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domenica 30 luglio 2023

Si decise allora di bloccare la strada attraverso la quale transitavano i rifornimenti alla postazione tedesca

Baiardo (IM): alle spalle, senza alberi, Monte Ceppo

27 giugno 1944, Sella Carpe, località a 1300 metri di altezza, nel territorio del Comune di Baiardo (IM).
È un passo nel quale la strada carrozzabile proveniente dal paese si biforca, proseguendo con un ramo verso Monte Ceppo e l’altro scende verso la Valle Argentina.
Sul culmine di Monte Ceppo era rimasto l’unico presidio tedesco (circa 400 uomini) che costituiva una minaccia costante ai partigiani del V° Distaccamento dislocati a Carmo Langan [località di Castelvittorio (IM)].
Tentare un attacco al monte per distruggere la postazione nemica era impossibile per mancanza di armi pesanti.
Si decise allora di bloccare la strada attraverso la quale transitavano i rifornimenti alla postazione tedesca.
Il 27 giugno Erven [Bruno Luppi] con una settantina di uomini si apposta sulla curva della strada per Monte Ceppo, in località detta Sella Carpe.
Verso mezzogiorno giungono due camions carichi di soldati nemici i quali sono investiti da una valanga di raffiche di mitragliatori, di altre armi automatiche e di bombe a mano.
Senza che avessero tempo a organizzare qualche resistenza, molti soldati vengono uccisi, altri rimangono feriti, i pochi superstiti si rifugiano nei boschi sottostanti.
I partigiani si apprestano a raccoglie molte preziose armi quando sopraggiungono imprevisti altri camions carichi di soldati i quali trovano il tempo di prendere posizione.
"La situazione si fa gravissima - racconta il Luppi in una sua memoria - man mano giungono altri Tedeschi i quali possono piombarci alle spalle. Un gruppo di sette partigiani riesce a bloccare momentaneamente l’azione del nemico per cui noi con un fuoco intenso possiamo affrontare i Tedeschi che si trovano sul bivio e che, però, aumentano di numero. Il loro fuoco è intensissimo, una quindicina di partigiani sono feriti, ma per fortuna in modo leggero. Solo due di essi rimangono colpiti a morte. Di fronte all’incombente minaccia, tento una sortita per cercare di eliminare una mitragliatrice nemica che ci rafficava alla nostra sinistra e che ci impediva l’unica via di ritirata e di scampo. Ma in quel momento sono colpito, prima di striscio al costato sinistro, poi da una granata che mi spezza il nervo sciatico al terzo medio della coscia destra. Poco dopo il mio ferimento per fortuito caso giunge una nuvola di nebbia spessissima che ci permette di defilarci nel sottostante bosco mettendoci in salvo".
Il bilancio della battaglia: Erven ferito gravissimo, una quindicina di partigiani feriti leggermente e, purtroppo, tre sono i caduti.
Ma i tedeschi lasciano sul campo quasi una cinquantina di morti.
I feriti, che sono una trentina, li trasportano negli ospedali di Sanremo.
Dopo il ferimento, il Luppi rimane tra i boschi e sui monti per mesi, senza cure, spesso braccato per la caccia che gli danno i nazifascisti, ma sempre a contatto con il Comando I^ Zona Liguria, assumendo, nei momenti di calma, incarichi per produrre stampa partigiana.
Al termine della lotta di liberazione Erven rivestiva il grado di vicecommissario della I^ Zona Operativa Liguria.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Bruno Luppi fu Paolo e fu Ponzoni Iside, nasce a Novi di Modena l’8 maggio 1916. Da giovane, organizzato in un gruppo giovanile comunista nell’aprile del 1935 a Modena, è arrestato ed imprigionato con altri antifascisti nelle carceri di Sant’Eufemia. Resistendo ai maltrattamenti e nulla confessando, dopo una ventina di giorni riesce a farsi scarcerare.
Negli anni 1935-1936, sempre a Modena, entrato nuovamente a far parte del gruppo giovanile comunista, continua l’attività cospirativa diffondendo manifestini antifascisti e scritti vari tra i giovani dei corsi premilitari, raccogliendo fondi per soccorsi alle famiglie degli antifascisti in carcere.
Trasferitosi a Taggia (IM), negli anni 1938-1940, prende contatto con un gruppo di comunisti di Sanremo (IM), tra cui Umberto Farina, Giuseppe Ferraironi, Luigi Nuvoloni, Bruno Garruti e, con loro, svolge attività antifascista e organizza in Piazza Bresca una specie di stamperia clandestina composta da macchina da scrivere e ciclostile. Ivi sono compilati migliaia di volantini contro la guerra, da distribuire nelle caserme della Città e di Arma di Taggia. Dal 1941 al 1943 è militare sul fronte meridionale. 
