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domenica 8 ottobre 2023

Il 20 novembre 1943 il col. Giuseppe Bosio, comandante del distretto d'Imperia, fa affiggere i manifesti per la chiamata alle armi delle classi 1923-24-25

Sanremo (IM): Corso Imperatrice

Con l'occupazione germanica della Liguria Occidentale i fascisti che, il 25 luglio 1943, arrestato Mussolini ed abolito d'autorità il P.N.F. (Partito Nazionale Fascista), erano scomparsi, rialzano la testa e ricompaiono nella società protetti dalle truppe d'occupazione. I primi loro atti sono le vendette personali e quindi iniziano la riorganizzazione delle loro forze politiche e militari.
Al vertice del potere amministrativo in provincia di Imperia, come capo della provincia, viene insediato il console generale della milizia ecc. dott. Francesco Bellini (12), nato a Cecina nel 1899, già segretario federale a Bolzano, a Pola e a Gondar (Etiopa); console generale della M.V.S.N. (13), prefetto di Belluno e Gorizia nel 1939, fascista ligio alle proprie idee, che governerà fino alla metà del 1944 (14) emanando bandi e prendendo iniziative assai impopolari da causare non pochi drammi tra gli antifascisti ed i civili.
Alla nomina del nuovo prefetto seguono quelle dei segretari politici del nuovo Partito fascista repubblicano. Ad Imperia il cittadino Archi succede al dott. Domenico Filippi, segretario della Federazione locale; a San Remo la sede del Partito fascista repubblicano, con commissario politico Nino Nuvoloni, viene costituita in via Manzoni n. 2, ove si apre la sottoscrizione «pro mitra», e a Diano Marina, sulla piazza del Municipio, il cui nuovo segretario politico è  Enrico Papone.
Il Prefetto, su indicazione dei fascisti locali, insedia i commissari nei Comuni: nel capoluogo all'avv. Ambrogio Viale subentra, il 23 di settembre, il prof. Nardo Languasco; a San Remo il vice-prefetto dott. Alfonso Chiodo sostituisce l'avv. Mario Caraccioni; a Bordighera assume la carica il commendatore Emilio Pognesi [n.d.r.: in effetti, il cognome era Pognisi, un generale a riposo con contatti con antifascisti della zona, come Giuseppe Porcheddu, Pognisi, morto di lì a breve e che, comunque, fu podestà di Bordighera solo nel periodo "badogliano"] ed il 17 a Diano Marina il col. Alessandro Angioino sostituisce il dimissionario Mario Oreggia. In Questura il dott. Benedetti lascia la carica al  nuovo capo di polizia Ermanno Durante, un personaggio che, alla liberazione, fuggito a Milano e il 26 aprile catturato in un nascondiglio e incarcerato da una squadra del distaccamento «Carlo Rosselli», in seguito verrà rimesso in libertà in circostanze poco chiare. (G. Pesce, Quando cessarono gli spari, Ed. Feltrinelli, Milano, 1977, pag. 143). Si organizzano le prime formazioni armate della Repubblica Sociale Italiana. All'inizio la maggior parte dei fascisti, già appartenenti al 33° battaglione C.C.N.N. reduce dai Balcani e sfasciatosi l'8-9-1943, che rivestono la divisa, vengono inquadrati nella 33a legione M.V.S.N. «Generale Gandolfo» del 626° Comando Provinciale G.N.R. d'Imperia (15), comandata dal colonnello Gianni De Bernardi e dal vice, primo seniore colonnello Pier Cristoforo Bussi, capo dell'U.P.I.
La 33a legione suddivisa su tre compagnie O.P. (Ordine Pubblico) dislocate a Ventimiglia, a San Remo e a Imperia, con distaccamenti nei pressi di Bevera, Mortola inferiore, Bordighera, Dolceacqua, San Michele, Ceriana, Isolalunga, Taggia, Badalucco, Triora, Santo Stefano al Mare, Dolcedo, Diano Marina, Cervo, Pieve di Teco, Pornassio, Nava (16), è completata a novembre con l'incorporazione di circa 200 giovani reclutati dal federale Cesalo in Francia, dei quali:  33 a Nizza, 31 a Mentone, altri a Roquebrune, Antibes, Cagnes, St. Laurent du Var, Carnoles, Cap Martin, ecc., già quasi tutti appartenenti all'organizzazione fascista «Azione Nizzarda» (17).
Inizialmente comanda la compagnia O.P. d'Imperia il capitano Ferrari di cui avremo da parlare (18). L'Albenganese rimane sotto la giurisdizione militare del 627° Comando Provinciale G.N.R. di Savona, già 34a legione «Premuda» (Posta da campo n. 831) comandata dal maggiore F.M. originario di Porto Maurizio, da l'U.P.I., dal maggiore Previtera, con compagnie O.P. dislocate a Varazze, Cairo Montenotte, Albenga e, per guanto ci riguarda, con distaccamenti ad Alassio, Andora (con posto di blocco sulla via Aurelia), Casanova Lerrone e Ortovero (19).
Il 20 novembre 1943 il col. Giuseppe Bosio, comandante del distretto d'Imperia, fa affiggere i manifesti per la chiamata alle armi delle classi 1923-24-25, che prevedono la pena di morte per renitenti e disertori. Ma i detti manifesti  lasciano il tempo che trovano.
Altri giovani Italiani, figli di famiglie emigrate nella vicina Francia, allettati da mille promesse, per forza o con consenso, già organizzati nelle squadre fasciste degli Italiani all'estero, dette (oltre alla già citata «Azione Nizzarda») «Fronte Popolare Francese», «Milizia Francese» ecc., inquadrati nel battaglione «Nizza», vengono trasferiti nell'Imperiese.
Al termine del 1943 molti di questi fascisti importati o locali, tendono a costituirsi in reparti autonomi, come Compagnie di Ventura, in cui sono incorporati anche condannati comuni, tratti fuori dalla galera ed arruolati con la promessa della estinzione della pena, a guerra finita. Vi affluiscono pure fascisti fanatici. Fra i militi sono anche gli uomini che il fascismo aveva ingannati ed illusi; gli arrivisti astuti ed ambiziosi ma accorti, che non si  macchieranno di delitti; dei borsari neri che si serviranno della divisa per condurre a buon termine dei traffici illeciti; dei disoccupati; dei prototipi che vivevano ai margini della società, innocui o irresponsabili.
Comanda la Piazza d'Imperia il colonnello tedesco Major che sovrintende e sorveglia, diffidente, l'attività di queste formazioni fasciste (20). Il dott. Gercano diventa commissario capo delle guardie repubblicane.
Il grosso dell'esercito della R.S.I. viene addestrato in Germania dai Feldwebel tedeschi. È composto da coloro che, tra i deportati, avevano aderito alla R.S.I., uniti alle reclute che in Italia, ubbidendo ai bandi nazifascisti, si  erano presentati ai distretti militari.
La divisione di marina «San Marco» è addestrata nel campo di Grafenwohr, la divisione alpina «Monte Rosa» a Munzingen, la «Italia» (bersaglieri) a Hemberg, e la «Littorio» (fanteria motorizzata) nel Sennelager. Sono circa 16.000 uomini in forza organica per ogni divisione, ad eccezione della «Monterosa», con 20.000.
Diversamente, la divisione camicie nere «Tagliamento», i «Cacciatori degli Appennini», reparti paracadutisti «Nembo» e «Folgore», i battaglioni autonomi di difesa costiera, le divisioni rabberciate in forma precaria «Etna» (I divisione  antiparacadutisti e antiaerea «Etna», il cui 8° battaglione si troverà nel Savonese e nell'Imperiese nei primi mesi del 1945) e «Vesuvio», la X MAS del principe Valerio Borghese, le brigate nere, i reparti P.S., le compagnie di ventura «Koc», «Carità» ecc. sono organizzate in Italia.
Nell'Imperiese i fascisti, acquisita una minima organizzazione, dànno il via alle rappresaglie dirette contro le famiglie dei renitenti alla leva: a San Remo vengono tolte le licenze di commercio a varie famiglie e si ordinano i raduni di bestiame bovino per la requisizione (21).
Nella seconda decade del gennaio 1944 i G.A.P. sanremesi compiono le prime azioni di sabotaggio tagliando i fili telefonici del Comando tedesco. Con un discorso di padre Eusebio (ex cappellano della divisione «Julia») nel teatro «Verdi» a San Remo, è istituita una squadra fascista intitolata a Ettore Muti: è il primo embrione di organizzazione militare che darà vita alla «Brigata Nera» della provincia.
A Porto Maurizio nasce il circolo rionale fascista «Silvio Borra». Ad Albenga il Podestà comunica alle autorità nazifasciste i nominativi di n. 87 renitenti alla leva delle classi 1924-25-26. Il 10 febbraio a San Remo è istituito il Tribunale Federale di cui entrano a far parte, oltre al segretario del Fascio repubblicano, Ugo Ughetto ispettore federale per la zona di Mentone, ed Elio Piccioni segretario federale di Ventimiglia. Nasce pure un centro arruolamento  volontari comandato da Francesco Lanteri (22), simile a quello già in funzione presso la federazione dei Fasci repubblicani.
A Realdo, in valle Argentina, si hanno le prime vittime dello spionaggio: il maggiore della milizia fascista F.A., notata in paese la presenza di vari prigionieri inglesi, fuggiti l'8-9-1943 dai campi di prigionia del Piemonte, dal concittadino A.L. li fa consegnare ai carabinieri di Triora che, a loro volta, li dànno in mano ai Tedeschi; i due saranno fucilati dai partigiani come spie perché, senza dubbio, uguale sorte avrebbero questi ultimi subìto se fossero  stati catturati per delazione (23).
In marzo i prefetti d'Imperia e di Savona ordinano il ripristino dei motti del Duce, scritti sui muri, già cancellati dopo il 25-7-1943 (24).
Nella primavera del 1944 l'ufficio U.P.I. d'Imperia acquista una consistente organizzazione: dipende dalla G.N.R., ha per capo il colonnello Bussi, è composto da militi come il maresciallo Mangiapan, il brigadiere Maffei, l'agente Gallerini, il centurione Montefinale, il capo ufficio magg. Gastaldi, ecc. (25).
La compagnia O.P. della 33a legione ed altre formazioni, hanno il compito di mantenere l'ordine pubblico e di dare la caccia ai fuorilegge (partigiani), al tempo stesso si lamentano presso il Duce, informandolo che i figli della borghesia locale, invece di arruolarsi nelle forze della Repubblica Sociale, si sono imboscati nella Todt; gente che non ha mai lavorato e che per opportunità ha imbracciato il badile e la pala in luogo del fucile (26); segnalano che la maggior parte dei richiamati, specie quelli dei paesi montani, hanno già fatto causa coi «banditi» (20-6-1944) e che in provincia quasi ogni giorno si verificano assenze arbitrarie dai presidi costieri (23-6-1944).
La compagnia O.P. d'Imperia, composta di circa 150 uomini, è comandata, come abbiamo già detto, dal capitano Giovanni Ferrari, (ex ufficiale del 41° reggimento fanteria), molto quotato dai Tedeschi e decorato della croce di ferro di 2^ classe, che diventerà non poco famoso (27).
