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Imperia, Oneglia: uno scorcio dell'ex pastificio Agnesi |
Se il nuovo Stato fascista repubblicano non nacque prima del 27 settembre, si può dire che la Milizia, braccio armato del fascismo del Ventennio, non morì neppure durante i “45 giorni” di Badoglio. Molti suoi appartenenti, infatti, si erano limitati in quelle settimane a smettere la camicia nera per indossare la divisa grigioverde dell’Esercito con la compiacente copertura dei comandi militari. Già il 9 settembre essi poterono proporre ai tedeschi la loro collaborazione. Il 27, rispondendo al bando di presentazione alle caserme per i militari, la MVSN si ricostituì anche de iure. Il Comandante della II Zona Legionaria, Ferraudi, poté così nuovamente organizzare ed inquadrare la Milizia in tutte le quattro province liguri, con la piena collaborazione tanto degli ex militi passati nell’esercito quanto di coloro che erano stati momentaneamente congedati da Badoglio. Questi reparti eserciteranno funzioni di ordine pubblico e vigilanza sui servizi civili, ma saranno altresì addetti, come in precedenza, all’artiglieria contraerea. Contemporaneamente si completava l’insediamento in ogni città ligure degli organismi amministrativi tedeschi destinati a sovrintendere lo sfruttamento delle risorse locali, dalla Militaerverwaltung alla Todt <34.
Gli inizi del mese di ottobre videro una febbrile attività delle neonate autorità repubblicane, in particolare sul versante del reclutamento di uomini per le Forze Armate della RSI. Grande risalto fu dato dalla stampa all’adunata tenuta dal Maresciallo Graziani il 2 ottobre al Teatro Adriano in Roma per perorare la rinascita di un esercito nazionale <35. Aerei tedeschi sorvolarono ancora una volta le coste liguri spargendo volantini che invitavano gli italiani a lavare l’onta del tradimento del Re e di Badoglio arruolandosi “per l’onore della Patria” <36. Largamente pubblicizzati erano anche gli arruolamenti nella Decima Mas del comandante Borghese, nella costituenda Marina fascista, nelle stesse Forze Armate germaniche <37. I successivi bandi richiamarono man mano alle armi tutti coloro che vi si erano trovati fino a poco tempo prima, e quello con scadenza 15 novembre chiamò all’arruolamento l’ultima aliquota della classe ’24 e l’intera classe ’25 <38. Altri bandi invitavano gli operai a mettersi a disposizione delle aziende che lavoravano per l’Organizzazione Todt <39.
[NOTE]
34. G. Gimelli, op. cit., vol. I, pp.60 - 61.
35 Ibidem, vol. I, p. 92.
36 Ibidem, vol. I, pp. 92 – 93.
37 Ibidem, vol. I, p. 93.
38 Ibidem, vol. I, p. 93.
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999-2000
I Tribunali militari territoriali, istituiti con decreto 10 novembre 1943, n. 291 e poi denominati “Tribunali militari regionali di guerra” (in seguito al decreto legislativo 30 dicembre 1943, n. 888), svolsero la loro azione nei territori della RSI <361. La competenza sul territorio fu inizialmente affidata a sette tribunali militari. Tali corti, alle dipendenze del Ministero della difesa nazionale (rinominato in seguito Ministero delle forze armate <362), aumentarono di numero in meno di un mese, raggiungendo le undici unità <363.
In seguito alla loro creazione da un lato aumentò il numero dei tribunali militari, dall’altro fu ridotta la competenza territoriale di quelli esistenti. Il decreto ministeriale del 29 novembre1943, n. 33, pose in essere i tribunali militari di Padova, Perugia, Chieti, Roma e una Sezione autonoma del tribunale di Torino con sede a San Remo. La principale conseguenza di questo decreto fu un sostanziale ridimensionamento dei tribunali di Trieste e di Torino che persero parte della propria giurisdizione territoriale. Trieste cedette la competenza sul Veneto al tribunale di Padova, restando titolare della sola Venezia Giulia, mentre Torino fu privato della Liguria, assegnata al tribunale di San Remo. Al tribunale di Torino restò così la giurisdizione solo sul Piemonte e sulla provincia di Piacenza.
[NOTE]
361 Scheda descrittiva Tribunale militare regionale della Repubblica Sociale Italiana in www.lombardiabeniculturali.it
362 Decreto del duce 6 gennaio 1944, n. 21, Nuova denominazione del Ministero della Difesa Nazionale, Gazzetta Ufficiale 18 febbraio 1944, n. 40.
