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domenica 30 giugno 2024

I tedeschi davano alle fiamme le stazioni ferroviarie di Ventimiglia e di San Remo

Sanremo (IM): la vecchia stazione ferroviaria

Il grande rastrellamento Pigna-Triora-Upega era stato attuato dai nazifascisti, a quanto si seppe, per sgomberare dall'insidia partigiana le strade che conducevano al Saccarello, e di là in Piemonte, necessarie per la ritirata in caso di sbarco alleato che i Tedeschi e le autorità fasciste temevano, sulla costa ponentina.
Molti sintomi, oltre alle informazioni fornite dai servizi di sicurezza, erano evidenti: non passava inosservato il diuturno lavoro di otto spazzamine e di cacciatorpediniere angloamericani sulla costa ligure, mentre una buona parte della flotta alleata del Mediterraneo si era concentrata nella rada di Villafranca, e si susseguivano ininterrottamente i bombardamenti aerei sulla costa.
In luglio e in agosto i nazifascisti avevano disposto uno schieramento lineare sulla costa con le forze della Wehrmacht e con le divisioni italiane "San Marco" e "Littorio"; ma nell'autunno, appunto per timore dello sbarco, lo modificarono dislocando le forze sui passi montani in profondità, fuori dal tiro delle artiglierie navali e per bloccare con poche forze, l'infiltrazione nella pianura cuneese delle forze alleate che fossero sbarcate sul litorale ligure. Questa fu la vera causa dei grandi rastrellamenti operati e delle distruzioni provocate. Il 29 di ottobre i Tedeschi davano alle fiamme le stazioni ferroviarie di Ventimiglia e di San Remo, facevano saltare il ponte sul Roja, la polveriera di Bussana e tutti i pali delle linee elettriche. Avevano già distrutto le centrali elettriche delle stazioni ferroviarie di Albenga e Diano Marina, requisito migliaia di biciclette, autoveicoli e cavalli, fatto saltare i carri cisterna sui porti onegliese e portorino, invitato la popolazione con manifesti a sgomberare la costa, minato la zona delle ex Ferriere [ad Imperia], minato la statale n. 28 tra Pontedassio e Chiusavecchia con mine da 200 chilogrammi di tritolo ciascuna (le mine erano poste a quaranta metri circa di distanza una dall'altra), minato le banchine dei porti, distrutto l'impianto del gas a Porto Maurizio, asportato i motori dal pastificio Agnesi, ecc.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977  

25 ottobre 1944
Oggi abbiamo avuto [a Sanremo] diverse incursioni aeree, mentre le navi hanno continuato a sparare verso Bordighera e Ventimiglia.
26 ottobre 1944
Questa mattina i tedeschi hanno fatto saltare la stazione di Ventimiglia, già precedentemente minata. Pure a Sanremo sono state poste mine, al porto, alla stazione, sotto la galleria ferroviaria vicino alla Villa Helios e sulla strada (via Aurelia), la villa Belloni e Villa Helios.
27 ottobre 1944
Da ieri c'è molto passaggio di materiale bellico proveniente dalla frontiera; una cinquantina di tedeschi si sono fermati a dormire nel nostro albergo e domattina ripartiranno verso Genova. La maggior parte di questi sono demoralizzati e non vedono l'ora di ritornare alle loro case.
28 ottobre 1944
Altri cinquanta tedeschi si sono fermati a dormire per questa notte. Vengono da Grimaldi; gli americani sono giunti alla frontiera e loro pattuglie arrivano fino a Grimaldi.
30 ottobre 1944
Le truppe tedesche fanno saltare i ponti sul Col di Tenda per impedire agli anglo-americani d'avanzare.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006

mercoledì 6 settembre 2023

Il nuovo Comitato era subito riconosciuto dal CLN Regionale Liguria e durerà in carica dal primo febbraio 1944 alla Liberazione, con giurisdizione su tutta la Provincia di Imperia e sul Circondario di Albenga

