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martedì 17 settembre 2024

Due capi banda si suicidarono per non cadere nelle nostre mani

Villatalla, frazione di Prelà (IM). Fonte: ErmaAnna/Flickr

Il 25 gennaio, il partigiano Ferrero (Tom o Staffetta Gambadilegno), del X° Distaccamento "Walter Berio", catturato dal nemico il giorno 17 (come abbiamo già ricordato) e rimasto ferito, viene medicato, sottoposto a  duri interrogatori, tradisce i compagni poiché conduce i fascisti nella tana che nascondeva il Distaccamento e che lui stesso aveva aiutato a costruire. Così cadono in mano al nemico ben undici garibaldini, tra cui il comandante Vittorio Aliprandi (Dimitri) e il commissario Nello Bruno (Merlo), i quali preferiscono togliersi la vita piuttosto di arrendersi. Sette di loro saranno fucilati ad Oneglia e due a Torretta di Vasia.
[...] Ma vediamo nei dettagli il triste episodio dalla relazione del vice commissario della IV° Brigata Gino Gerini.
“La Brigata è in stato di sfacello, in un solo mese ha avuto quasi un centinaio di caduti, più di un terzo dei suoi effettivi, già ridotti dalle gravi perdite precedenti e da alcuni defezioni. Tutto intorno ai superstiti, il nemico aveva posto un cordone di sicurezza; li aveva tagliati in tronconi, senza possibilità di ricongiungersi o mantenere i collegamenti. Si era infiltrato dappertutto presidiando i centri vitali. Fu il momento più terribile della lotta. I partigiani prevedevano l'annientamento definitivo poiché non avevano quasi più munizioni, nè viveri, nè indumenti. Non erano più una formazione, ma una massa di poveri esseri laceri e sfiniti in cui soltanto lo spirito continuava a vivere indomabile. Si erano divisi in gruppi per sfuggire alla continua sorveglianza nemica. Gruppi di cinque o sei uomini, dieci o dodici al massimo, che si aggiravano senza meta fra i boschi, rupi e burroni, come fantasmi. Il X Distaccamento “Walter Berio” era stato decimato come tutti gli altri. Un piccolo gruppo del Distaccamento stesso, undici uomini in tutto, con a capo “Dimitri” e “Merlo” (quest'ultimo uno dei più vecchi garibaldini), si era portato in una località tra Pantasina e Villatalla [frazione del comune di Prelà (IM)], in un fondovalle presso un ruscello incassato tra pendii scoscesi, rivestiti di boschi, dove era stata adattata una caverna a rifugio. Il luogo sembrava sicuro, un muro a secco era stato eretto all'entrata della tana, ove la vita trascorreva orribile per il fango e l'umidità. Ma gli uomini resistevano nella speranza di poter ricongiungersi ai compagni e riprendere la lotta interrotta. Il famigerato capitano Giovanni Ferraris, con i suoi uomini della compagnia “Senza Patria”, rastrellatori di Imperia, battevano la campagna. Era un feroce masnadiero ed i suoi sgherri formavano la più spietata banda di aguzzini. Derubavano i contadini, terrorizzavano, seviziavano ed uccidevano con un sadismo inumano.Naturalmente le spie e i traditori non mancavano. Erano in ogni luogo: gente che si vendeva per denaro sempre, tavolta per odio. Il giorno 25 gennaio 1945, Ferraris va su a Villatalla con le squadre. Le notizie che egli ha sono sicure, perché circonda il vallone dove stavano i partigiani ed incomincia a batterlo. Il Distaccamento si rifugia nella caverna: pensare di resistere è impossibile, non vi sono armi automatiche, i fucili sono scarichi, le sole rivoltelle, alcune delle quali inservibili, hanno qualche pallottola. I giovani si uniscono e attendono nella speranza di non venire scoperti. Sentono i passi dei fascisti che vanno avanti e indietro e ne seguono con ansia tutti i movimenti. Poi odono il rumore delle pietre smosse e vedono filtrare nella tana la luce del giorno: è la fine! Impugnano le armi e tirano, dal di fuori si risponde con il lancio di bombe a mano che feriscono quasi tutti i partigiani. Le munizioni sono esaurite. “Dimitri” e “Merlo” sono per una sortita in massa, ma gli altri non si reggono in piedi, alcuni non possono più muoversi. Il nemico, che fuori schiamazza e insulta, ma non osa entrare, esulta perché sa di aver vinto. I due capi compiono il gesto eroico: salutano i compagni uno ad uno, poi, addossatisi alla parete della caverna, si sopprimono con i due ultimi colpi rimastigli. Il nemico sente i colpi. Intuisce quello che sta avvenendo. Dopo aver esitato ancora e quindi scaricate le armi all'interno della caverna senza avere ottenuto risposta, irrompe fulmineamente nel rifugio. Vi trova due partigiani morti e altri nove feriti. Ma né  l'eroismo né la maestà della morte valgono a mitigare la loro ferocia. I garibaldini, vivi o morti, sono spogliati, insultati e percossi. I superstiti vengono legati e, tra gli scherni della soldataglia, avviati verso il paese. Due giorni dopo un gruppo di partigiani, informati dell'accaduto, si recano a recuperare le salme dei due compagni caduti. “Dimitri” e “Merlo” giacevano ove si erano uccisi, quasi nudi e senza scarpe. Sul corpo di “Dimitri” c'era un pezzo di carta con scritte poche e turpi parole che dicevano: “Questa è la sorte che toccherà a tutti i banditi”. E più sotto il nome di un partigiano con la postilla: “Anche tu farai la stessa fine”. Le salme furono poste sopra due barelle fabbricate con rami intrecciati e portati nel cimitero di Villatalla dove vennero seppellite. Gli accompagnatori andavano su per un sentiero alpestre, muti e commossi. A metà strada un vecchio andò loro incontro, fu riconosciuto, era il padre di “Dimitri”. Si fermò,i suoi occhi erano fissi, sbarrati, sulle rozze portantine. Intuì che suo figlio era lì, esanime. Senza un grido, senza una lacrima, come se il dolore lo avesse impietrito, con un balzo si gettò sul corpo del figlio e lo abbracciò. Poi cadde svenuto. I nove prigionieri furono trasportati ad Imperia, torturati e in seguito fucilati...".
Tra questi ricordiamo: Carletti Doriano (Misar), Giuseppe De Lauro (Venezia), Luigi Guareschi (Camillo), Vincenzo Faralli (Camogli), il russo Nicolay Gabrielovic Poronof (Tenente Nicolay). Di essi daremo altri ragguagli in seguito.
Il 27 il tempo si guasta, piovaschi e nebbia. Si sente una sparatoria, il nemnico rastrella Pietrabruna e dintorni. Partigiani del primo Battaglione, che si trovano nella zona, si portano in cresta dove preparano una postazione per la mitragliatrice che hanno in dotazione.
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Dal Primo Gennaio 1945 alla Liberazione, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, pp. 89-92

