Visualizzazione post con etichetta Marino Vezzaro. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Marino Vezzaro. Mostra tutti i post

mercoledì 24 agosto 2022

Casimiro Briozzo, partigiano, e Carlo Ferrari, ex San Marco, furono fucilati il 21 agosto 1944

Andora (SV). Fonte: mapio.net

Nella terza decade di giugno, in un punto della Via Aurelia presso il borgo di Rollo, ad una squadra di dieci uomini (tra cui i partigiani Fiume, Leo, Ceno, Federico ed altri), comandata da Nino Agnese (Marco), si presenta l’occasione di catturare un camion di derrate alimentari destinate al Comando della marina militare tedesca di Loano.
I due ufficiali tedeschi che accompagnavano il carico vengono abbattuti da raffiche di mitra e le derrate comprendenti zucchero, farina, riso e sigarette, sono trasferite alla base partigiana di Cian di Bellotto.
Il 12 luglio 1944, con una magnifica azione, il Distaccamento “Volante” asporta quintali di derrate alimentari da un treno merci tedesco.
[...]
Altra perdita partigiana: Casimiro Briozzo, nato in Francia nel 1912, staffetta della 1a Brigata, catturato a Laigueglia il 20 agosto 1944, mentre per conto del Comitato di Liberazione Nazionale locale tratta con un soldato della Divisione fascista San Marco, Carlo Ferrari, al fine di organizzare la diserzione di un contingente della divisione stessa, di stanza ad Andora Marina, viene fucilato il giorno successivo sulla spiaggia della frazione Pigna, unitamente al milite contattato.
Redazione, La Resistenza, Andora nel tempo

