sabato 1 novembre 2025

Il primo febbraio 1944 il primo CLN Provinciale di Imperia veniva modificato

Imperia: uno scorcio da Viale Matteotti

E' al Partito Comunista Italiano che bisogna riconoscere il merito di aver organizzato e potenziato i Comitati di Liberazione nazionale nella provincia. 
Già da anni il P.C.I. aveva costituito ad Imperia una Federazione regolarmente inquadrata e a Sanremo una sua zona saldamente diretta. Fu perciò possibile a questo partito iniziare in piena efficienza, come già si è detto, la lotta subito l'8 settembre 1943; non solo, ma, non appena l'organizzazione dei Comitati di Liberazione centrali ebbe superato la fase preparatoria, entrare in contatto, a mezzo dei collegamenti già da parecchio tempo in funzione fra le diverse federazioni del partito stesso, con gli enti superiori per raggiungere anche qui l'unità necessaria al rafforzamento della resistenza contro il nemico. 
Nella città di Imperia le premesse per il raggiungimento della collaborazione fra i maggiori gruppi politici erano già in atto con l'esistenza del “Comitato di unione”, di cui si è fatto cenno, al quale aderivano i tre principali partiti: quello comunista, il socialista ed il democratico cristiano, questi ultimi due ancora allo stato embrionale, in quanto non possedevano in quel tempo una struttura vera e propria, ma soltanto uomini e gruppi rappresentativi. 
Le trattative per la trasformazione del Comitato di unione in un Comitato di Liberazione Nazionale, che, a differenza del primo, costituito su basi esclusivamente politiche, doveva agire sul terreno politico-militare, furono lunghe e non sempre facili. Occorreva superare difficoltà enormi dovute allo stato di terrore continuo in cui si viveva: impossibilità di riunioni e di discussioni; deficienza di collegamenti; e, non ultimo, prevenzioni e diffidenze e timori di ogni genere. 
Ma la volontà delle masse, che si esprimeva attraverso l'ostinato spirito di resistenza e lo sviluppo costante delle formazioni di montagna, ebbe ragione degli indugi e delle tergiversazioni: il 1° febbraio 1944 il C.L.N. Provinciale veniva definitivamente costituito ed assumeva, col riconoscimento degli organi superiori, la direzione della lotta, condotta fino allora quasi esclusivamente dal Partito Comunista, il quale con encomiabile spirito di fratellanza poneva a disposizione del nuovo Comitato tutta la sua organizzazione, l'unica veramente efficiente fino a quel momento. 
Il sorgere del C.L.N. Provinciale di Imperia può considerarsi, senza dubbio, un avvenimento capitale per la condotta della guerra di liberazione nella nostra provincia: da quel momento la resistenza contro il nazi-fascismo si trasforma da lotta di partito in lotta di tutto il popolo, senza distinzione di fede politica, e pure la nostra zona viene finalmente a possedere un organo di direzione regolarmente riconosciuto anche dal punto di vista legale, in quanto emanazione diretta del governo democratico italiano e perciò in grado di esercitare con pieno diritto, se pur in forma clandestina, i poteri e le funzioni del governo. 
I membri del C.L.N. provinciale di Imperia, che durò in carica sino alla fase ultima dell'insurrezione e si allargò poi dopo il 25 aprile con i rappresentanti di altri partiti, furono Gaetano Ughes (Giorgio), rappresentante del P.C.I. e segretario, Carlo Aliprandi (Lungo), A. M. [addetto militare], Ernesto Valcado (Sirco), rappresentante del gruppo socialista, Ugo Frontero, A. M., Carlo Folco rappresentante del gruppo democristiano, Amilcare Ciccione, A. M.  
Il lavoro che il Comitato di Imperia svolse, con la diretta e completa collaborazione della Federazione comunista e sotto la guida intelligente accorta ed instancabile del suo segretario Ughes, fu importantissimo e complesso. 
Vennero, innanzi tutto, potenziati i servizi di propaganda e quelli militari con la creazione di numerosi organismi ad hoc: una delegazione militare della 1^ Zona Liguria col compito di tenersi collegata, come ente sussidiario cittadino, alle formazioni armate operanti in montagna; una divisione di S.A.P. (Squadre di azione patriottica), la “Giacinto Menotti Serrati”, che in breve accentrò, con le sue numerose brigate, tutto il movimento delle squadre di città della Riviera; una formazione di G.A.P. (gruppi di azioni patriottica) di cui Nino Siccardi (Curto), fu il primo comandante, costituenti speciali squadre volontarie di punta e di assalto; per la città e il circondario di Imperia un S.I.M. (Servizio informazioni militare) con l'incarico di raccogliere e diramare ai S.I.M. di montagna, a quello di Sanremo ed ai servizi delle altre province, informazioni e rapporti militari e politici di ogni genere, di seguire e studiare i movimenti delle truppe nemiche, di collaborare con i servizi alleati, di mettere a punto piani di operazioni e di azioni; un ufficio intendenza con una speciale squadra finanziaria, per la raccolta ed il convogliamento in montagna che con Savona e Genova e con Sanremo; un centro di propaganda, fornito di tipografia clandestina, per la stampa di manifesti e volantini che venivano distribuiti o affissi in tutta la provincia; numerosi organismi economici, sindacali ed amministrativi per lo studio preventivo dei problemi relativi e delle misure necessarie da essere messe in atto a liberazione avvenuta. 
I risultati raggiunti, in condizioni sempre pericolose e spesso disperate, furono tali da superare ogni aspettativa, ed il successo finale dell'insurrezione, preparata e sviluppata attraverso mesi di lotta senza quartiere, sta a testimoniare quanto il C.L.N. compì. 
Oltre alla propaganda orale svolta ovunque nelle fabbriche, negli uffici, nei ritrovi, migliaia di manifestini furono affissi o distribuiti in città e nei paesi del circondario; decine di milioni in denaro od in merci vennero inviati alle formazioni di montagna. L'arruolamento e lo smistamento dei volontari della libertà non ebbe mai sosta; operazioni ardite ed estremamente rischiose vennero eseguite in città per mezzo del C.L.N. o in stretta collaborazione con nuclei partigiani, come, per citare qualcuno dei numerosi episodi, la liberazione di prigionieri politici dal reclusorio di Oneglia, l'esecuzione di spie e traditori, il prelevamento di armi, munizioni e viveri, il riscatto di ostaggi e, infine il salvataggio degli impianti portuali, di ponti, centrali elettriche, officine e magazzini, che rese possibile la immediata ripresa delle attività il giorno stesso della cacciata dei nazi-fascisti. Come fu opera del Comitato la preventiva organizzazione dell'amministrazione pubblica e la relativa assegnazione delle cariche cittadine, che evitò il disgregamento dei servizi a Liberazione avvenuta e dette il modo, il 25 aprile 1945, di iniziare l'opera di ricostruzione e di mantenere l'ordine e la legalità nella città e nel circondario con l'ausilio delle truppe partigiane.
Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia,  pp. 53-55

Nell'ottobre 1943, mentre l'azione organizzativa dei comunisti si sviluppava ulteriormente nella lotta, nella città di Imperia continuavano i contatti del centro con gli esponenti delle altre correnti politiche antifasciste, per giungere alla costituzione del primo Comitato di Liberazione Nazionale, nel mese di novembre 1943, così composto: Giacomo Castagneto (PCI), Giacomo Amoretti (PCI), Ambrogio Viale (DC), Filippo Berio (Pd'A) ed Ernesto Valcado (PSIUP). Questo primo Comitato completò l'organizzazione delle SAP cittadine, istituì il Servizio Informazioni Militari (SIM) partigiano, sostenne con ogni aiuto possibile i nuclei che si andavano formando, quali veri e propri gruppi partigiani in montagna. Il 17 novembre 1943 cadeva, in uno scontro con i fascisti, Walter Berio, il primo partigiano che immolava la sua vita per la libertà.
Dopo l'eroica morte di Felice Cascione in montagna (Alto, 27.1.1944), il Comitato decideva di inviare Nino Siccardi (Curto) a prendere il comando delle formazioni partigiane della I Zona Operativa Liguria. 
