(Relazione registrata in ritardo. L'interrogatorio avvenne il 4 gennaio 1945 - XIII)
Relazione succinta sulle dichiarazioni fatte dall'ex sbandato Cadrozzi Corrado, presentatosi per arruolarsi nella Brigata Nera il 4 gennaio 1945 - XIII.
Il Cadrozzi si è presentato dal Prof. Porta con una lira di carta divisa a metà come segno di riconoscimento ed ha così potuto ritirare dei medicinali che li ha poi consegnati al Ten. Rico. Glielo hanno ordinato Ned ed il Ten. Rico.
Questo Rico per scendere a S.Remo faceva la strada di S. Bartolomeo e poi seguiva sentieri insospettati. Ha i seguenti connotati: statura media - bruno - con borse sotto gli occhi. Ultimamente era in Corso Impero [n.d.r.: attuale Corso Inglesi]. È armato di Glisendi [n.d.r.: Glisenti, pistola simile alla Luger], già di Pereno Mario. Rico si è fatto tingere di rosso i capelli dalla madre di Ned e così camuffato è andato a bere con Morotti ed il comandante Mangano una quindicina di giorni fa. Naturalmente il Comandante nulla sapeva e così si crede di Morotti.
(1) Ervedo (De Bigault che abita in Guardiole) [n.d.r.: Ervedo De Bigault, squadrista della Brigata Nera Padoan, morto il 27 gennaio 1945 a Tomena, località di Montalto Ligure: ma in precedenza o era stato partigiano o era riuscito in qualche modo ad avere contatti con i patrioti (vedere infra)] sa dove si trova il Rico che non è di S.Remo e ha la voce dolce. Altre persone conoscono Rico. Lo conosce Ned, ragazzo biondo, di venti anni. Lo conosce il fratello del Baggioli, Renato. A sua volte Ervedo sa dove abita Ned.
[...] In casa di Ervedo (De Bigault) sono stati presenti il Cap. Umberto, Siffredi, il Ten. Rico e hanno nominato quella sera stessa il Conti aiutante maggiore della risma. Questo Conti è un tipo alto ed ha i capelli ricci.
[...]
1) Ervedo (De Bigault) abita in Strada S. Bartolomeo, 26.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
Il giovane, per non essere arrestato, prende la via delle colline e si rifugia in boschi e boschetti, nelle terre di proprietà del padre. Poi, con un gruppo di amici, Aldo Baggioli, Massimo Porre, Renzo Barbieri e altri, decide di salire in montagna. Viene accolto nella formazione partigiana «Brigata Alpina» presso Beulla. È una brigata, la sua, che si muove tra Baiardo e Ceriana ed è comandata da Candido Bertassi, conosciuto come Capitano Umberto.
Wladimiro Settimelli, Nome di battaglia «Santiago». Il giovane Calvino partigiano nei racconti di alcuni compagni. Dall’archivio dell’Anpi spuntano documenti che ricostruiscono il periodo della montagna e della Resistenza, l’Unità, 11 dicembre 2013, articolo riprodotto come Nome di battaglia "Santiago" in Nord Milano Notizie, 12 dicembre 2013
Francesco Biga, A 20 anni dalla morte del grande scrittore. Italo Calvino, il partigiano chiamato "Santiago", Patria Indipendente, 29 gennaio 2006
Operava fra Bordighera e Sanremo, sulla fascia collinare e montana in prossimità della costa. In seguito, verso la fine dell'ottobre '44 e i primi di novembre, fu per qualche tempo alle dipendenze del CLN circondariale sanremese.
"Si sciolse dopo il rastrellamento di San Romolo" (14 novembre 1944); ed i suoi uomini "in parte passarono alle formazioni garibaldine, in parte si misero a disposizione del CLN di Sanremo, in parte si sbandarono". <49
49 Note ricavate da "L'epopea dell'esercito scalzo, Mascia, pag. 204. Sentite pure varie persone.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
[...] Era ancora buio alle quattro del 5 luglio quando fu data la sveglia.
[...] Gli uomini di Umberto descrivevano con vivacità i recenti combattimenti.
[...] Gli avvenimenti dei primi di luglio [1944] crearono una nuova situazione
[...] A Carnino Umberto e la sua banda si fermarono. Umberto aveva un vecchio conto da regolare perché ai tempi di Val Casotto aveva perso due uomini nei pressi di Carnino. Era convinto che qualcuno del paese avesse tradito perché solo così i tedeschi avrebbero potuto sorprendere i suoi uomini quando erano scesi in paese per farsi il pane.
La Matteotti con gli altri proseguì per Viozène.
Gino Glorio "Magnesia", Alpi Marittime 1943/45. Diario di un partigiano - I parte, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1979
In una particolare situazione si trova la formazione di Candido Bertassi
(Capitano Umberto). Questi, nei mesi estivi, è di stanza a Valcona,
Piaggia e nei pressi dei monti circostanti (Saccarello, Redentore,
Fronté), dopo essere stato nella zona di Viozene e di Carnino.
La
banda ha in forza una quarantina di effettivi, forse meno, anche se il
Bertassi la denominò, un po' pomposamente, «Brigata Alpina», fornendo
dati gonfiati circa il numero degli uomini.
Infatti, qualche
pubblicazione riporta notizie grossolanamente errate, facendo ammontare a
150-200 i partigiani militanti agli ordini del «Capitano Umberto»;
Augusto Miroglio (17) così si esprime: «...Candido Bertassi (Capitano
Umberto) del PdA (Partito d'Azione, n.d.r.), comandante di un
distaccamento G.L. forte di 200 uomini operanti nell'entroterra di
Sanremo-Bordighera...».
La notizia è tanto più imprecisa in quanto
riferita al successivo periodo in cui il Bertassi arriverà nei dintorni
di Ceriana con una decina di patrioti, per poi scomparire
definitivamente. Ne L'Epopea dell'Esercito Scalzo (18), troviamo
scritto: «... Crediamo doveroso ricordare in questo volume l'opera
svolta da un distaccamento di Giustizia e Libertà, al comando del
Capitano Umberto (Candido Bertassi). Il distaccamento che raggiunse la
forza di 200 uomini, sebbene indipendente, operò per alcuni mesi nella
zona dell'imperiese occidentale...».
Inoltre, la posizione del
«Capitano Umberto» appare alquanto confusa con quell'aderire alla IX
Brigata e, contemporaneamente, col volersi considerare autonomo. Tale
aggettivo, infatti, figura sovente accanto alla denominazione della
formazione «Brigata Alpina».
Questa posizione assumerà il massimo
dell'anacronismo a proposito della battaglia sostenuta il 25 luglio 1944
nell'Alta Val Tanaro quando (già costituitasi la II Divisione «F.
Cascione»), la I Brigata «S. Belgrano», sotto il comando del «Cion» [Silvio Bonfante],
sosterrà duri combattimenti contro i Tedeschi. In tale occasione, come
più diffusamente vedremo, il «Capitano Umberto» emetterà, non si sa a
quale titolo, un suo comunicato sugli scontri.
Infine, va considerato
che nelle zone montane estreme della nostra provincia e di quelle
limitrofe savonesi, confinanti con l'Alta Val Tanaro, sono presenti
alternativamente formazioni della XIII Brigata Val Tanaro alle
dipendenze di Eraldo Hanau (Capitano Martinengo), che effettuano varie
azioni contro i presidi nazifascisti, soprattutto a Nava. Dette
formazioni sono autonome e denominate «badogliane». Alcune bande,
distanti dal loro comando centrale, passano a volte sotto l'influenza
delle forze garibaldine a seconda della massiccia presenza, o meno,
degli uomini di «Curto» nella loro zona.
(17) A. Miroglio, Venti mesi contro vent'anni, 2^ edizione Istituto Storico della Resistenza in Liguria, Genova, 1968, pagg. 141,142.
(18) Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, Casa Editrice Alis, Sanremo, pag. 204.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944,
edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età
Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992, pp. 46,47
[Il 5 luglio 1944 i tedeschi uccisero a Carnino, località di Briga Alta (CN), 5 persone] Chiesi a Rico di Carnino se conosceva quei cinque che avevano trovato morti tra Carnino e Viozene ai primi di luglio. - Erano miei parenti, due anziani erano miei zii -, poi raccontò come nel primo inverno avessero consigliato i giovani a presentarsi ai bandi di chiamata della Repubblica [Sociale di Salò]. Raccontò l'imboscata tesa dai tedeschi alla banda di Umberto (Candido Benassi),
la fuga dei giovani del paese durante l'occupazione tedesca, la marcia
nella neve, il sospetto di essere stati traditi, il rancore sordo per
quelli che in paese parteggiavano per i fascisti. Quando eravamo
scappati ed i nostri ci temevano morti, mio zio diceva che se avessimo
dato retta a lui, se ci fossimo presentati quando eravamo in tempo, non
avremmo dovuto poi scappare come delinquenti. Quando poi tornammo in
paese parevano contrariati di vederci ancora. Passarono molti mesi di attesa, poi passò un gruppo di partigiani di Martinengo,
avevano del bagaglio da portare a Viozene. I partigiani si fecero
aiutare da quei cinque. I giovani del paese si erano appostati fra le
rocce con i moschetti, quando quelli erano tornati si erano fatti
riconoscere e poi li avevano uccisi. Al parroco di Viozene l'ultimo che
era ancora vivo aveva dato e chiesto il perdono per il male che era
stato fatto. E' segno che il nostro sospetto che avessero chiamato i
tedeschi in paese era vero.
Gino Glorio "Magnesia", Alpi Marittime 1943/45. Diario di un partigiano - I parte, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1979
Prima di partire da Piaggia il Capitano Umberto, che proveniva da una famiglia nobile del cuneese, m’invitò a rimanere con lui promettendomi di darmi il comando di un reparto di partigiani di Giustizia e Libertà. Ho rifiutato e ringraziato, partendo con gli altri compagni alla volta di Carmo Langan. Non sono in grado di ricordare le date di tutti questi spostamenti essendo trascorsi oltre 65 anni quando mi accingo a scrivere questi ricordi, ma eravamo ormai nella seconda metà dell’anno 1944. Giunti a Carmo Langan, abbiamo trovato “Vittò” e si è ricostituita la brigata.
Gio Batta Basso (Tarzan)
Chiara Salvini, Ricordi di un partigiano, Nel delirio non ero mai sola, 29 luglio 2012
Era riapparso nella zona della V brigata il capitano "Umberto" di cui abbiamo già parlato, con documenti di riconoscimento che lo identificavano come Bertassi Candido di Torino, proveniente da Massaua (Eritrea) e con una lettera di fiducia del CLN di San Remo. Chiedeva la riorganizzazione del suo distaccamento e il suo inquadramento nella V brigata. <9
9 Da relazione del commissario Peitavino Ferdinando (Silla) al Comando Divisionale (Prot. n° 106, 2 dicembre 1944).
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria). Da settembre a fine anno 1944. Vol. III, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977
9 gennaio 1945 - XXIII
"Gazzola, Vacchino, Marsaglia sono stati i finanziatori della banda del Capitano Umberto. Il versamento veniva effettuato presso il Commissario Ormea che successivamente ne divideva le somme. Non preciso se il denaro veniva offerto, oppure estorto sotto minaccia, ma quest'ultima ipotesi è quasi da escludersi". Informatore Imp. M.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata
Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
1 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 173/CL, all'Ispettorato della I^ Zona Operativa - Comunicava che il capitano Umberto forse stava costituendo un distaccamento da spostare in Piemonte per poterlo unire ai badogliani, con i quali avrebbe poi sostenuto l'esigenza di eliminare le formazioni garibaldine.
