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domenica 9 giugno 2024

Portare nottetempo agenti segreti tedeschi

Fonte: Giulio Gavino, art. cit. infra
 
Il "Molch" era dunque un sottomarino monoposto armato con due siluri da 533 millimetri. Il primo prototipo fu sperimentato a Eckernförde, una cittadina dello Schleswig-Holstein in Germania, il 12 giugno 1944 ed in seguito furono realizzati un totale di 363 "Molch" (fino al gennaio 1945). La torretta aveva due finestre ed era coperta da una cupola in plexiglass. Poteva viaggiare a due sole velocità e la retromarcia non era prevista. Scomodo da manovrare, in combattimento risultò un grosso fiasco e fu principalmente utilizzato per addestramento. La prima unità operativa dotata di "Molch" fu la K-Flottille 411. Il dimensionamento della prima flottiglia (sessanta "Molch" e trecentocinquanta uomini) si dimostrò eccessivo: durante gli spostamenti la lunga colonna fu spesso bersaglio degli attacchi della aviazione alleata e dei partigiani. Fu perciò deciso di ridurre le dimensioni delle successive flottiglie. Durante i primi test molti "Molch" affondarono col proprio pilota. Quando dodici "Molch" vennero impiegati per la prima volta contro le pattuglie alleate al largo di Mentone e Nizza; fu un disastro: la flotta alleata non subì alcun danno, mentre soltanto due "Molch" ritornarono solo per essere distrutti successivamente dal bombardamento di San Remo. Le operazioni della KF-411 furono interrotte. Il 20 settembre 1944 il resto della KF-411 fu trasferito a Trieste e dislocata a Sistiana.
Paolo Geri, Scampoli di storia: La base dei sommergibili a Sistiana durante la seconda guerra mondiale (1943-1945), Bora.La, 5 settembre 2010 
 
Verso la fine del 1944 una Germania sull’orlo della sconfitta continuava a riporre tutte le proprie speranze nelle nuove tecnologie, a partire dalle V1 e V2, arrivando alle wunderwaffen, quest’ultime niente più che capolavori di propaganda, pericolose e inefficienti.
I sommergibili Molch rientravano in questa categoria: erano costrutti scomodi e inaffidabili, mini sottomarini comandati da un’unica persona. Dopo aver constatato in mare la sconfitta degli U-Boot, la Kriegsmarine aveva iniziato a sperimentare con le K-flottiglie, ovvero reparti di mini sommergibili sull’esempio italiano della Decima Mas. Incursioni fulminee e notturne, capaci di sorprendere le flotte degli Alleati. I Molch - noti anche come Salamandre o Squali da Posta - presentavano un posto guida con una piccola torretta, dotata di due finestre e una cupola di plexiglass, a sua volta con funzione di portello di entrata. La torretta era anche dotata dell’indispensabile periscopio, mentre nel corpo inferiore della macchina erano situati i due siluri, agganciati con speciali staffe. I piloti assumevano Pervitin per rimanere svegli anche quarantotto ore di fila, fino a raggiungere il bersaglio, colpire e ritornare alla base. Proprio al momento di sganciare il siluro, il Molch palesava l’ennesimo difetto: il sommergibile doveva riemergere in superficie, esponendo così il pilota allo sguardo (e alle armi) delle navi nemiche.
Le prime prove non furono infatti brillanti: i Molch avevano solo due velocità, erano scomodissimi da manovrare e l’unico modo per orientarsi era guardare il cielo stellato dalla cupola. L’impossibilità di usare la retromarcia li rese presto letali più per i piloti che per i nemici, con alcuni, mortali, incidenti persino durante l’addestramento. Eppure, se il Fuhrer lo desiderava, doveva essere fatto.
Fu così che dodici Molch s’inabissarono diretti verso il nemico il 25 e il 26 settembre 1944, al largo di Mentone e Nizza. Le navi che avrebbero dovuto affondare scatenarono tutto il proprio arsenale di bombe di profondità, distruggendo dieci Molch su dodici. I restanti riuscirono a tornare, salvo poi venire distrutti dal bombardamento di Sanremo.
Sistiana iniziò così a interessare non solo l’esercito di terra, ma la stessa marina, perchè divenne, dall’11 novembre 1944, la sede dei rimanenti Molch, all’incirca una trentina.
Zeno Saracino, I Molch di Sistiana. L’eredità sommersa dei mini sottomarini nazisti, Triestenews, 20 luglio 2019

Alla fine del 1944 la disfatta della Germania appariva inevitabile ed i tedeschi stavano disperatamente giocando quelle che ritenevano le loro carte migliori e più ingegnose. Sono di questo periodo le temibili V1 e V2 che pur rappresentavano un ingannevole successo.  Gli Alleati ormai erano superiori sia in terra che in aria. Ma anche in mare i tedeschi non se la passavano bene e gli U-Boot erano ormai fortemente penalizzati dalle tecnologie di localizzazione delle forze alleate. In uno scenario disperato ed ormai senza speranza furono create le K-Flottiglie: reparti per attacchi notturni con mini sommergibili  che si riteneva difficile da localizzare e che replicavano le strategie della Decima Mas Italiana. A poppa vi era il posto di guida sormontato da una piccola torretta che aveva due finestre ed era coperta da una cupola in plexiglass che faceva anche da portello di entrata. Sulla torretta era posizionato un periscopio per l’osservazione in immersione. Sotto, erano agganciati a speciali staffe, due siluri.
In combattimento, peraltro, i molch si rivelarono un fallimento totale. I piloti navigavano pressoché alla cieca e spesso usando come riferimento le sole stelle visibili tramite la cupola in plexiglass sulla torretta. Il lancio dei siluri poteva avvenire solo a pelo d’acqua rendendo sostanzialmente vulnerabile il sottomarino proprio nel momento più cruciale. Il Molch poteva viaggiare a due sole velocità e la retromarcia non era prevista. Scomodo da manovrare, il Molch in combattimento risultò un grosso fiasco e fu principalmente utilizzato per addestramento. Già durante i primi test, molti Molch affondarono con il proprio pilota. Il 25 e 26 settembre 1944, 12 Molch vennero impiegati per la prima volta contro le pattuglie alleate al largo di Mentone e Nizza. Fu un disastro! La flotta alleata non subì alcun danno, mentre soltanto due Molch ritornarono solo per essere distrutti successivamente dal bombardamento di Sanremo. L’11 novembre 1944, i Molch rimanenti furono trasferiti a Trieste e dislocati a Sistiana dove i tedeschi costruirono appositamente una base nella  piccola baia sormontata dal romantico sentiero Rilke. La montagna che arriva fino alla spiaggia era un riparo ideale e fu "scavata" per aprire gallerie e sale a custodire i molch. Ancora oggi si vedono i varchi sulla montagna utlizzati per le  mitragliatrici ed i cannoni. Fu costruito anche un largo scivolo per mettere in mare i mezzi subacquei.
Redazione, I sommergibili tedeschi Molch, Sommozzatori Rari Nantes
 
Colpi di cannone, raffiche di mitragliatrice, motori lanciati alla massima velocità, scafi che sfiorano i campi minati a pelo d’acqua. Le immagini che emergono dall’archivio del Naval History and Heritage Command statunitense raccontano la storia poco conosciuta della battaglia navale di Sanremo, combattuta tra la notte e l’alba del 2 ottobre 1944. Uno scontro che portò le forze Usa impegnate nel Mediterraneo a catturare per la prima volta due barchini esplosivi MTM (acronimo di Motoscafo da Turismo Modificato), vanto delle forze anfibie della Regia Marina prima e della Repubblica di Salò poi, affidate ai marinai della Kriegsmarine che nella città dei fiori erano arrivati un mese prima per sperimentare i mini sottomarini “Molch”, fallimentare arma segreta di Hitler [...]
Dall’archivio Usa, dissequestrato qualche anno fa, emergono anche i documenti relativi all’impiego delle flottiglie naziste nel Ponente Ligure, i verbali di interrogatorio dei prigionieri, l’attività di intelligence e ricognizione. I tedeschi avevano i mini sottomarini “Molch” e “Mader” da testare ma la Kriegsmarine si occupava anche di altro. Come ad esempio portare nottetempo agenti segreti dell’Abwehr reclutati dal maggiore Karl Sessler [n.d.r.: in effetti, Georg Sessler, che non era un operativo dell'Abwehr - vedere infra] tra la comunità internazionale che ancora viveva a Sanremo, a Marsiglia e Nizza per raccogliere informazioni sulle forze alleate sbarcate nella Francia del Sud con l’operazione “Dragoon”. Berlino voleva sapere quali e quante navi da guerra ci fossero e come poterle colpire.
I dettagli di quella notte di combattimenti sono custoditi nei registri di bordo dell’USS Gleaves [...] Nel frattempo un colpo di 88 dalla costa raggiunge il Gleaves provocando lievi danni e una mezza dozzina di feriti lievi. La nave intanto per sfuggire ai barchini ha iniziato a procedere a zig zag e il comandante ha dato piena potenza alle macchine. Dopo alcune salve esplose verso la costa si allontana dal golfo di Sanremo con la copertura delle motosiluranti che intanto hanno intercettato altri due barchini arrivati di rinforzo. La cattura avviene in quel frangente. I marinai americani circondano i due scafi degli MTM (uno, colpito, poco dopo affonderà) e recuperano i piloti tedeschi che si erano lanciati in mare con le tute da sommozzatori. Alle luci dell’alba il Gleaves torna indietro, la preda di guerra viene caricata a bordo e portata in Costa Azzurra. Scattano le indagini per scoprire il funzionamento dei barchini.
Giulio Gavino, 1944, battaglia in mare a Sanremo: barchini esplosivi all’attacco, Il Secolo XIX, 3 marzo 2023
 
Nell’agosto del 1944 Georg Sessler fu inviato a dirigere l'ufficio di Sanremo che si occupava principalmente di intercettare le trasmissioni radio alleate ma venne incaricato dal suo superiore, il Colonello Engelmann, di reclutare agenti da inviare oltre le linee nemiche. A Sanremo assunse il nome di Doctor Steinbacher.
I diretti collaboratori di Sessler erano Leon Jacobs alias Felix, l’operatore radio Wihlelm Schönherr alias William e il tuttofare Widenmeyer, oltre ad alcuni agenti di nazionalità italiana e francese.
L’ordine ricevuto da Engelmann di occuparsi anche delle infiltrazioni di agenti oltre le linee nemiche mise l’ufficio di Sessler in concorrenza con un’altra struttura presente a Sanremo, retta dallo Sturmannführer Helmut Gohl della Sicherheitspolizei e SD, l’"ufficio VI", la cui attività era dedita al sabotaggio e allo spionaggio diretta contro le forze alleate presenti in Provenza e in Costa Azzurra. La sede sanremese dell’Ufficio VI della S.D. si trovava a Villa Araga, di fronte alla stazione del filobus. Dell’ufficio di Gohl, oltre al suo stretto collaboratore Selm, facevano parte gli Obersturmführer Senner alias Sommer e Werner Neissen e si avvaleva di più di un centinaio di membri del Parti Populaire Français, P.F.F., collaborazionisti durante la stagione del maresciallo Petain, in quel periodo pronti a tornare in Francia per spiare la dislocazione delle forze alleate e compiere azioni di sabotaggio. La missione che coinvolgeva questi esuli fancesi prendeva il nome di operazione Bertram e Tosca.
A Sanremo un altro ufficio della Sicherheitspolizei e SD, che si occupava principalmente di repressione delle bande partigiane e dei reati di natura politica e di repressione del mercato nero, era retta dall’Oberschführer Josef Reiter, che non mancava di inserirsi a gamba tesa anche nelle attività degli uffici precedentemente descritti. Reiter era alle dirette dipendenze del comando di Genova, retto da Friedrich Wilhelm Konrad Sigfrid Engel (Warnau am der Havel 11/2/1909 - Amburgo 4/2/2006), condannato all’ergastolo in contumacia per le stragi del Turchino, della Benedicta, di Portofino e di Crevasco dove, nel complesso, furono fucilati ben duecentoquarantotto tra partigiani e antifascisti.
Giorgio Caudano, Appunti, 2020
 
[ n.d.r.: alcuni lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano (con Paolo Veziano), Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]
 
Il 1° ottobre i piloti dell'Army Cub scoprirono i MAS tedeschi nel porto di San Remo. Un bombardamento ben mirato, nonostante il forte fuoco di risposta, provocò la distruzione di almeno tre di queste imbarcazioni e la demolizione delle strutture per la riparazione delle barche e di altre installazioni portuali. L'incrociatore USS Gleaves trovò anche il tempo di distruggere almeno una batteria da 88 mm (3 pollici), che si era rivelata pericolosa durante l'attacco. Il giorno successivo, assistito da aerei della USS Brooklyn, bombardò gli stabilimenti costieri, le postazioni delle batterie e le navi nel porto di Oneglia, facendo gravi danni a due grandi navi mercantili nemiche, distruggendo una batteria di difesa costiera e una batteria antiaerea vicino al porto. Durante quell'azione il Gleaves ricevette alcuni dei pochi colpi della sua carriera quando un proiettile da 88 millimetri perforò il suo scafo con le schegge.
Durante la notte, mentre pattugliava al largo di Sanremo, il radar di Gleaves individuò tre navi nemiche che si muovevano lungo la costa. Senza assistenza, si avvicinò a loro, nonostante sapesse della presenza di campi minati, e riuscì a distruggerne uno, costringendo gli altri due al ritiro. Più tardi, quella notte, i restanti due furono nuovamente individuati mentre cercavano di raggiungere Sanremo. Ancora una volta, Gleaves attaccò e questa volta distrusse una seconda nave del gruppo e riportò la terza a Genova, probabilmente in condizioni danneggiate.
Mentre tornava alla sua posizione iniziale al largo di San Remo, quella notte il Gleaves fu ingaggiato per la terza volta a battaglia poiché divenne oggetto di un attacco da parte di almeno cinque motoscafi esplosivi con equipaggio suicida. L'uso accorto e combinato di colpi di cannone, di bombe di profondità e di forti virate alla massima velocità lo misero in salvo, lasciando quattro imbarcazioni affondate nella sua scia. La mattina seguente, tornanto in zona, l'equipaggio catturò il quinto motoscafo intatto e con ancora a bordo due operatori. Per quanto è noto, quella fu la prima imbarcazione di quel tipo catturata ai tedeschi e fornì preziose informazioni tattiche alle forze alleate nella zona.
Nel dicembre 1944 il Gleaves fu assegnato come nave di supporto antincendio vicino alle posizioni alleate sulla frontiera franco-italiana e svolse questo compito fino alla partenza per gli Stati Uniti nel febbraio 1945.
Redazione, USS Gleaves, Wikipedia
 

giovedì 30 maggio 2024

Dal fronte a Savona le truppe tedesche ammontano a circa 4000 uomini, tutti appartenenti alla 34^ Divisione

Mentone

22 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 296, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Riferiva che quella mattina 62 tedeschi con 17 muli si erano recati in località Campi di Taggia per asportare di nuovo del foraggio e che, sempre nella stessa giornata, alle ore 10 aerei alleati avevano effettuato un bombardamento su Sanremo, seguito a cinque ore di distanza da un bombardamento navale, ma che di entrambi non si conoscevano ancora gli esiti.

22 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militare] Fondo Valle della II^ Divisione al comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della II^ Divisione - Relazionava che "è in atto un ripiegamento dei tedeschi dalla riviera ligure verso nord; osservando la via Aurelia si notano drappelli di tedeschi che, approfittando di mezzi civili e militari, si dirigono verso i centri ferroviari di Ceva ed Ormea. I ponti tra Oneglia e Ceva fatti saltare dai garibaldini e ricostruiti in legno sono sorvegliati a vista dagli stessi. I tedeschi che sono stati avvicinati dimostrano timore verso i partigiani e sentono che la fine si avvicina; sono gentili e puoi pensare 'che siano come il polpo: più lo batti e più diventa tenero'. I partigiani della zona di Fossano sono molto organizzati: bloccano treni, assaltano autocarri tedeschi, compiono azioni di polizia annonaria e sono ben visti dalla popolazione. Il famigerato capitano Ferrari è defunto. Tra Ormea ed Oneglia si trovano solo truppe tedesche. Nella giornata in corso correva voce che i tedeschi volevano disarmare la milizia, ma trattasi di notizia falsa".

22 febbraio 1945 - Dal comando delle Brigate S.A.P. di Sanremo al comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati" ed al C.L.N. di Sanremo - Comunicava che il lavoro di riorganizzazione, nonostante la carenza di armi e la difficoltà di reperire uomini dotati di qualità militari, procedeva bene, con Brigate già suddivise in Distaccamenti. 

23 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM Fondo Valle della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della II^ Divisione - Relazionava che nella giornata in corso era stato effettuato un bombardamento su Imperia in due riprese. La prima volta l'incursione era avvenuta alle 15.30 ed aveva come obiettivo un fortino ubicato sul molo di Oneglia. Il secondo attacco, che aveva seguito di 45 minuti il precedente, intendeva colpire il comando tedesco di marina di Via Siffredi e quello italiano [posto nell'attuale Corso Roosevelt]. Il primo "è stato centrato in pieno, ma la bomba, dopo avere passato due piani abitati da civili, giunse nel comando in questione ma non è esplosa... il comando italiano non è stato colpito ma la bomba è scoppiata a pochi metri di distanza dall'edificio e ha ferito leggermente al capo un milite ed il maggiore Trotta. La reazione contraerea del nemico è stata nulla". 

23 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM del I° Battaglione "Mario Bini" V^ Brigata "Luigi Nuvoloni", prot. n° 44, al comando della V^ Brigata ed al comando della II^ Divisione - Comunicava che era in aumento il numero di effettivi delle forze nemiche presenti come presidio ad Imperia. Il giorno precedente erano, infatti, giunti nella città 20 tedeschi da Pigna, 15 da San Bernardo di Conio e, in nottata, altri due gruppi di cui non si conoscevano né entità né provenienza. Aggiungeva che a Molini di Triora, in Valle Argentina, il presidio ammontava ad un centinaio di soldati, in prevalenza tedeschi e che era probabile l'arrivo nel paese anche di una compagnia di SS. Concludeva riferendo di voci non controllate relative ad un rastrellamento nemico in quel periodo in corso in Piemonte.

25 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Avvisava che "nei giorni scorsi salivano da Pigna, provenienti da Isolabona, 17 soldati della RSI, di cui 6 tra tedeschi e russi, per rinforzare il presidio di Molini; inoltre, giunsero altri 15 militari della RSI provenienti da San Bernardo di Conio. A Pigna il presidio è di 40 uomini; a Isolabona vi sono 3 batterie antiaeree che sono bersaglio dei bombardamenti alleati. Intenso il traffico sulla rotabile Isolabona-Ventimiglia, soprattutto di carriaggi che trasportano fieno per le salmerie. A Briga ogni giorno parte un treno merci per Cuneo. A Sanson i nazisti minano nel bosco tratti di sentieri. Dal fronte a Savona le truppe tedesche ammontano a circa 4000 uomini, tutti appartenenti alla 34^ Divisione".

26 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata della II^ Divisione "Felice Cascione", Sezione SIM, prot. n° 306, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Segnalava che il giorno 22 febbraio i tedeschi avevano effettuato un rastrellamento nella zona di Cetta, Loreto e Creppo [Frazioni di Triora (IM), in Alta Valle Argentina] e che i militi repubblichini di stanza a Molini di Triora avevano perlustrato la zona di Andagna, Frazione di Molini di Triora. E che nell'ultima notte 60 tedeschi provenienti da Taggia erano arrivati sino a Molini di Triora senza conseguire risultati di sorta.

26 febbraio 1945
- Dal comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" a tutte le formazioni dipendenti - Comunicazione dell'encomio solenne e della nomina a capo di Stato Maggiore della Brigata di "Artù" [Arturo Secondo]

27 febbraio 1945 - Da "Rina" alla Sezione SIM del CLN di Sanremo - Chiedeva di effettuare indagini su di un certo Poli che trafficava nel mercato nero e si pensava fosse un agente provocatore.

28 febbraio 1945 - Da "Mimosa" [Emilio Mascia, della Brigata SAP "Giacomo Matteotti", della zona di Sanremo] al CLN di Sanremo ed al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Informava che i tedeschi stavano trasferendo viveri da Villa Santa Croce di Sanremo, distrutta da un bombardamento aereo, a Villa King di Corso XXIII Marzo [attuale Corso Felice Cavallotti].

1 marzo 1945 - Da "Baffino" e "Tito R." [Rinaldo Risso, vice comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"] al comandante "Vitò" [anche "Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"] - Segnalavano che ad Andagna vi erano 21 tedeschi in procinto di obbligare 200 civili al lavoro per la ricostruzione della strada di Drego e che per intervenire si poteva impiegare anche parte dei garibaldini che stavano rientrando da Pigna.

1 marzo 1945 - Dal comando della II^ Divisione a "Franco" - Segnalava la necessità di immagazzinare nella zona di Realdo e Verdeggia, Frazioni di Triora (IM), 80 proiettili da mortaio da 81 mm, "oltre che cariche aggiuntive e da lancio".

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 348, al CLN provinciale ed alla Sezione SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava che per ragioni cospirative il segretario [Mario Mascia] del Comitato scrivente aveva cambiato il suo pseudonimo da "Cammeo" ad "Ulisse".

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 349, al comando della V^ Brigata - Comunicava che, nonostante la stretta sorveglianza nemica sussistente in Sanremo, era prossimo l'invio ai partigiani di 6 pacchi contenenti medicinali, indumenti e tabacco.

1 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 350/SIM, al "Capitano Roberta" [capitano Robert Bentley, ufficiale alleato di collegamento] - Comunicava che nell'occasione venivano inviati i lucidi richiesti in relazione alle operazioni di sbarco materiali progettate dalla Missione Alleata, esprimendo, altresì, rammarico per il ritardo con cui si era proceduto a tale inoltro, ritardo determinato dal rastrellamento nemico del 18 febbraio.

3 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata al commissario "Orsini" [Agostino Bramè] della V^ Brigata - Chiedeva di ricevere giornalmente la posta e segnalava che si era saputo da informatori che "Poeta", "Milan" e "Pompeo" erano trattenuti dai bersaglieri di Ceriana.
 
4 marzo 1945 - Da "Gori" [Domenico Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della della V^ Brigata] al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che lo stato di salute della famiglia di "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria], che egli aveva in custodia, era buono; che cambiava spesso dimora per paura di delazioni; che era preoccupato per la sorte di alcuni garibaldini; che "Chicò" era stato ucciso ed aveva lasciato 6 figli.
 
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

martedì 7 maggio 2024

Per tedeschi e fascisti gennaio 1945 avrebbe dovuto segnare la fine dei "banditi" partigiani nel ponente ligure

Sanremo (IM): zona sovrastante Corso Imperatrice

I rastrellamenti, che hanno investito la IV Brigata "E. Guarrini" durante tutto il mese di gennaio 1945, vengono effettuati anche sul territorio della V Brigata "L. Nuvoloni". L'intento del nemico è quello di liberare completamente la zona occupata dai partigiani. Per questo scopo truppe nazifasciste partono da Imperia, da Savona e da Ventimiglia. Partecipano alle azioni anche formazioni dei "Cacciatori degli Appennini" (3). A Triora si installa un presidio composto da una compagnia di granatieri della Repubblica Sociale, comandata dal capitano Cristin, il quale pone il Comando in casa della famiglia Daneri.
[...] A Sanremo giunge una Compagnia della "San Marco" (Divisione della Repubblica Sociale), proveniente da Albissola. I cannoni piazzati in località Burghi (tra Arma e Taggia), vengono puntati contro la Valle Argentina. Gradatamente il nemico trasferisce le munizioni depositate nella polveriera di Bussana, in località Gazzelli (Valle Impero) (8). Il partigiano "Romeo", addetto al collegamento tra il CLN di Sanremo e la Divisione "F. Cascione", si disloca in località Grattino (Molini di Triora), ove viene raggiunto da Giuseppe Noberasco (Gustavo), proveniente da Genova, ispettore delle SAP liguri: ha il compito di riorganizzare quelle di Sanremo, insieme ad Antonio Gerbolini (del PCI, addetto militare, comandante le formazioni di città) (9).
Si costituisce così il Comando di due Brigate Cittadine ai suoi ordini: la vecchia Brigata "G. Matteotti", e la nuova "G. Anselmi". Il Comando SAP, oltre al Gerbolino, è composto da Bertino Rolando, ufficiale addetto. La Brigata "G. Matteotti" ha per comandante Fortunato Carretta, per vicecomandante Eugenio Carugati, per commissario Vincenzo Rivetta; la Brigata "G. Anselmi" ha per comandante Giovanni Trucchi, per vicecomandante Nino Roverio e per commissario Luigi Luppi (10).
Il 2 gennaio in Sanremo i nazifascisti fucilano Emilio Zamboni (Emilio), partigiano della V Brigata (11). Intanto la città viene tappezzata di manifestini i quali annunciano che il mese di gennaio segnerà la fine dei "banditi" partigiani. In Sanremo sono dislocati i Comandi nemici più importanti della zona. Per dare uno sguardo d'insieme alla situazione militare nella città, abbiamo ritenuto opportuno riportare in sintesi l'ubicazione di tali comandi. Nell'albergo Nizza sono accasermati una cinquantina di uomini della Brigata Nera "A. Padoan" con il loro comandante; ivi è pure il Comando della G.N.R. e una quarantina di uomini. Un centinaio di militari della X flottiglia MAS e cinquanta bersaglieri sono accasermati nell'albergo Corso. Invece il Comando generale tedesco ha preso alloggio nell'albergo Imperiale, ed ha a disposizione circa quattrocento uomini. A Coldirodi stanziano una ventina di bersaglieri, i quali compiono servizio di pattuglia nei dintorni del paese (12).
[...] Il presidio nemico di Molini di Triora viene rinforzato fino a raggiungere una ottantina di uomini i quali si recano quasi giornalmente di pattuglia nelle zone circostanti. Nell'estremo Ponente Ligure anche il presidio nemico di Apricale viene fortemente rinforzato per timore di forti puntate alleate. Giungono nella località alcune centinaia di uomini con molti quadrupedi (13).
Continua lo stillicidio di perdite della Resistenza: a Ciabaudo il 3 gennaio durante un rastrellamento cade sotto il piombo nemico il partigiano Nicolò Sardo (Scibrò).
Come ad Apricale i nemici rinforzano le loro difese a Isolabona con duecento uomini che hanno con loro molti cavalli, a Dolceacqua con circa trecento uomini. A Perinaldo con una ventina di zappatori col il compito di riparare la strada Perinaldo - San Romolo, a Baiardo con una Compagnia di bersaglieri, a Ceriana con centocinquanta soldati, compreso un Comando di Battaglione. A Bussana venti civili (a turno) lavorano alla polveriera, sorvegliati da alcuni Tedeschi; ogni notte le armi prelevate dalla stessa sono caricate su due vagoni ferroviari, spediti altrove. Batterie tedesche sono in postazione a Passo Muratone, a Gouta, a Margheria dei Boschi, all'Alpetta e a Montecarbone. Il 5 di gennaio giungono nella zona di Sanremo circa trecento SS Tedesche, addette ai rastrellamenti, comandate dal maggiore Cramer, specialista in materia (14).
Il 4° Distaccamento partigiano comandato da Isidoro Faraldi (Serpe), (II Battaglione della V Brigata), il 5 gennaio 1945 si trova accampato in un casolare in località Carpenosa (Valle Argentina), con la neve fino ai ginocchi, e ridotto malconcio e di numero, 25 uomini, compreso il commissario "Gino" [Gino Napolitano]. Nella notte dell'Epifania, uno dei tre uomini di guardia informa che stanno arrivando il comandante della Divisione Cascione, Vittorio Guglielmo (Vitò), e il commissario Ivar Oddone (Kimi), i quali consigliano di tenersi in allarme, come avevano già fatto con gli altri Distaccamenti, purtroppo tagliati fuori da ogni collegamento, con l'ordine tassativo di non attaccare il nemico. Il Distaccamento di "Piacenza" è dislocato ad Andagna, quello di Giovanni Zaffarano (Mia) in Glori, e quelli di "Gino", di Vincenzo Orengo (Figaro) e di Giobatta Moraldo (Olmo), sono dislocati nella zona di Vignai. Iniziato il rastrellamento, il nemico fa confluire tutte le forze su Badalucco.
[NOTE]
3  ISRECIM, Archivio, Sezione I, cartella 27. Da una relazione datata 31.12.1944 di Franco Bianchi (Brunero), responsabile SIM, alla V Brigata, che preannuncia i rastrellamenti su menzionati.
8  ISRECIM, CLN di Sanremo, cartella 104, lettera del CLN di Sanremo al Comando della "Cascione", datata 24.1.1945.
9  Come da nota 8.
10 Ibidem.
11 ISRECIM, Archivio, Sezione II, cartella serie T. Lo Zamboni viene fucilato perché riconosciuto come il feritore del capitano dei bersaglieri Franco Savi, della 9 ^ Compagnia, in una precedente azione. Prima di salire in montagna era già stato milite delle forze della Repubblica Sociale.
12 ISRECIM, Archivio, Sezione I, cartella 28.
13 ISRECIM, Archivio, Sezione I, cartella 28. lettera del SIM della V Brigata al Comando della Divisione Cascione.
14 Ibidem, cartella 28.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria). Da Gennaio 1945 alla Liberazione - Vol. IV,  ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, pp. 103-106 

Curti Walter: nato a Sanremo il 1° agosto 1929, squadrista della Brigata nera “Padoan”, distaccamento di Sanremo.
Interrogatorio di Curti Walter del 28.5.1945: Mi arruolai volontariamente nella brigata nera di Imperia nel novembre del 1944 e assegnato al distaccamento di Sanremo dove sono rimasto fino al giorno 24 aprile
[...] Mi risulta che durante la mia degenza in ospedale, l’Impedovo con il Pelucchini, Siri, Nicco [n.d.r.: nel citato brogliaccio del distaccamento di Sanremo della Brigata nera, appare come Nicò; alcune fonti riportano per lui anche il triste soprannome di Gin (o Gim) Mano Nera] e Maselli, tutti della brigata nera, e due militari della SS tedesca, vennero in ospedale dove prelevarono un partigiano ferito e condottolo in un luogo un po' disabitato lo freddarono. Il Pelucchini ed il Nicco, assieme a reparti della SS, si resero colpevoli di tre delitti avvenuti nei pressi della Villetta alla vigilia del Natale del 1944. Sempre durante il periodo della mia degenza, seppi che reparti della brigata nera, unitamente a tedeschi, recatisi [2 gennaio 1945] sulle alture di Verezzo [Frazione di Sanremo], dopo un piccolo scontro, colpivano un partigiano [n.d.r.: Mario Emilio Zamboni, nato a Crikvenika, nell'attuale Croazia, il 16 settembre 1921] che per mancanza di munizioni aveva gettato l’arma e si era arreso e lo finivano a colpi di pistola. Poiché il partigiano si manteneva ancora in vita, un tedesco avvicinatosi gli scaricò sulla testa la sua pistola. Dichiaro che il Pelucchini, l’Impedovo ed il Nicco erano in piena collaborazione con gli appartenenti alla SS Italiana, numerosi fra i quali si distinguevano elementi italiani residenti all’estero.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019    

[...] Il Fante Mario (o Mariano) Calabretti il giorno della dichiarazione dell’Armistizio con gli Anglo-Americani si trovava in servizio nel Nord Italia.
Per nulla intenzionato ad aderire alla Repubblica di Salò e combattere ancora al fianco dei tedeschi, si dette alla macchia e divenne partigiano, poiché anche per lui era molto difficile raggiungere le zone libere dell’Italia già sotto controllo alleato.
Messosi in contatto con quanti già operavano clandestinamente sulle montagne, si arruolò nelle formazioni costituite nel Comando 2a Div. d’Assalto “Garibaldi” della la Zona della Liguria “F. Cascione”.
Assunto il nominativo in codice di “Beten” combatte con il grado partigiano di “Garibaldino” tra le fila del 1° Battaglione della 5a Brigata.
Il 6 gennaio 1945 venne catturato da forze repubblichine durante un rastrellamento nella zona di Ciabaudo del Comune di Badalucco (Imperia) e portato a Villa Ober in San Remo (Imperia) dove fu tenuto prigioniero.
Immediatamente sottoposto a processo dal Tribunale Straordinario di Guerra della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) con l’imputazione di "diserzione con passaggio a bande di ribelli e di favoreggiamento agli stessi", fu condannato a morte mediante fucilazione alla schiena.
La sentenza fu immediatamente eseguita nella città di Imperia.
Nella stessa seduta il Tribunale condannava un altro militare, tale Vice Brigadiere Zara Zeffiro, accusato di tradimento perché, pur prestando servizio nella G.N.R., aiutava i partigiani dando loro munizioni e viveri.
Anche quest’ultimo fu condannato a morte e la sentenza fu eseguita a Oneglia il 27 gennaio.
E, perché tale condanna avesse la funzione di deterrente nei confronti di altri militari alla macchia, la notizia della fucilazione di entrambi fu riportata persino su un giornale locale, “Il Quotidiano - L’Eco della Riviera”.
La triste vicenda del Calabretti fu ufficialmente confermata dal Ministero della Difesa il quale dichiarò che: "[..] il Fante Calabretti Mariano è deceduto il 6 febbraio 1945 a Imperia fucilato in base ad una sentenza emessa dal Tribunale Straordinario di Guerra [..]".
(da Nuccio Carriero, San Vito in guerra. La partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale, Ed. Arcobaleno San Vito dei Normanni, 2012)
Redazione,
Calabretti Mariano partigiano fucilato, ANPI Brindisi  

A fine gennaio si riunisce a San Remo, in Villa Clara, il Tribunale Straordinario di Guerra della Guardia Nazionale Repubblicana per giudicare Mario Calabretti e Zeffiro Zara, già ex militi, colpevoli di favoreggiamento di bande partigiane. Sono condannati a morte e fucilati alla schiena. Lo Zara cade il 27 gennaio 1945, il Calabretti a Imperia il 1 febbraio 1945
[...] Cosa di cui abbiamo già fatto cenno, il Tribunale Straordinario di Guerra della Guardia Nazionale Repubblicana si è radunato ad Imperia per giudicare il milite Mario Calabretti, imputato di diserzione con "passaggio a bande armate" di ribelli e di favoreggiamento di essi. E' condannato a morte mediante fucilazione alla schiena. La sentenza ha avuto esecuzione il primo febbraio 1945.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Op. cit.

domenica 19 marzo 2023

Pare che in prossimità di Cesio i partigiani abbiano iniziato un'azione contro i Muti

Cesio (IM). Fonte: mapio.net

Per ritorsione e per vendicare i compagni caduti, il 4 ottobre 1944 attaccammo il caposaldo nemico di Cesio.
Insieme ad alcuni altri, il mio compito era quello di trasportare a spalle una mitragliatrice pesante con relative munizioni. Camminammo da Colle San Bartolomeo fin quasi al paese di Caravonica da dove era possibile battere il presidio nemico di guardia ad un ponte minato. Ma il nemico era ben protetto e il nostro attacco ebbe scarso successo.
Sandro Badellino, Mia memoria partigiana. Esperienze di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese (1944-1945), edizioni Amadeo, Imperia, 1998  

Bisognerà muoversi, tenere moralmente i distaccamenti in efficienza bellica e, oltretutto, vendicare nel modo più efficace i compagni caduti nell'imboscata di Pieve di Teco.
Il 2 ottobre 1944, presa la decisione di attaccare il presidio nemico di Cesio composto da circa quaranta uomini, brigate nere del battaglione «Muti», uccisori dei compagni di Nino Berio, viene studiato nei minimi particolari il piano di annientamento (per spazzare quel triste covo), partendo dalla considerazione che il presidio in avamposto, molto isolato, distava all'incirca sette chilometri da quello più vicino di Chiusavecchia.
Appostata una squadra a sud di Cesio sulla statale 28 per bloccare eventuali rinforzi nemici proveniente da Chiusavecchia, altre squadre avrebbero portato un attacco concentrico al paese, supponendo che in esso e alla periferia fossero dislocate le postazioni nemiche. A forze pari il fattore sorpresa avrebbe dovuto giocare a favore dei partigiani, scelti tra i più coraggiosi della brigata.
Lasciata Piaggia alle ore 8, trentasei garibaldini del distaccamento d'assalto «G. Garbagnati» e una squadra del battaglione «Nino Berio» unitamente al vice comandante di divisione «Cion» [Silvio Bonfante], al vice comandante di brigata «Mancen» [Massimo Gismondi] ed al commissario «Mario» [Carlo De Lucis], giungono a Pieve di Teco nella mattinata del 3 ove procedono ad una retata di spie e pernottano nel paese.
Però la spia annidata nel Comando partigiano riesce ad informare del prossimo attacco i fascisti di Cesio che nel corso della notte raddoppiano gli effettivi. Conosciuto il fatto e la fallita sorpresa, «Cion» decide di attaccare ugualmente: è nel suo stile.
Prima dell'alba del giorno 4 i garibaldini partono verso Cesio. La marcia di avvicinamento si compie senza ostacoli ma termina con alquanto ritardo sul previsto.
Ormai è già chiaro ad oriente quando i partigiani si accingono, col fiato grosso per la marcia affrettata, ad appostarsi.
Dal colle San Bartolomeo si staccano due squadre: una di cinque uomini con una mitragliatrice pesante va a piazzarsi a sud del paese per stroncare un eventuale invio di rinforzi da Chiusavecchia e per battere contemporaneamente, con più ampio respiro, tutta la zona. L'altro nucleo cala su Cesio bloccandone la periferia. Nel contempo il grosso delle forze, raggiunto il passo omonimo e divisosi in tre squadre, piomba dai tre lati sopra il ponte rotto.
«Cion» urla (altra sua romantica qualità di guerrigliero latino): "Fascisti... siamo i compagni di Nino... siamo venuti a vendicarlo... difendetevi ...fuoco!" <1.
L'azione ha inizio con una mitragliatrice pesante «Breda», tre «Machinen-Gravers», due «Saint-Etienne», tre lanciagranate ed alcune armi automatiche individuali.
Sono le 7,30 precise; all'urlo di «Cion» i fascisti, che stanno facendo colazione e l'alza bandiera, capiscono e riescono a dileguarsi tra gli alberi di ulivo. Il fuoco inizia violentissimo, i garibaldini scendono all'attacco benché la conformazione della vallata impedisca loro di battere con precisione l'accampamento nemico ove regna panico e disorientamento.
In un primo tempo il fuggi fuggi tra i fascisti, che lasciano sul terreno un morto ed un ferito grave (il comandante del presidio ten. Lo Faro), é generale <2.
I loro baraccamenti sono crivellati e sconvolti dalle raffiche dei mitragliatori, dalle bombe a mano e dai colpi ben piazzati dei lancia granate.
Frattanto, raggiunte a fatica le loro vantaggiose posizioni, i «Muti» aprono un fuoco intenso con due mitragliatrici pesanti «Fiat», alcuni mitragliatori, fucili e mortai da 45 mm.
La lotta dura circa due ore; tra gli spari si odono gli ordini e le invettive dei comandanti nemici: "Raggiungi il «Sant-Etienne»". "Non posso, signor tenente, mi tirano addosso", poi le vecchie canzoni di lotta «Fiamma Nera» e «Giovinezza», echeggiano nella vallata tra gli ulivi e le raffiche di mitragliatrice, poi ancora insulti ed invettive: "Tirate meglio... fatevi sotto, fatevi vedere se avete del fegato" <3.                                                                              
Il nemico, convinto di essere circondato da forze preponderanti, resiste con tutta la sua disperazione, consapevole della sorte che l'attenderebbe se venisse sopraffatto.
È una lotta mortale; i garibaldini sparano con cieco furore, il pensiero dominante é vendicare Nino e gli altri compagni.
Però venuta a mancare per le ragioni suddette la sorpresa, il fuoco incrociato delle armi del nemico rende problematico e oltremodo temerario un assalto. Sarebbe follia e morte certa, tanto più che non si conosce con precisione l'esatta ubicazione delle postazioni nemiche. Nonostante ciò qualcuno vorrebbe tentarlo. Però non resta che la determinazione di continuare un violento duello di logoramento col nemico.
In questa fase dello scontro vengono uccisi alcuni brigatisti neri compreso un borghese delatore, alcuni altri rimangono feriti. Nessuna perdita da parte garibaldina <4.
Intanto richiamati dagli spari, giungono rinforzi autocarrati al nemico da Chiusavecchia.
Le squadre partigiane data l'esiguità delle loro forze, ritenendo foriera di perdite la tattica di snidare i «Muti» dalle loro munite e difficili postazioni, risalgono a Cesio ove compiono pulizia di tutto ciò che é segno di collaborazione e aiuto ai fascisti <5.
Viene sequestrato, tra l'altro, il materiale di cucina che serviva per l'alimentazione dei «Muti» (marmitte, pentole, viveri ecc.) e completamente requisita o resa inutilizzabile la dotazione di un albergo che usava ospitare i fascisti e i loro famigliari (materassi, coperte, effetti, ecc.).
I fascisti giunti di rinforzo riescono a tagliare fuori del grosso una squadra del distaccamento «Marco Agnese» comandata da «Trucco» che, però, infiltratasi tra le maglie nemiche, miracolosamente raggiunge i compagni oltre il colle San Bartolomeo.
Il tenente Lo Faro, ferito, ordina ai suoi uomini di andare in paese per prelevare alcuni ostaggi da fucilare; la sentenza non viene eseguita ma sono fatte saltare alcune case e fienili ed é catturato un giovane presunto partigiano. L'azione non ha dato i risultati sperati. Il gruppo, ad eccezione del comandante «Boscia» <6 che con otto garibaldini rimane a Pieve di Teco per ragioni di servizio, nel tardo pomeriggio raggiunge Mendatica ed il giorno 5 perviene a Piaggia, mentre il distaccamento «F. Airaldi» riprende posizione nella casermetta del Tanarello.
Intanto il 5 di ottobre «Simon» [Carlo Farini] aveva avuto un colloquio con Giovanni Parodi (Michele) membro del Triunvirato Insurrezionale per la Liguria delle brigate Garibaldi, e con Baldini (Matteo) segretario della federazione del P.C.I. di Imperia e addetto ai collegamenti con la città, in cui si era discusso sulla formazione delle Giunte Popolari, presenti i candidati Sindaci di quasi tutti i Comuni della valle Impero.
Il 6 di ottobre riuniva in due casoni posti di fronte a Carpasio il Comando della IV brigata e tutti i comandanti e i commissari di distaccamento per discutere le cause che avevano determinato i precedenti sbandamenti garibaldini in seguito ai rastrellamenti nemici ed il ripiegamento in alta montagna (Piaggia) della I brigata.
Nel contempo emanava direttive per una maggiore disciplina ed un più stretto contatto tra i distaccamenti ed il comando e disponeva che la IV brigata rimanesse sulle sue posizioni (funzioni di collegamento tra la costa e l'alta montagna).
Nel pomeriggio il vice commissario della I brigata Osvaldo Contestabile (Osvaldo) era nominato commissario della V brigata ed il garibaldino Beniamino Miliani (Miliano) assumeva l'incarico lasciato libero da «Osvaldo».
Finite le riunioni, «Simon» rientrava al Comando divisione a Piaggia incalzato dalle notizie del rastrellamento tedesco iniziato nella valle Argentina e a Pigna contro la V brigata e del ripiegamento di questa sulle posizioni della I. A causa di questi precipitosi spostamenti a piedi o a dorso di mulo, «Simon» si ammalava di broncopolmonite. Il 12 di ottobre sembrava segnare un inizio di miglioramento, ma era mera illusione.
[NOTE]
1 Dal diario di Gino Glorio (Magnesia).
2 Dal diario di Luigi Massabò (Pantera).  
3 Dal diario di Gino Glorio (Magnesia).
2 Dal diario di Luigi Massabò (Pantera).                                            
4 Le perdite inflitte al nemico risultano nella relazione n. 330 di protocollo, del 4.10.1944, inviata dallo Stato Maggiore al Comando divisionale nel pomeriggio stesso della giornata dello scontro.
5 Nelle postazioni «Muti» di Cesio si trovava tutto il marciume della gioventù fascista e filotedesca della riviera, da Oneglia a Ventimiglia. Da lì partivano le rappresaglie contro i civili, le azioni di disturbo ed i rastrellamenti effettuati nelle zone adiacenti.
6 Il comandante Franco Bianchi (Stalin) aveva anche il nome di battaglia «Boscia».

Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977, pp. 141-144 

3 ottobre 1944
Questa notte forti contingenti di partigiani, provenienti dai pressi di Acquetico, sono transitati per Pieve di Teco, diretti versi il Colle S. Bartolomeo.
A quanto si vocifera, pare che in prossimità di Cesio i partigiani abbiano iniziato un'azione contro i Muti. Intanto è da ieri che Pieve è bloccata dalla parte di Imperia.
Questa mattina, con una macchina da turismo proveniente da Albenga, sono giunti sei o sette tedeschi per la misurazione dei ponti demoliti.
Sono le 18 e non si sa ancora niente di preciso circa ciò che sia accaduto verso Cesio.
Sono le 5 e si lancia «la grida» che, per ordine del Commissario Prefettizio, il coprifuoco è stabilito dalle ore 8 di stasera alle 5 di domani; il lanciatore proclama: «Le pattuglie spareranno su tutti quelli che dopo le ore 8 si troveranno fuori di casa».
Queste pattuglie sono formate da patrioti e tale grida l'hanno fatta lanciare per loro maggiore sicurezza.
Questi partigiani a Cesio hanno combattuto dall'albafino alle ore 10.
- All'una erano già a Pieve.
4 ottobre 1944
Si dice che nel combattimento svoltosi ieri a Cesio i repubblichini abbiano avuto perdite assai gravi e che in parte sono state danneggiate dal fuoco parecchie case - Però sono sempre notizie incerte. Mentre scrivo parecchi di questi partigiani vanno in cerca di uomini per farli andare alla Paperera al di là del ponte rotto ove, trovandosi un camion con un carico di viveri, vorrebbero farlo trasbordare per Pieve.
E tutto per non lasciarlo proseguire per Vessalico ove sono una quarantina di tedeschi al lavoro per la ricostruzione di quel ponte.
Questa notte io e mia moglie abbiamo pernottato nel Barcheto nella villa.
Questa decisione fu consigliata dallo strano caso delle cose incombenti e per assicurare tranquillità a mia moglie che vive sempre sotto l'incubo della drammatica notte del mio arresto.
5 ottobre 1944
L'azione a Cesio ha effettivamente dato luogo a rappresaglie da parte tedesca.
Si dice che in Vessalico siano giunti altri tedeschi di rinforzo per affrettare la riparazione del ponte.
6 ottobre 1944
Giornata d'acqua a dirotto - L'Arroscia è in piena e tutti si augurano che cresca maggiormente onde ostacolare ai tedeschi le riparazioni ai ponti - Si nota fin da stamattina un'insolita attività di patrioti: ve ne è una vera invasione.
L'acqua ha diminuito di intensità, ma piove sempre.
Manca totalmente la farina - Oggi si è ancora distribuito un etto e mezzo di pane procapite, ma si dice che domani non sarà più possibile alcuna distribuzione.
Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994,  pp. 123,124

domenica 12 febbraio 2023

Un giovane della provincia di Bari fucilato da partigiano a Sanremo

Fonte: Giuseppe Basile, art. "Leggi Noci" cit. infra

Ancora il 12 febbraio 1945 a Sanremo presso Villa Junia vennero uccisi mediante fucilazione i garibaldini Renato Borgogno (Caminito), Francesco Donchio (Franz) [n.d.r.: nuove fonti sostengono che si trattava di Francesco D'Onghia; altri documenti partigiani sostengono che fosse stato fucilato sempre a Sanremo, ma il 2 marzo 1945], mutilato ad un braccio, e il civile Silvestro Polizzi.
I loro corpi finirono in una fossa comune. Sulla tragica fine di 'Franz' dalla Memoria del partigiano Gian Cristiano 'Gianburrasca' Pesavento (conservata nell'archivio ISRECIm sez. III cartella 24 bis) si apprende che "era privo di una mano. Così gli aguzzini gli strapparono i vestiti, finchè il moncherino non fosse scoperto e su quel moncherino infierirono con una frusta".
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945). Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste,  Anno Accademico 1998-1999 

Francesco D'Onghia. Fonte: Giorgio Caudano, op. cit. infra

Francesco D’Onghia dal giugno 1944 alla morte presta servizio effettivo come partigiano combattente nel III° battaglione della IV^ brigata “E. Guarrini” della II^ divisione d’Assalto Garibaldi “F. Cascione”. D’Onghia viene catturato con altri due garibaldini nei pressi di Pompeiana (IM) e sottoposto invano a torture perché fornisca informazioni sui suoi compagni. Così il 12 febbraio 1946 a Sanremo (Villa Junia) viene fucilato insieme al civile Silvestro Polizzi ed al partigiano Bergogno Renato (Caminito).
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016

Elenco delle vittime decedute
Borgogno Renato (nome di battaglia “Caminito”) fu Giobatta, nato a Sanremo il 24.11.1924, anni 20, tapezziere, Partigiano, Com.te Squadra (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 15.04.1944 al 12.02.1945 n° dichiaraz. Integrativa 3218, fucilato a Villa Junia il 12.02.15.
D'Onghia (Donchio) Francesco (nome di battaglia “Franz”) di Domenico, nato a Noci (Bari) l'1.02.1923, anni 21, contadino, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” V Brig.) dal 18.06.1944 al 2.03.1945 n° dichiaraz. Integrativa 19396,
[...] Nel giorno 12 febbraio 1945 a Sanremo (villa Junia) vengono fucilati i garibaldini Francesco Donchio (Franz) (trattatasi di D'Onghia Francesco) mutilato ad un braccio, Borgogno Renato (Caminito) e il civile Polizzi Silvestro. I loro corpi finiscono in una fosse comune.
da Vol. IV “Storia della Resistenza Imperiese di F. Biga pag. 172 e da Memoria del partigiano G. Pesavento conservata nell'archivio ISRECIm sez. III cartella 24 bis
[...] Monumenti/Cippi/Lapidi:
Edicola in marmo: lapide in marmo riferita a rastrellamento e fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) iscrizione:ba perenne ricordo dei Garibaldini (inseriti anche i nomi dei 2 partigiani e del civile) ... che al sacro ideale della libertà immolarono le loro vite generose vittime del furore nazifascista ….. - situata in Corso Inglesi a Sanremo
Edicola in laterizio: lapide in marmo riferita a fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) (inseriti anche i nomi dei 2 partigiani e del civile - Edicola in marmo: lapide in marmo riferita a rastrellamento e fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) iscrizione: a perenne ricordo dei Garibaldini (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani di Baiardo) ... che al sacro ideale della libertà immolarono le loro vite generose vittime del furore nazifascista ….. - situata in Corso Inglesi a Sanremo
Edicola in laterizio: lapide in marmo riferita a fucilazione (del 24.01.45 e 12.002.45) (inseriti anche i nomi dei 4 partigiani di Baiardo) - Situata presso Villa Junia - Sanremo) - Situata presso Villa Junia - Sanremo. [...] Commemorazioni
Ogni anno nei primi giorni di marzo l'ANPI sez. di Sanremo organizza una commemorazione presso Villa Junia per ricordare i caduti del 24.01.45 e del 12.02.45.  

Roberto Moriani, Episodio di Villa Junia, Sanremo, 12.02.1945, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Come ha avuto modo di scrivere anche il professor Vito Antonio Leuzzi, presidente dell’IPSAIC (Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) di Bari, la Puglia, subito dopo la Sicilia, è stata la regione del Sud con il maggior numero di partigiani caduti in combattimento, fucilati e deportati. Gli aderenti alla lotta di liberazione, originari della Provincia di Bari furono oltre cinquecento, il numero più alto tra le provincie meridionali. Anche Noci ha contribuito alla Liberazione dell’Italia dai nazi-fascisti. Tra i partigiani nocesi vi è Francesco D’Onghia: la militanza partigiana e le sue notizie biografiche, che saranno illustrate durante l’incontro del 26 settembre, sono venute alla luce soltanto recentemente.
Giuseppe Basile, Settembre in Santa Chiara: Franz. Il partigiano Francesco D'Onghia, Noci Gazzettino, 25 settembre 2019

[...] Francesco D’Onghia. A quest’ultimo dal 31 luglio 1984 è intestata una strada nell’abitato di Noci, nonostante all’epoca si avessero solo frammentarie e imprecise notizie circa la drammatica vicenda dello sfortunato nocese. Grazie a recenti ricerche effettuate anche da una pronipote, Marica D’Aprile, sono ora disponibili maggiori notizie sul nostro sfortunato e valoroso concittadino.
Francesco D’Onghia nasce a Noci da Domenico e Anna Pugliese. Contrae matrimonio il 15/11/1942 nella chiesa di S. Maria Assunta di Valsinni (Matera) con la diciannovenne casalinga valsinnese Rosa Montemurro. Francesco sembra avviato, come tanti coetanei, a una vita di lavoro e sacrifici per mantenere la sua famiglia con il duro e onesto lavoro di contadino, come riportato in alcuni documenti, e/o di carbonaio, come dichiarato nell’atto di matrimonio. Durante il secondo conflitto mondiale viene però chiamato alle armi. Al momento del proclama dell’armistizio dell’8 settembre 1943 egli è in servizio nella 2a Compagnia di Sanità presso l’ospedale militare di Alessandria.
Il giovane Francesco, approfittando dello sbandamento generale, potrebbe abbandonare le armi e tornarsene a casa, come fa la maggior parte dei soldati, oppure aderire all’Esercito nazionale repubblicano; invece, per un’innata aspirazione alla libertà, preferisce avvicinarsi alle prime spontanee formazioni partigiane, nelle quali assume il nome di battaglia di “Franz”, e prendere parte attiva alla Resistenza e alla lotta di liberazione.
È documentato che dal 18/6/1944 alla morte presta servizio effettivo come partigiano combattente nel III battaglione della IV brigata “E. Guarrini” della II divisione d’assalto Garibaldi “F. Cascione”. Il 24/1/1945 durante uno scontro con i nazi-fascisti è catturato presso Pompeiana (Imperia) e sottoposto invano a torture perché fornisca informazioni sui suoi compagni garibaldini. In precedenza era stato gravemente ferito, presumibilmente in uno scontro con il nemico, tanto che gli era stata amputata la mano o parte del braccio sinistro [...]
Giuseppe Basile, Il partigiano nocese Francesco D’Onghia che perse la vita per la libertà, Leggi Noci, 25 aprile 2020

Secondo alcune fonti Franz è fucilato il 12/2/1945 a Villa Junia, presso Sanremo. Un testimone ricorda che egli “era privo di una mano. Così gli aguzzini gli strapparono i vestiti finché il moncherino non fosse scoperto e su quel moncherino inferirono con una frusta”.
In altri documenti, tra i quali l’atto di morte trascritto presso il Comune di Valsinni, è riportata la data di morte del 2/3/1945.
La famiglia di Francesco D’Onghia è informata della morte del congiunto dal comando del terzo battaglione della brigata “E. Guarrini” il 22/5/1945 con la seguente comunicazione:
“È col più vivo rimpianto che dobbiamo annunciarVi che il caro Compagno FRANCESCO ci ha abbandonato quando già ci arrideva la vittoria.
Ha appartenuto fin dai primi giorni del Giugno 1944 alle nostre formazioni ed ha dato prova di un’onestà e sagacia tali da essere stimato e amato da tutti i Superiori come un vero fratello.
È caduto, colpito dal piombo del nemico nazi-fascista, dopo lunghi giorni di prigionia sopportati con uno stoicismo tale che il nemico stesso dovette ammettere di aver giustiziato un Eroe.
Il vile nazi-fascista non è riuscito a piegare la sua volontà ed egli, pur di fronte alla morte, seppe conservare, dignitoso e sprezzante, la calma dei forti.
Tutti i Garibaldini del III Battaglione rimangono a Voi uniti nel dolore e nel proposito di vendicare il Compagno gloriosamente Caduto per un Ideale di GIUSTIZIA E LIBERTÀ”.
I resti mortali di Francesco D’Onghia quasi certamente riposano in pace nell’ossario del Sacrario dei Caduti partigiani del cimitero di Valle Armea in Sanremo, dove a cura della sezione sanremese dell’A.N.P.I., il suo nome è stato aggiunto in calce ai nominativi già esistenti.
Il nome di Francesco Donchio è riportato anche, con quelli di altri partigiani, su una lapide in un’edicola situata in Corso Inglesi presso Villa Junia a Sanremo.
Nel 1984 il Consiglio comunale di Noci intesta a Francesco D’Onghia l’ultima traversa a destra di via Tommaso Siciliani, prima dell’ingresso al Parco giochi.
Giuseppe Basile, Franz, il partigiano Francesco D'Onghia, Noci24, 24 settembre 2019

sabato 9 luglio 2022

Il 2 febbraio 1945 erano stati arrestati 10 giovani, forse appartenenti alla banda dell'avvocato Buzzi

Sanremo (IM): una vista sul Porto Vecchio

Il I° febbraio del 1945 Emilio Mascia (Mimosa), responsabile del Sim (Servizio informazioni militari), concluse la sua relazione sull'avvocato Buzzi di San Remo, persona, quest'ultima, entrata in contatto, verso fine novembre del '44, con gli ambienti legati alla Resistenza, come riferisce lo stesso "Mimosa" nella parte iniziale della sua inchiesta: "Come è noto l'individuo in intestazione generalizzato iniziò a farsi notare nell'ambiente sanremese del movimento di liberazione nazionale nella prima quindicina del novembre scorso, quando lo scrivente, per supposti convegni che lo stesso Buzzi avrebbe avuto con elementi antifascisti inviati, secondo incontrollate indiscrezioni, da Genova per promuovere sul posto un piano di riorganizzazione dell'antifascismo sanremese, ebbe ad occuparsi in modo particolare del caso di cui trattasi".
Per la precisione, il primo documento in nostro possesso in cui viene menzionato l'avvocato Buzzi è datato 28 novembre 1944 e porta la firma del segretario del Cln di San Remo, Mario Mascia (Cammeo). L'oggetto della lettera (inviata al Comando della IV Brigata e per conoscenza al Comando della Divisione "Cascione") tratta di informazioni generali sul dottor Samà, alias avvocato Buzzi: «Circa questo signore, che si firma anche avvocato Buzzi e che si serve di altri individui, quali l'Abbondanza Mario, di cui ad un vostro precedente rapporto trasmessoci per competenza, le informazioni che abbiamo potuto raccogliere sul suo conto sono molto imprecise. Parrebbe che, prima dell'8 settembre abbia fatto parte dell'Ovra: certo è che non si conoscono esattamente i suoi mezzi di esistenza, pur vivendo egli abbastanza agiatamente senza avere un'occupazione. Nelle scorse settimane il Samà si è interessato, per conto di elementi probabilmente badogliani e legati alla monarchia, di costituire illegalmente organizzazioni. Lo abbiamo diffidato, poiché il nostro lavoro risulta intralciato dalla sua azione. In un secondo momento, poiché egli era in rapporti con il compagno "Pucci" e sembrava intenzionato a fornire indicazioni, peraltro abbastanza note, gli abbiamo consigliato di tenersi in contatto con il compagno "Pucci", fornendo a noi, essendo egli nella zona di nostra competenza, le informazioni di cui egli possa venire a conoscenza. In ogni modo, almeno per il momento, vi raccomandiamo di diffidare di lui, ordinandogli, in ogni caso, di tenersi in contatto col nostro Sim attraverso il compagno "Pucci".»
Romano Lupi, L'attività del Comitato di liberazione nazionale di San Remo nel 1944-1945 e il mistero de "La Giustiziera", Bollettino di Villaregia, Comunità di Villaregia, Via N. Bixio 69, Riva Ligure (IM), XIII-XIV- XV (2002-2003-2004) NN. 13-14-15 
 
Nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943 un gruppo di cittadini sanremesi guidati dal dottor Giovanni Cristel, coadiuvato da Antonio Canessa e Alfredo Esposito, raggiunsero un accordo con il maggiore Ferrari e il dottor Samà per poter prelevare armi e munizioni dal Presidio di via Lamarmora, che era stato abbandonato dai militari il 9 settembre, mentre altri armi furono asportate da un deposito di corso Garibaldi e consegnate a Michele Silvestri, che faceva parte di un gruppo operante a Verezzo, da dove sarebbero state riportate in città con la collaborazione del già ricordato Canessa, il quale le fece portare in un luogo più sicuro per evitare che finissero nelle mani di tedeschi o fascisti.
Nel corso del 1944 il già citato partigiano Michele Silvestri (Milano), coadiuvato anche dalla giovanissima figlia Dilanda, organizzò i primi gruppi di resistenza a Verezzo, dove costituì una propria banda, facente parte dei GAP (Gruppi di Azione Patriottica), che il 1° ottobre 1944 sarebbe stata inclusa nelle formazioni cittadine SAP.
Durante la guerra di Liberazione il distaccamento GAP di Verezzo operò diversi colpi di mano grazie ai quali furono recuperati denaro, indumenti e viveri poi inviati alle formazioni partigiane di Gino Napolitano e Vincenzo Orengo.
Da segnalare inoltre che il 4 dicembre 1944, nei pressi di Verezzo, un gapista uccise un soldato tedesco che voleva arrestarlo.
(fonti: testo di Andrea Gandolfo...)
Redazione, Storia di Verezzo, Sanremo. Storia e Tradizioni 
 
Nel frattempo Avogadro, in veste di collaboratore dell’intelligence britannica, per allacciare col Piemonte un servizio informativo alle dipendenze degli inglesi si era recato in Liguria, dove l’Arma «aveva perso molto terreno in seguito alla condotta degli ufficiali di quella Legione che in massa avevano aderito alla repubblica» <14. Riconoscendo improba l’impresa di impiantare un’organizzazione clandestina, per le sue forze e per la limitatezza delle sovvenzioni, riuscì a raggruppare una cinquantina di carabinieri nella zona tra Imperia e Sanremo, affidati alle cure del pretore di Taggia, il giudice Alessandro Savio, insieme al quale incontrò un comandante di una banda in costituzione (probabilmente Michele Silvestri “Milano”, comandante del distaccamento Gap di Verezzo, confluito poi nelle Sap di Imperia), ma i contatti con gli uomini di questo territorio furono saltuari per il resto della guerra.
Enrico Pagano, “A favore dell’Arma”. L’attività nel periodo clandestino di Rodolfo Avogadro di Vigliano, questore di Vercelli nominato dal Cln, l’impegno, a. XXXV, nuova serie, n. 2, dicembre 2015, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia
 
9 gennaio 1944 - XXIII
(Relazione trascritta in ritardo)
Ci giunge un'informazione secondo la quale in Via Goethe, 16 (ultimo piano) presso Modena (frantoiano con frantoio al Roglio) esiste la stamperia clandestina della Brigata Cittadina (ciclostili, carta, ecc.).
Anzi, si sa persino che dev'essere in composizione un manifesto contro il Comandante Mangano.
Fatta l'azione di sorpresa, al mattino del 5 gennaio, al Comando personale del Comandante Mangano, unitamente al V. Com.te Ravina ed ai legionari Nicò, Pelucchini, Borea, Albanini, Cottali, nulla è stato trovato, nulla rintracciato neppure indizi né carta da ciclostile.
In casa sono stati trovati tre individui... Samà... noti come accaparratori di sterline e trafficanti in borsa nera.
Perlustrati il mulino e le cantine, nulla è stato trovato.
Ripetere il tentativo di notte?
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
 
9 gennaio 1944 - XXIII (Relazione trascritta in ritardo) [...] Gino Napoletano [Gino Napolitano] che comanda la banda di Bussana (?) [n.d.r.: il punto interrogativo è nel brogliaccio] è a S. Remo.
Investigare sulla cosiddetta "Brigata Cittadina" (organizzazione rossa, comunista) che opera in S. Remo. La comanda l'Avv. Buzzi... [...] Informazioni passate alle SS germaniche
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo

Furono poi eseguiti diversi confronti [n.d.r.: di Antonio Capacchioni, partigiano attivo nel Gruppo Sbarchi Vallecrosia, catturato casualmente a metà gennaio 1945] fra i quali uno con certo Samà, alias Buzzi, ma che non portò ad alcun risultato.
Ernest Schifferegger (altoatesino, interprete, ex sergente SS) in un verbale degli interrogatori subiti, confluiti in un documento del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense
 
30 gennaio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 238, all'ispettore della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava l'arresto da parte dei tedeschi di alcuni appartenenti alla "banda Buzzi", tra i quali figuravano "Borgogno" e "Taganoff" [n.d.r.: Ernesto Lanteri, furiere di battaglione nella V^ Brigata], e l'uccisione di "Tripodi". "Mentre ci riserviamo farvi tenere completo rapporto a riguardo della banda dell'avvocato Buzzi entro la settimana, v'informiamo che, in questi ultimi giorni, alcuni membri della banda Buzzi sono stati arrestati dai tedeschi o dai membri delle Brigate nere. Come già comunicatovi il nominato Tripodi, membro della banda Buzzi, venne ucciso una decina di giorni or sono a San Martino, mentre si recava a compiere un'azione di prelevamento fondi. Un altro membro, Renatuccio Borgogno, figlio di G.B. Borgogno, ucciso unitamente ai fratelli Zoccarato dalle Brigate nere alla vigilia di Natale, è stato arrestato pochi giorni or sono. Sembra, infine, che un terzo membro, "Taganoff", già appartenente alle vostre formazioni, e da qualche tempo nascosto nelle vicinanze di San Remo, sia stato arruolato dal Buzzi la settimana scorsa. Anche il "Taganoff" venne misteriosamente sorpreso dalle Brigate nere alcuni giorni or sono e arrestato".
1 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo,
prot. n° 250, Sezione SIM, all'ispettore della I^ Zona Operativa Liguria - Relazione sulla figura dell'avvocato Buzzi: "elemento unanimente descritto a fosche tinte, come losco, astuto, privo di scrupoli, provocò una generale diffidenza, tanto più che indagini esperite sommariamente su di lui davano la certezza trattarsi di un ex-agente dell'OVRA. Tale constatazione, unitamente ad altri accertamenti circa la sua oscura attività di affarista senza scrupoli, di trafficante di dubbia specie e di antifascista sui generis, fece sì che venne formalmente diffidato ad inserirsi subdolamente nelle organizzazioni di influenza del CLN di San Remo".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945). Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Durante i rastrellamenti [di fine gennaio 1945] opera anche la banda fascista del comandante Buzzi; però alcuni membri di tale banda sono arrestati dai Tedeschi e dai brigatisti neri perché sospettati di intelligenza con la Resistenza. Un membro della banda, un certo Tripodi, viene ucciso dai partigiani in uno scontro, così succede per certi Borgogno e Taganò.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005 
 
3 febbraio 1945 - Da "Mercurio" alla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] del CLN di Sanremo - Comunicava che l'avvocato Buzzi era in contatto [n.d.r.: vedere infra Ferrari in documento OSS] con un ex maggiore dell'89° Reggimento fanteria, sulla cui identità si stava indagando.
3 febbraio 1945 - Da "Amerigo" [Adalgiso Rovelli] al CLN di Sanremo - Comunicava che alle ore 8.30 era stata vista un'automobile delle SS tedesche fermarsi davanti alla casa dell'avvocato Buzzi in Via Lamarmora; che erano scesi l'avvocato e due individui in borghese, i quali, una volta entrati, dopo 10 minuti erano usciti con una valigia di medie dimensioni.
3 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM del CLN di Sanremo alla Sezione SIM della V^ Brigata - Segnalava che il membro del Comitato, di espressione del Partito d'Azione, era stato arrestato e che il 2 febbraio erano stati arrestati 10 giovani, forse appartenenti alla banda dell'avvocato Buzzi.
12 febbraio 1945 - Da "Rina" alla Sezione SIM del CLN di Sanremo - Riferiva che l'ufficiale visto parlare in diverse occasioni con l'avvocato Buzzi quasi di sicuro era il maggiore Ferrari già dell'amministrazione del 90° Reggimento fanteria.
13 febbraio 1945 - Dalla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] del CLN di Sanremo, prot. n° 284/SIM, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - ... Segnalava che l'avvocato Buzzi era ancora trattenuto e che la posizione di costui rimaneva oscura, in quanto sembrava che nella sua abitazione fossero stati ritrovati gioielli, 'forti quantitativi di denaro' e titoli...
2 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. 354, alla Sezione SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni"  della II^ Divisione "Felice Cascione" ed all'Ispettorato della I^ Zona Operativa Liguria - Segnalava che... in Sanremo agivano 7 persone che si erano autodichiarate partigiani, possedevano tesserini indebitamente rilasciati dall'avvocato Buzzi a nome di una sedicente Brigata "La Giustiziera", avevano svaligiato la casa di un sostenitore dei partigiani, "distruggendo per vandalismo ciò che era asportabile", ed "insidiavano donne e bambini"; che era necessario provvedere all'arresto dei richiamati elementi, "anche per evitare che tutti gli sforzi fatti per creare il movimento siano resi vani"...
10 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 412, alla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" - Segnalava che un gruppo di 8-10 persone continuava a razziare nei dintorni di San Romolo, campo golf e Borgo. Aggiungeva che si trattava "dei resti della Banda Buzzi i quali sono recalcitranti a rientrare in formazione". Chiedeva a quel punto quali misure dovessero essere adottate.
10 marzo 1945 - Dalla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 334, al comando della II^ Divisione - Sottoponeva all'attenzione del comando di Divisione una comunicazione del CLN di Sanremo su di un certo capitano Ferrari che voleva prendere "il posto dell'avv. Buzzi al comando della non riconosciuta [banda partigiana] 'La Giustiziera'". Aggiungeva che il Ferrari era un "individuo losco già appropriatosi di materiale destinato alla montagna". Sosteneva che occorreva,
per capire se si trattava di persona che voleva "redimersi dai suoi trascorsi" oppure di un agente provocatore, indagare sul Ferrari, il quale era in contatto con il maresciallo dei carabinieri Picchio, un individuo pericoloso.
da documenti IsrecIm in Rocco FavaOp. cit. Tomo II
 
Dal Panettoni il RAITER voleva sapere se certo SAMA', arrestato in precedenza, si identificava nel partigiano che portava il nome di battaglia di BUZZI.
Il PANETTONI, dopo diverse percosse dategli dal RAITER, disse che se si volevano avere notizie esatte del BUZZI bisognava rivolgersi alla signorina BORGOGNO Anna Maria, che in quel periodo si trovava ricoverata all'ospedale di S.Remo.
A quest'ultima infatti il PANETTONI aveva consegnato un pacco da recapitare al SAMA'.
Io ed il RAITER, accompagnati dall'autista MARTINOIA, ci recammo allora all'ospedale, ma la signorina negò recisamente ogni addebito.
Ritornammo all'ufficio ed il giorno seguente facemmo ritorno all'ospedale portando con noi il PANETTONI per un confronto.
Egli ripeté alla Borgogno come egli le avesse consegnato un pacco da recapitare al BUZZI e la pregò anche di dire tutto quello che sapeva, ma la BORGOGNO fu irremovibile e negò di avere ricevuto un pacco da consegnare al SAMA' o BUZZI che dir si voglia.
Vista l'insistenza della BORGOGNO e la sua ormai probabile complicità con i partigiani, il RAITER dichiarò in arresto la stessa e la fece piantonare durante la permanenza all'ospedale.
Dopo due o tre giorni, il PANETTONI fu rilasciato.
Dopo circa un mese la BORGOGNO uscì dall'ospedale e fu riportata al carcere.
Rimase detenuta circa 15 giorni, indi si ammalò e fu nuovamente ricoverata all'ospedale.
Di qui però, dopo solo una settimana, fu liberata da alcuni partigiani, che liberarono pure altri due detenuti, nonché catturarono i due militari che li sorvegliavano.
Ricordo che il PANETTONI venne rilasciato dietro impegno di denunciare il BUZZI qualora lo avesse identificato con certezza, facendo conoscere alle SS il luogo e dove quando egli si sarebbe fatto vedere in S. Remo.
Circa il particolare che io avrei dato due schiaffi alla signorina BORGOGNO quando ci recammo all'ospedale per il confronto con il PANETTONI non sono in grado di dare un'esatta spiegazione.
Comunque nego di avere schiaffeggiato la signorina in parola.
Ernest Schifferegger, doc. OSS cit.

A Sanremo un altro ufficio della Sicherheitspolizei e SD si occupava principalmente di repressione delle bande partigiane, dei reati di natura politica e di repressione del mercato nero: ne era a capo l’Oberschführer Josef Reiter [n.d.r.: riportato come Raiter nel documento OSS in precedenza menzionato], che non mancava di inserirsi a gamba tesa anche nelle attività di altri servizi germanici. Reiter era alle dirette dipendenze del comando di Genova, retto da Friedrich Wilhelm Konrad Sigfrid Engel (Warnau am der Havel 11/2/1909 - Amburgo 4/2/2006), il quale venne condannato all’ergastolo in contumacia per le stragi del Turchino, della Benedicta, di Portofino e di Cravasco, nelle quali nel complesso furono fucilati duecentoquarantotto tra partigiani e antifascisti. 
Giorgio Caudano
 
[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021;  La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di) Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna,  IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, Edito dall'Autore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016  ]
 
Ferrari, ex ufficiale dell'esercito, informatore di Josef Reiter a Sanremo. In seguito per falsa denuncia fu arrestato dalle SS. Età anni 40, alto 1,64, corporatura snella, capelli: completamente calvo.
Considerazioni dei verbalizzatori in documento OSS cit.

 
Nell'archivio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia non c'è documento che testimoni un'eventuale inchiesta sul Maggiore Ferrari, colui che si era presentato come il successore di Buzzi alla guida de "La Giustiziera". L'aspetto più strano delle relazioni da noi consultate è costituito dal fatto che, tanto con riguardo al Buzzi quanto al Ferrari, per entrambi non compaia mai il nome proprio ma soltanto il cognome, particolare abbastanza insolito per delle relazioni di un servizio di informazioni. In base al materiale da noi consultato, inoltre, non si è riusciti a sapere più nulla sul conto del Buzzi stesso. I personaggi di questa storia sembrano essere spariti nel nulla, portando assieme a loro il segreto de "La Giustiziera".
Romano Lupi, L'attività del Comitato di liberazione nazionale di San Remo nel 1944-1945 e il mistero de "La Giustiziera", Bollettino di Villaregia, Comunità di Villaregia, Via N. Bixio 69, Riva Ligure (IM), XIII-XIV- XV (2002-2003-2004) NN. 13-14-15 
 
Una pagina del documento OSS citato

SAMA': arrestato come partigiano ed essendo stata questa sua qualifica corroborata da una lettera trovata in un rastrellamento effettuato dal comando della 34^ divisione [di fanteria tedesca] fu accompagnato alla Casa dello Studente a Genova [...] 76°) SAMA'. Civile italiano, arrestato dalle SS di S. Remo [...] 97°) SAMA', alias BUZZI. Arrestato durante la permanenza del soggetto [Ernest Schifferegger] a S. Remo e trasportato alla casa dello studente.
Considerazioni dei verbalizzatori in documento OSS cit.