Badalucco (IM): Monumento ai Partigiani - Fonte: Pietre della Memoria |
Tra Badalucco e Taggia |
A soli 11 chilometri all'interno della via Aurelia, lungo la strada carrozzabile che da Arma di Taggia conduce a Triora e Loreto vive la gente di Badalucco. È gente lavoratrice ed indomabile. Indissolubile dalla generosità del suo popolo è la bellezza superba e, nel contempo, ridente della sua natura. Un fresco gorgogliare dell'acqua nell'Argentina,che serpeggia fra pietriccio, piante, sassi, dà il suo contributo alla bellezza del paese.
Dall'alto, il monte Carmo e il monte Rotondo sono ritti per proteggere dalle bufere la tenace gente e per creare uno scenario di fiaba.
Di fronte, domina il monte Faudo, ricco di gloria e di dolore partigiano, che contempla la verde e cupa colonna di sentinelle, e il paese compiaciuto, fra la maestà delle sue aguzze vedette, adagiato nel basso, si presenta con i suoi mille volti ed offre frescura d'alberi, vetustà d'abitacoli, viottoli senza tempo, con la loro pace e la loro storia.
Se la chiesa Madonna degli Angeli pare benedire chi giunge dalla via del nord, quella di S. Nicolò, ieratica e quasi austera, pur se minuta ed aggraziata su un alto poggio, pare vegliare su tutto e su tutti.
Bellezza austera e forza di popolo: due forze, natura ed uomo, insieme hanno irriducibilmente lottato, sofferto, pianto, incredibilmente vinto. Le lotte di Badalucco per la libertà sono degne di leggenda. In ogni mese della tragica epopea vissuta, esistono ricordi di fatti d'arme, di rivolte e di sacrifici. Quanti esaltanti trionfi popolari e sofferti saccheggi! Per lunghi periodi, i nazifascisti non possono calcare il suolo del paese che, in piena epoca d'occupazione del terrritorio nazionale, ha per lunghi periodi propri democratici amministratori, con le sue forze d'ordine perché è una «libera giunta», con tanto di bandiere tricolori e partigiane che sventolano al vento.
L'epopea di Badalucco ha origine dalla sua posizione strategica, vitale per i movimenti delle forze nazifasciste. Infatti oltre a costituire un passaggio obbligato per tutte le località della media ed alta Valle Argentina, si trova quasi al centro della provincia di Imperia. Perciò, già dal settembre 1943, il Comando tedesco ha posto, a presidio del paese, un battaglione di soldati cui si è aggiunto, nel successivo novembre, un contingente di dodici militi della Repubblica di Salò.
Ma i giovani delle classi 1923, 1924 e 1925, chiamati alle armi dalla Repubblica Sociale, disubbidiscono in blocco e raggiungono le formazioni partigiane o formano la banda locale.
Le rappresaglie dei Tedeschi e dei fascisti sono continue e di varia natura: minacce di stragi, bombardamenti indiscriminati sull'abitato, uccisioni di vecchi e bambini, ostaggi, chiusura di negozi gestiti da famiglie di giovani non presentatisi all'appello. Le autorità fasciste dispongono la soppressione, per tutta la popolazione di Badalucco, delle carte annonarie che danno diritto alle razioni di generi alimentari.
Gli abitanti di Badalucco rispondono con una lotta continua ed irriducibile. Sopportano tutte le angherie, le uccisioni ed i saccheggi. Piangono in silenzio i loro morti e i torturati. Ma, quel silenzio, è pieno di rabbia e di forza.
Il paese non solo aiuta i garibaldini in tutte le forme possibili, ma dà un intero distaccamento di figli tutti suoi alla Resistenza.
È il distaccamento di Arturo Secondo (Artù), che si coprirà di gloria in cento battaglie.
I nazifascisti sono costretti a sbarrare, con filo spinato e cavalli di frisia, numerosi luoghi e vie, nonché le loro postazioni. E, inoltre, ordinano un rigido coprifuoco notturno e sguinzagliano pattuglie per proteggere ponti e linee elettriche.
In tutte le zone intorno al centro abitato si susseguono le azioni armate partigiane che, si può ben dire, giornalmente apportano danni alla macchina bellica dei Tedeschi.
Il 31 maggio 1944 i partigiani attaccano frontalmente la guarnigione nazifascista. Ed è guerra aperta. Tutto il popolo insorge ed aiuta i patrioti (1).
La battaglia dura aspra ed accanita per tre ore, con i garibaldini all'attacco della chiesa Madonna degli Angeli (2), trasformata in arsenale dai fascisti, e della villa Boeri sede del presidio tedesco.