Imperia: uno scorcio di Porto Maurizio

Il 10 settembre 1943, dopo una prima riunione in Imperia di quadri comunisti, seguita da una seconda, alla quale, oltre ai comunisti parteciparono uomini politici delle altre correnti antifasciste, venne formato un "triangolo militare", composto da Nino Siccardi, Felice Cascione e Carlo Aliprandi, con l'incarico di inviare altri uomini in montagna, aiutare con viveri, armi e munizioni quelli che già vi si trovavano, organizzare militarmente anche gli uomini della città. Contemporaneamente, con militari rimasti sul posto, si sarebbe provveduto ad asportare armi, munizioni e vestiario dalle caserme. Così, prima dell'arrivo dei tedeschi furono ricuperate cinque mitragliatrici, oltre cento fucili, alcune decine di rivoltelle, parecchie migliaia di cartucce, cassette di bombe a mano, coperte, scarponi e così via.
Due giorni dopo, il 12 settembre, i tedeschi giungevano ad Imperia prendendo possesso della città. Il Centro sopraddetto, con i suoi collaboratori, funzionava e teneva i collegamenti con quello di Genova, svolgendo altresì una funzione di raccordo tra la città della Lanterna e i centri minori di Albenga, Alassio, Diano Marina e Sanremo. Il materiale di propaganda proveniente dal Centro di Genova veniva regolarmente diffuso nella zona.
Verso la fine di settembre 1943, Gian Carlo Paietta giunse ad Imperia, inviato dal Centro di Genova per prendere contatto con l'organizzazione comunista locale. Scopo della riunione era quello di lanciare tutta l'organizzazione comunista nella lotta di liberazione, trattandosi, tra l'altro, di una rete politicamente già ben ramificata nella Provincia.
[...] Dopo l'eroica morte di Felice Cascione in montagna (Alto, 27.1.1944), il Comitato decideva di inviare Nino Siccardi (Curto) a prendere il comando delle formazioni partigiane della I Zona Operativa Liguria. Il primo febbraio 1944 il primo CLN Provinciale veniva modificato in quanto, essendo stati individuati dai nazifascisti, i membri Viale e Berio dovettero allontanarsi, mentre Giacomo Castagneto, per disposizione del PCI, si trasferiva a Cuneo a dirigere la Federazione del Partito in quella Provincia, in sostituzione del compagno Barale, caduto durante l'incendio di Boves da parte dei tedeschi. Lasciò infine il CLN Giacomo Amoretti, pur restando nelle file dell'organizzazione della Resistenza a Imperia, per trasferirsi poi nei primi giorni di settembre 1944 a Genova, a far parte del Comando della Delegazione delle Brigate Garibaldi della Liguria.
Il nuovo Comitato era subito riconosciuto dal CLN Regionale Liguria e durerà in carica dal primo febbraio 1944 alla Liberazione, con giurisdizione su tutta la Provincia di Imperia e sul Circondario di Albenga. Questa la formazione del nuovo Comitato: Gaetano Ughes (PCI), presidente; Ernesto Valcado (PSIUP), Carlo Folco (DC), (Ugo Frontero (PSIUP), Carlo Aliprandi (PCI) e Amilcare Ciccione (DC), tutti e tre addetti militari.
Allo scopo di coordinare l'azione militare, che andava oramai assumendo un ruolo di prim'ordine nella lotta di liberazione nazionale, veniva pure costituito alle dirette dipendenze del CLN un centro militare che riprendeva le funzioni del "triangolo militare", creato subito dopo l'armistizio e poi sciolto a fine novembre 1943, quando i suoi più attivi componenti erano stati inviati in montagna per organizzare le formazioni partigiane. Del Centro Militare, strettamente integrato nel gruppo politico del CLN e da questo dipendente, fecero parte, fino alla Liberazione, i tre addetti militari del CLN stesso, Carlo Aliprandi (Il Lungo), Amilcare Ciccione (Milcoz) e Ugo Frontero (Ugo).
Nell'intento di garantire la clandestinità dell'organizzazione e sventare i continui tentativi della polizia nemica di annientarne gli organismi dirigenti, nonché onde evitare inutili dispersioni di energie, venne deciso di accentrare, per quanto possibile, nelle mani del presidente e segretario la gran parte dell'organizzazione politica (stampa e propaganda, organizzazione locale e gli svariati e delicati servizi di collegamento), anche in considerazione del fatto che il presidente era in grado di valersi, nell'espletamento delle sue funzioni, della già esistente organizzazione del PCI e dei suoi principali terminali nella Provincia. Anche gran parte della finanza venne affidata alle cure del segretario, il quale poteva così disporre sia dei fondi che giungevano saltuariamente dal Centro di Genova, sia di quelli raccolti o prelevati nella città di Imperia e nei Centri della Provincia, e quindi provvedere di volta in volta, anche nei casi di emergenza, ai necessari finanziamenti, si trattasse delle forze operanti in città o delle formazioni partigiane in montagna, le cui esigenze si andavano facendo sempre più onerose e complesse con il crescere delle loro file.
I membri del Comitato di Liberazione si riunivano periodicamente, quasi sempre con la presenza di uno o di tutti gli addetti militari. Nei primi mesi del 1944 le riunioni avvenivano una o due volte la settimana, poi, quando i tempi divennero più duri e la situazione si fece pericolosa, in media ogni quindici o venti giorni. Generalmente le riunioni avevano luogo nell'abitazione del segretario. Talvolta, quando si sospettava un pericolo, presso quella dell'avvocato Folco, di Valcado, o di uno degli addetti militari. In alcune occasioni, convegni vennero tenuti in caffè cittadini.
[...] Il segretario, nello svolgimento della sua complessa e difficile attività politica e finanziaria, d'informazione e di collegamento, era affiancato da numerosi organi, generalmente collegiali, alcuni con proprie organizzazioni autonome, di cui egli stesso si serviva. Si deve all'instancabile attività di questi organi ausiliari se la rete cospirativa poté funzionare efficacemente fino alla Liberazione. I primi organismi ausiliari del CLN imperiese, costituiti nella primavera del 1944, furono la squadra politica e finanziaria, ed il gruppo di collegamento e staffette. La costituzione di tali organi coincise con il riconoscimento del CLN di Imperia quale organo di Governo per la Provincia, riconoscimento che il CLN di Genova fece pervenire, su autorizzazione del CLN Alta Italia, nei primi giorni di aprile 1944. La costituzione della squadra politica e finanziaria, e del gruppo collegato a staffette, si rese necessaria
per il continuo accrescersi dei bisogni inerenti alla lotta partigiana in montagna e a quella clandestina nei centri della Provincia.
Infatti con la costituzione definitiva della IX Brigata d'assalto Garibaldi (metà giugno 1944) sulle montagne dell'entroterra, sotto il comando di Nino Siccardi (Curto) ed il commissario Libero Briganti (Giulio), brigata elevata poi il primo luglio successivo a II Divisione d'assalto Garibaldi "Felice Cascione", si rese opportuno un collegamento regolare ed efficiente con la montagna, non solo, ma anche un intensificato invio di danaro, viveri, armi, munizioni, vestiario e medicinali, e l'organizzazione di un vero e proprio servizio d'informazione (SIM), diretto da uomini preparati a questo compito, essenziale per lo sviluppo ulteriore di una lotta fatta principalmente di colpi di mano, sorprese, agguati.
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria) - vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016 
 