Dai reparti della G.N.R. nascono, in seguito, quelli antipartigiani (R.A.P.), composti da giovani di 18-25 anni, che dànno il via ai rastrellamenti sulle montagne della provincia. Giunti in un paese allacciato alla carrozzabile, a bordo di camions, ed attraversata qualche valle a piedi, sono raccolti altrove con gli stessi mezzi. Veramente non sono rastrellamenti eseguiti in ordine sparso, ma in colonna, pertanto poco efficaci. Anche la polizia del questore in carica  rastrella e, purtroppo, in  maggio infligge duri colpi alle organizzazioni antifasciste ed ai C.L.N. nelle zone di Ventimiglia, Bordighera, San Remo e Diano Marina (28).
In luglio il questore in carica è sostituito dal dott. Sergiacomi, altro capo cui seguirà nell'Imperiese un periodo di vita difficile. Viene istituito un robusto plotone arditi antipartigiani comandato dall'ufficiale superiore Delcaro, con cani lupo e ben fornito di mitra, pistole e bombe a mano. Gruppo di militi repubblichini ben noti a coloro che hanno subito le loro «sedute» d'interrogatorio (29).
Il primo luglio 1944  Mussolini detta la deliberazione per istituire le squadre d'azione camicie nere, il 26 luglio viene impartita a tutte le formazioni fasciste già esistenti la seguente ordinanza: «Gli appartenenti al partito, dai 16 ai 60 anni, devono far parte di queste squadre che assumono il compito di assicurare l'ordine e distruggere i partigiani ed i comunisti ovunque si trovino. Chi non aderirà, può andarsene. I capi devono essere uomini politici locali... » (30). Nascono così le brigate nere con capi fondatori. In esse si raccolgono i «scelti» delle già menzionate formazioni fasciste. Il raggruppamento di tali bande costituisce la «Brigata Nera».
Nel luglio 1944 nasce ad Imperia la 32a brigata nera «Antonio Padoan» ed a Savona la 34a brigata nera «Giovanni Briatore», ambedue dipendenti dall'Ispettorato B.B.N.N. della Liguria, con sede in Genova, di cui è capo il dott. Asti prima e Luigi Sangermano dopo.
La 32a brigata nera d'Imperia prende il nome dal prete Antonio Padoan. Eccone il motivo:
Durante gli anni del fascismo il Padoan era parroco di Creppo, in valle Argentina. Si dimostrava di idee liberali benché fosse figlio di un colonnello fascista. Poi venne trasferito nella parrocchia di Castelvittorio e durante la Repubblica di Salò le sue idee si adeguarono al momento per cui, divenuto uomo fidato della G.N.R. e dei Tedeschi occupanti, incominciò a fare propaganda in chiesa per i nazifascisti. A Pigna, come capitano della milizia, non disdegnò di sostituire don Bono protestatario, per far partecipe di funzioni religiose i partigiani Repetto e Faraldi morituri, fucilati poi dai fascisti.
Forse affrontato da partigiani della V brigata [n.d.r.: invero a quella data non ancora costituita] la sera del 7 maggio 1944 per indurlo a desistere dai suoi propositi e abbandonare Castelvittorio e forse, nata una colluttazione reciproca con spari da ambo le parti (pare che il partigiano detto «Albenga» abbia avuto la cassa del fucile fracassata da una pallottola, così che l'arma gli salvò la vita), il Padoan rimase ucciso (31).
I fascisti fecero del morto un martire ed una bandiera intitolando con il suo nome la brigata nera imperiese e resero gli onori militari alla salma durante i funerali che si svolsero a Ventimiglia.
La 32a brigata nera «A. Padoan» partecipa alla lotta antipartigiana fino alla liberazione. Dopo il 25 aprile 1945, in fuga, raggiunge Alessandria ove viene catturata.
Dislocata ad Imperia con posta da campo n. 779, durante tutto il periodo della lotta è comandata, tra gli altri, da Mario Massina e dal tenente colonnello Edoardo Baralis.
Comprende la Compagnia comando, il 1° battaglione su tre compagnie e il 2° battaglione con la 4^ compagnia «Alassio» comandata dal tenente Ferdinando Rey, la 5^ compagnia «San Remo» comandata dal tenente Renato Moretti, la 6^ compagnia «Ventimiglia» comandata dal tenente Elio Piccioni.  (32) [n.d.r.: si intendeva con ogni evidenza citare Renato Morotti, in ogni caso non tenente e neppure comandante, fucilato il 26 aprile 1945 presso il cimitero della Foce a Sanremo: in ogni caso, sia in Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019 che nel Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan (Documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo), comandante di tale compagnia risulterebbe essere stato Mangano, così come sembrerebbero confermate, direttamente o in absentia, le scarne notizie di cui sopra, afferenti Renato Morotti].
La brigata nera viene munita di un proprio ufficio U.P.I. diretto da un certo P.G. I capi delle squadre d'azione diverranno tristemente famosi; sono gli ufficiali: R. M., E. M., A. D. R., P. G., L. B., V., A. impiccatore (33), i capitani I. D. (condannato a morte alla Liberazione ma poi assolto), F. M. giustiziato,  G. F., E. P. (giustiziato a Diano Marina il 4-10-1944), A. V. (già capitano della milizia) e A. C. (capitan Paella) giustiziati nei giorni della liberazione, ed altri (34). In concorso con le SS tedesche saranno responsabili di quanto è successo di grave a uomini, donne e bambini (35).
L'ordinanza del Duce sull'inquadramento delle brigate nere in funzione militare fa nascere non poche perplessità nei capi, tanto che ad Imperia il comandante della «A. Padoan» Mario Massina scrive in un suo rapporto del 16 luglio 1944:
«Il provvedimento della militarizzazione del partito ha provocato svariati commenti. È impressione generale che le squadre d'azione non saranno in grado di funzionare, sia per la deficienza di armi, sia per la mancanza di capi, sia, infine, perché il partito in provincia di Imperia non ha largo seguito. Ha destato ilarità il fatto che il Commissario federale prenderà il nome di Comandante di Brigata quando ai suoi ordini, in provincia d'Imperia, avrà sì e no una cinquantina di elementi».
In un altro rapporto del Massina del 28-7-1944: «Con l'ordine di costituzione delle brigate nere il fascismo d'Imperia ha chiaramente dimostrato la sua poca buona volontà di combattere. A tutt'oggi nessuna squadra d'azione è stata costituita, anzi, qualche fascista ha presentato le dimissioni e molti altri, pare, intendono fare lo stesso, non escluso qualche dirigente». (36)
L'11 luglio 1944 è costituita ad Alassio la 34a brigata nera «Giovanni Briatore» (Posta da campo n. 831), comandata da Francesco Girlaro, vicecomandante è Luca Dimora. Altri capi della brigata nera saranno: Mario D'Agostino fino al 22-10-1944, Paolo Pano fino al febbraio 1945, e quindi Quinto Aleardi. È composta da una compagnia comando e da tre battaglioni divisi in nove compagnie, a loro volta suddivise in squadre d'azione per un totale di circa 600 uomini. Le compagnie presidiano Alassio, Albenga, Varazze e Vado Ligure.
[NOTE]
(12) Il nuovo prefetto dott. Vincenzo Bellini sostituì l'8-10-1943 il collega dott. Froggio che, a sua volta, l'8-9-1943 aveva sostituito il prefetto dott. Tallarico.
(13) Dopo l'8-9-1943, la sigla M.V.S.N. non venne più usata dalle ricostituite forze armate fasciste.
(14) Vedi articolo nella cronaca d'Imperia del Corriere Mercantile dell'8-10-1943.
(15) Il 626° Comando Provinciale d'Imperia (Posta da campo n. 779), col 627° di Savona, 628° di La Spezia ed il 625° di Genova, dipendevano dall'Ispettorato Regionale Ligure della G.N.R.
(16) Da documento del Comando 33a legione «Generale Gandolfo», emesso ad Imperia il 20-ll-1943, prot. n. 29 segreto, relativo alla ricerca dei membri del Gran Consiglio del Fascismo che nel luglio votarono contro Mussolini.
(17) Tra gli altri, 14 militi della 33a legione caddero ad Imperia, 7 a San Remo, 5 a Bordighera, alcuni a Triora, a San Lorenzo al Mare, a Taggia e a Diano Marina.
(18) Una pattuglia della compagnia O.P. di Imperia il 20-11-1943 uccise nei pressi di Sant'Agata il partigiano Walter Berio, primo caduto della Resistenza Imperiese (vedi primo volume dell'opera di G. Strato).
(19) Vedi: «Storia delle forze armate della Repubblica Sociale» di G. Pisanò, fascicolo n. 81. Edit. F.P.E., Milano 1968. Tra gli altri, 7 militi del 627° Comando Provinciale caddero nella zona di Alassio; una dozzina in quella di Albenga, alcuni in val Merula, località «Cian du Belottu», nel giugno 1944. (vedi volume II dell'opera di C. Rubaudo).
(20) Con la dicitura: «la presente tessera vale come porto d'arme e come autorizzazione di libera circolazione in caso d'emergenza politica o militare per raggiungere le sedi del P.F.R.», riportata sulla tessera degli aderenti al Partito e da lui firmata, il colonnello tedesco Maior permette a questi ultimi di portare le armi.
(21) Raduni per la requisizione di bovini si tennero a Ventimiglia il 5.1-1945, a San Remo il 13-1-1945, a Borgomaro il 16-1.1945, a Pieve di Teco il 27-1-1945, a Diano Marina il 12-1-1945.
(22) Notizia tratta dal giornale «Eco della Riviera» del 10-2-1944.
(23) Da una testimonianza del comandante Nino Siccardi (Curto).
(24) Da circolare prefettizia del 25-3-1944, prot. n. 769/14/7 Gab. Savona.
(25) Da documento redatto dall'ex brigatista nero E.F.
(26) Vedi volume: Riservato a Mussolini, nota del 4-5-1944/P2/0. Edit. Feltrinelli, Milano 1974.
(27) Da testimonianza del brigadiere T. F. della G.N.R., fatta il 10-5-1945.
(28) Una squadra antipartigiana della P.S. era composta dagli agenti: Gi., Di C., An., La., Sa., Fa., Ai., Cu., Pu., An., Fa., Ba., Ge., Ca., quasi tutti meridionali, rimasti tagliati fuori dalla loro terra dopo lo sbarco alleato  in Sicilia. Vedi documento nel capitolo "Azioni nemiche controbanda", settembre 1944.
(29) Guardie di P.S. che fecero parte del plotone antipartigiani:  Gu.,  Ag., Me., Ne., Re., Te., Pu., ecc., anche questi, meridionali, rimasti in Ligurìa a causa degli eventi come a nota (28). Vedi lettera del S.I.M. di zona al servizio S.I.M. del Comando II^ divisione "F. Cascione" del 3-4-1945.
(30) Dal volume «Italia Partigiana» di G. Bocca, Edit. Laterza, Bari, 1967
(31) Da memorie orali di Bruno Luppi (Erven) e del comandante «Vittò». Per maggiori dettagli vedi l'opuscolo "Sangue a Castelvittorio" di Nino Allaria Olivieri, Edit. Sordomuti, Milano, 1997.
(32) Vedi: "Storia delle forze armate della R.S.I. di G. Pisanò", fascicolo n. 98. Edit. F.P.E., Milano, 1969.
(33) Il milite fascista A., in relazione alle dichiarazioni fatte dai suoi commilitoni, aveva impiccato nove partigiani in una volta. Vedi giornale «L'Unità» del 23-7-1946.
(34) Da relazione del responsabile S.I.M. divisionale al Comando operativo di Zona, del 4.4.1945 prot. n. 21/73
(35) S.S. = Schutzstaffel, che significa: Servizi Speciali. La formazione nacque nell'aprile 1925. Il nome fu dato ad una squadra di 8 uomini scelti, tra i più fanatici, destinata alla protezione personale di Hitler.
(36) Vedi a pag. 188 del volume "L'esercito di Salò" di G. Pansa. Edit. Oscar Mondadori, Milano, 1970.
Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977