L’8 settembre 1943 viene catturato dai Tedeschi mentre è sottotenente nel 20° Reggimento Fanteria in ritirata verso il nord dalla Calabria. Dalla località Maddaloni - Campania riesce a fuggire, dopo avere assistito alla fucilazione di ufficiali italiani da parte dei tedeschi, e a raggiungere Roma. La notte del 9 settembre si unisce a reparti della Divisione Piave ed al comando di due squadre di mitraglieri combatte contro il nuovo nemico per tutta la giornata del 10, presso il cimitero ebraico e quindi a Fuori Porta San Paolo. In questa località la resistenza dura tutta la giornata, dopo di che inizia una ritirata fino al Colosseo e, per Via Cavour, raggiunge Via Principe Amedeo, dove fa nascondere le due mitragliatrici in dotazione a causa l’esaurimento delle munizioni. Nelle operazioni sono caduti otto bersaglieri e altri rimangono feriti.
Dopo l’occupazione di Roma da parte dei Tedeschi, dal giorno 12 al 20, insieme al sottotenente di Fanteria Enrico Contardi, ad alcuni soldati sbandati e ad alcuni popolani di Trastevere, prende parte alla raccolta di armi, abbandonate negli ex accantonamenti militari (fucili, armi automatiche, munizioni), che vengono consegnate agli antifascisti di Trastevere. Negli stessi giorni col Contardi e quattro soldati riesce a sottrarre ai Tedeschi due automobili nuove di cui una era in uso a un console della milizia.
Grazie ad un permesso di circolazione, inoltratosi nel Ministero della Difesa, riesce ad asportare una grossa radioricetrasmittente che con una delle macchine riesce a trasferire ai Colli Albani ove la consegna ad un gruppo di antifascisti che si stanno organizzando per combattere i nazifascisti.
Nei giorni successivi spara a gruppi di soldati tedeschi ma, rimasto intrappolato, per fortuito caso riesce a sfuggire alla cattura e a raggiungere la stazione ferroviaria dove è tenuto nascosto da due ferrovieri.
Nei primi di ottobre, dopo varie peripezie, raggiunge la sua abitazione a Taggia per prendere contatto con i vecchi compagni e con i quali organizza a monte della Città, in località Beusi, una prima banda armata composta da una ventina di giovani, in gran parte militari sbandati. Ma la banda ha vita breve poiché si scioglie nel novembre successivo.
In quel periodo entra a far parte del Comitato di Liberazione di Sanremo, come rappresentante insieme ad Umberto Farina del PCI, con l’incarico di addetto militare.
Organizza pure il CLN di Taggia e una cellula del PCI ad Arma, coadiuvato dai compagni Mario Cichero, Candido Queirolo, Mario Guerzoni e Mario Siri.
Con i sanremesi dà vita ad un giornale clandestino quindicinale dal titolo Il Comunista Ligure, ciclostilato nel retro del negozio del Cichero stesso.
Il gruppo prende pure contatto con la banda armata di Brunati dislocata a Baiardo e con altre formatesi in Valle Argentina.
Dopo la morte del dottore Felice Cascione, capobanda ucciso in combattimento dai tedeschi il 27 gennaio 1944, la Federazione Comunista di Imperia costituisce il Triangolo Insurrezionale e il Luppi è designato a farne parte per la zona della Valle Argentina-Sanremo.
Con queste mansioni prende contatto con il comandante partigiano Nino Siccardi (Curto), in previsione dell’organizzazione di bande partigiane in altre zone della Provincia di Imperia.
Contemporaneamente organizza a Molini di Triora (IM) un presunto Comitato con a capo il farmacista Alfonso Vallini (Teia), tramite il quale fa giungere ai partigiani riuniti intorno al comandante Guglielmo Vittorio (Vitò) [Giuseppe Vittorio Guglielmo, organizzatore di uno dei primi distaccamenti partigiani in provincia di Imperia, dal 7 luglio 1944 comandante della V^ Brigata Garibaldi "Luigi Nuvoloni", dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"], viveri, armi, e munizioni.
Nei primi giorni di aprile 1944 il Luppi si incontra nuovamente con il Siccardi a Costa di Carpasio, presenti il savonese Libero Briganti (Giulio), Giacomo Sibilla (Ivan) [a fine 1944 comandante della II^ Brigata "Nino Berio" della Divisione "Silvio Bonfante"], Vittorio Acquarone (Marino) e Candido Queirolo (Marco).
Si decide di raccogliere tutte assieme una ventina di bande sparse sul territorio per costituire la IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi "Felice Cascione". Il che avviene. Anche Vitò si aggrega alla Brigata con i suoi uomini accampati in località “Goletta” (Valle Argentina).
Questi vengono suddivisi in due Distaccamenti denominati IV° e V°; quest’ultimo ha per comandante Vitò e per commissario il Luppi, con nome di battaglia Erven.
Il Luppi, come commissario, nei mesi di maggio e giugno prende parte a tutte le azioni che hanno consentito di ripulire i territori delle alte valli Argentina, Nervia e Roja da presidi e postazioni tedesche e fasciste...
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora) Atti del Convegno storico Le Forze Armate nella Resistenza di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona

martedì 12 ottobre 2021

La donna vuole accompagnare il gruppo nell'azione contro i tedeschi

Baiardo (IM)

La mattina del 14 agosto 1944 il distaccamento di Candido Queirolo (Marco) si era da poco accampato nei pressi di “Berzi”, frazione di Baiardo (IM), per essere più vicino ad Apricale dove era di stanza un reparto tedesco. All’accampamento giunse trafelato Luigi Laura (Miccia), che si era trattenuto a Baiardo per rifornimenti avvisando i compagni che quattordici tedeschi, provenienti da Apricale, si erano recati in paese. Candido Queirolo decise di partire per attaccarli. Scelse una decina di partigiani. Facevano parte del gruppo: Gino Amici (Alfredo), Alfredo Blengino (Spartaco), Giuseppe Gaminera (Garibaldi), Luigi Laura (Miccia), Mario Laura (Picun), Albanese, Noce ed altri due. Giunti nel paese il gruppo si piazzò in via Roma in un luogo soprastante la strada Sanremo-Baiardo, nel punto dove è ora l'albergo Bellavista. Noce” e “Spartaco” si appostarono dietro un muretto con un mitragliatore, gli altri sopra il giardino della Villa Balestra. I tedeschi stavano pranzando all'albergo Miramonti: i partigiani attesero per verificarne il numero ed attaccarli all'improvviso. Da un uomo che transitava in bicicletta i partigiani vennero informati che i Tedeschi, usciti dall'albergo, si stavano avviando verso la mulattiera che conduce ad Apricale. Quando i partigiani giunsero all'altezza dell'asilo infantile si udirono raffiche di mitra. Nessuno venne colpito e risposero al fuoco; i tedeschi tornarono indietro imboccando via Podestà e quindi si piazzarono dietro la chiesa di San Giovanni, all'inizio della mulattiera per Castelvittorio. Queirolo che si era appostato verso la mulattiera che conduce ad Apricale, rendendosi conto che i tedeschi erano indietreggiati, ritornò anch’esso sui propri passi insieme agli uomini che erano con lui e appena giunto in prossimità della chiesa venne colpito da una raffica. Ferito, si accasciò a terra. Gino Amici (Alfredo) e Alfredo Blengino (Spartaco), pure colpiti, morirono all’istante. Mario Laura (Picun) fu ferito alle gambe, ma continuò a sparare e gli altri uomini, coperti dal fuoco di Picun, cercarono di avvicinarsi ai compagni feriti per soccorrerli. “Marco” aveva una coscia sfracellata e una ferita alla spalla. Dopo le prime cure praticategli dal dott. Carlo Bissolotti, venne portato in un capanno nei pressi di Baiardo, dove poco dopo morì. L’episodio è raccontato da Giuseppe Gaminera (Garibaldi) anch’egli protagonista dei fatti che portarono alla scomparsa di Queirolo, Blengino e Amici.
Tra le numerose azioni belliche portate a compimento con successo da Candido Queirolo e dai suoi uomini, si ricordano in particolare il disarmo dei repubblichini di stanza a Briga Marittima e la presa della postazione nazifascista di Santa Brigida. Nel giugno del 1944 Queirolo fu tra i comandanti che guidarono i garibaldini nello scontro di Carpenosa. I suoi uomini sotto il suo comando parteciparono alla presa di Molini di Triora e di Triora, agli attacchi alle postazioni nemiche di Valgavano ed alla resistenza, ai primi di luglio, contro forti reparti tedeschi a Carmo Langan. Anche Alfredo Blengino fu uomo di punta della Brigata, un uomo di esperienza che aveva precedentemente comandato il distaccamento di Bajardo e impegnato a più riprese il nemico.  
Giorgio Caudano Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