Annibale Agostini, nato a Genova il 13 maggio 1911, agente in servizio presso la Squadra Antiribelli della Questura di Imperia
Interrogatorio del 10.10.1945:
"[...] Ammetto di aver preso parte al rastrellamento avvenuto a gennaio u.s. in Villatalla ove furono catturati 9 partigiani e due capi banda si suicidarono per non cadere nelle nostre mani. Tale rastrellamento venne effettuato su indicazioni fornite da un partigiano a nome Ferrero, il quale ci accompagnò sul posto. I 9 partigiani catturati nella predetta azione erano 7 italiani e due russi. Gli italiani furono consegnati alla Questura e nei verbali vennero indicati come prigionieri dei partigiani da noi liberati, in quanto appartenenti all’esercito repubblicano. Seppi in seguito che cinque dei fermati vennero uccisi dai tedeschi per rappresaglia come da manifesti affissi sui muri della città [Imperia]. Non sapevo che anche i due russi vennero fucilati dai tedeschi. Dall’esame degli atti della questura sarà possibile accertare che cercai di salvare i predetti facendoli figurare come elementi prelevati e tenuti prigionieri dai partigiani.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia,  StreetLib, Milano, 2019

... un reparto della Brigata Nera con elementi della polizia dipendenti dalla Questura eseguiva azione di rastrellamento in territorio di Vasia, Pantasina, Arborei, riuscendo a catturare nove partigiani, fra cui due di nazionalità russa. Un capo banda ed un commissario politico per evitare l'arresto si suicidavano, sparandosi un colpo di pistola alla tempia.
Sergiacomi, Questore di Imperia, Al capo della Polizia - Sede di campagna (visto di arrivo del Ministero dell'Interno della RSI in data 7 marzo 1945), Relazione mensile sulla situazione politica, militare ed economica della Provincia di Imperia, 1 febbraio 1945  - XXIII°

giovedì 19 novembre 2020

Piombano nella zona i Tedeschi che avevano pernottato a Dolcedo

Una vista da Villatalla

Tra il 16 ed il 17 dicembre 1944 è notte di convegno garibaldino. Il Comando della II^ Divisione d'assalto Garibaldi «F. Cascione», radunato nella valle appresso, in un casone ubicato tra gli uliveti a sud di Villa Talla [frazione del comune di Prelà (IM)], deve decidere in modo concreto la costituzione della nuova divisione garibaldina «Silvio Bonfante» ed il Comando della I^ Zona Liguria.
Sono presenti il comandante Nino Siccardi (Curto), il vicecomandante Giorgio Olivero (Giorgio), il commissario divisionale Carlo De Lucis (Mario), il commissario politico di zona Lorenzo Musso (Sumi), l'addetta al Comando Bianca  Novara  (Rossana), l'addetto alla tipografia del C.L.N. provinciale (già dislocata in un pollaio sotto la strada di Villa Talla) Giovanni Acquarone (Barba) e qualche altro capo partigiano.
Disgraziatamente, nell'oscurità della notte, «Mario» cade da un muro di una «fascia» alto quattro metri, si spacca il cranio e va in coma, non risponde ai richiami, è cosa ardua rintracciarlo.
Come se ciò non bastasse, il nemico investe all'alba la vallata di Villa Talla. Alcune spie gli avevano fornito vaghe indicazioni, ma fortunatamente non erano in possesso di dati precisi sulla dislocazione del Comando garibaldino  e  della tipografia.
Piombano nella zona i Tedeschi che avevano pernottato a Dolcedo: una colonna di dodici autocarri, giunta da Molini di Prelà, blocca di sorpresa il paese di Tavole, mentre altre due colonne di Tedeschi appiedati marciano per le mulattiere a monte e a valle dell'agglomerato di case; due furgoni della Croce Rossa seguono le truppe.
Rapidamente piazzano le armi pesanti nelle «fasce» sotto Tavole e mitragliano con intensità Villa Talla e tutti i casoni nei dintorni: gravemente danneggiata rimane la casa «Costa», una trentina di proiettili colpiscono la casa canonica. Quindi le colonne si mettono in movimento e una di esse, assai numerosa, sale dal fondovalle verso il paese per la mulattiera Prelà-Villa Talla.
Appena vi giunge chiude in chiesa, ove deruba i paramenti sacri, tutti i civili che cattura (uomini, donne, bambini), saccheggia le case e vi appicca il fuoco con spezzoni incendiari.
Così, già incendiata il 2 di luglio durante il rastrellamento di Triora e il 4 di settembre alla vigilia della battaglia di monte Grande, il 17 di dicembre Villa Talla brucia ancora e perciò risulteranno incendiate settantaquattro case,  compreso l'oratorio di San Giovanni.
Proseguendo il cammino, parte della colonna raggiunge il passo omonimo ove si scontra con una pattuglia del 6° distaccamento (2° battaglione, IV brigata) che, tuttavia, riesce a sganciarsi e a portarsi in postazioni sul versante destro di valle Carpasina.
La situazione del Comando partigiano, nascosto tra gli ulivi sotto il paese in fiamme, di fronte a Tavole, diventa insostenibile; i componenti, sperando di uscire dall'accerchiamento, decidono di muoversi e, disteso il commissario ferito sopra una scala, scendono guardinghi in direzione di Prelà con la speranza di trovare un dottore per curarlo.
«Mario» è esanime e ormai si dispera di salvarlo. Per caso il gruppetto scansa una colonna nemica che sale dal fondovalle. È necessario dividersi, non si può proseguire uniti.
Nascosto il moribondo in un casone con la speranza che non venga scoperto, e, fermatasi presso di lui «Rossana» per pietosamente assisterlo, il gruppetto si disperde (10).
Dopo aver arrestato alcune persone, a mezzogiorno i Tedeschi sgombrano la zona.
Una colonna composta di un centinaio di soldati proveniente da Valloria scende nel primo pomeriggio a Lecchiore sparando alcune raffiche per intimorire le persone rimaste in paese.
Altre colonne raggiungono Dolcedo all'imbrunire, ove smontano la radio campale che vi avevano installata, e proseguono verso la costa.
Vengono fucilati i civili Giovanni Revello e Carlo Oreggia di Tavole.
A Villa Talla ormai la popolazione è terrorizzata dai Tedeschi e dalla presenza della tipografia del C.L.N. celata nel gallinaio, ove funziona dall'agosto 1944 (la tipografia della II^ divisione «F. Cascione» era nella canonica di Realdo in valle Argentina). Di conseguenza, per rasserenare un po' gli animi troppo angosciati, viene smontata il 20 di dicembre, spostata per mezzo di muli a Pianavia e piazzata in una cisterna sotterranea, sita nel sottofondo dell'abitazione di Giobatta Calzamiglia (Bacì). Il 28 sarà rimessa in funzione dal tipografo «Barba» e il 4 gennaio 1945, come vedremo, smetterà per sempre di funzionare a causa di un altro pesante rastrellamento.
Come per Villa Talla, Pietrabruna e Torre Paponi, anche per Badalucco il martirio non è finito: durante la giornata del 17 la zona circostante il paese è rastrellata dai Tedeschi del Comando di Villa Cipollini di Taggia, il 18 è bombardata da apparecchi alleati che, sganciate alcune bombe, distruggono delle case e provocano, purtroppo, morti e feriti.
L'ira e lo sdegno della popolazione è al colmo (11).
Mentre Torre Paponi e Villa Talla bruciavano e da Verona giungeva a San Remo il colonnello delle S.S. Strupel, specialista in rastrellamenti, con trecento suoi accoliti, Mussolini in balia dei Tedeschi parlava a Milano, promettendo ancora una volta, perduto ormai il senso della realtà storica, giustizia e libertà al popolo italiano.

(10) «Mario» verrà portato all'ospedale partigiano di Tavole e quindi in quello di Arzéne. Guarito, riprenderà la lotta come commissario della Divisione Garibaldi «Silvio Bonfante», costituita il 19-12-1944 e dislocata nella zona d'operazioni ad est della strada statale n° 28.
(11) Da una relazione di Franco Bianchi (Brunero), agente S.I.M., al Comando della IV Brigata, del 20.12-1944, prot. n. 291.
Le vittime civili del bombardamento alleato di Badalucco furono dodici.


Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977

lunedì 8 giugno 2020

Il nuovo recapito del comando partigiano di zona era a Case Carli

Nel territorio di Prelà (IM) - Foto: S.M.
 
L'ulteriore sviluppo della situazione militare durante il mese di dicembre [1944] impose, oltre all'attuazione pratica della circolare n° 23, altre modifiche all'organizzazione militare della Resistenza nell'Imperiese [...] Sulla base delle disposizioni generali del Comando divisioni e brigate Alta Italia, l'istituzione del Comando Zona era già stato consigliato ai primi di dicembre dal garibaldino Raffaele Pieragostini (Rossi), inviato del Comando Regionale, membro del Triangolo Insurrezionale delle brigate Garibaldi della Liguria, provvisoriamente stabilitosi presso il 10° distaccamento "Walter Berio". Il Comando Zona doveva essere composto dal comandante, dal commissario, dal capo di Stato maggiore e dai responsabili dei servizi. [...] Con una lettera del 6 dicembre 1944, inviata a "Simon" [Carlo Farini], "Curto" [Nino Siccardi] aveva intrapreso la discussione sul futuro organico del Comando Zona proponendo Lorenzo Musso (Sumi) come probabile, futuro commissario
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, a cura Amministrazione Provinciale di Imperia e con patrocinio IsrecIm, Milanostampa Editore - Farigliano, 1977


Come si può notare dall'ultima pagina di un documento del 3 agosto 1944, "Simon", Carlo Farini, in precedenza si firmava comandante della I^ e della II^ Zona Liguria - Fonte: Fondazione Gramsci
 
Attestazione della qualifica di partigiano di Lorenzo Sumi Musso. Fonte: Partigiani d'Italia

Tra il 16 ed il 17 dicembre 1944 ebbe luogo nei pressi di Villatalla, Frazione di Prelà (IM), una importante riunione dei capi della Resistenza Imperiese per fare il punto sulla situazione.
Erano, tra gli altri, presenti: Nino Siccardi, "Curto", sino a  quel momento comandante della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"; Giorgio (Giorgio) Olivero, vice comandante; Carlo De Lucis (Mario), commissario; Lorenzo Musso (Sumi), commissario politico al Comando Operativo della I^ Zona Liguria; Bianca Novaro (Rossana), addetta al Comando, Giovanni Acquarone (Barba), addetto alla tipografia.
Nella discussione emerse la nuova situazione in base alla quale le tre Brigate della Divisione si ritrovavano semi-isolate a causa del controllo quasi totale da parte del nemico sia della strada statale Il comando della II^ Divisione decise pertanto di creare due raggruppamenti garibaldini, sufficientemente autonomi, ma sotto la direzione di un Comando di Zona, uno ad est, l'altro ad ovest della SS. 28.
Il nucleo del Comando di Zona venne denominato "Comando Operativo I^ Zona Liguria". Ne diventavano comandante Nino Siccardi, "Curto", commissario Lorenzo Musso, "Sumi", ed ispettore Carlo Farini, "Simon".
Il 19 dicembre 1944 la I^ Brigata "Silvano Belgrano", separata dalla II^ Divisione "Felice Cascione", venne trasformata in Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante", intitolata al valoroso comandante, nome di battaglia "Cion", che l'aveva creata e guidata per pochi mesi, sino alla sua morte in combattimento.
La nuova formazione ebbe come territorio di competenza quello posto a levante della SS n° 28, comprensivo di parte della Val Tanaro, della Val Pennavaira, delle Valli Arroscia e Lerrone, di quelle di Andora (SV), Cervo (IM) e Diano Marina (IM). La Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante" fu costituita su 3 Brigate: la I^, "Silvano Belgrano", la II^,  "Giovanni (Nino) Berio”, la III^, "Ettore Bacigalupo”.
Nei posti di comando della Divisione vennero posti quadri, scelti tra i migliori della Divisione "Cascione". Comandante Giorgio Olivero (Giorgio), vice comandante Luigi Massabò (Pantera), commissario politico Osvaldo Contestabile, vice commissario Gustavo Berio (Boris), capo di stato maggiore Raymond Rosso (Ramon).
Giuseppe Gismondi (Mancen), già comandante della "vecchia" I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano", rifiutando un incarico di maggiore responsabilità, scelse di rimanere al suo posto e venne affiancato dal vice comandante Federico Sibilla (Federico).
Al comando della neo formata II^ Brigata, derivata dall'ex II° Battaglione della "Bonfante", venne posto Gino Fossati (Gino), con commissario Giuseppe Alberti (Gigi).
Mario Gennari (Fernandel) divenne comandante della III^ Brigata, con commissario "Calzolari".
Di conseguenza la II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" subì alcuni cambiamenti nell'organico di comando. Divennero: comandante Giuseppe Vittorio Guglielmo (Vitò/Ivano),  vice comandante Rinaldo Risso (Tito), commissario Ivar Oddone (Kimi) e vice commissario  Beniamino Miliani  (Miliano).
Le due Brigate rimaste di competenza della II^ Divisione ebbero la seguente riorganizzazione: la IV^, "Elsio Guarrini", fu comandata da Carlo Montagna (Milan), con  vice comandante Mario Bruna (Falco), commissario Angelo Perrone (Bancarà/Vinicio), vice commissario Stefano Pastorino (Steno); la V^, "Luigi Nuvoloni", ebbe come comandante Armando Izzo (Fragola Doria).
L'organico della I^ Zona Operativa Liguria a quella data ammontava a 800 uomini per la II^ Divisione, 600 per la Divisione "Silvio Bonfante" e 600 per la Divisione S.A.P. "Giacinto Menotti Serrati".
Rocco Fava di Sanremo (IM), "La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)" - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Le formazioni partigiane ad ovest della statale n. 28 erano collegate alla città con strade e mulattiere ubicate sulla direttrice Sant'Agata [Frazione di Imperia]-Conio; pertanto, in relazione alle disposizioni emanate dall'ispettore "Simon", in linea di massima non dovevano utilizzarsi per azioni di guerriglia per non attirare il nemico con operazioni di rastrellamento che avrebbero ostacolato ogni attività. Tramite Sant'Agata giungevano in montagna staffette che recavano notizie politiche, militari, disposizioni del C.L.N., del Comando S.A.P., del SIM di zona, Adolfo Stenca (Rino) e G. Barla ("Dino" o "S 22"), e grandi quantitativi di materiale e di rifornimenti (da una testimoninanza e da una relazione di "Simon" a "Curto" del 5-12-1944, prot. n. 225/V/20). Destinazione primaria la Segreteria di zona che, diretta da Ottavio Siri (Mario), in dicembre aveva sede sulla costa, da cui tutto veniva smistato ai competenti Comandi e all'ispettore "Simon". Attraverso la Segreteria, oltre la distribuzione della corrispondenza, si realizzavano tutti i collegamenti. Il Comando della "Felice Cascione", alcune settimane precedenti la costituzione del Comando I Zona Liguria, aveva posto invece sede provvisoria in località Grillo, presso Tavole [Frazione di Prelà (IM)]; oltre ad alcuni vicini, possedeva depositi di materiale presso Piaggia [Frazione di Briga Alta (CN), si trova alle fonti del Tanarello alle pendici del monte Saccarello (2.200 m) presso il confine con la Liguria e la parte francese della val Roia], in una casa riposta di cui il proprietario era un certo "Cesare", ed a Ormea [in provincia di Cuneo, Alta Val Tanaro] presso l'intendente "Enzo" che custodiva pure il ciclostile  [...]
In ottemperanza alle direttive impartite dal superiore Comando della divisione "Felice Cascione" il Comando S.A.P. ed il C.L.N. provinciale perfezionavano l'organizzazione di una rete di informatori nelle città di San Remo, Taggia, Porto Maurizio, Oneglia, Diano Marina, Cervo, Alassio ed Albenga.
Le informazioni, per giungere con dovuta celerità e regolarità, dovevano pervenire alla Segreteria di zona, indi essere trasmesse al responsabile SIM [Servizio Informazioni Militari] di zona, "Rino" [Adolfo Stenca], che provvedeva ad inviarle ai Comandi di divisione e di brigata. Alla fine di dicembre "Curto" informava il Comando della II divisione "F. Cascione" (lettera n. 16 di prot.) che il nuovo recapito del Comando Operativo I Zona Liguria si trovava presso l'abitazione di "Rodolfo" a Case Carli [località nel territorio del comune di Prelà (IM)], e, quindi, lì doveva avvenire il collegamento.
Francesco Biga, Op. cit.