[...] osservavo il gioco della luna sulle onde del mare, quando un indistinto rumore di motori si tramutò in breve in una flottiglia di motobarche che passavano a poca distanza dalla costa, piccoli trasporti adibiti al rifornimento delle truppe dislocate nella Francia meridionale, servizi condotti alternativamente per via mare, a causa dei continui bombardamenti cui era sottoposta la ferrovia e il suo conseguente irregolare funzionamento; l'oscurità della notte, inoltre, favoriva tali operazioni. Osservavo le figure incerte dei marinai in servizio in coperta, quando l'inaspettato scoppio di un bengala illuminò a giorno l'intero tratto di mare a noi visibile; immediato e assordante il rumore delle armi riempì l'aria, come fontane iridescenti si alzavano grosse colonne d'acqua, bersagli mancati dalle bombe sganciate dagli aerei, mentre i traccianti dei trasporti riempivano il cielo di colorate scie luminose simili a fuochi d'artificio. Pochi minuti soltanto di un carosello di fiamme e di colpi, e il piccolo convoglio, completamente indenne, scomparve oltre la costa; gli aerei avversari erano già lontani, il nostro tiepido battimani concluse il breve ed inatteso spettacolo.
Era stato un giorno piuttosto tranquillo, nessuna incursione di caccia-bombardieri inglesi e nessuna ispezione da parte del comando della San Marco, una giornata insomma da considerarsi rilassante, ma evidentemente il sole non era ancora tramontato, e verso le ore 17 un paio di ufficiali del comando di battaglione si presentarono alla postazione convocando l'immediata assemblea di tutti i componenti il gruppo, con la sola esclusione delle sentinelle. L'interesse e la curiosità da noi avvertiti furono ben presto sostituiti dall'amarezza che si manifestò nell'ascoltare la richiesta formulata dai due messaggeri, che consisteva nel contribuire a formare, per l'indomani mattina, un plotone d'esecuzione. Il motivo, giustiziare un ribelle ed un traditore: un civile era stato sorpreso a trattare con un nostro commilitone la diserzione di un nostro contingente che sarebbe entrato a far parte delle formazioni ribelli. L'immediata  fucilazione sentenziata per i due implicati dalla corte marziale doveva servire da ammonimento agli scontenti ed agli indecisi sulle inflessibili punizioni che attendevano coloro che fossero sorpresi in un tentativo di fuga. Un silenzio totale accolse la richiesta; la partecipazione volontaria, nelle parole degli ufficiali, era da considerarsi un onore, ma tale opinione evidentemente non era condivisa, nessuno infatti vi aderì.
La cerimonia doveva effettuarsi nel nostro settore particolarmente defilato e controllabile da minacce esterne, e qualora fosse stato impossibile raccogliere il numero necessario alla costituzione del plotone di esecuzione, i nominativi  mancanti sarebbero stati scelti di forza. Un malinconico tramonto concluse una giornata che terminava con la preoccupazione di essere scelti per il triste incarico, e a questa seguì una notte molto lunga per la parte di noi che non riuscì a dormire. L'alba non era ancora spuntata che l'intero contingente attendeva pienamente sveglio il nuovo giorno, e fu un'alba grigia in un incerto orizzonte di foschia che illuminò velatamente un mare quasi immobile e silenzioso. Precedeva un plotone con elmetto e fucile, seguito da un carro trainato da un cavallo, condotto per la briglia da un soldato; i condannati legati su due sedie, il viso del colore dell'alba, uno indossava una camicia bianca, l'altro una camicia grigioverde; chiudeva il corteo una squadra con ufficiali in testa. Guardavo la scena con un'intensità mai avvertita, sentivo e vedevo in essa la presenza di qualcosa che non conoscevo; per una frazione di secondo ebbi l'impressione di vedere una sequenza cinematografica, condannati che venivano condotti alla ghigliottina, un attimo soltanto però: l'alba che sorgeva, l'aria che respiravo, gli uomini che osservavo erano veri, e una parte di essi si apprestavano ad uccidere altri uomini, un dilungarsi di preparativi quasi teatrali, di una giustizia cinica di effetto. Il plotone d'esecuzione era già stato completato con elementi di altri contingenti, il nostro gruppo doveva soltanto  formare un cintura di sicurezza sull'intero perimetro. Con due compagni ricevetti l'incarico di sorvegliare la strada e allontanare i troppi curiosi; ci si dispose a breve distanza l'uno dall'altro, le armi in pugno, pronti a far fuoco; e subito, in un atteggiamento per nulla gentile, convinsi due uomini che ironizzavano sul fatto ad allontanarsi rapidamente; poi, fu più forte dell'ordine e di eventuali pericoli, mi volsi a guardare il dramma che si viveva sulla riva. Nitide, le due figure si stagliavano immobili contro il mare, la schiena rivolta contro il plotone che stava allineandosi, il sole ancora nascosto nella cortina di foschia; i fucili si alzarono, un silenzio profondo si avvertì all'intorno e nel secco rumore che lacerò l'aria, due uomini, come due burattini a cui viene allentato il filo, caddero sulla sabbia; ancora attimi di silenzio e i due colpi di grazia, che mi apparvero enormemente lontani, chiusero la tragica cerimonia*. Il carro ripartì con due corpi ammucchiati sul fondo che, ad ogni buca della strada, sobbalzavano goffamente; gli accompagnatori marciavano sempre silenziosi, ma più scomposti e nessun richiamo, nessun ordine intervenne a riprenderli. Il sole, liberatosi alla fine della grigia coltre, splendeva in una cornice di bellezza, quasi a voler far dimenticare la crudeltà appena consumata.
Qualche giorno di vuoto senza avvenimenti di rilievo e improvvisamente, come di norma, l'ordine di partire. L'apatia che cominciava a contagiarci scomparve soppiantata dall'interesse per la nuova destinazione.
*Casimiro Briozzo, partigiano, e Carlo Ferrari, ex San Marco, furono fucilati il 21 agosto 1944
Renato Faggian (Gaston), I Giorni della Primavera. Dai campi di addestramento in Germania alle formazioni della Resistenza Imperiese. Diario partigiano 1944-45, Ed. Cav. A. Dominici, Imperia, 1984, pp. 32-35