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sabato 25 aprile 2020

Siamo francesi! Arrendetevi!

Sanremo (IM) - una vista

[...] Verso le 16 del pomeriggio di quel 24 aprile [1945], il Cap. Lamb del SOE venne a prelevare [entrambi del Gruppo Sbarchi Vallecrosia] il sottoscritto [Renzo Rossi] e Marcenaro [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] al Petit Rocher per condurci al Q.G. Interalleato di Nizza "LA LIAISON". 
Durante il viaggio ci comunicò che sul greto del fiume Roia a Ventimiglia, all'altezza di Roverino, il pilota (lì costretto ad atterraggio di fortuna con l'aereo mentre era in volo di ricognizione) aveva comunicato con la radio di bordo che i tedeschi avevano evacuato Ventimiglia.
Ci disse che si dovevano prendere delle gravi decisioni e che la nostra presenza sarebbe stata determinante. 
Premetto che all'epoca avevo appena compiuto 21 anni e Marcenaro 25 ed il fatto di essere stati convocati in sì alto loco ci lasciava molto perplessi anche perchè il Cap. Lamb non ci disse che cosa si attendevano da noi personaggi così importanti [...]

Erano ormai le 19 e dal fronte nessuna novità.
Il generale francese insistette, voleva sapere esattamente che cosa facevano i tedeschi prima di prendere una decisione tanto grave. Ben sapeva che nessuno voleva morire proprio all'ultimo giorno di guerra. 
Fece quindi la proposta di inviare immediatamente una missione di ricognizione oltre Capo Nero [tra Ospedaletti e Sanremo] e che questa operazione dovevamo farla noi italiani.
Rispondemmo che eravamo ben disposti a sbarcare a Vallecrosia, dove avevamo la nostra base e metterci al seguito dei tedeschi per segnalarne i movimenti. Ci rispose di no, che uno sbarco a Vallecrosia avrebbe richiesto troppo tempo, che non c'era un radiotelegrafista disponibile e che l'unico mezzo di comunicazione erano i piccioni viaggiatori. 
Insistette che gli occorreva una risposta prima dell'alba, perché doveva dare l'ordine di avanzata alle truppe di terra e chiedere l'intervento della marina e dell'aviazione.
Ci disse che si rendeva ben conto che si trattava di una missione suicida anche e soprattutto a causa dei campi minati che noi non conoscevamo e che saremmo andati allo sbaraglio senza alcun collegamento a terra [...]

Il Cap. Lamb ci riportò alla base di Villefranche. Un corteo di vetture piene di ufficiali alleati ci seguiva. Al Petit Rocher tutti continuarono a commentare la decisione del generale; poi arrivò il kajak e la gabbia con i due piccioni viaggiatori.
Arrivò una telefonata al Q.G. dal fronte: nessuna notizia. BISOGNAVA PARTIRE.
Partimmo immediatamente su di un velocissimo motoscafo RIVA.
Mare calmo come un olio. Luna piena. Un incrociatore ed un cacciatorpediniere (gli stessi che avevano bombardato il deposito tedesco di Piazza Colombo a San Remo) si misero sulla nostra scia.
Tutto il dispositivo militare francese era sul pronti a muovere. L'equipaggio del motoscafo era composto da: Cap. La Barrière del D.G.E.R. (una colomba), Cap. Muller della Surete Militare (un falco), il pilota Caesar (francese non meglio conosciuto) e Pedretti [Corsaro/Caronte] Giulio di Ventimiglia. E gli sbarcandi, [vale a dire] il volontario francese, Marcenaro, il sottoscritto, una gabbia con due piccioni viaggiatori ed un kajak.
Arrivati al largo di San Remo ci fermammo per decidere. Il Cap. Muller sosteneva che la città era ancora occupata dai tedeschi. Nessuna finestra era illuminata, nessun falò era stato acceso sulle spiagge e sul molo per segnalare che la città era libera. Fece osservare che quando una città è libera le campane suonano continuamente a distesa.
SAN REMO ERA NEL SILENZIO PIU' ASSOLUTO!
Secondo lui non valeva la pena rischiare la vita di tre persone. Bisognava mandare subito i colombi con il messaggio che la città era ancora in mano ai tedeschi [...]
Alla fine per tagliar corto a questa discussione poco piacevole fatta sulla nostra pelle, io e Marcenaro mettemmo il kajak in mare: io salii davanti, il francese in mezzo con la gabbia dei colombi e Marcenaro dietro.
Il motoscafo rientrò immediatamente a Villefranche e ci lasciò al nostro destino [...]

Remando con le pagaie, ci avvicinammo all'imboccatura del porto, costeggiando il mercantile affondato: sul molo non c'era nessuno.
Ci spostammo davanti al Morgana, ma ci venne il dubbio che la spiaggia fosse minata ed era vero.
Lentamente ci dirigemmo verso San Martino, ma pur essendo vicinissimi alla costa con una luna che sembrava il sole di mezzogiorno, non scorgemmo anima viva. Il francese cominciava a perdere la calma: "Nom de Dieu, où allons nous?" continuava a sussurrare. Marcenaro mi chiedeva "Renzu ti ghe cunusci, duve semu?" ed io rispondevo " nu ghe capisciu in b…"
A questo punto devo chiarire che in occasione della precedente discussione al Q.G., Marcenaro mi aveva chiesto se sapevo dove andare: al che avevo risposto di sì (infatti conoscevo l'indirizzo del Prof. Mascia Mario, segretario del C.L.N. di San Remo), ma il mio compagno intendeva l'ubicazione dei campi minati, che io purtroppo non conoscevo. Chiarito l'equivoco dopo tanti tentennamenti, nella speranza di vedere qualcuno, decidemmo di andare verso una casupola bianca: era il bunker tedesco sito sulla spiaggia proprio davanti al campo sportivo di San Martino.
Decidemmo di sbarcare sul viottolo che collegava il fortino al bagnasciuga. 
Prima di mettere piede a terra, gridai in tedesco e in italiano "Siamo francesi! Arrendetevi!". Nessuna risposta. 
Sbarcammo e seguimmo il sentiero con la massima prudenza (avevamo paura delle mine a strappo). Il bunker era vuoto, arrivammo alla ferrovia. Volgendo lo sguardo indietro vidi quei tristi cartelli che gli anziani ben ricordano "ACHTUNG MINEN". Ci era andata bene!
Attraversammo la via Aurelia e ci infilammo in una stradina che costeggiava ad est il campo sportivo.
Alla prima casa bussammo, un uomo si affacciò alla finestra, gli parlammo in dialetto. Si rassicurò e ci aprì la porta facendoci entrare in casa. Era il Sig. Zauli, figlio dell'ex Preside della Scuola di Avviamento di San Remo. Ci disse che gli ultimi tedeschi erano passati in serata e che a San Martino davanti al bar Bordin c'era già un posto di blocco partigiano. Con la moglie ci disse che avevano avuto paura che fossimo una retroguardia di fascisti. Mentre la signora ci preparava un surrogato, noi inviammo subito i colombi con i messaggi.
ERANO CIRCA LE TRE DEL MATTINO.
Scendemmo sull'Aurelia, ed avvicinandoci al posto di blocco partigiano fummo fatti segno ad una raffica di mitra per fortuna sparata in alto.
Quando si accorsero che eravamo alleati, ci furono scene di gioia da parte di tutti. Mi recai immediatamente  a casa del Prof. Mascia (che allora abitava a San Martino).
I piccioni viaggiatori fecero il loro dovere, l'offensiva fu sospesa, i GUMIERS non si mossero, le navi e gli aerei non bombardarono, la guerra era finita.
Ci mettemmo in marcia per Ventimiglia; arrivati in Piazza Colombo (erano ormai le nove del mattino) fummo portati in trionfo dai sanremesi che probabilmente furono un po' delusi quando si accorsero che io e Marcenaro eravamo della zona e parlavamo come loro. Speravano che fossimo dei veri inglesi [...]

Renzo "Stienca" Rossi, in Giuseppe Mac FiorucciGruppo Sbarchi Vallecrosia <ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM) >, 2007


Il 25 aprile Renzo [Renzo "Stienca" Rossi] con alcuni dei suoi uomini si trovava alla base di partenza della spedizione in Francia, in una Villa della baia di Villafranca, in attesa di partire con un'altra spedizione di armi, quando giunse la notizia dello sganciamento tedesco. Nella notte egli parte accompagnato da Giraud [Pietro Gerolamo Gireu Marcenaro] e da due ufficiali francesi per riconoscere i movimenti delle truppe nemiche. La mattina del 26 approda alla Brezza ed entra in Sanremo già liberata prendendo contatto col C.L.N. della città. Fu questa l'ultima spedizione eseguita, l'ultima di una serie di imprese che fecero dichiarare al capo del controspionaggio tedesco in Liguria che "Vallecrosia ha costituito il perno della piccola Italia".
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Il 24 aprile 1945 con il suo reparto il sergente Bertelli rifiutò l'ordine di ripiegare e raggiunse i partigiani, con i quali tentò di sopraffare i militari tedeschi incaricati di far saltare il ponte sul Nervia [nell'omonima zona di levante di Ventimiglia].
Giuseppe Mac Fiorucci, Op. cit.

24 aprile 1945 - Dal comando [comandante Fragola Doria, Armando Izzo] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", prot. n° 229, al comando [comandante Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo] della II^ Divisione - Comunicava che "dalle ore 23 del 23 u.s. Baiardo è in nostra mano ed i repubblicani hanno abbandonato precipitosamente il paese, lasciando anche del materiale. Anche Ceriana è completamente sgombra da truppe nemiche... Il I° Battaglione ["Mario Bini"] ha occupato Ceriana...".
24 aprile 1945 - Dal vice comandante [Luigi Gino Napolitano] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della V^ Brigata [Fragola Doria Armando Izzo, comandante] - Riferiva che "... nella serata del giorno in corso è sceso a Poggio di San Remo il I° Distaccamento ["Vitali", comandante Sergio Guido Lanteri] che attaccherà sulla Via Aurelia eventuali fuggiaschi. Domani scenderà da Borello per liberare San Remo in collaborazione con altri 2 Distaccamenti del I° Battaglione i quali scenderanno da Poggio".
24 aprile 1945 - Dal C.L.N. di Perinaldo al comando della II^ Divisione [Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante] - Scriveva: "Comunichiamo che una nostra staffetta ha preso oggi contatto con un piccolo nucleo di degollisti dentro Ventimiglia. Tutta questa zona è tranquilla".
25 aprile 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comando del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" [Moscone Basilio Mosconi, comandante] - Direttiva di portarsi su Bordighera.
25 aprile 1945 - Dal comando della V^ Brigata al comando del I° Battaglione "Mario Bini" [Figaro Vincenzo Orengo, comandante] - Direttiva di portarsi verso Sanremo.
25 aprile 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" [comandante Vittò/Ivano Giuseppe Vittorio Guglielmo] al comando della I^ Zona Operativa Liguria [comandante Nino Curto Siccardi] - Comunicava che "Imperia-Oneglia è completamente sgombra"...
senza data - Dal C.L.N. [da Mario Mascia, Op. cit., si desume che i componenti erano: Gaetano Giorgio Ughes (PCI), segretario; Carlo Folco (DC); Ernesto Valcado (PSI); Carlo Lungo Aliprandi (PCI), addetto militare; Amilcare Milcoz Ciccione (DC), addetto militare; Ugo Frontero (PSI), addetto militare] della provincia di Imperia al CLN Regionale - "il 24 u.s. alla notizia che i nazifascisti si preparavano ad abbandonare la provincia radunai immediatamente questo CLNP. Si presero contatti con il comando delle SAP per il mantenimento dell'ordine pubblico. La sera del 24 il prefetto ed il questore unitamente al federale fascista abbandonavano Imperia. Fu nominato un Capo della polizia provvisorio scelto tra i garibaldini. Nella notte tra il 24 ed il 25 il servizio di pattuglia e d'ordine venne eseguito da squadre miste di SAP e di P.S. Il giorno 25 alle ore 14 l'ultima colonna di tedeschi in ritirata ha lasciato Imperia ed alle ore 16.30 del giorno stesso i nostri gloriosi garibaldini facevano il loro trionfale ingresso in città. La mattina del 26 aprile alle ore 8 si prendeva possesso della prefettura e si iniziava l'attività del governo provvisorio della provincia in rappresentanza del governo nazionale. Il prefetto, avvocato Ambrogio Viale, prendeva possesso del suo ufficio, così come il presidente della deputazione provinciale Filippo Gazzano ed il sindaco della città Goffredo Alterisio coadiuvato dalla giunta... venivano nominati i commissari per tutti gli enti fascisti e per gli altri enti di pubblica utilità. la sera del 25 il CLNP chiamava un dirigente tecnico dell'Ente Ricostruzione Provinciale di Imperia affinché provvedesse alla riattivazione delle principali strade: in tal modo il 2 maggio si poteva liberamente transitare sulle due principali arterie della nostra provincia. Il problema alimentare fu in parte sopperito dai partigiani che riuscirono a bloccare nella galleria di Capo Berta circa 1.000 quintali di farina che i tedeschi cercavano di portare via. Quando il CLNP era nel pieno sviluppo del suo lavoro, è giunto, purtroppo, il governo alleato a far cessare ogni nostra attività di governo. Lo stesso con suo manifesto ha dichiarato che il CLNP non è più organo deliberatorio, ma solo organo consultivo. L'Ente Ricostruzione Provinciale, le cui basi erano state studiate nel periodo cospirativo, si propone fini collettivi e perciò dovrebbe avere tutto l'appoggio possibile".
da documenti Isrecim in Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999 
 
Tornato dalla ricognizione a Cima Marta e dalle zone su Briga non trovai più nessuno. 
Erano tutti scesi verso la costa. 
La strada da Carmo Langan rigurgitava di colonne tedesche in discesa verso Molini di Triora per andare ad imboccare poi la strada verso Rezzo (IM).
Io mi mordevo le mani perché ero nell'impossibilità di fare qualcosa. 
Avevo racimolato qualche uomo da Realdo, da Creppo, da Bregalla. 
In un momento di interruzione del transito dei nemici attraversammo un tornante di quella strada dirigendoci verso Colle Bracca. 
Di lì vidi uno spettacolo impressionante. Lunghe colonne di tedeschi erano in marcia sulla strada di Rezzo. Sarebbero bastati pochi uomini, dotati di armi automatiche, per fermare tutta la fila di tedeschi, senza possibilità di scampo: il passaggio dalle rocche di Drego, distrutto e rifatto male, comportava un passaggio lentissimo.
Sulla via Molini di Triora-Taggia i ponti erano stati fatti saltare.
Impossibilitato a fare qualcosa per mancanza di uomini ben armati, mi diressi verso San Faustino, dove recuperai altri partigiani.
Pensando che il grosso delle nostre forze fosse già a Sanremo, condussi i miei uomini verso Ceriana, Monte Bignone, San Romolo.
Nel tragitto il mio gruppetto aumentava di unità in continuazione. Erano però quasi tutti patrioti disarmati, ragazzi lasciati indietro perché semiinvalidi o per adempiere ad altre incombenze, una specie di informatori di retroguardia.
Giunti a Sanremo la trovammo tutta imbandierata...
Pagasempre, Arnolfo Ravetti, Capo di Stato Maggiore della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" in don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di “Domino nero” - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975 
 
[...] Raimondo Ricci "[...] Il mattino del 25 aprile i comandi di zona possono infatti informare gli Alleati che la via Aurelia è sgombra sino a Genova.
Analogamente, nell’altra riviera, le formazioni dell’Imperiese (prima zona operativa) si schierano per contrastare la ritirata. Il rapporto di forze è tuttavia sfavorevole: è impossibile tenere a lungo i blocchi delle strade, ma si possono sottoporre a continue incursioni le colonne in transito. Gli scontri più duri avvengono nelle zone della Val Arroscia e della Val Tanaro, sulle statali 20 (tra Ventimiglia e Albenga) e 28 (tra Imperia e il colle di Nava), sull’Aurelia e sull’Albenga-Garessio, dove i reparti partigiani sono pesantemente sottoposti al tiro delle artiglierie che proteggono il ripiegamento.
Molti reparti tedeschi si sbandano, al punto che, dopo la liberazione, i comandi partigiani devono disporre rastrellamenti dei boschi dell’entroterra.
Nel capoluogo e nelle città della costa le SAP ed i reparti delle divisioni di montagna operano a difesa degli impianti, impiegando prigionieri tedeschi per rimuovere le mine che minacciano le banchine e gli accessi dei porti.
Momenti di tensione si vivono a Bordighera tra i partigiani e le truppe britanniche, con cui dai fortini di confine sono avanzati anche contingenti francesi (Chasseurs des Alpes e truppe senegalesi) che pretendono di occupare tutto il settore occidentale della Riviera dei fiori, sino a Sanremo (tensioni analoghe si innescano nello stesso periodo al confine valdostano, certo in relazione con i rancori sedimentati dall’aggressione fascista alla Francia nel giugno 1940). La mediazione statunitense consente di superare questi difficili momenti, mentre il contributo della Resistenza italiana all’abbattimento del regime e la collaborazione nell’area ligure-piemontese con il movimento clandestino francese al momento della definizione dei confini giocano un ruolo importante [...]
".
Speciale Liberazione, Patria Indipendente, a cura di Lucio Cecchini, 31 marzo 2002
 
Completiamo la traduzione della Parte IV del Report on N. 1 Special Force Activities, during April 1945 iniziata nel fascicolo n. 3 1949 della Rassegna, e riportiamo integralmente la traduzione delle Parti V, VII e X e parzialmente, per ciò che pare interessare più direttamente la Resistenza Italiana, la Parte VIII. Rimandiamo, per le informazioni sul documento, alla Nota introduttiva pubblicata sul precedente fascicolo.
Tutti i rapporti rivelano che l’evacuazione della Liguria occidentale fu così rapida che le le unità partigiane ancora sui monti non furono in grado di entrare in azione così prontamente da effettuare quelle operazioni su vasta scala che erano nelle loro intenzioni; tuttavia in numerose località si ebbero dei combattimenti. I reparti S.A.P. delle città portarono a termine i loro compiti contro sabotaggio e ben poche distruzioni vennero compiute dal nemico [...]
Il 25 aprile i partigiani, con le nostre Missioni, occuparono Ventimiglia e Savona quasi senza resistenza; Imperia venne occupata il pomeriggio dello stesso giorno dopo un combattimento con il nemico in ritirata [...]
Nel periodo 26-29 aprile reparti francesi provenienti dalla frontiera francese occuparono la zona fino a Imperia. Il primo reparto alleato giunse a Savona il 30 aprile e i rappresentanti dell'A.M.G. giunsero a Imperia il 3 maggio.
25 aprile [...] Ventimiglia e San Remo conquistate dai partigiani e dal B.L.O.
Imperia, Savona e Albenga intatte liberate dai partigiani e dai B.L.O.
Redazione, Il contributo della Resistenza italiana in un documento alleato: relazione sull’attività del N. 1 Special Force in Italia contemporanea (già Il Movimento di liberazione in Italia dal 1949 al 1973), n. 4, 1950,  Rete Parri