Particolarmente indica all'azione dei distaccamenti le strade 20
(Ventimiglia-Tenda), 28 (Imperia-Nava-Ceva), la via Aurelia
(Ventimiglia-Albenga), la strada che da Albenga porta a
Garessio-Bagnasco ecc. e tutte le altre orizzontali, in maggioranza
militari che, dalla valle Argentina, o meglio, dalla frontiera,
intersecandosi o congiungendosi alle strade sopraindicate, tagliano
trasversalmente tutta la zona. Naturalmente, accanto a queste azioni
fondamentali devono intensificarsi anche le azioni d'imboscata,
l'attacco ai presidi ed ai punti fortificati, l'opera di repressione
contro le spie ed i fascisti, e quella suscettibile di portare alla
disgregazione delle forze repubblicane ed al loro passaggio nelle nostre
file... Dal giugno al settembre 1944 infuriò la battaglia dei ponti,
per cui circa settanta furono i manufatti distrutti o seriamente
danneggiati... Avere resa impraticabile alle forze tedesche la strada n.
28 significava in quel momento avere messo in crisi tutto lo
schieramento nemico... Questo spiega anche perché il Comando della
Wehrmacht, in questo importante settore, grazie alla inazione totale
delle truppe anglo-americane, scatenasse contro le formazioni partigiane
della F. Cascione, con grandi forze ed accanimento non comune, un
attacco dopo l'altro, con l'intento di distruggerle, senza per altro
riuscirvi, al fine di riacquistare il completo controllo di queste vie
di comunicazione ed una maggiore sicurezza nei suoi movinenti,
all'interno ed alle spalle del proprio schieramento...
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977
Il comando della I^ Zona Liguria e l'ispettore Carlo Simon Farini diedero disposizioni affinché venissero distrutti ponti, gallerie e tratti delle principali strade: la statale 20 (Ventimiglia-Tenda), la statale 28 (Oneglia-Nava-Ceva), la Via Aurelia (Ventimiglia-Albenga).
La battaglia partigiana dei ponti, iniziata a maggio 1944, si protrasse sino alla Liberazione, anche perché i tedeschi avevano spostato, dopo lo sbarco alleato in Provenza avvenuto il 15 agosto 1944, il grosso delle loro truppe verso il confine francese, liberando così alquanto le valli a ridosso di Imperia.
Rocco Fava, La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
15.5.1944 - Garibaldini della IX brigata Garibaldi distruggono il ponte di "Boetto" presso Agaggio (valle Argentina)
Francesco Biga, Op. cit.
1-6-1944 - Sabotaggio, con una forte carica di dinamite, al ponte dell'Antognano sulla via Aurelia nei pressi di Albenga [(SV)] con conseguente sospensione del traffico da parte dei Tedeschi.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) Vol. II: Da giugno ad agosto 1944, volume edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992
Giugno 1944: ad opera dei garibaldini della V brigata in località "Stormina" (Triora) salta il ponte della rotabile Molini di Triora-Langan. Garibaldini della predetta brigata distruggono con mine un ponte [19 giugno 1944] sulla rotabile Perinaldo-Apricale [...] Guastatori del 3° battaglione "Artù" [Arturo Secondo] (IV brigata "E. Guarrini") distruggono il ponte della centrale sulla rotabile tra Taggia e Badalucco (valle Argentina) - Guastatori della I brigata "S. Belgrano" [...] fanno saltare il ponte della "Curva Grande" in Ville San Pietro (interrompendo così il traffico nella vallata), un altro in località "Garzi" (Chiusavecchia), un terzo sotto Cesio [...], questi ultimi due sulla strada statale n. 28 (Liguria-Piemonte) - 27.6.1944 - Viene distrutto il ponte di Sant'Antonio [...] presso Badalucco [...] - 28.6.1944 - Garibaldini del 3° battaglione "Artù" (IV brigata) fanno saltare con mine il "Ponte rotto" di Montalto (valle Argentina); esclusa una passerella con cavo d'acciaio, i Tedeschi non riusciranno mai più a ricostruirlo. - 27.6.1944 - Garibaldini del predetto battaglione distruggono pure il ponte di "Campo Marzio" ubicato tra Taggia e Badalucco (valle Argentina).
Francesco Biga, Op. cit.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977
Il comando della I^ Zona Liguria e l'ispettore Carlo Simon Farini diedero disposizioni affinché venissero distrutti ponti, gallerie e tratti delle principali strade: la statale 20 (Ventimiglia-Tenda), la statale 28 (Oneglia-Nava-Ceva), la Via Aurelia (Ventimiglia-Albenga).
La battaglia partigiana dei ponti, iniziata a maggio 1944, si protrasse sino alla Liberazione, anche perché i tedeschi avevano spostato, dopo lo sbarco alleato in Provenza avvenuto il 15 agosto 1944, il grosso delle loro truppe verso il confine francese, liberando così alquanto le valli a ridosso di Imperia.
Rocco Fava, La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
15.5.1944 - Garibaldini della IX brigata Garibaldi distruggono il ponte di "Boetto" presso Agaggio (valle Argentina)
Francesco Biga, Op. cit.
1-6-1944 - Sabotaggio, con una forte carica di dinamite, al ponte dell'Antognano sulla via Aurelia nei pressi di Albenga [(SV)] con conseguente sospensione del traffico da parte dei Tedeschi.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) Vol. II: Da giugno ad agosto 1944, volume edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992
Giugno 1944: ad opera dei garibaldini della V brigata in località "Stormina" (Triora) salta il ponte della rotabile Molini di Triora-Langan. Garibaldini della predetta brigata distruggono con mine un ponte [19 giugno 1944] sulla rotabile Perinaldo-Apricale [...] Guastatori del 3° battaglione "Artù" [Arturo Secondo] (IV brigata "E. Guarrini") distruggono il ponte della centrale sulla rotabile tra Taggia e Badalucco (valle Argentina) - Guastatori della I brigata "S. Belgrano" [...] fanno saltare il ponte della "Curva Grande" in Ville San Pietro (interrompendo così il traffico nella vallata), un altro in località "Garzi" (Chiusavecchia), un terzo sotto Cesio [...], questi ultimi due sulla strada statale n. 28 (Liguria-Piemonte) - 27.6.1944 - Viene distrutto il ponte di Sant'Antonio [...] presso Badalucco [...] - 28.6.1944 - Garibaldini del 3° battaglione "Artù" (IV brigata) fanno saltare con mine il "Ponte rotto" di Montalto (valle Argentina); esclusa una passerella con cavo d'acciaio, i Tedeschi non riusciranno mai più a ricostruirlo. - 27.6.1944 - Garibaldini del predetto battaglione distruggono pure il ponte di "Campo Marzio" ubicato tra Taggia e Badalucco (valle Argentina).
Francesco Biga, Op. cit.
La polveriera di Gavano, oggi - Fonte: qui |
Il
materiale esplosivo utilizzato dai partigiani era spesso di recupero e
consisteva sovente nel tritolo ricavato, con l'uso dello scalpello, dai
proiettili d'artiglieria trovati nelle polveriere di Ville San Pietro
[Frazione di Borgomaro (IM)] in Valle Impero o di Gavano [località di Molini di Triora (IM)] in Valle
Argentina.
Ma anche dalle mine posizionate nei campi dai tedeschi.
Sovente l'esplosivo consisteva in balistite, adatta più alle cariche di lancio che a quelle dirompenti. Veniva in genere stipato in fornelli esistenti, di cui erano fornite molte strade considerate militari dal passato governo, o appositamente fabbricati.
Ma anche dalle mine posizionate nei campi dai tedeschi.
Sovente l'esplosivo consisteva in balistite, adatta più alle cariche di lancio che a quelle dirompenti. Veniva in genere stipato in fornelli esistenti, di cui erano fornite molte strade considerate militari dal passato governo, o appositamente fabbricati.
Tra
i partigiani più esperti nel fare brillare esplosivi si ricordano
Lorenzo Musso "Sumi" [di lì a qualche mese Commissario Politico al Comando Operativo della I^ Zona Liguria] ed Augusto Bracco Gianni [capo di Stato Maggiore, come da circolare del comando della II^ Divisione del 29 gennaio 1945, della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione]. Un eccezionale dinamitardo era Carlo Mosca Moschin [in seguito comandante del Distaccamento "Francesco Agnese" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Da ricordare ancora due studenti torinesi, Giuseppe Trovati (Pino) e Rico. Il più celebre, tuttavia, tra questi patrioti guastatori era
"Brillun" di Ormea (CN), i cui dati biografici sono scarni, al contrario della
sua fama.
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
Brillun... di cui ignoriamo il vero nome, anziano partigiano, provato minatore, sessantenne, con un grande paio di baffi, con fazzoletto rosso al collo, bevitore e sovversivo d'antica data; faceva scavare un solco sull'arcata del ponte, da una spalletta all'altra, profondo circa venti cm., quindi lui stesso lo riempiva con saponette poste in fila ed inclusa la miccia ed il detonatore, brillava la carica; appartenne alla I^ Brigata... Infine rimarchiamo in modo particolare la figura del garibaldino Fulvio Vicari (1)... Esperto nel preparare mine, scaricare vecchi grossi proiettili e far saltare...
Francesco Biga, Op. cit.
