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domenica 29 novembre 2020

È nostra intenzione costituire una Brigata d'Assalto per la guerriglia

Carpasio - Foto: Eraldo Bigi

Tale incontro Erven-Tento-Vittò avvenne dopo il ferimento [26 marzo 1944] di Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] a Gavano; anzi, almeno parecchi giorni dopo; nell'aprile del '44, certamente non prima dell'aprile.
Il giorno immediatamente dopo l'incontro, lunedì, Erven avrebbe dovuto riferire a Curto [Nino Siccardi], in un colloquio da tenersi in Carpasio [oggi nel comune di Montalto Carpasio (IM)], circa quanto concluso con Vittò [Giuseppe Vittorio Guglielmo] e con [Pietro] Tento. Curto [Nino Siccardi] ed Erven si sarebbero incontrati all'arrivo della corriera, sulla quale Erven avrebbe viaggiato per andare a Carpasio. Ma quel giorno la corriera non partì. Erven si recò a Carpasio in bicicletta; anche Curto vi era giunto da un'altra parte, con eguale mezzo; ma Erven arrivò quando Curto era già andato via.
Alcune sere dopo viene fissato pertanto un nuovo appuntamento Erven­-Curto.
L'incontro ha luogo in Costa di Carpasio, in una casa di montagna della famiglia Pastorelli. Erven è insieme con Marco (Candido Queirolo), salito con lui in montagna in quell'occasione; prima trovano Giulio (Libero Briganti); poi viene Curto. Erven [Bruno Luppi] e Marco, scesi dalla corriera in Carpasio, per un poco avevano seguita a distanza una donna, che faceva da guida; poi la avevano raggiunta, e insieme con essa erano arrivati alla casa di Pastorelli, una specie di «casone», in Costa di Carpasio. Come si è detto, appena entrati vedono Giulio; e poi viene Curto.
Curto, in quel periodo, agisce ancora come esponente del suo Partito (PCI).
Si riassumono, qui appresso, le parole pronunciate da Curto, il quale parla a nome del PCI, da cui ha avuto l'incarico del comando in montagna.
Curto dice: «Nell'alta valle dell'Impero, sotto il nostro controllo esistono già tre bande organizzate, che sono quelle derivate dalla banda Cascione».
Fa presente che in quel momento le bande sono presso Borgo d'Oneglia, presso Sant'Agata e al Passo della Pistona; ma ad arte, per i soliti motivi precauzionali, possono essere state date indicazioni non precise circa l'ubicazione dei gruppi. Aggiunge: «La banda, che è nella Valle Argentina, è ancora autonoma; ma può essere assorbita, essendo, a contatto col PCI». Aggiunge ancora: «È nostra intenzione costituire una Brigata d'Assalto per la guerriglia organizzata in tutta la provincia di Imperia; essa comprenderà le tre bande citate e quella dell'alta Valle Argentina, e assorbirà tutte le altre che immancabilmente verranno a costituirsi intorno a quelle esistenti». Curto espone il programma dell'azione che le bande condurranno per la lotta di liberazione [...]
Terminato il colloquio, viene consumata una magra cena a base di latte e castagne; e poco dopo, intorno alla mezzanotte, giunge una pattuglia, segnalata dal «Chi va là» della sentinella. Anche la pattuglia consuma un pasto frugale; ed Erven entra in colloquio col capo di essa, che, come viene a sapere, è Vittorio Acquarone.
Fu in questa circostanza che Erven e Marco si trasferirono dalla città alla montagna.
Il giorno successivo a quello del suddetto incontro, Erven e Marco partono da Costa di Carpasio; prendono la corriera per Badalucco un po' a valle di Carpasio; da Badalucco, Marco prende la corriera per Triora, e va subito a «La Goletta», a raggiungere il gruppo di Vittò e di Tento; Erven prosegue, dopo avere dato a Marco, per prudenza, le L. 80.000, e scende a Taggia. II giorno dopo va anch'egli a «La Goletta», per la definitiva adesione del gruppo di Vittò e Tento alla costituenda Brigata; e consegna le L. 80.000.
Vittò e Tento aderiscono subito. Vittò era già d'accordo, in via di massima; ancora non si era deciso Tento, non comunista; però, considerate le difficoltà del gruppo, anch'egli accetta, quando sa che vi saranno concreti aiuti alla banda.
Restano da interpellare gli uomini del gruppo, che allora erano venticinque. Erven li riunisce alla sera del medesimo giorno: fornisce le necessarie delucidazioni; e tutti aderiscono.
Quando avvengono i fatti sopra esposti, Vittò era già rientrato in banda, dopo la ferita riportata nello scontro di Gavano; e, sebbene non ancora uscito del tutto dalla convalescenza, già si disponeva a prendere di nuovo parte alle azioni.
In un primo tempo, come già accennato, Erven e Marco restano con Vittò e Tento, tutti in un medesimo gruppo.
Nel periodo testé trattato vi era stato qualche altro fatto, di cui non è possibile non fare menzione.
Verso la fine del febbraio '44, o nei primi giorni del marzo, era stato fatto saltare un deposito di mine tedesco, situato in Arma di Taggia, nel cosiddetto «Giro del Don», fra il ponte sul torrente Argentina e la ferrovia.
Le persone, alle quali il fatto deve attribuirsi, restarono ignote.
Ancora in marzo [in effetti ad aprile: vedere infra] tre partigiani del gruppo di Vittò sono catturati in Baiardo dai militi fascisti: un polacco e due italiani (di cognome Repetto e Faraldi). Un ex segretario del fascio, mediante una sua camionetta, porta i tre prigionieri da Baiardo a Pigna, dove vengono rinchiusi nella prigione della caserma.
Mario Cichéro si presenta a Erven con la dolorosa e preoccupante notizia.
In Pigna, per ischerno, agli arrestati, ancora vivi, i nazifascisti celebrano il funerale, con rito religioso; poi li portano nel cimitero, e li uccidono. Gli italiani vengono fucilati dai fascisti; il giorno dopo, i tedeschi fucileranno il polacco.

Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, pp. 272-275

Tommaso Faraldi

Il 30 aprile del 1944 Pigna entrò nell'incubo, che durerà poco meno di un anno. Appena conclusa la tradizionale messa domenicale delle 10 e 30, due giovani partigiani vennero portati in chiesa, scortati da un drappello di brigate nere. Il parroco don Bono fu costretto a impartire ai due sfortunati l'estrema unzione. Il drappello si diresse attraverso la via Fossarello seguito da pochi curiosi per raggiungere il cimitero. Verso l'una del pomeriggio il paese venne scosso da una salma di fucileria: il plotone di esecuzione, comandato dal capitano della M.V.S.N. Maggi, fece fuoco su Carmelo Repetto di Rezzoaglio e Tommaso Faraldi di Triora, due partigiani arrestati il 26 aprile a Bajardo e condannati dal tribunale militare, istruito a Pigna per l'occasione, alla pena di morte mediante fucilazione al petto, come previsto dal decr. Legislativo del Duce n° 30/1944. I due partigiani, insieme a un polacco chiamato Giuseppe, erano stati catturati dagli agenti della GNR Tommaso Cataldi e Antonio Di Giovanni in servizio investigativo in borghese. La rappresaglia partigiana non si fece attendere: nella notte tra il 7 e l'8 maggio alcuni partigiani, rimasti ignoti, irruppero nella canonica di Castelvittorio e uccisero con due colpi di pistola il parroco del paese don Antonio Padoan. L'azione è, ancora oggi, avvolta nel mistero; non è ben chiaro il motivo dell'esecuzione (1).  

(1) Per maggiori dettagli si veda l'opuscolo di don Nino Allaria Olivieri, Sangue a Castelvittorio, Editrice Sordomuti, 1977

Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020

[   n.d.r.: altre pubblicazioni di Giorgio Caudano: a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020: Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea… memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019;  La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016    ]

