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venerdì 25 ottobre 2024

Per oltre sette mesi combatterà contro i tedeschi sul confine italiano

Copia della terza ed ultima pagina della Relazione del comando S.A.P. di Sanremo (a firma Antonio Gerbolini) e del C.L.N. circondariale (a firma Giovanni Cristel) sull'attività della V^ VI^ VII^ Brigata S.A.P. (dalla loro costituzione al 25 aprile 1945), documento in Fondo “Giorgio Gimelli”, ILSREC (ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo)

Particolarmente rimarchevoli sono le vicende attraverso alle quali passò il dott. Giovanni Cristel. Antifascista di lunga data, durante l'occupazione tedesca fu dapprima arrestato; poi rilasciato, fu costretto a nascondersi. I nazifascisti fecero un'irruzione nella sua casa in data 1° ottobre '44, ferirono una delle figlie (Giuliana), la quale venne arrestata insieme ad altra figlia (Evelina) e alla moglie. Le figlie, in seguito, vennero incarcerate, e detenute successivamente nelle prigioni di Sanremo, Oneglia, Genova (Marassi e Casa dello Studente), e nel campo di concentramento di Bolzano. Evelina Cristel, riuscita a fuggire dal campo, fu ripresa, torturata e di nuovo rinchiusa nel campo stesso. In tutto, furono detenute per sette mesi, fino al 25 aprile '45. Il dott. Giovanni Cristel, arrestato di nuovo il 1° febbraio '45, venne trattenuto in prigione a Sanremo e a Marassi, da dove potè uscire solo nei giorni della Liberazione, intorno alla fine di aprile. Rientrato allora in Sanremo, terrà la Presidenza del CLN circondariale in detta città.
Giuliana ed Evelina Cristel (nomi di battaglia rispettivamente «Marzia» e «Vera»), prima dell'arresto erano particolarmente dedite all'attività resistenziale in generale, nonché all'organizzazione dei gruppi femminili del PCI.
Oltre alle persone ricordate nelle precedenti note, altre persone, nate o residenti in Sanremo, che fino dai primi tempi si adoperarono per la guerra di Liberazione, sono:
- Silvestri Michele (Milano), il quale - anche coadiuvato dalla giovanissima figlia Dilanda - subito dopo l'8 settembre 1943 dà la sua opera per aiutare i primi gruppi in montagna, dove si reca egli stesso, e, più tardi, costituisce una propria banda a Verezzo, che verrà inclusa nelle formazioni cittadine SAP in data 1° ottobre 1944;
- Rovella Dario (Lori), che nel giugno del '44 fu per un certo tempo collegato con le formazioni del capitano Umberto (Candido Bertassi), e in seguito, nell'autunno dello stesso anno, diventerà dapprima ufficiale di collegamento e poi comandante di una brigata GAP cittadina, ma verrà arrestato in data 15 novembre dalle SS tedesche, successivamente incarcerato a Sanremo e a Genova (Marassi e Casa dello Studente), seviziato e detenuto fino al 20 marzo 1945, data in cui riuscirà a fuggire durante il viaggio per essere trasferito al campo di Bolzano, e raggiungerà la montagna, da dove tornerà in Sanremo poco prima del 25 aprile (69);
- Giovanni Buonadonna (Gianni), che fin dall'ottobre '43 lavorava in stretta collaborazione col dott. Pigati, e, arrestato per questa sua attività, venne trattenuto per vario tempo nelle prigioni di Oneglia;
- Illengo Ada (Nella), che fu in contatto con le prime brigate cittadine e, più tardi, diventerà staffetta fra il CLN circondariale e la montagna;
- Palagi Clemente (Cecco), che fu uno dei più attivi organizzatori del PCI in Sanremo, partecipò fino dall'8 settembre '43 alla lotta resistenziale, e si adoperò per la costituzione dei primi CLN e delle prime SAP e GAP, funzionando in seguito da collegamento politico e militare fra il CLN circondariale e le organizzazioni periferiche, mentre i di lui figli Oscar e Tiziano venivano inviati dal CLN circondariale e dal PCI ad arruolarsi nelle brigate nere perché facessero da informatori a favore dell'antifascismo e delle forze partigiane, azione che essi svolsero efficacemente;
- Carretta Fortunato (Tonio), che fino dai primi momenti dell'occupazione tedesca lavorò ad organizzare la Resistenza per incarico del PCI, funzionò poi da informatore per il CLN , e - a cominciare dal 1° ottobre '44 - darà la sua opera per il PCI, all'organizzazione del Fronte della Gioventù;
- Romei Aldo (Roma), che fu dapprima, per circa tre mesi, con Martinengo (Hanau Eraldo), poi col capitano Umberto (Candido Bertassi), nel giugno, luglio e agosto '44, e infine entrerà nelle SAP sanremesi;
- Baggioli Carlo (Gigi), che partecipò ai primi movimenti di liberazione fino dal settembre '43, e collaborò col fratello Baggioli Aldo, già Comandante della prima GAP cittadina, e poi ucciso dai tedeschi a San Romolo il 15-11-44 (70);
- Zunino Iolanda (Spavalda), che fu dapprima staffetta del distaccamento GAP «Zunino» (San Romolo), e poi, scioltosi questo gruppo, del distaccamento GAP «Zamboni»;
- Arturo Baccarini (Mosconi) e Levrone Domenico (Levro), che furono in montagna con le prime formazioni armate, e si aggregarono rispettivamente al gruppo di Moscone (Basilio Mosconi) e di «Nettu» o «Nettù» (7° distaccamento);
- Modena Romolo (Milon), che partecipò al movimento di liberazione fino dal settembre '43, salì in montagna nell'ottobre dello stesso anno, entrò poi nelle formazioni garibaldine, e più tardi, ferito, tornerà in città e si aggregherà al distaccamento GAP di Verezzo della brigata cittadina «G. Matteotti»;
- Oldoino Maurizio (Mauro), che salì in montagna subito dopo l'8 settembre '43, entrò poi nella banda garibaldina di Tito dove rimase dal febbraio al marzo '44, entrerà quindi - ritornato in Sanremo - nelle formazioni GAP (2 agosto), ed infine, da queste inviato in Francia per tentare di mettersi in contatto con gli Alleati, resterà tagliato fuori dai tedeschi ed entrerà nel Maquis (nome di battaglia «Batté Leo»), dove sarà promosso sergente di un battaglione di volontari stranieri, con i quali, per oltre sette mesi combatterà contro i tedeschi sul confine italiano;
- Caramia Francesco (Franco), che dal primo CLN Sanremese, e per esso più precisamente da Salvatore Marchesi e da Adolfo Siffredi ebbe incarico di arruolarsi nella milizia per esperire opera di infonnatore e di disgregatore, e che lascerà tale incarico dopo circa tre mesi, per entrare direttamente alle dipendenze del CLN circondariale, per il quale, dall'ottobre '44 in poi presterà servizio di staffetta per il collegamento con Bordighera;
- Rovetta Vincenzo, già anziano (nato nel 1891, e avente nome di battaglia «lo zio»), che fu uno dei primi organizzatori del movimento comunista nel sanremese, si adoperò per la lotta di liberazione fino dall'8 settembre '43, partecipò alla formazione dei primi CLN ed entrerà infine nelle formazioni SAP, dove avrà l'incarico di Commissario e poi di Comandante della brigata cittadina «Matteotti»;
- Lavagna Arturo, che si adoperò sotto la guida di Pippo Anselmi alla formazione della prima brigata GAP cittadina, operò poi in montagna col distaccamento GAP «Zunino», e infine, scioltosi questo, nell'organizzazione SAP, dove verrà impiegato nel disimpegno di mansioni varie;
- Gea Gualandi (Lilla), del PCI, attiva collaboratrice di Luigi Nuvoloni, caduto in montagna il 26 giugno '44;
- Di Rico Camillo (Rico), che incominciò ad adoperarsi per la Resistenza subito dopo l'8 settembre '43, e dall'agosto '44 entrerà nelle SAP cittadine, tenendo il collegamento specialmente fra Coldirodi (frazione di Sanremo) e la montagna, e infine prendendo il comando di un gruppo resistenziale in Ospedaletti;
- Padre Anselmo Perrone (Fra Michele), antifascista di lunga data, che dal 1° gennaio '45 sarà Cappellano militare delle formazioni armate cittadine del CLN circondariale e organizzerà personalmente due squadre SAP.
Le note sopra riportate sono state dedotte specialmente da Relazioni del CLN circondariale di Sanremo, portanti la firma di Mario Mascia, segretario, del dott. Giovanni Cristel, presidente, e di Antonio Gerbolini, Comandante SAP; nonché da rapporti del Comando SAP, firmati da Antonio Gerbolini. Solo la Relazione sul Buonadonna, redatta su carta intestata del CLN circondariale, non porta firma.
Altre persone, non di Sanremo, ma del circondario, sono:
- Rebaudo Luciano (Pelle di Carota), di Dolceacqua, che fu in montagna fino dai primi del 1944 e, ferito nel settembre, venne catturato dai tedeschi e trasportato in Germania in campo di concentramento, dove rimase fino alla fine della guerra;
- Minasso Renato (René), che, collegato con Calvini G.B., insieme con esso nel 1944 fondò e organizzò le SAP in Riva Santo Stefano, e che, arrestato il 3 novembre 1944 dalle SS tedesche, dopo un mese di carcere venne inviato al campo di concentramento di Bolzano, dal quale riuscirà a fuggire il 15 febbraio '45, e ritornerà a Riva Santo Stefano, dove si terrà nascosto, continuando tuttavia a partecipare alla lotta (71);
- Renzo Rossi (Renzo, Stienca, Zero), già precedentemente ricordato, che operava nella zona di Bordighera e Vallecrosia, e che, dopo avere riorganizzato il CLN di Bordighera e dopo un periodo di permanenza in montagna, lavorerà per il CLN circondariale, adoperandosi, fra l'altro in viaggi via mare sul percorso da Bordighera, Vallecrosia, Ventimiglia a Nizza e viceversa, per il trasporto di prigionieri, feriti, armi e munizioni, e per stabilire rapporti tra le forze resistenziali italiane e Ufficiali americani, inglesi, francesi;
- Renzo Biancheri (Gianni), di Bordighera, che aiutò Renzo Rossi nella sua attività.
Anche le note di cui sopra furono specialmente ricavate da Relazioni del CLN circondariale a firma di Mario Mascia, G. Cristel, A. Gerbolini, e da Rapporti del Comando SAP di Sanremo a firma di A. Gerbolini.
[NOTE]
(69) Accenni anche nel volume «L'epopea dell'Esercito scalzo», pagine 285-288.
(70) «L'epopea dell'Esercito scalzo», pagine 64 e 285-288.
(71) Minasso Renato era pure in collegamento con gli avvocati Onorato e Secondo Anfossi, i quali avevano anch'essi contribuilo all'organizzazione dei gruppi. Il primo nucleo di essi era stato costituito subito dopo l'8 settembre '43, appunto da Minasso, da Calvini G.B. e dagli altri, aveva sede nelle colline situate in vicinanza del giro del Don (Valle Argentina) e ne era capo l'ing. Conio Ludovico, ufficiale rientrato dall'Africa.
Giovanni  Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, pp. 308-311

lunedì 19 agosto 2024

Il 24 maggio 1944, in seguito a delazione, è prelevato da casa con una scusa di lavoro, incarcerato prima a Oneglia e poi a Genova