Il garibaldino Giuseppe Gaminera (Garibaldi) di Baiardo racconta:
"Ci eravamo accampati nei pressi di Berzi, frazione di Baiardo per essere più vicini ad Apricale dove erano di stanza circa cento Tedeschi. Poco dopo il nostro arrivo nel luogo che diventerà sede del nostro distaccamento, giunge trafelato Luigi Laura (Miccia), che si era trattenuto a Baiardo per rifornimenti, avvisandoci che quattordici Tedeschi, provenienti da Apricale, si erano recati in paese.
Candido Queirolo (Marco) decide di partire per attaccarli. Sceglie una decina di partigiani ed io sono tra questi.
Nel distaccamento c'è Olga, una ragazza slava, che avevo trovato in giro alcuni mesi prima quando, avendo perduto i contatti con «Vittò» a causa di uno sbandamento, mi ero aggregato alla formazione di Marco. Olga canta canzoni, sia in italiano che nella sua lingua; è sempre al fianco di «Marco». La donna vuole accompagnare il gruppo nell'azione contro i Tedeschi, ma Candido Queirolo non le permette di seguirci: insiste ripetutamente, ed all'ennesimo rifiuto si getta a terra piangendo.
Partiamo. Sono pratico dei luoghi e conosco tutti i sentieri, procedo in testa al gruppo assieme a «Marco».
[...] Sono orgoglioso e felice per l'incarico che mi è stato affidato essendo io il più giovane del gruppo.
Candido Queirolo si dirige verso via XX Settembre, nel punto dove inizia il bivio per Apricale. «Marco» pensa che se i Tedeschi, dopo il pranzo, non hanno proseguito il cammino verso il luogo dove i partigiani si erano appostati presumibilmente intendono ritornare ad Apricale passando per la mulattiera. Perciò «Marco» si reca colà con gli uomini migliori per sferrare un attacco efficace.
Giunti all'altezza dell'asilo infantile, nel luogo dove tempo addietro i partigiani avevano bruciato le baracche tedesche, si odono raffiche di mitra. Fortunatamente nessuno di noi viene colpito. Rispondiamo al fuoco ed i Tedeschi tornano indietro imboccando via Podestà, e quindi si piazzano dietro la chiesa San Giovanni, all'inizio della mulattiera per Castelvittorio. Noi li inseguiamo, ma non riusciamo a raggiungerli.
Intanto, «Marco», visto che il nemico non si era diretto ad Apricale ed avendo udito le raffiche delle armi automatiche, accorre immediatamente verso la sopracitata chiesa. Effettuando un percorso di una ventina di minuti egli potrebbe arrivare sul luogo senza uscire allo scoperto. Invece, appena giuntovi è colpito da una lunga raffica. Ferito, si accascia a terra.
Amici Gino (Alfredo) e Alfredo Blengino (Spartaco), pure colpiti, muoiono istantaneamente. Mario Laura (Picun) è ferito alle gambe, ma continua a sparare cercando con gli altri di avvicinarsi ai compagni feriti per soccorrerli.
«Marco» ha una coscia sfracellata ed una ferita alla spalla. Dopo le prime cure praticategli dal dottor Carlo Bissolotti, lo portiamo in un capanno nei pressi di Baiardo, dove poco dopo muore.
Olga giunge sul luogo e si mette ad urlare come impazzita; estrae la pistola per uccidermi, poiché mi accusa di essere stato la causa della morte del Commissario. Gli altri partigiani presenti spiegano alla donna quanto si è verificato, assicurandole l'assoluta mancanza di mie responsabilità.
Dopo questo fatto non vedrò più Olga. Ma, nel successivo inverno otto partigiani verranno sorpresi nel sonno ed uccisi nei pressi di Vignai Argallo. Olga, nella triste occasione, si trovava proprio in quella zona: sospettata e pedinata, venne appurato che era una spia dei Tedeschi e fu condannata e giustiziata...".
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Nella notte del 9 febbraio 1945 elementi appartenenti a reparti della Brigata Nera, Tedeschi e bersaglieri, circa centosessanta uomini, partiti da Baiardo la sera precedente verso le ore 22, effettuano un rastrellamento nella zona di Vignai-Argallo; rimane ucciso Mario Bini (Cufagna) del II Battaglione, e quattro altri partigiani vengono catturati: Chimica, Biondo, Bà, e Martinetto [Martino Blancardi di Bordighera] del I° Battaglione, compresa la staffetta Lucia.
Giorgio Caudano, Op. cit.

