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sabato 23 novembre 2019

Il partigiano "5 minuti"

Strada San Sebastiano a Vallebona (IM)
 
In primo piano un tratto delle colline che collegano Negi di Perinaldo a San Sebastiano di Vallebona e che nascondono alla vista Vallecrosia

Rosina
(Luciano Mannini) racconta: "Il servizio di informazioni militari, esplicato dalla missione «Leo» in Italia con i comandi alleati, ebbe inizio alla fine del settembre 1944, con l'arrivo nella zona della V^ Brigata [d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"] di ufficiali americani ed inglesi giunti attraverso i passi montani dal Piemonte, ove erano stati paracadutati. Il capitano Leo [Stefano Carabalona], attestato allora a Pigna, comandante del distaccamento che li ospitava e che provvide in seguito a farli condurre - parte attraverso i valichi alpini e parte via mare - in Francia, stabilì col capo della missione alleata [Missione Flap] i primi accordi che dovevano condurre alla formazione di un gruppo specializzato che collegasse, per mezzo di una rete segreta, la nostra zona a quella occupata dagli alleati e fungesse da centro di raccoglimento e di smistamento di notizie militari e politiche interessanti la lotta". La missione Leo alla quale appartenevano Rosina, Lolli [Giuseppe Longo], Giulio Pedretti, ed alcuni altri giovani che si erano temprati nelle lotte di montagna, si portò a Nizza nel [il 10] dicembre 1944, dopo due mesi di utile lavoro preparatorio, per mezzo della leggendaria imbarcazione guidata dall'infaticabile «Caronte» Giulio Pedretti e da Pascalin [Pasquale Pirata Corradi, di Ventimiglia (IM), come Pedretti]. A Nizza, Leo si incontra con i responsabili dei servizi speciali alleati e prepara il piano definitivo di lavoro, che comportava, fra l'altro, l'uso di apparecchi radio trasmittenti, per i quali la missione aveva già predisposto gli operatori. Nel gennaio 1945 la missione rientra in Italia, dove il terreno era già stato preparato in anticipo. Si organizza e comincia a funzionare in pieno. 
Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975   

[n.d.r.: i rapporti dei partigiani imperiesi con gli alleati si intensificarono a dicembre 1944. Comandante della Missione Militare presso il Comando Alleato, con vice comandante Lolli (Giuseppe Longo), era Stefano Leo Carabalona, già valoroso responsabile di distaccamento, operante in Alta Val Nervia, distintosi in particolare nella battaglia per Pigna (IM) e destinato a rimanere gravemente ferito l'8 febbraio 1945 a Vallecrosia (IM) in un agguato teso da agenti nazisti. In questo contesto si inquadra la presente testimonianza]

[...] L'operazione più importante alla quale partecipai fu la fuga dei 5 prigionieri alleati che trasportammo in Francia. I 5 soldati erano 2 americani, 2 inglesi e un francese. Gli inglesi erano: Michael Ross, capitano del Welch Regiment; Bell Cecil "George", tenente della Highland Light Infantry. Il francese era Fernand Guyot, pilota. Gli americani erano i piloti Erickson e Klemme: non ne so né il nome, né il reparto, né altri dettagli, solo che erano piloti [da ricerche fatte compiere presso l'Istituto Storico dell'US Air Force Giuseppe Mac Fiorucci appurò che si trattava di Lauren Erickson, tenente pilota di P38 Lightnings, 1° Gruppo 270° Squadrone, e Ardell Klemme, (1) tenente pilota di bombardieri B25, 340° gruppo, 489° Squadrone]. Dopo l'8 settembre 1943 erano fuggiti dai campi di prigionia e avevano vagato per l'Italia settentrionale alla ricerca di un passaggio per la Svizzera o per la Francia liberata. La Resistenza li nascose a Taggia (IM) per qualche tempo, sperando nell'arrivo di un sottomarino per metterli in salvo. Nel febbraio del 1945 il Comando decise di tentare da Vallecrosia. 

(1) [ Klemme era caduto in prossimità di Breme, in Lomellina. E’ interessante notare come gli aviatori finiti in quel lembo di pianura pavese chiamato Lomellina potessero andare incontro ai più diversi destini [...] Klemme, caduto al confine con il Piemonte, fu dunque indirizzato verso il Monferrato e si ritrovò con Harris. Entrambi, purtroppo, persero il volo del 19 novembre. Il giorno successivo, i tedeschi attaccarono il campo d’aviazione di Vesime, se ne impadronirono e dissestarono il terreno di volo arandolo ripetutamente. I partigiani sarebbero nuovamente riusciti a rimetterlo in funzione, ma non prima della primavera successiva. Sfumata questa possibilità, Augusto Bobbio decise di trasferire Harris e Klemme a Prea, nella zona di Cuneo. I due aviatori, marciando sempre di notte, giunsero a Prea tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre del 1944. Furono presi in consegna dai partigiani di un’altra formazione autonoma, la Divisione Alpi di Pietro Cosa, che operava in collegamento con una Missione militare anch’essa britannica. Di quest’ultima Missione aveva fatto parte, tra agosto e ottobre, un singolare personaggio, il capitano canadese Paul Morton [...]
Alberto Magnani, I sentieri della salvezza. Aviatori americani e resistenza italiana tra Piemonte e Liguria in Gruppo Ricercatori Aerei Caduti Piacenza (Grac)

Da informazioni non controllate o da semplici supposizioni popolari sembra invece che Dell Klemme si sia salvato [...] passare e ripassare più volte  a volo radente su Pecetto un aereo il quale, raggiunta l'altezza del Castello, avrebbe effettuato alcune scivolate d'ala per trasmettere l'ultimo saluto ai suoi amici di un tempo. Il pilota di quell'aereo sarebbe stato Dell Klemme.
Osvaldo Mussio, Tra lo Scrivia e il Po. Uomini e episodi della Resistenza, Edizioni dell'Orso, 1982  ]


Fui incaricato di prelevare i 5 al solito posto vicino a Negi. [...]

 
Il solito posto, cui si fa riferimento nella testimonianza, era la grotta naturale in Località Cagadiné sul Monte Caggio, in cui sgorga anche una sorgente naturale. Un sito sovrastante un sentiero per la Frazione Borello di Sanremo (IM). Voci popolari raccontavano di disertori della Grande Guerra, nascosti in quella cavità (Fiorucci, Op. cit. infra)

Ubbidirono [quel gruppetto di ex prigionieri * alleati che i partigiani dovevano contribuire a condurre in salvo in Francia] non senza proteste. 
 
[ * Un importante precedente di esfiltrazione di ex prigionieri alleati verso le loro linee in Francia si ebbe ai primi di ottobre 1944 in occasione del passaggio da Pigna (IM), mentre infuriava la battaglia a difesa della libera Repubblica Partigiana, di una missione di ufficiali alleati, che avevano preso con loro i fuggitivi: come riportato a questo link. ]
 

Ma fu una buona idea. Procedendo attraverso gli uliveti, poco dopo Vallebona (IM), nell'attraversare il sentiero (adesso è una strada carrozzabile) che da Vallebona va a San Sebastiano, quasi finimmo in braccio a una pattuglia tedesca che da Vallecrosia Alta andava a Vallebona e si era fermata per una breve sosta proprio all’altezza della croce dei Padri Passionisti.

I cinque si convinsero che marciare raggruppati e scalzi era una buona scelta. Acquattati fra gli alberi di olivo, attendemmo che la pattuglia tedesca si allontanasse prima di riprendere la marcia verso Vallecrosia. 
Il tenente inglese Bell continuava a chiedermi quanto tempo mancasse all’arrivo, e io rispondevo sempre “5 minuti”. Seppi poi nel dopoguerra che, nelle sue memorie che annotava nel diario che custodiva gelosamente, mi aveva soprannominato proprio “5 minuti”.

Arrivammo a Vallecrosia (IM) dopo mezzanotte [diverse fonti indicano che era il 10 marzo 1945; il tragitto da Negi al mare si era svolto nella notte tra il 9 ed il 10].

Doveva giungere dalla Francia o un sommergibile o il motoscafo di “Caronte” [Giulio "Corsaro" Pedretti] per prelevare gli ex prigionieri.

Aspettammo fin quasi all’alba. Non arrivò nessuno. Questo fu un grave imprevisto: un conto è nascondere cinque soldati alleati in montagna, altro è nasconderli in un centro abitato bombardato dagli alleati e sottoposto a continui rastrellamenti. 
Li nascondemmo a sua insaputa nella casa di Fortunato Lazzati, vicina all’abitazione di Achille [“Andrea” Lamberti].

Fortunato era sfollato a Vallecrosia Alta e aveva sbarrato la porta della sua casa … ma non gli scuri della finestra. Caso volle che Fortunato proprio l’indomani scendesse da Vallecrosia Alta per prendere qualcosa in casa. Sollevato lo sportellino della finestra vide i cinque sconosciuti dormire sul pavimento. Chiuse e scappò non ritornando che a guerra conclusa. 

Prelevammo un’altra barca dal solito deposito, la predisponemmo alla meglio e la portammo al mare attraverso Via Impero.
...
Dapprima si dovette concordare la cosa con la postazione dei bersaglieri [i bersaglieri del sergente Bertelli collaboravano clandestinamente con il Gruppo Sbarchi Vallecrosia dei partigiani] e soprattutto addormentare il tedesco. Infatti con la postazione dei bersaglieri c’era un soldato tedesco di collegamento con la guarnigione tedesca accasermata in via Roma, all’altezza della centrale elettrica di trasformazione. Quando dovevamo effettuare uno sbarco, il tedesco veniva addormentato con del sonnifero nel vino; quando non c’era il sonnifero [procurato alla bisogna dal dottor Salvatore Marchesi]… solo con il vino Rossese. Incaricato dell’operazione di addormentare o ubriacare il tedesco era Achille.

Più di una volta Achille raccontò che in una delle ultime bevute il tedesco biascicò e gesticolò qualcosa che gli dette a intendere che aveva capito tutto: "Versa, versa ancora che dormire... gut… "


La barca, scelta troppo frettolosamente, non aveva i soliti pianali che si adagiano sul fondo per evitare di appoggiare direttamente sul fasciame.

[Bell e Ross avevano già alle spalle una lunga serie di eventi, qui riferiti in modo molto sintetico. Erano fuggiti, come tanti altri prigionieri di guerra, in seguito agli eventi connessi all'8 settembre 1943. Ai primi di novembre 1943 erano arrivati in provincia di Imperia, dove in seguito ad un fortuito incontro furono accolti dal martire della Resistenza (arrestato il 6 gennaio 1944, deportato a Genova e fucilato dalle SS il 19 maggio 1944 sul Turchino) Renato Brunati, in quel momento a capo di 7 o 8 partigiani, che avevano base in una villa vicina a Baiardo (IM), di proprietà di Lina Maiffret, compagna del Brunati, la quale dalla prigionia in Germania tornò viva. Il Brunati aveva fatto in tempo ad affidare la sorte dei due piloti all'amico e sodale Giuseppe Porcheddu, che li nascose nella sua villa Llo di Mare in Località Arziglia di Bordighera (IM). Ci fu almeno un tentativo, non riuscito, di una loro fuga in motoscafo verso la Corsica... Adriano Maini]

Imbarcati i cinque prigionieri, Enzo Giribaldi e Achille presero il largo... e la barca letteralmente si sfasciò. Udimmo qualche grido di aiuto e ci buttammo a mare per cercare di soccorrerli. Accorsero in acqua anche i bersaglier, con i quali formammo una catena tenendoci per mano. Non dimenticherò mai quella scena: freddo, mare grosso e in acqua quella catena di bersaglieri con le mantelline che galleggiavano. Sembravano funghi. Soccorremmo i primi, tra i quali uno degli americani che aveva bevuto molto e stava veramente male; Enzo Giribaldi perse anche uno degli stivali che indossava. Mancavano Achille e i due inglesi. Era strano perché Achille era un nuotatore eccezionale. Dopo qualche minuto, apparve con i 2 inglesi che spingeva a turno verso la riva e trascinando il cappotto di uno dei prigionieri.

"Tùti in tu belin a mi!": disse allora Achille. Apprendemmo che l’ufficiale inglese, Bell, non voleva liberarsi del cappotto, malgrado che, quello inzuppandosi, lo trascinasse a fondo, e rendendo ad Achille ancor più faticosa l’opera di salvataggio.
Achille glielo tolse quasi con la forza e scagliando tanti accidenti. Nel cappotto l’inglese custodiva il prezioso taccuino delle memorie: non voleva assolutamente perderlo. Altri affermarono che nel cappotto tenesse delle sterline d’oro, ma mi sembra inverosimile che un prigioniero di guerra, dopo 2 o 3 anni di campo di detenzione, possedesse ancora delle sterline d’oro. 

La corrente spinse il relitto della barca fino a Latte [Frazione di Ventimiglia (IM), vicina alla Francia] e la cosa successivamente ci creò non pochi problemi. 

I bersaglieri rientrarono nella loro postazione e sicuramente anche il tedesco li vide bagnati fradici.

Credo che Achille non sbagliasse, quando affermava che il soldato tedesco aveva capito tutto. 
I cinque prigionieri furono riportati di nuovo a casa di Fortunato. Si doveva rifocillarli e provvedere loro di vestiti asciutti. 

La panetteria Bussi a Vallecrosia (IM)
Mentre Achille procurava del pane dal forno del partigiano Francesco Bussi, sua madre pensava bene di stendere a asciugare le divise dei soldati alleati sul terrazzo … in bella vista dalla strada! Fortuna volle che, prima di qualche milite fascista, passassi io, che avvisai subito Achille del pericolo [...]

Renato Dorgia, "Plancia" **, in Gruppo Sbarchi Vallecrosia  di Giuseppe Mac Fiorucci, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia < Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM), 2007>  ** insignito di Croce al Merito di guerra per attività partigiana

14 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 436, a "R.C.B." [capitano Robert Bentley del SOE britannico, incaricato della missione alleata presso i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria] - Comunicava che ... i garibaldini partiti tra il 5 ed il 6 marzo per la Francia non erano ancora rientrati.

19 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, Sezione SIM, prot. n° 467/SIM, a "Brunero" [Francesco Bianchi], responsabile SIM della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione “Felice Cascione“] - Comunicava che ... "Renzo" [Renzo Stienca Rossi] era ancora trattenuto in Francia...

1 aprile 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, a firma di Albatros [Mario Mascia], prot. n° 517/CL, al Comando della I^ Zona Operativa Liguria, a R.C.B. [capitano Robert Bentley] ed al SIM della V^ Brigata - Veniva comunicato che i nemici avevano scoperto a Bordighera [in effetti Vallecrosia e Camporosso Mare] il luogo in cui sbarcava Renzo [Renzo Stienca Rossi], ormai strettamente sorvegliato dalle SS tedesche. "… Vi comunichiamo urgentemente che i nazifascisti hanno scoperto il luogo di sbarco di Renzo a Bordighera. Le S.S. germaniche sono state appostate sul luogo stesso ed i bersaglieri sono sotto strettissima sorveglianza. Uno sbarco, quindi, al momento attuale sarebbe pericolosissimo, anzi fatale. È essenziale che radiotelegrafiate immediatamente in Francia perché la partenza di Renzo sia rimandata in attesa di nostre disposizioni in merito a meno che non si possa lanciarlo per paracadute. Vogliate provvedere senza indugio perché ne va della vita dei nostri uomini e della nostra organizzazione…"

4 aprile 1945 – Dal Quartiere Generale rappresentante dell’Alto Comando Alleato [capitano Robert Bentley] al commissario Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata] - Veniva conferito incarico al commissario in indirizzo di avvisare i responsabili della ricezione degli sbarchi di iniziare le segnalazioni alle ore 23.15 del giorno 4 stesso per i 5 giorni successivi, mentre dal giorno 10 al giorno 12  dovevano iniziare alle ore 24.  L’intervallo tra una segnalazione e l’altra doveva essere di 5 minuti.  Si richiedevano chiarimenti sulla lettera del 29 marzo con la quale era stato comunicato che i tedeschi erano a conoscenza del punto di sbarco.

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999