363 Scheda descrittiva Tribunale militare regionale della Repubblica Sociale Italiana in www.lombardiabeniculturali.it
Samuele Tieghi, Le Corti Marziali di Salò. Il Tribunale Regionale di Guerra di Milano (1943-1945), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2012-2013
Imperia
Elementi dell'U.P.I. della 33^ Legione hanno proceduto al fermo di otto elementi nazionali antifascisti...
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 9 gennaio 1944, p. 3. Fonte:
Fondazione Luigi Micheletti
Imperia
Il 7 corrente in Cosio d'Arroscia elementi ribelli hanno asportato quattro fusti di carburante dall'abitazione di tale Gastaldi.
Il 7 corrente in Cosio d'Arroscia i carabinieri intervenuti per far cessare una festa da ballo che si svolgeva in un'abitazione privata sono stati respinti e minacciati da elementi partigiani che partecipavano alla festicciuola. Militari germanici accorsi in aiuto dei carabinieri hanno ucciso un borghese e ne hanno feriti due. Poi, hanno fermato il Commissario Prefettizio locale.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 gennaio 1944, pp. 9,10. Fonte:
Fondazione Luigi Micheletti
Imperia
Il I° corrente, in
Bordighera e in Sanremo, vennero rinvenuti
manifestini stampati a ciclostile a firma "Comitato sindacale segreto e
gruppi difesa della donna per l'assistenza ai combattenti della
libertà", invitanti le masse lavoratrici allo sciopero.
Il I° corrente, nell'abitato di Vallecrosia, furono rinvenuti affissi ai muri manifestini incitanti gli operai allo sciopero.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 10 marzo 1944, p. 6. Fonte:
Fondazione Luigi Micheletti
Questi ritocchi territoriali continuarono in pratica per tutta la durata della RSI a testimoniare la necessità di coprire al meglio sia i territori più minacciati dall’avanzata degli Alleati sia quelli che, ancora stabilmente nelle mani della Wehrmacht, richiedevano un controllo sempre più capillare. A riprova di tutto ciò sono i numerosi provvedimenti che mostravano una geografia della giustizia militare in continua trasformazione. A pochi giorni dal decreto del 23 marzo, le autorità militari ne emanarono un secondo in data 27 marzo che apportava nuove trasformazioni nell’ambito delle competenze territoriali di alcuni tribunali <374. Presso il Comando regionale delle Marche era istituito un Tribunale militare regionale con sede a Macerata e con giurisdizione sulle province di Ancona, Ascoli Piceno, Pesaro e Macerata. Lo stesso decreto istituiva la già citata Sezione autonoma del Tribunale militare regionale di Milano, con sede a Brescia.
Trascorso appena un mese, un nuovo decreto sopprimeva la Sezione autonoma di San Remo, mentre le sue funzioni erano assorbite dal Tribunale militare regionale di Alessandria, istituito con il medesimo provvedimento presso il Comando militare regionale di Novi Ligure; il Tribunale di Alessandria esercitava la propria giurisdizione sulle province di Genova, Savona, Imperia, Alessandria, Piacenza e La Spezia. Era inoltre competente a conoscere dei reati commessi dagli appartenenti alla Marina nel territorio della Liguria, del Piemonte e della Lombardia. Al contempo il Tribunale di Torino esercitava la propria giurisdizione sulle province di Torino, Cuneo, Asti, Novara, Vercelli e Aosta <375.
Al decreto era allegata una Tabella dei limiti di giurisdizione dei tribunali militari regionali e delle sezioni, che fissava a undici il numero dei tribunali regionali (Roma, Milano, Firenze, Bologna, Padova, Trieste, Perugia, Torino, Alessandria, L’Aquila e Macerata) e a due il numero di Sezioni autonome (Lucca e Brescia) <376.
[NOTE]
374 La competenza del Tribunale militare di Milano sulla provincia di Brescia passerà al Tribunale di quest’ultima città tre giorni dopo, con il decreto interministeriale 27 marzo 1944, n. 331, Istituzione del Tribunale Militare con sede a Macerata ed una sezione Autonoma del Tribunale Militare di Milano con sede a Brescia, Gazzetta Ufficiale 26 giugno 1944, n. 148.