Durante la notte del 9 febbraio 1945 una colonna, formata da soldati tedeschi, bersaglieri repubblichini e militari delle Brigate Nere, "guidati dietro informazioni e con la presenza di un ragazzo quattordicenne precedentemente catturato dai bersaglieri di Bajardo", circondò il paese di Argallo, sorprendendo nel sonno, in casa di una donna di nome Olga, cinque garibaldini 'Martinetto', 'Chimica', 'Biondo', 'Ba' e 'Lucia'.
Solo il primo riusciva a salvarsi.
Un altro partigiano, 'Masiero', veniva ucciso mentre si stava allontanando da una casa privata del paese.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

sabato 13 marzo 2021

Attacco partigiano alla postazione B7

Dintorni di Molini di Triora (IM) - Fonte: mapio.net

Il 3 o il 4 giugno [1944], qualche giorno prima dello sbarco alleato in Normandia, vi è l'attacco alla postazione «B7».
Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo], Erven [Bruno Luppi], Tento e Marco [Candido Queirolo], sebbene già divisi nei due distaccamenti, decidono di attaccare insieme la postazione «B7», situata nella zona di Perallo [Frazione di Molini di Triora (IM)], villaggio che è su per giù a metà strada fra Molini di Triora e Carmo Langan.
Il comando dell'azione è affidato a Moscone (Basilio Mosconi), ora con Tento [Pietro Tento] e Marco, e già scelto per comandare un nuovo eventuale distaccamento. Egli diventerà infine comandante del Battaglione «Marco Dino Rossi» (2° Battaglione della V Brigata).
Il 4° distaccamento (Marco e Tento) scende da Gerbonte; il 5° (Vittò e Erven) scende dalle alture che sono sopra Carmo Langan; s'incontrano a Loreto.
Il distaccamento di Marco e Tento partecipa al completo, tutto in un solo gruppo, all'azione contro la «B7».
Il distaccamento di Vittò e di Erven viene diviso in due gruppi: uno di questi, nel quale vi sono Vittò ed Erven, partecipa direttamente all'azione contro la «B7», mentre l'altro viene mandato in Molini.
Il comando dell'azione, come si è detto, è affidato a Mosconi, del 4° distaccamento. Mosconi, ex sergente maggiore non di carriera del disciolto esercito, precisa con particolare accuratezza il modo di condurre l'attacco: spiega il compito di ogni uomo, di ogni arma, la prudenza per evitare le mine seminate intorno alla postazione, l'ora dell'inizio dell'attacco, il segnale (inizio: ore l2 esatte; segnale: un colpo di pistola).
La postazione è vicina alla strada, proprio dove questa disegna una curva; ed è all'interno della curva stessa.
I partigiani si portano sul posto e si dispongono a semicerchio, distribuendosi sopra, sotto e lateralmente, al di là della strada; in modo che la strada resta fra essi e la postazione.
Esattamente alle ore 12, come convenuto, Mosconi dà il segnale con un colpo di pistola, e viene iniziato l'attacco col mortaio da «45», con fucili e con bombe a mano tedesche dal manico lungo; il mortaio, affidato a Milorato, era piazzato presso un castagno, a monte della postazione.
Colti di sorpresa, i militi fascisti (forse 12 o 15) si rinchiudono nella capanna che è, press'a poco, al centro della postazione e nel punto più sporgente della curva; mentre due tedeschi corrono alle due mitragliatrici collocate una a monte e una a valle, e rispondono al fuoco.
Un proiettile spezza a Mosconi la penna del cappello alpino. Il castagno, dove stava Milorato col mortaio, era crivellato di colpi. Mentre un gruppo scelto di partigiani, cautamente a causa delle mine, si stava portando vicino alla baracca per assaltarla con le bombe a mano, Mosconi riesce a colpire con una bomba del mortaio la capanna. Avviene uno scoppio, che la fa saltare in aria, uccidendo i fascisti, che vi erano dentro; tutti gli altri uomini della postazione (due tedeschi e due italiani) sono fatti prigionieri; di essi, solo un italiano non è ferito, mentre sono feriti leggermente l'altro italiano e un tedesco, e gravemente l'altro tedesco.
Il tedesco gravemente ferito è portato nel vicino paese di Molini e affidato alle cure di un sacerdote; degli altri non si è potuto accertare se rimasero con i partigiani o se furono rimandati a casa; tuttavia si sa che non furono fucilati.
Marco, da Molini, manda un telegramma al Prefetto: «Comunichiamo espugnazione da parte nostra postazione B7 alt Provvedete voi ritirare vostri morti alt Noi sprovvisti becchini alt». Firmato: «I ribelli».
Nella notte vennero i pompieri a ritirare le salme dei fascisti caduti.
Frattanto, l'altro gruppo del 5° distaccamento, mandato in Molini prima dell'attacco alla «B7», nel suddetto paese aveva preso in consegna un camion, affidato ai partigiani dal proprietario allo scopo di sottrarlo ai tedeschi, che volevano requisirlo.
Dopo che la «B 7» fu presa, il sopra menzionato gruppo del 5° distaccamento fece passare il camion avuto in consegna, che venne quindi avviato alla montagna, e - passato il camion - fece saltare il ponte della strada fra Molini e Langan.
L'azione contro la «B7», di cui si è ora parlato, avvenne due o tre giorni prima dello barco alleato in Normandia; e quindi, come si è detto, il 3 o il 4 giugno.
Dopo l'azione contro la «B7», il 5° distaccamento (Vittò ed Erven) fa la sosta di un giorno; poi va a prendere accantonamento nelle caserme di Carmo Langan. In questa nuova sede si trasferisce il giorno dello sbarco in Normandia, quindi il 6-6-44.
I partigiani si stabiliscono anche in qualche casa, che poi verrà bruciata dai nazifascisti (casa di Lanteri Cesira). Compito del 5° distaccamento era di controllare la Val Roia e la Val Nervia, oltreché di fronteggiare la postazione tedesca di Monte Ceppo. Infatti in questa località, che in linea d'aria dista circa km.5 da Carmo Langan, i tedeschi avevano ancora ingenti forze; e d'altra parte la località stessa era di particolare importanza, perché da essa si domina la zona di Carmo Langan, che è un po' a nord ovest, e quella di Baiardo, che è un po' a sud ovest; e, in più, per Monte Ceppo passa una strada che collega le strade di Carmo Langan e di Baiardo, consentendo l'accesso alla montagna e all'interno da disparatissimi punti.
A sua volta il 4° distaccamento (Tento e Marco), subito dopo il fatto della «B7», prende posto a Triora. Carmo Langan è nodo stradale importantissimo, perché vi si incontrano le strade che vanno, fra l'altro, a Pigna, a Cima Marta, a Molini di Triora, a Baiardo.
Per dare, a questo punto, un'idea della situazione stradale in generale, giova richiamare l'attenzione sulle seguenti arterie principali:
1) strada Ventimiglia o Piani di Vallecrosia - Camporosso- Isolabona - Pigna - Carmo Langan - Molini di Triora - Passo della Teglia - Bosco di Rezzo - Rezzo - Pieve di Teco - Albenga;
2) strada  Isolabona - Apricale. Baiardo - Vignai - Badalucco;
3) strada Arma di Taggia - Badalucco - Molini di Triora;
4) strada Badalucco - Carpasio - Colle d'Oggia - San Bernardo di Conio - Bosco di Rezzo (fino alla prima delle arterie sopra elencate);
5) strada San Bernardo di Conio - Colle San Bartolomeo;
6) strada San Bernardo di Conio - Colle d'Oggia - Borgomaro - Chiusavecchia;
7) strada Colle San Bartolomeo - Caravonica - Chiusavecchia;
8) statale «28», che, partendo da Imperia, passa per Chiusavecchia, Colle San Bartolomeo, Pieve di Teco, e quindi permette di accedere da Imperia e dal Piemonte, oltre che da Albenga e da Ventimiglia, alle strade già menzionate;
9) strada che, partendo dalla statale «28» a valle di Chiusavecchia, passa per Gazzelli, Chiusanico e Torria, e si ricollega alla statale «28» a valle di Cesio;
10) strada Carmo Langan - Cima Marta - Galleria del Garezzo - San Bernardo di Mendatica - statale «28» (innesto presso Case di Nava);
11) strada Via Aurelia - Ceriana - Baiardo;
12) strada Sanremo - San Romolo - Case Morini - Baiardo;
13) strada Sanremo - San Romolo - Perinaldo;
14) strada Ospedaletti - San Romolo;
15) strada Via Aurelia - Vallecrosia - Perinaldo;
16) strada  Perinaldo - Apricale;
17) strada Camporosso - Ciaixe - Monte Baraccone -  Ponte Raggio - Ponte Barbaira - Isolabona;
18) strada Camporosso - Ciaixe - Monte Baraccone - Margheria dei boschi - Pigna;
19) strada statale n. 20 o strada statale della Val Roia;
20) strada che si stacca dalla statale n. 20, a pochi chilometri da Ventimiglia, e - per mezzo di due tronconi - si collega alla strada che, partendo da Camporosso, passa per Ciaixe;
21) strada di Bevera, che, partendo dall'Aurelia, passa per Bevera, e si im mette nella statale n. 20 a valle di Airole.
Dalla sopra descritta rete stradale appare quanto fosse facile una penetrazione nell'interno;  e risulta altresì come Carmo Langan fosse uno dei nodi più importanti per la penetrazione stessa.
Dopo lo sbarco in Normandia, il 5° Distaccamento (Vittò ed Erven) si ingrossa fino a raggiungere, entro il 15 giugno [1944], la forza di circa mezzo migliaio di uomini.
Cosa analoga avviene per il 4° Distaccamento (Tento e Marco), il quale, entro il 15 giugno, raggiunge la forza di circa 300 uomini.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, pp. 286-289


venerdì 4 settembre 2020

Il comandante partigiano Erven racconta...