La reazione nazifascista è rabbiosa, ma necessita dell'intervento di contingenti venuti in aiuto dal litorale e da Taggia.
Lo scacco subito suscita ira e repressione selvaggia nell'animo dei fascisti e dei Tedeschi. Ormai essi sanno con certezza che tutta la popolazione di Badalucco non solo è loro ostile, ma pronta anche a combatterli ed a morire.
Sono presi dodici ostaggi (3) che vengono percossi e torturati affinché forniscano notizie sui combattenti della libertà e su chi li aiuta. Le caserme risuonano delle urla e dei lamenti dei seviziati.
I partigiani Giobatta Brezzo, Antonio Marvaldi, Marcello Panizzi, caduti nelle mani degli aguzzini, anche se inutilmente sono interrogati, selvaggiamente percossi e torturati; finché, il 6 di giugno, portati di notte nel canneto «Al Mulino» presso il ponte di Desteglio, frazione del comune di Montalto Ligure [oggi comune di Carpasio Montalto ((IM)], sono fucilati e sepolti (4).
Il 6 giugno 1944 a Badalucco viene anche fucilato il partigiano Alipio Amalberti, che era stato catturato il 24 di maggio.
La popolazione dello sfortunato paese è percorsa da fremiti di ribellione misti a sentimenti di dolore e di angoscia.
Nello stesso giorno in cui i quattro generosi perdevano la vita, in una località più a nord della valle Argentina, precisamente a Santa Brigida, presso Andagna, Angelo Setti (Mirko) attaccava una postazione nemica annientandola. I tre soldati che si arresero aderirono alla causa partigiana ed entrarono a far parte delle formazioni garibaldine (5).
Il materiale bellico prelevato venne caricato su un camioncino e trasportato a Molini di Triora. Quivi c'erano pure Gino Napolitano ed un contingente del distaccamento di «Tento» e «Marco» [Candido Queirolo]. «Mirko» dispose per il trasbordo delle armi dal camioncino ad una corriera per trasferirle a Triora.
Pattuglie partigiane sorvegliavano l'accesso in Molini di Triora dove, però, riuscì a penetrare un contingente tedesco che iniziò una nutrita sparatoria anche dalle finestre delle abitazioni. Ma l'operazione si concluse felicemente e la corriera partì senza danni per la sua destinazione.
Nello scontro, Emilio Amalberti, della formazione di «Marco», fu ferito alla gola, ma catturato dai Tedeschi che lo scambiarono per un civile colpito casualmente, fu medicato e rilasciato. Successivamente venne curato nell'ospedale partigiano di Triora.
Qualche giorno prima dell'attacco a Santa Brigida, Umberto Cremonini (6) era stato inviato da «Mirko» ad ispezionare la zona preventivata per l'azione. Il giovane, insieme ad un suo compagno, partì in corriera da Triora diretto a Molini. Raggiunto il paese i due partigiani videro un sottufficiale repubblichino con un soldato. «Folgore» gli intimò la resa ed il sottufficiale tentò di reagire, ma fu freddato e spogliato delle armi, mitra compreso.
I partigiani non sono ancora a conoscenza del fatto che i loro compagni, caduti nelle mani dei nazifascisti nel mese di maggio sono stati ferocemente uccisi e seppelliti il 6 di giugno. «Curto» [Nino Siccardi] e «Giulio» [Libero Briganti] progettano di liberarli ed il giorno 9 ordinano l'attacco alla guarnigione nemica di Badalucco composta da reparti Tedeschi, fascisti e carabinieri.
L'esito della battaglia del 10 di giugno non è quello sperato.
Badalucco (IM): Monumento ai Partigiani (part.) - Fonte: Pietre della Memoria |
[NOTE]
(1) Erano sul campo di battaglia: «Artù» con i suoi partigiani; «Mirko», comandante del 6° distaccamento, con il suo vice «Folgore» e parte dei suoi uomini giunti da Bregalla; «Tito» e «Dimitri» giunti dalla località Navette, e Pierina Boeri (Anita o Candacca). Quest'ultima dimostrò, e dimostrerà sempre durante la lotta partigiana, un coraggio eccezionale.
Intanto la chiesetta Madonna degli Angeli era già stata presa di sorpresa e, dalla stessa, molti mitragliatori, moschetti e munizioni erano stati prelevati dai partigiani che li avevano trasportati al sicuro, fuori del paese.
«Artù» attaccò poi, in piazza della Misericordia, la caserma in cui si erano asserragliati i carabinieri. Con le bombe a mano i partigiani sfondarono la porta ed intimarono la resa, ma questi resistettero perché erano a conoscenza dell'arrivo di rinforzi dal litorale. Nel frattempo, due carabinieri sparavano con la mitraglia dal campanile della chiesa parrocchiale del paese.
Il partigiano Armando Cane fu gravemente colpito al ventre, mentre Dario Secondo, fratello di «Artù», fu raggiunto dalle schegge di una bomba a mano mentre correva all'assalto. Purtroppo, il povero giovane perdette la vista di un occhio.
Verso le diciotto, giunsero i rinforzi attesi dai nazifascisti ed «Artù», con due feriti gravi nelle sue fila, dovette forzatamente desistere dal combattimento.
(2) La chiesa Madonna degli Angeli verrà distrutta dai nazifascisti il 28 giugno 1944.
(3) Adamo Buffaria, preso in ostaggio e successivamente rilasciato, morirà il 22 febbraio 1945 nell'ospedale di San Lorenzo-Costarainera a causa delle percosse ricevute (Da documento presso ASR).
(4) Dal diario inedito del partigiano Pietro Carassale.
(5) Due partigiani, Enrico Martelli e «Folgore», passando per Andagna, videro due Tedeschi e li attaccarono. S'iniziò una sparatoria finché i Tedeschi fuggirono e furono inseguiti; ma i partigiani abbandonarono l'inseguimento nelle campagne e proseguirono per Santa Brigida per il combattimento descritto.
(6) Ricordiamo che Umberto Cremonini (Folgore), che troveremo protagonista anche nell'azione temeraria di Sgorreto, era un partigiano giovanissimo di eccezionale coraggio.
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992, pp. 74-76
Chiesa di San Brigida in Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM) - Fonte: wwww.andagna.it |
BUFFARIA Adamo Luigi, “Adamo” - Di Celeste e Vento Carlotta, nato a Livorno il 04 agosto 1890. Partigiano combattente nella Vª Brigata Nuvoloni - IIª Divisione Garibaldi Cascione, nel periodo dal 02 aprile 1944 al 22 febbraio 1945 quando decede per le sevizie ricevute dopo la sua cattura.
Redazione, Partigiani... caduti in Liguria, Radio Maremma Rossa
Verso le ore 18 del 30 maggio u.s. un numeroso gruppo di ribelli, fortemente armato, attaccava, con bombe a mano di forte potenziale ed armi pesanti, il Distaccamento della G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana] di Badalucco, il quale resisteva magnificamente per circa due ore, rispondendo al fuoco, fino al sopraggiungere della Compagnia O.P. e di un reparto germanico, che metteva in fuga gli attaccanti. Da parte nostra rimanevano feriti il comandante del Distaccamento G.N.R. e due militi. Pare che i ribelli abbiano avuto qualche morto ed alcuni feriti, che sono stati trasportati dai ribelli stessi in montagna, durante la ritirata.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Provincia di Imperia: Relazione quindicinale sulla situazione politico, funzionamento servizi, attività di polizia, senza data e senza destinatario [n.d.r.: un documento, quello appena citato, quasi di sicuro accluso in altra/e comunicazione/i del mese di giugno 1944, fatta/e al Ministero dell'Interno della Repubblica Sociale con sede a Maderno]
Badalucco (IM) |
Il 31 maggio 1944 il distaccamento di Arturo Secondo (Artù), allo scopo di procurarsi armi e munizioni, attacca la caserma dei carabinieri di Badalucco. Due militi saloini appostati sul campanile della chiesa parrocchiale sparano verso gli assalitori. Armando Cane viene colpito al ventre (morirà il 6 giugno nell’ospedale di Sanremo). L’azione continua per circa tre ore, con l’attacco alla chiesetta della Madonna degli Angeli, utilizzata come armeria dai fascisti, e con l’assedio al presidio tedesco di Villa Boeri. Al sopraggiungere dei rinforzi giunti da Taggia, gli uomini di Artù riescono a disimpegnarsi. I nazifascisti prelevano una dozzina di ostaggi, che sono trattenuti all’interno del presidio tedesco. Tre giovani, Giobatta Brezzo, Antonio Marvaldi e Marcello Panizzi, accusati di far parte delle bande ribelli, dopo giorni d’interrogatori, il 6 giugno vengono portati di notte presso il ponte di Deste nel comune di Montalto Ligure, dove vengono fucilati.
Giorgio Caudano Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020