375 Decreto interministeriale 30 aprile 1944, n. 599, Modifiche alla giurisdizione dei Tribunali militari regionali e relative Sezioni autonome, Gazzetta Ufficiale 29 settembre 1944, n. 228.
376 Ibidem, Tabella dei limiti di giurisdizione dei tribunali militari regionali e delle sezioni.
Samuele Tieghi, Op. cit.
La Brigata Nera di Imperia (che s’intitola al nome di un prete, don Antonio Padoan *, classe 1912, parroco di
Castel Vittorio, un paesino della zona, fervente fascista di Salò, seguace di don Calcagno, direttore di Crociata Italica, e giustiziato dai partigiani nella notte fra il 7 e l’8 maggio 1944) è comandata da Mario Messina coadiuvato dal ten. col. Edoardo Balbis, capo di S.M., ed ha due battaglioni, con distaccamenti ad Alassio (ten. Ferdinando Rey), Sanremo (ten. Renato Morotti) e Ventimiglia (ten. Elio Piccioni). È una zona fitta di tedeschi, di soldati della RSI, di partigiani e di spie a favore degli inglesi, dei francesi e degli americani (specialmente a Sanremo) che s’incrociano e confondono la loro attività con i fascisti dell’Ufficio politico investigativo. La mattina del 4 ottobre 1944 i partigiani eliminano in via Ca’ Rossa (località Giaiette) il maggiore Enrico Papone, segretario politico del fascio di Diano Marina, e il maresciallo Jarranca dell’UPI nei pressi della vecchia fornace di Diano Calderina. Quello stesso pomeriggio i militi della B.N. prelevano dalle carceri di Oneglia Natale Rainisio, Giovanni Bonsignorio e Giuseppe Marro e li fucilano.
È una rappresaglia contro un’azione di veri partigiani, ma ci sono anche formazioni false di ribelli composte in maggioranza da ufficiali e sottufficiali fascisti che portano al collo fazzoletti rossi e la scritta CION, i quali entrano nelle botteghe e nelle trattorie, asportano merce e mangiano e bevono senza pagare. Quell’attività è cominciata da luglio, quando nella zona di Bardineto (Savona) tredici brigatisti, comandati da uno che si fa chiamare Tigre e travestiti da ribelli, sorprendono ed uccidono staffette e partigiani isolati. Ma durano poco: alla fine del mese vengono bloccati e passati tutti per le armi. I falsi partigiani sono adesso nella zona di Pieve di Teco, è la metà settembre del 1944 - ne uccidono parecchi di quelli veri (Ugo Calderoni, 21 anni, di Genova, e Franco Luigino Bellina, 20 anni, di Udine, a pugnalate [
n.d.r.: secondo Giorgio Caudano,
vedere infra, erano caduti in un'imboscata fascista della controbanda del capitano Ferraris nei pressi di Pieve di Teco il 23 settembre 1944, e furono fucilati in pari data]; Antonino Alessi, di Messina, e Pasquale Ticella, 24 anni di Ragusa, impiccati; Giacomo Carinci, di Albenga, e Nino
Berio, 20 anni, di Imperia, fucilati) e ci vorrà del tempo prima che siano neutralizzati.
È entrata in campo anche una donna, Maria Zucco, di Fortunato, detta "la francese" o "la
donna velata", ex-militante del "Fronte Popolare Francese", un’associazione che si collega ai principi della "rivoluzione nazionale" propugnata dal maresciallo Pétain. La Zucco si presenta nell'Imperiese, partecipa ad azioni di guerriglia urbana con i "ribelli" e poi, quando ritiene di conoscere bene la struttura dei "banditi" della zona, passa al servizio dei tedeschi e delle Brigate Nere. Le vittime saranno molte decine, e forse anche un centinaio. La donna, che indossa abiti maschili e si copre il volto con velo e occhiali, guida con la rivoltella in pugno le azioni di cattura o rastrellamento, e sembra gioire di fronte alle torture inflitte ai prigionieri. La promuovono capitano delle ausiliarie e riesce a distruggere tutta l'organizzazione cospirativa di Oneglia e di buona parte della provincia. L’8 aprile 1945 si mette alla testa di 300 rastrellatori e giunge a Carpasio, un paese dell’entroterra: qui fa saccheggiare o bruciare diverse case e fucilare i civili Silvio Bonfiglioli, Mario Cotta e Vincenzo Invernizzi. Altri dieci paesani presi come ostaggi vengono poi battuti prima di essere rilasciati. Una scia di sangue accompagna le sue azioni, e tuttavia riuscirà poi a salvare la vita [...]
* Antonio Padoan, figlio di un colonnello e di sentimenti liberali, prima del 25 luglio 1943 era parroco di Creppo, un paesino di montagna in Valle Argentina. Poi venne trasferito alla parrocchia di Castel Vittorio, nell’entroterra di Bordighera-Sanremo. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla RSI, aiutò a compilare le liste dei renitenti, sostituì il parrocco di Pigna che si era rifiutato di celebrare la Messa per tre giovani di Baiardo portati in chiesa prima di essere fucilati al cimitero da un plotone fascista. I partigiani della V Brigata lo affrontarono in parrocchia una sera della primavera 1944 invitandolo ad abbandonare il paese. Don Padoan estrasse la pistola e sparò; venne eliminato dopo una violenta colluttazione. I funerali si svolsero a Ventimiglia presenti tedeschi ed i militi di Imperia, che intitolarono al suo nome la B.N. [...] Intorno alla RSI turbinarono circa trecento preti di non alta levatura, e qualcuno per la sua irruenza diventò famoso come padre Eusebio. Citiamo fra' Ginepro da Pompeiana [...] e quel don Antonio Maria Padoan, parroco di Castel Vittorio (Imperia) che, ucciso dai partigiani l’8 maggio 1944, diede l'occasione agli squadristi locali di intitolare al suo nome una Brigata Nera. Cristo e moschetto.
Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli, 1983
In effetti Renato Morotti, fucilato, comunque, a Sanremo, davanti al Cimitero della Foce, dai partigiani all'indomani del 25 aprile 1945, non risulta da nessuna altra fonte avere rivestito la carica di tenente.
Adriano Maini
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Imperia: l'ormai dismessa linea ferroviaria tra Porto Maurizio ed Oneglia. Foto del 2016
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[...] Domenica 16 luglio 1944
[...] A proposito della XXXII Brigata Nera “Antonio Padoan”, comandante Mario Massina, la GNR provinciale segnala oggi che:
“Il provvedimento della militarizzazione del partito ha provocato svariati commenti. E’ impressione generale che le squadre d’azione non saranno in grado di funzionare sia per la deficienza delle armi, sia per la mancanza di capi, sia, infine, perché in provincia di Imperia il partito non ha largo seguito. Ha destato ilarità il fatto che il commissario federale prenderà nome di “Comandante di Brigata”, quando ai suoi ordini, in provincia di Imperia, avrà sì e no una cinquantina di elementi”. [...]
[...]
[...]
Giancarlo Magnoni,
il tramonto di un regno. 9° Periodo: dall’8 giugno al 19 luglio 1944... Settima parte (dal 14 al 19 luglio 1944),
il Postalista
Durante il rastrellamento avvenuto a Moltedo (frazione di Imperia) il 22
luglio 1944 i militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della GNR
Compagnia Ordine Pubblico Imperia (Comandata dal capitano Giovanni
Daniele Ferraris) fucilano sulla piazza di Moltedo i partigiani Gazzano
Nino e Guarrini Elsio. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto
“perché noi non siamo traditori” e morivano gridando “Viva i
partigiani”.
Nello stesso rastrellamento viene catturato anche il
partigiano Gazzano Francesco, condotto nella caserma “Ettore Muti” di
Imperia Porto Maurizio, interrogato e torturato verrà fucilato il 23
luglio 1944 in via Artallo nei pressi del Cimitero di Imperia Porto
Maurizio [...]
Roberto Moriani,
Episodio di Moltedo - Artallo, Imperia, 22-23.07.1944,
Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia
Operava in provincia di Imperia una formazione fascista della G.N.R. di Ordine Pubblico (O.P.), con 152 militi, al comando del capitano Giovanni Ferraris: essi diedero una spietata caccia ai renitenti alla leva, ai partigiani e ai civili che davano loro protezione. Per la loro ferocia questa formazione venne denominata con disprezzo dai partigiani imperiesi la "Banda Ferraris".
Finita la guerra il capitano Giovanni Ferraris e diversi suoi militi - il 22 dicembre del 1947 - vennero condannati a morte dal Tribunale di Cuneo come criminali di guerra. In seguito furono tutti amnistiati. Dalle testimonianze al processo si venne a sapere che 137 partigiani e civili delle province di Imperia, Savona e Cuneo, presi prigionieri, vennero fucilati o impiccati dopo atroci sevizie e altrettanti partigiani furono uccisi in battaglia durante i rastrellamenti.
Fulvio Sasso, ... E il sangue dei vincitori. Rappresaglie e stragi nazifasciste in Italia (1943-'45), L. Editrice, 2010
[...] in Liguria, dove il movimento
partigiano era stato messo in forte difficoltà dalle operazioni tedesche
della primavera finalizzate a mantenere libero il territorio in vista
di eventuali sbarchi alleati, vide nascere in giugno il primo comando
militare regionale. Anche qui il periodo estivo vide la liberazione di
diverse porzioni del territorio, come le vallate e diversi centri
dell’imperiese da parte dei partigiani della Prima Zona.
Queste aree subirono poi pesanti rastrellamenti tedeschi, coadiuvati da
reparti italiani della RSI addestrati in Germania, come le divisioni
Monterosa e San Marco che, a partire dal 15 agosto 1944, costituiranno,
insieme alle altre divisioni repubblichine Littorio e Italia e a reparti
tedeschi, l’Armata Liguria al comando del maresciallo Graziani.[…]
Gabriele Ronchetti,
Le montagne dei Partigiani (150 luoghi della Resistenza in Italia),
Viaggi nella Storia,
Mattioli 1885, 2011
Imperia - Il 30 settembre u.s. nei pressi di Vallecrosia due banditi armati aggredivano di sorpresa e disarmavano il milite della G.N.R. Bartolomeo OTTONELLO.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 13 ottobre 1944, p. 24. Fonte:
Fondazione Luigi Micheletti
[...] banda Ferraris, il
famigerato capitano Ferraris, ma allora ancora tenente.
Un nome, quello
di Ferraris, temuto: dotato di coraggio e di capacità militari, anima di
tanti rastrellamenti, l'ideatore della
Controbanda, l'uccisore di Nino
Berio (
Tracalà)
a Chiusavecchia. Egli si era guadagnato la fiducia delle S.S. Tedesche,
tanto da essere da loro decorato con la croce di ferro di II^ classe,
per la spietatezza delle sue azioni.
Attilio Mela,
Aspettando aprile, Ed.
Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1998
Comando III° BTG. ARTU'
Al Comando IV° Brigata
Prot..... 20/11/1944
Oggetto: preparazione di spionaggio nemico
Nel colloquio avuto il giorno 19/11/1944 con Renato Primo del Comitato di Genova siamo stati informati che la X flottiglia M.A.S. sta preparando un servizio di spionaggio infiltrandosi tra i Distaccamenti e servendosi a quanto pare pure di radio trasmittenti. Sono quindi da diffidare detti marinai: qualcuno si trova pure a Imperia e a S. Remo.
Il Commissario Il Comandante (Artù)
documento IsrecIm in
Francesco Biga,
Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona
Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da
settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'
Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977
24 ottobre [1944]
La
X [Mas] che sta all'Astoria [albergo di Sanremo] sta partendo, perché
hanno trovato da sistemarsi in un albergo di Imperia, ma essendo questo
privo di mobilio, si sono fatti consegnare dal signor K., proprietario
dell'Astoria, 100 camere complete con la rispettiva biancheria, più
alcune poltrone, sedie e tavolini per salotto. Dove vanno lasciano la
traccia.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006
30 novembre 1944 - XXIII. Ore 20,30. Una telefonata del I° Capitano Medico Panizzi Francesco (Villa Igea) m'informa che il fascista Migliori Dino chiede l'intervento di una nostra pattuglia perché dei bersaglieri vogliono irrompere nel portone di casa sua, a nome della polizia.
M'avvio con sei uomini sul luogo (Via E. Muti, n...) e constato che una pattuglia di bersaglieri con un agente dell'S.S. perquisiscono la casa di Antellini Oddo, dove si presume siano delle armi.
Vedo anche alcuni agenti della P.S. chiamati sul luogo come me.
Chiarito l'equivoco e constatato il fatto, rientro alle 21 e 10.
Il V. Comandante, Aldo Ravina
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
L’ausiliaria veniva quindi rappresentata in modo mitizzato e andava ad incarnare un idealtipo femminile, delineato con i caratteri di una donna giovane, dalla moralità ineccepibile e dai sentimenti altamente patriottici, che fosse soprattutto di esempio e di monito ai renitenti e agli imboscati, pronta a sacrificarsi per il riscatto dell’onore della Patria tradita, senza però perdere i tratti distintivi della femminilità.
Le volontarie stesse percepirono la loro funzione di essere di esempio “ai vili e ai venduti”, come scrivono un gruppo di ausiliarie di Imperia in una lettera a Mussolini il 5 dicembre 1944, nel giorno del loro giuramento:
"Duce, un gruppo di volontarie ausiliarie della Provincia di Imperia, nel giorno del suo giuramento, osa inviarti l’espressione sincera del suo affetto, della sua ammirazione e della sua ferma decisione di essere pronte a tutto osare, a tutto affrontare, fosse pure la sorte, per la Patria nostra e per il nostro grande condottiero.
In te, per te, amiamo l’Italia sopra tutto e contro tutti, serenamente e duramente, ogni alba di questa dolce riviera ci ritrova sul lavoro, con umiltà di cuore, ed in silenzio, prestiamo la nostra opera, in questa avanzata base, con un fermo proponimento: contribuire al raggiungimento della meta da te prefissa, essere di esempio ai vili e ai venduti.
[...] La fede, nei destini della Patria e in te, è in noi incrollabile.
Duce, comanda! Siamo pronte ad obbedire, a morire per Te, tu sei la nostra guida la nostra luce.
F.to le volontarie del corso provinciale di Imperia" <135
135 La lettera è allegata agli atti del processo contro Maria Delfina R., celebrato presso la Cas di Imperia, in Asge, Corte d’assise straordinaria di Imperia (d’ora in poi Cas Imperia), b.40, fasc. 187 del Registro generale, f. 3
Francesca Gori, Ausiliarie, spie, amanti. Donne tra guerra totale, guerra civile e giustizia di transizione in Italia. 1943-1953, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012/2013
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Alassio (SV)
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7
marzo 1945 - Dalla G.N.R. comando provinciale, ufficio servizi, prot.
n° 3124/B.5P, al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di
Alassio (SV) - Si indicava al maresciallo Ferrero di chiedere alla
signora Ernesta Ordano informazioni sui "ribelli" della zona di
Stellanello, numero, movimenti, nominativi delle famiglie che li
informavano, dato che la signora voleva la cattura della figlia che
faceva parte dei "ribelli" in quella zona.
7 marzo 1945 - Da Ernesta
Ordano al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio
(SV) - Riferiva che la figlia, partigiana "Paola", era armata di pistola
e moschetto, che il numero di "ribelli" a Stellanello era imprecisato,
perché "tutta Stellanello ne è infestata", e forniva un elenco, con
annotazioni sui singoli, di cittadini di Villarelli [Frazione di
Stellanello (SV)], sottolineando che erano "tutti a favore dei
fuorilegge" (nel fascicolo anche 2 lettere del marito a questa Ordano
per tranquilizzarla [sic!] sulle buone intenzioni della polizia
investigativa").
23 marzo 1945
- Da un informatore dei partigiani... - Riferiva la dislocazione dei
comandi nemici nella zona di Imperia: presso Villa Ramaldi il comando
tedesco, in Via Caramagna un comando di battaglione "con la mitragliera
sul tetto dello stabile", in Via Siffredi il comando del distaccamento
della marina tedesca, in Corso Roosevelt presso Villa Bianca un "Comando
economico tedesco" e a pochi metri da Villa Bianca la Feldgendarmerie,
nella Villa Stoppani l'Orstkomandantur, nella Villa Tilde il comando
delle SS tedesche, presso Villa Vedetta un altro comando tedesco, sulla
Via Aurelia il comando della marina tedesca, a Capo Berta un ulteriore
comando tedesco; e, per quanto riguardava le forze repubblichine, in
Piazza Roma la Brigata Nera, in Corso Roosevelt il comando della G.N.R.,
nei pressi di Villa Tilde il comando delle SS italiane, in Viale delle
Rimembranze il comando della X^ Mas.
28 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava... che il 27 marzo alcuni militi della Brigate Nere, travestiti da garibaldini, si erano aggirati tra Ortovero e Pogli ed avevano fucilato 2 civili...
31 marzo 1945 - Dalla GNR I^ Divisione antiparacadustisti e antiaerea "Etna", prot. n° 692, anno XXIII, al Distaccamento GNR di San Remo - Comunicava che era impossibile fornire notizie del milite Adriano Cavalleri, già denunciato per diserzione, in quanto dal primo febbraio 1945 si era allontanato arbitrariamente dall'VIII° Battaglione GNR in cui era in forza.