8 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 197/CL, al comando della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Forniva notizie sul capitano "Franco", definito un disgregatore, e sul capitano "Umberto", che aveva rotto con il C.L.N. e che sembrava cercare contatti con "Mauri" in funzione di rottura con i garibaldini di "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]
10 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando del I° Battaglione "Mario Bini" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" - Veniva ordinato l'arresto del capitano "Umberto" e di Riccardo Siffredi, presenti al Borgo di Sanremo (IM)
27 febbraio 1945 - Da "Mimosa" [Emilio Mascia, della V^ Brigata SAP "Giacomo Matteotti" della zona di Sanremo] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Avvisava che ad Alassio era stato visto il "capitano Umberto" mentre incitava ad arruolarsi nel Battaglione "San Remo", da lui formato per andare a combattere in Piemonte.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La
Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della
documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945), Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico
1998-1999
18 gennaio 1944 - XXIII
Si presenta De Bigault Ervedo (Strada San Bartolomeo, 26).
Quando si sono sciolte le bande nazionaliste del Cap. Umberto (circa tre mesi fa) il capo doveva organizzare a Torino un cantiere (Il Comandante della divisione 'F. Cascione'. generale Curto) edile per impiegare tutti i ribelli (Siffredi, ecc). I ribelli avevano avuto l'ordine di recarsi a Torino.
Forse il cantiere non è più stato organizzato e tutti se ne sono andati per conto loro (?). Il cantiere doveva sorgere a Mirafiori e anche una Agenzia per battere qualsiasi affare, sempre a Torino. Prima i ribelli avrebbero dovuto trovarsi ad Alba, ad un dato punto di riferimento. Sempre ad Alba il Capitano Umberto aveva 20 "Stein" (fucili mitragliatori inglesi).
Il Curto voleva prendere Umberto e tutta la banda nazionalista, e quando Umberto si accorse di ciò, lasciò andare via col Curto i partigiani anarchici e delinquanti, e lui prosciolse gli altri da ogni obbligo. Questo accadeva circa un mese e mezzo fa: verso fine ottobre e primi novembre 1944. Consigliò di andare a lavorare a Torino.
Forse nella Brig. Nera c'è chi fa doppio gioco perché all'indomani che Ervedo "Edo" è venuto al comando, c'è stato chi ha mandato l'informazione ad uno dei tre membri del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), e uno di questi membri, a firma "Mimosa" [n.d.r.: Emilio Mascia, responsabile del SIM (Servizio Informazioni Militari) del CLN di Sanremo], ha mandato un biglietto ad un incaricato, così come visto: "Diffidate di Edo. Mimosa". Circa 4 giorni fa, 3 individui, armati di pistola, si aggiravano nei pressi della casa di Ervedo ("Edo").
Per rendere autentici i documenti, il Cap. Umberto ha detto: "C'è un certo Console Hans che mi aiuterebbe, perché è mio amico".
C'è un biglietto da portare al Comando, interessante.
19 gennaio
Infatti, al pomeriggio viene consegnata dal De Bigault una lettera n. 156 di prot. del Comando Unificato [n.d.r.: si intende, un dispaccio dei partigiani], in data S.Remo 23 dicembre 1944.
Copia di tale lettera viene passata al Federale, giunto in sede al pomeriggio.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata
Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
25 gennaio 1945 - VERBALE DI INTERROGATORIO
Il giorno 25 Gennaio dell'anno 1945 alle ore 11 antimeridiane è stata interrogata negli uffici del Distaccamento di Brigata Nera di San Remo
innanzi a noi sottoscritti Cap. RIZZELLI LUIGI, Magg. ALDO RAVINA V.ce
comandante del Distaccamento; e i Legionari PELUCCHINI DARIO e CADROZZI
CORRADO la Signorina sfollata in Via DANTE ALIGHIERI N° 95 (prima Via
Gaudio N° 12) SAPPIA LINA di Pilade e di Corradi Teresa, nata in San
Remo 28 novembre 1918 perché accusata di avere contatti con elementi
ribelli.
Opportunamente interrogata così risponde.
Conosco il Cap.
UMBERTO, MA NON SO LE SUE GENERALITA'
COMPLETE. L'ho conosciuto due anni fa ed ho avuto con lui dei rapporti
di amicizia.
Mi ha confidato che era in banda e mi ha consegnato
oggetti personali di vestiario da custodire. Non conosco la località
dove vive detto Capitano ma so l'attività che esso svolge.
Conosco il
S.Ten. "RICO" Enrico da circa tre mesi. L'ho conosciuto assieme ad una
mia cugina di nome SAPPIA RENATA, abitante in Via Canessa mente mi
recavo a S. Romolo per raccogliere castagne. Ho riveduto il RICCO in
compagnia del Cap. UMBERTO a S. Romolo.
Conosco il Signor SIFFREDI ADRIANO di San Remo. Detti elementi fanno parte della banda X.
Le volte che mi sono recata a S. Romolo sono andata esclusivamente col compito di raccogliere castagne.
Negli abboccamenti avuti non ho mai dato notizie politiche o militari riguardanti la città.
A.d.r. A S. Romolo non ho mai avuto fastidi dai ribelli.
A.d.r.
Il solo incarico che ho avuto è stato quello di andare a prendere a
casa di SIFFREDI, un paio di pantaloni, una camicia, e consegnarli al
Cap. UMBERTO a mezzo di un suo mandatario che mi ha portato una lettera.
Detto Capitano si trovava a S. Bartolomeo nella casa di DE BIGAULT
ERVEDO, strada S. Bartolomeo, dove ho portato gli indumenti.
A.d.r. C'erano anche il Tenente "RICO", SIFFREDI, CONTI.
A.d.r.
Il Capitano UMBERTO mi ha chiesto ospitalità per la sera stessa ma io
non ho potuto aderire all'invito. Credo che si sia rivolto assieme a
SIFFREDI a villa Impero, in Via DANTE ALIGHIERI N° 14.
A.d.r. In
questa villa mi sono recata qualche volta per prove o consegna di abiti
da donna alla Signora MONTORO, essendo io sarta. So che vi lavorava a
ore una donna di servizio di nome GINA.
A.d.r. Il Tenente "RICO"
l'ho incontrato a S. Romolo la prima volta tre mesi or sono, e parlando
ho scoperto che eravamo parenti alla lontana. Da allora mi ha chiamata
"Cuginetta". L'ho ancora visto altre due volte, e l'ultima da Ervedo.
A.d.r.
Il Cap. Umberto l'ho conosciuto, ripeto, circa due anni fa, sotto il
nome di "Dido". L'ho riveduto a S. Romolo, vicino alla funivia, e ho
saputo lì che era capitano. Eravamo nel cuore della stagione delle
castagne.
Un'altra volta l'ho incontrato sulla piazza di San Romolo. Era in compagnia di altri ribelli, ed era molto affaccendato.
A.d.r.
Sono andata a San Romolo dalle 3 alle 4 volte, sempre per castagne e
anche per trovare tracce di mio fratello Franco, di anni 20, che se ne era
andato dalla TOD dove lavorava a Diano Marina quando la TOD è stata
sciolta e da allora non conosco né recapito né ho avuto notizie.
A.d.r. So ancora che il Cap. Umberto ha il papà vivo, mentre la mamma gli è morta. E' un piemontese.
Il Ten. Rico è di Cuneo. Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata
Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
30 gennaio 1945 - XXIII
Egli [Luigi Dragone] è apportatore di missiva di carattere militare consegnatagli da Pier de le Vigne (Sughi Pietro) per il Cap. Umberto e Riccardo Siffredi.
La consegna avvenne un mese e mezzo fa in casa di Ervedo De Bigault. Il Dragone la consegnò a De Bigault e questi a Siffredi e al Cap. Umberto.
Qualche tempo prima di consegnare la lettera al De Bigault Dragone vide in casa del De Bigault stesso il Cap. Umberto e il Siffredi.
Dragone abita a S. Bartolomeo [n.d.r.: Frazione in collina di Sanremo]: Strada S. Bartolomeo (osteria del tabacchino di S. Bartolomeo).
La zia di Dragone è l'amante di Pier de le Vigne.
La zia (Dragone Cesarina, concubina di Pier de la Vigna) sa dove si trova Pier de le Vigne.
Il Dragone ha portato altra missiva consegnatagli da Pier de le Vigne, oltre le due lettere passate a Ervedo.
Il biglietto diceva: "Urge nostro abboccamento tra Siffredi e Cap. Umberto. Situazione regolarizzata al Comando di Divisione. Saluti fraterni. Pier de le Vigne" [...]
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata
Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo