di metri 2x3; una finestra-balcone guardava sulla piazzetta della parrocchiale; non un armadio né un tavolo. Arrugginito, un letto scricchiolante. Mi stesi sulla nuda rete, passarono le ore. Fuori nella notte uno scarpinare e un brusio continuo. Mi affacciai; sotto si effettuava il cambio della guardia.
All'alba al brusio si unì un calpestio di zoccoli di muli. Guardai sotto, e tra i conducenti scorsi la figura dimagrita di mio padre. Compresi che era stato per l'ennesima volta reclutato. Sul fare della sera si parlò di otto partigiani catturati in Bregala [Bregalla , Frazione di Triora (IM)] e che il giorno seguente sarebbero stati fucilati in luogo da stabilirsi.
Fu che anche la mia prigionia e il non essere stato ancora inquisito mi mise in grande prostrazione. Le donne, a gruppi, vennero rilasciate. Vidi salire e scendere le scale del Comando il sacerdote padre Modesto.
Fu per l'occasione ottimo intermediario.
Si vociferò che la liberazione delle donne costasse in denaro e in abiti civili non poco... Ciò che fu voce di popolo risultò poi realtà.
Passarono tre giorni; giorni di digiuno, un pasto povero al giorno, ma venne l'ora di essere introdotto alla presenza del Capitano Cristin. Non eravamo sconosciuti l'uno all'altro. Fu il Cristin a rilasciare il salvacondotto richiesto dai parroci del Vicariato per collegamenti con il vescovo Rousset in San Remo. Mi attendeva in piedi, tra le mani alcuni fogli: "ottimo studente in teologia, mi lesse, delegato dal clero locale, in possesso di due lasciapassare, da mesi abitante al paese nativo nelle vicinanze di Casa Saluzzo". Perché non dovevo sapere della mucca rubata dai ribelli al Saluzzo? Risposi di essere a conoscenza della mucca e che era mia convinzione che avesse due corna, due orecchie, due occhi e una coda: nulla ricordavo del manto.
Il Cristin andò in bestia: sputò una bestemmia. Colpito alla nuca da didietro caddi a terra. Mi trovai nella camera prigione, un filo di sangue mi usciva dalla bocca.
Compresi che il mio rispondere aveva aggravata la mia situazione di prigioniero.
Stavo pensando ad una risoluzione quando sentii un sassolino lanciato da fuori contro la persiana. La sollevai e guardai a basso.
Un vecchio sergente viennese, amico di mio padre, mi fece cenno di scavalcare la finestra. Era anche la fuga un conservare la vita. Presi la [veste] talare, la arrotolai, la fermai alla ringhiera e mi lasciai andare a basso.
 
Da Triora (IM), una vista sulla vallata - Fonte: Wikipedia
 
Si chiamava Frank l'amico di mio padre. Mi fece infilare un calettò e una bustina militare, prelevò un moschetto dalla rastrelliera e su verso Triora, era un cavalletto di Frisia e altri ostacoli. Alla Madonna delle Grazie vigilava una pattuglia tedesca. Frank confabulò alquanto, poi voltammo a sinistra sulla rotabile per Molini.
Giunti ai mulini di Pio ci abbracciammo consapevoli di avere posto le nostre vite in pericolo. Era la libertà. Proseguimmo da Corte ad Andagna attraverso l'unica strada. Allo spuntare del giorno, stanchi, io bussavo alla porta di casa.
 
Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM) - Fonte: Pro Loco Andagna
 
Mi precipitai in cucina [in Andagna], aprii la madia, afferrai un pane e, presa la sacca della biada della mula appesa ad una sedia, vi lanciai dentro un fiasco. Dissi addio al padre Francesco, a mamma Clementina; sentii notizie del fratello Marcello alla macchia e al sicuro.
Lasciammo il paese e, tracollando da San Bernardo, con lungo percorso di sentieri sicuri si giunse in regione Gratino: non era ancora la meta prefissa.
Prima di giorno dovevamo arrivare al distaccamento di Moscone [Basilio Mosconi, in seguito comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"] in regione Fontanin, non lontano da Glori [Frazione di Molini di Triora (IM)]. Avevamo appena oltrepassato Gratin e si era per imboccare la strada di Agaggio Superiore [Frazione di Molini di Triora (IM)] quando, irruente e armi alla mano, la partigiana Natascia [Ida Rossi], unica donna della Banda Moscone, ci si pianta di fronte minacciosa.
Ordina di alzare le mani. La chiamo per nome, uso il dire del suo paese. Irremovibile. Siamo suoi prigionieri. Giunti al distaccamento, ci consegna a Moscone. "Brava la mia Natascia. Ottima preda questa mattina: un mezzo prete ed uno vestito da tedesco che cercheremo di conoscere".
Eravamo salvi. Assaporai che significa essere braccati, ma liberi.