Bordighera (IM): il centro città

Tommaso Frontero [all'epoca residente in Bordighera], reduce da Mauthausen:
«Nel campo vi erano delle baracche allineate, in ciascuna delle quali dormivano circa 150 prigionieri. Vi era pure uno stanzone con attrezzature sanitarie, la cosiddetta infermeria: i medici erano detenuti ebrei. La sera i Tedeschi chiudevano le porte delle baracche dall’esterno e le riaprivano il mattino successivo. Poiché ai prigionieri era concesso passeggiare in determinate zone del campo, ed all’esterno vi erano le vaste coltivazioni di frumento, i parenti che si recavano segretamente in visita ai loro cari si nascondevano tra il grano. I detenuti politici venivano tenuti separati da quelli per reati comuni».
A Marassi, Frontero si era messo in contatto con patrioti che avevano fatto parte della già accennata organizzazione «Otto» (prof. Ottorino Balduzzi; prof. Franco Antolini, membro del CLN di Genova; prof. Eros Lanfranchi, deceduto in seguito a Mauthausen), tutti antifascisti di grande rilievo che avevano ricoperto importanti incarichi organizzativi nella Resistenza.
I Tedeschi, con tutta probabilità, erano venuti a conoscenza dell’organizzazione. Sicchè, dopo un breve periodo di permanenza dei prigionieri provenienti da Marassi, decisero di eliminare il campo di Fossoli. Fecero arrivare una colonna di camion, vi caricarono cinquecento prigionieri e li trasportarono alla stazione ferroviaria. Rimasero a terra settanta malcapitati (parte di coloro che avevano occupato le baracche n. 16 e n. 17): furono uccisi ed il campo fu chiuso.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992

Rutoli Brunello (“Rino Borelli”), di San Remo (Imperia); iscritto al 2° anno di Medicina e Chirurgia; Partigiano combattente e Aiutante maggiore della Brigata “Guido Negri” n. 29 novembre 1923 - m. 10 dicembre 1944
Luogo della morte: Caduto durante un «Conflitto con un gruppo di briganti neri avvenuto a Codevigo di Piove (Padova) il 10 dicembre 1944 - Nel tentativo di prestare soccorso e vendicare un compagno caduto dopo aver disarmato due avversari cadeva colpito da una raffica» <361.
Riconoscimenti militari: 1 medaglia d’argento al v.m.
Riconoscimenti dell’Università: Laurea h.c. 11 giugno 1947.
[NOTA]
361 Dal foglio notizie contenuto in: Archivio del Novecento dell’Università degli Studi di Padova, Fascicoli personali degli studenti, Facoltà di Medicina e Chirurgia, mat. 154/34, «Rutoli Brunello».
Giacomo Graziuso, Gioventù e Università italiana tra fascismo e Resistenza: l’attribuzione delle lauree Honoris Causa nell’Archivio del Novecento dell’Università di Padova (1926 - 1956), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Padova,  Anno Accademico 2013-2014

INVENTARIO
SCHEDE MATRICOLARI
SCHEDE RELATIVE AI DETENUTI DEL REPARTO TEDESCO DEL CARCERE DI REGINA COELI
Schede carcerarie relative ai reclusi del reparto tedesco di Regina Coeli. Si riportano in ordine alfabetico nominativo (cognome e nome), luogo di nascita, data di nascita di ogni detenuto.
28 settembre 1943, 2 giugno 1944, 1666 originali; 1677 traduzioni in italiano; 2 copie fotografiche di originali tedeschi dispersi
[...]
Mag […]ne Asilio   Cannes   1899 dic. 30
Mag[…]tto Gloria   San Remo 1904 apr. 24
Tirabassi Vincenzo San Remo 1916 gen. 12
Alessia A. Glielmi, Guida all’archivio del Museo storico della Liberazione e inventariazione del materiale documentario delle forze tedesche di occupazione, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Udine, Anno Accademico 2011-2012

Il campo di Fossoli è noto per essere stato il Polizei- und Durchgangslager controllato dalle SS della Sicherheitspolizei und SD in Italia facenti capo a Wilhelm Harster: come tale fu un campo di transito per ebrei e politici in attesa di essere deportati nel Reich e fu attivo dal marzo del 1944 sino ai primi di agosto dello stesso anno, quando la struttura principale di raccolta dei prigionieri destinati alla deportazione divenne il campo di Bolzano.
Roberta Mira, Il campo di Fossoli e il reclutamento di forza lavoro per la Germania nazista, Fondazione Fossoli, 2019

I nomi
Amabile Massimo. Nato a Ospedaletti (IM) il 5/9/1928. Matricola 5759 Blocco F Vipiteno. Fonti:24. Note: 24, Busta 116: Archivio ANED Sezione di Roma, evaso da Vipiteno, tornato a casa il 23/4/1945. 
Arnaldi Bruno. Nato a Sanremo (IM) il 15/2/1927. Blocco D H Vipiteno. Evaso il 20/4/1945. Fonti: 24. Note: 24, Busta 116: Archivio ANED Sezione di Roma, triangolo rosa.   
Avena Giulio. Nato a Pieve di Teco (IM) il 5/4/1891. Deportato da Bolzano il 5/9/1944 a Flossenbürg. Deceduto a Flossenbürg il 18/12/1944. Fonti: 6.
Bernardini Pietro. Nato a Sanremo (IM) il 15/12/1891. Deportato da Bolzano il 5/10/1944 a Dachau. Deceduto a Uberlingen il 26/2/1945. Fonti: 5.
Brussa Gaddini Teresa. Matricola 6153 Blocco F Merano. Fonti: 1, 2. Note: 2: 28/3 piazza Parasio Imperia.
Caprile Carlo. Nato a Imperia (IM) il 20/5/1905. Deportato da Bolzano il 19/1/1945 a Flossenbürg. Fonti: 6, 6bis.
Carli Benedetto. Nato a Rezzo (IM) il 21/5/1923, impiegato. Deportato da Bolzano l’1/2/1945 a Mauthausen. Deceduto a Mauthausen il 2/3/1945. Fonti: 3.
Cassamagnago Fernando. Nato a Lissone (MI) il 2/6/1924. Arrestato a Sanremo (IM). Deportato da Bolzano il 5/10/1944 a Dachau. Deceduto a Dachau il 9/3/1945. Fonti: 5.
Chiesa Federico. Nato a Carmagnola (TO) il 26/8/1911. Arrestato a Olivetta S. Michele (IM). Matricola 2994 Blocco A. Deportato da Bolzano il 14/12/1944 a Mauthausen. Deceduto a Mauthausen il 15/3/1945. Fonti: 3, 23. Note: 23: Elenco C pag 161.
Chittolini Esterino. Deportato il 16/1/1945. Matricola 8499. Blocco C A. Fonti: 1, 2. Note: 2: S. Lorenzo Imperia - Oneglia.
Corbellati Michelangelo. Nato a Sanremo (IM) il 23/12/1928. Matricola 5485 Vipiteno. Fonti: 24. Note: 24, Busta 116: Archivio ANED Sezione di Roma.
Cravaschino Antonio. Nato a Sanremo (IM) il 13/9/1909, frantoiano di olive. Arrestato a Sanremo loc. Suseneo Superiore (IM) il 15/11/1944. Deportato da Genova (GE) il 7/12/1944, arrivato l’8/12/1944. Matricola 7017 Blocco G. Liberato a Bolzano il 30/4/1945. Fonti: 2, 20. Note: 2: via Palma 1 S. Remo. 20: quest. 60. Citato in Pino Da Prati, Il triangolo rosso, Gastaldi, Milano-Roma 1946.
Dall’Orto Pinuccio. Deportato l’11/11/1944. Matricola 6018 Vipiteno E. Fonti: 1, 2. Note: 2: via S. Bernardo 49 Dolceacqua (Imperia).
Forte Antonio. Matricola 5971 Blocco G. Fonti: 1, 2. Note: 2: Lingueglietta Imperia.
Fucile Rosario. Nato a Messina (ME) il 26/11/1914, meccanico. Arrestato a Porto Maurizio (IM). Deportato da Bolzano il 5/10/1944 a Dachau. Liberato a Bad Gandersheim il 4/4/1945. Fonti: 5. Note: 5: Sup.
Gazzano Mario. Matricola 9954 Blocco E B. Fonti: 1, 2. Note: 2: Carrano; Cazzano, Villa Talla Imperia.
Gianotti Pierluigi. Nato a Torino (TO) il 27/7/1916, impiegato. Arrestato a S. Lorenzo al Mare (IM) l’8/8/1944. Deportato da Genova (GE). Matricola 9087 Blocco E. Fonti: 1, 2, 32. Note: 1: Giannotti. 1, 2: Luigi. 32: quest. 226.
Lagorio Gianbattista. Nato a Imperia (IM) il 14/5/1887, agricoltore. Arrestato a Imperia (IM). Deportato da Bolzano l’8/1/1945 a Mauthausen. Deceduto a Mauthausen il 28/3/1945. Fonti: 3.
Levy Elia Amedeo. Nato a Compiegne (Francia) il 29/8/1895. Arrestato a Imperia (IM) il 30/11/1943. Deportato da Bolzano il 24/10/1944 a Auschwitz. Deceduto a Auschwitz il 24/1/1945. Fonti: 4.
Malugani Aldo. Nato a Sanremo (IM) il 28/10/1927. Matricola 5791 Blocco D H Vipiteno.
Modena Carlo. Nato a Sanremo (IM) il 26/9/1927. Blocco H. Deportato da Bolzano a Landeck-Tirol. Fonti: 24. Note: 24, Busta 116: Archivio ANED Sezione di Roma.
Morelli Giuseppe. Nato a Sanremo (IM) il 14/1/1897, interprete. Deportato da Bolzano l’8/1/1945 a Mauthausen. Liberato a Mauthausen il 5/5/1945. Fonti: 3.
Musso Maria. Nata a Diano Arentino (IM) il 4/1/1924, casalinga. Arrestata a Diano Arentino (IM) il 2/9/1944. Deportata da Genova (GE). Deportata da Bolzano il 7/10/1944 a Ravensbrück. Liberata a Bergen Belsen. Fonti: 7, 32. Note: 32: quest. 321
Nardone Leonardo. Nato a Sanremo (IM) il 15/2/1927. Blocco D H Vipiteno. Evaso da Vipiteno il 20/4/1945. Fonti: 24. Note: 24, Busta 116: Archivio ANED Sezione di Roma.
Novaro Dante. Nato a Porto Maurizio (IM) il 22/1/1912, impiegato. Arrestato a Genova (GE). Deportato da Genova (GE) il 22/10/1944. Matricola 5301 Blocco E. Deportato da Bolzano l’8/1/1945 a Mauthausen. Deceduto a Mauthausen il 20/4/1945. Fonti: 3, 23. Note: 23: Elenco P pag 174. Citato in Piero Caleffi, Si fa presto a dire fame, Edizioni Avanti!, Milano 1954.
Orengo Francesco. Nato a Badalucco (IM) il 25/12/1927. Fonti: 24. Note:24, Busta 116: Archivio ANED Sezione di Roma.
Panizzutti Ruggero. Nato a Cugliate (VA) il 2/2/1908, tecnico. Arrestato a Sanremo (IM). Deportato da Bolzano il 20/11/1944 a Mauthausen. Deceduto a Ebensee il 5/5/1945. Fonti: 3.
Paolucci Isio. Nato a Ventimiglia (IM) l’11/12/1924, macellaio. Arrestato a Ventimiglia (IM). Deportato da Bolzano l’8/1/1945 a Mauthausen. Liberato a Mauthausen il 5/5/1945. Fonti: 3. Note: 3: Sup.
Pellegrini Pietro. Matricola 9987 Blocco E M Sarentino. Fonti: 1, 2. Note: 2: 11/3 - 24/3. Villa Talla (Imperia).
Piombo Aldo. Nato a Sanremo (IM) il 14/2/1928. Arrestato a Sanremo (IM). Deportato da Genova (GE) il 15/11/1944. Matricola 7087 Vipiteno. Liberato a Vipiteno il 00/5/1945. Fonti: 24. Note: 24, Busta 4, fascicolo 3: Scheda personale, attestato della Prefettura di Imperia, copia triangolo originale.
Ruggeri Giovanni. Matricola 7075 OT. Fonti: 2. Note: 2: San Remo (...).
Saglietto Francesco. Matricola 9976 Blocco E. Fonti: 1, 2. Note: 2: via Domenico Acquarone 16 Imperia.
Semeria Angelo. Nato a Sanremo (IM) il 16/7/1891. Deportato da Bolzano il 5/9/1944 a Flossenbürg. Deceduto a Flossenbürg il 31/12/1944. Fonti: 6.
Soleri Giovanni. Nato a Bordighera (IM) l’8/4/1920. Deportato da Bolzano il 19/1/1945 a Flossenbürg. Fonti: 6, 6bis. Note: 6bis: Soleri.
Toesca Onorato. Matricola 9965 Blocco E. Fonti: 1, 2. Note: 2: Borgomaro (Imperia).
Tomasi Silvio. Nato a Trento (TN) il 23/6/1907, capitano dell’Esercito. Arrestato a Sanremo (IM) [n.d.r.: le fonti più diffuse riportano questo arresto come avvenuto nella zona di Vemntimiglia-Bordighera]. Deportato da Bolzano il 5/8/1944 a Mauthausen. Deceduto a Gusen il 5/5/1945. Fonti: 3. Intervista dell’Autore a Gianfranco Maris, 4/3/2005.
Trucco Gerolamo. Nato a Pieve di Teco (IM) il 18/9/1893. Deportato da Bolzano il 5/9/1944 a Flossenbürg. Deceduto a Flossenbürg il 24/1/1945. Fonti: 6.
Verardo Danilo. Nato a Sanremo (IM) il 9/3/1914. Deportato da Bolzano il 19/1/1945 a Flossenbürg. Fonti: 6, 6bis.
Veronesi Ugo. Nato a Imperia (IM) il 3/2/1915. Matricola 9459 Blocco D C. Liberato a Bolzano. Fonti: 1, 2.
Viale Eraldo. Nato a Ventimiglia (IM) il 18/5/1911, meccanico auto. Arrestato a Ventimiglia (IM). Deportato da Bolzano il 5/8/1944 a Mauthausen. Deceduto a Gusen il 4/3/1945. Fonti: 3.
Dario Venegoni, Uomini, donne e bambini nel Lager di Bolzano. Una tragedia italiana in 7.982 storie individuali, Fondazione Memoria della Deportazione/Mimesis - Milano, Seconda edizione rivista e ampliata, aprile 2005. Ricerca realizzata con il contributo dell'Unione Europea

Emilio Baletti (detto Milio), di anni 56, nato a Castelnuovo Don Bosco (Asti) il 31 luglio 1888, lattoniere, coniugato con Luigina Capra (di Chieri, provincia di Torino). Assessore comunale socialista a Chieri, è arrestato nell’aprile del 1921 per cospirazione politica, detenuto per 23 mesi nelle carceri Nuove di Torino fino al processo, quando viene assolto. Trasferitosi ad Albenga (Savona), continua l’attività politica clandestina, che intensifica dopo l’8 settembre. Il 24 maggio 1944, in seguito a delazione, è prelevato da casa con una scusa di lavoro, incarcerato prima a Oneglia e poi a Genova. Torturato dalle SS, non fa nomi. È trasferito a Fossoli ai primi di giugno, matricola 1475. Il suo corpo, contrassegnato all’esumazione col numero 57, fu riconosciuto da una carta d’identità del Comune di Albenga; l’identificazione fu confermata dalla vedova il 26 giugno 1945. La salma di Baletti fu trasportata a Chieri con un solenne funerale il 1° luglio 1945. Dall’aprile 1965 è tumulata nel Sacrario degli Eroi della Resistenza del cimitero di Chieri.
[...] Aveva compiuto da poco vent’anni, Giuseppe Palmero, manovale alle Ferrovie di Ventimiglia: era membro del gruppo “Giovine Italia”, che agiva alle dipendenze dell’omonima associazione clandestina repubblicana formata da molti ferrovieri di Ventimiglia, civili, militari e carabinieri - più di sessanta persone - che prendeva ordini dal capitano di fanteria Silvio Tommasi, anch’egli passato da Fossoli, deportato a Mauthausen, e qui deceduto. L’organizzazione aveva lo scopo di ostacolare il traffico di materiale bellico sia in Francia sia In Italia, ritenendo imminente lo sbarco alleato. Il gruppo doveva occupare militarmente la stazione ed un tratto della linea ferroviaria, per preservarle da sabotaggi delle truppe nemiche durante la prevista evacuazione. Tra il 22 e il 23 maggio 1944 una ventina di affiliati furono arrestati per la delazione di due infiltrati. Giuseppe Palmero fu arrestato a Bordighera, il 23 maggio 1944, portato a Oneglia, assieme ai fratelli Remo ed Ettore Renacci, trasferito al carcere di Marassi (Genova) e poi a Fossoli.
[...] Ettore Renacci, di anni 37, nato il 6 gennaio 1907 a Bordighera, ivi residente, calzolaio, coniugato con Gatto Maria. Arrestato a Bordighera il 23 maggio 1944, incarcerato prima a Imperia, poi a Genova, quindi trasferito a Fossoli tra il 6 e il 9 giugno, matricola campo 1455. Il suo corpo, contrassegnato all’esumazione col numero 8, fu riconosciuto dalla cognata Carmelina Gatti e da un conoscente.
Anna Maria Ori - Carla Bianchi Iacono - Metella Montanari, Uomini nomi memoria. Fossoli 12 luglio 1944, APM, 2004

Il Baletti, dopo drammatiche esperienze presso le varie polizie nazifasciste, fu inviato nel campo di concentramento di Fossoli. Tommaso Frontero (presidente del CLN cospirativo di Bordighera) compagno di prigionia del Baletti, racconta di lui con malcelata commozione che i nazifascisti lo sottoposero, per la sua fede antifascista e l’ostinato rifiuto a fare i nomi dei compagni di lotta, a dure sevizie ed a minacce severe; ma egli non venne mai meno ai suoi nobili sentimenti di altruismo. Il 12 luglio 1944 Emilio Baletti fu trucidato assieme ad altri patrioti e la Resistenza lo onorerà dando il suo nome ad una gloriosa brigata Matteotti che opererà nel Canavesano.
Di lì passò anche l’esuberanza giovanile di Bruno Gazzano di Porto Maurizio, che mi è stato caro amico di scuola.  […]
Carlo Rubaudo, Op. cit.

sabato 3 agosto 2024

Partendo da Capo Nero, il primo muro Todt lo troviamo nei pressi della storica "Pria Longa"

Sanremo (IM): Corso Imperatrice

E proprio nell'estate del 1943, anche nella città di Sanremo, la TODT, affiancata in molti casi dalle imprese italiane Paladino di Roma, Bertelè e Piazzoli di Milano, realizzava importanti opere difensive, un muro anti sbarco inframmezzato e guarnito da tutta una serie di postazioni mobili e permanenti, bunker poderosi usati sia come punti di osservazione che come piazzole per batterie costiere.
Il vallo anti sbarco sanremese era dislocato in tre punti precisi della battigia, per la precisione dove la presenza di spiagge consentiva ad eventuali mezzi da sbarco di entrare facilmente in città. Per questa semplice ragione tattica vennero trascurati tutti quei tratti di costa scoscesi, a strapiombo sul mare o separati da questo con muri particolarmente alti, come quelli ferroviari di Villa Helios, corso Imperatrice e la Brise.
Partendo da Capo Nero, il primo muro TODT lo troviamo nei pressi della storica "Pria Longa" (località già nota per il famoso sbarco delle truppe d'occupazione genovesi comandate dal Generale Agostino Pinelli nel giugno del 1753). Tale tratto di fortificazione, superato il rio Foce, si concludeva ad ovest del porticciuolo dell'Imperatrice con una postazione fissa antiaerea e costiera piazzata sul caposaldo più esposto a mare di quella che avrebbe dovuto divenire la dipendenza estiva della casa da gioco sanremese.
Da questo punto e sino al Mulino Bianchi, ex Casa del Fascio, costruito sull'argine destro del torrente San Romolo, i muri di contenimento del sedime ferroviario e del sovrastante Corso Imperatrice, erano di per sé più che sufficienti ad impedire qualsiasi atterraggio di mezzi da sbarco. Tuttavia, proprio di fronte ai giardini dell'Hotel Royal, a scanso di equivoci, era stata eretta una bella postazione per mitragliere, tuttora presente e mascherata da cespugli di pitosforo.
A partire dallo spiazzo antistante il Mulino Bianchi (Sporting Club), il vallo riprendeva la sua continuità verso levante, circondando, lungo la via Umberto (odierna Via Nino Bixio), il porto cittadino reso così del tutto separato e inaccessibile dal lato terra.
Questo secondo tratto, senza dubbio il più importante, terminava oltre i bagni Italia, sul confine con il Morgana, là dove inizia il contrafforte di contenimento a mare della passeggiata Trento & Trieste. A monte degli stabilimenti balneari del Morgana, l'intera via Fiume sino alla sua confluenza con il Rondò Francia, allora priva degli odierni palazzi, aveva tutti i giardini limitrofi minati.
Il terzo e ultimo tratto di muro della TODT riprendeva oltre il bar Sud-Est con un grosso bunker sul mare e, superata la foce del torrente San Martino, sempre intercalato da numerose postazioni campali, giungeva sino all'inizio della Brise, poco sotto il passaggio a livello di fronte al campo Polisvortivo. Al termine del tratto a mare della via alla Brise, sopra l'accesso della galleria ferroviaria in regione Vesca, era, ed è ancora presente, un massiccio bunker adibito ad osservatorio fisso e postazione difensiva costiera.
Queste le opere, facenti parte del Vallo Ligure, realizzate dall'impresa dello sfortunato ingegnere Fritz Todt nel Comune di Sanremo con maestranze locali, formate perlopiù da cittadini allettati da una paga sicura in tempi incerti e grami, ma anche da coloro i quali non volevano più combattere in prima linea una guerra che stava diventando tristemente fratricida.
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume primo, Atene Edizioni, 2005

Con i limitati mezzi a nostra disposizione iniziammo con Ciccio Corrado e Virgilio Oddo, nel maggio 1944, il montaggio di una radiotrasmittente someggiabile, da 75 W.
[...] «Alfa» domanda 24 ore di tempo per procurarsi la benzina ed intanto nasconde nel suo ufficio le cassette contenenti l’apparecchio. Il figlio di Millo, Luigino, interessa anche il Dr. Giampalmo della Todt che possiede una Topolino con tanto di O.T. Artz sul parabrise. Adesione e partenza il mattino successivo prestissimo: Luigino Millo, il Dr. Giampalmo, che l’accompagna, e la Topolino hanno la loro gatta da pelare. Quando si dice la fortuna! Fuori Sanremo due militari tedeschi della SS fermano la macchina: «noi andare Imperia…».Sospiro di sollievo dei nostri amici e scorta sicura per almeno venti chilometri con due angeli custodi che nel frattempo si erano sistemati alla meglio sulle cassette.
Ad Imperia una staffetta li attende e, come Dio vuole, filtrando attraverso quattro blocchi tedeschi, la macchina arriva a Tavole accolta da un «urrà» formidabile.
Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia

A metà ottobre 1944 avvenne a Sanremo la più grave deportazione in massa di civili della provincia.
I tedeschi, partiti con questo obiettivo da Savona, operarono diverse centinaia di controlli ai danni dei cittadini sanremesi.
Centinaia di persone furono avviate al centro di raccolta, costituito nell'attuale Piazza Eroi Sanremesi, circondata da SS armate di mitra e financo di mitragliatrici.
Dopo diverse ore di fermo un numero considerevole di abitanti venne rilasciato, mentre 150 uomini, quelli fisicamente più idonei, vennero fatti salire su camion per essere trasportati alle carceri di Marassi a Genova.
Genova fu una tappa intermedia.
La triste meta era per loro, due settimane dopo, il campo di concentramento di Bolzano.
Si legge in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, Milanostampa, 1977: "a turno sono rapati e passati alla doccia... nell'ufficio materiale ricevono il distintivo: un triangolino di stoffa rossa ed una striscia con il numero di matricola".
Dopo un paio di mesi di vita irta di stenti e di sacrifici, i prigionieri catturati a Sanremo vennero utilizzati, quando le potenze dell'Asse erano ormai agonizzanti, come "liberi lavoratori" in organizzazioni similari alla Todt, di stanza in Alto Adige.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Il 16 ottobre 1944 tra 130 e 160 persone furono catturate durante un rastrellamento nel quartiere della Pigna di Sanremo e inviate al lavoro a Bolzano e nella rete dei suoi sottocampi, e tra il 15 e il 17 novembre altre 60 furono prese nel corso di un’azione antipartigiana nel quartiere collinare sanremese di S. Romolo. Altra manodopera fu prelevata nel corso di rastrellamenti in centri montani e della costa.
Redazione, Liguria, Tante braccia per il Reich

La colonna con i rimorchi dei «Molch» arrivò in città nella notte, destinazione la base che l’organizzazione Todt aveva realizzato a Ponente della città i cui resti (i bunker e le gallerie d’approdo) sono venuti alla luce pochi mesi fa nell’ambito della costruzione del nuovo albergo a Pian di Poma. Li avevano nascosti nella galleria del treno di Capo Nero, perchè non venissero colpiti in caso di bombardamenti o notati da eventuali voli di ricognizione alleati.
Giusto il tempo di renderli operativi, dotandoli ciascuno di due siluri, e da Berlino venne disposto l’attacco. Ma i «Molch», lentissimi e con grandi problemi di manovrabilità (non avevano la retromarcia), non ebbero successo. Incrociarono per circa 30 ore al largo di Mentone e di Villefranche prima di incappare nella squadra alleata che, soprattutto grazie al radar, individuò subito la loro presenza e ritenendo che si trattasse di normali sommergibili li ricoprì di decine e decine di bombe di profondità (che fecero esplodere anche alcuni siluri).
Giulio Gavino, Il fallimento delle “salamandre” di Hitler in missione dalla base segreta di Sanremo, Il Secolo XIX, 21 settembre 2018

Sergio Grignolio (Ghepeu), di Sanremo, lavora giovanissimo come fabbro. Di formazione comunista. Nel 1943 é richiamato alle armi. Dopo l'8 settembre é arrestato e lavora alla Todt per i Tedeschi. Il 1° maggio 1944 effettua un lancio di volantini in fabbrica e poi fugge in montagna. E' stato protagonista di azioni cruente e difficili.
Redazione, Fondo Memoria Orale, Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea

22 Ottobre [1944]
La X Flottiglia Mas che era all'Albergo Splendido, dopo il bombardamento navale dell'altro giorno, dove l'albergo è stato quasi colpito, si è trasferita momentaneamente all'Albergo Astoria, in attesa di trovare altrove, poiché questa casa è già a disposizione della "Wermacht" e della "Todt".
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006

4 gennaio 1945
Risulta che la ditta Paladino è diventata un covo di autentici ribelli, renitenti, disertori e simili.
Certamente questi individui sono mimetizzati per il periodo invernale ed è più che certo che passato il periodo del freddo se ne torneranno ai monti in primavera e li avremo di nuovo di fronte.
Informare il comando tedesco.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo

7 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 389/SIM,  alla Sezione SIM della V^ Brigata - Comunicava che 'Piero', responsabile del CLN di Ospedaletti, entrato nella ditta Paladino, si trovava in quel periodo a Taggia con una lettera di garanzia dello scrivente Comitato.
8 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata, prot. n° 325, al Comando Operativo della I^ Zona ed alla Sezione SIM della II^ Divisione - Comunicava che nella zona di Taggia (IM) 22 operai della ditta Paladino stavano costruendo baracche, gallerie e trincee...
20 aprile 1945 - Da "Santamaria" al commissario "Orsini" - Informava che "sono arrivati presso lo scrivente 3 uomini, di cui 2 ex Bande Nere ed 1 ex lavoratore dell'organizzazione Paladino".
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Francesco Paladino in RSI dirige l'Organizzazione Paladino (nel dopoguerra viene celebrato re degli imboscati). Nato a Scilla (RC) il 5 novembre 1890, muore a Sanremo (IM) il 16 ottobre 1974.
Redazione, Fondazione RSI

domenica 30 giugno 2024

I tedeschi davano alle fiamme le stazioni ferroviarie di Ventimiglia e di San Remo

Sanremo (IM): la vecchia stazione ferroviaria

Il grande rastrellamento Pigna-Triora-Upega era stato attuato dai nazifascisti, a quanto si seppe, per sgomberare dall'insidia partigiana le strade che conducevano al Saccarello, e di là in Piemonte, necessarie per la ritirata in caso di sbarco alleato che i Tedeschi e le autorità fasciste temevano, sulla costa ponentina.
Molti sintomi, oltre alle informazioni fornite dai servizi di sicurezza, erano evidenti: non passava inosservato il diuturno lavoro di otto spazzamine e di cacciatorpediniere angloamericani sulla costa ligure, mentre una buona parte della flotta alleata del Mediterraneo si era concentrata nella rada di Villafranca, e si susseguivano ininterrottamente i bombardamenti aerei sulla costa.
In luglio e in agosto i nazifascisti avevano disposto uno schieramento lineare sulla costa con le forze della Wehrmacht e con le divisioni italiane "San Marco" e "Littorio"; ma nell'autunno, appunto per timore dello sbarco, lo modificarono dislocando le forze sui passi montani in profondità, fuori dal tiro delle artiglierie navali e per bloccare con poche forze, l'infiltrazione nella pianura cuneese delle forze alleate che fossero sbarcate sul litorale ligure. Questa fu la vera causa dei grandi rastrellamenti operati e delle distruzioni provocate. Il 29 di ottobre i Tedeschi davano alle fiamme le stazioni ferroviarie di Ventimiglia e di San Remo, facevano saltare il ponte sul Roja, la polveriera di Bussana e tutti i pali delle linee elettriche. Avevano già distrutto le centrali elettriche delle stazioni ferroviarie di Albenga e Diano Marina, requisito migliaia di biciclette, autoveicoli e cavalli, fatto saltare i carri cisterna sui porti onegliese e portorino, invitato la popolazione con manifesti a sgomberare la costa, minato la zona delle ex Ferriere [ad Imperia], minato la statale n. 28 tra Pontedassio e Chiusavecchia con mine da 200 chilogrammi di tritolo ciascuna (le mine erano poste a quaranta metri circa di distanza una dall'altra), minato le banchine dei porti, distrutto l'impianto del gas a Porto Maurizio, asportato i motori dal pastificio Agnesi, ecc.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977  

25 ottobre 1944
Oggi abbiamo avuto [a Sanremo] diverse incursioni aeree, mentre le navi hanno continuato a sparare verso Bordighera e Ventimiglia.
26 ottobre 1944
Questa mattina i tedeschi hanno fatto saltare la stazione di Ventimiglia, già precedentemente minata. Pure a Sanremo sono state poste mine, al porto, alla stazione, sotto la galleria ferroviaria vicino alla Villa Helios e sulla strada (via Aurelia), la villa Belloni e Villa Helios.
27 ottobre 1944
Da ieri c'è molto passaggio di materiale bellico proveniente dalla frontiera; una cinquantina di tedeschi si sono fermati a dormire nel nostro albergo e domattina ripartiranno verso Genova. La maggior parte di questi sono demoralizzati e non vedono l'ora di ritornare alle loro case.
28 ottobre 1944
Altri cinquanta tedeschi si sono fermati a dormire per questa notte. Vengono da Grimaldi; gli americani sono giunti alla frontiera e loro pattuglie arrivano fino a Grimaldi.
30 ottobre 1944
Le truppe tedesche fanno saltare i ponti sul Col di Tenda per impedire agli anglo-americani d'avanzare.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006

domenica 9 giugno 2024

Portare nottetempo agenti segreti tedeschi

Fonte: Giulio Gavino, art. cit. infra
 
Il "Molch" era dunque un sottomarino monoposto armato con due siluri da 533 millimetri. Il primo prototipo fu sperimentato a Eckernförde, una cittadina dello Schleswig-Holstein in Germania, il 12 giugno 1944 ed in seguito furono realizzati un totale di 363 "Molch" (fino al gennaio 1945). La torretta aveva due finestre ed era coperta da una cupola in plexiglass. Poteva viaggiare a due sole velocità e la retromarcia non era prevista. Scomodo da manovrare, in combattimento risultò un grosso fiasco e fu principalmente utilizzato per addestramento. La prima unità operativa dotata di "Molch" fu la K-Flottille 411. Il dimensionamento della prima flottiglia (sessanta "Molch" e trecentocinquanta uomini) si dimostrò eccessivo: durante gli spostamenti la lunga colonna fu spesso bersaglio degli attacchi della aviazione alleata e dei partigiani. Fu perciò deciso di ridurre le dimensioni delle successive flottiglie. Durante i primi test molti "Molch" affondarono col proprio pilota. Quando dodici "Molch" vennero impiegati per la prima volta contro le pattuglie alleate al largo di Mentone e Nizza; fu un disastro: la flotta alleata non subì alcun danno, mentre soltanto due "Molch" ritornarono solo per essere distrutti successivamente dal bombardamento di San Remo. Le operazioni della KF-411 furono interrotte. Il 20 settembre 1944 il resto della KF-411 fu trasferito a Trieste e dislocata a Sistiana.
Paolo Geri, Scampoli di storia: La base dei sommergibili a Sistiana durante la seconda guerra mondiale (1943-1945), Bora.La, 5 settembre 2010 
 
Verso la fine del 1944 una Germania sull’orlo della sconfitta continuava a riporre tutte le proprie speranze nelle nuove tecnologie, a partire dalle V1 e V2, arrivando alle wunderwaffen, quest’ultime niente più che capolavori di propaganda, pericolose e inefficienti.
I sommergibili Molch rientravano in questa categoria: erano costrutti scomodi e inaffidabili, mini sottomarini comandati da un’unica persona. Dopo aver constatato in mare la sconfitta degli U-Boot, la Kriegsmarine aveva iniziato a sperimentare con le K-flottiglie, ovvero reparti di mini sommergibili sull’esempio italiano della Decima Mas. Incursioni fulminee e notturne, capaci di sorprendere le flotte degli Alleati. I Molch - noti anche come Salamandre o Squali da Posta - presentavano un posto guida con una piccola torretta, dotata di due finestre e una cupola di plexiglass, a sua volta con funzione di portello di entrata. La torretta era anche dotata dell’indispensabile periscopio, mentre nel corpo inferiore della macchina erano situati i due siluri, agganciati con speciali staffe. I piloti assumevano Pervitin per rimanere svegli anche quarantotto ore di fila, fino a raggiungere il bersaglio, colpire e ritornare alla base. Proprio al momento di sganciare il siluro, il Molch palesava l’ennesimo difetto: il sommergibile doveva riemergere in superficie, esponendo così il pilota allo sguardo (e alle armi) delle navi nemiche.
Le prime prove non furono infatti brillanti: i Molch avevano solo due velocità, erano scomodissimi da manovrare e l’unico modo per orientarsi era guardare il cielo stellato dalla cupola. L’impossibilità di usare la retromarcia li rese presto letali più per i piloti che per i nemici, con alcuni, mortali, incidenti persino durante l’addestramento. Eppure, se il Fuhrer lo desiderava, doveva essere fatto.
Fu così che dodici Molch s’inabissarono diretti verso il nemico il 25 e il 26 settembre 1944, al largo di Mentone e Nizza. Le navi che avrebbero dovuto affondare scatenarono tutto il proprio arsenale di bombe di profondità, distruggendo dieci Molch su dodici. I restanti riuscirono a tornare, salvo poi venire distrutti dal bombardamento di Sanremo.
Sistiana iniziò così a interessare non solo l’esercito di terra, ma la stessa marina, perchè divenne, dall’11 novembre 1944, la sede dei rimanenti Molch, all’incirca una trentina.
Zeno Saracino, I Molch di Sistiana. L’eredità sommersa dei mini sottomarini nazisti, Triestenews, 20 luglio 2019

