Dintorni di Vasia (IM) - Fonte: Mapio.net |
Gli altri nove garibaldini vennero arrestati e di questi solo due si salvarono dalla fucilazione.
[...] il 31 gennaio rappresentò l’ennesima pagina nera per la IV^ Brigata “Elsio Guarrini” della “Cascione”. Come ricordava Gino Gerini (Gino), il 30 gennaio «giungemmo, al crepuscolo, in regione Nicuni, tra Tavole e Val Prino. Scoprimmo un casone isolato fra i castagni e decidemmo di passarvi la notte». I garibaldini avevano in progetto la cattura di tre pericolose spie di Vasia. Così Gino dispose che «Deri, Livio e Cristo prelevassero le spie. Nello stesso tempo io, Lupo e Battista, l’amministratore della Brigata, partimmo per Tavole per ritirare importanti documenti e rientrammo in base verso mezzanotte, accompagnati da Timoscenko, che aveva effettuato una visita a casa».
Il mattino del 31 gennaio due colonne tedesche circondarono il casone in cui si trovavano i garibaldini. A “Gino” non rimase altro che ordinare la fuga.
[...] Tra i deceduti vi erano “Battista” (Manfredo Raviola), “Timoscenko” / “Timocenko”/ Timochenko (Tommaso Ricci), “Cristo” (Bartolomeo Dulbecco), che morirono nel vallone di Villatalla ed altri tre, “Matteo” (Matteo Zanoni), “Insalata” e “Leone”, che furono prima torturati e poi fucilati.
E nella testimonianza di Mirko (Angelo Setti): «Il 31 gennaio 1945, causa una delazione, a Nicuni [località di Tavole, Frazione di Prelà (IM)] un reparto partigiano fu circondato dai nemici: caddero "Timoscenco" (Tommaso Ricci), "Matteo" (Matteo Zanoni), "Battista" (Manfredo Raviola), "Joseph" (Ivan Poliesciuk di Odessa), "Cristo" (Bartolomeo Dulbecco) e "Livio" (Ernesto Ascheri). Caddero ancora "Deri", "Oscar", "Stella" ed "Insalata"».
Il 31 gennaio, in effetti, due colonne militari congiunte di tedeschi e italiani (approssimativamente 200 militari) risalirono all'alba le colline, scontrandosi con un gruppo di partigiani posizionato in località “Nicuni”, presso Tavole, Frazione di Prelà. Nello scontro morirono sei partigiani: Tommaso Ricci, Manfredo Raviola, Bartolomeo Dulbecco e Ernesto Ascheri (tutti originari di Imperia), Matteo Zanoni (di Brescia), e Ivan Polesciuk (quest'ultimo russo).
Altri quattro partigiani Ernesto Deri, Adler Brancaleoni, Matteo Cavallero, Biagio Giordano furono costretti ad arrendersi essendo rimasti senza munizioni. Andando a raggiungere nella prigionia Carletti Doriano “Mizar” catturato il 25 gennaio, durante un precedente rastrellamento nella vicina frazione di Villatalla. A questi rastrellamenti partecipava anche una donna: Maria Zucco, nota come la donna velata, che collaborava coi fascisti nel riconoscere e indicare partigiani e renitenti alla leva.
"Lupo" e "Veloce (Sebastiano Martini, comandante di Battaglione) il 4 febbraio 1945 segnalarono la grave situazione in cui si trovava la IV^ Brigata, precisando che il I° Battaglione “Carlo Montagna” constava di 65 uomini, il II° di 70 ed il III° di 90.
Nei giorni successivi il comando della Cascione comunicava al Comando Operativo della I^ Zona Liguria che "... il 31 gennaio un nuovo attacco alla IV^ Brigata causava la perdita dei garibaldini 'Battista' [Manfredo Raviola, amministratore], 'Timoscenko', 'Livio' e 'Deri'..."
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945), Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
La lapide è riferita ad un episodio di rastrellamento e fucilazione. Il 31 gennaio 1945 in località “Nicuni”, presso Tavole (Comune di Prelà, provincia di Imperia), soldati tedeschi e Brigate Nere fasciste catturano E. Deri, A. Brancaleone, M. Cavallero, B. Giordano. I quattro partigiani vengono imprigionati nelle carceri di Oneglia (Imperia) e, pur essendo torturati, non rivelano i nomi dei loro compagni. Sono quindi condannati a morte e vengono fucilati il 15 febbraio 1945.
Il 10 febbraio 1946 il C.L.N. provinciale di Imperia inaugura una lapide in loro memoria.
Redazione, 102173 - Lapide n.° 2 di Via I. Pindemonte - Imperia, Pietre della Memoria
Una vista dal Colle d'Oggia sino ad Albenga (SV) - Fonte: Mapio.net |
[...] Intanto i Tedeschi avevano scoperto il casone e fu subito evidente che essi cercavano proprio noi perché, immediatamente, balzarono sul ciglio della strada e nelle faxe basse in posizione di attacco.
[...] Resistemmo, ma le munizioni si esaurivano presto ed il nemico premeva. Ad un certo momento l'MG 42 si inceppò e tacque. La nostra posizione era oramai disperata. Urlai agli uomini di ritirarsi come potevano ed io stesso, seguito dai miei compagni, strisciai lungo il muretto e balzando di faxia in faxia, mi ritirai, il più velocemente possibile verso il bosco, più in alto. Di quando in quando ci arrestavamo un momento per rafficare il nemico, forte di oltre duecento uomini, che sicuro del numero e della enorme superiorità del suo armamento, irrompeva da tutte le parti urlando e grugnendo come un branco di belve. La partita era perduta. Appena fuori tiro cercai di raggiungere gli uomini, ma molti mancavano e fu soltanto verso sera che potei mettere insieme una metà del Distaccamento. Eravamo tutti laceri, contusi e bestialmente stanchi, e per di più, terribilmente depressi. E la nostra odissea ebbe inizio. Era nostra intenzione raggiungere la Costa di Carpasio attraverso Passo del Maro, ma in quella direzione operava una colonna nemica per cui fummo costretti a convergere su Conio e Ville San Pietro dove speravamo incontrare nostri Distaccamenti. La neve era alta, il freddo acuto perché un vento gelido spazzava a raffiche il cielo basso. Non avevamo quasi più scarpe, gli abiti erano a brandelli e fradici. La fame ci tormentava senza posa ed a stento avanzavamo, miserabile gruppo di straccioni, ubriachi dalla fatica, sorreggendoci l'un l'altro. Camminammo, camminammo come automi. La mia mente si perdeva in immagini irreali. Probabilmente avevo la febbre e questo mi faceva smarrire il senso della realtà e, credo, ciò mi permise di superare quella spaventevole notte. E la stessa cosa, penso, accadde ai miei compagni, perché altrimenti ci saremmo buttati sulla neve a riposare e a morire. Alla fine, fermandoci infinite volte, raggiungemmo Costa di Carpasio dove ritrovammo alcuni dei nostri, giuntivi per altra strada.
Vi restammo tutto quel giorno e la notte appresso, assistiti dagli abitanti del luogo, che ci nutrirono e ci vestirono con magnifico spirito di fratellanza.
Ma i Tedeschi battevano la zona e le spie non ci davano tregua. La mattina dopo partimmo nuovamente, questa volta in direzione di Tavole. All'uscita da Villatalla, mentre attraversavamo il ponte, scorgemmo in distanza una folla di gente. Ci avvicinammo. Sei bare di sei partigiani caduti sfilavano innanzi a noi, precedute da un grande drappo bianco. I nostri compagni ci venivano incontro, morti, portati a braccia dal popolo per il quale erano caduti. Compagni che qualche giorno prima avevano diviso con noi i pericoli, il pane e il sonno. Essi ora riposano nel piccolo cimitero del paese, all'ombra delle nostre montagne che assistettero alla nostra agonia. Sei uomini, dei trenta del mio Distaccamento, morirono sul posto, e tra di essi il temerario Battista, Timoscenco e Cristo, il Partigiano modello. Su di essi si accanì la furia nemica: i loro corpi furono trovati crivellati dai proiettili e sfigurati a colpi di baionetta. Tre altri: Matteo, Insalata e Leone furono catturati, seviziati, trasportati lontano e fucilati. Bellissima, degna veramente di un eroe, fu la morte di Cristo. Colpito da diversi proiettili egli cadde accanto a Timoscenko pure mortalmente ferito. Sente che la fine è prossima e che la vita se ne va col sangue che fluisce dalle piaghe. Chiama a sè un compagno e gli consegna il mitra: 'salva l'arme' gli sussurra, 'essa è necessaria alla lotta'. Poi si trascina presso Timoscenko e muoiono insieme".
31 gennaio 1945 - Dalla Sezione SIM della II^ Divisione "Felice Cascione" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria - Relazione sul rastrellamento di Tavole - Villatalla - Nicuni, avvenuto il 31 gennaio 1945: tra i partigiani ci furono 6 morti e 3 prigionieri, "Insalata", "Oscar" e "Testa Bianca".
4 febbraio 1945 - [documento scritto su carta intestata al dopolavoro del PNF] Dal comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che il comando di Brigata era volante e ridotto a soli 3 uomini, "Gino", "Danko" e "Lupo", in conseguenza di una grave imboscata in cui erano morti 3 partigiani ed erano stati persi molti documenti, che il I° Battaglione era composto da 65 uomini, che il II° Battaglione aveva 70 uomini dislocati parte a Rezzo parte nella Valle Carpesina, che il III° presentava 90 volontari; che il Distaccamento SAP "Folgore" aveva avuto 7 morti, il X° "Walter Berio" 15 caduti, di cui 10 in seguito ad arresto, e che si era quindi deciso di aggregare al I° Battaglione i superstiti; che le forze nemiche a Montalto Ligure ammontavano a 70 soldati e a 3 ufficiali; che una colonna mobile mista di soldati tedeschi e fascisti, forte di 100 uomini, stava svolgendo diverse puntate in Val Prino.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II