31 marzo 1945 - Dalla GNR I^ Divisione
antiparacadustisti e antiaerea "Etna", prot. n° 692, anno XXIII, al
Distaccamento GNR di San Remo - Comunicava che era impossibile fornire
notizie del milite Adriano Cavalleri, già denunciato per diserzione, in
quanto dal primo febbraio 1945 si era allontanato arbitrariamente
dall'VIII° Battaglione GNR in cui era in forza.
19 aprile 1945
- Da alcuni fascisti al C. Federale di Imperia - Undici elementi, 3
capitani, 1 tenente, 4 squadristi, 2 ragionieri, 1 dottore, tra cui
figurano Pietro Gerli, Arcangelo Vitiello, analizzavano la situazione
sostenendo che "constatano che l'opera sinora condotta dal Fascio e
dalle Brigate Nere della provincia è approdata ad un risultato opposto a
quella che era l'aspirazione del Duce e dei fascisti onesti e retti che
ne seguono con dedizione la dottrina". Venivano elencate alcune cause:
"la popolazione, che fa di ogni erba un fascio, considera alla stessa
stregua dei disonesti, ladri, violenti, immorali chiunque sia fascista o
squadrista". Tra le motivazioni di quel malcontento c'era il cattivo
funzionamento del centro sfollati di Alassio (SV). Gli scriventi
lamentavano il fatto, poi, che non erano stati presi provvedimenti a
carico del segretario politico [fascista] di Diano Marina (IM), che da
diversi mesi non giustificava quanto spendeva di benzina. Si aggiungeva
"la Brigata Nera non funziona né organicamente né disciplinarmente, né
moralmente... Squadristi commettono azioni arbitrarie di perquisizioni
in case private... occorre assolutamente proibirlo... è urgente fornire
le bande nere di armi e munizioni. Ogni fascista dovrebbe impostare la
sua linea di condotta sulla base dei postulati mazziniani: Dio, patria e
famiglia".
da documenti IsrecIm in
Rocco Fava di Sanremo (IM),
La
Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della
documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo
II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico
1998-1999
Un altro personaggio di cui si hanno flebili tracce è Giorgio Pini (omonimo ma non parente del sottosegretario agli interni della RSI). Secondo un rapporto della polizia del 1947: “Il Pini è stato iscritto al P.n.f. dal 1919, squadrista, sciarpa littorio, marcia su Roma, ed è stato arrestato nell’aprile del 1945 e denunciato per collaborazionismo col tedesco invasore per avere posteriormente all’8 settembre 1943 in provincia di Imperia e Genova aver appartenuto alla GNR e successivamente alla SS Tedesca e tradito la fedeltà e la difesa dello Stato, ponendosi al servizio delle SS tedesche cui consegnò le armi del distaccamento del 6° alpini facendo da guida alle stesse SS nel rastrellamento delle armi e delle dotazioni del 6° alpini cui apparteneva, nascoste nei casolari. Lo stesso denunciava e faceva arrestare
ebrei che poi faceva evadere e quindi riarrestare da parte delle SS tedesche da cui dipendeva in qualità di maresciallo autista ritraendo da tale attività illecito profitto.” <349
349 Archivio di Stato di Roma, sezione distaccata di Galla Placidia, Regina Coeli, b.8, fasc. “Pini Giorgio”, rapporto della prefettura di Milano del 12 febbraio 1947.Amedeo Osti Guerrazzi,
Tedeschi, Italiani ed Ebrei. Le polizie nazi-fasciste in Italia. 1943-1945, Pensare e insegnare la Shoah, attività e materiali,
Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
Percorsi della memoria
Sanremo
Nella località della riviera di Ponente le “Forze armate germaniche” non solo occuparono uno stabile “di pertinenza dell’ebreo Veneziani Alberto fu Gabriele”, ma opposero anche “un netto rifiuto alla domanda di poter stendere il verbale relativo ai mobili ed oggetti contenuti nello stabile” <39 .
Un’opposizione che si commenta da sé.
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L’indagine nell’archivio storico della Banca d’Italia
6.3. Esercizio del credito da parte di cittadini considerati ebrei
- Asbi, Vigilanza sulle aziende di credito, pratt., n. 3977, fasc 1. Esercizio del credito da parte di cittadini
considerati ebrei nella provincia di Imperia. Risposta negativa della filiale. 1938
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Banca di Roma
Imperia
Una copia della denuncia delle attività appartenenti a
nominativi di razza ebraica presentata dalla Filiale di Imperia al capo della Provincia in data 8 febbraio 1944. Nell’elenco figura un unica posizione relativa a: Jerusalmi Giuseppe Bohor di Nissim titolare di un importo di L. 45.645.
[NOTA]
39 ASMAE, RSI, DGAAGG, b. 164, pos. S-IV-1s (Ebrei), f. 1/6 (Sequestro beni ebraici da parte delle autorità tedesche in Italia), “Beni ebraici, Veneziani Alberto fu Gabriele, Sanremo”, P.C. 316, 27 febbraio 1945-XXIII, firmato “Il Ministro”.Redazione,
Commissione per la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2001
Se
i rapporti con i tedeschi sono critici, quelli interni alla Repubblica
sociale sono difficili. Alle gravi carenze di organico e di
equipaggiamento della Guardia Nazionale Repubblicana si aggiungono i
contrasti tra i diversi organi e apparati dello Stato [...] Non mancano
le annotazioni di “costume”, come quella relativa al capo della
provincia di Imperia che ha moglie e cinque figlie ma “trascura
l'ufficio e i contatti col pubblico a causa di una donna… sarebbe bene
sostituirlo” <643.
643 Vedi Silvio Bertoldi, Salò,
cit. p. 337. Come scrive l'Autore, “tutte le informazioni e le citazioni
di questo capitolo sono tratte da documenti dell'Archivio Pini”.
Antonio Gioia, Guerra, Fascismo, Resistenza. Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Salerno, Anno Accademico 2010-2011
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Una cartina stilata dai partigiani di Sanremo, comprensiva della zona Piazza Colombo, Via Manzoni, Corso Garibaldi. Fonte: Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, Forni, Bologna, 1970
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XXXII BRIGATA NERA "ANTONIO PADOAN"
Squadristi:
Imperia - Posta da campo 779
Comandante: Mario Massina, già federale di Alessandria, dal 22 luglio 1944, t 8-5-45 Alessandria.
Capo di S.M.: col. Balbis.
Ufficiale ai servizi: ten.col. Edoardo Baralis 3-5-45 Valenza (Alessandria).
Ufficiale addetto al federale: Alberto Mario Allavena.
Vice-federale: Adalberto Armelio; Francesco D’Accunto.
Servizio Sanitario: dr. Raffaele Denza.
Servizi amministrativi: Michele Chiarella e Giuseppe Tricotti; Natale Giribaldi (Imperia Ponente).
Ufficio politico: Pietro Gerii (capo); Arcangelo Vitiello (vice-capo); Natale Amoretti; Arturo Giribaldi.
Segreteria politica: Mario Moretti (capo).
Altri ufficiali
maggiore: Carlo De Maere f 26-4-45 Alassio.
capitani:
Allione; Luigi Bertagni; Ignazio Borro; Attilio Calvo (detto capitan
Paella) t 1945; Libero Fantini (Alassio), ex-maresciallo della Milizia;
Giovanni Ferraris (Cesio, Chiusavecchia. Dolcedo. Vasia); Paolo Garan;
Giannoni (5 a Cp. Ceriana), croce di ferro 2a classe, già ufficiale 41°
Rgt. Ftr.; Landucci; Adolfo Manetti; Angelo Mangano, comandante Cp. O.P.
Sanremo; Francesco Mangiapan f; Enrico Musso; Roberto Musso; Enrico
Papone f 4-10-44 Diano Marina;
Aldo Vandone; Renzo Vannucci.
tenenti:
Basso; Lo Faro, comandante presidio Cesio; Renato Moretti t 25-4-45
Sanremo; Elio Piccioni t 9-1-45 Ventimiglia; Ferdinando Rey f 4-5-45
Alassio.
sottotenente: Stefano Gerii, comandante U.P.I. di Imperia.
Ricciotti Lazzero,
Op. cit.
Angelo
Cesare Mangano aveva comandato il Distaccamento
di Sanremo della Brigata Nera. Nel luglio
1944 era stato nominato segretario politico del P.F.R. di Sanremo. Il 26 maggio 1945, il Mangano, che era detenuto
all'albergo "Crespi" di piazza Principe a Genova, si suicidò lanciandosi da una finestra sulla strada, dove fu straziato da un tram
che sopraggiungeva.
Adriano Maini