sabato 6 dicembre 2025

Quattro bersaglieri fascisti catturati dai partigiani a Pietrabruna

Pietrabruna (IM)

Il passo della Follia, dalla caratteristica forma di mammella volta al cielo, situato a breve distanza dalla Bramosa, era il punto strategico dei nostri servizi di guardia; dal passo si dominava un incrociarsi di sentieri provenienti da valli diverse e si aveva la possibilità di scegliere, in caso di pericolo, il percorso più idoneo per il disimpegno. A nord l'ombrosa valle di Badalucco, a ovest il passo di San Salvatore e i relativi itinerari, a sud l'intera valle di Pietrabruna, mentre ad est, oltre a sentieri poco conosciuti, si accedeva alla strada di Santa Brigida che portava alla valle di Dolcedo. Piuttosto strano il nome del passo, di cui anche i locali non riuscivano a spiegare l'origine, solo una lontana cronaca, riportava il fatto che lo stesso era servito da avamposto ai soldati di Napoleone. Un mattino, io e Giorgio, quello di Modena, in un normale turno di guardia, si assaporava la tranquillità della giornata, comodamente sdraiati e a torso nudo sulla fascia del sentiero che affiancava il passo, ci si appagava nell'ammirare la profonda bellezza d'un panorama, dove il verde delle valli e l'azzurro del mare dominavano assoluti; l'ottima visibilità facilitava notevolmente l'incarico di controllare i percorsi che accedevano al passo; a mezzo d'un binocolo si riusciva a scorgere il lontano inizio degli stessi, che a turno, sistematicamente, si controllava. Ore piacevoli, dove il fruscio di un leggero vento accarezzava la nuda pelle, resa calda dal sole; pausa di serenità, dove l'occhio fermava la bianca vela sulla costa lontana, e un invitante silenzio portava la mente in luoghi e cose lontani; ma brusca, come sonora sveglia, la mano di Giorgio con un tocco mi riportò alla realtà: « Osserva », mi disse, « ho la sensazione che qualcosa si muova, qualcosa di diverso dal solito contadino che accompagna il mulo ». Afferrai il binocolo e guardai attentamente il punto indicatomi, rendendomi subito conto dell'esattezza della sua osservazione: si trattava sicuramente di diversi uomini e, quel che più conta, erano armati, l'inconfondibile luccichio delle armi ai raggi del sole non ammetteva dubbi. Si convenne di lasciarli avvicinare a distanza di sicurezza, dove il Majerling a mia disposizione avrebbe agevolmente falciato l'intero gruppo sulla piana pulita dei prati, nel peggior dei casi la nostra posizione ci permetteva un'agevole ritirata, mentre il rumore delle armi avrebbe sicuramente messo in allarme il distaccamento. Aderenti al terreno si attendeva immobili e, con l'avvicinarsi degli uomini, si prendeva esatta visione della consistenza e della composizione del piccolo reparto. Si trattava infatti di un totale di sei uomini: quattro bersaglieri, riconoscibili anche da lontano dal fluttuante piumetto, apparentemente disarmati, seguivano due borghesi in possesso di parecchie armi, quantitativo superiore in assoluto a una normale dotazione; perplessità da parte nostra di definire chiaramente la presenza in zona partigiana dello stesso gruppo. Seminascosto dall'erba, la bocca minacciosa del Majerling imbracciato, seguivo attentamente il gruppo che ormai aveva raggiunto la zona limite da noi stabilita. Il secco alt intimato da Giorgio, postosi in ginocchio con il fucile puntato ben visibile, li bloccò istantaneamente, parole incomprensibili che la distanza ed il vento non fecero giungere nitide; Giorgio ripetè ancora decisamente: « Non muovetevi, siete sotto tiro, fatevi conoscere », e finalmente uno dei due borghesi, dotato di una folta barba, alzò per tre volte contro il cielo il mitra che impugnava, il segnale; tranquillizzati si abbandonò il sentiero avvicinandoci, una spiegazione semplice e concisa: due partigiani volanti, componenti di rara permanenza in distaccamento, coadiuvati da due patrioti, avevano sorpreso in Pietrabruna, all'osteria di Petran, i quattro bersaglieri comodamente seduti, intenti a sorseggiare un bicchiere di vino. All'intimazione di mani in alto gli stessi non avevano opposto alcuna resistenza, lasciandosi sequestrare le armi in dotazione. Tranquilli ma pensosi, ragazzi di vent'anni come noi, li vidi allontanarsi verso la Bramosa, seguiti dai due garibaldini e mi domandavo cosa mai avesse mosso i loro passi, il coraggio, l'incoscienza, o una precisa volontà di incamminarsi su di un'altra via? Era strana la nostra guerra. 
Renato Faggian (Gaston), I Giorni della Primavera. Dai campi di addestramento in Germania alle formazioni della Resistenza Imperiese. Diario partigiano 1944-45, Ed. Cav. A. Dominici, Imperia, 1984, pp. 60-61

L'episodio della cattura dei quattro bersaglieri - avvenuta intorno a metà settembre 1944 - veniva confermato da Umberto Maria Bottino nel suo "I nostri giorni cremisi. 1943-1995" (Attilio Negri srl, Rozzano, 1995): l'autore, all'epoca bersagliere repubblichino, scriveva di essere entrato in Pietrabruna qualche giorno dopo la vicenda, di avere raccolto in merito informazioni anche dall'oste e, quindi, di poter ipotizzare la fucilazione da parte dei partigiani di due, se non di tutti i suoi camerati.
Adriano Maini