Pigna (IM): Corso De Sonnaz

Nella tarda estate del '44 tornarono in Italia i primi reparti addestrati nel Reich, la divisione di fanteria San Marco e la divisione alpina Monterosa. Entrambe, assieme a tre divisioni tedesche, finirono per formare l'armata Liguria, la quale, raggruppata tra Imperia e La Spezia, aveva il compito di impedire uno sbarco alleato sulla costa nord-occidentale del Paese <1192: in realtà la sua funzione si orientò principalmente alla lotta partigiana, dato che i tedeschi non avevano alcuna intenzione di adoperare truppe italiane al fronte.
[...] Sempre alla prima sezione della Corte di Assise romana toccò giudicare un altro capo provincia della Rsi, dapprima stanziato a Rieti e successivamente, dal giugno del '44, ad Imperia, Ermanno Di Marsciano. Oltre alle accuse di collaborazionismo pesava sull'imputato il coinvolgimento nei rastrellamenti di Monte San Giovanni in Sabina del 7 aprile 1944 e di Leonessa (RI) del 10 marzo 1944. Con la sentenza 121/50 del 21 giugno 1950 il tribunale romano lo condanna all'ergastolo, all'interdizione dai pubblici uffici e al pagamento delle spese legali. La Cassazione, tuttavia, accolse la richiesta di conversione della pena avanzata dall'imputato, affidando l'onere del giudizio alla Corte d'Appello di Roma, la quale, il 12 maggio 1952, convertì l'ergastolo - già precedentemente condonato in 19 anni di reclusione - in 9 anni di reclusione. Di Marsciano, nel giugno del '44, aveva sostituito ad Imperia Francesco Bellini, il quale era stato trasferito a Treviso. Nominato prefetto durante la guerra per meriti politici, Bellini era come tanti suoi colleghi prefetti uno squadrista della prima che prese parte alla marcia su Roma. Fu console generale della Milizia e durante gli anni Trenta ricoprì la carica di segretario federale a Bolzano, Pola e a Gondar, in Etiopia. Fu nominato prefetto nel 1939 e destinato dapprima a Belluno e poi a Gorizia dove, nell'agosto '43, venne collocato a riposo da Badoglio <1374. Per il suo operato durante la Repubblica di Salò venne riconosciuto colpevole per i reati di collaborazionismo e omicidio dalla Corte d'Assise Straordinaria di Treviso e condannato a morte con sentenza emessa il 16 giugno 1945. La Corte di Cassazione di Milano, tuttavia, accolse il ricorso dell'imputato contro la sentenza, annullandone l'esito e rinviandola alla Corte d'Assise Straordinaria di Venezia. Non si conosce l'esito del processo.
[NOTE]
1192 F.W. Deakin, Storia della Repubblica di Salò, pp. 707-708
1374 M. Stefanori, Gli ebrei e la Repubblica sociale italiana, p. 131
Jacopo Bernardini, "Un confuso fermento di idee": politica, amministrazione e costituzione nell'ultimo fascismo (1943-1946), Tesi di laurea magistrale, Università degli Studi di Torino, Anno accademico 2019-2020
 
Dopo l'8 settembre Marcianò ricostituì il suo battaglione a Vercelli, da cui il 30 marzo 1944 raggiunse Grafenwöhr per aggregarsi alla divisione San Marco. Al momento di partire per la Germania inviò un vibrante messaggio a Mussolini a cui esprimeva «la volontà di combattere e di morire per le rinnovate glorie della Patria», chiedendo che il suo gruppo venisse «lanciato contro il nemico, come i vecchi reparti d'assalto della Grande Guerra». <194 Una volta rientrato in Italia, il reparto di Marcianò, insieme ad un gruppo del 3° reggimento di artiglieria, fu posto sotto il comando della 34ª Infanterie Division, diretta dal generale Theo von Lieb. Il III gruppo esplorante, che poteva disporre di circa 700 uomini, <195 venne inviato nell'area di Imperia, con il compito di ripulire la zona dalle bande partigiane che minacciavano la sicurezza delle retrovie tedesche. Pur non essendo stricto sensu una vera e propria formazione di controbanda, tuttavia gli uomini di Marcianò applicarono brillantemente i principi della controguerriglia. Attacchi notturni con squadre non troppo numerose (venti o trenta uomini al massimo). Spostamenti continui. Incursioni a sorpresa nei paesi frequentati dai partigiani. Anche se non fu risparmiato dalle diserzioni - 79 alla data del 5 settembre 1944 <196 - il III gruppo esplorante dimostrò comunque una coesione disciplinare e uno slancio combattivo nettamente superiori al resto della divisione. A partire dal settembre 1944 gli uomini di Marcianò si installarono nel territorio al confine tra le province di Asti, Cuneo, Savona ed Alessandria [...]
[NOTE]
94 P. Baldrati, San Marco, San Marco..... cit. vol. II, documento 35, p. 744.
195 Ivi, documento 104, allegati 2, 3 e 4, pp. 856-858. Alla data del 5 settembre, il reparto di Marcianò poteva contare su 732 uomini, così ripartiti: 32 ufficiali, 50 sottufficiali e 650 soldati di truppa.
196 Ivi, documento 104, allegato 6, p. 860. Dei 79 militari che risultavano disertori alla data del 5 settembre, quattro erano sottufficiali e 75 soldati di truppa
.
Stefano Gallerini, "Una lotta peggiore di una guerra". Storia dell'esercito della Repubblica Sociale Italiana, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Firenze, 2021

Pagina 13 del Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) del 19 giugno 1944. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti

Il 10 corrente, alle ore una, in località Barcheto del comune di Imperia, circa 15 banditi armati prelevarono dalla propria abitazione, mediante violenza, il vice commissario federale del P.F.R. Adalberto Armelio, conducendolo per ignota direzione.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana (G.N.R.) del 19 giugno 1944, pagina 13. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
 
Cortesia Angelo: nato a Vidor il 4 settembre 1927, squadrista della Brigata Nera “Padoan”
Interrogatorio del 3.7.1945:
[...] Solo nel mese di agosto del 1944 mi arruolai come fecero tutti gli altri che mi istigavano. Rimasi in servizio presso la 32^ Brigata nera “Padoan”, operante nella provincia di Imperia. Durante tale periodo presi parte a svariati rastrellamenti, circa 20, contro i partigiani. I rastrellamenti erano sempre diretti da componenti dell’ufficio politico investigativo dell’ex GNR. Molte volte vi prendevano parte anche truppe tedesche con elementi delle loro SS. Durante tali rastrellamenti da parte della brigata nera, cioè quando vi partecipavo io, non fu mai ucciso nessun partigiano: ne avremo catturati circa una decina che furono sempre consegnati alle SS tedesche. Non so quale fine facessero. In tutto da parte delle formazioni tedesche saranno stati uccisi circa 45 partigiani. Dei predetti parte rimasero uccisi in combattimento e parte furono fucilati sul posto [...] Il comandante della mia brigata si chiama Mario Massina, che nel Regio Esercito ricopriva il grado di caporale ma nella brigata nera era commissario federale. Il Capo di Stato Maggiore si chiama Baralis Edoardo che nel Regio Esercito rivestiva il grado di colonnello. Faceva parte della brigata pure certo Rizzitelli Gino che rivestiva il grado di Maggiore, lo stesso parlava con accento meridionale.
Leonardo Sandri, Processo ai fascisti: una documentazione, Vol. 9 - Liguria: Imperia - Savona - La Spezia, StreetLib, Milano, 2019

venerdì 4 giugno 2021

Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano

Moltedo, Frazione di Imperia - Fonte: Mapio.net

[...] Il giorno 22 luglio 1944 a Moltedo sono catturati dalle brigate nere tre partigiani della II Divisione Garibaldi F. Cascione. I partigiani Nino Gazzano di anni 19 e Elsio Guarrini di anni 18, appartenenti alla IV brigata, sono fucilati immediatamente sulla piazza del paese. Il partigiano Francesco Gazzano di anni 28, staffetta delle SAP che teneva i collegamenti con la IV brigata, è fucilato il giorno 23 nei pressi del cimitero di Porto Maurizio.
Nino Gazzano, era sceso dalla montagna il giorno prima per conoscere il fratello che era nato da pochi giorni e che non aveva ancora visto. Era sera e così, assieme al compagno Elsio Guarrini decidono di dormire in un fienile vicino al paese. La mattina seguente i due partigiani sono circondati dalle brigate nere e catturati. Vengono immediatamente portati sulla piazza di S. Caterina, in centro paese, e fucilati all’alba del 22 luglio.
La gloriosa IV brigata ha preso il nome di Elsio Guarrini, medaglia d’argento al Valor Militare.
Redazione, La Resistenza imperiese ricorda i Partigiani caduti per la libertà a Moltedo, Riviera24.it, 25 luglio 2015

Elsio Elsio Guarrini. Nato ad Imperia il 15 agosto 1925. Partigiano dal 24 settembre 1943. Vice comandante di Battaglione al momento della morte. A seguito di una delazione venne sorpreso nel sonno in un fienile; con lui venne catturato anche il compagno Nino Stella Gazzano. 
Guarrini e Gazzano chiesero ed ottennero la fucilazione nel petto dopo avere esclamato perché noi non siamo traditori e morirono gridando Viva i partigiani. Furono fucilati nella piazza della vicina Moltedo, Frazione di Imperia.
Furono fucilati dai militi Amleto Alunni - poi fucilato insieme al tenente Salerno alle Ferriere di Imperia il 29 aprile 1945 - e Antonio Cartonio - giustiziato a Castellamonte (TO) il 3 maggio 1945 -, entrambi protagonisti di altre esecuzioni, entrambi della Compagnia Ordine Pubblico (O.P.) Imperia, comandata dal famigerato capitano Giovanni Daniele Ferraris.
Nello stesso rastrellamento venne catturato anche il partigiano Francesco Bruna Gazzano (della S.A.P. locale, incaricato di mantenere i contatti con la IV Brigata, catturato a Moltedo il 22 luglio 1944, il quale fu condotto nella caserma Ettore Muti di Imperia Porto Maurizio, dove fu interrogato e torturato, prima di essere fucilato il 23 luglio 1944 in Via Artallo nei pressi del cimitero di Porto Maurizio. 
Elsio Guarrini venne decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di Viva l'Italia. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, Edito dall'Autore, 2020  [ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, L'immagine ritrovata. Ventimiglia e dintorni nei dipinti dell'Ottocento e primo Novecento, Alzani Editore, 2021; La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia (29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944) (a cura di Paolo Veziano con il contributo di Giorgio Caudano e di Graziano Mamone), Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020; Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, Edito dall'Autore, 2016  ]

[...] Elenco delle vittime decedute
Gazzano Francesco Mario (nome di battaglia “Bruna”) di Francesco, nato a Moltedo superiore (Imperia) il 28.02.1916, anni 28, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dall'01.05.1944 al 23.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 3034. Catturato a Moltedo il 22.07.1944 trasferito nella Caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, torturato, fucilato il 23.07.1944 in Via Artallo nei pressi del Cimitero di Porto Maurizio (Imperia). Successivamente la salma sarà trasportata nel Cimitero di Moltedo e quivi seppellita con Guarrini Elsio e Gazzano Nino.
Gazzano Nino (nome di battaglia “Stella”) di Emilio, nato a Moltedo (Imperia) il 20.03.1925, anni 19, Partigiano, (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dal 10.05.1944 al 22.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 2529. A seguito di una delazione, mentre dorme in un fienile con il compagno Guarrini Elsio è sorpreso da una squadra di fascisti comandata dal Ferraris. Fucilato a Moltedo nella piazza Santa Caterina il 22.07.1944.
Guarrini (Guarini) Elsio (nome di battaglia “Elsio”) di Carlo, nato a Imperia il 15.08.1925, anni 18, Partigiano, Vice com.te Battaglione (II Div. “F. Cascione” IV Brig.) dal 24.09.1943 al 22.07.1944 n° dichiaraz. Integrativa 6160. A seguito di una delazione, mentre dorme in un fienile con il compagno Gazzano Nino è sorpreso da una squadra di fascisti comandata dal Ferraris. Fucilato a Moltedo nella piazza Santa Caterina il 22.07.1944. Decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione:
“Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di “Viva l'Italia”. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944
[...]
Durante il rastrellamento avvenuto a Moltedo (frazione di Imperia) il 22 luglio 1944 i militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della GNR Compagnia Ordine Pubblico Imperia (Comandata dal capitano Giovanni Daniele Ferraris) fucilano sulla piazza di Moltedo i partigiani Gazzano Nino e Guarrini Elsio. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto “perché noi non siamo traditori” e morivano gridando “Viva i partigiani”.
Nello stesso rastrellamento viene catturato anche il partigiano Gazzano Francesco, condotto nella caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, interrogato e torturato verrà fucilato il 23 luglio 1944 in via Artallo nei pressi del Cimitero di Imperia Porto Maurizio [...]
Roberto Moriani, Episodio di Moltedo - Artallo, Imperia, 22-23.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia

Elsio Elsio Guarrini. Nato ad Imperia il 15 agosto 1925. Partigiano dal 24 settembre 1943.Vice comandante di Battaglione al momento della morte. A seguito di una delazione venne sorpreso nel sonno in un fienile; con lui venne catturato anche il compagno Nino Stella Gazzano. Furono entrambi fucilati nella piazza della vicina Moltedo, Frazione di Imperia, dai militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della G.N.R. (Compagnia Ordine Pubblico Imperia), comandata dal famigerato capitano Giovanni Daniele Ferraris. Chiesero ed ottennero la fucilazione nel petto perché noi non siamo traditori e morirono gridando Viva i partigiani. Nello stesso rastrellamento venne catturato anche il partigiano Francesco Bruna Gazzano, il quale fu condotto nella caserma Ettore Muti di Imperia Porto Maurizio, dove fu interrogato e torturato, prima di essere fucilato il 23 luglio 1944 in Via Artallo nei pressi del cimitero di Porto Maurizio. Elsio Guarrini venne decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare alla Memoria con la seguente motivazione: Giovane e fervente patriota, durante una pericolosa missione assieme ad un compagno di fede, si impegna in aspro combattimento contro preponderanti forze nemiche, finché, rimasto privo di munizioni, veniva sopraffatto e catturato. Sottoposto a barbare sevizie nulla svelava sul movimento partigiano. Condannato a morte, affrontava il plotone di esecuzione con eroica fermezza cadendo al grido di Viva l'Italia. Moltedo (Imperia), 22 luglio 1944 - Redazione, Arrivano i Partigiani, inserto "2. Le formazioni di montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella provincia di Savona", I RESISTENTI, ANPI Savona, 2011

mercoledì 17 marzo 2021

Cenni sulle Brigate Nere, sulla GNR, sulle spie e sui saloini in genere, operanti in provincia di Imperia

Imperia, Oneglia: uno scorcio dell'ex pastificio Agnesi
 
Se il nuovo Stato fascista repubblicano non nacque prima del 27 settembre, si può dire che la Milizia, braccio armato del fascismo del Ventennio, non morì neppure durante i “45 giorni” di Badoglio. Molti suoi appartenenti, infatti, si erano limitati in quelle settimane a smettere la camicia nera per indossare la divisa grigioverde dell’Esercito con la compiacente copertura dei comandi militari. Già il 9 settembre essi poterono proporre ai tedeschi la loro collaborazione. Il 27, rispondendo al bando di presentazione alle caserme per i militari, la MVSN si ricostituì anche de iure. Il Comandante della II Zona Legionaria, Ferraudi, poté così nuovamente organizzare ed inquadrare la Milizia in tutte le quattro province liguri, con la piena collaborazione tanto degli ex militi passati nell’esercito quanto di coloro che erano stati momentaneamente congedati da Badoglio. Questi reparti eserciteranno funzioni di ordine pubblico e vigilanza sui servizi civili, ma saranno altresì addetti, come in precedenza, all’artiglieria contraerea. Contemporaneamente si completava l’insediamento in ogni città ligure degli organismi amministrativi tedeschi destinati a sovrintendere lo sfruttamento delle risorse locali, dalla Militaerverwaltung alla Todt <34.
Gli inizi del mese di ottobre videro una febbrile attività delle neonate autorità repubblicane, in particolare sul versante del reclutamento di uomini per le Forze Armate della RSI. Grande risalto fu dato dalla stampa all’adunata tenuta dal Maresciallo Graziani il 2 ottobre al Teatro Adriano in Roma per perorare la rinascita di un esercito nazionale <35. Aerei tedeschi sorvolarono ancora una volta le coste liguri spargendo volantini che invitavano gli italiani a lavare l’onta del tradimento del Re e di Badoglio arruolandosi “per l’onore della Patria” <36. Largamente pubblicizzati erano anche gli arruolamenti nella Decima Mas del comandante Borghese, nella costituenda Marina fascista, nelle stesse Forze Armate germaniche <37. I successivi bandi richiamarono man mano alle armi tutti coloro che vi si erano trovati fino a poco tempo prima, e quello con scadenza 15 novembre chiamò all’arruolamento l’ultima aliquota della classe ’24 e l’intera classe ’25 <38. Altri bandi invitavano gli operai a mettersi a disposizione delle aziende che lavoravano per l’Organizzazione Todt <39.
[NOTE]
34. G. Gimelli, op. cit., vol. I, pp.60 - 61.
35 Ibidem, vol. I, p. 92.
36 Ibidem, vol. I, pp. 92 – 93.
37 Ibidem, vol. I, p. 93.
38 Ibidem, vol. I, p. 93.
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999-2000
 
I Tribunali militari territoriali, istituiti con decreto 10 novembre 1943, n. 291 e poi denominati “Tribunali militari regionali di guerra” (in seguito al decreto legislativo 30 dicembre 1943, n. 888), svolsero la loro azione nei territori della RSI <361. La competenza sul territorio fu inizialmente affidata a sette tribunali militari. Tali corti, alle dipendenze del Ministero della difesa nazionale (rinominato in seguito Ministero delle forze armate <362), aumentarono di numero in meno di un mese, raggiungendo le undici unità <363.
In seguito alla loro creazione da un lato aumentò il numero dei tribunali militari, dall’altro fu ridotta la competenza territoriale di quelli esistenti. Il decreto ministeriale del 29 novembre1943, n. 33, pose in essere i tribunali militari di Padova, Perugia, Chieti, Roma e una Sezione autonoma del tribunale di Torino con sede a San Remo. La principale conseguenza di questo decreto fu un sostanziale ridimensionamento dei tribunali di Trieste e di Torino che persero parte della propria giurisdizione territoriale. Trieste cedette la competenza sul Veneto al tribunale di Padova, restando titolare della sola Venezia Giulia, mentre Torino fu privato della Liguria, assegnata al tribunale di San Remo. Al tribunale di Torino restò così la giurisdizione solo sul Piemonte e sulla provincia di Piacenza.
[NOTE]
361 Scheda descrittiva Tribunale militare regionale della Repubblica Sociale Italiana in www.lombardiabeniculturali.it
362 Decreto del duce 6 gennaio 1944, n. 21, Nuova denominazione del Ministero della Difesa Nazionale, Gazzetta Ufficiale 18 febbraio 1944, n. 40.
363 Scheda descrittiva Tribunale militare regionale della Repubblica Sociale Italiana in www.lombardiabeniculturali.it

Samuele Tieghi, Le Corti Marziali di Salò. Il Tribunale Regionale di Guerra di Milano (1943-1945), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2012-2013

Imperia
Elementi dell'U.P.I. della 33^ Legione hanno proceduto al fermo di otto elementi nazionali antifascisti...
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 9 gennaio 1944, p. 3. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti   
 
Imperia
Il 7 corrente in Cosio d'Arroscia elementi ribelli hanno asportato quattro fusti di carburante dall'abitazione di tale Gastaldi.
Il 7 corrente in Cosio d'Arroscia i carabinieri intervenuti per far cessare una festa da ballo che si svolgeva in un'abitazione privata sono stati respinti e minacciati da elementi partigiani che partecipavano alla festicciuola. Militari germanici accorsi in aiuto dei carabinieri hanno ucciso un borghese e ne hanno feriti due. Poi, hanno fermato il Commissario Prefettizio locale.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 gennaio 1944, pp. 9,10.  Fonte: Fondazione Luigi Micheletti   

Imperia
Il I° corrente, in Bordighera e in Sanremo, vennero rinvenuti manifestini stampati a ciclostile a firma "Comitato sindacale segreto e gruppi difesa della donna per l'assistenza ai combattenti della libertà", invitanti le masse lavoratrici allo sciopero.
Il I° corrente, nell'abitato di Vallecrosia, furono rinvenuti affissi ai muri manifestini incitanti gli operai allo sciopero.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 10 marzo 1944, p. 6. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti
 
Questi ritocchi territoriali continuarono in pratica per tutta la durata della RSI a testimoniare la necessità di coprire al meglio sia i territori più minacciati dall’avanzata degli Alleati sia quelli che, ancora stabilmente nelle mani della Wehrmacht, richiedevano un controllo sempre più capillare. A riprova di tutto ciò sono i numerosi provvedimenti che mostravano una geografia della giustizia militare in continua trasformazione. A pochi giorni dal decreto del 23 marzo, le autorità militari ne emanarono un secondo in data 27 marzo che apportava nuove trasformazioni nell’ambito delle competenze territoriali di alcuni tribunali <374. Presso il Comando regionale delle Marche era istituito un Tribunale militare regionale con sede a Macerata e con giurisdizione sulle province di Ancona, Ascoli Piceno, Pesaro e Macerata. Lo stesso decreto istituiva la già citata Sezione autonoma del Tribunale militare regionale di Milano, con sede a Brescia.
Trascorso appena un mese, un nuovo decreto sopprimeva la Sezione autonoma di San Remo, mentre le sue funzioni erano assorbite dal Tribunale militare regionale di Alessandria, istituito con il medesimo provvedimento presso il Comando militare regionale di Novi Ligure; il Tribunale di Alessandria esercitava la propria giurisdizione sulle province di Genova, Savona, Imperia, Alessandria, Piacenza e La Spezia. Era inoltre competente a conoscere dei reati commessi dagli appartenenti alla Marina nel territorio della Liguria, del Piemonte e della Lombardia. Al contempo il Tribunale di Torino esercitava la propria giurisdizione sulle province di Torino, Cuneo, Asti, Novara, Vercelli e Aosta <375.
Al decreto era allegata una Tabella dei limiti di giurisdizione dei tribunali militari regionali e delle sezioni, che fissava a undici il numero dei tribunali regionali (Roma, Milano, Firenze, Bologna, Padova, Trieste, Perugia, Torino, Alessandria, L’Aquila e Macerata) e a due il numero di Sezioni autonome (Lucca e Brescia) <376.
[NOTE]
374 La competenza del Tribunale militare di Milano sulla provincia di Brescia passerà al Tribunale di quest’ultima città tre giorni dopo, con il decreto interministeriale 27 marzo 1944, n. 331, Istituzione del Tribunale Militare con sede a Macerata ed una sezione Autonoma del Tribunale Militare di Milano con sede a Brescia, Gazzetta Ufficiale 26 giugno 1944, n. 148.
375 Decreto interministeriale 30 aprile 1944, n. 599, Modifiche alla giurisdizione dei Tribunali militari regionali e relative Sezioni autonome, Gazzetta Ufficiale 29 settembre 1944, n. 228.
376 Ibidem, Tabella dei limiti di giurisdizione dei tribunali militari regionali e delle sezioni.

Samuele Tieghi, Op. cit.
 
La Brigata Nera di Imperia (che s’intitola al nome di un prete, don Antonio Padoan *, classe 1912, parroco di Castel Vittorio, un paesino della zona, fervente fascista di Salò, seguace di don Calcagno, direttore di Crociata Italica, e giustiziato dai partigiani nella notte fra il 7 e l’8  maggio 1944) è comandata da Mario Messina coadiuvato dal ten. col. Edoardo Balbis, capo di S.M., ed ha due battaglioni, con distaccamenti ad Alassio (ten. Ferdinando Rey), Sanremo (ten. Renato Morotti) e Ventimiglia (ten. Elio Piccioni). È una zona fitta di tedeschi, di soldati della RSI, di partigiani e di spie a favore degli inglesi, dei francesi e degli americani (specialmente a Sanremo) che s’incrociano e confondono la loro attività con i fascisti dell’Ufficio politico investigativo. La mattina del 4 ottobre 1944 i partigiani eliminano in via Ca’ Rossa (località Giaiette) il maggiore Enrico Papone, segretario politico del fascio di Diano Marina, e il maresciallo Jarranca dell’UPI nei pressi della vecchia fornace di Diano Calderina. Quello stesso pomeriggio i militi della B.N. prelevano dalle carceri di Oneglia Natale Rainisio, Giovanni Bonsignorio e Giuseppe Marro e li fucilano.
È una rappresaglia contro un’azione di veri partigiani, ma ci sono anche formazioni false di ribelli composte in maggioranza da ufficiali e sottufficiali fascisti che portano al collo fazzoletti rossi e la scritta CION, i quali entrano nelle botteghe e nelle trattorie, asportano merce e mangiano e bevono senza pagare. Quell’attività è cominciata da luglio, quando nella zona di Bardineto (Savona) tredici brigatisti, comandati da uno che si fa chiamare Tigre e travestiti da ribelli, sorprendono ed uccidono staffette e partigiani isolati. Ma durano poco: alla fine del mese vengono bloccati e passati tutti per le armi. I falsi partigiani sono adesso nella zona di Pieve di Teco, è la metà settembre del 1944 - ne uccidono parecchi di quelli veri (Ugo Calderoni, 21 anni, di Genova, e Franco Luigino Bellina, 20 anni, di Udine, a pugnalate [n.d.r.: secondo Giorgio Caudano, vedere infra, erano caduti in un'imboscata fascista della controbanda del capitano Ferraris nei pressi di Pieve di Teco il 23 settembre 1944, e furono fucilati in pari data]; Antonino Alessi, di Messina, e Pasquale Ticella, 24 anni di Ragusa, impiccati; Giacomo Carinci, di Albenga, e Nino Berio, 20 anni, di Imperia, fucilati) e ci vorrà del tempo prima che siano neutralizzati.
È entrata in campo anche una donna, Maria Zucco, di Fortunato, detta "la francese" o "la donna velata", ex-militante del "Fronte Popolare Francese", un’associazione che si collega ai principi della "rivoluzione nazionale" propugnata dal maresciallo Pétain. La Zucco si presenta nell'Imperiese, partecipa ad azioni di guerriglia urbana con i "ribelli" e poi, quando ritiene di conoscere bene la struttura dei "banditi" della zona, passa al servizio dei tedeschi e delle Brigate Nere. Le vittime saranno molte decine, e forse anche un centinaio. La donna, che indossa abiti maschili e si copre il volto con velo e occhiali, guida con la rivoltella in pugno le azioni di cattura o rastrellamento, e sembra gioire di fronte alle torture inflitte ai prigionieri. La promuovono capitano delle ausiliarie e riesce a distruggere tutta l'organizzazione cospirativa di Oneglia e di buona parte della provincia. L’8 aprile 1945 si mette alla testa di 300 rastrellatori e giunge a Carpasio, un paese dell’entroterra: qui fa saccheggiare o bruciare diverse case e fucilare i civili Silvio Bonfiglioli, Mario Cotta e Vincenzo Invernizzi. Altri dieci paesani presi come ostaggi vengono poi battuti prima di essere rilasciati. Una scia di sangue accompagna le sue azioni, e tuttavia riuscirà poi a salvare la vita [...]
* Antonio Padoan, figlio di un colonnello e di sentimenti liberali, prima del 25 luglio 1943 era parroco di Creppo, un paesino di montagna in Valle Argentina. Poi venne trasferito alla parrocchia di Castel Vittorio, nell’entroterra di Bordighera-Sanremo. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla RSI, aiutò a compilare le liste dei renitenti, sostituì il parrocco di Pigna che si era rifiutato di celebrare la Messa per tre giovani di Baiardo portati in chiesa prima di essere fucilati al cimitero da un plotone fascista. I partigiani della V Brigata lo affrontarono in parrocchia una sera della primavera 1944 invitandolo ad abbandonare il paese. Don Padoan estrasse la pistola e sparò; venne eliminato dopo una violenta colluttazione. I funerali si svolsero a Ventimiglia presenti tedeschi ed i militi di Imperia, che intitolarono al suo nome la B.N. [...] Intorno alla RSI turbinarono circa trecento preti di non alta levatura, e qualcuno per la sua irruenza diventò famoso come padre Eusebio. Citiamo fra' Ginepro da Pompeiana [...] e quel don Antonio Maria Padoan, parroco di Castel Vittorio (Imperia) che, ucciso dai partigiani l’8 maggio 1944, diede l'occasione agli squadristi locali di intitolare al suo nome una Brigata Nera. Cristo e moschetto.
Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli, 1983
 
In effetti Renato Morotti, fucilato, comunque, a Sanremo, davanti al Cimitero della Foce, dai partigiani all'indomani del 25 aprile 1945, non risulta da nessuna altra fonte avere rivestito la carica di tenente.
Adriano Maini

Imperia: l'ormai dismessa linea ferroviaria tra Porto Maurizio ed Oneglia. Foto del 2016

[...] Domenica 16 luglio 1944
[...] A proposito della XXXII Brigata Nera “Antonio Padoan”, comandante Mario Massina, la GNR provinciale segnala oggi che:
“Il provvedimento della militarizzazione del partito ha provocato svariati commenti. E’ impressione generale che le squadre d’azione non saranno in grado di funzionare sia per la deficienza delle armi, sia per la mancanza di capi, sia, infine, perché in provincia di Imperia il partito non ha largo seguito. Ha destato ilarità il fatto che il commissario federale prenderà nome di “Comandante di Brigata”, quando ai suoi ordini, in provincia di Imperia, avrà sì e no una cinquantina di elementi”. [...] 

[...]

[...]
Giancarlo Magnoni, il tramonto di un regno. 9° Periodo: dall’8 giugno al 19 luglio 1944... Settima parte (dal 14 al 19 luglio 1944), il Postalista
 
Durante il rastrellamento avvenuto a Moltedo (frazione di Imperia) il 22 luglio 1944 i militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della GNR Compagnia Ordine Pubblico Imperia (Comandata dal capitano Giovanni Daniele Ferraris) fucilano sulla piazza di Moltedo i partigiani Gazzano Nino e Guarrini Elsio. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto “perché noi non siamo traditori” e morivano gridando “Viva i partigiani”.
Nello stesso rastrellamento viene catturato anche il partigiano Gazzano Francesco, condotto nella caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, interrogato e torturato verrà fucilato il 23 luglio 1944 in via Artallo nei pressi del Cimitero di Imperia Porto Maurizio [...]
Roberto Moriani, Episodio di Moltedo - Artallo, Imperia, 22-23.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia 
 
Operava in provincia di Imperia una formazione fascista della G.N.R. di Ordine Pubblico (O.P.), con 152 militi, al comando del capitano Giovanni Ferraris: essi diedero una spietata caccia ai renitenti alla leva, ai partigiani e ai civili che davano loro protezione. Per la loro ferocia questa formazione venne denominata con disprezzo dai partigiani imperiesi la "Banda Ferraris".
Finita la guerra il capitano Giovanni Ferraris e diversi suoi militi - il 22 dicembre del 1947 - vennero condannati a morte dal Tribunale di Cuneo come criminali di guerra. In seguito furono tutti amnistiati. Dalle testimonianze al processo si venne a sapere che 137 partigiani e civili delle province di Imperia, Savona e Cuneo, presi prigionieri, vennero fucilati o impiccati dopo atroci sevizie e altrettanti partigiani furono uccisi in battaglia durante i rastrellamenti.
Fulvio Sasso, ... E il sangue dei vincitori. Rappresaglie e stragi nazifasciste in Italia (1943-'45), L. Editrice, 2010

[...] in Liguria, dove il movimento partigiano era stato messo in forte difficoltà dalle operazioni tedesche della primavera finalizzate a mantenere libero il territorio in vista di eventuali sbarchi alleati, vide nascere in giugno il primo comando militare regionale. Anche qui il periodo estivo vide la liberazione di diverse porzioni del territorio, come le vallate e diversi centri dell’imperiese da parte dei partigiani della Prima Zona. Queste aree subirono poi pesanti rastrellamenti tedeschi, coadiuvati da reparti italiani della RSI addestrati in Germania, come le divisioni Monterosa e San Marco che, a partire dal 15 agosto 1944, costituiranno, insieme alle altre divisioni repubblichine Littorio e Italia e a reparti tedeschi, l’Armata Liguria al comando del maresciallo Graziani.[…]  
Gabriele RonchettiLe montagne dei Partigiani (150 luoghi della Resistenza in Italia), Viaggi nella Storia, Mattioli 1885, 2011
 
Imperia - Il 30 settembre u.s. nei pressi di Vallecrosia due banditi armati aggredivano di sorpresa e disarmavano il milite della G.N.R. Bartolomeo OTTONELLO.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 13 ottobre 1944, p. 24. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti   
 
[...] banda Ferraris, il famigerato capitano Ferraris, ma allora ancora tenente. Un nome, quello di Ferraris, temuto: dotato di coraggio e di capacità militari, anima di tanti rastrellamenti, l'ideatore della Controbanda, l'uccisore di Nino Berio (Tracalà) a Chiusavecchia. Egli si era guadagnato la fiducia delle S.S. Tedesche, tanto da essere da loro decorato con la croce di ferro di II^ classe, per la spietatezza delle sue azioni. 
Attilio Mela, Aspettando aprile, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1998  
 
Comando III° BTG. ARTU'
Al Comando IV° Brigata
Prot.....                          20/11/1944
Oggetto: preparazione di spionaggio nemico
Nel colloquio avuto il giorno 19/11/1944 con Renato Primo del Comitato di Genova siamo stati informati che la X flottiglia M.A.S. sta preparando un servizio di spionaggio infiltrandosi tra i Distaccamenti e servendosi a quanto pare pure di radio trasmittenti. Sono quindi da diffidare detti marinai: qualcuno si trova pure a Imperia e a S. Remo.
Il  Commissario                                                                            Il Comandante (Artù)
documento IsrecIm in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977    
  
24 ottobre [1944]
La X [Mas] che sta all'Astoria [albergo di Sanremo] sta partendo, perché hanno trovato da sistemarsi in un albergo di Imperia, ma essendo questo privo di mobilio, si sono fatti consegnare dal signor K., proprietario dell'Astoria, 100 camere complete con la rispettiva biancheria, più alcune poltrone, sedie e tavolini per salotto. Dove vanno lasciano la traccia.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006   
 
30 novembre 1944 - XXIII. Ore 20,30. Una telefonata del I° Capitano Medico Panizzi Francesco (Villa Igea) m'informa che il fascista Migliori Dino chiede l'intervento di una nostra pattuglia perché dei bersaglieri vogliono irrompere nel portone di casa sua, a nome della polizia.
M'avvio con sei uomini sul luogo (Via E. Muti, n...) e constato che una pattuglia di bersaglieri con un agente dell'S.S. perquisiscono la casa di Antellini Oddo, dove si presume siano delle armi.
Vedo anche alcuni agenti della P.S. chiamati sul luogo come me.
Chiarito l'equivoco e constatato il fatto, rientro alle 21 e 10.
Il V. Comandante, Aldo Ravina
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo

L’ausiliaria veniva quindi rappresentata in modo mitizzato e andava ad incarnare un idealtipo femminile, delineato con i caratteri di una donna giovane, dalla moralità ineccepibile e dai sentimenti altamente patriottici, che fosse soprattutto di esempio e di monito ai renitenti e agli imboscati, pronta a sacrificarsi per il riscatto dell’onore della Patria tradita, senza però perdere i tratti distintivi della femminilità.
Le volontarie stesse percepirono la loro funzione di essere di esempio “ai vili e ai venduti”, come scrivono un gruppo di ausiliarie di Imperia in una lettera a Mussolini il 5 dicembre 1944, nel giorno del loro giuramento:
"Duce, un gruppo di volontarie ausiliarie della Provincia di Imperia, nel giorno del suo giuramento, osa inviarti l’espressione sincera del suo affetto, della sua ammirazione e della sua ferma decisione di essere pronte a tutto osare, a tutto affrontare, fosse pure la sorte, per la Patria nostra e per il nostro grande condottiero.
In te, per te, amiamo l’Italia sopra tutto e contro tutti, serenamente e duramente, ogni alba di questa dolce riviera ci ritrova sul lavoro, con umiltà di cuore, ed in silenzio, prestiamo la nostra opera, in questa avanzata base, con un fermo proponimento: contribuire al raggiungimento della meta da te prefissa, essere di esempio ai vili e ai venduti.
[...] La fede, nei destini della Patria e in te, è in noi incrollabile.
Duce, comanda! Siamo pronte ad obbedire, a morire per Te, tu sei la nostra guida la nostra luce.
F.to le volontarie del corso provinciale di Imperia
" <135
135 La lettera è allegata agli atti del processo contro Maria Delfina R., celebrato presso la Cas di Imperia, in Asge, Corte d’assise straordinaria di Imperia (d’ora in poi Cas Imperia), b.40, fasc. 187 del Registro generale, f. 3
Francesca Gori, Ausiliarie, spie, amanti. Donne tra guerra totale, guerra civile e giustizia di transizione in Italia. 1943-1953, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012/2013

Alassio (SV)

7 marzo 1945 - Dalla G.N.R. comando provinciale, ufficio servizi, prot. n° 3124/B.5P, al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Si indicava al maresciallo Ferrero di chiedere alla signora Ernesta Ordano informazioni sui "ribelli" della zona di Stellanello, numero, movimenti, nominativi delle famiglie che li informavano, dato che la signora voleva la cattura della figlia che faceva parte dei "ribelli" in quella zona.
7 marzo 1945 - Da Ernesta Ordano al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Riferiva che la figlia, partigiana "Paola", era armata di pistola e moschetto, che il numero di "ribelli" a Stellanello era imprecisato, perché "tutta Stellanello ne è infestata", e forniva un elenco, con annotazioni sui singoli, di cittadini di Villarelli [Frazione di Stellanello (SV)], sottolineando che erano "tutti a favore dei fuorilegge" (nel fascicolo anche 2 lettere del marito a questa Ordano per tranquilizzarla [sic!] sulle buone intenzioni della polizia investigativa"). 
23 marzo 1945 - Da un informatore dei partigiani... - Riferiva la dislocazione dei comandi nemici nella zona di Imperia: presso Villa Ramaldi il comando tedesco, in Via Caramagna un comando di battaglione "con la mitragliera sul tetto dello stabile", in Via Siffredi il comando del distaccamento della marina tedesca, in Corso Roosevelt presso Villa Bianca un "Comando economico tedesco" e a pochi metri da Villa Bianca la Feldgendarmerie, nella Villa Stoppani l'Orstkomandantur, nella Villa Tilde il comando delle SS tedesche, presso Villa Vedetta un altro comando tedesco, sulla Via Aurelia il comando della marina tedesca, a Capo Berta un ulteriore comando tedesco; e, per quanto riguardava le forze repubblichine, in Piazza Roma la Brigata Nera, in Corso Roosevelt il comando della G.N.R., nei pressi di Villa Tilde il comando delle SS italiane, in Viale delle Rimembranze il comando della X^ Mas.
28 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava... che il 27 marzo alcuni militi della Brigate Nere, travestiti da garibaldini, si erano aggirati tra Ortovero e Pogli ed avevano fucilato 2 civili...
31 marzo 1945 - Dalla GNR I^ Divisione antiparacadustisti e antiaerea "Etna", prot. n° 692, anno XXIII, al Distaccamento GNR di San Remo - Comunicava che era impossibile fornire notizie del milite Adriano Cavalleri, già denunciato per diserzione, in quanto dal primo febbraio 1945 si era allontanato arbitrariamente dall'VIII° Battaglione GNR in cui era in forza.
31 marzo 1945 - Dalla GNR I^ Divisione antiparacadustisti e antiaerea "Etna", prot. n° 692, anno XXIII, al Distaccamento GNR di San Remo - Comunicava che era impossibile fornire notizie del milite Adriano Cavalleri, già denunciato per diserzione, in quanto dal primo febbraio 1945 si era allontanato arbitrariamente dall'VIII° Battaglione GNR in cui era in forza. 
19 aprile 1945 - Da alcuni fascisti al C. Federale di Imperia - Undici elementi, 3 capitani, 1 tenente, 4 squadristi, 2 ragionieri, 1 dottore, tra cui figurano Pietro Gerli, Arcangelo Vitiello, analizzavano la situazione sostenendo che "constatano che l'opera sinora condotta dal Fascio e dalle Brigate Nere della provincia è approdata ad un risultato opposto a quella che era l'aspirazione del Duce e dei fascisti onesti e retti che ne seguono con dedizione la dottrina". Venivano elencate alcune cause: "la popolazione, che fa di ogni erba un fascio, considera alla stessa stregua dei disonesti, ladri, violenti, immorali chiunque sia fascista o squadrista". Tra le motivazioni di quel malcontento c'era il cattivo funzionamento del centro sfollati di Alassio (SV). Gli scriventi lamentavano il fatto, poi, che non erano stati presi provvedimenti a carico del segretario politico  [fascista] di Diano Marina (IM), che da diversi mesi non giustificava quanto spendeva di benzina. Si aggiungeva "la Brigata Nera non funziona né organicamente né disciplinarmente, né moralmente... Squadristi commettono azioni arbitrarie di perquisizioni in case private... occorre assolutamente proibirlo... è urgente fornire le bande nere di armi e munizioni. Ogni fascista dovrebbe impostare la sua linea di condotta sulla base dei postulati mazziniani: Dio, patria e famiglia".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Un altro personaggio di cui si hanno flebili tracce è Giorgio Pini (omonimo ma non parente del sottosegretario agli interni della RSI). Secondo un rapporto della polizia del 1947: “Il Pini è stato iscritto al P.n.f. dal 1919, squadrista, sciarpa littorio, marcia su Roma, ed è stato arrestato nell’aprile del 1945 e denunciato per collaborazionismo col tedesco invasore per avere posteriormente all’8 settembre 1943 in provincia di Imperia e Genova aver appartenuto alla GNR e successivamente alla SS Tedesca e tradito la fedeltà e la difesa dello Stato, ponendosi al servizio delle SS tedesche cui consegnò le armi del distaccamento del 6° alpini facendo da guida alle stesse SS nel rastrellamento delle armi e delle dotazioni del 6° alpini cui apparteneva, nascoste nei casolari. Lo stesso denunciava e faceva arrestare ebrei che poi faceva evadere e quindi riarrestare da parte delle SS tedesche da cui dipendeva in qualità di maresciallo autista ritraendo da tale attività illecito profitto.” <349
349 Archivio di Stato di Roma, sezione distaccata di Galla Placidia, Regina Coeli, b.8, fasc. “Pini Giorgio”, rapporto della prefettura di Milano del 12 febbraio 1947.
Amedeo Osti Guerrazzi, Tedeschi, Italiani ed Ebrei. Le polizie nazi-fasciste in Italia. 1943-1945, Pensare e insegnare la Shoah, attività e materiali, Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
Percorsi della memoria
 
Sanremo
Nella località della riviera di Ponente le “Forze armate germaniche” non solo occuparono uno stabile “di pertinenza dell’ebreo Veneziani Alberto fu Gabriele”, ma opposero anche “un netto rifiuto alla domanda di poter stendere il verbale relativo ai mobili ed oggetti contenuti nello stabile” <39 .
Un’opposizione che si commenta da sé.
[...]
L’indagine nell’archivio storico della Banca d’Italia
6.3. Esercizio del credito da parte di cittadini considerati ebrei
- Asbi, Vigilanza sulle aziende di credito, pratt., n. 3977, fasc 1. Esercizio del credito da parte di cittadini
considerati ebrei nella provincia di Imperia. Risposta negativa della filiale. 1938
[...]
Banca di Roma
Imperia
Una copia della denuncia delle attività appartenenti a nominativi di razza ebraica presentata dalla Filiale di Imperia al capo della Provincia in data 8 febbraio 1944. Nell’elenco figura un unica posizione relativa a: Jerusalmi Giuseppe Bohor di Nissim titolare di un importo di L. 45.645.
[NOTA]
39 ASMAE, RSI, DGAAGG, b. 164, pos. S-IV-1s (Ebrei), f. 1/6 (Sequestro beni ebraici da parte delle autorità tedesche in Italia), “Beni ebraici, Veneziani Alberto fu Gabriele, Sanremo”, P.C. 316, 27 febbraio 1945-XXIII, firmato “Il Ministro”.

Redazione, Commissione per la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2001
 
Se i rapporti con i tedeschi sono critici, quelli interni alla Repubblica sociale sono difficili. Alle gravi carenze di organico e di equipaggiamento della Guardia Nazionale Repubblicana si aggiungono i contrasti tra i diversi organi e apparati dello Stato [...] Non mancano le annotazioni di “costume”, come quella relativa al capo della provincia di Imperia che ha moglie e cinque figlie ma “trascura l'ufficio e i contatti col pubblico a causa di una donna… sarebbe bene sostituirlo” <643.
643 Vedi Silvio Bertoldi, Salò, cit. p. 337. Come scrive l'Autore, “tutte le informazioni e le citazioni di questo capitolo sono tratte da documenti dell'Archivio Pini”.
Antonio Gioia, Guerra, Fascismo, Resistenza. Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Salerno, Anno Accademico 2010-2011 
 
 

Una cartina stilata dai partigiani di Sanremo, comprensiva della zona Piazza Colombo, Via Manzoni, Corso Garibaldi. Fonte: Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, Forni, Bologna, 1970
 
XXXII BRIGATA NERA "ANTONIO PADOAN"
Squadristi:
Imperia - Posta da campo 779
Comandante: Mario Massina, già federale di Alessandria, dal 22 luglio 1944, t 8-5-45 Alessandria.
Capo di S.M.: col. Balbis.
Ufficiale ai servizi: ten.col. Edoardo Baralis 3-5-45 Valenza (Alessandria).
Ufficiale addetto al federale: Alberto Mario Allavena.
Vice-federale: Adalberto Armelio; Francesco D’Accunto.
Servizio Sanitario: dr. Raffaele Denza.
Servizi amministrativi: Michele Chiarella e Giuseppe Tricotti; Natale Giribaldi (Imperia Ponente).
Ufficio politico: Pietro Gerii (capo); Arcangelo Vitiello (vice-capo); Natale Amoretti; Arturo Giribaldi.
Segreteria politica: Mario Moretti (capo).
Altri ufficiali
maggiore: Carlo De Maere f 26-4-45 Alassio.
capitani: Allione; Luigi Bertagni; Ignazio Borro; Attilio Calvo (detto capitan Paella) t 1945; Libero Fantini (Alassio), ex-maresciallo della Milizia; Giovanni Ferraris (Cesio, Chiusavecchia. Dolcedo. Vasia); Paolo Garan; Giannoni (5 a Cp. Ceriana), croce di ferro 2a classe, già ufficiale 41° Rgt. Ftr.; Landucci; Adolfo Manetti; Angelo Mangano, comandante Cp. O.P. Sanremo; Francesco Mangiapan f; Enrico Musso; Roberto Musso; Enrico Papone f 4-10-44 Diano Marina;
Aldo Vandone; Renzo Vannucci.
tenenti: Basso; Lo Faro, comandante presidio Cesio; Renato Moretti t 25-4-45 Sanremo; Elio Piccioni t 9-1-45 Ventimiglia; Ferdinando Rey f 4-5-45 Alassio.
sottotenente: Stefano Gerii, comandante U.P.I. di Imperia.
Ricciotti Lazzero, Op. cit.
 
Angelo Cesare Mangano aveva comandato il Distaccamento di Sanremo della Brigata Nera. Nel luglio 1944 era stato nominato segretario politico del P.F.R. di Sanremo. Il 26 maggio 1945, il Mangano, che era detenuto all'albergo "Crespi" di piazza Principe a Genova, si suicidò lanciandosi da una finestra sulla strada, dove fu straziato da un tram che sopraggiungeva.
Adriano Maini