Il comandante partigiano Erven
Erven, il prof. Bruno Luppi [già incarcerato nel 1935 a Modena per attività clandestina antifascista; iscritto al partito comunista clandestino a Sanremo (IM); ufficiale durante la guerra, partecipò, appena sfuggito alla cattura da parte dei tedeschi, il 10 settembre 1943 ai combattimenti di Porta San Paolo a Roma; riuscì a rientrare in provincia; da comandante del 16° distaccamento della V^ Brigata venne gravemente ferito il 27 giugno 1944 nella battaglia di Sella Carpe (tra Baiardo e Badalucco); mesi dopo, appena guarito, diventò vicecommissario della I^ Zona Operativa Liguria] dice...
È della preparazione del movimento partigiano che voglio parlare, cioé di quello che é stato prima. Il C.L.N. venne costituito solo nel novembre 1943. Vi era il C.L.N. a Taggia (IM) che era formato dal senatore Anfossi, da Aliprandi, da altri che adesso non ricordo e da me. Poi c'era un C.L.N. a Sanremo (IM), nel quale figuravano tra gli altri Maiffret [Lina Meiffret, arrestata con Renato Brunati, deportata in Germania, riuscì a fuggire prima di essere condotta in un lager], Bobba, Farina, Nuvoloni, Ferraroni.
don Ermando Micheletto,  La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

Un gruppo, che confluì dopo la guerra nel partito socialista ma che sorse autonomo intorno al 1939 ed ebbe come centro Bordighera, fu quello che fece capo a Guido [Hess] Seborga, un giovane il quale cominciò a osteggiare il fascismo fin dalla guerra d'Abissinia (lo disse ai compagni di scuola e fu "pestato" per tali sentimenti "anti-patriottici"). Attorno a Seborga si raccolsero numerosi giovani: Renato Brunati (poi garibaldino e trucidato dai tedeschi), Lina Mayfrett (deportata in campo di concentramento), Peppe Porcheddu (il quale si suicidò nel '47 per la delusione che l'assetto politico scaturito dalla Resistenza provocò in lui). Questo gruppo lavorava anche in contatto con i torinesi  Alba Galleano, Giorgio Diena, Vincenzo Ciaffi, Domenico Zucàro, Raffaele Vallone, Luigi Spezzapan, Umberto Mastroianni, Carlo Mussa e altri. Il gruppo svolse soprattutto attività di propaganda di collegamento tra le regioni, di diffusione di libri proibiti e, quando giunse il momento della lotta aperta, i suoi principali esponenti, allora "azionisti", militarono nelle formazioni partigiane di "Giustizia e Libertà" e della "Matteotti".
Ruggero Zangrandi, Il lungo viaggio attraverso il fascismo, Garzanti, 1971

Uno scorcio del centro storico di Taggia (IM)

Una vista dalla Via Aurelia, all'altezza di Arma di Taggia, sino alle prime colline

A lui interessava rendermi edotto di quanto era a sua conoscenza prima che salisse sui monti e si arruolasse nelle bande di Vitò ["Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, da luglio 1944 comandante della V^ Brigata Garibaldi "Luigi Nuvoloni" e dal 19 Dicembre 1944 comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"].
Nell'ottobre 1943 a Taggia c'erano due gruppi di partigiani in formazione, uno in una vallata dietro il cimitero ed un secondo in regione Beusi. Con questi gruppi avevo anch'io dei rapporti. Ricordo che si era associato anche il maresciallo Genova. Erano una ventina, ma non erano organizzati...
E nei suoi ricordi appare Arma di Taggia.
Anche ad Arma di Taggia si formava un C.L.N. con Candido Queirolo, Mario Cichero, Mario Siri, Mario Verzoni. Quest'ultimo andrà poi a Milano e là proseguirà la sua azione partigiana. Candido Queirolo si spingerà sino a Firenze e vi rimarrà per un lungo periodo di tempo.
Erano, come si nota dai ricordi di Erven, tentativi sporadici non ancora organizzati...
Io ero a Taggia. Abbiamo fatto con il mio gruppo una prima azione partigiana. Prelevammo dal forno di Del Pietro una certa quantità di farina e la mandammo ad una banda Brunati [Renato Brunati, arrestato il 6 gennaio 1944, deportato a Genova e fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 nella strage del Turchino], che era sopra Baiardo (IM)... Nel mese di novembre 1943, quando Felice Cascione aveva organizzato il primo gruppo operativo, in tutta la zona dell'Imperiese si formarono spontanei gruppi di ufficiali, di soldati e di civili, che operavano separatamente e senza una condizione prestabilita. Si sciolsero però davanti ai primi ostacoli come neve al sole.
Anche Erven ammette l'inconsistenza delle prime organizzazioni partigiane sorte per entusiasmo momentaneo...
Nei gruppi spontanei si facevano solo discussioni... un tentativo di prelevare delle macchine da scrivere sotto il tribunale di Sanremo... in seno al C.L.N. fui delegato dal P.C.I. essendo ufficiale militare. 
don Ermando MichelettoOp. cit.

Il farmacista di Molini di Triora (dott. Alfonso Vallini), antifascista (PSIUP) e membro del Comitato locale di Resistenza, ha segnalato agli antifascisti del Fondovalle (Erven) la presenza del gruppo di Vittò e di Tento; e con questo gruppo prende contatto Mario Cichero, comunista, prima per ordine del suo Partito, e poi anche per incarico del Comitato resistenziale di Arma di Taggia, di cui fa parte insieme ad Erven e con altri.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Purtroppo i primi gruppi si erano sciolti. Solo Vitò e la sua banda nutrivano le speranze, perché costituivano una entità salda e duratura. È da questo momento che tutti gli sguardi si puntano sui monti di  Loreto e Cetta [Frazioni di Triora (IM)]. Lassù si faceva sul serio e nessuno ancora nei C.L.N. pensava a sovvenzionare. Sarà il dott. Neri, veterinario di Taggia, a segnalare il gruppo di Vitò. E il dott. Neri era in contatto con il farmacista di Molini di Triora (IM), dott. Vallini: questo il primo contatto con Vitò...
In merito ai Lantrua, i fratelli che gestivano in proprio le corriere della Valle Argentina non è mai stato detto... favorivano con il loro servizio i nostri trasporti destinati al gruppo di Vitò...
Per opera di Stefano [Leo] Carabalona, che nella Val Nervia e precisamente a Rocchetta Nervina  aveva organizzato una banda si resero più efficienti i C.L.N. di Ventimiglia, di Vallecrosia, di Bordighera. Dopo le tristi peripezie del gruppo di Felice Cascione, si sono radunati nella casa di un certo Pastorelli, situata sulla strada per Carpasio [oggi nel comune di Montalto Carpasio (IM)], i rappresentanti di vari C.L.N. che stabilirono l'organizzazione ufficiale della IX^ Brigata Garibaldina, ancora senza nome, e decisero la sovvenzione dei gruppi armati organizzati...
Da questo momento, primavera del 1944, nei mesi di marzo ed aprile, si costituisce un C.L.N. sul piano regionale...
Nasce veramente l'organizzazione partigiana...
I C.L.N. erano l'espressione di tutti i ceti sociali, ormai convinti della fallita politica fascista...
Così ha chiarito Erven...
don Ermando Micheletto *,  Op. cit. 
* ... Don Micheletto per tutta la guerra si adoperò per i partigiani, generalmente in contatto con i gruppi di Vitò, che accompagnò spesso nei loro spostamenti. Esplicherà la sua attività specialmente nell'assistenza e per captare messaggi radio. 
Giovanni Strato, Op. cit. 

[...] in concomitanza con l'aumentata pressione nazifascista, dal 28 marzo 1944 i maggiori gruppi partigiani, originati dalla "banda Cascione", vennero posti sotto il comando di Curto [Nino Siccardi], che [...] riuscì a contattare anche le bande di "Tento", Pietro Tento, e di "Vitò" [Giuseppe Vittorio Guglielmo], le quali agivano nella parte occidentale della provincia di Imperia in Alta Valle Argentina con base alla Goletta di Triora (IM) [...] A fine maggio 1944 il Comando Generale per l'Alta Italia del Corpo Volontari della Libertà mandò disposizioni per la creazione in Liguria di un Comando unificato. Sorse così il primo Comando Militare Unificato Regionale Ligure (CMURL). La Liguria venne suddivisa in 4 zone in ottemperanza alle direttive impartite dal Comando Generale Alta Italia: I^ Zona Operativa, dalla Valle del Roia, estremo ponente della provincia di Imperia, a quella dell'Arroscia [...] Attorno al 13-14 giugno 1944, in considerazione del crescente numero di combattenti che agivano nel territorio, venne riconosciuta alle forze della Resistenza imperiese una nuova unità operativa, la IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione".
Rocco Fava di Sanremo (IM), L
a Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999