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martedì 17 settembre 2024

Due capi banda si suicidarono per non cadere nelle nostre mani

Villatalla, frazione di Prelà (IM). Fonte: ErmaAnna/Flickr

Il 25 gennaio, il partigiano Ferrero (Tom o Staffetta Gambadilegno), del X° Distaccamento "Walter Berio", catturato dal nemico il giorno 17 (come abbiamo già ricordato) e rimasto ferito, viene medicato, sottoposto a  duri interrogatori, tradisce i compagni poiché conduce i fascisti nella tana che nascondeva il Distaccamento e che lui stesso aveva aiutato a costruire. Così cadono in mano al nemico ben undici garibaldini, tra cui il comandante Vittorio Aliprandi (Dimitri) e il commissario Nello Bruno (Merlo), i quali preferiscono togliersi la vita piuttosto di arrendersi. Sette di loro saranno fucilati ad Oneglia e due a Torretta di Vasia.
[...] Ma vediamo nei dettagli il triste episodio dalla relazione del vice commissario della IV° Brigata Gino Gerini.
“La Brigata è in stato di sfacello, in un solo mese ha avuto quasi un centinaio di caduti, più di un terzo dei suoi effettivi, già ridotti dalle gravi perdite precedenti e da alcuni defezioni. Tutto intorno ai superstiti, il nemico aveva posto un cordone di sicurezza; li aveva tagliati in tronconi, senza possibilità di ricongiungersi o mantenere i collegamenti. Si era infiltrato dappertutto presidiando i centri vitali. Fu il momento più terribile della lotta. I partigiani prevedevano l'annientamento definitivo poiché non avevano quasi più munizioni, nè viveri, nè indumenti. Non erano più una formazione, ma una massa di poveri esseri laceri e sfiniti in cui soltanto lo spirito continuava a vivere indomabile. Si erano divisi in gruppi per sfuggire alla continua sorveglianza nemica. Gruppi di cinque o sei uomini, dieci o dodici al massimo, che si aggiravano senza meta fra i boschi, rupi e burroni, come fantasmi. Il X Distaccamento “Walter Berio” era stato decimato come tutti gli altri. Un piccolo gruppo del Distaccamento stesso, undici uomini in tutto, con a capo “Dimitri” e “Merlo” (quest'ultimo uno dei più vecchi garibaldini), si era portato in una località tra Pantasina e Villatalla [frazione del comune di Prelà (IM)], in un fondovalle presso un ruscello incassato tra pendii scoscesi, rivestiti di boschi, dove era stata adattata una caverna a rifugio. Il luogo sembrava sicuro, un muro a secco era stato eretto all'entrata della tana, ove la vita trascorreva orribile per il fango e l'umidità. Ma gli uomini resistevano nella speranza di poter ricongiungersi ai compagni e riprendere la lotta interrotta. Il famigerato capitano Giovanni Ferraris, con i suoi uomini della compagnia “Senza Patria”, rastrellatori di Imperia, battevano la campagna. Era un feroce masnadiero ed i suoi sgherri formavano la più spietata banda di aguzzini. Derubavano i contadini, terrorizzavano, seviziavano ed uccidevano con un sadismo inumano.Naturalmente le spie e i traditori non mancavano. Erano in ogni luogo: gente che si vendeva per denaro sempre, tavolta per odio. Il giorno 25 gennaio 1945, Ferraris va su a Villatalla con le squadre. Le notizie che egli ha sono sicure, perché circonda il vallone dove stavano i partigiani ed incomincia a batterlo. Il Distaccamento si rifugia nella caverna: pensare di resistere è impossibile, non vi sono armi automatiche, i fucili sono scarichi, le sole rivoltelle, alcune delle quali inservibili, hanno qualche pallottola. I giovani si uniscono e attendono nella speranza di non venire scoperti. Sentono i passi dei fascisti che vanno avanti e indietro e ne seguono con ansia tutti i movimenti. Poi odono il rumore delle pietre smosse e vedono filtrare nella tana la luce del giorno: è la fine! Impugnano le armi e tirano, dal di fuori si risponde con il lancio di bombe a mano che feriscono quasi tutti i partigiani. Le munizioni sono esaurite. “Dimitri” e “Merlo” sono per una sortita in massa, ma gli altri non si reggono in piedi, alcuni non possono più muoversi. Il nemico, che fuori schiamazza e insulta, ma non osa entrare, esulta perché sa di aver vinto. I due capi compiono il gesto eroico: salutano i compagni uno ad uno, poi, addossatisi alla parete della caverna, si sopprimono con i due ultimi colpi rimastigli. Il nemico sente i colpi. Intuisce quello che sta avvenendo. Dopo aver esitato ancora e quindi scaricate le armi all'interno della caverna senza avere ottenuto risposta, irrompe fulmineamente nel rifugio. Vi trova due partigiani morti e altri nove feriti. Ma né  l'eroismo né la maestà della morte valgono a mitigare la loro ferocia. I garibaldini, vivi o morti, sono spogliati, insultati e percossi. I superstiti vengono legati e, tra gli scherni della soldataglia, avviati verso il paese. Due giorni dopo un gruppo di partigiani, informati dell'accaduto, si recano a recuperare le salme dei due compagni caduti. “Dimitri” e “Merlo” giacevano ove si erano uccisi, quasi nudi e senza scarpe. Sul corpo di “Dimitri” c'era un pezzo di carta con scritte poche e turpi parole che dicevano: “Questa è la sorte che toccherà a tutti i banditi”. E più sotto il nome di un partigiano con la postilla: “Anche tu farai la stessa fine”. Le salme furono poste sopra due barelle fabbricate con rami intrecciati e portati nel cimitero di Villatalla dove vennero seppellite. Gli accompagnatori andavano su per un sentiero alpestre, muti e commossi. A metà strada un vecchio andò loro incontro, fu riconosciuto, era il padre di “Dimitri”. Si fermò,i suoi occhi erano fissi, sbarrati, sulle rozze portantine. Intuì che suo figlio era lì, esanime. Senza un grido, senza una lacrima, come se il dolore lo avesse impietrito, con un balzo si gettò sul corpo del figlio e lo abbracciò. Poi cadde svenuto. I nove prigionieri furono trasportati ad Imperia, torturati e in seguito fucilati...".
Tra questi ricordiamo: Carletti Doriano (Misar), Giuseppe De Lauro (Venezia), Luigi Guareschi (Camillo), Vincenzo Faralli (Camogli), il russo Nicolay Gabrielovic Poronof (Tenente Nicolay). Di essi daremo altri ragguagli in seguito.
Il 27 il tempo si guasta, piovaschi e nebbia. Si sente una sparatoria, il nemnico rastrella Pietrabruna e dintorni. Partigiani del primo Battaglione, che si trovano nella zona, si portano in cresta dove preparano una postazione per la mitragliatrice che hanno in dotazione.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, pp. 89-92

Annibale Agostini, nato a Genova il 13 maggio 1911, agente in servizio presso la Squadra Antiribelli della Questura di Imperia
Interrogatorio del 10.10.1945:
"[...] Ammetto di aver preso parte al rastrellamento avvenuto a gennaio u.s. in Villatalla ove furono catturati 9 partigiani e due capi banda si suicidarono per non cadere nelle nostre mani. Tale rastrellamento venne effettuato su indicazioni fornite da un partigiano a nome Ferrero, il quale ci accompagnò sul posto. I 9 partigiani catturati nella predetta azione erano 7 italiani e due russi. Gli italiani furono consegnati alla Questura e nei verbali vennero indicati come prigionieri dei partigiani da noi liberati, in quanto appartenenti all’esercito repubblicano. Seppi in seguito che cinque dei fermati vennero uccisi dai tedeschi per rappresaglia come da manifesti affissi sui muri della città [Imperia]. Non sapevo che anche i due russi vennero fucilati dai tedeschi. Dall’esame degli atti della questura sarà possibile accertare che cercai di salvare i predetti facendoli figurare come elementi prelevati e tenuti prigionieri dai partigiani.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia,  StreetLib, Milano, 2019

... un reparto della Brigata Nera con elementi della polizia dipendenti dalla Questura eseguiva azione di rastrellamento in territorio di Vasia, Pantasina, Arborei, riuscendo a catturare nove partigiani, fra cui due di nazionalità russa. Un capo banda ed un commissario politico per evitare l'arresto si suicidavano, sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
Sergiacomi, Questore di Imperia, Al capo della Polizia - Sede di campagna (visto di arrivo del Ministero dell'Interno della RSI in data 7 marzo 1945), Relazione mensile sulla situazione politica, militare ed economica della Provincia di Imperia, 1 febbraio 1945  - XXIII°

domenica 31 luglio 2022

Ed i fascisti a Sanremo cercavano anche il capitano Umberto

San Romolo (768 m.s.l.m.), Frazione di Sanremo (IM): uno scorcio

9 gennaio 1945 - XXIII
(Relazione registrata in ritardo. L'interrogatorio avvenne il 4 gennaio 1945 - XIII)
Relazione succinta sulle dichiarazioni fatte dall'ex sbandato Cadrozzi Corrado, presentatosi per arruolarsi nella Brigata Nera il 4 gennaio 1945 - XIII.
Il Cadrozzi si è presentato dal Prof. Porta con una lira di carta divisa a metà come segno di riconoscimento ed ha così potuto ritirare dei medicinali che li ha poi consegnati al Ten. Rico. Glielo hanno ordinato Ned ed il Ten. Rico.
Questo Rico per scendere a S.Remo faceva la strada di S. Bartolomeo e poi seguiva sentieri insospettati. Ha i seguenti connotati: statura media - bruno - con borse sotto gli occhi. Ultimamente era in Corso Impero [n.d.r.: attuale Corso Inglesi]. È armato di Glisendi [n.d.r.: Glisenti, pistola simile alla Luger], già di Pereno Mario. Rico si è fatto tingere di rosso i capelli dalla madre di Ned e così camuffato è andato a bere con Morotti ed il comandante Mangano una quindicina di giorni fa. Naturalmente il Comandante nulla sapeva e così si crede di Morotti.
(1) Ervedo (De Bigault che abita in Guardiole) [n.d.r.: Ervedo De Bigault, squadrista della Brigata Nera Padoan, morto il 27 gennaio 1945 a Tomena, località di Montalto Ligure: ma in precedenza o era stato partigiano o era riuscito in qualche modo ad avere contatti con i patrioti (vedere infra)] sa dove si trova il Rico che non è di S.Remo e ha la voce dolce. Altre persone conoscono Rico. Lo conosce Ned, ragazzo biondo, di venti anni. Lo conosce il fratello del Baggioli, Renato. A sua volte Ervedo sa dove abita Ned.
[...] In casa di Ervedo (De Bigault) sono stati presenti il Cap. Umberto, Siffredi, il Ten. Rico e hanno nominato quella sera stessa il Conti aiutante maggiore della risma. Questo Conti è un tipo alto ed ha i capelli ricci.
[...]
1) Ervedo (De Bigault) abita in Strada S. Bartolomeo, 26.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo
 
[ n.d.r.: il Capitano Umberto era Candido Bertassi, già comandante di una formazione partigiana denominata Brigata Alpina, operante tra Baiardo (IM) e Ceriana (IM), che, prima di venire sciolta intorno al 20 settembre 1944, aveva sporadicamente collaborato con i garibaldini e aveva anche momentaneamente incorporato Italo Calvino

Nasce la repubblichina di Salò e subito vengono affissi i manifesti per il richiamo alle armi della classe 1923: proprio quella di Calvino. Per i disertori, come si sa, è prevista la fucilazione.
Il giovane, per non essere arrestato, prende la via delle colline e si rifugia in boschi e boschetti, nelle terre di proprietà del padre. Poi, con un gruppo di amici, Aldo Baggioli, Massimo Porre, Renzo Barbieri e altri, decide di salire in montagna. Viene accolto nella formazione partigiana «Brigata Alpina» presso Beulla. È una brigata, la sua, che si muove tra Baiardo e Ceriana ed è comandata da Candido Bertassi, conosciuto come Capitano Umberto.
Wladimiro Settimelli, Nome di battaglia «Santiago». Il giovane Calvino partigiano nei racconti di alcuni compagni. Dall’archivio dell’Anpi spuntano documenti che ricostruiscono il periodo della montagna e della Resistenza, l’Unità, 11 dicembre 2013, articolo riprodotto come Nome di battaglia "Santiago" in Nord Milano Notizie, 12 dicembre 2013 
 
Entra [Italo Calvino] a far parte di una formazione partigiana denominata Brigata Alpina, che è stanziata in località Beulla o si muove nei territori dei Comuni di Baiardo e di Ceriana. La formazione è comandata da Candido Bertassi detto "Capitano Umberto”. Calvino vi rimane finché non inizia il suo graduale sfaldamento.
Francesco Biga, A 20 anni dalla morte del grande scrittore. Italo Calvino, il partigiano chiamato "Santiago", Patria Indipendente, 29 gennaio 2006  
 
Nei primi mesi della lotta di liberazione si era anche formato un gruppo partigiano "Giustizia e Libertà", ossia del Partito d'Azione: era comandato dal capitano Umberto (Candido Bertassi) e in un certo momento giunse ad avere anche 200 uomini.
Operava fra Bordighera e Sanremo, sulla fascia collinare e montana in prossimità della costa. In seguito, verso la fine dell'ottobre '44 e i primi di novembre, fu per qualche tempo alle dipendenze del CLN circondariale sanremese.
"Si sciolse dopo il rastrellamento di San Romolo" (14 novembre 1944); ed i suoi uomini "in parte passarono alle formazioni garibaldine, in parte si misero a disposizione del CLN di Sanremo, in parte si sbandarono". <49
49 Note ricavate da "L'epopea dell'esercito scalzo, Mascia, pag. 204. Sentite pure varie persone.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I: La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
 
Poi altri sbandati ed altre notizie, è la banda badogliana del capitano Umberto che ripiega da Langan
[...] Era ancora buio alle quattro del 5 luglio quando fu data la sveglia.
[...] Gli uomini di Umberto descrivevano con vivacità i recenti combattimenti.
[...] Gli avvenimenti dei primi di luglio [1944] crearono una nuova situazione
[...] A Carnino Umberto e la sua banda si fermarono. Umberto aveva un vecchio conto da regolare perché ai tempi di Val Casotto aveva perso due uomini nei pressi di Carnino. Era convinto che qualcuno del paese avesse tradito perché solo così i tedeschi avrebbero potuto sorprendere i suoi uomini quando erano scesi in paese per farsi il pane.
La Matteotti con gli altri proseguì per Viozène.
Gino Glorio "Magnesia", Alpi Marittime 1943/45. Diario di un partigiano - I parte, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1979

In una particolare situazione si trova la formazione di Candido Bertassi (Capitano Umberto). Questi, nei mesi estivi, è di stanza a Valcona, Piaggia e nei pressi dei monti circostanti (Saccarello, Redentore, Fronté), dopo essere stato nella zona di Viozene e di Carnino.
La banda ha in forza una quarantina di effettivi, forse meno, anche se il Bertassi la denominò, un po' pomposamente, «Brigata Alpina», fornendo dati gonfiati circa il numero degli uomini.
Infatti, qualche pubblicazione riporta notizie grossolanamente errate, facendo ammontare a 150-200 i partigiani militanti agli ordini del «Capitano Umberto»; Augusto Miroglio (17) così si esprime: «...Candido Bertassi (Capitano Umberto) del PdA (Partito d'Azione, n.d.r.), comandante di un distaccamento G.L. forte di 200 uomini operanti nell'entroterra di Sanremo-Bordighera...».
La notizia è tanto più imprecisa in quanto riferita al successivo periodo in cui il Bertassi arriverà nei dintorni di Ceriana con una decina di patrioti, per poi scomparire definitivamente. Ne L'Epopea dell'Esercito Scalzo (18), troviamo scritto: «... Crediamo doveroso ricordare in questo volume l'opera svolta da un distaccamento di Giustizia e Libertà, al comando del Capitano Umberto (Candido Bertassi). Il distaccamento che raggiunse la forza di 200 uomini, sebbene indipendente, operò per alcuni mesi nella zona dell'imperiese occidentale...».
Inoltre, la posizione del «Capitano Umberto» appare alquanto confusa con quell'aderire alla IX Brigata e, contemporaneamente, col volersi considerare autonomo. Tale aggettivo, infatti, figura sovente accanto alla denominazione della formazione «Brigata Alpina».
Questa posizione assumerà il massimo dell'anacronismo a proposito della battaglia sostenuta il 25 luglio 1944 nell'Alta Val Tanaro quando (già costituitasi la II Divisione «F. Cascione»), la I Brigata «S. Belgrano», sotto il comando del «Cion» [Silvio Bonfante], sosterrà duri combattimenti contro i Tedeschi. In tale occasione, come più diffusamente vedremo, il «Capitano Umberto» emetterà, non si sa a quale titolo, un suo comunicato sugli scontri.
Infine, va considerato che nelle zone montane estreme della nostra provincia e di quelle limitrofe savonesi, confinanti con l'Alta Val Tanaro, sono presenti alternativamente formazioni della XIII Brigata Val Tanaro alle dipendenze di Eraldo Hanau (Capitano Martinengo), che effettuano varie azioni contro i presidi nazifascisti, soprattutto a Nava. Dette formazioni sono autonome e denominate «badogliane». Alcune bande, distanti dal loro comando centrale, passano a volte sotto l'influenza delle forze garibaldine a seconda della massiccia presenza, o meno, degli uomini di «Curto» nella loro zona.
(17) A. Miroglio, Venti mesi contro vent'anni, 2^ edizione Istituto Storico della Resistenza in Liguria, Genova, 1968, pagg. 141,142.
(18) Mario Mascia, L'Epopea dell'Esercito Scalzo, Casa Editrice Alis, Sanremo, pag. 204.

Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992, pp. 46,47

[Il 5 luglio 1944 i tedeschi uccisero a Carnino, località di Briga Alta (CN), 5 persone] Chiesi a Rico di Carnino se conosceva quei cinque che avevano trovato morti tra Carnino e Viozene ai primi di luglio. - Erano miei parenti, due anziani erano miei zii -, poi raccontò come nel primo inverno avessero consigliato i giovani a presentarsi ai bandi di chiamata della Repubblica [Sociale di Salò]. Raccontò l'imboscata tesa dai tedeschi alla banda di Umberto (Candido Benassi), la fuga dei giovani del paese durante l'occupazione tedesca, la marcia nella neve, il sospetto di essere stati traditi, il rancore sordo per quelli che in paese parteggiavano per i fascisti. Quando eravamo scappati ed i nostri ci temevano morti, mio zio diceva che se avessimo dato retta a lui, se ci fossimo presentati quando eravamo in tempo, non avremmo dovuto poi scappare come delinquenti. Quando poi tornammo in paese parevano contrariati di vederci ancora. Passarono molti mesi di attesa, poi passò un gruppo di partigiani di Martinengo, avevano del bagaglio da portare a Viozene. I partigiani si fecero aiutare da quei cinque. I giovani del paese si erano appostati fra le rocce con i moschetti, quando quelli erano tornati si erano fatti riconoscere e poi li avevano uccisi. Al parroco di Viozene l'ultimo che era ancora vivo aveva dato e chiesto il perdono per il male che era stato fatto. E' segno che il nostro sospetto che avessero chiamato i tedeschi in paese era vero.
Gino Glorio "Magnesia", Alpi Marittime 1943/45. Diario di un partigiano - I parte, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1979

Prima di partire da Piaggia il Capitano Umberto, che proveniva da una famiglia nobile del cuneese, m’invitò a rimanere con lui promettendomi di darmi il comando di un reparto di partigiani di Giustizia e Libertà. Ho rifiutato e ringraziato, partendo con gli altri compagni alla volta di Carmo Langan. Non sono in grado di ricordare le date di tutti questi spostamenti essendo trascorsi oltre 65 anni quando mi accingo a scrivere questi ricordi, ma eravamo ormai nella seconda metà dell’anno 1944. Giunti a Carmo Langan, abbiamo trovato “Vittò” e si è ricostituita la brigata.
Gio Batta Basso (Tarzan)
Chiara Salvini, Ricordi di un partigiano, Nel delirio non ero mai sola, 29 luglio 2012 

Era riapparso nella zona della V brigata il capitano "Umberto" di cui abbiamo già parlato, con documenti di riconoscimento che lo identificavano come Bertassi Candido di Torino, proveniente da Massaua (Eritrea) e con una lettera di fiducia del CLN di San Remo. Chiedeva la riorganizzazione del suo distaccamento e il suo inquadramento nella V brigata. <9
9 Da relazione del commissario Peitavino Ferdinando (Silla) al Comando Divisionale (Prot. n° 106, 2 dicembre 1944).
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria). Da settembre a fine anno 1944. Vol. III, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977

9 gennaio 1945 - XXIII
"Gazzola, Vacchino, Marsaglia sono stati i finanziatori della banda del Capitano Umberto. Il versamento veniva effettuato presso il Commissario Ormea che successivamente ne divideva le somme. Non preciso se il denaro veniva offerto, oppure estorto sotto minaccia, ma quest'ultima ipotesi è quasi da escludersi". Informatore Imp. M.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo 

1 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 173/CL, all'Ispettorato della I^ Zona Operativa - Comunicava che il capitano Umberto forse stava costituendo un distaccamento da spostare in Piemonte per poterlo unire ai badogliani, con i quali avrebbe poi sostenuto l'esigenza di eliminare le formazioni garibaldine.
8 gennaio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 197/CL, al comando della V^  Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Forniva notizie sul capitano "Franco", definito un disgregatore, e sul capitano "Umberto", che aveva rotto con il C.L.N. e che sembrava cercare contatti con "Mauri" in funzione di rottura con i garibaldini di "Curto" [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria]
10 gennaio 1945 - Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando del I° Battaglione "Mario Bini" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" - Veniva ordinato l'arresto del capitano "Umberto" e di Riccardo Siffredi, presenti al Borgo di Sanremo (IM)
27 febbraio 1945 - Da "Mimosa" [Emilio Mascia, della V^ Brigata SAP "Giacomo Matteotti" della zona di Sanremo] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Avvisava che ad Alassio era stato visto il "capitano Umberto" mentre incitava ad arruolarsi nel Battaglione "San Remo", da lui formato per andare a combattere in Piemonte.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945), Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999 

18 gennaio 1944 - XXIII
Si presenta De Bigault Ervedo (Strada San Bartolomeo, 26).
Quando si sono sciolte le bande nazionaliste del Cap. Umberto (circa tre mesi fa) il capo doveva organizzare a Torino un cantiere (Il Comandante della divisione 'F. Cascione'. generale Curto) edile per impiegare tutti i ribelli (Siffredi, ecc). I ribelli avevano avuto l'ordine di recarsi a Torino.
Forse il cantiere non è più stato organizzato e tutti se ne sono andati per conto loro (?). Il cantiere doveva sorgere a Mirafiori e anche una Agenzia per battere qualsiasi affare, sempre a Torino. Prima i ribelli avrebbero dovuto trovarsi ad Alba, ad un dato punto di riferimento. Sempre ad Alba il Capitano Umberto aveva 20 "Stein" (fucili mitragliatori inglesi).
Il Curto voleva prendere Umberto e tutta la banda nazionalista, e quando Umberto si accorse di ciò, lasciò andare via col Curto i partigiani anarchici e delinquanti, e lui prosciolse gli altri da ogni obbligo. Questo accadeva circa un mese e mezzo fa: verso fine ottobre e primi novembre 1944. Consigliò di andare a lavorare a Torino.
Forse nella Brig. Nera c'è chi fa doppio gioco perché all'indomani che Ervedo "Edo" è venuto al comando, c'è stato chi ha mandato l'informazione ad uno dei tre membri del Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.), e uno di questi membri, a firma "Mimosa" [n.d.r.: Emilio Mascia, responsabile del SIM (Servizio Informazioni Militari) del CLN di Sanremo], ha mandato un biglietto ad un incaricato, così come visto: "Diffidate di Edo. Mimosa". Circa 4 giorni fa, 3 individui, armati di pistola, si aggiravano nei pressi della casa di Ervedo ("Edo").
Per rendere autentici i documenti, il Cap. Umberto ha detto: "C'è un certo Console Hans che mi aiuterebbe, perché è mio amico".
C'è un biglietto da portare al Comando, interessante.
19 gennaio
Infatti, al pomeriggio viene consegnata dal De Bigault una lettera n. 156 di prot. del Comando Unificato [n.d.r.: si intende, un dispaccio dei partigiani], in data S.Remo 23 dicembre 1944.
Copia di tale lettera viene passata al Federale, giunto in sede al pomeriggio.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo

25 gennaio 1945 - VERBALE DI INTERROGATORIO
Il giorno 25 Gennaio dell'anno 1945 alle ore 11 antimeridiane è stata interrogata negli uffici del Distaccamento di Brigata Nera di San Remo innanzi a noi sottoscritti Cap. RIZZELLI LUIGI, Magg. ALDO RAVINA V.ce comandante del Distaccamento; e i Legionari PELUCCHINI DARIO e CADROZZI CORRADO la Signorina sfollata in Via DANTE ALIGHIERI N° 95 (prima Via Gaudio N° 12) SAPPIA LINA di Pilade e di Corradi Teresa, nata in San Remo 28 novembre 1918 perché accusata di avere contatti con elementi ribelli.
Opportunamente interrogata così risponde.
Conosco il Cap. UMBERTO, MA NON SO LE SUE GENERALITA' COMPLETE. L'ho conosciuto due anni fa ed ho avuto con lui dei rapporti di amicizia.
Mi ha confidato che era in banda e mi ha consegnato oggetti personali di vestiario da custodire. Non conosco la località dove vive detto Capitano ma so l'attività che esso svolge.
Conosco il S.Ten. "RICO" Enrico da circa tre mesi. L'ho conosciuto assieme ad una mia cugina di nome SAPPIA RENATA, abitante in Via Canessa mente mi recavo a S. Romolo per raccogliere castagne. Ho riveduto il RICCO in compagnia del Cap. UMBERTO a S. Romolo.
Conosco il Signor SIFFREDI ADRIANO di San Remo. Detti elementi fanno parte della banda X.
Le volte che mi sono recata a S. Romolo sono andata esclusivamente col compito di raccogliere castagne.
Negli abboccamenti avuti non ho mai dato notizie politiche o militari riguardanti la città.
A.d.r.  A S. Romolo non ho mai avuto fastidi dai ribelli.
A.d.r.  Il solo incarico che ho avuto è stato quello di andare a prendere a casa di SIFFREDI, un paio di pantaloni, una camicia, e consegnarli al Cap. UMBERTO a mezzo di un suo mandatario che mi ha portato una lettera. Detto Capitano si trovava a S. Bartolomeo nella casa di DE BIGAULT ERVEDO, strada S. Bartolomeo, dove ho portato gli indumenti.
A.d.r.  C'erano anche il Tenente "RICO", SIFFREDI, CONTI.
A.d.r.  Il Capitano UMBERTO mi ha chiesto ospitalità per la sera stessa ma io non ho potuto aderire all'invito. Credo che si sia rivolto assieme a SIFFREDI a villa Impero, in Via DANTE ALIGHIERI N° 14.
A.d.r.  In questa villa mi sono recata qualche volta per prove o consegna di abiti da donna alla Signora MONTORO, essendo io sarta. So che vi lavorava a ore una donna di servizio di nome GINA.
A.d.r.  Il Tenente "RICO" l'ho incontrato a S. Romolo la prima volta tre mesi or sono, e parlando ho scoperto che eravamo parenti alla lontana. Da allora mi ha chiamata "Cuginetta". L'ho ancora visto altre due volte, e l'ultima da Ervedo.
A.d.r.  Il Cap. Umberto l'ho conosciuto, ripeto, circa due anni fa, sotto il nome di "Dido". L'ho riveduto a S. Romolo, vicino alla funivia, e ho saputo lì che era capitano. Eravamo nel cuore della stagione delle castagne.
Un'altra volta l'ho incontrato sulla piazza di San Romolo. Era in compagnia di altri ribelli, ed era molto affaccendato.
A.d.r.  Sono andata a San Romolo dalle 3 alle 4 volte, sempre per castagne e anche per trovare tracce di mio fratello Franco, di anni 20, che se ne era andato dalla TOD dove lavorava a Diano Marina quando la TOD è stata sciolta e da allora non conosco né recapito né ho avuto notizie.
A.d.r.  So ancora che il Cap. Umberto ha il papà vivo, mentre la mamma gli è morta. E' un piemontese.
Il Ten. Rico è di Cuneo.   Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo

30 gennaio 1945 - XXIII
Egli [Luigi Dragone] è apportatore di missiva di carattere militare consegnatagli da Pier de le Vigne (Sughi Pietro) per il Cap. Umberto e Riccardo Siffredi.
La consegna avvenne un mese e mezzo fa in casa di Ervedo De Bigault. Il Dragone la consegnò a De Bigault e questi a Siffredi e al Cap. Umberto.
Qualche tempo prima di consegnare la lettera al De Bigault Dragone vide in casa del De Bigault stesso il Cap. Umberto e il Siffredi.
Dragone abita a S. Bartolomeo [n.d.r.: Frazione in collina di Sanremo]: Strada S. Bartolomeo (osteria del tabacchino di S. Bartolomeo).
La zia di Dragone è l'amante di Pier de le Vigne.
La zia (Dragone Cesarina, concubina di Pier de la Vigna) sa dove si trova Pier de le Vigne.
Il Dragone ha portato altra missiva consegnatagli da Pier de le Vigne, oltre le due lettere passate a Ervedo.
Il biglietto diceva: "Urge nostro abboccamento tra Siffredi e Cap. Umberto. Situazione regolarizzata al Comando di Divisione. Saluti fraterni. Pier de le Vigne" [...]
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan. Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo

venerdì 4 giugno 2021

Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano

Moltedo, Frazione di Imperia - Fonte: Mapio.net

[...] Il giorno 22 luglio 1944 a Moltedo sono catturati dalle brigate nere tre partigiani della II Divisione Garibaldi F. Cascione. I partigiani Nino Gazzano di anni 19 e Elsio Guarrini di anni 18, appartenenti alla IV brigata, sono fucilati immediatamente sulla piazza del paese. Il partigiano Francesco Gazzano di anni 28, staffetta delle SAP che teneva i collegamenti con la IV brigata, è fucilato il giorno 23 nei pressi del cimitero di Porto Maurizio.
Nino Gazzano, era sceso dalla montagna il giorno prima per conoscere il fratello che era nato da pochi giorni e che non aveva ancora visto. Era sera e così, assieme al compagno Elsio Guarrini decidono di dormire in un fienile vicino al paese. La mattina seguente i due partigiani sono circondati dalle brigate nere e catturati. Vengono immediatamente portati sulla piazza di S. Caterina, in centro paese, e fucilati all’alba del 22 luglio.
La gloriosa IV brigata ha preso il nome di Elsio Guarrini, medaglia d’argento al Valor Militare.
Redazione, La Resistenza imperiese ricorda i Partigiani caduti per la libertà a Moltedo, Riviera24.it, 25 luglio 2015

Elsio Elsio Guarrini. Nato ad Imperia il 15 agosto 1925. Partigiano dal 24 settembre 1943. Vice comandante di Battaglione al momento della morte. A seguito di una delazione venne sorpreso nel sonno in un fienile; con lui venne catturato anche il compagno Nino Stella Gazzano. 
Guarrini e Gazzano chiesero ed ottennero la fucilazione nel petto dopo avere esclamato perché noi non siamo traditori e morirono gridando Viva i partigiani. Furono fucilati nella piazza della vicina Moltedo, Frazione di Imperia.
Furono fucilati dai militi Amleto Alunni - poi fucilato insieme al tenente Salerno alle Ferriere di Imperia il 29 aprile 1945 - e Antonio Cartonio - giustiziato a Castellamonte (TO) il 3 maggio 1945 -, entrambi protagonisti di altre esecuzioni, entrambi della Compagnia Ordine Pubblico (O.P.) Imperia, comandata dal famigerato capitano Giovanni Daniele Ferraris.
Nello stesso rastrellamento venne catturato anche il partigiano Francesco Bruna Gazzano (della S.A.P. locale, incaricato di mantenere i contatti con la IV Brigata, catturato a Moltedo il 22 luglio 1944, il quale fu condotto nella caserma Ettore Muti di Imperia Porto Maurizio, dove fu interrogato e torturato, prima di essere fucilato il 23 luglio 1944 in Via Artallo nei pressi del cimitero di Porto Maurizio. 
Elsio Guarrini venne decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di Viva l'Italia. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, Edito dall'Autore, 2020  [ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016  ]

[...] Elenco delle vittime decedute
Gazzano Francesco Mario (nome di battaglia “Bruna”) di Francesco, nato a Moltedo superiore (Imperia) il 28.02.1916, anni 28, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dall'01.05.1944 al 23.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 3034. Catturato a Moltedo il 22.07.1944 trasferito nella Caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, torturato, fucilato il 23.07.1944 in Via Artallo nei pressi del Cimitero di Porto Maurizio (Imperia). Successivamente la salma sarà trasportata nel Cimitero di Moltedo e quivi seppellita con Guarrini Elsio e Gazzano Nino.
Gazzano Nino (nome di battaglia “Stella”) di Emilio, nato a Moltedo (Imperia) il 20.03.1925, anni 19, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dal 10.05.1944 al 22.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 2529. A seguito di una delazione, mentre dorme in un fienile con il compagno Guarrini Elsio è sorpreso da una squadra di fascisti comandata dal Ferraris. Fucilato a Moltedo nella piazza Santa Caterina il 22.07.1944.
Guarrini (Guarini) Elsio (nome di battaglia “Elsio”) di Carlo, nato a Imperia il 15.08.1925, anni 18, Partigiano, Vice com.te Battaglione (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dal 24.09.1943 al 22.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 6160. A seguito di una delazione, mentre dorme in un fienile con il compagno Gazzano Nino è sorpreso da una squadra di fascisti comandata dal Ferraris. Fucilato a Moltedo nella piazza Santa Caterina il 22.07.1944. Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
“Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di “Viva l'Italia”. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944
[...]
Durante il rastrellamento avvenuto a Moltedo (frazione di Imperia) il 22 luglio 1944 i militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della GNR Compagnia Ordine Pubblico Imperia (Comandata dal capitano Giovanni Daniele Ferraris) fucilano sulla piazza di Moltedo i partigiani Gazzano Nino e Guarrini Elsio. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto “perché noi non siamo traditori” e morivano gridando “Viva i partigiani”.
Nello stesso rastrellamento viene catturato anche il partigiano Gazzano Francesco, condotto nella caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, interrogato e torturato verrà fucilato il 23 luglio 1944 in via Artallo nei pressi del Cimitero di Imperia Porto Maurizio [...]
Roberto Moriani, Episodio di Moltedo - Artallo, Imperia, 22-23.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Elsio Elsio Guarrini. Nato ad Imperia il 15 agosto 1925. Partigiano dal 24 settembre 1943.Vice comandante di Battaglione al momento della morte. A seguito di una delazione venne sorpreso nel sonno in un fienile; con lui venne catturato anche il compagno Nino Stella Gazzano. Furono entrambi fucilati nella piazza della vicina Moltedo, Frazione di Imperia, dai militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della G.N.R. (Compagnia Ordine Pubblico Imperia), comandata dal famigerato capitano Giovanni Daniele Ferraris. Chiesero ed ottennero la fucilazione nel petto perché noi non siamo traditori e morirono gridando Viva i partigiani. Nello stesso rastrellamento venne catturato anche il partigiano Francesco Bruna Gazzano, il quale fu condotto nella caserma Ettore Muti di Imperia Porto Maurizio, dove fu interrogato e torturato, prima di essere fucilato il 23 luglio 1944 in Via Artallo nei pressi del cimitero di Porto Maurizio. Elsio Guarrini venne decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di Viva l'Italia. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944 - Redazione, Arrivano i Partigiani, inserto "2. Le formazioni di montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella provincia di Savona", I RESISTENTI, ANPI Savona, 2011

lunedì 15 giugno 2020

A maggio 1944 i distaccamenti partigiani dipendenti dal Curto ammontavano a sei


Bevera, Frazione di Ventimiglia (IM)
 
In questi giorni questa Questura sta svolgendo alacri indagini per addivenire alla scoperta di una vasta organizzazione del Comitato di Liberazione Nazionale operante in questa provincia, con diramazione nelle province limitrofe. Si è già sulla buona via per il favorevole esito delle indagini stesse e per l'identificazione dei responsabili.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma 
 
Nel maggio 1944 furono arrestati tutti i componenti del C.L.N. di Bordighera, tra cui Tommaso Frontero, il capitano Silvio Tomasi [che a Ventimiglia (IM) aveva costituito il gruppo Giovine Italia], il tenente Stefano [in effetti, Nino Giovanni Garibaldi] Garibaldi, dapprima deportati nel campo di concentramento di Fossoli e poi in quello di Mauthausen in Germania, da cui Tomasi e Garibaldi non fecero ritorno…  Ettore Renacci  
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

[19 maggio 1945 - Strage del Turchino - Vittime: ... Renato Brunati (Venezia, 8/2/1903... Edoardo Ferrari (Olivetta San Michele, 4/4/1922)... Gio Battista Ferrero (Camporosso, 3/9/1924)... Pietro Gibelli (Camporosso, 4/5/1924)... Rinaldo Sozo (Camporosso, 15/10/1922)...]

Anche nella decorsa settimana l'attività dei ribelli nel territorio di questa Provincia è stata notevole.
Frequenti sono stati gli spostamenti di nuclei e le apparizioni di essi negli abitati.
Il 16 corrente, sulla strada regionale Colle di Nava, ad 1 km circa dal Comune di Cervo, alcuni ribelli in abito civile, armati di pistole, aggredivano il soldato Cipollini Enrico rientrante dal servizio al posto di blocco "Ponte Minato" e toltogli il moschetto lo conducevano per circa 500 metri e quindi lo rilascivano, allontanandosi in direzione di Cervo S. Bartolomeo.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma 
 
[...] giovani che opposero diniego all'ultimatum fascista [che scadeva] il 25 maggio 1944 [...]
A maggio 1944 i distaccamenti partigiani dipendenti da Nino Curto Siccardi ammontavano a sei, considerando anche il gruppo di Mirko [Angelo Setti, in seguito vice comandante della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione"].
Nel medesimo periodo i tedeschi emanarono un ultimatum diretto ai "ribelli" che agivano in montagna. Un titolo eloquente: "Si tratta dell'ultima occasione". Pervenne ai patrioti sotto forma di volantini lanciati da alcuni aerei.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Nel Comune di Carpasio dei ribelli si recavano nell'abitazione del Commissario Prefettizio, che è anche capo dell'Ufficio Accertamenti Agricoli del luogo, obbligandolo a sottoscrivere una dichiarazione nella quale egli si impegnava a non requisire il bestiame, a non ricercare i renitenti di leva, a non segnalare nominativi di persone da avviare al lavoro in Germania ed a segnalare al capo della banda ribelli l'arrivo in quel comune di tedeschi, carabinieri e militi, minacciandolo di passarlo per le armi qualora non avesse ottemperato all'ordine.
Il capo della banda si firmava nell'occasione: "Ivan l'inafferrabile".
Una banda di ribelli armati, di circa duecento elementi, avrebbe preso alloggio in una villetta sulla strada Colle d'Oggia-Rezzo, in territorio di Carpasio.
[...] Un gruppo di ribelli si recava in località Santa Brigida del comune di Molini di Triora ove catturavano due militari tedeschi e cinque militari italiani ivi di serizio di guardaia alla postazione delle armi automatiche, asportando due mitragliatrici, cinquanta bombe a mano e l'armamento individuale dei militari stessi.
Successivamente i soli due militari germanici venivano rilasciati.
La notte del medesimo giorno i ribelli suddetti penetravano nell'abitato del comune di Molini di Triora, asportando dal municipio un apparecchio radioricevente, seicentoquarantré tessere annonarie di generi diversi ed altri oggetti di ufficio, nonché dai negozi di commestibili circa quattrocentoquaranta chilogrammi di farina e di generi alimentari.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma

Bevera, Frazione di Ventimiglia (IM): la centrale elettrica

Vittò
[Ivano/Vitò, Giuseppe Vittorio Guglielmo], Erven [Bruno Luppi], Tento [Francesco Tento, già sergente maggiore dei reparti repubblichini G.A.F. (Guardia Armata alla Frontiera)] e Marco [Candido Queirolo] fanno affiggere alcuni esemplari del manifesto [quello dell'ultimatum fascista] nei pressi delle baite che servono da alloggiamento, perchè tutti i partigiani possano liberamente scegliere se andare o stare. Nessuno va; anzi, ogni giorno arrivano nuove reclute.
... quando si avvicina il 25 maggio 1945 gli uomini di Vittò, di Tento, di Erven [Bruno Luppi] e di Marco [Candido Queirolo] ritengono prudente abbandonare "La Goletta" e stabiliscono che il 5° Distaccamento (Vittò e Erven) si recherà in territorio francese, mentre il 4° (Tento e Marco) si recherà ai forti di Marta...
... istruzioni di Curto sull'azione da farsi, distruzione della centrale [elettrica] di Bevera [Frazione di Ventimiglia (IM)], la notte tra il 24 e il 25 maggio 1944. Con Erven [Bruno Luppi] vi sono Aldo di Cetta (Aldo Lanteri) e Argo [Altorino Iezzoni, morto nella battaglia di Sella Carpe a fine giugno] .... non trovando il 5° distaccamento a Cima Marta, dove Vittò non aveva avuta la possibilità di fermarsi... decidono di agire da soli...  Il giorno dopo, 25 maggio '44, al mattino presto, fanno saltare [adattando un obice recuperato sul momento tra le giacenze abbandonate dal disciolto Regio Esercito in una galleria dei forti di Marta] un traliccio dell'alta tensione che portava la luce da Bevera a San Dalmazzo [di Tenda, Val Roia francese, dipartimento delle Alpi Marittime] e alimentava la ferrovia e altri servizi. Il traliccio era molto più in basso dei forti e per raggiungerlo devono scendere. In seguito a tale azione la corrente viene interrotta.
Saltato il traliccio, Erven e i suoi due compagni risalgono a Cima Marta a prendere gli zaini... partono alla volta de "La Goletta" il giorno stesso (25 maggio 1944). Lungo la strada fra la nebbia ancora vicino a Cima Marta incontrano un capitano iugoslavo, di nome Jasic, liberato da un campo di concentramento, proveniente da Oxilia (provincia di Savona) e diretto in Francia... Jasic va provvisoriamente con Erven, Aldo e Argo, anche perché qualche giorno dopo essi avrebbero dovuto raggiungere in Francia Vittò...  Il 26 maggio Vittò, che non si era potuto fermare a Cima Marta a causa della zona inadatta, ritorna in Cetta, mentre il suo distaccamento si trova già in Francia; da altra parte arriva Giulio (Libero Briganti); e si incontrano Vittò, Giulio, Erven. Giulio dice che desidera andare con loro a Cima Marta, dove intanto si era stabilito il 4° Distaccamento (Tento e Marco). Partono per Cima Marta Giulio, Vittò, Erven, Argo e Aldo di Cetta, mentre il capitano Jasic resta in Creppo presso Petrin, che gli insegni la strada più breve per la Francia... A Cima Marta trovano il 4° distaccamento di Tento [Pietro Tento] e di "Marco" [Candido Queirolo] in grande entusiasmo per un'azione fatta poco prima (26 maggio 1944) a Briga Marittima...
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

Come risposta il comando partigiano predispose per il 25 maggio 1944, giorno di scadenza del bando, un'offensiva diretta su tre punti importanti, Garbella [località di ponente di Imperia], Cesio (IM) e Capo Berta [tra Imperia e Diano Marina (IM)]. Gli ultimi due tentativi andarono a buon fine, fornendo, inoltre, nuovi armamenti. L'azione diretta da Silvio Bonfante (Cion), comandante del Distaccamento "Volante", riuscì a boicottare un tratto di Via Aurelia all'altezza di Capo Berta con l'esplosione di alcune mine precedentemente piazzate addirittura dai tedeschi.
Verso la fine di maggio 1944 ebbe luogo una prima battaglia di Badalucco (IM) [in Valle Argentina], cui parteciparono anche altri distaccamenti che operavano in modo autonomo, tra cui quello di Domenico Gori [Domenico Simi, in seguito comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni"] e quello di Artù [Arturo Secondo, in seguito capo di Stato Maggiore della IV^ Brigata "Elsio Guarrini"]. E proprio Artù fu determinante per la buona riuscita della missione indirizzata all'appropriazione delle armi che i tedeschi avevano nascosto in una chiesa.
... nuovi volontari... alla notizia che il 4 giugno 1944 era stata liberata Roma...
Nei giorni successivi la banda di Ivan [Giacomo Sibilla, poi comandante del Distaccamento Inafferrabile, dopo ancora comandante della II^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Nino Berio" della Divisione "Silvio Bonfante"] intraprese azioni di guerriglia a Carpenosa [nel comune di Molini di Triora (IM)] e a Borgomaro [in Valle Impero] con la conquista di materiale bellico e la cattura di alcuni militi della Repubblica di Salò.
Con queste azioni si poterono armare circa 100 uomini, tra cui i giovani nel frattempo giunti in montagna.
Il gruppo di Ivan, forte di nuove reclute e di un accresciuto potenziale di armi, potè suddividersi in tre distaccamenti: uno, al suo diretto comando, attestato a Costa di Carpasio [oggi comune di Montalto Carpasio (IM)]; un secondo, quello di Macallé [G.B. Scarella, fucilato a Carpasio il 17 marzo 1945] presso il monte Faudo; l'altro, quello, di Nettù [Netu/Nettu, Ernesto Corradi], andò verso il confine francese per formare il Distaccamento Grammondo...
Rocco Fava, Op. cit.
 
Un'altra banda, meno numerosa, pure tutti armati, si sarebbe concentrata nella zona fra i comuni di Bestagno e Montegrazie, e precisamente nei casolari sparsi sul pendio della quota 559, capitanata da certo Mamberti Giovanni, soprannominato "Gianni", accompagnato da certo Semeria Elio di Vittorio, nativo di Oneglia, maestro.
Ermanno Durante, Questore di Imperia, Relazione settimanale sulla situazione economica e politica della Provincia di Imperia, Al Capo della Polizia - Maderno, 22 maggio 1944 - XXII. Documento <MI DGPS DAGR RSI 1943-45 busta n° 4> dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma

venerdì 22 maggio 2020

Gli aerei alleati hanno centrato il ponte di Nava


Il Pizzo d'Ormea (2476 m.) visto da Nava (IM) - Foto: Michela Biancheri
 
4 febbraio 1945 - Giornata di relativa calma. Solo nel pomeriggio si è sparsa la voce che ieri verso le tre pomeridiane una formazione di aerei hanno mitragliato la strada tra Ponte di Nava ed Ormea, ove erano in transito molte salmerie di tedeschi e repubblichini.
5 febbraio 1945 - Stamane i tedesci hanno fatto operazioni di rastrellamento e di controllo nella Alta Arroscia [...] Un fatto indubbiamente serio è stato il bombardamento della Cartiera di Ormea che ha subito danni assai gravi. Uno degli apparecchi si è incendiato ed è caduto verso il Castello di Ardea. Il pilota si è lanciato col paracadute ed è caduto in regione Castelletto [comune di Ormea (CN)]. Nel bombardamento di sabato è rimasta uccisa una donna che transitava sulla Nazionale.
Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994

13 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano dello SOE britannico Robert Bentley, ufficiale di collegamento degli alleati con il comando della I^ Zona Operativa Liguria] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima.
15 febbraio  1945 - Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria [comandante Curto Nino Siccardi] al comando della Divisione “Silvio Bonfante” ["Giorgio" Giorgio Olivero, comandante] - Trasmetteva i ringraziamenti del capitano Roberta [capitano Robert Bentley] per la prontezza con cui era stato realizzato il collegamento con il colonnello Stevens e assicurava che il medesimo avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di fare bombardare Ormea (CN), come suggerito dal comando in parola.
25 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata [comandante Fragola Doria Armando Izzo] al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Avvisava che "nei giorni scorsi salivano da Pigna, provenienti da Isolabona, 17 soldati della RSI, di cui 6 tra tedeschi e russi, per rinforzare il presidio di Molini; inoltre, giunsero altri 15 militari della RSI provenienti da San Bernardo di Conio. A Pigna il presidio è di 40 uomini; a Isolabona vi sono 3 batterie antiaeree che sono bersaglio dei bombardamenti alleati... Dal fronte a Savona le truppe tedesche ammontano a circa 4000 uomini, tutti appartenenti alla 34^ Divisione".
25 febbraio 1945 - Da "Corrado" al comando della Divisione “Silvio Bonfante” - Informava che "200 tedeschi provenienti da San Remo e zone limitrofe hanno avuto l'ordine, a causa dei bombardamenti alleati, di spostarsi a Pieve di Teco, dove è giunto il maresciallo Grot, già responsabile del massacro avvenuto in quella località...".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

A margine del documento stilato in occasione del suo interrogatorio i partigiani scrivevano: "risultano le seguenti informazioni di carattere generale sull'esercito tedesco: la 34ª divisione […] é un organismo militare dislocato nella Liguria e di esse fanno parte delle più svariate nazionalità in proporzione del 20/100 di Tedeschi e tutto il resto ossia l'80/100 di polacchi, russi, francesi, cecoslovacchi ecc. Riguardo al resto nessuna informazione si è potuta sapere data la loro condizione speciale che li faceva considerare da parte dei tedeschi quasi come prigionieri di guerra senza possibilità di venire a contatto con la popolazione civile e di essere al corrente della situazione politica e militare dell'Europa" (488).
Francesco Corniani, "Sarete accolti con il massimo rispetto": disertori dell'esercito tedesco in Italia (1943-1945), XXX° CICLO DEL DOTTORATO DI RICERCA IN Storia delle società, delle istituzioni e del pensiero. Dal medioevo all'età contemporanea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2016-2017
(488) Verbale dell'interrogatorio fatto il sabato 28 ottobre 1944 a due prigionieri catturati a Beinette, ivi.

25 febbraio 1945 - È giunta da Imperia una colonna tedesca di circa 300 uomini, con relative salmerie. Da mezzogiorno alle quattro pomeridiane si verifica un ininterrotto transito di formazioni aeree. Il terribile maresciallo Grot, che se ne era andato, è ritornato a Pieve da quattro giorni e stamattina con una cinquantina di uomini è partito per un'operazione di rastrellamento verso Mendatica.
10 marzo 1945 - Sono le 9 e quattro ricognitori provenienti dal mare hanno sorvolato la zona di Pieve scendendo a quota bassissima e avendo come apparente obbiettivo i ponti. Si crede abbiano preso fotografie. La popolazione si è spaventata anche perché è stata la prima volta che si udiva il segnale di allarme dato dalle campane suonate a martello.
15 marzo 1945 - Ore 9 due aerei scendono dal vallone di Armo e si precipitano in picchiata sulla Pieve, emettendo un acutissimo sibilo. Lo sorvolano fino all'Ammazzatoio, ove deviano a bassissima quota verso Muzio e si disperdono nella valle. Intanto le campane suonano a martello in segno d'allarme e la gente spaventata si raccoglie dove si crede meglio protetta. Passano parecchi minuti e la scena si ripete sempre con maggiore fragore. Gli operai e i tedeschi, che lavorano al ponte nuovo, fuggono e si accovacciano negli uliveti circostanti. È stata una mattinata piena di emozione e di spavento.
Nino Barli, Op. cit. 
 
Il 12 marzo 1945 Ormea fu bombardata da un feroce mitragliamento. Il municipio, le case furono crivellate di proiettili, e per un caso del tutto straordinario le ville Pittavino e Bianchi, sedi del comando tedesco, colpite in pieno; non si potè mai sapere il numero delle vittime perchè asportate nottetempo; tra queste risultava un ufficiale [...] Il 15 marzo alcuni apparecchi in picchiata lanciano centinaia di manifestini sulla cartiera in lingua tedesca. Intanto continuano gli spari di molestia da parte dei partigiani.
Guida di Ormea, a cura delle "Campane di San Martino", 1986

17 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione “Silvio Bonfante” ["Livio", Ugo Vitali, responsabile], prot. n° 1/96, al comando della Divisione - Riportava le notizie ricevute il 12 marzo da un informatore ed aggiungeva che il maresciallo Grot, addetto al controspionaggio tedesco, era stato trasferito da Pieve di Teco a Pontedassio e, ancora, che sempre il 12 marzo il comando della II^ Brigata "Nino Berio" aveva condannato e fatto giustiziare il commissario di P.S. Santo Miglietta e l'agente Attilio Sorbara, che erano stati catturati armati di mitra nella zona di Diano Marina.
17 marzo 1945 - Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante”, prot. n° 204, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Informava che era stato in visita il commissario della I^ Zona Operativa Liguria "Sumi" [Lorenzo Musso], che doveva poi fermarsi a Viozene [Frazione del comune di Ormea, Alta Val Tanaro, provincia di Cuneo] per discutere di alcune questioni con "Martinengo" [Eraldo Hanau, comandante di una delle formazioni badogliane]...
17 marzo 1945 - Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante” al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Sottolineava l'importanza di un documento ritrovato ad Ormea (CN), che meritava una corretta traduzione perché "potrebbe trattarsi di una richiesta di rimpatrio per le truppe tedesche". Chiedeva altro materiale bellico attraverso gli avio-lanci alleati "per poter incalzare ancora di più il nemico", in particolare un lancio nel periodo compreso tra il 23 ed il 27 marzo "verso le ore 21,30, in quanto sarà un periodo favorito dalla posizione della luna". Aggiungeva che continuava l'affluenza di volontari nelle fila partigiane, ma che venivano accolti solo uomini conosciuti o già appartenenti a bande locali.
17 marzo 1945 - Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante” al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Svolgeva una lunga relazione soprattutto sul tema degli aviolanci alleati, di cui si riportano qui di seguito significativi stralci: "... il giorno 13 u.s. si è effettuata l'operazione lancio nella località convenuta [Piano dell'Armetta nei pressi di Alto (CN)]; sono stati lanciati 33 colli di cui 28 recuperati nella serata ed i restanti 5 nella successiva mattinata. Non è stato possibile per il disturbo alle stazioni radio ricevere il messaggio per il lancio del giorno successivo. Tutte le tracce del lancio sono state cancellate anche grazie alla popolazione, di modo che i tedeschi non hanno trovato nulla. Data l'esperienza si consiglia di potenziare l'ascolto messaggi mediante l'aumento delle apparecchiature sulle 3 linee, visto che si è ordinata la revisione dell'impianto di Nasino. È da evitare inoltre il lancio in giorni consecutivi, poiché vi è un'unica via di deflusso rappresentata da una mulattiera ed è, quindi, impossibile creare una colonna eccessivamente grande di muli, perché desterebbe sospetti ed in quanto l'occultamento del materiale va eseguito a spalla. Il luogo si è mostrato idoneo allo scopo, per cui per il prossimo lancio si richiedono 150-180 colli. Non servono fucili, ma armi automatiche, mortati leggeri, bombe anti-carro. Il collo indirizzato a 'Roberta' [capitano Robert Bentley] contiene 2 R.T. [radiotrasmittenti]: si prega di inviare degli uomini a prelevarle. Il giorno 11 u.s. è stata bombardata Ormea ed è stata colpita la sede del generale. Alcuni garibaldini hanno requisito in detto comando vario materiale, tra cui una lettera, di cui si invia la traduzione, circa gli spostamenti delle truppe tedesche. Sopra Ormea i tedeschi accendono fuochi per ingannare gli aerei alleati".
30 marzo 1945 - Da "Pantera" [Luigi Massabò, vice comandante della VI^ Divisione “Silvio Bonfante”] al SIM della VI^ Divisione - Avvertiva che "... Ad Ormea si trovano 20 tedeschi. Gli aerei alleati hanno centrato il ponte di Nava..."
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit.
 

mercoledì 19 febbraio 2020

Avevo chiesto a Bentley di far giungere con i lanci un binocolo

Il tratto finale del percorso fatto via mare di notte dal capitano Bentley per arrivare tra i partigiani imperiesi

Da parte alleata gli aiuti furono del tutto inesistenti fino al terminare dell'anno 1944. Ai primi del 1945 vennero inviati presso le nostre formazioni di montagna ufficiali di collegamento, la cui opera fu talvolta preziosa più dal punto di vista morale che materiale... fu soltanto nel marzo del '45, a poche settimane dalla liberazione che qualche limitato invio di armi automatiche si effettuò da parte alleata, via mare, grazie, peraltro, al coraggio ed alla determinazione dei nostri ragazzi, e solo una prima volta volta in marzo... lanci...
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975


[  Il capitano Robert Bentley, dello SOE britannico, era l'ufficiale di collegamento degli Alleati con il comando partigiano della I^ Zona Operativa Liguria. Era sbarcato sulla costa del ponente ligure nella notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945  ]

Inediti documenti, provenienti dai National Archives di Londra (1) che riguardano l’arruolamento di agenti italiani per il Soe (Special Operations Executive) danno nuova luce alle fonti orali, raccolte in questi anni, rivelando una realtà variegata e complessa, in cui il coraggio e la diplomazia cementarono la lotta al nazifascismo, ma lasciarono emergere alcune ambiguità.
Marilena Vittone, "Neve" e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, in "l'impegno", n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia
(1) L’Esecutivo Operazioni speciali [SOE] era un’organizzazione segreta inglese, nata nel 1940; in Italia operò dall’8 settembre 1943 con sabotaggi e incursioni dietro le linee tedesche. La rete di agenti sparsi in Europa era stata incaricata di sfruttare il ruolo dei gruppi di resistenza, presenti in ogni paese occupato, per favorire e coadiuvare le operazioni militari decise dall’Alto Comando interalleato. In Italia è nota con il nome di Number 1 Special Force e seguì le varie formazioni partigiane. 

... Fragola-Doria [Armando Izzo, comandante della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"]: "Volevamo le armi per tornare nella nostra regione e partecipare alle lotte per l'allontanamento dei tedeschi. Ricordo un episodio che mi ha lasciato un po' d'amarezza. Avevo chiesto a Bentley di far giungere con i lanci un binocolo, tanto desiderato da Pagasempre [anche Ruffini, Arnolfo Ravetti, Capo di Stato Maggiore della V^ Brigata], che ne era sprovvisto. Giunse il lancio e in un pacco trovammo un astuccio di un grosso binocolo, però vuoto. Anche il Capitano non seppe spiegarsi il fatto. Io rimasi male. Non potevo pensar male del capitano [Bentley], anche se un terribile sospetto mi tormentava, ma propendevo per una dimenticanza dei confezionatori del pacco. Poteva essere."
"Il mio dubbio si cambiò in meraviglia per un episodio commovente. Un pacco paracadutato, appartenente personalmente al capitano Bentley, fu portato direttamente a lui. Nella baita, in cui eravamo, al chiarore tenue di una lucerna, l'inglese sfasciava il pacco. Lo potevamo vedere benissimo. Da un pacco estrasse qualcosa che sembrava un grosso fazzoletto. Se lo portò, commosso, lo si vedeva, alle labbra e lo baciò. Non comprendemmo e quanti erano presenti ci guardammo negli occhi esprimendo curiosità. Io specialmente forse più incuriosito, in quanto non vedevo tanto bene, causa la mia miopia, volevo sapere che cosa aveva baciato il Capitano. Riuscii ad avvicinarmi e a guardare da vicino l'oggetto fatto segno della mia curiosità. Era una bandiera inglese. Riflettei molto sul fatto. Chissà se uno di noi, solo, disperso in una baita, su monti stranieri ed in guerra, trovandosi tra le mani una bandiera italiana, l'avrebbe baciata! Mi ricordo bene che, prima di baciarla, si era tolto il basco che teneva in testa. Certo l'ho ammirato."
Qualcuno però pensò che lui baciasse il contenente del gruzzolo non indifferente di danaro, che avrebbe dovuto sostenere i partigiani. Malelingue!
don Ermando MichelettoLa V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero  Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975


13 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM della V^ Brigata - Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano Bentley] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima.
3 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 358, alla Sezione SIM della V^ Brigata, all'Ispettorato della I^ Zona Operativa Liguria ed al "Capitano Roberta" [capitano Bentley] - Comunicava che il bombardamento subito da Sanremo il 2 marzo dalle ore 12.15 alle ore 16.30 ad opera di 2 incrociatori e di 2 cacciatorpediniere non aveva colpito nessun obiettivo; che molti proiettili sparati nell'occasione erano caduti in mare; che le azioni aeree che erano seguite avevano colpito il centro di Sanremo e la stazione ferroviaria di Ospedaletti; che nella notte militari delle Brigate Nere avevano rastrellato la zona Taggia-Ceriana, causando la morte di 4 patrioti e l'arresto di altri 4, portati a Villa Magnolie.
5 marzo 1945 - Dal capitano Roberta [capitano Bentley] al C.L.N. di Sanremo - Nella missiva il capitano ringraziava per gli schizzi topografici e per le informazioni ricevuti; consigliava di tenere controllata la zona, soprattutto per possibili sganciamenti del nemico; ricordava che il Comando Supremo [alleato] del Mediterraneo "riconoscerà nell'Italia liberata solo le amministrazioni ed i comandi militari che daranno prova di funzionare regolarmente: questi saranno confermati nel loro lavoro di collaborazione con il governo militare alleato".
9 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata, prot. n° 327/SIM, al CLN di Sanremo, Sez. SIM - Avvisava che il capitano Roberta [capitano Bentley]  per ragioni cospirative aveva cambiato il nome di battaglia in R.C.B.
17 marzo 1945 - Dal comando ['Giorgio' Giorgio Olivero, comandante] della VI^ Divisione al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Svolgeva una lunga relazione soprattutto sul tema degli aviolanci alleati, di cui si riportano qui di seguito singnificativi stralci: "... il giorno 13 u.s. si è effettuata l'operazione lancio nella località convenuta [Piano dell'Armetta nei pressi di Alto (CN)]; sono stati lanciati 33 colli di cui 28 recuperati nella serata ed i restatnti 5 nella successiva mattinata. Non è stato possibile per il disturbo alle stazioni radio ricevere il messaggio per il lancio del giorno successivo. Tutte le tracce del lancio sono state cancellate anche grazie alla popolazione, di modo che i tedeschi non hanno trovato nulla. Data l'esperienza si consiglia di potenziare l'ascolto messaggi mediante l'aumento delle apparecchiature sulle 3 linee, visto che si è ordinata la revisione dell'impianto di Nasino. È da evitare inoltre il lancio in giorni consecutivi, poiché vi è un'unica via di deflusso rappresentata da una mulattiera ed è, quindi, impossibile creare una colonna eccessivamente grande di muli, perché desterebbe sospetti ed in quanto l'occultamento del materiale va eseguito a spalla. Il luogo si è mostrato idoneo allo scopo, per cui per il prossimo lancio si richiedono 150-180 colli. Non servono fucili, ma armi automatiche, mortati leggeri, bombe anti-carro. Il collo indirizzato a 'Roberta' [capitano  Bentley] contiene 2 R.T. [radiotrasmittenti]: si prega di inviare degli uomini a prelevarle. Il giorno 11 u.s. è stata bombardata Ormea ed è stata colpita la sede del generale. Alcuni garibaldini hanno requisito in detto comando vario materiale, tra cui una lettera di cui si invia traduzione circa gli spostamenti delle truppe tedesche. Sopra Ormea i tedeschi accendono fuochi per ingannare gli aerei alleati".
13 aprile 1945 - Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, probabilmente nella zona della foce del Rattaconigli, un piccolo rio, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti].
24 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione "Felice Cascione" - Scriveva che "il capitano "Bartali" [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l'incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione "capitano Roberta" [capitano Bentley]. Si prega di fornire "Bartali" di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla Divisione".
Robert Bentley - Fonte: Special Forces Roll of Honour

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)- Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

giovedì 16 gennaio 2020

Un seminarista partigiano sfugge al famigerato capitano Christin

Corte, Frazione di Molini di Triora (IM) - Fonte: Wikipedia
 
A rintuzzare le sortite dei partigiani non restava che ordire un rastrellamento nelle zone di Andagna, Corte [Frazioni di Molini di Triora (IM)] e l'intera Valle del Capriolo. Messe sull'allerta, le bande in loco si posizionarono a scanso di imprevisti sulla strada che da Passo Collardente immette alla Galleria del Garezzo. Ottima posizione per tracollare nel territorio della Piaggia.
La mattina del 7 marzo del 1944 era foriera di buoni auspici; la calma invitava a portare a fine la missione, sicuro che alla Rocca della Strega o Basura avrei consegnato il dispaccio alla staffetta X.
Uscii di casa in veste talare e gli scarponi ai piedi; intascai un foglio apparentemente bianco, arraffai il libro del Diritto Canonico - in previsione di un fermo poteva essere la carta attestante la mia qualità di studente ecclesiastico. Salutai a voce alta quelli di casa. Avevo appena imboccato la strada verso i lavatoi alla Raiella che incontrai Peirelli Baciò, soprannominato U Ricco. Il bravo uomo correva verso casa ansante; mi comunicò che in Piazza Niella i fascisti entravano nelle case, rubavano viveri...
Proseguii intenzionato ad oltrepassare i lavatoi e da qui giungere a San Bernardo per la regione Armetta. Giunto ai lavatoi scorsi nello spiazzo della Croce due fascisti intenti a posizionare un mortaio.
Tornai a ritroso alla prime case di Raiella, entrai in un fenile diroccato. Ottima idea, e in un non dire mi preparai con larghe love un nascondiglio. Pensai alla morte del topo, se scoperto. Se volevo essere libero, l'unica strada, pensai, era tentare il tutto per il tutto. Uscii dalla mia trappola e corsi allo scoperto; raggiunsi la Cappella Pilone a lato dei lavatoi: solo allora assaporai la libertà.
Fu breve la certezza di guadagnata libertà. Sulla stradale sotto ripa una pattuglia avanzava in direzione del mio fuggire. Compresi che sarei stato fermato. Sostai presso un cespuglio di folte rose canine. Sedetti, guardai innanzi. Due individui in divisa tedesca puntavano verso di me. Mi fecero cenno di alzarmi in piedi. Un ordine secco in buon italiano mi impose di alzare le mani.
Ero in tale frangente e uno dei militari mi frugava addosso quando, ignaro della situazione, un uomo non subito individuato perché carico di fogliame per le bestie mi si avvicinò. Fu fermato: lo osservai impressionato e sconvolto.
Incanto dal paese arrivavano rumori di porte spaccate; un filo di fumo si estese attorno ad un vecchio pagliaio alla Costa.
Le ore passavano; non una parola; solo sguardi. Le ore tredici, le quindici: il quadrante dell'orologio del campanile mi appariva come in una nebbia.
Una raffica di mitragliatore posizionato nel finestrone del campanile e un lungo fischio fu il segnale della riunione.
Il rientrare in paese fu come se si facesse ritorno dai campi. Anche i militi erano meno esigenti e per due volte vidi ottima occasione di una fuga. Non era, ben pensando, tanto salutare metterla in pratica. Giungemmo nel piazzale a fianco della vecchia chiesa di San Martino: donne in lacrime riunite. Alti i lamenti.
Era iniziata la conta; il capitano Cristin [n.d.r.: Francesco Christin dei Granatieri Repubblichini (1)] sollecitava alla rigorosità i suoi uomini. Strana scelta: una, due... diciassette - donne vecchie, alcune ventenni.
A lato, il parroco don Rodi, il padre Francesco, don Modesto Emmanuele, il chierico Giacomo Alberti. Anch'essi interrogati e messi in libertà. Fu allora che mi chiesi perché la sorte mi coprì con il suo mantello funesto.
Fui inserito ultimo della fila al lato destro: unico maschio fra donne. Non pensai d'essere il beato fra le donne. Mi convinsi che la scelta muliebre avrebbe comportato, in un secondo tempo, serrata inquisizione. La processione si avviò verso Molini percorrendo la carrozzabile.
Al mio fianco camminava un milite avvolto in larghe vesti tedesche; di costituzione gracile, gli occhi allampati. Lo classificai un cerca pane senza sudare. Con maniere stanche mi mette in mano un sacchetto pesante con l'ordine perentorio di portarlo fino a Molini. Dalla pesantezza e dal tintinnio individuai essere due canne di mitragliatore.
Camminava al mio fianco la cugina Giuseppina Velli. Si offrì di darmi una mano a portare il sacchetto. Declinai l'offerta: "Grazie, quando sarò veramente stanco questo ingombro lo lancerò sotto strada".
Il milite al mio fianco dai larghi vestiti teutonici in sonante patuà sanremasco intervenne: "Dì, mezzo preve! Provaghe; cun u sacu u ghe sarà e tue ossa". Più non fiatai.
Giunti in Molini ci condussero sul ristretto spazio dinanzi alla Chiesa. Le donne vennero rinchiuse nel magazzino di Casa Daneri, io "mezzo prete" buttato in una camera aperta sul pianerottolo innanzi all'ufficio del Capitano Cristin.
Una visione non gradita mi turbò a non dire. Di fronte alla mia prigione, sorridente, in pantaloncini caki vidi seduto Sandro Emanuelli. Non era, quando ci eravamo parlati, un partigiano? Avrebbe potuto tradire...
La mia prigione era di metri 2x3; una finestra-balcone guardava sulla piazzetta della parrocchiale; non un armadio né un tavolo. Arrugginito, un letto scricchiolante. Mi stesi sulla nuda rete, passarono le ore. Fuori nella notte uno scarpinare e un brusio continuo. Mi affacciai; sotto si effettuava il cambio della guardia.
All'alba al brusio si unì un calpestio di zoccoli di muli. Guardai sotto, e tra i conducenti scorsi la figura dimagrita di mio padre. Compresi che era stato per l'ennesima volta reclutato. Sul fare della sera si parlò di otto partigiani catturati in Bregala [Bregalla , Frazione di Triora (IM)] e che il giorno seguente sarebbero stati fucilati in luogo da stabilirsi.
Fu che anche la mia prigionia e il non essere stato ancora inquisito mi mise in grande prostrazione. Le donne, a gruppi, vennero rilasciate. Vidi salire e scendere le scale del Comando il sacerdote padre Modesto.
Fu per l'occasione ottimo intermediario.
Si vociferò che la liberazione delle donne costasse in denaro e in abiti civili non poco... Ciò che fu voce di popolo risultò poi realtà.
Passarono tre giorni; giorni di digiuno, un pasto povero al giorno, ma venne l'ora di essere introdotto alla presenza del Capitano Cristin. Non eravamo sconosciuti l'uno all'altro. Fu il Cristin a rilasciare il salvacondotto richiesto dai parroci del Vicariato per collegamenti con il vescovo Rousset in San Remo. Mi attendeva in piedi, tra le mani alcuni fogli: "ottimo studente in teologia, mi lesse, delegato dal clero locale, in possesso di due lasciapassare, da mesi abitante al paese nativo nelle vicinanze di Casa Saluzzo". Perché non dovevo sapere della mucca rubata dai ribelli al Saluzzo? Risposi di essere a conoscenza della mucca e che era mia convinzione che avesse due corna, due orecchie, due occhi e una coda: nulla ricordavo del manto.
Il Cristin andò in bestia: sputò una bestemmia. Colpito alla nuca da didietro caddi a terra. Mi trovai nella camera prigione, un filo di sangue mi usciva dalla bocca.
Compresi che il mio rispondere aveva aggravata la mia situazione di prigioniero.
Stavo pensando ad una risoluzione quando sentii un sassolino lanciato da fuori contro la persiana. La sollevai e guardai a basso.
Un vecchio sergente viennese, amico di mio padre, mi fece cenno di scavalcare la finestra. Era anche la fuga un conservare la vita. Presi la [veste] talare, la arrotolai, la fermai alla ringhiera e mi lasciai andare a basso.
 
Da Triora (IM), una vista sulla vallata - Fonte: Wikipedia
 
Si chiamava Frank l'amico di mio padre. Mi fece infilare un calettò e una bustina militare, prelevò un moschetto dalla rastrelliera e su verso Triora, era un cavalletto di Frisia e altri ostacoli. Alla Madonna delle Grazie vigilava una pattuglia tedesca. Frank confabulò alquanto, poi voltammo a sinistra sulla rotabile per Molini.
Giunti ai mulini di Pio ci abbracciammo consapevoli di avere posto le nostre vite in pericolo. Era la libertà. Proseguimmo da Corte ad Andagna attraverso l'unica strada. Allo spuntare del giorno, stanchi, io bussavo alla porta di casa.
 
Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM) - Fonte: Pro Loco Andagna
 
Mi precipitai in cucina [in Andagna], aprii la madia, afferrai un pane e, presa la sacca della biada della mula appesa ad una sedia, vi lanciai dentro un fiasco. Dissi addio al padre Francesco, a mamma Clementina; sentii notizie del fratello Marcello alla macchia e al sicuro.
Lasciammo il paese e, tracollando da San Bernardo, con lungo percorso di sentieri sicuri si giunse in regione Gratino: non era ancora la meta prefissa.
Prima di giorno dovevamo arrivare al distaccamento di Moscone [Basilio Mosconi, in seguito comandante del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni"] in regione Fontanin, non lontano da Glori [Frazione di Molini di Triora (IM)]. Avevamo appena oltrepassato Gratin e si era per imboccare la strada di Agaggio Superiore [Frazione di Molini di Triora (IM)] quando, irruente e armi alla mano, la partigiana Natascia [Ida Rossi], unica donna della Banda Moscone, ci si pianta di fronte minacciosa.
Ordina di alzare le mani. La chiamo per nome, uso il dire del suo paese. Irremovibile. Siamo suoi prigionieri. Giunti al distaccamento, ci consegna a Moscone. "Brava la mia Natascia. Ottima preda questa mattina: un mezzo prete ed uno vestito da tedesco che cercheremo di conoscere".
Eravamo salvi. Assaporai che significa essere braccati, ma liberi.

Don Nino Allaria Olivieri *, Memorie. Diari 1940-1945. Seconda parte: Andagna - Fatti e Misfatti (1944-1945), Alzani Editore, 2011

* Don Antonio Allaria Olivieri "Poggio", nato ad Andagna, Frazione di Molini di Triora (IM), il 19.11.1923
Nel 1943, ventenne, studente di teologia presso il Seminario di Bordighera.
Nel mese di ottobre, rifiutato l'arruolamento nella Repubblica di Salò, saliva in montagna.
Con lo pseudonimo di "Poggio", nella formazione di Guglielmo Vittorio "Vitò" presso Loreto di Triora.
Incorporato nelle formazioni garibaldine con prevalenti compiti di staffetta e servizio informazioni.
Il 25 maggio 1944 veniva arrestato ad Andagna nel corso di un rastrellamento.
Riuscito a fuggire grazie alla complicità di un soldato austriaco, tornava al Distaccamento.
Il 18.6.1944 partecipava alla battaglia di Carpenosa che vide la liquidazione del presidio tedesco.
Il 25 Aprile 1945 fu a Sanremo con il I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" comandato da Vincenzo Orengo "Figaro".
Vittorio Detassis


(1) Ironia tragica della storia, Christin aveva combattuto il 10 settembre 1943 a Porta San Paolo di Roma. A quanto pare non ebbe rimorsi per le efferate azioni da lui comandate come ufficiale repubblichino nel ponente ligure. Francesco Christin scrisse un libro, Con gli alamari nella RSI. Storia del 1° Battaglione Granatieri di Sardegna 1943/45 (Edizioni Settimo Sigillo), recensito in seguito sulla rivista Il Granatiere (organo ufficiale della presidenza dell'Associazione Granatieri di Sardegna), nel n° 3 del 2017, con un articolo che riporta anche la seguente considerazione dell'autore: "Il tempo trascorso per noi, gli avvenimenti succedutisi nella storia della nostra Patria, hanno smussato, nel ricordo, l’asprezza degli episodi di allora. Su tutto sembra essersi steso un velo che, pur non facendoci dimenticare nulla di quanto abbiamo patito e gioito, ha creato come un alone di leggenda attorno ai fatti allora accaduti e dei quali siamo stati valorosi e tenaci protagonisti". Qui di seguito altre frasi estrapolate dall'articolo in questione: "L’autore era il Comandante di quel battaglione. Mi aspettavo un maggiore ricorso alla retorica fascista, invece da ogni parola si percepisce l’orgoglio delle proprie idee e la dignità per un dovere compiuto con onestà e grande senso di responsabilità. Il reparto dei Granatieri della RSI era una unità militare non politica. Come tale si comportò in ogni circostanza evitando gli eccessi tipici della spietata guerra civile. I racconti sono legati a quel tipo di conflitto, di guerriglia e controguerriglia, con pause prolungate e violenti e improvvisi scontri a fuoco. Un aspetto che mi ha colpito è che i molti Ufficiali dei Granatieri, spesso provenienti dai Corsi dell’Accademia Militare, mantennero i loro gradi per la maggior parte del periodo [...] Il Capitano Christin comandava il battaglione pur non essendo un Ufficiale superiore. I partigiani sono descritti come guerriglieri “mordi e fuggi” ma senza giudizi di disprezzo o odio. Erano italiani che militavano nella parte avversaria. L’epilogo è storia. Il 4 maggio 1945 il battaglione si arrese ai partigiani piemontesi. Non ci furono rappresaglie ai danni dei Granatieri, segno che non potevano essere accusati di violenze o comportamenti fuori dalle leggi di guerra. Furono portati in vari campi di prigionia per repubblichini per poi venire liberati nell’autunno del 1945. Tutti si integrarono nel nuovo Stato e contribuirono alla ricostruzione e rinascita dell’amata Patria. Il Tenente Chiti venne riammesso nell’Esercito Italiano fino a divenire Generale per poi farsi frate francescano [...] Ne consiglio la lettura". Sin qui la rivista Il Granatiere. Ma altro - e di altro tenore - si era già scritto sul Christin. "[...] Il Cristini, latitante, ha trovato dalla sua il tribunale che l'ha assolto. E' rimasto insoluto e da svelare il mistero di quel bando emesso, proprio dall'allora presidio repubblichino di Molini, di cui era comandante l'assolto capitano Cristini. In quel bando, dopo aver resa pubblica l'avvenuta esecuzione dei fucilati, si minacciava di uguale castigo tutti coloro che non si fossero presentati a servire la repubblichetta di Salò, estendendo la minaccia ai familiari dei contravventori e la confisca dei loro beni. Nonostante le richieste del P.M. per una condanna a trenta anni il processo si è concluso in una assoluzione per insufficienza di prove. Perché non si è sentito il parroco di Molini, che, a detta dei testimoni escussi, doveva essere il più importante testimone? Misteri della legge!": così scriveva l'Unità, organo del Partito comunista italiano, il 21 marzo 1947, riportando la notizia - "Francesco Cristini assolto" - che il Tribunale di Sanremo aveva assolto il capitano Christin, il cui cognome il giornalista aveva italianizzato - chissà perché - in Cristini. Adriano Maini