I C.L.N. locali con l'approssimarsi della fine del 1944 avevano suddiviso il territorio di competenza della I^ Zona Operativa Liguria in tre parti. La "A" comprendeva il territorio da Ventimiglia (IM) a Santo Stefano al Mare (IM), comprese  tutte le vallate. La "B" i paesi tra Imperia e Cervo (IM) e vallate. La "C" riguardava il territorio tra Andora (SV) ed Albenga (SV).
I Comitati di Liberazione Nazionale, benché clandestini e perseguitati, si prefiggevano l'obiettivo di condurre con ogni mezzo la lotta per la liberazione di tutto il territorio occupato, cooperando con le squadre di montagna e supportandole con apporti di tipo economico, logistico e politico-militare.
I C.L.N. locali si facevano, inoltre, carico, della propaganda antifascista, di aiutare le famiglie dei combattenti partigiani e di raccogliere notizie sugli spostamenti delle truppe nazifasciste.
Il C.L.N. di Sanremo (IM), avendo, come sottolineato poco sopra, il proprio raggio d'azione dalla frontiera con la Francia a Santo Stefano al Mare (IM), intrattenne rapporti quasi giornalieri con il comando della II^ Divisione "Felice Cascione". E furono molto stretti anche i rapporti tra il  CLN di Taggia (IM) con il comando del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

lunedì 15 giugno 2020

A maggio 1944 i distaccamenti partigiani dipendenti dal Curto ammontavano a sei


Bevera, Frazione di Ventimiglia (IM)
 
In questi giorni questa Questura sta svolgendo alacri indagini per addivenire alla scoperta di una vasta organizzazione del Comitato di Liberazione Nazionale operante in questa provincia, con diramazione nelle province limitrofe. Si è già sulla buona via per il favorevole esito delle indagini stesse e per l'identificazione dei responsabili.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma 
 
Nel maggio 1944 furono arrestati tutti i componenti del C.L.N. di Bordighera, tra cui Tommaso Frontero, il capitano Silvio Tomasi [che a Ventimiglia (IM) aveva costituito il gruppo Giovine Italia], il tenente Stefano [in effetti, Nino Giovanni Garibaldi] Garibaldi, dapprima deportati nel campo di concentramento di Fossoli e poi in quello di Mauthausen in Germania, da cui Tomasi e Garibaldi non fecero ritorno…  Ettore Renacci  
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

[19 maggio 1945 - Strage del Turchino - Vittime: ... Renato Brunati (Venezia, 8/2/1903... Edoardo Ferrari (Olivetta San Michele, 4/4/1922)... Gio Battista Ferrero (Camporosso, 3/9/1924)... Pietro Gibelli (Camporosso, 4/5/1924)... Rinaldo Sozo (Camporosso, 15/10/1922)...]

Anche nella decorsa settimana l'attività dei ribelli nel territorio di questa Provincia è stata notevole.
Frequenti sono stati gli spostamenti di nuclei e le apparizioni di essi negli abitati.
Il 16 corrente, sulla strada regionale Colle di Nava, ad 1 km circa dal Comune di Cervo, alcuni ribelli in abito civile, armati di pistole, aggredivano il soldato Cipollini Enrico rientrante dal servizio al posto di blocco "Ponte Minato" e toltogli il moschetto lo conducevano per circa 500 metri e quindi lo rilascivano, allontanandosi in direzione di Cervo S. Bartolomeo.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma 
 
[...] giovani che opposero diniego all'ultimatum fascista [che scadeva] il 25 maggio 1944 [...]
A maggio 1944 i distaccamenti partigiani dipendenti da Nino Curto Siccardi ammontavano a sei, considerando anche il gruppo di Mirko [Angelo Setti, in seguito vice comandante della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione"].
Nel medesimo periodo i tedeschi emanarono un ultimatum diretto ai "ribelli" che agivano in montagna. Un titolo eloquente: "Si tratta dell'ultima occasione". Pervenne ai patrioti sotto forma di volantini lanciati da alcuni aerei.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Nel Comune di Carpasio dei ribelli si recavano nell'abitazione del Commissario Prefettizio, che è anche capo dell'Ufficio Accertamenti Agricoli del luogo, obbligandolo a sottoscrivere una dichiarazione nella quale egli si impegnava a non requisire il bestiame, a non ricercare i renitenti di leva, a non segnalare nominativi di persone da avviare al lavoro in Germania ed a segnalare al capo della banda ribelli l'arrivo in quel comune di tedeschi, carabinieri e militi, minacciandolo di passarlo per le armi qualora non avesse ottemperato all'ordine.
Il capo della banda si firmava nell'occasione: "Ivan l'inafferrabile".
Una banda di ribelli armati, di circa duecento elementi, avrebbe preso alloggio in una villetta sulla strada Colle d'Oggia-Rezzo, in territorio di Carpasio.
[...] Un gruppo di ribelli si recava in località Santa Brigida del comune di Molini di Triora ove catturavano due militari tedeschi e cinque militari italiani ivi di serizio di guardaia alla postazione delle armi automatiche, asportando due mitragliatrici, cinquanta bombe a mano e l'armamento individuale dei militari stessi.
Successivamente i soli due militari germanici venivano rilasciati.
La notte del medesimo giorno i ribelli suddetti penetravano nell'abitato del comune di Molini di Triora, asportando dal municipio un apparecchio radioricevente, seicentoquarantré tessere annonarie di generi diversi ed altri oggetti di ufficio, nonché dai negozi di commestibili circa quattrocentoquaranta chilogrammi di farina e di generi alimentari.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma

Bevera, Frazione di Ventimiglia (IM): la centrale elettrica

Vittò
[Ivano/Vitò, Giuseppe Vittorio Guglielmo], Erven [Bruno Luppi], Tento [Francesco Tento, già sergente maggiore dei reparti repubblichini G.A.F. (Guardia Armata alla Frontiera)] e Marco [Candido Queirolo] fanno affiggere alcuni esemplari del manifesto [quello dell'ultimatum fascista] nei pressi delle baite che servono da alloggiamento, perchè tutti i partigiani possano liberamente scegliere se andare o stare. Nessuno va; anzi, ogni giorno arrivano nuove reclute.
... quando si avvicina il 25 maggio 1945 gli uomini di Vittò, di Tento, di Erven [Bruno Luppi] e di Marco [Candido Queirolo] ritengono prudente abbandonare "La Goletta" e stabiliscono che il 5° Distaccamento (Vittò e Erven) si recherà in territorio francese, mentre il 4° (Tento e Marco) si recherà ai forti di Marta...
... istruzioni di Curto sull'azione da farsi, distruzione della centrale [elettrica] di Bevera [Frazione di Ventimiglia (IM)], la notte tra il 24 e il 25 maggio 1944. Con Erven [Bruno Luppi] vi sono Aldo di Cetta (Aldo Lanteri) e Argo [Altorino Iezzoni, morto nella battaglia di Sella Carpe a fine giugno] .... non trovando il 5° distaccamento a Cima Marta, dove Vittò non aveva avuta la possibilità di fermarsi... decidono di agire da soli...  Il giorno dopo, 25 maggio '44, al mattino presto, fanno saltare [adattando un obice recuperato sul momento tra le giacenze abbandonate dal disciolto Regio Esercito in una galleria dei forti di Marta] un traliccio dell'alta tensione che portava la luce da Bevera a San Dalmazzo [di Tenda, Val Roia francese, dipartimento delle Alpi Marittime] e alimentava la ferrovia e altri servizi. Il traliccio era molto più in basso dei forti e per raggiungerlo devono scendere. In seguito a tale azione la corrente viene interrotta.
Saltato il traliccio, Erven e i suoi due compagni risalgono a Cima Marta a prendere gli zaini... partono alla volta de "La Goletta" il giorno stesso (25 maggio 1944). Lungo la strada fra la nebbia ancora vicino a Cima Marta incontrano un capitano iugoslavo, di nome Jasic, liberato da un campo di concentramento, proveniente da Oxilia (provincia di Savona) e diretto in Francia... Jasic va provvisoriamente con Erven, Aldo e Argo, anche perché qualche giorno dopo essi avrebbero dovuto raggiungere in Francia Vittò...  Il 26 maggio Vittò, che non si era potuto fermare a Cima Marta a causa della zona inadatta, ritorna in Cetta, mentre il suo distaccamento si trova già in Francia; da altra parte arriva Giulio (Libero Briganti); e si incontrano Vittò, Giulio, Erven. Giulio dice che desidera andare con loro a Cima Marta, dove intanto si era stabilito il 4° Distaccamento (Tento e Marco). Partono per Cima Marta Giulio, Vittò, Erven, Argo e Aldo di Cetta, mentre il capitano Jasic resta in Creppo presso Petrin, che gli insegni la strada più breve per la Francia... A Cima Marta trovano il 4° distaccamento di Tento [Pietro Tento] e di "Marco" [Candido Queirolo] in grande entusiasmo per un'azione fatta poco prima (26 maggio 1944) a Briga Marittima...
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Come risposta il comando partigiano predispose per il 25 maggio 1944, giorno di scadenza del bando, un'offensiva diretta su tre punti importanti, Garbella [località di ponente di Imperia], Cesio (IM) e Capo Berta [tra Imperia e Diano Marina (IM)]. Gli ultimi due tentativi andarono a buon fine, fornendo, inoltre, nuovi armamenti. L'azione diretta da Silvio Bonfante (Cion), comandante del Distaccamento "Volante", riuscì a boicottare un tratto di Via Aurelia all'altezza di Capo Berta con l'esplosione di alcune mine precedentemente piazzate addirittura dai tedeschi.
Verso la fine di maggio 1944 ebbe luogo una prima battaglia di Badalucco (IM) [in Valle Argentina], cui parteciparono anche altri distaccamenti che operavano in modo autonomo, tra cui quello di Domenico Gori [Domenico Simi, in seguito comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni"] e quello di Artù [Arturo Secondo, in seguito capo di Stato Maggiore della IV^ Brigata "Elsio Guarrini"]. E proprio Artù fu determinante per la buona riuscita della missione indirizzata all'appropriazione delle armi che i tedeschi avevano nascosto in una chiesa.
... nuovi volontari... alla notizia che il 4 giugno 1944 era stata liberata Roma...
Nei giorni successivi la banda di Ivan [Giacomo Sibilla, poi comandante del Distaccamento Inafferrabile, dopo ancora comandante della II^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Nino Berio" della Divisione "Silvio Bonfante"] intraprese azioni di guerriglia a Carpenosa [nel comune di Molini di Triora (IM)] e a Borgomaro [in Valle Impero] con la conquista di materiale bellico e la cattura di alcuni militi della Repubblica di Salò.
Con queste azioni si poterono armare circa 100 uomini, tra cui i giovani nel frattempo giunti in montagna.
Il gruppo di Ivan, forte di nuove reclute e di un accresciuto potenziale di armi, potè suddividersi in tre distaccamenti: uno, al suo diretto comando, attestato a Costa di Carpasio [oggi comune di Montalto Carpasio (IM)]; un secondo, quello di Macallé [G.B. Scarella, fucilato a Carpasio il 17 marzo 1945] presso il monte Faudo; l'altro, quello, di Nettù [Netu/Nettu, Ernesto Corradi], andò verso il confine francese per formare il Distaccamento Grammondo...
Rocco Fava, Op. cit.
 
Un'altra banda, meno numerosa, pure tutti armati, si sarebbe concentrata nella zona fra i comuni di Bestagno e Montegrazie, e precisamente nei casolari sparsi sul pendio della quota 559, capitanata da certo Mamberti Giovanni, soprannominato "Gianni", accompagnato da certo Semeria Elio di Vittorio, nativo di Oneglia, maestro.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma

sabato 25 aprile 2020

Siamo francesi! Arrendetevi!

Sanremo (IM) - una vista

[...] Verso le 16 del pomeriggio di quel 24 aprile [1945], il Cap. Lamb del SOE venne a prelevare [entrambi del Gruppo Sbarchi Vallecrosia] il sottoscritto [Renzo Rossi] e Marcenaro [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] al Petit Rocher per condurci al Q.G. Interalleato di Nizza "LA LIAISON". 
Durante il viaggio ci comunicò che sul greto del fiume Roia a Ventimiglia, all'altezza di Roverino, il pilota (lì costretto ad atterraggio di fortuna con l'aereo mentre era in volo di ricognizione) aveva comunicato con la radio di bordo che i tedeschi avevano evacuato Ventimiglia.
Ci disse che si dovevano prendere delle gravi decisioni e che la nostra presenza sarebbe stata determinante. 
Premetto che all'epoca avevo appena compiuto 21 anni e Marcenaro 25 ed il fatto di essere stati convocati in sì alto loco ci lasciava molto perplessi anche perchè il Cap. Lamb non ci disse che cosa si attendevano da noi personaggi così importanti [...]

Erano ormai le 19 e dal fronte nessuna novità.
Il generale francese insistette, voleva sapere esattamente che cosa facevano i tedeschi prima di prendere una decisione tanto grave. Ben sapeva che nessuno voleva morire proprio all'ultimo giorno di guerra. 
Fece quindi la proposta di inviare immediatamente una missione di ricognizione oltre Capo Nero [tra Ospedaletti e Sanremo] e che questa operazione dovevamo farla noi italiani.
Rispondemmo che eravamo ben disposti a sbarcare a Vallecrosia, dove avevamo la nostra base e metterci al seguito dei tedeschi per segnalarne i movimenti. Ci rispose di no, che uno sbarco a Vallecrosia avrebbe richiesto troppo tempo, che non c'era un radiotelegrafista disponibile e che l'unico mezzo di comunicazione erano i piccioni viaggiatori. 
Insistette che gli occorreva una risposta prima dell'alba, perché doveva dare l'ordine di avanzata alle truppe di terra e chiedere l'intervento della marina e dell'aviazione.
Ci disse che si rendeva ben conto che si trattava di una missione suicida anche e soprattutto a causa dei campi minati che noi non conoscevamo e che saremmo andati allo sbaraglio senza alcun collegamento a terra [...]

Il Cap. Lamb ci riportò alla base di Villefranche. Un corteo di vetture piene di ufficiali alleati ci seguiva. Al Petit Rocher tutti continuarono a commentare la decisione del generale; poi arrivò il kajak e la gabbia con i due piccioni viaggiatori.
Arrivò una telefonata al Q.G. dal fronte: nessuna notizia. BISOGNAVA PARTIRE.
Partimmo immediatamente su di un velocissimo motoscafo RIVA.
Mare calmo come un olio. Luna piena. Un incrociatore ed un cacciatorpediniere (gli stessi che avevano bombardato il deposito tedesco di Piazza Colombo a San Remo) si misero sulla nostra scia.
Tutto il dispositivo militare francese era sul pronti a muovere. L'equipaggio del motoscafo era composto da: Cap. La Barrière del D.G.E.R. (una colomba), Cap. Muller della Surete Militare (un falco), il pilota Caesar (francese non meglio conosciuto) e Pedretti [Corsaro/Caronte] Giulio di Ventimiglia. E gli sbarcandi, [vale a dire] il volontario francese, Marcenaro, il sottoscritto, una gabbia con due piccioni viaggiatori ed un kajak.
Arrivati al largo di San Remo ci fermammo per decidere. Il Cap. Muller sosteneva che la città era ancora occupata dai tedeschi. Nessuna finestra era illuminata, nessun falò era stato acceso sulle spiagge e sul molo per segnalare che la città era libera. Fece osservare che quando una città è libera le campane suonano continuamente a distesa.
SAN REMO ERA NEL SILENZIO PIU' ASSOLUTO!
Secondo lui non valeva la pena rischiare la vita di tre persone. Bisognava mandare subito i colombi con il messaggio che la città era ancora in mano ai tedeschi [...]
Alla fine per tagliar corto a questa discussione poco piacevole fatta sulla nostra pelle, io e Marcenaro mettemmo il kajak in mare: io salii davanti, il francese in mezzo con la gabbia dei colombi e Marcenaro dietro.
Il motoscafo rientrò immediatamente a Villefranche e ci lasciò al nostro destino [...]

Remando con le pagaie, ci avvicinammo all'imboccatura del porto, costeggiando il mercantile affondato: sul molo non c'era nessuno.
Ci spostammo davanti al Morgana, ma ci venne il dubbio che la spiaggia fosse minata ed era vero.
Lentamente ci dirigemmo verso San Martino, ma pur essendo vicinissimi alla costa con una luna che sembrava il sole di mezzogiorno, non scorgemmo anima viva. Il francese cominciava a perdere la calma: "Nom de Dieu, où allons nous?" continuava a sussurrare. Marcenaro mi chiedeva "Renzu ti ghe cunusci, duve semu?" ed io rispondevo " nu ghe capisciu in b…"
A questo punto devo chiarire che in occasione della precedente discussione al Q.G., Marcenaro mi aveva chiesto se sapevo dove andare: al che avevo risposto di sì (infatti conoscevo l'indirizzo del Prof. Mascia Mario, segretario del C.L.N. di San Remo), ma il mio compagno intendeva l'ubicazione dei campi minati, che io purtroppo non conoscevo. Chiarito l'equivoco dopo tanti tentennamenti, nella speranza di vedere qualcuno, decidemmo di andare verso una casupola bianca: era il bunker tedesco sito sulla spiaggia proprio davanti al campo sportivo di San Martino.
Decidemmo di sbarcare sul viottolo che collegava il fortino al bagnasciuga. 
Prima di mettere piede a terra, gridai in tedesco e in italiano "Siamo francesi! Arrendetevi!". Nessuna risposta. 
Sbarcammo e seguimmo il sentiero con la massima prudenza (avevamo paura delle mine a strappo). Il bunker era vuoto, arrivammo alla ferrovia. Volgendo lo sguardo indietro vidi quei tristi cartelli che gli anziani ben ricordano "ACHTUNG MINEN". Ci era andata bene!
Attraversammo la via Aurelia e ci infilammo in una stradina che costeggiava ad est il campo sportivo.
Alla prima casa bussammo, un uomo si affacciò alla finestra, gli parlammo in dialetto. Si rassicurò e ci aprì la porta facendoci entrare in casa. Era il Sig. Zauli, figlio dell'ex Preside della Scuola di Avviamento di San Remo. Ci disse che gli ultimi tedeschi erano passati in serata e che a San Martino davanti al bar Bordin c'era già un posto di blocco partigiano. Con la moglie ci disse che avevano avuto paura che fossimo una retroguardia di fascisti. Mentre la signora ci preparava un surrogato, noi inviammo subito i colombi con i messaggi.
ERANO CIRCA LE TRE DEL MATTINO.
Scendemmo sull'Aurelia, ed avvicinandoci al posto di blocco partigiano fummo fatti segno ad una raffica di mitra per fortuna sparata in alto.
Quando si accorsero che eravamo alleati, ci furono scene di gioia da parte di tutti. Mi recai immediatamente  a casa del Prof. Mascia (che allora abitava a San Martino).
I piccioni viaggiatori fecero il loro dovere, l'offensiva fu sospesa, i GUMIERS non si mossero, le navi e gli aerei non bombardarono, la guerra era finita.
Ci mettemmo in marcia per Ventimiglia; arrivati in Piazza Colombo (erano ormai le nove del mattino) fummo portati in trionfo dai sanremesi che probabilmente furono un po' delusi quando si accorsero che io e Marcenaro eravamo della zona e parlavamo come loro. Speravano che fossimo dei veri inglesi [...]

Renzo "Stienca" Rossi, in Giuseppe Mac FiorucciGruppo Sbarchi Vallecrosia <ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM) >, 2007


Il 25 aprile Renzo [Renzo "Stienca" Rossi] con alcuni dei suoi uomini si trovava alla base di partenza della spedizione in Francia, in una Villa della baia di Villafranca, in attesa di partire con un'altra spedizione di armi, quando giunse la notizia dello sganciamento tedesco. Nella notte egli parte accompagnato da Giraud [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] e da due ufficiali francesi per riconoscere i movimenti delle truppe nemiche. La mattina del 26 approda alla Brezza ed entra in Sanremo già liberata prendendo contatto col C.L.N. della città. Fu questa l'ultima spedizione eseguita, l'ultima di una serie di imprese che fecero dichiarare al capo del controspionaggio tedesco in Liguria che "Vallecrosia ha costituito il perno della piccola Italia".
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Il 24 aprile 1945 con il suo reparto il sergente Bertelli rifiutò l'ordine di ripiegare e raggiunse i partigiani, con i quali tentò di sopraffare i militari tedeschi incaricati di far saltare il ponte sul Nervia [nell'omonima zona di levante di Ventimiglia].
Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

24 aprile 1945 - Dal comando [comandante Fragola Doria, Armando Izzo] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 229, al comando [comandante Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo] della II^ Divisione - Comunicava che "dalle ore 23 del 23 u.s. Baiardo è in nostra mano ed i repubblicani hanno abbandonato precipitosamente il paese, lasciando anche del materiale. Anche Ceriana è completamente sgombra da truppe nemiche... Il I° Battaglione ["Mario Bini"] ha occupato Ceriana...".
24 aprile 1945 - Dal vice comandante [Luigi Gino Napolitano] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della V^ Brigata [Fragola Doria Armando Izzo, comandante] - Riferiva che "... nella serata del giorno in corso è sceso a Poggio di San Remo il I° Distaccamento ["Vitali", comandante Sergio Guido Lanteri] che attaccherà sulla Via Aurelia eventuali fuggiaschi. Domani scenderà da Borello per liberare San Remo in collaborazione con altri 2 Distaccamenti del I° Battaglione i quali scenderanno da Poggio".
24 aprile 1945 - Dal C.L.N. di Perinaldo al comando della II^ Divisione [Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante] - Scriveva: "Comunichiamo che una nostra staffetta ha preso oggi contatto con un piccolo nucleo di degollisti dentro Ventimiglia. Tutta questa zona è tranquilla".
25 aprile 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comando del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" [Moscone Basilio Mosconi, comandante] - Direttiva di portarsi su Bordighera.
25 aprile 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comando del I° Battaglione "Mario Bini" [Figaro Vincenzo Orengo, comandante] - Direttiva di portarsi verso Sanremo.
25 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" [comandante Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo] al comando della I^ Zona Operativa Liguria [comandante Nino Curto Siccardi] - Comunicava che "Imperia-Oneglia è completamente sgombra"...
senza data - Dal C.L.N. [da Mario Mascia, Op. cit., si desume che i componenti erano: Gaetano Giorgio Ughes (PCI), segretario; Carlo Folco (DC); Ernesto Valcado (PSI); Carlo Lungo Aliprandi (PCI), addetto militare; Amilcare Milcoz Ciccione (DC), addetto militare; Ugo Frontero (PSI), addetto militare] della provincia di Imperia al CLN Regionale - "il 24 u.s. alla notizia che i nazifascisti si preparavano ad abbandonare la provincia radunai immediatamente questo CLNP. Si presero contatti con il comando delle SAP per il mantenimento dell'ordine pubblico. La sera del 24 il prefetto ed il questore unitamente al federale fascista abbandonavano Imperia. Fu nominato un Capo della polizia provvisorio scelto tra i garibaldini. Nella notte tra il 24 ed il 25 il servizio di pattuglia e d'ordine venne eseguito da squadre miste di SAP e di P.S. Il giorno 25 alle ore 14 l'ultima colonna di tedeschi in ritirata ha lasciato Imperia ed alle ore 16.30 del giorno stesso i nostri gloriosi garibaldini facevano il loro trionfale ingresso in città. La mattina del 26 aprile alle ore 8 si prendeva possesso della prefettura e si iniziava l'attività del governo provvisorio della provincia in rappresentanza del governo nazionale. Il prefetto, avvocato Ambrogio Viale, prendeva possesso del suo ufficio, così come il presidente della deputazione provinciale Filippo Gazzano ed il sindaco della città Goffredo Alterisio coadiuvato dalla giunta... venivano nominati i commissari per tutti gli enti fascisti e per gli altri enti di pubblica utilità. la sera del 25 il CLNP chiamava un dirigente tecnico dell'Ente Ricostruzione Provinciale di Imperia affinché provvedesse alla riattivazione delle principali strade: in tal modo il 2 maggio si poteva liberamente transitare sulle due principali arterie della nostra provincia. Il problema alimentare fu in parte sopperito dai partigiani che riuscirono a bloccare nella galleria di Capo Berta circa 1.000 quintali di farina che i tedeschi cercavano di portare via. Quando il CLNP era nel pieno sviluppo del suo lavoro, è giunto, purtroppo, il governo alleato a far cessare ogni nostra attività di governo. Lo stesso con suo manifesto ha dichiarato che il CLNP non è più organo deliberatorio, ma solo organo consultivo. L'Ente Ricostruzione Provinciale, le cui basi erano state studiate nel periodo cospirativo, si propone fini collettivi e perciò dovrebbe avere tutto l'appoggio possibile".
da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999 
 
Tornato dalla ricognizione a Cima Marta e dalle zone su Briga non trovai più nessuno. 
Erano tutti scesi verso la costa. 
La strada da Carmo Langan rigurgitava di colonne tedesche in discesa verso Molini di Triora per andare ad imboccare poi la strada verso Rezzo (IM).
Io mi mordevo le mani perché ero nell'impossibilità di fare qualcosa. 
Avevo racimolato qualche uomo da Realdo, da Creppo, da Bregalla. 
In un momento di interruzione del transito dei nemici attraversammo un tornante di quella strada dirigendoci verso Colle Bracca. 
Di lì vidi uno spettacolo impressionante. Lunghe colonne di tedeschi erano in marcia sulla strada di Rezzo. Sarebbero bastati pochi uomini, dotati di armi automatiche, per fermare tutta la fila di tedeschi, senza possibilità di scampo: il passaggio dalle rocche di Drego, distrutto e rifatto male, comportava un passaggio lentissimo.
Sulla via Molini di Triora-Taggia i ponti erano stati fatti saltare.
Impossibilitato a fare qualcosa per mancanza di uomini ben armati, mi diressi verso San Faustino, dove recuperai altri partigiani.
Pensando che il grosso delle nostre forze fosse già a Sanremo, condussi i miei uomini verso Ceriana, Monte Bignone, San Romolo.
Nel tragitto il mio gruppetto aumentava di unità in continuazione. Erano però quasi tutti patrioti disarmati, ragazzi lasciati indietro perché semiinvalidi o per adempiere ad altre incombenze, una specie di informatori di retroguardia.
Giunti a Sanremo la trovammo tutta imbandierata...
Pagasempre, Arnolfo Ravetti, Capo di Stato Maggiore della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" in don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975 
 
[...] Raimondo Ricci "[...] Il mattino del 25 aprile i comandi di zona possono infatti informare gli Alleati che la via Aurelia è sgombra sino a Genova.
Analogamente, nell’altra riviera, le formazioni dell’Imperiese (prima zona operativa) si schierano per contrastare la ritirata. Il rapporto di forze è tuttavia sfavorevole: è impossibile tenere a lungo i blocchi delle strade, ma si possono sottoporre a continue incursioni le colonne in transito. Gli scontri più duri avvengono nelle zone della Val Arroscia e della Val Tanaro, sulle statali 20 (tra Ventimiglia e Albenga) e 28 (tra Imperia e il colle di Nava), sull’Aurelia e sull’Albenga-Garessio, dove i reparti partigiani sono pesantemente sottoposti al tiro delle artiglierie che proteggono il ripiegamento.
Molti reparti tedeschi si sbandano, al punto che, dopo la liberazione, i comandi partigiani devono disporre rastrellamenti dei boschi dell’entroterra.
Nel capoluogo e nelle città della costa le SAP ed i reparti delle divisioni di montagna operano a difesa degli impianti, impiegando prigionieri tedeschi per rimuovere le mine che minacciano le banchine e gli accessi dei porti.
Momenti di tensione si vivono a Bordighera tra i partigiani e le truppe britanniche, con cui dai fortini di confine sono avanzati anche contingenti francesi (Chasseurs des Alpes e truppe senegalesi) che pretendono di occupare tutto il settore occidentale della Riviera dei fiori, sino a Sanremo (tensioni analoghe si innescano nello stesso periodo al confine valdostano, certo in relazione con i rancori sedimentati dall’aggressione fascista alla Francia nel giugno 1940). La mediazione statunitense consente di superare questi difficili momenti, mentre il contributo della Resistenza italiana all’abbattimento del regime e la collaborazione nell’area ligure-piemontese con il movimento clandestino francese al momento della definizione dei confini giocano un ruolo importante [...]
".
Speciale Liberazione, Patria Indipendente, a cura di Lucio Cecchini, 31 marzo 2002
 
Completiamo la traduzione della Parte IV del Report on N. 1 Special Force Activities, during April 1945 iniziata nel fascicolo n. 3 1949 della Rassegna, e riportiamo integralmente la traduzione delle Parti V, VII e X e parzialmente, per ciò che pare interessare più direttamente la Resistenza Italiana, la Parte VIII. Rimandiamo, per le informazioni sul documento, alla Nota introduttiva pubblicata sul precedente fascicolo.
Tutti i rapporti rivelano che l’evacuazione della Liguria occidentale fu così rapida che le le unità partigiane ancora sui monti non furono in grado di entrare in azione così prontamente da effettuare quelle operazioni su vasta scala che erano nelle loro intenzioni; tuttavia in numerose località si ebbero dei combattimenti. I reparti S.A.P. delle città portarono a termine i loro compiti contro sabotaggio e ben poche distruzioni vennero compiute dal nemico [...]
Il 25 aprile i partigiani, con le nostre Missioni, occuparono Ventimiglia e Savona quasi senza resistenza; Imperia venne occupata il pomeriggio dello stesso giorno dopo un combattimento con il nemico in ritirata [...]
Nel periodo 26-29 aprile reparti francesi provenienti dalla frontiera francese occuparono la zona fino a Imperia. Il primo reparto alleato giunse a Savona il 30 aprile e i rappresentanti dell'A.M.G. giunsero a Imperia il 3 maggio.
25 aprile [...] Ventimiglia e San Remo conquistate dai partigiani e dal B.L.O.
Imperia, Savona e Albenga intatte liberate dai partigiani e dai B.L.O.
Redazione, Il contributo della Resistenza italiana in un documento alleato: relazione sull’attività del N. 1 Special Force in Italia contemporanea (già Il Movimento di liberazione in Italia dal 1949 al 1973), n. 4, 1950,  Rete Parri