Vessalico (IM). Fonte: Mapio.net |
In quel periodo Milan [Carlo Montagna], con Bruno Battaglia, Bacistrasse [Giobatta Gustavino] ed altri valorosi, entrò [19 luglio 1944] nelle carceri di Imperia Oneglia e liberò i prigionieri politici e comuni, accompagnandoli al sicuro in territorio partigiano. Al Comando Divisione ne arrivarono cinque: un professore grassoccio chiamato subito Prof [Giuseppe Della Valle], che si dichiarò comunista da sempre e che, a suo dire, era in carcere per le sue convinzioni politiche, Vengo, di Sanremo, che era stato torturato brutalmente e ancora ne portava i segni su tutto il corpo, un romano già anziano detenuto comune, ed infine altri due che erano con i prigionieri comuni: Walter e Boll [Pietro Secci] (due spie dei tedeschi, come il professore). Feci notare ai componenti del comando lo stato di Vengo, e quello del Prof. Lo stato di salute del secondo era splendido: ben pasciuto, senza un segno di percossa (quando tutti ben sapevamo come venivano trattati i sospettati di simpatie comuniste dai tedeschi e dai fascisti) perciò, a mio avviso, dovevamo diffidare di lui. Ma fu tutto inutile; il Prof. fu nominato addirittura Presidente del tribunale divisionale per il suo scilinguagnolo e il suo ruffianesimo e incominciai a vederne i risultati quasi subito. [...]
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994, pp. 92-93
Intanto giunse a Fontane, Frazione di Frabosa Soprana (CN), Val Corsaglia [dove erano confluiti la maggior parte dei partigiani della I^ Zona Liguria per sfuggire al tremendo rastrellamento tedesco dell'ottobre 1944] l'ex sottotenente tedesco Otto Trostel, da tempo collaboratore dei garibaldini, che portò con sé le prove del tradimento di Giuseppe Della Valle (Prof), il quale da presidente del tribunale della Divisione "Felice Cascione" aveva provocato la morte di diversi giovani patrioti il 9 agosto 1944 a nord di Pieve di Teco, il 5 settembre a San Bernardo di Conio, il 19 settembre nel bosco di Rezzo, ancora il 17 ottobre ad Upega. Della Valle, riconosciuto colpevole dal tribunale militare partigiano, venne fucilato il 4 novembre 1944 a Fontane. Il 24 ottobre analoga sorte era già stata riservata alla moglie del "Prof", che aveva fatto da tramite tra il marito ed i nazisti.
Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
Nel settembre '44 Maria Zucco, la futura "Donna Velata", in compagnia di una sua amica e di un
certo Domenico Valli, dalla vicina Francia (dopo lo sbarco degli inglesi
in Provenza a metà agosto '44) giunse ad Imperia. I tre furono
arrestati dai fascisti della GNR. Il Comando partigiano diede ordine di
liberarli. Col senno di poi oggi ci chiediamo: per quale motivo furono
liberati e chi fu a deciderlo? Potrebbe essere stato il professore
Giuseppe Della Valle? Egli, in quel periodo, era il Presidente del
Tribunale partigiano della Divisione "Felice Cascione" ma anche spia dei
tedeschi (Il professore di lingue orientali Giuseppe Della Valle con la
moglie Maria Grazia erano spie dei nazifascisti. Vennero individuati e
fucilati dai partigiani imperiesi: la moglie il 28 ottobre '44 ad Arzene
di Carpasio, mentre Giuseppe Della Valle il 4 novembre '44 a Fontane in
provincia di Cuneo).
La liberazione di Maria Concetta Zucco avvenne con estrema facilità e senza colpo ferire. Le tre spie fasciste, dopo la scarcerazione, vennero incorporate nell'organizzazione sapista della 2^ Brigata "Walter Berio" di Imperia Oneglia.
Il loro arresto e la successiva liberazione da parte dei partigiani sicuramente fu studiata a tavolino dal Comando nazifascista per farli entrare in contatto con le Formazioni clandestine. Dopo essere rimasti circa due mesi con i sapisti di Imperia Oneglia - ad inizio novembre '44 - Maria Zucco e i suoi due complici, con la scusa che erano stati individuati dai nazifascisti, lasciarono l'organizzazione e ritornarono dai loro camerati, informandoli di tutto quello che avevano visto.
Sarà un caso ma le tre spie si allontanarono proprio quando il professor Giuseppe Della Valle e sua moglie Maria Grazia vennero arrestati dai partigiani.
Fulvio Sasso, ... E il sangue dei vincitori. Rappresaglie e stragi nazifasciste in Italia (1943-'45), L. Editrice, 2010
La liberazione di Maria Concetta Zucco avvenne con estrema facilità e senza colpo ferire. Le tre spie fasciste, dopo la scarcerazione, vennero incorporate nell'organizzazione sapista della 2^ Brigata "Walter Berio" di Imperia Oneglia.
Il loro arresto e la successiva liberazione da parte dei partigiani sicuramente fu studiata a tavolino dal Comando nazifascista per farli entrare in contatto con le Formazioni clandestine. Dopo essere rimasti circa due mesi con i sapisti di Imperia Oneglia - ad inizio novembre '44 - Maria Zucco e i suoi due complici, con la scusa che erano stati individuati dai nazifascisti, lasciarono l'organizzazione e ritornarono dai loro camerati, informandoli di tutto quello che avevano visto.
Sarà un caso ma le tre spie si allontanarono proprio quando il professor Giuseppe Della Valle e sua moglie Maria Grazia vennero arrestati dai partigiani.
Fulvio Sasso, ... E il sangue dei vincitori. Rappresaglie e stragi nazifasciste in Italia (1943-'45), L. Editrice, 2010
Alcuni giorni prima di Natale [1944] si era presentato al Distaccamento partigiano, che era dalla parte di Ubaga, quel Walter, che aveva collaborato efficacemente coi tedeschi per tutta la Val d'Arroscia a danno dei partigiani.
Messo davanti alle sue responsabilità confessò ogni cosa, cercando di salvarsi e accusando il suo degno compare Bol; ma venne condannato a morte e fucilato. In quei giorni avevo saputo della morte, nell'eccidio di Torre Paponi, di un vecchio prete, Don De Andreis, parroco di Lingueglietta presso il quale da ragazzo ero andato a scuola. Caro e buon maestro: non ci aveva mai parlato di politica, ma nessuno di quei giovani che frequentarono la sua scuola fece mai parte delle formazioni repubblichine. Era stato bruciato vivo dalle SS, assieme ad un altro prete (Don...) e alla quasi totalità dei capi famiglia nel rogo di Torre Paponi, frazione di Pietrabruna. [p. 154] [...] Una sera, nei primi giorni del gennaio 1945, mentre mi recavo da un nostro informatore, con il quale avevo appuntamento nei pressi del cimitero di Vessalico, incontrai Boll (il socio di Walter che avevamo fucilato) il quale, non avendo notizie del suo compare, veniva a cercarlo.
Non volevo ucciderlo senza fargli un regolare processo e così gli dissi che non potevo portarlo in azione con me perché era disarmato, ma che l'avrei fatto accompagnare al Distaccamento da Libero. Incaricai un partigiano che era con me di accompagnarlo, mi allontanai, e lui seguì l'uomo incaricato da me di fargli da guida. Forse aveva già intuito dal mio comportamento che sospettavo di lui: il fatto è che chiese al suo accompagnatore notizie di Walter e questi, con la più grande ingenuità, gli disse che lo avevamo processato e condannato a morte.
Boll capì di essere stato scoperto e, approfittando dell'oscurità, si allontanò dal suo accompagnatore, il quale solo allora capì la «fesseria» compiuta; ma ormai era cosa fatta.
Al mio rientro dall'incontro con l'informatore, fui informato di quanto era accaduto e ciò mi convinse che oramai i tempi erano maturi per un rastrellamento. Chiesi al Comando di Divisione l'autorizzazione provvisoria a lasciare la zona, proponendo alcune località dove avrei potuto spostare i miei Distaccamenti. L'autorizzazione non mi venne concessa: il Comando di Divisione non aveva nessuna segnalazione di rastrellamento imminente e riteneva che era meglio non fare circolare grossi gruppi di uomini con la possibilità che venissero segnalati al nemico. Ma il nemico ormai sapeva della nostra presenza: lo provavano l'arrivo di Walter e, dopo la fucilazione di quest'ultimo, quello di Boll, che io, come un principiante, m'ero fatto scappare.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Op. cit. , p. 156
Messo davanti alle sue responsabilità confessò ogni cosa, cercando di salvarsi e accusando il suo degno compare Bol; ma venne condannato a morte e fucilato. In quei giorni avevo saputo della morte, nell'eccidio di Torre Paponi, di un vecchio prete, Don De Andreis, parroco di Lingueglietta presso il quale da ragazzo ero andato a scuola. Caro e buon maestro: non ci aveva mai parlato di politica, ma nessuno di quei giovani che frequentarono la sua scuola fece mai parte delle formazioni repubblichine. Era stato bruciato vivo dalle SS, assieme ad un altro prete (Don...) e alla quasi totalità dei capi famiglia nel rogo di Torre Paponi, frazione di Pietrabruna. [p. 154] [...] Una sera, nei primi giorni del gennaio 1945, mentre mi recavo da un nostro informatore, con il quale avevo appuntamento nei pressi del cimitero di Vessalico, incontrai Boll (il socio di Walter che avevamo fucilato) il quale, non avendo notizie del suo compare, veniva a cercarlo.
Non volevo ucciderlo senza fargli un regolare processo e così gli dissi che non potevo portarlo in azione con me perché era disarmato, ma che l'avrei fatto accompagnare al Distaccamento da Libero. Incaricai un partigiano che era con me di accompagnarlo, mi allontanai, e lui seguì l'uomo incaricato da me di fargli da guida. Forse aveva già intuito dal mio comportamento che sospettavo di lui: il fatto è che chiese al suo accompagnatore notizie di Walter e questi, con la più grande ingenuità, gli disse che lo avevamo processato e condannato a morte.
Boll capì di essere stato scoperto e, approfittando dell'oscurità, si allontanò dal suo accompagnatore, il quale solo allora capì la «fesseria» compiuta; ma ormai era cosa fatta.
Al mio rientro dall'incontro con l'informatore, fui informato di quanto era accaduto e ciò mi convinse che oramai i tempi erano maturi per un rastrellamento. Chiesi al Comando di Divisione l'autorizzazione provvisoria a lasciare la zona, proponendo alcune località dove avrei potuto spostare i miei Distaccamenti. L'autorizzazione non mi venne concessa: il Comando di Divisione non aveva nessuna segnalazione di rastrellamento imminente e riteneva che era meglio non fare circolare grossi gruppi di uomini con la possibilità che venissero segnalati al nemico. Ma il nemico ormai sapeva della nostra presenza: lo provavano l'arrivo di Walter e, dopo la fucilazione di quest'ultimo, quello di Boll, che io, come un principiante, m'ero fatto scappare.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Op. cit. , p. 156
5 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n°
92, ai comandi delle Brigate dipendenti - Si trasmetteva l'ordine
ricevuto dal Comando della I^ Zona circa la necessità di comunicare
tempestivamente qualsiasi azione intrapresa contro il nemico.
5 gennaio 1945 - Dal comando
della I^ Zona Operativa Liguria al comando della Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati"
- Venivano trasmesse le descrizioni fisiche di due spie da prelevare:
il primo, zoppo, aveva circa 35-40 anni, l'altro, dai "piedi dolci", era
di piccola statura.
6
gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando
della I^ Brigata - Invito ad inviare uomini e muli ad Onzo (SV) per
ritirare castagne secche e a mandare mine ed olio per fucili al
Distaccamento di "Fra Diavolo" [Giuseppe Garibaldi].
8
gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando
della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" - Il comando rispondeva
negativamente alla richiesta di armi automatiche a causa della scarsità
delle medesime e rimarcava che il comandante Fra Diavolo [Giuseppe Garibaldi]
risultava irreperibile.
8
gennaio 1945 - Dal S.I.M. della I^ Zona Operativa Liguria al comando
della Divisione "Silvio Bonfante" ed ai Distaccamenti di Fra Diavolo -
Informazioni militari. Sul transito in Caramagna [Frazione di Imperia]
di 2 camion con 40 tedeschi a bordo: 3 delatori (Musso, Ozenda ed un
terzo di cui era solo indicata la descrizione fisica) avevano indicato
la strada per Vasia (IM). Da Ceva (CN) erano giunti 60 fascisti a Porto
Maurizio [Imperia]. Ad Albenga (SV) erano arrivati molti tedeschi: era
probabile un rastrellamento nella zona ingauna.
10 gennaio 1945
- Dalla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione
"Silvio Bonfante" [sezione comandata da "Livio", Ugo Vitali] al Comando
della I^ Zona Operativa Liguria - Veniva fatto un elenco di 11
nominativi di spie, di cui 2 appartenenti alle Brigate Nere, 6 alla
G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana], 2 alle SS italiane ed 1
definito "squadrista della prima ora".
18
gennaio 1945 - Da "Dario" [Ottavio Cepollini] alla Sezione SIM
[Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" -
Informava che "da parte dei tedeschi continua l'interrogatorio di
'Giulio' e 'Dek'. 'Boll' collabora con i tedeschi, viene messo spesso
con gli arrestati e con il pretesto di essere caduto anche lui in
trappola cerca di carpire notizie utili da riferire ai tedeschi. Si
cercherà di fare eliminare 'Boll' proprio dai tedeschi. I tedeschi a
Pieve di Teco stanno ricostruendo il ponte crollato".
31
gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al comando
della I^ Zona Operativa Liguria - Relazione sui rastrellamenti subiti
il 10 ed il 20 gennaio 1945 "... Il giorno 20 gennaio avveniva il
temuto rastrellamento a catena ad opera di forze della RSI e di alcuni
reparti tedeschi. Furono attaccate formazioni della II^ e della III^
Brigata; a Bosco il nostro presidio venne dopo una battaglia catturato
quasi al completo. Dei 16 garibaldini arrestati, 12 riuscivano a
fuggire, evitando la fucilazione. Contemporaneo a questo attacco vi fu
quello di Degolla, in cui i garibaldini ebbero 3 morti, 1 ferito e 8
uomini presi prigionieri. A Gazzo un'altra colonna, guidata dall'ex
garibaldino 'Boll', catturava l'intera famiglia di 'Ramon' [Raymond Rosso],
ma non riusciva a sorprendere il nostro capo di Stato Maggiore. A
Nasino il Distaccamento "Giannino Bortolotti" infliggeva alcune perdite
al nemico e poteva ritirarsi..."
da documenti IsrecIm in Rocco Fava Op. cit. - Tomo
II
Intorno al 20 gennaio 1945 era segnalato da Ottavio Cepollini (Dario) del SIM l'imminente rastrellamento affidato a "Cacciatori degli Appennini", Alpini del "Cadore", "Monterosa", sanmarchini, e Brigate Nere, che avrebbero setacciato anche i territori e le vallate circostanti Casanova Lerrone. Effettivamente, dietro la guida di spie ex partigiani voltagabbana, come ad esempio il sardo Pietro Secci (Boll), "Carletto il cantante" o il "Pisano", era attuata una sconvolgente bonifica fascista, fatta di omicidi, esecuzioni, furti e arresti.
Le consistenti somme lucrate dai traditori erano non poco allettanti per individui del genere, pronti a rinnegare il periodo ribelle fatto di stenti e privazioni per abbandonarsi a una vita molto più piacevole e remunerativa, specie in fatto di letti caldi e buona tavola. Vi era poi la soddisfazione, disponendo di molti soldi guadagnati senza fatica con le delazioni di ostentare un'eleganza vistosa e un contegno strafottente da sfoggiare nei ritrovi o nei caffè alla moda.
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria) - vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016
Le consistenti somme lucrate dai traditori erano non poco allettanti per individui del genere, pronti a rinnegare il periodo ribelle fatto di stenti e privazioni per abbandonarsi a una vita molto più piacevole e remunerativa, specie in fatto di letti caldi e buona tavola. Vi era poi la soddisfazione, disponendo di molti soldi guadagnati senza fatica con le delazioni di ostentare un'eleganza vistosa e un contegno strafottente da sfoggiare nei ritrovi o nei caffè alla moda.
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria) - vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016
31 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" al
comando della I^ Zona Operativa Liguria - Relazione sui rastrellamenti
subiti il 10 ed il 20 gennaio 1945 "nelle valli di Caprauna, Arroscia,
Lerrone e Andora. Dopo l'arresto del comandante Menini ebbe inizio
l'atteso rastrellamento nelle valli suddette. Il 10 gennaio una colonna
di tedeschi, partita da Pieve di Teco, circonda Gavenola e rastrella il
paese, catturando il garibaldino 'Carletto', il quale ha tradito i
propri compagni facendo giungere i tedeschi presso la sede del capo di
Stato Maggiore ma con esito per loro sfavorevole...".
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
Nel corso di un rastrellamento a Nasino (SV) il 20 marzo 1945 vennero uccisi Costante Brando (Rustida) e Francesco Pescatore. Brando era un ex sergente della Divisione San Marco che aveva disertato per entrare nelle file partigiane. Comandante del distaccamento De Marchi, tentò da solo di fermare i tedeschi per permettere ai suoi uomini di mettersi in salvo. Ferito gravemente da un colpo di mortaio, per non cadere in mano nemica, si sparò un colpo di pistola alla testa. Il rastrellamento condotto da militari tedeschi e militi della RSI aveva avuto come guida un ex-partigiano, Amleto De Giorgi, detto "Carletto il cantante", che li aveva indirizzati presso l'accampamento garibaldino sito in località “Scuveo”. Il De Giorgi venne ucciso dal boia di Albenga il 26 dello stesso mese.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, ed. in pr., 2020
[ n.d.r.: tra le pubblicazioni di Giorgio Caudano: Marco Cassini e Giorgio Caudano, Bordighera al tempo di Bicknell e Monet, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2021; Giorgio Caudano,
L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento
e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; (a cura di) Paolo Veziano con
il contributo di Giorgio Caudano
e di Graziano Mamone, La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di
democrazia (29 agosto 1944-8 ottobre 1944), Comune di Pigna, IsrecIm,
Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016 ]