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venerdì 20 giugno 2025

Il gruppo continuò a stampare proclami per la popolazione, incitandola a combattere fascisti e Tedeschi

Ventimiglia (IM): Via Cavour

Nell'intento di chiarire un punto che appare all'inizio della trascrizione che qui segue, ci si permette di affermare in premessa che ben difficilmente il tipografo Riccardo Parodi stampasse in funzione antifascista pezzi di propaganda e documenti falsi a Ventimiglia "all'insaputa del proprietario", il patriota Pietro Giacometti, il quale, anzi, con tutta probabilità, fu da subito il vero responsabile di tali azioni. Confermano tale aspetto - da quella ditta ubicata in Via Cavour a Ventimiglia "usciva ed uscì tutta la stampa clandestina antifascista del Ponente ligure" - i ricordi della figlia di Giacometti, Emilia, in cui vi è la traccia di tutta la faticosa ed intensa attività resistenziale del padre, ricordi pubblicati di recente nel libro di Daniela Cassini, Gabriella Badano e Sarah Clarke Loiacono, Protagoniste. Storie di donne e Resistenza nel Ponente ligure (Isrecim - Regione Liguria - Fusta Editore, 2025). E rafforza il ruolo di Giacometti un memoriale di Giuseppe Porcheddu, che lo colloca tra i collaboratori dei primi organizzatori della Resistenza nella zona di Baiardo e non solo. Va sottolineato, invero, che sia il diario di Emilia Giacometti che gli appunti di Porcheddu erano inediti alla data di uscita dell'opera di Francesco Biga, cui qui ci si riferisce. In ogni caso, quella di Pietro Giacometti risulta ancora oggi una figura trascurata dalla storiografia.
Adriano Maini

Uno dei più noti protagonisti della stampa della Resistenza Imperiese fu il tipografo Riccardo Parodi. Prima dell'8 settembre 1943 lavorava nella tipografia «Giacometti» di Ventimiglia ed era in contatto coi compagni Castagneto e Ricci. All'insaputa del proprietario il Parodi stampava volantini e manifesti, talvolta anche a mano, e carte d'identità false per gli antifascisti ricercati.
Quando l'8.9.1943 fu proclamato l'armistizio, stampò pure, a mano, il famoso manifesto intitolato «Fuori i Tedeschi dall'Italia», ma, rimastevi sopra le sue impronte digitali, le copie già affisse furono fatte strappare nella notte da squadre di attivisti.
Ritirava i volantini stampati nella tipografia di Ventimiglia la moglie del geometra Ricci che ne curava la distribuzione in collaborazione col compagno Boccadoro. Quest'ultimo, che venne arrestato, morì tubercolotico a Parigi per le sofferenze patite.
A fine settembre 1943 le prime copie dell'organo del P.C.I. «L'Unità», edizione imperiese, uscivano dattiloscritte, compilate clandestinamente in una stanza di salita San Leonardo, curate dal segretario G. Castagneto.
Giunti ad Imperia il 12-13 settembre 1943, i Tedeschi prendevano possesso della città, ma l'organizzazione del P.C.I. continuò a funzionare. I collegamenti con Genova, Alassio, Albenga, Diano Marina, San Remo e Ventimiglia, venivano ripristinati. Ripresa la distribuzione del materiale di propaganda e l'affissione dei manifesti provenienti dal «Centro» di Genova.
In casa del rag. G. Castagneto, in via del Monastero, si continuò a produrre del materiale di propaganda; il Castagneto dattilografava i manifestini, Riccardo Parodi e Giovanni Ericario, sistemati i caratteri su tamponi a mano, li stampavano.
Nel dicembre 1943 veniva ristrutturata la tipografia clandestina, sempre a Porto Maurizio, a pochi passi e nella stessa via dove aveva sede la squadra politica fascista.
Un artigiano falegname aveva preparato due cassette in legno che rappresentavano due rudimentali ciclostili. La seta necessaria per i rulli era stata recuperata nel pastificio Agnesi.
Uno dei ciclostili, completo di tutto, fu inviato a San Remo; con l'altro, il gruppo continuò a stampare proclami per la popolazione, incitandola a combattere fascisti e Tedeschi.
Si stampavano pure giornaletti formati da due o tre pagine, che riportavano articoli di fondo compilati da Giacomo Amoretti (Menicco), notizie dai fronti, appelli, ecc.
Gli addetti lavoravano di notte perché col ciclostile non si faceva rumore; i clichés, invece, erano preparati di giorno con la macchina da scrivere.
Sempre nella notte, appositi sacchetti pieni di volantini, portati in un luogo prestabilito lontano dalla tipografia, venivano ritirati dalle staffette Paolo Ligi (Litto), Pietro Benvenuti (Petrin Scintilla), Adolfo Stenca (Rino) ed altri, che li portavano a destinazione.
Il materiale, comprendente la macchina da scrivere, il ciclostile, riserve di carta ecd inchiostri, quando non si adoperava era tenuto accuratamente nascosto in una vecchia cisterna di un caseggiato, col fondo coperto da un buon metro e mezzo di acqua. La cisterna aveva una sola botola con un'apertura di cm. 40x40, che serviva per attingere l'acqua piovana con un secchio.
Chiunque si fosse affacciato avrebbe scorto soltanto il liquido poiché il materiale tipografico era posato su un ponte di legno costruito di lato, del tutto invisibile a causa dell'oscurità. Si scendeva al ponte in legno tramite una scala a chiodi infissi nella parete della cisterna.
Al dicembre del 1943 risale il servizio stampa clandestina quando, per ordine del C.L.N. imperiese, si ebbero i primi contatti con i partigiani di Albenga («il Barbiere», «u Ghighillu», «Enrico», ecc.) con i quali si stampavano volantini a ciclostile.
Importanti manifesti furono stampati a Porto Maurizio in occasione degli scioperi antifascisti proclamati il 18.2.1944 e l'1.3.1944, non solo per Imperia, ma anche per Alassio e per Albenga.
Di notte le staffette Pietro Benvenuti (Petrin Scintilla) e Vittorio Ardissone (Victoir) di Diano Borganzo, portavano nel Dianese i volantini stampati ad Imperia.
Nei primi giorni del 1944 era stato trasportalo da San Remo a Taggia un ciclostile, inviato da Farina e Ferraroni, col quale si iniziò a stampare un foglio intitolato: «Il Comunista Ligure», che riportava notizie di cronaca tratte dai notiziari di radio Londra e di radio Mosca, articoli di propaganda e sulla resistenza armata.
Il ciclostile era stato sistemato in una botola sotto la bottega del barbiere Mario Cichero, all'angolo delle vie «Vittorio Emanuele» (oggi «Candido Queirolo») e «San Giuseppe». Con Bruno Luppi collaboravano alla stampa i cospiratori Mario Cichero, Mario Siri, Candido Queirolo, Mario Guerzoni ed altri.
Nel maggio 1944 il tipografo Riccardo Parodi (Ramingo), che lavorava ancora a Ventimiglia, sospettato, riuscì a sottrarsi alla cattura perché era stato segnalato col nome di Frontero, quando il vero Frontero Tommaso, con Renacci e tutti gli altri, il 23 era già stato arrestato. Come vedremo, trasferitosi ad Oneglia, il Parodi salirà in montagna alla fine di giugno.
Nella primavera altri volantini venivano dattiloscritti in casa del compagno Giovanni Ericario in via Domenico Acquarone, a Porto Maurizio.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977, pp. 248-250