Quasi all’inizio di questo nostro saggio abbiamo scritto che avremo preso in considerazione la biografia dell’ufficiale Bruno Luppi, Erven, poiché noi Imperiesi lo consideriamo un eroe ed uno dei più importanti artefici della nostra Resistenza. Cittadino di Savona e insegnante di storia all’Istituto Tecnico Commerciale “Paolo Boselli” della Città, per molti anni, ora riposa nel cimitero del Comune di Carpasio (IM), nelle cui vallate ha combattuto per la libertà e dove, durante la giovinezza, ha conosciuto la compagna della sua vita.
Ecco l’avventurosa ma affascinante biografia di Bruno Luppi, la quale recita: Bruno Luppi fu Paolo e fu Ponzoni Iside, nasce a Novi di Modena l’8 maggio 1916. Da giovane, organizzato in un gruppo giovanile comunista nell’aprile del 1935 a Modena, è arrestato ed imprigionato con altri antifascisti nelle carceri di Sant’Eufemia. Resistendo ai maltrattamenti e nulla confessando, dopo una ventina di giorni riesce a farsi scarcerare.
Negli anni 1935-1936, sempre a Modena, entrato nuovamente a far parte del gruppo giovanile comunista, continua l’attività cospirativa diffondendo manifestini antifascisti e scritti vari tra i giovani dei corsi premilitari, raccogliendo fondi per soccorsi alle famiglie degli antifascisti in carcere.
Dopo l’occupazione di Roma da parte dei Tedeschi, dal giorno 12 al 20, insieme al sottotenente di Fanteria Enrico Contardi, ad alcuni soldati sbandati e ad alcuni popolani di Trastevere, prende parte alla raccolta di armi, abbandonate negli ex accantonamenti militari (fucili, armi automatiche, munizioni), che vengono consegnate agli antifascisti di Trastevere. Negli stessi giorni col Contardi e quattro soldati riesce a sottrarre ai Tedeschi due automobili nuove di cui una era in uso a un console della milizia. Grazie ad un permesso di circolazione, inoltratosi nel Ministero della Difesa riesce ad asportare una grossa radioricetrasmittente che, con una delle macchine riesce a trasferire ai Colli Albani ove la consegna ad un gruppo di antifascisti che si stanno organizzando per combattere i nazifascisti. Nei giorni successivi spara a gruppi di soldati tedeschi ma, rimasto intrappolato, per fortuito caso riesce a sfuggire alla cattura e a raggiungere la stazione ferroviaria dove è tenuto nascosto da due ferrovieri.
Nei primi di ottobre, dopo varie peripezie, raggiunge la sua abitazione a Taggia per prendere contatto con i vecchi compagni e con i quali organizza a monte della Città, in località Beusi, una prima banda armata composta da una ventina di giovani, in gran parte militari sbandati. Ma la banda ha vita breve poiché si scioglie nel novembre successivo.
In quel periodo entra a far parte del Comitato di Liberazione di Sanremo, come rappresentante insieme al Farina del PCI, con l’incarico di addetto militare. Organizza pure il CLN di Taggia e una cellula del PCI ad Arma, coadiuvato dai compagni Mario Cichero, Candido Queirolo, Mario Guerzoni e Mario Siri. Con i Sanremesi dà vita ad un giornale clandestino quindicinale dal titolo “Il Comunista Ligure”, ciclostilato nel retro del negozio del Cichero stesso. Il gruppo prende pure contatto con la banda armata di Brunati dislocata a Baiardo e con altre formatesi in Valle Argentina.
Dopo la morte del dottore Felice Cascione, capobanda ucciso in combattimento dai Tedeschi il 27 gennaio 1944, la Federazione Comunista di Imperia costituisce il Triangolo Insurrezionale e il Luppi è designato a farne parte per la zona della Valle Argentina - Sanremo.
Con queste mansioni prende contatto con il comandante partigiano Nino Siccardi (Curto), in previsione dell’organizzazione di bande partigiane in altre zone della Provincia di Imperia. Contemporaneamente organizza a Molini di Triora un presunto Comitato con a capo il farmacista Alfonso Vallini (Teia), tramite il quale fa giungere ai partigiani riuniti intorno al comandante Guglielmo Vittorio (Vitò), viveri, armi, e munizioni.
Nei primi giorni di aprile 1944 il Luppi si incontra nuovamente con il Siccardi a Costa di Carpasio, presenti il savonese Libero Briganti (Giulio), Giacomo Sibilla (Ivan), Vittorio Acquarone (Marino) e Candido Queirolo (Marco); si decide di raccogliere tutte assieme una ventina di bande sparse sul territorio per costituire la IX Brigata d’assalto Garibaldi “F. Cascione”.
Il che avviene. Anche “Vitò” si aggrega alla Brigata con i suoi uomini accampati in località “Goletta” (Valle Argentina). Questi vengono suddivisi in due Distaccamenti denominati IV e V, quest’ultimo ha per comandante “Vitò” e per commissario il Luppi, con nome di battaglia “Erven”. Il Luppi, come commissario, nei mesi di maggio e giugno prende parte a tutte le azioni che hanno consentito di ripulire i territori delle alte valli Argentina, Nervia e Roja da presidi e postazioni tedesche e fasciste, che sarebbe troppo cosa lunga a enumerare.
Ma veniamo all’azione nella quale “Erven” dimostrò tutto il suo coraggio e il suo eroismo: La battaglia di Sella Carpe: 27 giugno 1944, Sella Carpe, località a 1300 metri di altezza, nel territorio del Comune di Baiardo.
[...] Dopo il ferimento, il Luppi rimane tra i boschi e sui monti per undici mesi, senza cure, spesso braccato per la caccia che gli danno i nazifascisti, ma sempre a contatto con il Comando I Zona, assumendo, nei momenti di calma, incarichi per produrre stampa partigiana.
Dopo la Liberazione veniva portato, finalmente, in ospedale per essere curato, ma undici mesi di disagi e di non adeguate cure avevano causato un tale peggioramento dell’arto colpito che non poté più essere riassestato nonostante una delicata operazione.
[...] Gli fu conferita la medaglia d’argento al valor militare il 13 dicembre 1952, n. d’ordine 1571 con la seguente motivazione: “Bruno Luppi fu Paolo, animatore tra i primi della Lotta di Liberazione nella Valle Argentina, rganizzatore di valore e comandante capace e deciso, si distinse particolarmente nel contrattaccare con ardita iniziativa superiori forze tedesche risalenti la rotabile militare Baiardo Badalucco. Gravemente ferito alla gamba destra, rifiutava ogni soccorso e teneva imperterrito il suo posto di comando, respingendo il nemico ed infliggendogli gravi perdite”. Sella Carpe - Baiardo (Imperia), 27 giugno 1944.
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in Atti del Convegno storico "Le Forze Armate nella Resistenza" (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora), venerdì 14 maggio 2004, Savona, Sala Consiliare della Provincia, Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona