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sabato 2 gennaio 2021

Uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno

Trovasta - Fonte: Mariojk66/Wikiloc

Il 28 marzo del 1945 muore fucilato a Pieve di Teco (Imperia) dopo essere stato lungamente torturato dai tedeschi ROBERTO DI FERRO (15 anni, nome di battaglia Baletta) apprendista meccanico e Partigiano.
Di Ferro nacque a Malvicino ( Alessandria) ed aveva quattro fratelli. I genitori si trasferirono per lavoro ad Albenga (Savona) e Roberto cominciò giovanissimo a lavorare come apprendista meccanico per aiutare la famiglia. Già dall’8 settembre 1943 a soli 13 anni decise d’interessarsi della Resistenza insieme al fratello più grande Guido e fu tra i primi a darsi alla macchia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
Anche se i genitori erano contrari vista la giovane età il 2 settembre 1944 Di Ferro inizia a collaborare fattivamente con i partigiani con il nome di battaglia Piccinen o Baletta che nel dialetto ligure è traducibile come pallina ed indica il comportamento tipico dell’età adolescenziale. Raggiunta una formazione partigiana sull’Appennino Ligure “Baletta” fu inizialmente impiegato come staffetta. Col passare dei mesi fu difficile impedirgli di partecipare anche alle più rischiose operazioni della sua formazione.
La Liberazione sembrava essere ormai imminente quando il 27 marzo 1945 una colonna motorizzata tedesca forte di duecento uomini irruppe nella zona di Tovrasta sopra Pieve di Teco (Imperia). Guidava gli uomini della Wermacht un delatore. Un gruppo di partigiani del distaccamento “Marco Agnese” appartenente alla Brigata “Silvano Belgrano” (VI Divisione Garibaldi d’assalto “Bonfante”) fu colto di sorpresa. Nell’impossibilità di rompere l’accerchiamento i partigiani si difesero sino all’ultimo. Il loro comandante GIOVANNI TRUCCO fu ucciso con altri suoi compagni nel conflitto. “Baletta“ con nove superstiti fu catturato dai tedeschi.
Gruppo Laico di Ricerca

Nelle prime ore del 27 marzo 1945, accompagnati dalla spia Angela Bertone di Pieve di Teco, già fidanzata con uno dei partigiani destinato a morire in seguito all'agguato qui descritto, una colonna tedesca di duecento uomini si inoltrava nella zona di Trovasta, Frazione di Pieve di Teco (IM), per catturare un piccolo presidio partigiano. Il casone era la sede provvisoria del Distaccamento “Marco Agnese” della VI° Divisione “Silvio Bonfante”. Pochi giorni prima una squadra del Distaccamento era stata inviata in missione, mentre dodici uomini rimasero nel casone. Mentre gli uomini in servizio di sentinella davano l'allarme ai compagni, la colonna nemica si era già divisa in tre gruppi per giungere al casone da diverse direzioni. Vista l’impossibilità di sganciarsi, il comandante Giovanni Trucco "Franco" [n.d.r.: vice commissario della II^ Brigata "Nino Berio"], ordinava di difendersi con ogni mezzo possibile, ma cadeva per primo, seguito dal garibaldino Angelo Volpari "Sceriffo" e da Antonio De Negri (un civile, padre di Nino e Lino: era salito nella notte per avvisare del pericolo incombente). Tutti gli altri nove, finivano presto le munizioni e si dovevano arrendere. Condotti a Pieve di Teco dove la mattina del 28, otto di loro, Lino De Negri Nino De Negri (Nino) fratelli Elio Galvani (Elio) Antonio Lancella (Caramba) Luciano Saldo (Bab) Giovanni Saldo (Naia) fratelli Giuseppe Moraca (Zai) Giovanni Saldo (Faen), vengono fucilati a Prato Sertorio e Prato San Giovanni sulla sponda destra del torrente Arroscia. Il giovane partigiano Roberto Di Ferro (Baletta) non fu subito fucilato con i suoi compagni, ma interrogato tutto il pomeriggio dal Maresciallo tedesco Kroth. In serata venne messo sopra un carretto, portato in Prato San Giovanni, e passato per le armi.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020  

[ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016;  Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]


Il 26 marzo 1945 il Distaccamento "Marco Agnese" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante", Distaccamento comandato da "Franco" [Giovanni Trucco], il quale era impossibilitato a muoversi a causa di una slogatura ad un piede, catturò 2 tedeschi. I tedeschi per rappresaglia catturarono 3 persone tra cui il fratello di "Franco".
Nelle prime ore del 27 marzo 1945, accompagnata da una spia, "una colonna tedesca di 200 uomini si inoltrava nella zona di Trovasta [Frazione di Pieve di Teco (IM)] per catturare il piccolo presidio (momentaneamente composto da 12 garibaldini, in quanto altri 10 erano in missione) partigiano. La pattuglia preposta per il servizio di vigilanza avvistava una colonna, in quanto il nemico qualche centinaio di metri prima del paese si era suddiviso in tre parti, per entrare da diverse direzioni. Il comandante Trucco Giovanni, vista l'impossibilità di sganciarsi, iniziò con tutte le armi un furioso combattimento... caddero sul campo dell'onore il comandante Trucco Giovanni ed il partigiano Volpari Angelo. Gli altri 10 partigiani, fra i quali il quattordicenne Di Ferro Roberto, esaurite le munizioni, vennero catturati dal nemico e condotti a Pieve di Teco" (da una relazione senza data del comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria). Il casone nel quale si erano asserragliati i 12 uomini del Distaccamento "Marco Agnese" era lo stesso nel quale tre mesi prima era stato arrestato il comandante "Menini": un rifugio inadatto ad accogliere i garibaldini perché visibile da tutte le parti. Secondo quanto sosteneva l'informatore dei partigiani "Giglio", Antonio e Lino De Negri (padre e figlio) avevano cercato di avvisare "Franco" dell'imminente attacco tedesco, ma era stati prima intercettati. E "Giglio" avanzò l'ipotesi che i tedeschi fossero stati indirizzati per vendetta dalla concubina di Lino De Negri. Il 28 aprile "Basco" ["Blasco", Giacomo Ardissone], "Ramon" e "Biscio" tentarono di intavolare una trattativa con i tedeschi cercando di scambiare i garibaldini prigionieri con due sergenti tedeschi trattenuti da "Basco". Tutti i tentativi si dimostrarono inutili ed i partigiani arrestati vennero fucilati il 28 aprile alle ore 20 a Pieve di Teco: De Negri Antonio, De Negri Lino, De Negri Nino, Trucco Giovanni, Saldo Giovanni, Saldo Luciano, Galvani Elio, Langella Antonio, Monaco Giuseppe, Volpari Angelo e Di Ferro Roberto (Baletta, medaglia d'oro alla memoria al valor militare).
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Roberto di Ferro, "Baletta"

[Roberto Di Ferro] nato a Malvicino (Alessandria) il 7 giugno 1930, trucidato a Pieve di Teco (Imperia) il 28 marzo 1945, operaio, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. È, con Filippo Illuminato, uno dei più giovani partigiani decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare. La motivazione della ricompensa alla memoria di “Baletta”, questo il nome di battaglia di Roberto Di Ferro, suona: “Primo fra i primi nelle più audaci e rischiose imprese, ardente di fede ed animato dal più puro entusiasmo, appena quattordicenne partecipava alla dura lotta partigiana, emergendo in numerosi fatti d’arme per slancio leonino e per supremo sprezzo del pericolo. Dopo strenuo combattimento contro preponderanti forze nazifasciste, in cui ancora una volta rifulse il suo indomito valore, esaurite le munizioni, veniva catturato e condotto dinanzi ad un giudice tedesco. Benché schiaffeggiato e minacciato di terribili torture, si manteneva fiero e sereno non paventando le barbare atrocità dell’oppressore. Le sue labbra serrate in un tenace e sprezzante silenzio, nulla rivelarono che potesse nuocere ai compagni di fede ed alla causa tanto amata. Condannato a morte rispondeva: «Uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno». La brutale rabbia nemica stroncava la sua giovane esistenza interamente dedicata alla liberazione della Patria. Magnifico esempio di valore e di giovanile virtù”. Il ragazzo lavorava già nonostante la giovanissima età, per aiutare la famiglia che si era trasferita dall’Alessandrino ad Albenga e fu tra i primi a darsi alla macchia dopo l’armistizio. Raggiunta una formazione partigiana sull’Appennino Ligure, “Baletta” fu, inizialmente impiegato come staffetta. Col passare dei mesi, fu difficile impedirgli di partecipare anche alle più rischiose operazioni della sua formazione. La Liberazione sembrava essere ormai imminente quando, il 27 marzo 1945, una colonna motorizzata tedesca, forte di duecento uomini, irruppe nella zona di Tovrasta, sopra Pieve di Teco. Guidava gli uomini della Wermacht un delatore. Un gruppo di partigiani del distaccamento “Marco Agnese”, appartenente alla Brigata “Silvano Belgrano” - VI^ Divisione d’Assalto Garibaldi “Silvio Bonfante“ - fu colto di sorpresa. Nell’impossibilità di rompere l’accerchiamento, i partigiani si difesero sino all’ultima cartuccia. Il loro comandante, Giovanni Trucco, fu ucciso nel conflitto, con altri suoi compagni. “Baletta”, con nove superstiti, fu catturato dai tedeschi. Inutile il tentativo del vicecomandante della VI^ Divisione Garibaldi, Luigi Massabò, di salvarli: la proposta di uno scambio con due ufficiali nazisti fu respinta dai tedeschi, che trucidarono i dieci prigionieri. La memoria della giovane Medaglia d’oro della Resistenza è ancora molto viva nell’Alessandrino, nell’Imperiese e nel Savonese. Un importante contributo a non dimenticare il ragazzo partigiano di Albenga è stato dato da Daniele La Corte col suo libro Diventare uomo - La Resistenza di Baletta (prefazione di Alessandro Natta), che nel 2006 è giunto, per i tipi della Totalprint di Genova, alla terza ristampa.
Redazione, Roberto di Ferro "Baletta", I RESISTENTI, Anno VIII, n° 1/2015, ANPI Savona
 
A Malvicino nacque Roberto Di Ferro “Baletta”, giovanissimo partigiano, crudelmente ucciso dai tedeschi, a soli 14 anni, il 28 marzo 1945, a Pieve di Teco, nell’Imperiese. Di Ferro, trasferitosi ad Albenga con la famiglia, dopo l’Armistizio aderì subito ai gruppi partigiani, dapprima come staffetta, per la sua giovane età. Col passare dei mesi, però fu difficile impedirgli di partecipare anche alle più rischiose operazioni della sua formazione, nel corso delle quali si distinse per entusiasmo, determinazione e coraggio.
Il 27 marzo 1945, una munita colonna nazifascista, irruppe nella zona Pieve di Teco e “Baletta”, in forza al Distaccamento “Agnese” della VI^ Divisione Garibaldi “Bonfante”, combattè sino all’esaurimento delle munizioni. Catturato, con altri 9 compagni, sebbene percosso e torturato, nulla rivelò al nemico. La proposta di uno scambio con due ufficiali nazisti, prigionieri dei ribelli, fu respinta dai tedeschi, che trucidarono tutti i partigiani, riservando al ragazzino acquese il supplizio della crocifissione sulla pubblica piazza. 


Roberto di Ferro è una delle più giovani Medaglie d’Oro al Valor Militare della lotta di Liberazione. Nato a Malvicino in Provincia di Alessandria il 7 giugno del 1930, è stato fucilato dai nazi-fascisti a Pieve di Teco (Imperia) il 28 marzo 1945: a Roberto mancavano tre mesi per compiere quindici anni.
Nel 1943 la famiglia si era trasferita ad Albenga dove Roberto aveva completato l’obbligo scolastico ed aveva iniziato a cercare lavoro. Ad Albenga, dopo l’8 settembre 1943, aveva conosciuto il movimento di resistenza e vi aveva aderito con l’incarico di staffetta. Poi, nell’estate del 1944, era entrato a far parte di una formazione partigiana dell’entroterra savonese, come combattente ed aveva assunto lo pseudonimo di “Balletta” che in dialetto locale vuoi dire “pallina”, in considerazione della sua giovane età e della vivacità atletica del suo comportamento.
Malgrado i ripetuti richiami dei genitori, che lo avrebbero voluto con loro e da loro protetto, restò con i suoi amici, manifestando la ferma volontà di opporsi all’invasore e la speranza di un avvenire di giustizia e libertà. Con questo animo partecipò a diversi scontri a fuoco.
Nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1945, Roberto e altri dieci partigiani vennero attaccati da preponderanti forze nazi-fasciste e, dopo forte resistenza, finite le munizioni, furono catturati.
Dieci di loro furono immediatamente trucidati. Roberto fu risparmiato nella speranza che rivelasse posizioni ed entità della sua formazione e condotto nel Municipio di Pieve di Teco. Qui, per tre giorni, fu sottoposto ad interrogatori e torture ma non parlò. Vista inutile ogni violenza, fu trascinato sulla riva di un torrente e nelle prime ore del 28 marzo 1945 (a meno di un mese dalla fine del secondo conflitto mondiale) fu fucilato.
IL NASTRO AZZURRO, n° 3-2007

Sul luogo del martirio di Baletta - Fonte: ANPI Milano

Mancava meno di un mese alla Liberazione, Roberto Di Ferro venne fucilato e poi crocefisso dai nazisti, non aveva ancora 15 anni. Nel numero di ANPI news 157 del 31 marzo-7 aprile è stata pubblicata la nota del Presidente Smuraglia, che qui sotto riportiamo e vogliamo tenere in evidenza, per tenere a mente il sacrificio suo e quello dei tanti partigiani che ci hanno donato Libertà. Repubblica e Costituzione, soprattutto ora che si avvicina il 70° della Liberazione.
Smuraglia già una volta concluse una commemorazione ufficiale a Pieve di Teco con queste parole “ Io a vent’anni ho dovuto compiere una scelta: o fare parte della repubblica di Salò o scegliere la via delle montagne. Ho fatto una scelta che non fu difficile e io spero che non sia mai difficile per un giovane una scelta del genere perché a mio parere un giovane a vent’anni dovrebbe essere istintivamente rivolto verso la libertà e non verso la dittatura e mi auguro che i nostri giovani, in futuro, se si troveranno a dovere fare scelte diverse, sappiano sempre scegliere la strada giusta, che è quella della libertà e quella della democrazia. Da ANPI news: 'Si trattava di un ragazzo che già era impegnato nel lavoro e che si unì subito ai partigiani, “pretendendo” fermamente di essere impiegato come combattente. E così avvenne: il ragazzo dimostrò coraggio e ardimento; quando fu sorpreso, a seguito di una delazione, con altri, e fu arrestato e sottoposto a violenze e torture perché, parlasse, sopportò tutto con la fermezza di un adulto, e fu barbaramente fucilato dai componenti di una colonna motorizzata di tedeschi. Il ricordo di “Baletta” è vivissimo ancora oggi, tant’è che gli sono stati dedicati libri, c’è un cippo che lo ricorda, assieme ad un monumento, che riguarda anche altre vittime della ferocia nazista. Ogni anno la memoria viene attivata con una serie di manifestazioni, che poi culminano in una pubblica celebrazione ed un corteo nelle vie di Pieve di Teco. Anche domenica scorsa, c’è stata la celebrazione, particolarmente partecipata da gente venuta anche dal savonese e dall’imperiese, ancora una volta commossa nel ricordo di quel ragazzo a cui fu attribuita una medaglia d’oro al valor militare, con una bellissima motivazione, che esalta il coraggio, l’ardimento e la fermezza di quel “magnifico esempio di valore e di giovanile virtù' [...] Roberto Di Ferro: il più giovane fucilato d’Italia è una delle più giovani Medaglie d’Oro al Valor Militare della lotta di Liberazione. Nato a Malvicino in Provincia di Alessandria il 7 giugno del 1930, è stato fucilato dai nazi-fascisti a Pieve di Teco (Imperia) il 28 marzo 1945: a Roberto mancavano tre mesi per compiere quindici anni. Nel 1943 la famiglia si era trasferita ad Albenga dove Roberto aveva completato l’obbligo scolastico ed aveva iniziato a cercare lavoro. Ad Albenga, dopo l’8 settembre 1943, aveva conosciuto il movimento di resistenza e vi aveva aderito con l’incarico di staffetta. Poi, nell’estate del 1944, era entrato a far parte di una formazione partigiana dell’entroterra savonese, come combattente ed aveva assunto lo pseudonimo di “Baletta” che in dialetto locale vuoi dire “pallina”, in considerazione della sua giovane età e della vivacità del suo comportamento. Nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1945, Roberto e altri dieci partigiani vennero attaccati da preponderanti forze nazi-fasciste e, dopo forte resistenza, finite le munizioni, furono catturati. Dieci di loro furono immediatamente trucidati. Roberto fu risparmiato nella speranza che rivelasse posizioni ed entità della sua formazione e condotto nel Municipio di Pieve di Teco. Qui, per tre giorni, fu sottoposto ad interrogatori e torture ma non parlò. Vista inutile ogni violenza, fu trascinato sulla riva di un torrente e nelle prime ore del 28 marzo 1945 (a meno di un mese dalla fine del secondo conflitto mondiale) fu fucilato e crocefisso.
ANPI Milano, 4 aprile 2015

Il suo soprannome era Baletta, pallina, perchè si muoveva velocemente. Ma il suo nome era Roberto di Ferro, che a soli 14 anni fu fucilato dai tedeschi a Pieve di Teco, il 28 marzo 1945, perchè partigiano.
Riviera Time ha incontrato sua sorella Wanda, che ci ha raccontato la storia di Roberto.
Nel 2016 è stato pubblicato un fumetto della storia di Baletta, il partigiano Di Ferro.
Daisy Parodi, Riviera Time, 30 Ottobre 2017

Fonte: Patria Indipendente art. cit. infra

La genesi della graphic novel dedicata alla breve vita e alla fulminea morte di Roberto Di Ferro, uno dei più giovani resistenti, decorato con Medaglia d’Oro al Valor Militare, è un esempio di collaborazione che ha coinvolto l’intera comunità di Albenga per non far cadere nell’oblio e relegare a un nome su una targa l’inaudita vicenda. Tutto nasce da un libro del giornalista e scrittore Daniele La Corte che nel 1999 la riporta alla luce indagando le fonti locali della Resistenza nel Ponente ligure.
[...] Invece la storia del partigiano “Baletta” (‘pallina’, come si chiamano i ragazzini da quelle parti) è presto detta, purtroppo. Nato nel 1930, Roberto termina la scuola dell’obbligo e inizia l’apprendistato da meccanico. Nel ’43, dopo l’8 settembre, il fratello maggiore Guido prende contatto con i resistenti e l’anno dopo, quattordicenne, malgrado la contrarietà dei genitori, lui stesso inizia ad operare come staffetta, partecipando poi anche alle azioni più rischiose di sabotaggio ai nazifascisti. Nella notte tra il 24 e il 25 marzo ’45, tre colonne motorizzate della Wermacht, guidate da una spia fascista, accerchiano un casolare sopra Pieve di Teco: dopo una strenua difesa, esaurite le munizioni, i partigiani sopravvissuti sono fatti prigionieri, alcuni fucilati sul posto, Roberto portato via, interrogato e torturato. Non parla e tre giorni dopo è condotto sul greto di un fiume e fucilato. Doveva ancora compiere i suoi primi 15 anni e mancava meno di un mese al 25 aprile.
[...] Settant’anni dopo, anniversario della Liberazione, il Presidente dell’ANPI Carlo Smuraglia ha ricordato la sua “scelta non isolata, che lo unisce, assieme a tanti altri che hanno partecipato alla Resistenza, benché giovanissimi, agli ‘scugnizzi’ delle Quattro Giornate di Napoli”.
 

Fonte: Patria Indipendente art. cit. infra

E guardando il visetto biondo e bellissimo di Roberto Di Ferro, come lo ha ricreato la matita di Frank Gallo, la mente va veloce a un altro volto angelico del neorealismo, quello del bambino di Germania anno zero che nella città distrutta decide di volar giù dal palazzo sventrato che è diventato la sua casa.
[...] Hanno scritto gli alunni di Albenga, pensando a Roberto: “Sì, io voglio fare del mio meglio per fare in modo che i diritti siano universali” (Marco, II C), “La Resistenza per me significa: aria pulita-libertà-fine dei soprusi e della corruzione” (Gaetano Calabrese, III B).
Daniele De Paolis, 15 anni, fucilato: il resistente di Albenga, Patria Indipendente, 31 ottobre 2016

25 aprile, la storia del partigiano Baletta: torturato a 14 anni, morì per i suoi compagni a un mese dalla Liberazione.
Alberto Marzocchi, Il Fatto Quotidiano, 24 aprile 2018

Caduti in seguito ai fatti di Trovasta
TRUCCO GIOVANNI Franco Acquetico 3/12/22 + Pieve di T./Trovasta combattimento 27/3/45
VOLPARI ANGELO Sceriffo Ticengo CR 17/12/24 + Pieve di T./Trovasta combattimento 27/3/45
DE NEGRI LINO Pieve di Teco 24/3/28 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
DE NEGRI NINO Acquetico 23/7/24 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
DI FERRO ROBERTO Baletta Malvicino AL 7/6/30 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
GALVANI ELIO Bondeno FE 18/2/06 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
LANGELLA ANTONIO Caramba Torre del Graco NA 8/11/19 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
MORACA GIUSEPPE Zaj S.Mango d’Aquino CZ 10/1/06 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
SALDO GIOVANNI Faen Pieve di Teco 26/9/18 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
SALDO GIOVANNI Naia Pieve di Teco 2/9/19 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
SALDO LUCIANO Bab Pieve di Teco 15/9/20 + Pieve di Teco fucilato 28/3/45
DE NEGRI ANTONIO (Civile) + Pieve di T./Trovasta combattimento 27/3/45
Giorgio Caudano, Op. cit.

27 marzo 1945 - Da "Pantera" [Luigi Massabò, vice comandante della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"] al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava ... che in Val Tanaro era forte la presenza garibaldina; che proponeva di sciogliere il Distaccamento "Giuseppe Maccanò" "facendo defluire gli uomini parte a 'Fra Diavolo' [Giuseppe Garibaldi] parte a 'Franco' [Giovanni Trucco]"...

27 marzo 1945 - Dal comando [comandante "Giorgio" Giorgio Olivero] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 252, al comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" - Ordinava di rintracciare e fare rientrare il Distaccamento di "Franco" [Giovanni Trucco], che si trovava nella zona di Moano. Stabiliva di fare aggregare quel Distaccamento al Distaccamento di "Libero"...

27 marzo 1945 - Da "Violetta" alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava le sue scuse per la precedente sospensione del servizio informativo, dovuta alla delazione della spia "Boll"; che il giorno prima a Trovasta era stata catturata da tedeschi provenienti da Acquetico, Pieve di Teco e Nava l'intera banda di "Franco" [Giovanni Trucco], in un agguato che aveva visto cadere sul campo due garibaldini; che si poteva tentare di salvare i 10 prigionieri minacciando rappresaglie contro il presidio di Pieve di Teco; che ad Acquetico il nemico aveva prelevato 3 ostaggi tra i quali il fratello di "Franco"; che quell'azione nemica forse era stata condotta in conseguenza della "sparizione di 2 tedeschi" per opera della banda di "Franco".
               
senza data - Dal comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Relazione sul combattimento di Trovasta del 27 marzo 1945

senza data - Testimonianza di "Blasco" [anche Basco, Giacomo Ardissone, vice comandante della II^ Brigata "Nino Berio"] sui fatti di Trovasta - Relazionava di avere catturato il 26 marzo 1945 due tedeschi che aveva poi tentato di scambiare con i 13 prigionieri partigiani in mano al nemico; che al diniego ricevuto aveva tentato uno scambio di 1 a 1; che gli venne rifiutata anche questa proposta; che venne fucilato uno dei due tedeschi fatti prigionieri, perché si era annotato di nascosto tutti i nomi dei garibaldini incontrati; che l'altro tedesco venne giustiziato dopo i fatti di Ginestro del 15 aprile 1945 quando il comando della VI^ Divisione diede l'ordine di liberarsi dei prigionieri tedeschi.

28 marzo 1945 - Da "Pantera" [Luigi Massabò, vice comandante della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"] al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che forse la spia "Carletto" era stata misteriosamente uccisa ad Albenga; che i tedeschi con un attacco [nella zona di Trovasta, Frazione di Pieve di Teco (IM)] al Distaccamento "Marco Agnese" avevano ucciso dei garibaldini, forse 3, e ne avevano catturati 10; che, dato che il comandante "Basco" [Giacomo Ardissone, vice comandante della II^ Brigata "Nino Berio"] teneva prigionieri 2 sergenti tedeschi, aveva chiesto a "Ramon" [Raymond Rosso, capo di Stato Maggiore della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"] di tentare uno scambio di questi prigionieri con quelli in mano ai nazisti.

28 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Relazione relativa alla proposta di assegnazione della medaglia d'oro al valor militare al caduto Roberto di Ferro, nato a Malvicino (AL) il 7 giugno 1930. Motivazione: "la sera del 26 u.s. il Dst. "M. Agnese" partiva in missione per minare un tratto della strada n° 28 compresa tra Pieve di Teco e Ponti di Nava. Un piccolo gruppo di 12 uomini rimaneva nel casone di Trovasta [Frazione di Pieve di Teco (IM)]. All'alba del giorno successivo, accompagnata da una spia, una colonna tedesca si dirigeva verso il casone. Avvistati i nemici che provenivano da tre direzioni diverse, scattava l'allarme, ma, impossibilitati a sganciarsi, il comandante "Trucco" ordinava di resistere. Caddero sul campo il comandante "Trucco" ed il partigiano "Sicilia". Gli altri 10 uomini venivano portati, esaurite le munizioni, a Pieve di Teco. Tra questi si trovava Roberto di Ferro che, interrogato senza rispondere nulla, alla notizia della propria condanna a morte rispondeva 'uccidetemi, i miei compagni mi vendicheranno'. Il giorno 28 a Pieve di Teco venivano fucilati i 10 partigiani".

29 marzo 1945 - Da "Biscio" alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che dopo la cattura degli uomini di "Franco" aveva chiamato un interprete "cercando di intercedere presso i tedeschi, ma non c'è stato nulla da fare: il 28 u.s. ne furono fucilati 9 alle ore 20"...

30 marzo 1945 - Da "G. 20" al SIM della VI^ Divisione - Informativa sull'arresto della banda di "Franco" [Giovanni Trucco], avvenuto il 27 marzo: "il casone nel quale sono stati sorpresi i garibaldini [della costituenda IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione] è lo stesso in cui fu arrestato 'Menini'. Il casone è da tutti i punti di vista inadatto per il soggiorno delle bande perché visibile da tutti e quattro i punti cardinali. Lino De Negri ed il padre Antonio, avendo saputo da un tedesco dell'imminente rastrellamento, partirono per avvertire i compagni, ma furono anche loro sorpresi. 'Franco' e Antonio De Negri furono uccisi sul posto, mentre gli altri furono fucilati a Pieve di Teco. Pare che i tedeschi siano stati indirizzati dalla concubina di Lino De Negri, che voleva vendicarsi di quest'ultimo".

30 marzo 1945 - Da "G. 20" al SIM della VI^ Divisione - Riferiva ancora sugli avvenimenti del 27 marzo: "la famiglia De Negri ha subito la perdita del padre e di due figli; la consorte di 'Elio' [Elio Galvani] e la famiglia di Trucco versano in condizioni economiche disastrose. Si prega il comando divisionale di elargire almeno 10.000 lire per ogni famiglia".

30 marzo 1945 - Dal comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 259, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Segnalava che "il Distaccamento 'M. Agnese' è stato travolto a Trovasta. Esiste la possibilità che sotto tortura qualche garibaldino possa far trapelare notizie relative al lancio" e con questa motivazione e con quella del maltempo chiedeva di far fare nella sua zona un unico lancio, seguito da eventuali lanci più piccoli.

2 aprile 1945 - Da "Violetta" alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Chiedeva di provvedere finanziariamente alle tre famiglie dei partigiani [catturati a Trovasta ed uccisi a Pieve di Teco] già segnalate da "Giglio" ["G. 20"] perché versavano in condizioni economiche disastrose.

2 aprile 1945 - Da "Violetta" alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava... che sussistevano gravi indizi a carico della concubina del commissario "Franco" [Giovanni Trucco], signora Angiolina, che era con i tedeschi a San Luigi.

6 aprile 1945 - Da "Giglio" [G.B. Vento] alla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava... che la squadra di "Franco" [Giovanni Trucco] era stata avvisata del pericolo incombente [riferimento all'eccidio di Trovasta del 28 marzo]; che la sottovalutazione del monito ricevuto era costata la vita a quei partigiani; che la signorina Angiolina [Angela Bertone, ex fidanzata di "Franco", Giovanni Trucco] si trovava a Pornassio, trattata bene dai tedeschi.

7 aprile 1945 - Da "Biscio" alla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che dopo la cattura degli uomini del Distaccamento di "Franco", Angiolina [Angela Bertone], ex fidanzata di "Franco", aveva accompagnato i tedeschi in una puntata su Vergana con la quale i nemici avevano bruciato 25 case, tra cui quella di "Ilda" [Gilda Piana], la quale aveva già subito un arresto sempre per opera della ricordata Angiolina...

8 aprile 1945 - Da "Dario" [Ottavio Cepollini] alla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che ... era stato realizzato il soccorso alle famiglie dei patrioti caduti a Trovasta.

da documenti IsrecIm  in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II