Il primo febbraio 1944 il primo CLN Provinciale veniva modificato in quanto, essendo stati individuati dai nazifascisti, i membri Viale e Berio dovettero allontanarsi, mentre Giacomo Castagneto, per disposizione del PCI, si trasferiva a Cuneo a dirigere la Federazione del Partito in quella Provincia, in sostituzione del compagno Barale, caduto durante l'incendio di Boves da parte dei tedeschi. Lasciò infine il CLN Giacomo Amoretti, pur restando nelle file dell'organizzazione della Resistenza a Imperia, per trasferirsi poi nei primi giorni di settembre 1944 a Genova, a far parte del Comando della Delegazione delle Brigate Garibaldi della Liguria. 
Il nuovo Comitato era subito riconosciuto dal CLN Regionale Liguria e durerà in carica dal primo febbraio 1944 alla Liberazione, con giurisdizione su tutta la Provincia di Imperia e sul Circondario di Albenga. Questa la formazione del nuovo Comitato: Gaetano Ughes (PCI), presidente; Ernesto Valcado (PSIUP); Carlo Folco (DC); Ugo Frontero (PSIUP), Carlo Aliprandi (PCI) e Amilcare Ciccione (DC), tutti e tre addetti militari. Allo scopo di coordinare l'azione militare, che andava oramai assumendo un ruolo di prim'ordine nella lotta di liberazione nazionale, veniva pure costituito, alle dirette dipendenze del CLN, un centro militare che riprendeva le funzioni del "triangolo militare" creato subito dopo l'armistizio e poi sciolto a fine novembre 1943, quando i suoi più attivi componenti erano stati inviati in montagna per organizzare le formazioni partigiane. Del Centro Militare, strettamente integrato nel gruppo politico del CLN e da questo dipendente, fecero parte, fino alla Liberazione, i tre addetti militari del CLN stesso, Carlo Aliprandi (Il Lungo), Amilcare Ciccione (Milcoz) e Ugo Frontero (Ugo). 
Nell'intento di garantire la clandestinità dell'organizzazione e sventare i continui tentativi della polizia nemica di annientarne gli organismi dirigenti, nonché onde evitare inutili dispersioni di energie, venne deciso di accentrare, per quanto possibile, nelle mani del presidente e segretario la gran parte dell'organizzazione politica (stampa e propaganda, organizzazione locale e gli svariati e delicati servizi di collegamento), anche in considerazione del fatto che il presidente era in grado di valersi, nell'espletamento delle sue funzioni, della già esistente organizzazione del PCI e dei suoi principali terminali nella Provincia. Anche gran parte della finanza venne affidata alle cure del segretario, il quale poteva così disporre sia dei fondi che giungevano saltuariamente dal Centro di Genova, sia di quelli raccolti o prelevati nella città di Imperia e nei centri della Provincia, e quindi provvedere di volta in volta, anche nei casi di emergenza, ai necessari finanziamenti, si trattasse delle forze operanti in città o delle formazioni partigiane in montagna, le cui esigenze si andavano facendo sempre più onerose e complesse con il crescere delle loro file. I membri del Comitato di Liberazione si riunivano periodicamente, quasi sempre con la presenza di uno o di tutti gli addetti militari. Nei primi mesi del 1944 le riunioni avvenivano una o due volte la settimana, poi, quando i tempi divennero più duri e la situazione si fece pericolosa, in media ogni quindici o venti giorni. Generalmente le riunioni avevano luogo nell'abitazione del segretario. Talvolta, quando si sospettava un pericolo, presso quella dell'avvocato Folco, di Valcado, o di uno degli addetti militari. In alcune occasioni, convegni vennero tenuti in caffè cittadini. Il Comitato, in seduta plenaria, esaminava nelle grandi linee il lavoro svolto nel periodo precedente e dava al segretario disposizioni per il lavoro da svilupparsi nel futuro. Naturalmente non sempre era possibile fissare in precedenza una linea di condotta precisa, poiché, dopo l'occupazione di Roma (2 giugno 1944), gli sbarchi alleati prima in Normandia (6 giugno 1944) e poi nella Francia Meridionale (15 agosto 1944), la situazione era pur sempre estremamente fluida e richiedeva continui adattamenti, e talvolta impensate soluzioni d'urgenza.
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria) - vol. V,  Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016,  pp. 110,111