Alla fine del 1944 la disfatta della Germania appariva inevitabile ed i tedeschi stavano disperatamente giocando quelle che ritenevano le loro carte migliori e più ingegnose. Sono di questo periodo le temibili V1 e V2 che pur rappresentavano un ingannevole successo.  Gli Alleati ormai erano superiori sia in terra che in aria. Ma anche in mare i tedeschi non se la passavano bene e gli U-Boot erano ormai fortemente penalizzati dalle tecnologie di localizzazione delle forze alleate. In uno scenario disperato ed ormai senza speranza furono create le K-Flottiglie: reparti per attacchi notturni con mini sommergibili  che si riteneva difficile da localizzare e che replicavano le strategie della Decima Mas Italiana. A poppa vi era il posto di guida sormontato da una piccola torretta che aveva due finestre ed era coperta da una cupola in plexiglass che faceva anche da portello di entrata. Sulla torretta era posizionato un periscopio per l’osservazione in immersione. Sotto, erano agganciati a speciali staffe, due siluri.
In combattimento, peraltro, i molch si rivelarono un fallimento totale. I piloti navigavano pressoché alla cieca e spesso usando come riferimento le sole stelle visibili tramite la cupola in plexiglass sulla torretta. Il lancio dei siluri poteva avvenire solo a pelo d’acqua rendendo sostanzialmente vulnerabile il sottomarino proprio nel momento più cruciale. Il Molch poteva viaggiare a due sole velocità e la retromarcia non era prevista. Scomodo da manovrare, il Molch in combattimento risultò un grosso fiasco e fu principalmente utilizzato per addestramento. Già durante i primi test, molti Molch affondarono con il proprio pilota. Il 25 e 26 settembre 1944, 12 Molch vennero impiegati per la prima volta contro le pattuglie alleate al largo di Mentone e Nizza. Fu un disastro! La flotta alleata non subì alcun danno, mentre soltanto due Molch ritornarono solo per essere distrutti successivamente dal bombardamento di Sanremo. L’11 novembre 1944, i Molch rimanenti furono trasferiti a Trieste e dislocati a Sistiana dove i tedeschi costruirono appositamente una base nella  piccola baia sormontata dal romantico sentiero Rilke. La montagna che arriva fino alla spiaggia era un riparo ideale e fu "scavata" per aprire gallerie e sale a custodire i molch. Ancora oggi si vedono i varchi sulla montagna utlizzati per le  mitragliatrici ed i cannoni. Fu costruito anche un largo scivolo per mettere in mare i mezzi subacquei.
Redazione, I sommergibili tedeschi Molch, Sommozzatori Rari Nantes
 
Colpi di cannone, raffiche di mitragliatrice, motori lanciati alla massima velocità, scafi che sfiorano i campi minati a pelo d’acqua. Le immagini che emergono dall’archivio del Naval History and Heritage Command statunitense raccontano la storia poco conosciuta della battaglia navale di Sanremo, combattuta tra la notte e l’alba del 2 ottobre 1944. Uno scontro che portò le forze Usa impegnate nel Mediterraneo a catturare per la prima volta due barchini esplosivi MTM (acronimo di Motoscafo da Turismo Modificato), vanto delle forze anfibie della Regia Marina prima e della Repubblica di Salò poi, affidate ai marinai della Kriegsmarine che nella città dei fiori erano arrivati un mese prima per sperimentare i mini sottomarini “Molch”, fallimentare arma segreta di Hitler [...]
Dall’archivio Usa, dissequestrato qualche anno fa, emergono anche i documenti relativi all’impiego delle flottiglie naziste nel Ponente Ligure, i verbali di interrogatorio dei prigionieri, l’attività di intelligence e ricognizione. I tedeschi avevano i mini sottomarini “Molch” e “Mader” da testare ma la Kriegsmarine si occupava anche di altro. Come ad esempio portare nottetempo agenti segreti dell’Abwehr reclutati dal maggiore Karl Sessler [n.d.r.: in effetti, Georg Sessler, che non era un operativo dell'Abwehr - vedere infra] tra la comunità internazionale che ancora viveva a Sanremo, a Marsiglia e Nizza per raccogliere informazioni sulle forze alleate sbarcate nella Francia del Sud con l’operazione “Dragoon”. Berlino voleva sapere quali e quante navi da guerra ci fossero e come poterle colpire.
I dettagli di quella notte di combattimenti sono custoditi nei registri di bordo dell’USS Gleaves [...] Nel frattempo un colpo di 88 dalla costa raggiunge il Gleaves provocando lievi danni e una mezza dozzina di feriti lievi. La nave intanto per sfuggire ai barchini ha iniziato a procedere a zig zag e il comandante ha dato piena potenza alle macchine. Dopo alcune salve esplose verso la costa si allontana dal golfo di Sanremo con la copertura delle motosiluranti che intanto hanno intercettato altri due barchini arrivati di rinforzo. La cattura avviene in quel frangente. I marinai americani circondano i due scafi degli MTM (uno, colpito, poco dopo affonderà) e recuperano i piloti tedeschi che si erano lanciati in mare con le tute da sommozzatori. Alle luci dell’alba il Gleaves torna indietro, la preda di guerra viene caricata a bordo e portata in Costa Azzurra. Scattano le indagini per scoprire il funzionamento dei barchini.
Giulio Gavino, 1944, battaglia in mare a Sanremo: barchini esplosivi all’attacco, Il Secolo XIX, 3 marzo 2023
 
Nell’agosto del 1944 Georg Sessler fu inviato a dirigere l'ufficio di Sanremo che si occupava principalmente di intercettare le trasmissioni radio alleate ma venne incaricato dal suo superiore, il Colonello Engelmann, di reclutare agenti da inviare oltre le linee nemiche. A Sanremo assunse il nome di Doctor Steinbacher.
I diretti collaboratori di Sessler erano Leon Jacobs alias Felix, l’operatore radio Wihlelm Schönherr alias William e il tuttofare Widenmeyer, oltre ad alcuni agenti di nazionalità italiana e francese.
L’ordine ricevuto da Engelmann di occuparsi anche delle infiltrazioni di agenti oltre le linee nemiche mise l’ufficio di Sessler in concorrenza con un’altra struttura presente a Sanremo, retta dallo Sturmannführer Helmut Gohl della Sicherheitspolizei e SD, l’"ufficio VI", la cui attività era dedita al sabotaggio e allo spionaggio diretta contro le forze alleate presenti in Provenza e in Costa Azzurra. La sede sanremese dell’Ufficio VI della S.D. si trovava a Villa Araga, di fronte alla stazione del filobus. Dell’ufficio di Gohl, oltre al suo stretto collaboratore Selm, facevano parte gli Obersturmführer Senner alias Sommer e Werner Neissen e si avvaleva di più di un centinaio di membri del Parti Populaire Français, P.F.F., collaborazionisti durante la stagione del maresciallo Petain, in quel periodo pronti a tornare in Francia per spiare la dislocazione delle forze alleate e compiere azioni di sabotaggio. La missione che coinvolgeva questi esuli fancesi prendeva il nome di operazione Bertram e Tosca.
A Sanremo un altro ufficio della Sicherheitspolizei e SD, che si occupava principalmente di repressione delle bande partigiane e dei reati di natura politica e di repressione del mercato nero, era retta dall’Oberschführer Josef Reiter, che non mancava di inserirsi a gamba tesa anche nelle attività degli uffici precedentemente descritti. Reiter era alle dirette dipendenze del comando di Genova, retto da Friedrich Wilhelm Konrad Sigfrid Engel (Warnau am der Havel 11/2/1909 - Amburgo 4/2/2006), condannato all’ergastolo in contumacia per le stragi del Turchino, della Benedicta, di Portofino e di Crevasco dove, nel complesso, furono fucilati ben duecentoquarantotto tra partigiani e antifascisti.
Giorgio Caudano, Appunti, 2020
 
[ n.d.r.: alcuni lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano (con Paolo Veziano), Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]
 
Il 1° ottobre i piloti dell'Army Cub scoprirono i MAS tedeschi nel porto di San Remo. Un bombardamento ben mirato, nonostante il forte fuoco di risposta, provocò la distruzione di almeno tre di queste imbarcazioni e la demolizione delle strutture per la riparazione delle barche e di altre installazioni portuali. L'incrociatore USS Gleaves trovò anche il tempo di distruggere almeno una batteria da 88 mm (3 pollici), che si era rivelata pericolosa durante l'attacco. Il giorno successivo, assistito da aerei della USS Brooklyn, bombardò gli stabilimenti costieri, le postazioni delle batterie e le navi nel porto di Oneglia, facendo gravi danni a due grandi navi mercantili nemiche, distruggendo una batteria di difesa costiera e una batteria antiaerea vicino al porto. Durante quell'azione il Gleaves ricevette alcuni dei pochi colpi della sua carriera quando un proiettile da 88 millimetri perforò il suo scafo con le schegge.
Durante la notte, mentre pattugliava al largo di Sanremo, il radar di Gleaves individuò tre navi nemiche che si muovevano lungo la costa. Senza assistenza, si avvicinò a loro, nonostante sapesse della presenza di campi minati, e riuscì a distruggerne uno, costringendo gli altri due al ritiro. Più tardi, quella notte, i restanti due furono nuovamente individuati mentre cercavano di raggiungere Sanremo. Ancora una volta, Gleaves attaccò e questa volta distrusse una seconda nave del gruppo e riportò la terza a Genova, probabilmente in condizioni danneggiate.
Mentre tornava alla sua posizione iniziale al largo di San Remo, quella notte il Gleaves fu ingaggiato per la terza volta a battaglia poiché divenne oggetto di un attacco da parte di almeno cinque motoscafi esplosivi con equipaggio suicida. L'uso accorto e combinato di colpi di cannone, di bombe di profondità e di forti virate alla massima velocità lo misero in salvo, lasciando quattro imbarcazioni affondate nella sua scia. La mattina seguente, tornanto in zona, l'equipaggio catturò il quinto motoscafo intatto e con ancora a bordo due operatori. Per quanto è noto, quella fu la prima imbarcazione di quel tipo catturata ai tedeschi e fornì preziose informazioni tattiche alle forze alleate nella zona.
Nel dicembre 1944 il Gleaves fu assegnato come nave di supporto antincendio vicino alle posizioni alleate sulla frontiera franco-italiana e svolse questo compito fino alla partenza per gli Stati Uniti nel febbraio 1945.
Redazione, USS Gleaves, Wikipedia
 

martedì 4 giugno 2024

Era partita una donna con l'incarico di spiare i garibaldini

Pompeiana (IM)

29 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 233/SIM, al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che una donna, figlia di una persona uccisa dai partigiani, intendeva fare catturare "Veloce" dalle SS, per cui, essendo risaputo che scendeva spesso a Pompeiana (IM), sottolineava che occorreva avvertire quel garibaldino del pericolo incombente.
31 gennaio 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militare] "Fondo Valle" della II^ Divisione "Felice Cascione" all'Ufficio informazioni e spionaggio della I^ Zona Operativa Liguria - Relazionava che "... nella giornata in corso sono stati fucilati 10 garibaldini prigionieri lungo la salita di Capo Berta come rappresaglia all'uccisione di 2 tedeschi. Il mio cuore sanguina troppo per commentare. La causa di tutto è la famosa donna che ben conoscete..."
10 febbraio 1945 - Dal CLN di Genova al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Invito a processare il signor Bossi e la moglie per tradimento.
22 febbraio 1945 - Documento con il quale ai quadri partigiani interessati si trasmetteva la descrizione fisica della spia Rina Bocio, del servizio informazioni del nemico: "alta 1,65 metri, bruna, capelli corti, molto scura in viso..."
23 febbraio 1945 - Dal comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando del I° Battaglione "Carlo Montagna" - Venivano richieste informazioni di carattere organizzativo e si emanava l'ordine di arrestare la signorina "Vera" di Montegrazie [Frazione di Imperia] che, già inquadrata nella I^ Brigata partigiana, era diventata ausiliaria della divisione fascista San Marco, nonché di sorvegliare il fidanzato di quella, un altro ex garibaldino, "Daladier".
7 marzo 1945 - Dalla GNR comando provinciale, ufficio servizi, prot. n° 3124/B.5P, al nucleo della polizia investigativa della GNR di Alassio (SV) - Si indicava al maresciallo Ferrero di chiedere alla signora Ernesta Ordano informazioni sui "ribelli" della zona di Stellanello, numero, movimenti, nominativi delle famiglie che li informavano, dato che la signora voleva la cattura della figlia che faceva parte dei "ribelli" in quella zona.
7 marzo 1945 - Da Ernesta Ordano al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Riferiva che la figlia, partigiana "Paola", era armata di pistola e moschetto, che il numero di "ribelli" a Stellanello era imprecisato, perché "tutta Stellanello ne è infestata", e forniva un elenco, con annotazioni sui singoli, di cittadini di Villarelli [Frazione di Stellanello (SV)], sottolineando che erano "tutti a favore dei fuorilegge" (nel fascicolo sono presenti anche due lettere del marito alla Ordano per tranquilizzarla sulle "buone intenzioni della polizia investigativa").
15 marzo 1945 - Dal CLN di Alassio alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che, in risposta alla lettera prot. n°1/83 del 9 marzo 1945, erano state date disposizioni verso il Brinis residente ad Alassio; che riguardo a "Scippa" era stato informato il CLN di Albenga; che si stava indagando su "Pippo" e "Giacomo"; ... che in giornata era partita una staffetta recante notizie di Ernesta [Ordano, rivelatasi presto una spia nemica] e del marito Vittorino "Barbetta".
27 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 110 bis, al CLN di Alassio ed al comando della VI^ Divisione - Chiedeva quale fosse la data per l'arresto ed il processo alla spia Ernesta Ordano, stabilita in un primo tempo per il 26 marzo, ma fatta annullare, come riferito da "Lillo", dal CLN di Alassio...
29 marzo 1945 - Da "Dario" [Ottavio Cepollini] alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava, in riferimento alla lettera del SIM prot. n° 107 del 21 marzo 1945, che la signora Scialdema era "partita per ignota destinazione"; che si stava praticando "una stretta sorveglianza" sulla signora Maria Raffaello...
28 marzo 1945 - Da "Carmelita" al C.L.N. di Sanremo - Segnalava che ... un'altra informatrice era una donna sudamericana di nome "Pegg", intima amica del Neri stesso.
30 marzo 1945 - Da "K. 20" alla Sezione SIM [responsabile "Livio", Ugo Vitali] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Avvertiva che "... alla Prefettura di Imperia si trova una donna che funge da interprete: risulta facilmente corruttibile dal punto di vista sentimentale..."
2 aprile 1945 - Da "Violetta" alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che "... sussistevano gravi indizi a carico della concubina del commissario Franco [Giovanni Trucco caduto in combattimento a Trovasta il 27 marzo], signora Angiolina, che era con i tedeschi a San Luigi..."
2 aprile 1945 - Da "Sergio" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava... che Vittorio Castellani, di professione carrettiere, aveva fornito informazioni alla già nota Ernesta Ordano...
3 aprile 1945 - Dalla Sezione S.I.M. della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 126, al comando della VI^ Divisione - Si segnalava l'individuazione della spia Rina Boero a Gazzo [Frazione di Erli (SV)].
3 aprile 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" al comando del Distaccamento "Franco Piacentini" ed al comando del Distaccamento "Marco Agnese" - Segnalava che da Alassio era partita una donna, di cui veniva fornita la descrizione fisica, "diretta verso la montagna con l'incarico di spiare i garibaldini".
7 aprile 1945 - Da "Biscio" alla sezione S.I.M. della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che dopo la cattura degli uomini del Distaccamento di "Franco", Angiolina [Angela Bertone], ex fidanzata del commissario di quel Distaccamento, aveva accompagnato i tedeschi in una puntata su Vergana con la quale i nemici avevano bruciato 25 case, tra cui quella di "Ilda" [Gilda Piana], informatrice della Divisione, la quale aveva già subito un arresto sempre per opera della ricordata Angiolina...
11 maggio 1945 - Dal comando del I° Battaglione "Carlo Montagna" [comandante Giovanni Alessio "Peletta", commissario politico G.B. Pastorelli "Sferra"] della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" [comandante Umberto Bonomini "Brescia", vice comandante Angelo Setti "Mirko", commissario Mario Bruna "Falco"] della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione - Comunicava che... il 16 aprile 1945 una pattuglia del III° Distaccamento "Nino Stella" [comandante Maurizio Massabò "Italo"] a Piani [Frazione di Imperia] aveva catturato insieme alla moglie il soldato "Romolo", nota spia ed aveva passato entrambi per le armi.
da documentiIsrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Anche nel caso riguardante Angela B. guerra civile e guerra tra i generi si contaminano <232. La donna aveva fornito informazioni ai reparti tedeschi di stanza ad Acquetico (in provincia di Imperia) a proposito di una banda partigiana di cui faceva parte anche il fidanzato, Nino D. In seguito i tedeschi operavano un rastrellamento, catturavano e uccidevano dodici partigiani, tra cui lo stesso fidanzato di Angela. La ragazza lavorava per i tedeschi, come addetta alla cucina, si era legata in una nuova relazione amorosa con un milite fascista repubblicano, e secondo un informativa del 30 aprile 1945, aveva avuto relazioni sessuali con altri soldati <233. L’informatore ricordava che “in paese correva voce che quest’ultimo [Nino D.] fosse nei confronti della fidanzata molto geloso e talvolta - per pretesa infedeltà - minaccioso e violento” <234 e dunque non escludeva che “l’incriminata [avesse] fatto la spia per togliere di mezzo il fidanzato e salvarsi così dalle sue giustificate reazioni, non esclusa quella di toglierle la vita” <235.
Tra queste vicende in cui si intrecciano amore, sesso e morte, devono essere menzionate anche quelle riguardanti alcune prostitute, che troviamo spesso tra le imputate di collaborazionismo. In alcuni casi si ravvisa un intreccio tra la loro attività professionale e le delazioni che esse compiono al fine di far arrestare dei partigiani o dei loro sostenitori. Entrando in intimità con i loro clienti infatti spesso potevano carpire notizie sull’identità clandestina o su dislocazioni di bande e armi, e non esitavano quindi a informarne le autorità competenti, spesso per denaro, per ottenere piccoli vantaggi o per rovesciare le dinamiche di potere sui loro clienti. Spesso sono infatti i deboli, gli esclusi della società ad avvicinarsi al potente di turno per riscattarsi dell’emarginazione subita e per rivalersi su chi li sfruttava in tempo di pace.
Si riporta per esempio la vicenda che coinvolge due prostitute imperiesi, Silvana M. e Alba P., accusate di aver provocato l’arresto di un partigiano <236. Dalle testimonianze e dalle deposizioni delle imputate si evince che Alba P. aveva incontrato in strada il partigiano, che conosceva di vista e che gli aveva chiesto di organizzare un incontro con Silvana M., con la quale desiderava avere un rapporto sessuale. Alba P. lo aveva accompagnato nella loro abitazione, dove però Silvana si era rifiutata di soggiacere ai desideri dell’uomo. Tuttavia i tre erano rimasti per un po’ a parlare e l’uomo aveva confidato alle due donne di essere un partigiano, fornendo anche alcune indicazioni più precise sulla sua attività. Silvana M. si allontanava allora per circa dieci minuti con il pretesto di avere un appuntamento con un suo amico marinaio. Una volta rientrata in casa, dopo qualche minuto, si udiva un fischio e la donna si allontanava precipitosamente. Subito dopo irrompevano quindi nell’abitazione quattro o cinque tedeschi armati che dichiaravano immediatamente in arresto il partigiano, mentre altri tedeschi sostavano all’ingresso del portone. Fra i tedeschi era presente anche certo Fritz, amante della stessa Silvana M. <237.
[...] Nel dicembre 1944 per esempio Giuseppina C. e sua sorella si erano trasferite da Mondovì a Vasia per partecipare alla stagionale raccolta di olive. Durante la loro permanenza nel paese, avevano stabilito rapporti di amicizia con un gruppo di partigiani, con i quali si intrattenevano spesso, e in particolare Giuseppina si era fidanzata con uno di loro, Giuseppe S. La loro relazione era trascorsa serenamente, finché il partigiano aveva trovato una lettera scritta dalla donna a un milite della compagnia Ordine Pubblico (OP) di Savona. Dalla deposizione dello stesso partigiano al processo sembra che il contenuto della missiva fosse privato, sembra insomma che la donna avesse anche col milite fascista repubblicano una relazione amorosa. Tuttavia Giuseppina e la sorella furono sospettate e accusate dai partigiani di essere delle spie infiltrate e, dopo otto giorni di reclusione e dopo aver subito un processo da un Tribunale partigiano, furono portate in una località appartata e fucilate. La sorella di Giuseppina moriva sul colpo, mentre lei, riusciva a salvarsi. Ferita a una gamba, si fingeva morta e successivamente riusciva a raggiungere la compagnia OP di Dolcedo e a mettersi quindi in salvo. La mattina seguente si offriva di guidare i soldati nella zona, per rintracciare il corpo della sorella. Veniva quindi avviata un’azione di rastrellamento durante la quale venivano incendiate diverse abitazioni <239.
[...] Ancora, Erminia O. era una fervente fascista ed era sposata con un maresciallo della Gnr che, il 28 agosto 1944, fu prelevato e ucciso dai partigiani. Erminia stessa, precedentemente, era stata catturata e le erano stati tagliati i capelli, ma successivamente era stata rilasciata. Dopo l’uccisione del marito aveva così pronunciato l’intenzione di farla pagare ai resistenti. Secondo le accuse avrebbe quindi indicato i nominativi di sette partigiani della zona di Case di Nava (Imperia), uno dei quali sarebbe poi stato fucilato <252.
[...] Per alcune la violenza è metodo della guerra ideologica, che si collega a quella che è stata definita la “prima guerra civile” degli anni ’20. Maria S. infatti rivendica con orgoglio la propria appartenenza alle squadre d’azione dell’imperiese e le proprie azioni violente <263. Il 23 marzo 1939 infatti scriveva al segretario federale del Pnf di Imperia per richiedere la qualifica di squadrista:
"Io sottoscritta Rag. S. Maria, impiegata di ruolo nel comune di Sanremo, donna fascista iscritta al Pnf dalla fondazione, madre di 5 figli (4 viventi), porge rispettosa istanza a V. S. Ill.ma affinché voglia compiacervi e riconoscere e concedermi la qualifica di squadrista per mio alto onore e ad esempio dei miei quattro figli!
Specifico che negli anni 1920 e seguenti ero studentessa ad Imperia […] fui delle primissime fasciste ed appartenni alla squadra d’azione studentesca […]. Il capitano R[…] Giuseppe potrà confermare che ero con lui nella squadra quando diedero le salde manganellate al professor B [...] sul piazzale delle nostre scuole a Porto Maurizio […]
Io sono quella studentessa fascista che con il capitano R […], P[…], tenente di vascello R […], rag. Mario M […], rag. M […], capitano C […], durante gli scioperi ferroviari nella stazione di P. Maurizio, ho attaccati due vagoni merci, ad un vagone viaggiatori il tutto pilotato da studenti[…] sfidando il pericolo minacciato che avrebbero fatto saltare il treno […]" <264
Aderire al fascismo repubblicano dovette dunque sembrarle una naturale continuazione di quella sua attività ante-regime: collaborava infatti come informatrice con brigate nere e SS tedesche, provocando arresti e rastrellamenti. Dai testimoni al processo venne descritta come donna violenta, che si aggirava armata per il paese alla ricerca di notizie scottanti da riferire ai suoi superiori. Così per esempio la descriveva un suo compaesano:
"[…] è risultato che la S. Maria collaborava in tutti i modi con le SS tedesche, tanto che andava armata di pistola, che portava dentro la borsetta, arma che nessun’altra si sarebbe permessa di portare se non fosse stata autorizzata, come era lei, e se non avesse avuto i motivi per portarla" <265.
Maria S. fu responsabile solo indirettamente dei rastrellamenti, informando le autorità competenti della presenza di partigiani, tuttavia dimostrò sempre un carattere aggressivo. Diverse vittime riportavano alcune sue espressioni, in cui manifestava le sue intenzioni di agire in modo violento. Diceva per esempio Assunta G. nel verbale del 4 luglio 1945 nella stazione dei Carabinieri di Sanremo:
"[…] Allora la S. aggiunse che [se] le avessero dato il comando a lei per 4 o 5 ore avrebbe distrutto tutti i ribelli e gli avrebbe tagliato gli organi virili e glieli avrebbe fatti mangiare prima di ucciderli" <266.
[...] Nei giorni seguenti proseguivano poi le azioni per sgominare la banda partigiana con cui era entrata in contatto la “donna velata”: tra il 13 e il 14 gennaio [1945] venivano arrestati alcuni componenti della formazione, tra cui Adolfo S. e Girolamo A., che venivano sottoposti a giudizio di fronte a un tribunale militare tedesco insieme ad un’altra ventina di uomini. Durante il processo, in seguito alle accuse mosse dalla stessa donna, veniva decretata la pena di morte, eseguita tramite fucilazione nei giorni successivi <276.
Lo stesso 14 gennaio, Maria Z. partecipava a un rastrellamento nella zona di S. Agata condotto da italiani e tedeschi insieme. Uomini e donne venivano prelevati dalle proprie abitazioni e portati sulla piazza della chiesa, dove a uno a uno erano interrogati con i soliti metodi brutali. Giovannina M., che aveva conosciuto Maria Z. personalmente durante la sua permanenza tra i partigiani nel novembre 1944 e a cui aveva confidato che il proprio fidanzato, Carlo M., era un partigiano, per esempio dichiarava:
"Dopo circa due mesi e precisamente il 14 gennaio u.s. durante un rastrellamento effettuato in Sant’Agata, mi rividi nella mia abitazione, mentre mi trovavo a letto, la donna velata, la quale avvicinatasi al mio letto nell’impormi di alzarmi mi diede uno schiaffo. Poi, dietro il fatto della mia confidenza fattale, come sopra ho detto, essa donna velata mi chiese dov’era il mio fidanzato. Dopo averle risposto negativamente essa mi portò unitamente ad elementi nazifascisti nella Piazza della Chiesa, ove venni ancora interrogata e di nuovo picchiata dalla donna velata, dal tenente F. e da alcuni tedeschi. Dopo di ciò fui portata nella caserma “Muti” di Porto Maurizio ove rimasi rinchiusa per circa una settimana ed in seguito liberata" <277.
Raccontava anche Ernesto R., sfollato nel comune di S. Agata [n.d.r.: in effetti, Frazione del comune di Imperia]:
"[…] Dopo che siamo stati riuniti sulla piazza, ad uno ad uno venivamo chiamati in disparte e dopo un breve interrogatorio venivamo picchiati a sangue dai sopraddetti dirigenti l’operazione di rastrellamento. Quando fu la mia volta, fui interrogato dalla Z. Maria, la quale insisteva perché le dessi i nomi dei partigiani del paese. Alle mie risposte negative, che d’altronde dichiaravo di non conoscere nessuno del paese essendo ivi sfollato, la Z. Maria mi percuoteva a sangue sul viso con la pistola che essa teneva, gridandomi in faccia che lassù eravamo tutti ribelli e che nessuno voleva confessarlo. Finito il rastrellamento io e altro gruppo di circa quindici rastrellati fummo condotti a Imperia nella Caserma della Gnr ove parte di noi venne nuovamente interrogata e malmenata. Dopo circa un’ora io ed altre sei persone fummo rilasciati mentre gli altri venivano avviati alle carceri <278.
Tra gli arrestati vi era anche Faustino Z., partigiano che aveva accompagnato la donna velata tra le formazioni di montagna nel novembre 1944. Svegliato alle 5 di mattina da colpi alla porta, veniva portato nella piazza della chiesa con gli altri abitanti della zona, dove ardeva un fuoco in cui veniva gettato. Mentre le fiamme incominciavano a bruciare gli abiti, veniva preso e accompagnato di fronte al tenente F. e a Maria Z., che lo interrogavano e lo picchiavano a sangue. Trasportato in caserma, dove era di nuovo interrogato e malmenato, e i militi organizzavano una falsa fucilazione per convincerlo a parlare. Veniva invece trattenuto nelle locali carceri fino al 23 aprile, quando riusciva ad evadere <279.
[...] Nella maggior parte dei casi invece le donne vengono tosate per aver compiuto delazioni o perché accusate di simpatie per il fascismo. È il caso per esempio di Erminia O., a cui nel giugno 1944 nell’imperiese erano stati tagliati i capelli perché di sentimenti fascisti. La violenza può essere interpretata come un avvertimento per la donna e i suoi familiari, tanto che dopo questa vicenda, due mesi dopo, nell’agosto 1944, veniva prelevato e ucciso il marito, maresciallo della Gnr <384.
[...] Alla rappresentazione di “mogli-mostro” si oppongono invece quelle di mariti non solo deboli vittime, ma anche succubi marionette nelle mani delle loro consorti, come si evince dal caso dei coniugi B., processati insieme dalla Cas di Imperia per essersi posti al servizio delle SS tedesche e aver compiuto delazioni. Nelle denunce a carico dei due è la donna ad essere descritta come principale responsabile dell’attività delittuosa. Ida D. viene infatti definita una donna “volgare, di pessima moralità, e capace di qualsiasi cattiva azione”, ritenuta la responsabile dell’attività delittuosa del marito, colpevole invece soltanto di assecondare le pressanti richieste della moglie. Emerge insomma l’immagine di una moglie che istiga il marito e che dunque può essere considerata l’unica colpevole morale dei fatti, come si rileva dalla denuncia del commissario di polizia di Sanremo del 14 giugno 1945 e dal rapporto del nucleo della polizia giudiziaria presso la Cas di Imperia del 19 giugno 1945:
"Da accertamenti eseguiti nei confronti dei coniugi in oggetto indicati è risultato che la moglie del Burchi fascista sfegatata istigava il marito a porgere denuncia presso il Commissariato di Polizia di Sanremo contro antifascisti e patrioti, avvalendosi della sua qualità di Brigadiere di polizia. Tutte le denunce a carico dei coniugi B. dovrebbesi attribuirle in causa prima alla moglie Ida, perché insisteva presso il marito di denunciare presso l’Ufficio di polizia" <523.
"La B. Ida era iscritta al Pfr e svolgeva continua attività a favore del partito stesso. La stessa era in relazione con le SS tedesche, tanto che quando essa si recava al comando di queste, era ricevuta immediatamente. Essa istigava sempre il marito, B. Silvio, brigadiere di PS, perché, avvalendosi della sua qualità, procedesse a denuncia di tutte le persone che manifestavano sentimenti antifascisti o che comunque fossero contrari al cessato regime" <524.
[...] Le donne che sconfinano nel campo d’azione maschile vengono quindi descritte non solo come prive dei caratteri femminili, ma anche in forme disumanizzate, come esseri ferini: Salvatore C. per esempio si riferisce all’imputata sempre con l’appellativo di “belva”, e fa riferimento inoltre alle sue “tigrine sembianze”. Altre volte l’accostamento non è solo con le bestie, ma con esseri malvagi e diabolici, assetati di sangue, rinviando al topos letterario della donna-vampiro <541.
[...] Le donne sono quindi presentate come madri che incoscientemente agiscono per il bene dei figli. Lo stesso artificio retorico è utilizzato anche nel caso di Rosa P., imputata presso la Cas di Imperia per aver denunciato un uomo che aveva espresso pubblicamente le sue opinioni antifasciste, in contrasto con le posizioni del figlio, arruolato nella Brigata nera. Già nell’interrogatorio del 17 giugno 1945 la donna sosteneva di aver agito “non per odio, bensì per dolore dell’unico mio figlio esposto a tanti pericoli” <549. Lo stesso giudice, pur ritenendo la piena consapevolezza dell’imputata nelle conseguenze che la sua delazione avrebbe comportato e che comportò, essendo stato l’uomo poi fucilato da militi della Gnr, e dunque ritenendola colpevole, ritenne però di doverle accordare le attenuanti generiche, “per la sua qualità di madre”, diminuendo così la sua pena da dieci anni a quattro anni e cinque mesi <550. Infine l’avvocato difensore continuava a solcare questa strada nell’intento di scagionarla definitivamente, nel ricorso in Cassazione, in cui sosteneva:
"In lei e nella sua azione non vi era che lo sfogo istintivo ed impulsivo di una madre che, colpita nel suo profondo dolore e ben lontana dal provvedere quelle che la sentenza definisce “le gravi conseguenze che ne sarebbero derivate”, non pensa più in là del fatto immediato e contingente" <551.
[...] Dello stesso avviso risulta il marito di Maria Delfina R., condannata dalla Cas di Imperia a 9 anni di reclusione per essere stata una fervente fascista, per essersi arruolata tra le ausiliarie di Imperia e per aver provocato un rastrellamento nel paese di Montegrazie, il quale così si esprime in un esposto al Presidente della Corte di Cassazione dell’11 novembre 1945:
"Il 3 agosto mia moglie venne processata e su accusa di 5 o 6 persone di Montegrazie, tutte imparentate tra loro, che avevano dei rancori personali verso la famiglia di mio suocero per vecchie questioni d’interesse, venne condannata a 9 anni per propaganda fascista. […] Credo che dopo tanti anni di guerra e di lontananza dalla famiglia, quella famiglia che ho sempre anelato di possedere e che il destino avverso non mi ha fatto mai godere, abbia quasi il diritto di vivere un poco in pace. È il grido di dolore di un reduce, che ha combattuto tutta la guerra sul mare […] E pensare che se fossi rimasto a casa, con la mia guida, con la mia presenza tutto questo non sarebbe successo. Ecco ciò che amareggia ancor di più noi reduci: aver subita la guerra ed aver trovato casa e famiglie distrutte, e cioè senza colpa alcuna" <568.
[NOTE]
232 Asge, Cas Imperia, fasc. 64/45.
233 Rapporto di Angiolina Bertone del 30 aprile 1945, in Ivi, ff. 12-14.
234 Ivi, f. 12.
235 Ivi, f. 13. La Cas di Imperia il 19 febbraio 1946 assolve l’imputata per insufficienza di prove. Cfr. sentenza, in Ivi, ff. 32-36.
236 Asge, Cas Imperia, b. 34, fasc. Silvana M. e Alba P.
237 Denuncia della Questura di Imperia del 27 luglio 1945, in Ivi, f. 3. Con sentenza del 10 settembre 1945 inoltre la Cas di Imperia condannava a 6 anni e 8 mesi di reclusione Silvana M. con la concessione delle attenuanti generiche in considerazione del fatto che “la denuncia non ebbe esito funesto e che era dovuta, più che a gravità d’animo, all’ambiente in cui sciaguratamente viveva […] ed alle suggestioni del suo amante tedesco”. Alba P. invece veniva assolta con formula piena per non aver commesso il fatto. Cfr. Sentenza contro Silvana M. e Alba P.del 10 settembre 1945, in Ivi.
239 Non si può sapere se effettivamente le due donne fossero o meno informatrici infiltrate, tuttavia la Cas di Imperia il 1/10/1945 assolve l’imputata perché il fatto non sussiste, accogliendo l’istanza difensiva di Giuseppina Comino che sosteneva di aver guidato i militi fascisti in rastrellamento solo al fine di ritrovare il cadavere della sorella. Cfr. Asge, Cas Imperia, fasc. 54/45.
252 La Cas di Imperia tuttavia con sentenza del 28 novembre 1945 la assolveva per insufficienza di prove, cfr. Asge, Cas Imperia, b. 35, fasc. 60/45 Erminia O.
263 Asge, Cas Imperia, b. 34, fasc. 36/1945 Maria S. La Cas di Sanremo con sentenza dell’11 gennaio 1946 condanna l’imputata a 11 anni e 6 mesi di reclusione. In data 13 novembre 1946 però la Corte Suprema di Cassazione annulla senza rinvio perché il reato risulta estinto per amnistia. Sulle donne squadriste, cfr. D. Detragiache, Il fascismo femminile da S. Sepolcro all‟affare Matteotti. 1919-1925, «Storia contemporanea», a. XIV, n. 2, aprile 1983, pp. 211-251.
264 Istanza di Maria S. al segretario federale del Pnf di Imperia del 23 marzo 1939 per richiedere la qualifica di squadrista, in Ivi, f. 39.
265 Verbale di Gastone L. di fronte ai carabinieri di Sanremo del 2 luglio 1945, in Ivi, f. 25.
266 Verbale di Assunta G. del 4 luglio 1945, in Ivi, f. 27.
276 Dichiarazioni di Alfredo T., capoguardia delle carceri di Imperia, del 21 settembre 1945 e del 21 gennaio 1946, in ivi, ff. 16-17; Dichiarazione di Silvio R. del 13 agosto 1945, in ivi, f. 18.
277 Dichiarazione Giovannina M. del 19 novembre 1945, in ivi, f. 31.
278 Dichiarazione di Ernesto R. del 15 novembre 1945, in ivi, f. 32.
279 Dichiarazione di Faustino Z. del 14 gennaio 1945, in ivi, ff. 35-37.
384 Asge, Cas Imperia, fasc. 10/1945, Ermina O.
522 Istanza di grazia da parte della madre di Margherita A. del 16 marzo 1956, in Acs, Ministero grazia e giustizia, Direzione generale affari penali. Grazie casellario. Ufficio grazie. Collaborazionisti, b. 61, fasc. 012323, Margherita A.
523 Asge, Cas Imperia, b. 39, fasc. Ida D., f. 22.
524 Ivi, f. 29.
541 A proposito di Rosa S., accusata di aver ingiuriato e percosso un partigiano, averlo denunciato e assistito alle sevizie, in una denuncia a suo carico per esempio si dice che dopo averlo bastonato, “ancora non esaudita la sua sete di sangue” continuava a persiguitare il malcapitato, assistendo alle torture durante il suo interrogatorio. Cfr. Asto, Cas Torino, 1946, b. 256, fasc. 119, f. 9. La visione delle donne armate come minaccia alla virilità e un attentato alla mascolinità è riscontrabile anche nella descrizione di Maria S., già citata sopra a p. 83, delineata da una testimone a carico che ricorda che la donna manifestò il suo intento di abbattere il movimento partigiano, dicendo che “se le avessero dato il comando a lei per 4 o 5 ore avrebbe distrutto tutti i ribelli e gli avrebbe tagliato gli organi virili e glieli avrebbe fatti mangiare prima di ucciderli”, cfr. Verbale di Assunta G. del 4 luglio 1945, in Asge, Cas Imperia, b. 34, fasc. 36/1945 Maria S., f. 27. Sulle donne-vampiro, B. Dijkstra, Idoli di perversità,cit.; Id., Perfide sorelle. La minaccia della sessualità femminile e il culto della mascolinità, Milano, Garzanti, 1997.
549 Asge, Cas Imperia, b. 39, fasc. Rosa P., f. 7.
550 Sentenza della Cas di Imperia del 20 luglio 1945, in Ivi, ff. 12-13.
551 Ricorso in Cassazione del 23 luglio 1945, in Ivi, f. 18.
568 Esposto di Evaristo M. al Presidente della Suprema Corte di Cassazione di Roma del 11 novembre 1945, in Asge, Cas Imperia, b. 39.

Francesca Gori, Ausiliarie, spie, amanti. Donne tra guerra totale, guerra civile e giustizia di transizione in Italia. 1943-1953, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013

giovedì 30 maggio 2024

Dal fronte a Savona le truppe tedesche ammontano a circa 4000 uomini, tutti appartenenti alla 34^ Divisione

Mentone

22 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 296, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Riferiva che quella mattina 62 tedeschi con 17 muli si erano recati in località Campi di Taggia per asportare di nuovo del foraggio e che, sempre nella stessa giornata, alle ore 10 aerei alleati avevano effettuato un bombardamento su Sanremo, seguito a cinque ore di distanza da un bombardamento navale, ma che di entrambi non si conoscevano ancora gli esiti.

22 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militare] Fondo Valle della II^ Divisione al comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della II^ Divisione - Relazionava che "è in atto un ripiegamento dei tedeschi dalla riviera ligure verso nord; osservando la via Aurelia si notano drappelli di tedeschi che, approfittando di mezzi civili e militari, si dirigono verso i centri ferroviari di Ceva ed Ormea. I ponti tra Oneglia e Ceva fatti saltare dai garibaldini e ricostruiti in legno sono sorvegliati a vista dagli stessi. I tedeschi che sono stati avvicinati dimostrano timore verso i partigiani e sentono che la fine si avvicina; sono gentili e puoi pensare 'che siano come il polpo: più lo batti e più diventa tenero'. I partigiani della zona di Fossano sono molto organizzati: bloccano treni, assaltano autocarri tedeschi, compiono azioni di polizia annonaria e sono ben visti dalla popolazione. Il famigerato capitano Ferrari è defunto. Tra Ormea ed Oneglia si trovano solo truppe tedesche. Nella giornata in corso correva voce che i tedeschi volevano disarmare la milizia, ma trattasi di notizia falsa".

22 febbraio 1945 - Dal comando delle Brigate S.A.P. di Sanremo al comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" ed al C.L.N. di Sanremo - Comunicava che il lavoro di riorganizzazione, nonostante la carenza di armi e la difficoltà di reperire uomini dotati di qualità militari, procedeva bene, con Brigate già suddivise in Distaccamenti. 

23 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM Fondo Valle della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della II^ Divisione - Relazionava che nella giornata in corso era stato effettuato un bombardamento su Imperia in due riprese. La prima volta l'incursione era avvenuta alle 15.30 ed aveva come obiettivo un fortino ubicato sul molo di Oneglia. Il secondo attacco, che aveva seguito di 45 minuti il precedente, intendeva colpire il comando tedesco di marina di Via Siffredi e quello italiano [posto nell'attuale Corso Roosevelt]. Il primo "è stato centrato in pieno, ma la bomba, dopo avere passato due piani abitati da civili, giunse nel comando in questione ma non è esplosa... il comando italiano non è stato colpito ma la bomba è scoppiata a pochi metri di distanza dall'edificio e ha ferito leggermente al capo un milite ed il maggiore Trotta. La reazione contraerea del nemico è stata nulla". 

23 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM del I° Battaglione "Mario Bini" V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 44, al comando della V^ Brigata ed al comando della II^ Divisione - Comunicava che era in aumento il numero di effettivi delle forze nemiche presenti come presidio ad Imperia. Il giorno precedente erano, infatti, giunti nella città 20 tedeschi da Pigna, 15 da San Bernardo di Conio e, in nottata, altri due gruppi di cui non si conoscevano né entità né provenienza. Aggiungeva che a Molini di Triora, in Valle Argentina, il presidio ammontava ad un centinaio di soldati, in prevalenza tedeschi e che era probabile l'arrivo nel paese anche di una compagnia di SS. Concludeva riferendo di voci non controllate relative ad un rastrellamento nemico in quel periodo in corso in Piemonte.

25 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Avvisava che "nei giorni scorsi salivano da Pigna, provenienti da Isolabona, 17 soldati della RSI, di cui 6 tra tedeschi e russi, per rinforzare il presidio di Molini; inoltre, giunsero altri 15 militari della RSI provenienti da San Bernardo di Conio. A Pigna il presidio è di 40 uomini; a Isolabona vi sono 3 batterie antiaeree che sono bersaglio dei bombardamenti alleati. Intenso il traffico sulla rotabile Isolabona-Ventimiglia, soprattutto di carriaggi che trasportano fieno per le salmerie. A Briga ogni giorno parte un treno merci per Cuneo. A Sanson i nazisti minano nel bosco tratti di sentieri. Dal fronte a Savona le truppe tedesche ammontano a circa 4000 uomini, tutti appartenenti alla 34^ Divisione".

26 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata della II^ Divisione "Felice Cascione", Sezione SIM, prot. n° 306, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Segnalava che il giorno 22 febbraio i tedeschi avevano effettuato un rastrellamento nella zona di Cetta, Loreto e Creppo [Frazioni di Triora (IM), in Alta Valle Argentina] e che i militi repubblichini di stanza a Molini di Triora avevano perlustrato la zona di Andagna, Frazione di Molini di Triora. E che nell'ultima notte 60 tedeschi provenienti da Taggia erano arrivati sino a Molini di Triora senza conseguire risultati di sorta.

26 febbraio 1945
- Dal comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" a tutte le formazioni dipendenti - Comunicazione dell'encomio solenne e della nomina a capo di Stato Maggiore della Brigata di "Artù" [Arturo Secondo]

27 febbraio 1945 - Da "Rina" alla Sezione SIM del CLN di Sanremo - Chiedeva di effettuare indagini su di un certo Poli che trafficava nel mercato nero e si pensava fosse un agente provocatore.

28 febbraio 1945 - Da "Mimosa" [Emilio Mascia, della Brigata SAP "Giacomo Matteotti", della zona di Sanremo] al CLN di Sanremo ed al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Informava che i tedeschi stavano trasferendo viveri da Villa Santa Croce di Sanremo, distrutta da un bombardamento aereo, a Villa King di Corso XXIII Marzo [attuale Corso Felice Cavallotti].

1 marzo 1945 - Da "Baffino" e "Tito R." [Rinaldo Risso, vice comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"] al comandante "Vitò" [anche "Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"] - Segnalavano che ad Andagna vi erano 21 tedeschi in procinto di obbligare 200 civili al lavoro per la ricostruzione della strada di Drego e che per intervenire si poteva impiegare anche parte dei garibaldini che stavano rientrando da Pigna.

1 marzo 1945 - Dal comando della II^ Divisione a "Franco" - Segnalava la necessità di immagazzinare nella zona di Realdo e Verdeggia, Frazioni di Triora (IM), 80 proiettili da mortaio da 81 mm, "oltre che cariche aggiuntive e da lancio".

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 348, al CLN provinciale ed alla Sezione SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava che per ragioni cospirative il segretario [Mario Mascia] del Comitato scrivente aveva cambiato il suo pseudonimo da "Cammeo" ad "Ulisse".

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 349, al comando della V^ Brigata - Comunicava che, nonostante la stretta sorveglianza nemica sussistente in Sanremo, era prossimo l'invio ai partigiani di 6 pacchi contenenti medicinali, indumenti e tabacco.

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 350/SIM, al "Capitano Roberta" [capitano Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento] - Comunicava che nell'occasione venivano inviati i lucidi richiesti in relazione alle operazioni di sbarco materiali progettate dalla Missione Alleata, esprimendo, altresì, rammarico per il ritardo con cui si era proceduto a tale inoltro, ritardo determinato dal rastrellamento nemico del 18 febbraio.

3 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata al commissario "Orsini" [Agostino Bramè] della V^ Brigata - Chiedeva di ricevere giornalmente la posta e segnalava che si era saputo da informatori che "Poeta", "Milan" e "Pompeo" erano trattenuti dai bersaglieri di Ceriana.
 
4 marzo 1945 - Da "Gori" [Domenico Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della della V^ Brigata] al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che lo stato di salute della famiglia di "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria], che egli aveva in custodia, era buono; che cambiava spesso dimora per paura di delazioni; che era preoccupato per la sorte di alcuni garibaldini; che "Chicò" era stato ucciso ed aveva lasciato 6 figli.
 
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999