Don Nino Allaria Olivieri *, Memorie. Diari 1940-1945. Seconda parte: Andagna - Fatti e Misfatti (1944-1945), Alzani Editore, 2011

* Don Antonio Allaria Olivieri "Poggio", nato ad Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM), il 19.11.1923
Nel 1943, ventenne, studente di teologia presso il Seminario di Bordighera.
Nel mese di ottobre, rifiutato l'arruolamento nella Repubblica di Salò, saliva in montagna.
Con lo pseudonimo di "Poggio", nella formazione di Guglielmo Vittorio "Vitò" presso Loreto di Triora.
Incorporato nelle formazioni garibaldine con prevalenti compiti di staffetta e servizio informazioni.
Il 25 maggio 1944 veniva arrestato ad Andagna nel corso di un rastrellamento.
Riuscito a fuggire grazie alla complicità di un soldato austriaco, tornava al Distaccamento.
Il 18.6.1944 partecipava alla battaglia di Carpenosa che vide la liquidazione del presidio tedesco.
Il 25 Aprile 1945 fu a Sanremo con il I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" comandato da Vincenzo Orengo "Figaro".
Vittorio Detassis


(1) Ironia tragica della storia, Christin aveva combattuto il 10 settembre 1943 a Porta San Paolo di Roma. A quanto pare non ebbe rimorsi per le efferate azioni da lui comandate come ufficiale repubblichino nel ponente ligure. Francesco Christin scrisse un libro, Con gli alamari nella RSI. Storia del 1° Battaglione Granatieri di Sardegna 1943/45 (Edizioni Settimo Sigillo), recensito in seguito sulla rivista Il Granatiere (organo ufficiale della presidenza dell'Associazione Granatieri di Sardegna), nel n° 3 del 2017, con un articolo che riporta anche la seguente considerazione dell'autore: "Il tempo trascorso per noi, gli avvenimenti succedutisi nella storia della nostra Patria, hanno smussato, nel ricordo, l’asprezza degli episodi di allora. Su tutto sembra essersi steso un velo che, pur non facendoci dimenticare nulla di quanto abbiamo patito e gioito, ha creato come un alone di leggenda attorno ai fatti allora accaduti e dei quali siamo stati valorosi e tenaci protagonisti". Qui di seguito altre frasi estrapolate dall'articolo in questione: "L’autore era il Comandante di quel battaglione. Mi aspettavo un maggiore ricorso alla retorica fascista, invece da ogni parola si percepisce l’orgoglio delle proprie idee e la dignità per un dovere compiuto con onestà e grande senso di responsabilità. Il reparto dei Granatieri della RSI era una unità militare non politica. Come tale si comportò in ogni circostanza evitando gli eccessi tipici della spietata guerra civile. I racconti sono legati a quel tipo di conflitto, di guerriglia e controguerriglia, con pause prolungate e violenti e improvvisi scontri a fuoco. Un aspetto che mi ha colpito è che i molti Ufficiali dei Granatieri, spesso provenienti dai Corsi dell’Accademia Militare, mantennero i loro gradi per la maggior parte del periodo [...] Il Capitano Christin comandava il battaglione pur non essendo un Ufficiale superiore. I partigiani sono descritti come guerriglieri “mordi e fuggi” ma senza giudizi di disprezzo o odio. Erano italiani che militavano nella parte avversaria. L’epilogo è storia. Il 4 maggio 1945 il battaglione si arrese ai partigiani piemontesi. Non ci furono rappresaglie ai danni dei Granatieri, segno che non potevano essere accusati di violenze o comportamenti fuori dalle leggi di guerra. Furono portati in vari campi di prigionia per repubblichini per poi venire liberati nell’autunno del 1945. Tutti si integrarono nel nuovo Stato e contribuirono alla ricostruzione e rinascita dell’amata Patria. Il Tenente Chiti venne riammesso nell’Esercito Italiano fino a divenire Generale per poi farsi frate francescano [...] Ne consiglio la lettura". Sin qui la rivista Il Granatiere. Ma altro - e di altro tenore - si era già scritto sul Christin. "[...] Il Cristini, latitante, ha trovato dalla sua il tribunale che l'ha assolto. E' rimasto insoluto e da svelare il mistero di quel bando emesso, proprio dall'allora presidio repubblichino di Molini, di cui era comandante l'assolto capitano Cristini. In quel bando, dopo aver resa pubblica l'avvenuta esecuzione dei fucilati, si minacciava di uguale castigo tutti coloro che non si fossero presentati a servire la repubblichetta di Salò, estendendo la minaccia ai familiari dei contravventori e la confisca dei loro beni. Nonostante le richieste del P.M. per una condanna a trenta anni il processo si è concluso in una assoluzione per insufficienza di prove. Perché non si è sentito il parroco di Molini, che, a detta dei testimoni escussi, doveva essere il più importante testimone? Misteri della legge!": così scriveva l'Unità, organo del Partito comunista italiano, il 21 marzo 1947, riportando la notizia - "Francesco Cristini assolto" - che il Tribunale di Sanremo aveva assolto il capitano Christin, il cui cognome il giornalista aveva italianizzato - chissà perché - in Cristini. Adriano Maini