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
Brillun... di cui ignoriamo il vero nome, anziano partigiano, provato minatore, sessantenne, con un grande paio di baffi, con fazzoletto rosso al collo, bevitore e sovversivo d'antica data; faceva scavare un solco sull'arcata del ponte, da una spalletta all'altra, profondo circa venti cm., quindi lui stesso lo riempiva con saponette poste in fila ed inclusa la miccia ed il detonatore, brillava la carica; appartenne alla I^ Brigata... Infine rimarchiamo in modo particolare la figura del garibaldino Fulvio Vicari (1)... Esperto nel preparare mine, scaricare vecchi grossi proiettili e far saltare...
Francesco Biga, Op. cit.
In data 10 giugno [1944] il ponte Ròmino, fra Badalucco e Montalto, era stato distrutto dai partigiani.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) -
Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà
giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a
cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di
Imperia
Per lo più i fascisti si facevano sotto nel rischio a cercare i partigiani come capitava, proprio da balordi; ma i tedeschi sempre disciplinati, non si muovevano mai contro i ribelli senza pattuglie caute le salmerie e munizionamento, perché non conoscevano i posti; facevano tutto alla militare, perfettamente in regola. Quando nell'incerto non potevano più andare avanti, e d'un tratto avevano paura di qualcosa, si fermavano lì sul posto per guardarsi intorno; ci piantavano i cartelli achtung banditen, e ci stavano subito attenti, mettendosi al riparo.
- Fatti loro - pensavano i ribelli senza darci troppa importanza, e tiravano avanti come se niente fosse; - cartello più cartello meno - dicevano, - se questo è il loro sistema , anche per noi va bene così.
Adesso però andando avanti, c'è da decidere una cosa molto importante che sarebbe come dire il sabotaggio al completo, senza più tanti perché o percome, come capita capita; bisogna decidere cercando solo di far presto.
È sta faccenda dei ponti che adesso devono deciderla, senza più rimandarla: chissà se l'indovinano a farli saltare, o se pure la sbagliano.
- Sti berodi di inglesi fanno presto loro a parlare; sabotare, dicono, forza sabotare patrioti; che è arrivato il momento di liberarsi dalla dittatura, sì o no? Sì che gli inglesi al sicuro, da radio Londra, fanno presto a dirlo; perché loro non ci stanno tanto lì a pensare abituati come sono ai bombardamenti aerei, come capita capita.
Eppoi perdio però, bisogna esserci lì sul posto con la geme che gli girano le balle, a vedere come si fa per convincerli che bisogna fare così: epperciò i partigiani dicono che è un peccato farli saltare a questo modo da un momento all'altro e chi n'abbe n'abbe, allé si salvi chi può.
Ma è inutile dire che è un peccato, quando bisogna farli saltare e basta; è inutile, anche se la gente dice che è veramente un peccato, perché una schifosata così non si dovrebbe mai fare, porco di un mondo ladro.
Invece adesso non servono i piagnistei o i discorsi della gente e questo o quest'altro, più così che così.
E allora bisogna imparare subito bene come si fa con l'esplosivo che ci vuole, come si fa a trafficarci dentro per mettercelo giusto con l'occorrente pronto; bisogna sapere se nei piloni ci sono i fornelli sì o no con le cariche, o se bisogna proprio mettersi a fare i guastatori di mestiere rifiniti; se cioè bisogna fare gli artificieri va a ramengo, principiando come si deve; o sennò la va come la va, e guai al mondo.
In pratica del modo pressappoco come farli saltare e di su e di giù, che a sentirlo parlare si capiva era proprio del mestiere, se ne intendeva il Brillun di Ormea, che aveva imparato in Francia manovrando tritolo e dinamite.
Era un partigiano già anzianotto tarchiato rosso di pelo mineur in gamba baffi a punta e fascia in cinta col fazzoletto legato al collo, come nelle cave.
- Si mettono cosi, bon Dieu de la France: le voila mes enfants - , e posava le saponette di tritolo tutte bene in riga nel solco.
Le metteva svelto nello scavo tra le due spallette del ponte, appena sotto la massicciata, come sapeva lui alla distanza giusta dall'arcata, misurando ad occhio la miccia che ci voleva; poi gli davano del fango bello molle da pestarci sopra uno spessore giusto, per non fare cannone.
Lo batteva tutto uguale con le mani larghe sopra il solco, come a farci una soletta liscia liscia; alla fine ci infilava dentro la miccia che misurava sul palmo della mano a seconda di dov'era lontano il riparo e - alé fabbiocchi che brucia la mina; alé che spara, boia faust.
33. Alle volte la miccia bruciava bene perché era di quella buona, e alle volte no, perché magari aveva preso l'umidità; oppure succedeva pressappoco così anche con l'esplosivo, che per esempio non si poteva sempre dosare giusto a occhio, in base allo spessore dell'arcata o al tipo di tritolo che avevano li per lì.
Ecco perciò che proprio sul Tanaro, dove c'era il rischio di più, coi tedeschi vicini pronti ad arrivarci da un momento all'altro, la prima volta non ce la fecero, macché.
Non ce la fecero proprio su quel ponte che pure era da far saltare a tutti i costi, e il Brillun dovette provarcisi parecchie volte mettendocela tutta; ci provava che bisognava vederlo nel traffico che c'era, ricominciando sempre da capo col nervoso.
Con tutto il sudore che gli colava dappertutto, anche dai baffi, masticava la cicca del toscano sempre più accanito; ma va a sapere perché, prova e riprova con tutte quelle cariche e gli scossoni uno più forte dell'altro, non riusciva manco a farci una fessura, niente.
Per essere proprio sinceri, bisogna dire che quel ponte sul Tanaro era ancora uno di quei ponti napoleonici che bisognava vedere com'era fatto preciso, squadrato una meraviglia; ci si vedevano degli incastri nelle pietre vive dei piloni e delle arcate, fatti così precisi da sembrare tutto un blocco unico.
Nemmeno lui, quando lavorava in Francia da mineur, ne aveva mai visto di fabbricati così giusti precisi.
Alla fine si stufò - ma va a ramengo -, e ce ne mise una dose enorme di tritolo, e poi ne ne mise ancora di più con la rabbia che aveva; lo pestò così bene e con tutti i sentimenti dentro lo scavo, che era bastante per un bunker antisbarco in cemento armato, come facevano i tedeschi a quei tempi senza economia.
Quella volta, con tutti che stavano a guardare trattenendo il respiro, il ponte sul Tanaro nel grande scoppio crollò, facendo tremare perfino le rocche dei Saraceni sotto l'Armetta, e anche più in là.
In questo modo, sempre di seguito senza fermarsi, con qualche carica in più o qualche carica in meno, fecero i guastatori nelle vallate di Piemonte e di Liguria. Uno dopo l'altro come capitava, fecero saltare tutti i ponti delle strade che servivano ai tedeschi lungo le vallate, dove c'era maggiormente il traffico dei carriaggi coi rifornimenti ai nazifascisti, e dove ce n'era di meno.
Però, in questo modo era troppo rischioso, per via dell'occorrente che alle volte c'era, ma alle volte non c'era, o non era buono o non funzionava o va a sapere la scalogna che ti capitava, quando eri lì nel procinto; eppoi ci voleva sempre troppo tempo magari con i tedeschi sui calcagni, altro che balle.
Quando i tedeschi dopo i rastrellamenti e le rappresaglie, vollero ripassare da quelle parti. i ponti se li ricostruirono alla bell'e meglio con dei tavolati requisiti dove li trovavano, o sennò con dei pali lì per lì; quando poi se li ricostruirono col genio o con la manovalanza degli ostaggi catturati nei paesi, i partigiani li fecero saltare di nuovo ad uno ad uno.
Ma stavolta perdio fecero alla svelta, senza starci tanto lì sul posto a picconare fin sotto la massicciata, e a metterci la pastetta: stavolta li fecero saltare nel modo giusto tutto in regola, adoperando per lo più le bombe d'aereoplano.
Se le andavano a cercare dove le trovavano; quando non ne trovavano, nei piloni ci mettevano le cariche innescate come si deve, infilandoci sempre la miccia buona, misurata per la distanza giusta dal riparo.
Osvaldo Contestabile, Scarpe rotte libertà. Storia partigiana, Cappelli editore, 1982, pp. 47-49
- Fatti loro - pensavano i ribelli senza darci troppa importanza, e tiravano avanti come se niente fosse; - cartello più cartello meno - dicevano, - se questo è il loro sistema , anche per noi va bene così.
Adesso però andando avanti, c'è da decidere una cosa molto importante che sarebbe come dire il sabotaggio al completo, senza più tanti perché o percome, come capita capita; bisogna decidere cercando solo di far presto.
È sta faccenda dei ponti che adesso devono deciderla, senza più rimandarla: chissà se l'indovinano a farli saltare, o se pure la sbagliano.
- Sti berodi di inglesi fanno presto loro a parlare; sabotare, dicono, forza sabotare patrioti; che è arrivato il momento di liberarsi dalla dittatura, sì o no? Sì che gli inglesi al sicuro, da radio Londra, fanno presto a dirlo; perché loro non ci stanno tanto lì a pensare abituati come sono ai bombardamenti aerei, come capita capita.
Eppoi perdio però, bisogna esserci lì sul posto con la geme che gli girano le balle, a vedere come si fa per convincerli che bisogna fare così: epperciò i partigiani dicono che è un peccato farli saltare a questo modo da un momento all'altro e chi n'abbe n'abbe, allé si salvi chi può.
Ma è inutile dire che è un peccato, quando bisogna farli saltare e basta; è inutile, anche se la gente dice che è veramente un peccato, perché una schifosata così non si dovrebbe mai fare, porco di un mondo ladro.
Invece adesso non servono i piagnistei o i discorsi della gente e questo o quest'altro, più così che così.
E allora bisogna imparare subito bene come si fa con l'esplosivo che ci vuole, come si fa a trafficarci dentro per mettercelo giusto con l'occorrente pronto; bisogna sapere se nei piloni ci sono i fornelli sì o no con le cariche, o se bisogna proprio mettersi a fare i guastatori di mestiere rifiniti; se cioè bisogna fare gli artificieri va a ramengo, principiando come si deve; o sennò la va come la va, e guai al mondo.
In pratica del modo pressappoco come farli saltare e di su e di giù, che a sentirlo parlare si capiva era proprio del mestiere, se ne intendeva il Brillun di Ormea, che aveva imparato in Francia manovrando tritolo e dinamite.
Era un partigiano già anzianotto tarchiato rosso di pelo mineur in gamba baffi a punta e fascia in cinta col fazzoletto legato al collo, come nelle cave.
- Si mettono cosi, bon Dieu de la France: le voila mes enfants - , e posava le saponette di tritolo tutte bene in riga nel solco.
Le metteva svelto nello scavo tra le due spallette del ponte, appena sotto la massicciata, come sapeva lui alla distanza giusta dall'arcata, misurando ad occhio la miccia che ci voleva; poi gli davano del fango bello molle da pestarci sopra uno spessore giusto, per non fare cannone.
Lo batteva tutto uguale con le mani larghe sopra il solco, come a farci una soletta liscia liscia; alla fine ci infilava dentro la miccia che misurava sul palmo della mano a seconda di dov'era lontano il riparo e - alé fabbiocchi che brucia la mina; alé che spara, boia faust.
33. Alle volte la miccia bruciava bene perché era di quella buona, e alle volte no, perché magari aveva preso l'umidità; oppure succedeva pressappoco così anche con l'esplosivo, che per esempio non si poteva sempre dosare giusto a occhio, in base allo spessore dell'arcata o al tipo di tritolo che avevano li per lì.
Ecco perciò che proprio sul Tanaro, dove c'era il rischio di più, coi tedeschi vicini pronti ad arrivarci da un momento all'altro, la prima volta non ce la fecero, macché.
Non ce la fecero proprio su quel ponte che pure era da far saltare a tutti i costi, e il Brillun dovette provarcisi parecchie volte mettendocela tutta; ci provava che bisognava vederlo nel traffico che c'era, ricominciando sempre da capo col nervoso.
Con tutto il sudore che gli colava dappertutto, anche dai baffi, masticava la cicca del toscano sempre più accanito; ma va a sapere perché, prova e riprova con tutte quelle cariche e gli scossoni uno più forte dell'altro, non riusciva manco a farci una fessura, niente.
Per essere proprio sinceri, bisogna dire che quel ponte sul Tanaro era ancora uno di quei ponti napoleonici che bisognava vedere com'era fatto preciso, squadrato una meraviglia; ci si vedevano degli incastri nelle pietre vive dei piloni e delle arcate, fatti così precisi da sembrare tutto un blocco unico.
Nemmeno lui, quando lavorava in Francia da mineur, ne aveva mai visto di fabbricati così giusti precisi.
Alla fine si stufò - ma va a ramengo -, e ce ne mise una dose enorme di tritolo, e poi ne ne mise ancora di più con la rabbia che aveva; lo pestò così bene e con tutti i sentimenti dentro lo scavo, che era bastante per un bunker antisbarco in cemento armato, come facevano i tedeschi a quei tempi senza economia.
Quella volta, con tutti che stavano a guardare trattenendo il respiro, il ponte sul Tanaro nel grande scoppio crollò, facendo tremare perfino le rocche dei Saraceni sotto l'Armetta, e anche più in là.
In questo modo, sempre di seguito senza fermarsi, con qualche carica in più o qualche carica in meno, fecero i guastatori nelle vallate di Piemonte e di Liguria. Uno dopo l'altro come capitava, fecero saltare tutti i ponti delle strade che servivano ai tedeschi lungo le vallate, dove c'era maggiormente il traffico dei carriaggi coi rifornimenti ai nazifascisti, e dove ce n'era di meno.
Però, in questo modo era troppo rischioso, per via dell'occorrente che alle volte c'era, ma alle volte non c'era, o non era buono o non funzionava o va a sapere la scalogna che ti capitava, quando eri lì nel procinto; eppoi ci voleva sempre troppo tempo magari con i tedeschi sui calcagni, altro che balle.
Quando i tedeschi dopo i rastrellamenti e le rappresaglie, vollero ripassare da quelle parti. i ponti se li ricostruirono alla bell'e meglio con dei tavolati requisiti dove li trovavano, o sennò con dei pali lì per lì; quando poi se li ricostruirono col genio o con la manovalanza degli ostaggi catturati nei paesi, i partigiani li fecero saltare di nuovo ad uno ad uno.
Ma stavolta perdio fecero alla svelta, senza starci tanto lì sul posto a picconare fin sotto la massicciata, e a metterci la pastetta: stavolta li fecero saltare nel modo giusto tutto in regola, adoperando per lo più le bombe d'aereoplano.
Se le andavano a cercare dove le trovavano; quando non ne trovavano, nei piloni ci mettevano le cariche innescate come si deve, infilandoci sempre la miccia buona, misurata per la distanza giusta dal riparo.
Osvaldo Contestabile, Scarpe rotte libertà. Storia partigiana, Cappelli editore, 1982, pp. 47-49
I tedeschi intrapresero spesso l'opera di ripristino, ma con scarsi
risultati, perché accadeva anche che lo stesso ponte venisse fatto
saltare più volte.
Azioni di sabotaggio
2 luglio [1944] - Elementi della IV^ Brigata con gruppi locali fanno saltare il ponte fra Borgonmaro e Ville S. Pietro, poi fanno saltare in due punti la strada sotto Borgomanero.
[...]
Luglio. Nel mese di luglio vengono fatti saltare molti ponti e tratti di strada ostacolando così il traffico del nemico.
2 agosto - Garibaldini della V^ Brigata fanno saltare un tronco di strada e di ferrovia ed un ponte nei pressi di Borgo San Dalmazzo [in provincia di Cuneo, vicino al Col di Tenda].
3 agosto - Gli stessi dfanno saltare per una lughezza di 10 m. la strada per Ceriana e la strada tra Badalucco e Vignai.
7 agosto - Un garibaldino della Squadra d'assalto divisionale fa saltare nella zona di Dolcedo due ponti e un tratto di strada.
8 agosto - Garibaldini della IV^ Brigata fanno saltare un ponte tra Taggia e Badalucco e un tratto di strada di circa 12 m. Gli stessi minano i pozzi della medesima strada. Nel pomeriggio fanno saltare il ponte il ponte che da Badalucco conduce a Baiardo.
[...] 20 agosto - Una squadra di guastatori della IV^ Brigata fa saltare il Ponte dei Passi sulla strada Rezzo-S. Bernardo di Conio. Il ponte è crollato in tutta la sua lunghezza per una luce di 15 m.
25 agosto - Garibaldini della V^ Brigata fanno saltare il ponte di Bonda [n.d.r.: invero, si trattò del Ponte di Erici, poco più a valle di quello citato nel Bollettino] sulla strada Pigna-Isolabona.
CLN Alta Italia, Corpo Volontari della Libertà, Comando Generale per l'Italia occupata, Bollettino n° 9 - 15 settembre 1944 -, Dai Bollettini della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "F. Cascione" (22 giugno-27 agosto). Fonte: Fondazione Gramsci
Le
azioni importanti portate a termine durante "la battaglia dei ponti"
ammontarono a diverse decine.
Tra queste.
I tre ponti nei pressi di San Dalmazzo di Tenda [Saint-Dalmas-de-Tende, dipartimento francese delle Alpi Marittime] saltati in aria per tre volte consecutive nel luglio 1944. Ernesto Corradi (Nettù/Netù/Netu), classe 1894, con la sua banda si era stanziato sul Monte Grammondo, tra Ventimiglia (IM) e la Francia, dal quale controllava le valli del Roia e del Bevera. Per tutto il mese di luglio 1944 Nettù aveva condotto azioni di guerriglia contro il nemico. Il suo gruppo aveva danneggiato gravemente la ferrovia Ventimiglia-Cuneo, facendo brillare molti ponti, e la linea telefonica.
[ Come riportato in Giorgio Lavagna (Tigre), Dall’Arroscia alla Provenza - Fazzoletti Garibaldini nella Resistenza, Isrecim, ed. Cav. A. Dominici, Oneglia Imperia, 1982, Corradi, ottenuto a fine agosto 1944 l'assenso del comandante Libero Briganti Giulio si era spostato con alcuni garibaldini, tra i quali, appunto, Lavagna, verso la Francia per unirsi agli alleati. A settembre 1944 Corradi, Lavagna ed i loro compagni erano stati arruolati nella FSSF, First Special Service Force (chiamata anche The Devil’s Brigade, The Black Devils, The Black Devils’ Brigade, Freddie’s Freighters), reparto d’elite statunitense-canadese di commando, impiegato anche nella Operazione Dragoon nel sud della Francia, tuttavia sciolto nel dicembre 1944; a quella data per non farsi internare, i garibaldini in parola furono costretti ad immatricolarsi nel 21/XV Bataillon Volontaires Etrangérs francese ]
Nel mese di luglio 1944 furono gravemente danneggiati nella zona di Imperia anche i ponti di Caramagna e del Prino, come raccontato dal partigiano Amedeo Finocchio (Arizona) in Maurizio Caprile, Bandito zoppo, Edizioni Sabatelli, 1980. Il garibaldino Finocchio fu denominato bandito zoppo dai fascisti della banda Ferraris perché in un'azione di guerra aveva riportato un'infermità permanente alla gamba sinistra. Il ponte di Caramagna ad opera del Distaccamento di Arizona, nel quale operava anche Trubescoi/Trube (Enzo Bavassano). Quello del Prino dietro incursione del I° Battaglione "Carlo Montagna", che stava per essere accorpato alla costituenda IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini".
A fine luglio il Distaccamento comandato da Basilio Mosconi [Moscone] distrusse il primo ponte sul torrente Nervia tra Isolabona (IM) e Pigna (IM).
Ed ancora. Il ponte di Nava fatto brillare nell'agosto 1944 per l'ennesima volta; il ponte di legno nei pressi di Cesio (IM) fatto saltare il 29 agosto da 2 squadre della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione"; un ponte in zona "Tre Ponti" di Sanremo distrutto ad opera di Ghepeu (Sergio Grignolio), comandante di un distaccamento della V^ Brigata, sempre ad agosto 1944, Ghepeu autore anche della distruzione a settembre 1944 del ponte di Madonna della Villa a Ceriana (IM).
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
Tra queste.
I tre ponti nei pressi di San Dalmazzo di Tenda [Saint-Dalmas-de-Tende, dipartimento francese delle Alpi Marittime] saltati in aria per tre volte consecutive nel luglio 1944. Ernesto Corradi (Nettù/Netù/Netu), classe 1894, con la sua banda si era stanziato sul Monte Grammondo, tra Ventimiglia (IM) e la Francia, dal quale controllava le valli del Roia e del Bevera. Per tutto il mese di luglio 1944 Nettù aveva condotto azioni di guerriglia contro il nemico. Il suo gruppo aveva danneggiato gravemente la ferrovia Ventimiglia-Cuneo, facendo brillare molti ponti, e la linea telefonica.
[ Come riportato in Giorgio Lavagna (Tigre), Dall’Arroscia alla Provenza - Fazzoletti Garibaldini nella Resistenza, Isrecim, ed. Cav. A. Dominici, Oneglia Imperia, 1982, Corradi, ottenuto a fine agosto 1944 l'assenso del comandante Libero Briganti Giulio si era spostato con alcuni garibaldini, tra i quali, appunto, Lavagna, verso la Francia per unirsi agli alleati. A settembre 1944 Corradi, Lavagna ed i loro compagni erano stati arruolati nella FSSF, First Special Service Force (chiamata anche The Devil’s Brigade, The Black Devils, The Black Devils’ Brigade, Freddie’s Freighters), reparto d’elite statunitense-canadese di commando, impiegato anche nella Operazione Dragoon nel sud della Francia, tuttavia sciolto nel dicembre 1944; a quella data per non farsi internare, i garibaldini in parola furono costretti ad immatricolarsi nel 21/XV Bataillon Volontaires Etrangérs francese ]
Nel mese di luglio 1944 furono gravemente danneggiati nella zona di Imperia anche i ponti di Caramagna e del Prino, come raccontato dal partigiano Amedeo Finocchio (Arizona) in Maurizio Caprile, Bandito zoppo, Edizioni Sabatelli, 1980. Il garibaldino Finocchio fu denominato bandito zoppo dai fascisti della banda Ferraris perché in un'azione di guerra aveva riportato un'infermità permanente alla gamba sinistra. Il ponte di Caramagna ad opera del Distaccamento di Arizona, nel quale operava anche Trubescoi/Trube (Enzo Bavassano). Quello del Prino dietro incursione del I° Battaglione "Carlo Montagna", che stava per essere accorpato alla costituenda IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini".
A fine luglio il Distaccamento comandato da Basilio Mosconi [Moscone] distrusse il primo ponte sul torrente Nervia tra Isolabona (IM) e Pigna (IM).
Ed ancora. Il ponte di Nava fatto brillare nell'agosto 1944 per l'ennesima volta; il ponte di legno nei pressi di Cesio (IM) fatto saltare il 29 agosto da 2 squadre della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione"; un ponte in zona "Tre Ponti" di Sanremo distrutto ad opera di Ghepeu (Sergio Grignolio), comandante di un distaccamento della V^ Brigata, sempre ad agosto 1944, Ghepeu autore anche della distruzione a settembre 1944 del ponte di Madonna della Villa a Ceriana (IM).
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
Un tratto della strada tra Taggia e Badalucco |
2-8-1944 - [...] Alcuni garibaldini della V Brigata fanno saltare un tratto di strada ed un ponte nei pressi di Borgo San Dalmazzo [...]
4-8-1944 - [...] Alle ore 24 alcuni garibaldini del 3° Distaccamento della IV Brigata fanno saltare il secondo ponte della strada Taggia-Badalucco [...]
5-8-1944 - [...] Elementi del 9° Distaccamento della IV Brigata fanno esplodere i fornelli da mina della strada Taggia-Badalucco ottenendo un'interruzione di circa dodici metri. Riescono pure a far saltare un ponte sulla strada militare che da Badalucco conduce a Baiardo [...]
20-8-1944 - Garibaldini della IV Brigata fanno saltare il Ponte dei Passi [nel comune di Rezzo (IM)] impiegando kg 15 di esplosivo. Il ponte crolla in tutta la lunghezza [...]
22-8-1944 - [...] L'8° Distaccamento "C. Queirolo" (V Brigata) fa crollare il ponte di Montalto Ligure.
25-8-1944 - [...] Il Ponte Bonda [in effetti si trattava del secondo ponte sopra Isolabona, in direzione di Pigna] viene fatto saltare totalmente in aria [...]
28-8-1944 - [...] Il comandante "Ramon" [Raymond Rosso] con quattro garibaldini sorprende le sentinelle nemiche e fa saltare il ponte
di Borgo di Ranzo [...]30-8-1944 - [...] Il comandante "Ramon" con due garibaldini fa saltare il ponte
di Borghetto d'Arroscia [...] Due squadre del 2° Distaccamento (IV Brigata) fanno saltare il ponte di legno presso Cesio [...]
Carlo Rubaudo, Op. cit.
Carlo Rubaudo, Op. cit.
Settembre 1944: [...] distrutto un ponte sulla rotabile Vignai-Badalucco da garibaldini della V brigata [...] distrutto nuovamente il ponte di "Carpi"[...] distrutti i ponti vecchio e nuovo della rotabile che porta ad Apricale [...] - 3.9.1944 - Il battaglione "Lupi" (I brigata) al comando di E. Pelazza nelle priem ore del mattino piazzati i mortai contro le postazioni nemiche del ponte di Nava riesce nuovamente a far saltare il manufatto appena ricostruito dai Tedeschi [...] 30.9.1944 - Nuovamente distrutto il ponte dei "Passi" sulla rotabile Triora-Rezzo ed il ponte di Borgo di Ranzo rispettivamente dai garibaldini della IV brigata e del comandante "Ramon" (I brigata) - 30.9.1944 - Guastatori della I brigata fanno crollare il ponte sul Tanaro a Ponte di Nava.
Francesco Biga, Op. cit.
Il 26 agosto u.s., alle ore 10,30, in S.Remo, evadeva da un gabinetto di decenza certo Sergio Grignolio, fermato in precedenza da militi dell'U.P.I. della G.N.R. per misure di P.S.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 9 settembre 1944, p. 24. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
A qualunque costo bisognava interrompere la strada. Mi offersi di
far saltare il ponte della Madonna della Villa, operazione che avrebbe,
se fosse riuscita, interrotto completamente il traffico tra Ceriana e
Baiardo. Mi posi in contatto con altri nostri compagni della zona e, la
stessa notte del combattimento, sotto una pioggia dirotta, un piccolo
gruppo capitanato da me, da Edmondo e da Mario si portò sul ponte. Vi
scavammo tre buche, le riempimmo di esplosivo, facemmo allontanare i
compagni e io e Mario demmo fuoco alle micce. Soltanto due mine
saltarono: il ponte, per quanto danneggiato, rimaneva servibile.
Ritornammo sul posto, preparammo una terza carica, accendemmo e stavamo
per ritirarci quando la mina scoppiò improvvisamente [6 settembre 1944]. Fummo avvolti in
una nube di fuoco e di fumo, mentre una pioggia di pietre ci investiva
in pieno. Ma evidentemente qualche santo ci proteggeva, perchè ce la
cavammo senza una scalfitura.
Sergio Ghepeu Grignolio in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. Alis, Sanremo, 1946, ristampa 1975, a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia
Sergio Ghepeu Grignolio in Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. Alis, Sanremo, 1946, ristampa 1975, a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia
Ponte distrutto dai garibaldini della V^ Brigata nei pressi della centrale elettrica di Taggia (IM) - Fonte: F. Biga, Op. cit. |
Alla metà di settembre del 1944 l'ispettore Simon [detto anche Manes, Carlo Farini, Ispettore Generale al Comando Operativo della I^ Zona Liguria, dal 4 febbraio 1945 vice comandante del Comando militare unificato ligure] ed il commissario divisionale [Giulio, Libero Remo Briganti, commissario politico del distaccamento garibaldino costituito il 22 febbraio 1944 alla Maddalena di Lucinasco (IM), poi della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" che, da quello, il 20 giugno 1944 si sviluppa, con sede nel bosco di Rezzo (IM), e infine commissario politico della II^ Divisione "Felice Cascione" germinata dalla IX^ Brigata il 7 luglio 1944], a causa della nuova, insperata, favorevole situazione determinatasi con lo spostamento di quasi tutte le forze tedesche sulla frontiera francese e conseguente sguarnimento del retroterra imperiese, avevano emanato nuove disposizioni per distruggere nuovamente i ponti ricostruiti dal nemico sulle strade n. 20 e 28. Per questo motivo la battaglia dei ponti non ebbe termine, come era stato previsto, ai primi giorni di settembre, ma fu prolungata per i motivi strategici predetti...
Francesco Biga, Op. cit.
In Valle Arroscia il danneggiamento per due volte del ponte della "Savonera" a sud di Pieve di Teco (IM) sulla statale 28 e di quello di Vessalico (IM) sulla strada Pieve di Teco-Albenga.
Intensificando la battaglia per la distruzione dei ponti per ostacolare il previsto grande rastrellamento nemico, la notte del 5 ottobre 1944 gli uomini del Distaccamento di Raymond (Ramon) Rosso (il quale diventerà in seguito capo di Stato Maggiore della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante") fanno saltare il ponte di Borgo di Ranzo, nel comune di Ranzo (IM).
Doveva seguire la stessa sorte il ponte di Vessalico (IM), già distrutto il 4 luglio 1944.
I tedeschi, per riattivarlo, avevano dislocato un presidio di sessanta uomini con cinque mitragliatori. Decisi ad attaccarlo, il giorno 8 ottobre 1944 i comandanti “Cion” [Silvio Bonfante], Giorgio, [Giorgio Olivero, comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] e Stalin (Franco Bianchi, in seguito comandante del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante") radunano gli uomini: trenta garibaldini del Distaccamento d'assalto “Giovanni Garbagnati”, che sostavano a Pieve di Teco (IM) dopo l'attacco a Cesio (IM), e quindici uomini del Distaccamento “Giuseppe Maccanò” della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo", comandati da Fra Diavolo (anche Garibaldi, Giuseppe Garibaldi, già a capo nell'autunno 1943 di un piccolo gruppo partigiano in Cipressa (IM), verso la fine della guerra comandante della IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante") ... Rimanevano feriti gravemente Cion, Calogero Madonìa (Carlo Siciliano) e Sandro Nuti (Scrivan). Sei tedeschi uccisi e cinque altri fatti prigionieri e in seguito scambiati con altrettanti ostaggi civili in mano al nemico...
L'avvicinamento a Vessalico è compiuto all'indomani alle 6 antimeridiane... A Perinetti, Frazione di Vessalico (IM), i garibaldini si dispongono su tre colonne, ciascuna composta da due squadre... Accortisi dell'insidia, i tedeschi danno l'allarme abbandonando il ponte in costruzione ...
Il ponte viene definitivamente distrutto da una squadra del Distaccamento “Giovanni Garbagnati” della I^ Brigata "Silvano Belgrano".
I ponti tra Oneglia e Ceva fatti saltare dai garibaldini e ricostruiti in legno dai tedeschi sono sorvegliati a vista dagli stessi: da una missiva della Sezione SIM Fondo Valle della II^ Divisione al comando della I^ Zona operativa Liguria ed al SIM della II^ Divisione.
Un documento della Prefettura di Savona in data 15 novembre 1944 riportava che il podestà di Ortovero aveva comunicato che il 4 novembre "il ponte esistente nell'abitato della frazione Pogli, su cui corre l'interprovinciale Albenga-Pieve di Teco, veniva distrutto da un ordigno esplosivo ad opera di partigiani. Il traffico è stato interrotto".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
Francesco Biga, Op. cit.
In Valle Arroscia il danneggiamento per due volte del ponte della "Savonera" a sud di Pieve di Teco (IM) sulla statale 28 e di quello di Vessalico (IM) sulla strada Pieve di Teco-Albenga.
Intensificando la battaglia per la distruzione dei ponti per ostacolare il previsto grande rastrellamento nemico, la notte del 5 ottobre 1944 gli uomini del Distaccamento di Raymond (Ramon) Rosso (il quale diventerà in seguito capo di Stato Maggiore della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante") fanno saltare il ponte di Borgo di Ranzo, nel comune di Ranzo (IM).
Doveva seguire la stessa sorte il ponte di Vessalico (IM), già distrutto il 4 luglio 1944.
I tedeschi, per riattivarlo, avevano dislocato un presidio di sessanta uomini con cinque mitragliatori. Decisi ad attaccarlo, il giorno 8 ottobre 1944 i comandanti “Cion” [Silvio Bonfante], Giorgio, [Giorgio Olivero, comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] e Stalin (Franco Bianchi, in seguito comandante del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante") radunano gli uomini: trenta garibaldini del Distaccamento d'assalto “Giovanni Garbagnati”, che sostavano a Pieve di Teco (IM) dopo l'attacco a Cesio (IM), e quindici uomini del Distaccamento “Giuseppe Maccanò” della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo", comandati da Fra Diavolo (anche Garibaldi, Giuseppe Garibaldi, già a capo nell'autunno 1943 di un piccolo gruppo partigiano in Cipressa (IM), verso la fine della guerra comandante della IV^ Brigata "Domenico Arnera" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante") ... Rimanevano feriti gravemente Cion, Calogero Madonìa (Carlo Siciliano) e Sandro Nuti (Scrivan). Sei tedeschi uccisi e cinque altri fatti prigionieri e in seguito scambiati con altrettanti ostaggi civili in mano al nemico...
L'avvicinamento a Vessalico è compiuto all'indomani alle 6 antimeridiane... A Perinetti, Frazione di Vessalico (IM), i garibaldini si dispongono su tre colonne, ciascuna composta da due squadre... Accortisi dell'insidia, i tedeschi danno l'allarme abbandonando il ponte in costruzione ...
Il ponte viene definitivamente distrutto da una squadra del Distaccamento “Giovanni Garbagnati” della I^ Brigata "Silvano Belgrano".
I ponti tra Oneglia e Ceva fatti saltare dai garibaldini e ricostruiti in legno dai tedeschi sono sorvegliati a vista dagli stessi: da una missiva della Sezione SIM Fondo Valle della II^ Divisione al comando della I^ Zona operativa Liguria ed al SIM della II^ Divisione.
Un documento della Prefettura di Savona in data 15 novembre 1944 riportava che il podestà di Ortovero aveva comunicato che il 4 novembre "il ponte esistente nell'abitato della frazione Pogli, su cui corre l'interprovinciale Albenga-Pieve di Teco, veniva distrutto da un ordigno esplosivo ad opera di partigiani. Il traffico è stato interrotto".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
- 5.10.1944 - Mentre i Tedeschi tentano per la quarta volta la ricostruzione del ponte di Vessalico, i garibaldini di "Ramon" fanno saltare il ponte di Ranzo alle loro spalle per impedir loro la ritirata in previsione dell'attacco al paese da effettuarsi da distaccamenti della I^ Brigata.
- 6.10.1944 - Nuovamente distrutti due ponti sulla strada statale Pieve di Teco-Colle San Bartolomeo da garibaldini del distaccamento "Angelo Viani" (I^ Brigata).
- 9.10.1944 - Distruzione completa del ponte di Vessalico operata da una squadra del distaccamento d'Assalto "G. Garbagnati" alla presenza di Guglielmo Vittorio (Vittò) comandante della V Brigata e del C.S.M. Augusto Bracco (Gianni) della IV Brigata.
- 11.10.1944 - Il ponte di Leca (Valle Arroscia) è distrutto da una squadra del distaccamento "Angelo Viani" (I^ Brigata).
- 11.10.1944 - Il ponte tra San Lazzaro e Caravonica (già distrutto due volte) viene fatto saltare dal distaccamento di "Romolo" (IV Brigata).
Tra ottobre e novembre, per opera dei garibaldini, vengono ancora una volta distrutti i ponti della Paperera, Teglia, San Luigi, Quarti, e ponte di Nava sul Tanaro.
Novembre 1944:
Novembre 1944 - distruzione del ponte di legno tra San Lazzaro Reale e Caravonica operata dai Garibaldini della IV Brigata.
- Garibaldini della V Brigata fanno saltare il passo di Drego in valle Argentina; i tedeschi sgombrano la località.
9.11.1944 - I tedeschi trasportano a Cesio le rotaie del tranvai d'Imperia per riparare il ponte locale. [...]
16.11.1944 - Garibaldini della IV Brigata distruggono il ponte di Borgomaro e Ville San Pietro, di cui i tedeschi inizieranno la ricostruzione il 4.2.1945.
19.11.1944 - Una squadra del distaccamento "Filippo Airaldi" distrugge il ponte di Perinetti (presso Muzio in valle Arroscia), azione rischiosa in quanto che nei pressi i Tedeschi avevano costruito una postazione munita di cannoni anticarro.
21.11.1944 - All'alba una squadra garibaldina del distaccamento "Filippo Airaldi" distrugge il ponte di Pogli (Valle Arroscia) tra lo stupore dei Tedeschi che si trovavano nel paese. [...]
27.11.1944 Squadra d'assalto garibaldina "IV" ("V" Brigata) comandata da Giovanni Alessio (Peletta) distrugge due ponti sulla mulattiera presso frazione Glori (Valle Argentina).
Dicembre 1944: [...]
- 14.12.1944 - Garibaldini del distaccamento "G. Bortolotti" (I^ brigata) al comando di "Ramon" ancora una volta distruggono il ponte di Perinetti sulla statale 28 bis (valle Arroscia)
- 27.12.1944 - Guastatori della IV brigata demoliscono il ponte sul torrente Impero a monte di Borgomaro
Francesco Biga, Op. cit.
Ramon (Raymond Rosso, a questa data ormai capo di Stato Maggiore della Divisione "Silvio Bonfante") fece saltare il secondo arco del ponte di Borgo di Ranzo "ed ha ordinato di fare saltare i 3 ponti dei Cavalieri", come sottolineato in una circolare del comando della Divisione "Silvio Bonfante" in data 24 febbraio 1945.
Ancora Ramon, il 24 febbraio, con un garibaldino del Distaccamento "Maccanò", intercettò due carri portanti materiale tedesco per la ricostruzione del ponte di Borgo di Ranzo e gettò, come lasciò scritto Luigi Pantera Massabò, già vicecomandante della Divisione "Silvio Bonfante" (in Cronistoria militare della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” <diario inedito nel 1999, conservato presso l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia>), le parti in ferro, rotaie di ferrovia, destinate per la ricostruzione del ponte in un burrone e facendo bruciare le parti in legno.
In quel periodo, nel tentativo di limitare la distruzione di ponti da parte delle formazioni garibaldine, le autorità fasciste presero la decisione di fare sorvegliare alcune di queste opere da gruppi di civili. Il comando della Divisione "Silvio Bonfante" chiese la collaborazione dell'aviazione alleata, la quale, in effetti, colpì nei giorni seguenti la zona dell'immediato retrofronte, cercando di neutralizzare le tre batterie antiaeree di Isolabona in Val Nervia.
Il 27 febbraio 1945 Ramon, coadiuvato da uomini del Distaccamento "Filippo Airaldi" della II^ Brigata "Nino Berio" della Divisione "Silvio Bonfante", faceva brillare il ponte di Pogli, nel comune di Ortovero (SV), appena ricostruito dai tedeschi. Sempre a febbraio ad Alassio (SV) Cis Giorgio Alpron [capo di Stato Maggiore della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante"] e Moschin Carlo Mosca, capo di un nucleo della I^ Brigata, facevano saltare il ponte Sant'Anna sull'Aurelia.
E Cis Giorgio Alpron, con l'ausilio del caposquadra "Mancinotto" [Giuseppe Gismondi] e di alcuni uomini del Distaccamento "Angiolino Viani", il 17 aprile 1945 faceva nuovamente saltare il ponte tra Degna e Vellego [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)] sulla strada Albenga-Cesio.
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
22 febbraio 1945 - Dalla Sezione SIM Fondo Valle della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della I^ Zona Operativa Liguria ed al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava che "è in atto un ripiegamento dei tedeschi dalla riviera ligure verso nord; osservando la via Aurelia si notano drappelli di tedeschi che, approfittando di mezzi civili e militari, si dirigono verso i centri ferroviari di Ceva ed Ormea. I ponti tra Oneglia e Ceva fatti saltare dai garibaldini e ricostruiti in legno sono sorvegliati a vista dagli stessi..."
24 febbraio 1945 - Dal commissario prefettizio di Albenga (SV) alla popolazione di Albenga - Manifesto-avviso: "... Il comando militare tedesco dispone che il ponte sul Neva sia sorvegliato dai civili del luogo giorno e notte. Gli inadempienti saranno perseguiti ai sensi delle vigenti leggi di guerra...".
9 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano", del Corpo Volontario della Libertà Liguria aderente al CLN, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che "oggetto: Relazione diroccamento ponti di Degna e Garlenda. Al Comando Divisionale. Il giorno 1-3-45 una squadra del dist. G. Garbagnati con l'ausilio di civili reclutati sul posto faceva diroccare con mezzi di fortuna (picchi, pale, palanchini) il ponte di Degna. Il giorno 5 c.m. invece con brillamento di 3 mine una squadra dello stesso distaccamento rendeva completamente inutilizzabile il ponte di Garlenda. Sia l'uno che l'altro per essere resi utilizzabili devono essere completamente demoliti e ricostruiti su nuove basi. Il Commissario [Federico, Federico Sibilla]. Il Comandante [Mancen, Massimo Gismondi].".
19 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata della Divisione "Silvio Bonfante" a "Stalin" [Franco Bianchi, comandante del Distaccamento "Giovanni Garbagnati"] - Ordinava "durante la prossima notte, all'una, far saltare il ponte tra Degna e Vellego [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)]: occorre essere precisi sull'ora in quanto contemporaneamente salteranno anche le rocche sotto Casanova. Non attaccare pattuglie nemiche per non destare sospetti. Se il ponte non dovesse saltare porre una carica nell'arcata centrale".
21 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 223, al comando della I^ Brigata - Comunicava... chiedeva i motivi per cui risultava brillato il ponte di Degna, ma non erano saltate le rocche sottostanti...
21 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che nella notte tra il 19 ed il 20 marzo una squadra del Distaccamento "Francesco Agnese" [comandato da Buffalo Bill, Bill o Pippo, Giuseppe Saguato] agli ordini del capo squadra "Moschin" [Carlo Mosca] aveva tentato di fare brillare con mine le rocche tra Casanova Lerrone (SV) e Garlenda (SV) per interrompere il traffico stadale ma che l'azione era riuscità a metà data la scarsa conoscenza dell'esplosivo usato e appena arrivato con un lancio alleato] e che la stessa notte una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" al comando di "Stalin" [Franco Bianchi] faceva saltare con parziale risultato il ponte tra Vellego e Degna.
22 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" [comandante "Gino" Giovanni Fossati] della Divisione "Silvio Bonfante" ai Distaccamenti dipendenti - Stabiliva che ogni Distaccamento doveva preparare mine con detonatore a strappo oppure fatte con bombe a mano tedesche a tempo, "legando il filo alla nappina e ricoprendo la bomba di plastico"; che ogni mina, al momento dell'uso, doveva, per aumentarne l'efficienza, essere ricoperta da pietre; che gli ordigni "dovranno essere posti a 300-400 metri" dalle postazioni al momento dell'allarme". E segnalava che l'esplosivo per la costruzione delle mine si trovava presso il Distaccamento "Giuseppe Catter".
28 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava che... a Vessalico (IM) i tedeschi avevano rinunciato a ricostruire il ponte, "facendo saltare la parte che avevano già ricostruito" ...
31 marzo 1945 - Dallo Stato Maggiore della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 19, al comando della VI^ Divisione - Riferiva ... le azioni svolte durante il mese di marzo, tra cui il brillamento dei ponti del Cavaliere e l'attentato contro il ponte di Vessalico che aveva costretto i tedeschi a fuggire...
3 aprile 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Resoconto delle azioni compiute dalla Brigata nel mese di marzo: il 5 marzo 1945 una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" [comandato da Stalin, Franco Bianchi] faceva brillare un ponte a Garlenda (SV); ... il 12 marzo una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" faceva saltare il ponte a Chiappa, [Frazione di San Bartolomeo al Mare (IM)]; il 13 marzo un'altra squadra di detto Distaccamento faceva brillare il ponte del Molino del Fico in Località Pian del Cervo di Pairola [Frazione di San Bartolomeo al Mare (IM)]; il 20 marzo ancora una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati", direttamente comandata da Stalin, faceva saltare il ponte tra Vellego e Degna [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)]; ... il 22 marzo riusciva solo in parte l'azione contro il ponte di Santa Croce sulla Via Aurelia nei pressi di Alassio [(SV)]...
14 aprile 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Resoconto delle azioni compiute dalla Brigata nel mese di marzo: ... il 19 ad opera delle squadre di "Gin" [Angelo Recagno] e di "Cimitero " [Bruno Schivo] era saltato il ponte del Cavaliere a Borgo di Ranzo...
18 aprile 1945 - Dal comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 302, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Comunicava che il giorno prima una squadra comandata dal capo squadra "Mancinotto" [Giuseppe Gismondi] e da "Cis" [Giorgio Alpron, capo di Stato Maggiore della I^ Brigata "Silvano Belgrano"] aveva fatto nuovamente brillare il ponte tra Degna e Vellego [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)].
20 aprile 1945 - Da "Fedé" al SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava che "... Il ponte dell'officina sopra Taggia è saltato in aria uccidendo 4 tedeschi e 3 civili... ".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
(1) Il partigiano Fulvio "Lilli" Vicàri, nato a Ventimiglia (IM) il il 18 novembre 1919, che si era già distinto ai primi di luglio 1944 nella difesa di Rocchetta Nervina (IM) e nell'autunno successivo nelle battaglie per Pigna (IM), ufficiale di collegamento della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", morì a difesa della polveriera, presa in possesso dai patrioti, di Gavano. Questa la motivazione della medaglia d'argento (Decreto presidenziale 11 luglio 1972 in Gazzetta Ufficiale n. 319 del 9 dicembre 1972) concessa alla memoria per attività partigiana: Durante due giorni di cruenti combattimenti, sotto l'intenso fuoco dell'artiglieria e dei mortai avversari, infondeva nei commilitoni, con il suo sereno comportamento, coraggio e determinazione a resistere. Accortosi che una mitragliatrice pesante stava per essere catturata dal nemico, si lanciava alla testa di pochi ardimentosi al contrassalto, riuscendo a frenare l'impeto avversario ed a salvare l'arma. In una successiva azione contro una colonna nemica, colpito a morte, cadeva per la libertà della Patria. - Rocchetta Nervina (Imperia), 3 giugno 1944 Val Gaviano di Triora (Imperia), 15 marzo 1945
1 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comandante "Lilli" - Veniva comunicato al garibaldino "Lilli" il suo nuovo incarico al comando di Brigata "pur continuando a rimanere in Val Galvano ad estrarre tritolo dai proiettili d'artiglieria". da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
Il partigiano Giovanni Rebaudo* Jeannot/Janot/Janò/Monaco ricordava in una sua memoria: Dopo aver camminato in salita per circa mezz'ora, siamo arrivati su un costone in vista della polveriera di Gavano, che si intravvedeva nel vallone sottostante. Era nostra intenzione passare di lì a fare una visita a Fulvio Vicari (Lilli) che sapevamo trovare insieme ai suoi artificieri. Purtroppo appena arrivati dovevamo apprendere una tragica notizia... “Lilli” era diventato un esperto artificiere nel fabbricare mine e preparare le cariche. Nel periodo di attività da guastatore e artificiere, oltre al pezzo di strada fatta saltare la notte di capodanno, “Lilli” aveva diretto parecchie altre azioni nella battaglia dei ponti. La polveriera di Val Gavano era rifornitissima di granate e di proiettili di artiglieria di grosso calibro. Era una polveriera che riforniva tutto il settore della G.A.F. (Guardia alla frontiera) sul fronte occidentale nel periodo della guerra contro la Francia... di stanza nella caserma di Arma di Taggia negli anni dal 1941 al 1943 sovente ero già andato proprio in quella polveriera a fare rifornimenti di proiettili per le esercitazioni...
A Fulvio Vicàri venne in seguito intitolato il VI° Distaccamento del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata
A Gavano... anche il fratello [Eliano Camillo Vicàri, comandante di un Distaccamento della V^ Brigata] rimase gravemente ferito... Francesco Biga, Op. cit
... Dopo l'eccidio di Gordale, passando per Val Gavano seppi della morte di Lilli, morte straziante.
Posta la salma in una cassa i partigiani presenti organizzarono un presentat-arm. Segno affettuoso senza dubbio. Mi si era presentata la donna amata da Lilli, colei che alcuni ritenevano responsabile delle sue imprudenze. Mi si era consigliato di farla fucilare, ma ebbi pietà di lei. Si era inginocchiata ai piedi e mi abbracciava le ginocchia piangendo e pronunciando la frase "Povero bimbo mio" ... Fragola Doria [Armando Izzo] in La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), di don Ermando Micheletto, Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
* Giovanni Rebaudo [famiglia di Pigna (IM), poi residente a Ventimiglia dalla Liberazione sino alla morte], nato a Monaco Principato il 29 novembre 1921. Militò nella Resistenza in seguito ai bandi di arruolamento della R.S.I. del 24 giugno 1944. Come molti altri giovani preferì combattere per la libertà, anziché al servizio dell'occupante tedesco. Entrò a far parte del Distaccamento di Buggio [Frazione di Pigna (IM)] comandato da Carlo Cattaneo "Carletto", di Ventimiglia, Distaccamento che operava nella zona di Carmo Langan [Comune di Castelvittorio (IM)]. Dopo una settimana, il 2 luglio 1944 ebbe il suo battesimo del fuoco con la battaglia di Castelvittorio. Dopo il relativo sbandamento si ricompose a Cima Marta un distaccamento comandato da Basilio Mosconi [Moscone, in seguito comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"]. Con questo partecipò a numerose ed importanti azioni: a fine luglio 1944 distruzione del primo ponte sul torrente Nervia dopo Isolabona (IM) in direzione di Pigna per tagliare i rinforzi ai tedeschi; a Passo Muratone e Monte Lega con la cattura di un cannone nemico, che venne poi usato contro la caserma di Dolceacqua (IM); presa di Pigna e difesa della sua Repubblica Partigiana. Tra l'8 e il 18 Ottobre 1944 partecipò con tutta la II^ Divisione "Felice Cascione" alla ritirata su Fontane [Frazione di Frabosa Soprana (CN)] passando da Viozene [Frazione di Ormea (CN)]. In novembre ci fu il rientro in Liguria a riprendere i territori abbandonati, ricostituendo le Brigate. Il 6 gennaio 1945 Giovanni Rebaudo si batté fra Agaggio e Glori [Frazioni di Molini di Triora (IM)] contro i militi del Battaglione Monterosa di stanza a Molini di Triora, lasciando un'immediata relazione scritta, in cui tra l'altro si evince che "i fascisti scappando abbandonarono 2 muli, uno carico di un mortaio da 81 mm e rispettive munizioni, l'altro di dolci per festeggiare la befana fascista". A marzo andò in missione a Pigna per ricostituire una formazione: qui subì il rastrellamento del 10 marzo 1945 che portò alla cattura di numerosi ostaggi ed alla fucilazione di 14 suoi compagni partigiani a Latte [Frazione di Ventimiglia (IM)]. Il 24 aprile 1945 era con tutta la II^ Divisione "Felice Cascione" a Baiardo (IM) quando il Comandante Vitò [Vittorio Giuseppe Guglielmo] dispose il piano di occupazione della costa... Vittorio Detassis
Ghepeu, al secolo Sergio Grignolio, scuote l'indice verso di me e ride di un riso franco da buon ragazzone quale egli è. Adesso esageri... dice. Protesta allegramente perchè l'ho presentato al Governatore, capitano inglese Garigue, e ad altri ufficiali come il “bridge blower”, cioè l'uomo che fa “saltare i ponti”. Protesta e ride, ma si vede che ne è compiaciuto. In verità Ghepeu è il tipico partigiano. Alto, di membra possenti, ha una bellissima testa ricciuta ed un volto da buon ragazzo, illuminato da due magnifici occhi castani. Si tiene ritto innanzi al generale Graham, venuto a Sanremo in occasione della rivista della vittoria e della pace e si dondola un po' su una gamba ed un po' sull'altra, impacciato e rosso in volto. Nessuno immaginerebbe che egli è stato, durante tutta la guerra di liberazione uno dei nostri patrioti più valorosi. Ha preso parte a combattimenti, agguati, sorprese, è stato in “galera”, ha sposato la morte decine di volte, ha subito la tortura. Ed ha soltanto diciannove anni.
Mario Mascia, Op. cit.
24 febbraio 1945 - Dal commissario prefettizio di Albenga (SV) alla popolazione di Albenga - Manifesto-avviso: "... Il comando militare tedesco dispone che il ponte sul Neva sia sorvegliato dai civili del luogo giorno e notte. Gli inadempienti saranno perseguiti ai sensi delle vigenti leggi di guerra...".
9 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano", del Corpo Volontario della Libertà Liguria aderente al CLN, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che "oggetto: Relazione diroccamento ponti di Degna e Garlenda. Al Comando Divisionale. Il giorno 1-3-45 una squadra del dist. G. Garbagnati con l'ausilio di civili reclutati sul posto faceva diroccare con mezzi di fortuna (picchi, pale, palanchini) il ponte di Degna. Il giorno 5 c.m. invece con brillamento di 3 mine una squadra dello stesso distaccamento rendeva completamente inutilizzabile il ponte di Garlenda. Sia l'uno che l'altro per essere resi utilizzabili devono essere completamente demoliti e ricostruiti su nuove basi. Il Commissario [Federico, Federico Sibilla]. Il Comandante [Mancen, Massimo Gismondi].".
19 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata della Divisione "Silvio Bonfante" a "Stalin" [Franco Bianchi, comandante del Distaccamento "Giovanni Garbagnati"] - Ordinava "durante la prossima notte, all'una, far saltare il ponte tra Degna e Vellego [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)]: occorre essere precisi sull'ora in quanto contemporaneamente salteranno anche le rocche sotto Casanova. Non attaccare pattuglie nemiche per non destare sospetti. Se il ponte non dovesse saltare porre una carica nell'arcata centrale".
21 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 223, al comando della I^ Brigata - Comunicava... chiedeva i motivi per cui risultava brillato il ponte di Degna, ma non erano saltate le rocche sottostanti...
21 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che nella notte tra il 19 ed il 20 marzo una squadra del Distaccamento "Francesco Agnese" [comandato da Buffalo Bill, Bill o Pippo, Giuseppe Saguato] agli ordini del capo squadra "Moschin" [Carlo Mosca] aveva tentato di fare brillare con mine le rocche tra Casanova Lerrone (SV) e Garlenda (SV) per interrompere il traffico stadale ma che l'azione era riuscità a metà data la scarsa conoscenza dell'esplosivo usato e appena arrivato con un lancio alleato] e che la stessa notte una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" al comando di "Stalin" [Franco Bianchi] faceva saltare con parziale risultato il ponte tra Vellego e Degna.
22 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" [comandante "Gino" Giovanni Fossati] della Divisione "Silvio Bonfante" ai Distaccamenti dipendenti - Stabiliva che ogni Distaccamento doveva preparare mine con detonatore a strappo oppure fatte con bombe a mano tedesche a tempo, "legando il filo alla nappina e ricoprendo la bomba di plastico"; che ogni mina, al momento dell'uso, doveva, per aumentarne l'efficienza, essere ricoperta da pietre; che gli ordigni "dovranno essere posti a 300-400 metri" dalle postazioni al momento dell'allarme". E segnalava che l'esplosivo per la costruzione delle mine si trovava presso il Distaccamento "Giuseppe Catter".
28 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava che... a Vessalico (IM) i tedeschi avevano rinunciato a ricostruire il ponte, "facendo saltare la parte che avevano già ricostruito" ...
31 marzo 1945 - Dallo Stato Maggiore della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 19, al comando della VI^ Divisione - Riferiva ... le azioni svolte durante il mese di marzo, tra cui il brillamento dei ponti del Cavaliere e l'attentato contro il ponte di Vessalico che aveva costretto i tedeschi a fuggire...
3 aprile 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Resoconto delle azioni compiute dalla Brigata nel mese di marzo: il 5 marzo 1945 una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" [comandato da Stalin, Franco Bianchi] faceva brillare un ponte a Garlenda (SV); ... il 12 marzo una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati" faceva saltare il ponte a Chiappa, [Frazione di San Bartolomeo al Mare (IM)]; il 13 marzo un'altra squadra di detto Distaccamento faceva brillare il ponte del Molino del Fico in Località Pian del Cervo di Pairola [Frazione di San Bartolomeo al Mare (IM)]; il 20 marzo ancora una squadra del Distaccamento "Giovanni Garbagnati", direttamente comandata da Stalin, faceva saltare il ponte tra Vellego e Degna [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)]; ... il 22 marzo riusciva solo in parte l'azione contro il ponte di Santa Croce sulla Via Aurelia nei pressi di Alassio [(SV)]...
14 aprile 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Resoconto delle azioni compiute dalla Brigata nel mese di marzo: ... il 19 ad opera delle squadre di "Gin" [Angelo Recagno] e di "Cimitero " [Bruno Schivo] era saltato il ponte del Cavaliere a Borgo di Ranzo...
18 aprile 1945 - Dal comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 302, al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Comunicava che il giorno prima una squadra comandata dal capo squadra "Mancinotto" [Giuseppe Gismondi] e da "Cis" [Giorgio Alpron, capo di Stato Maggiore della I^ Brigata "Silvano Belgrano"] aveva fatto nuovamente brillare il ponte tra Degna e Vellego [Frazioni di Casanova Lerrone (SV)].
20 aprile 1945 - Da "Fedé" al SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Segnalava che "... Il ponte dell'officina sopra Taggia è saltato in aria uccidendo 4 tedeschi e 3 civili... ".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
(1) Il partigiano Fulvio "Lilli" Vicàri, nato a Ventimiglia (IM) il il 18 novembre 1919, che si era già distinto ai primi di luglio 1944 nella difesa di Rocchetta Nervina (IM) e nell'autunno successivo nelle battaglie per Pigna (IM), ufficiale di collegamento della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", morì a difesa della polveriera, presa in possesso dai patrioti, di Gavano. Questa la motivazione della medaglia d'argento (Decreto presidenziale 11 luglio 1972 in Gazzetta Ufficiale n. 319 del 9 dicembre 1972) concessa alla memoria per attività partigiana: Durante due giorni di cruenti combattimenti, sotto l'intenso fuoco dell'artiglieria e dei mortai avversari, infondeva nei commilitoni, con il suo sereno comportamento, coraggio e determinazione a resistere. Accortosi che una mitragliatrice pesante stava per essere catturata dal nemico, si lanciava alla testa di pochi ardimentosi al contrassalto, riuscendo a frenare l'impeto avversario ed a salvare l'arma. In una successiva azione contro una colonna nemica, colpito a morte, cadeva per la libertà della Patria. - Rocchetta Nervina (Imperia), 3 giugno 1944 Val Gaviano di Triora (Imperia), 15 marzo 1945
1 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comandante "Lilli" - Veniva comunicato al garibaldino "Lilli" il suo nuovo incarico al comando di Brigata "pur continuando a rimanere in Val Galvano ad estrarre tritolo dai proiettili d'artiglieria". da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
Il partigiano Giovanni Rebaudo* Jeannot/Janot/Janò/Monaco ricordava in una sua memoria: Dopo aver camminato in salita per circa mezz'ora, siamo arrivati su un costone in vista della polveriera di Gavano, che si intravvedeva nel vallone sottostante. Era nostra intenzione passare di lì a fare una visita a Fulvio Vicari (Lilli) che sapevamo trovare insieme ai suoi artificieri. Purtroppo appena arrivati dovevamo apprendere una tragica notizia... “Lilli” era diventato un esperto artificiere nel fabbricare mine e preparare le cariche. Nel periodo di attività da guastatore e artificiere, oltre al pezzo di strada fatta saltare la notte di capodanno, “Lilli” aveva diretto parecchie altre azioni nella battaglia dei ponti. La polveriera di Val Gavano era rifornitissima di granate e di proiettili di artiglieria di grosso calibro. Era una polveriera che riforniva tutto il settore della G.A.F. (Guardia alla frontiera) sul fronte occidentale nel periodo della guerra contro la Francia... di stanza nella caserma di Arma di Taggia negli anni dal 1941 al 1943 sovente ero già andato proprio in quella polveriera a fare rifornimenti di proiettili per le esercitazioni...
A Fulvio Vicàri venne in seguito intitolato il VI° Distaccamento del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata
A Gavano... anche il fratello [Eliano Camillo Vicàri, comandante di un Distaccamento della V^ Brigata] rimase gravemente ferito... Francesco Biga, Op. cit
... Dopo l'eccidio di Gordale, passando per Val Gavano seppi della morte di Lilli, morte straziante.
Posta la salma in una cassa i partigiani presenti organizzarono un presentat-arm. Segno affettuoso senza dubbio. Mi si era presentata la donna amata da Lilli, colei che alcuni ritenevano responsabile delle sue imprudenze. Mi si era consigliato di farla fucilare, ma ebbi pietà di lei. Si era inginocchiata ai piedi e mi abbracciava le ginocchia piangendo e pronunciando la frase "Povero bimbo mio" ... Fragola Doria [Armando Izzo] in La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), di don Ermando Micheletto, Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975
* Giovanni Rebaudo [famiglia di Pigna (IM), poi residente a Ventimiglia dalla Liberazione sino alla morte], nato a Monaco Principato il 29 novembre 1921. Militò nella Resistenza in seguito ai bandi di arruolamento della R.S.I. del 24 giugno 1944. Come molti altri giovani preferì combattere per la libertà, anziché al servizio dell'occupante tedesco. Entrò a far parte del Distaccamento di Buggio [Frazione di Pigna (IM)] comandato da Carlo Cattaneo "Carletto", di Ventimiglia, Distaccamento che operava nella zona di Carmo Langan [Comune di Castelvittorio (IM)]. Dopo una settimana, il 2 luglio 1944 ebbe il suo battesimo del fuoco con la battaglia di Castelvittorio. Dopo il relativo sbandamento si ricompose a Cima Marta un distaccamento comandato da Basilio Mosconi [Moscone, in seguito comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"]. Con questo partecipò a numerose ed importanti azioni: a fine luglio 1944 distruzione del primo ponte sul torrente Nervia dopo Isolabona (IM) in direzione di Pigna per tagliare i rinforzi ai tedeschi; a Passo Muratone e Monte Lega con la cattura di un cannone nemico, che venne poi usato contro la caserma di Dolceacqua (IM); presa di Pigna e difesa della sua Repubblica Partigiana. Tra l'8 e il 18 Ottobre 1944 partecipò con tutta la II^ Divisione "Felice Cascione" alla ritirata su Fontane [Frazione di Frabosa Soprana (CN)] passando da Viozene [Frazione di Ormea (CN)]. In novembre ci fu il rientro in Liguria a riprendere i territori abbandonati, ricostituendo le Brigate. Il 6 gennaio 1945 Giovanni Rebaudo si batté fra Agaggio e Glori [Frazioni di Molini di Triora (IM)] contro i militi del Battaglione Monterosa di stanza a Molini di Triora, lasciando un'immediata relazione scritta, in cui tra l'altro si evince che "i fascisti scappando abbandonarono 2 muli, uno carico di un mortaio da 81 mm e rispettive munizioni, l'altro di dolci per festeggiare la befana fascista". A marzo andò in missione a Pigna per ricostituire una formazione: qui subì il rastrellamento del 10 marzo 1945 che portò alla cattura di numerosi ostaggi ed alla fucilazione di 14 suoi compagni partigiani a Latte [Frazione di Ventimiglia (IM)]. Il 24 aprile 1945 era con tutta la II^ Divisione "Felice Cascione" a Baiardo (IM) quando il Comandante Vitò [Vittorio Giuseppe Guglielmo] dispose il piano di occupazione della costa... Vittorio Detassis
Ghepeu, al secolo Sergio Grignolio, scuote l'indice verso di me e ride di un riso franco da buon ragazzone quale egli è. Adesso esageri... dice. Protesta allegramente perchè l'ho presentato al Governatore, capitano inglese Garigue, e ad altri ufficiali come il “bridge blower”, cioè l'uomo che fa “saltare i ponti”. Protesta e ride, ma si vede che ne è compiaciuto. In verità Ghepeu è il tipico partigiano. Alto, di membra possenti, ha una bellissima testa ricciuta ed un volto da buon ragazzo, illuminato da due magnifici occhi castani. Si tiene ritto innanzi al generale Graham, venuto a Sanremo in occasione della rivista della vittoria e della pace e si dondola un po' su una gamba ed un po' sull'altra, impacciato e rosso in volto. Nessuno immaginerebbe che egli è stato, durante tutta la guerra di liberazione uno dei nostri patrioti più valorosi. Ha preso parte a combattimenti, agguati, sorprese, è stato in “galera”, ha sposato la morte decine di volte, ha subito la tortura. Ed ha soltanto diciannove anni.
Mario Mascia, Op. cit.
[n.d.r.: a Ghepeu si ispirò, secondo diverse fonti, Italo Calvino per il personaggio di "Lupo Rosso" ne "I sentieri dei nidi di ragno". Quando salì in montagna aveva soltanto sedici anni ed era "grande e grosso" con la "faccia livida ed i capelli rasi sotto un cappello a visiera alla russa"]