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lunedì 26 agosto 2024

Con l'arrivo del capitano Bentley tra i partigiani imperiesi...


 
Si pubblicano qui le copie di due comunicazioni inviate a gennaio 1945 da ufficiali statunitensi all'antenna OSS di Nizza. Questi documenti furono a suo tempo rinvenuti a cura di Giuseppe Mac Fiorucci in preparazione del suo Gruppo Sbarchi Vallecrosia (IsrecIm, 2007).
Adriano Maini 
 
 
S E G R E T O
Ref : OB/I/19
13 gennaio 1945

Al Capitano: G.M.T. Jones,
Collegamento delle Forze di Informazione
NIZZA

Da: Distaccamento 20
N°1 Forze Speciali

Come richiesto, per le informazioni del 6° Gruppo d'Armata dell'Esercito [statunitense], segue un resoconto delle nostre attività fino a ora.

La prima fase del nostro lavoro, ora quasi completata, fu di stabilire un contatto con le bande partigiane nell'area, e di approntare un piccolo invio di rifornimenti per soddisfare le richieste immediate.

Nella seconda fase abbiamo inaugurato il contatto radio e per corriere coi partigiani più prossimi e abbiamo inviato rifornimenti via terra su piccola scala. Un Ufficiale di Collegamento Britannico [n.d.r.: Robert Bentley] con operatore W/T è stato infiltrato via mare con il compito di organizzare il ricevimento e il successivo trasporto via terra dei rifornimenti inviati via mare.

Ci si aspetta che questi mezzi siano i più fruttiferi, sebbene la loro messa in opera sia stata ritardata dalla necessaria preparazione e dalle avverse condizioni meteorologiche.

Terremo informato il vostro ufficio circa ogni importante progresso che otterremo nella realizzazione di questi piani o di ogni altro nuovo progetto iniziato da noi.

(firmato) Betts

S/Ldr.
20° Dist. N° 1 SF




S E G R E T O
Rif: OP/I/19
30 Gennaio 1945

Capt. G.M.T. Jones,
Distaccamento OSS,
NIZZA


In riferimento al nostro OB/I/19 del 13 gennaio scorso, facciamo seguire un
ulteriore resoconto:

Due pattuglie di corrieri e una pattuglia per rifornimenti sono state inviate via terra oltre frontiera sin dal 13 gennaio; uno dei corrieri ha preso contatto con organizzazioni partigiane più remote di quelle contattate in precedenza, e ha riportato informazioni riguardo le centrali idro-elettriche e i centri di distribuzione in VAL MAIRA e in VAL VARAITA.

È nostra intenzione organizzare una squadra anti-sabotaggio con riferimento speciale per queste strutture. Il contatto radio con la nostra missione nell'area settentrionale è eccellente.

Il nostro Ufficiale di Collegamento Britannico nella Liguria Occidentale è stato disturbato dalla pressione Tedesca sulla Divisione a cui è stato inviato.

Il contatto radio è stato interrotto a causa dei suoi spostamenti, comunque un certo ammontare di informazioni tattiche ci è stato trasmesso da lui e successivamente passato a voi.

Il clima ha impedito l'arrivo clandestino a lui di rifornimenti in questo mese, ma in quello di febbraio è previsto un certo numero di operazioni al riguardo.

Firmato: M.P. Lam Capitano

per S/Ldr,
Distaccamento OC 20
N° 1 Forze Speciali
 
 
Negi, Frazione di Perinaldo (IM): uno scorcio

Bentley nella sua lunga intervista rilasciata a Mario Mascia per L’epopea dell’esercito scalzo (A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura di IsrecIm) parlò anche della preparazione della sua missione tra i partigiani: nel fare questo si riferì, inoltre, alla Missione Kahnemann; aggiunse che per la sua aveva preso preventivo contatto con il comandante Stefano Leo Carabalona, il quale a metà dicembre 1944 era già in Costa Azzurra; dettagliò, poi, il suo arrivo via mare del 6 gennaio 1945 a Vallecrosia, dove era atteso da uomini del Gruppo Sbarchi (S.A.P.) di questa città: di questi fa solo i nomi, anche perché erano stati di ausilio nella fase preparatoria, di Nino, Mimmo, Tonino, aggiungendo, di quest'ultimo, che lo aspettò a Negi, Frazione di Perinaldo, dove dovevano poi arrivare, per scortarlo sino al Comando Operativo della I^ Zona Liguria, i garibaldini del battaglione di Gino Napolitano Gino. In effetti, in base alle disposizioni operative del comandante Holdsworth del 6 dicembre 1944, Bentley aveva già tentato con il radiotelegrafista caporale Millington di passare le linee ed entrare in Liguria attraverso i passi alpini: recavano con loro 500.000 lire per il compimento della missione e per aiutare i patrioti. Il maltempo e l’accresciuta sorveglianza tedesca avevano impedito il successo di questa manovra. Riprovando via mare, in una missione rinominata “Chimpanzee”, veniva accompagnato invece dal radiotelegrafista caporale MacDougall.
Adriano Maini

venerdì 17 maggio 2024

Il capitano Bentley, appena finita la guerra, raccontava...

La parte bassa della zona orientale di Negi, Frazione di Perinaldo (IM)

Può dirmi qualcosa capitano della sua missione di collegamento con il comando operativo della I^ zona militare della Liguria?
Il capitano dei paracadustisti inglesi Robert (Bob) Bentley, che ho conosciuto in montagna e che ora è qui tra noi quale ufficiale dell'A.M.G., scuote la bruna testa e mi sorride, agitando l'indice...
"mi chiede indiscrezioni che io non posso permettermi..."
... soltanto il racconto di qualche sua avventura tra le nostre montagne...
[n.d.r.: Bentley, che, in effetti, faceva parte del SOE britannico, parla a questo punto nell'intervista rilasciata della preparazione della sua missione tra i partigiani: nel fare questo si riferisce anche alla Missione Kahnemann; aggiunge che aveva preso preventivo contatto con Stefano Leo Carabalona, che era arrivato l'11 dicembre 1944 in barca a remi con altri patrioti tra le fila alleate in Costa Azzurra; dettaglia, poi, il suo sbarco clandestino del 6 gennaio 1945 a Vallecrosia (IM), dove era atteso da uomini del locale Gruppo Sbarchi: di questi fa solo i nomi, anche perché erano stati di ausilio nella fase preparatoria, di Nino, Mimmo, Tonino, aggiungendo, di quest'ultimo, che lo aspettò a Negi, Frazione di Perinaldo (IM), dove ormai stavano arrivando, come si vedrà più avanti, gli uomini di Gino Napolitano, in quel momento commissario del I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", pochi giorni dopo vicecomandante della V^ Brigata. In effetti, in base alle disposizioni operative del comandante Holdsworth del 6 dicembre 1944, Bentley aveva già tentato con il radiotelegrafista caporale Millington di passare le linee ed entrare in Liguria attraverso i passi alpini: recavano con loro 500.000 lire per il compimento della missione e per aiutare i patrioti. Il maltempo e l’accresciuta sorveglianza tedesca avevano impedito il successo di questo approccio. Riprovando via mare, in una missione rinominata “Chimpanzee”, veniva accompagnato questa volta dal radiotelegrafista caporale MacDougall]
... Giungemmo a Negi [Frazione di Perinaldo (IM)] dove incontrammo un gruppo di partigiani di Gino  che ci attendeva per scortarci. Ripartimmo per Baiardo. Alla prima svolta, in distanza scorgemmo due figure solitarie venire verso di noi: un uomo altissimo ed un altro che sembrava molto piccolo accanto al primo. I due sopravvenuti si posero in posizione di difesa nello scorgerci, poi riconobbero gli uomini che ci accompagnavano e ci vennero incontro. Erano Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] e Gino, che andavano, senza scorta, a minare la strada. Ci presentammo e subito ci affiatammo...
Che impressione le fecero?
Curto quello di capo nato: calmo, freddo, anzi, intelligente e coraggioso, dotato, nella sua impassibilità, di una sua sensibilità concentrata e di un non comune spirito di intuizione. Gino, un ragazzo espansivo, esuberante di vita, ma capace di tutti gli ardimenti e di tutte le temerità.
Spiegai al Curto l'incarico ricevuto e ci comprendemmo immediatamente. Insieme salimmo ai Vignai [Frazione di Baiardo (IM)] e quindi passai con il battaglione di Gori [Domenico Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata]...
[Alle 17.30 completammo l'operazione e raggiungemmo Vignai <Frazione di Baiardo (IM)>. Lì incontrai il sergente Henry Harris dell'USAAF che era stato con il maggiore Campbell... Più tardi scoprii che il sergente Harris era stato chiamato da Curto per controllarci ed essere sicuro che fossimo inglesi e non delle spie...
Robert Bentley in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia < Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM)>, 2007]
... eravamo presso il Monte Faudo io, Curto, Sumi [Lorenzo Musso, commissario al comando operativo della I^ Zona Liguria] ed altri ragazzi. Si andava verso Imperia...
Dopo il rastrellamento tedesco a Beusi di fine febbraio il nemico aveva scoperto la mia presenza in montagna e mi dava una caccia spietata. Eravamo impossibilitati ad eseguire qualsiasi trasmissione e tutte le strade verso l'interno ci erano precluse. Gori, con il suo solito spirito pratico, pensò allora di prendere rifugio assieme a noi nel convento dei frati a Taggia. Scendemmo accompagnati da una guida del luogo...
E poi debbo aggiungere ad onor del vero che i giorni trascorsi in convento dopo due mesi di marce forzate, di spostamenti incessanti, di ansie terribili, furono per me una vacanza meravigliosa. Si dormiva in soffitta - erano con me anche Sumi e il radiotelegrafista Mac Dougall - e si stava benissimo. Avevamo un vero letto su cui stenderci e riposare. Ogni sera la nostra guida ci portava i viveri e la cucina dei Frati non era certamente da disprezzare, dati i momenti. Ricordo e sempre ricorderò le simpaticissime figure dei miei ospiti. Padre Vittorio, uomo coltissimo, col quale si discuteva di politica; Padre Serafino ancora giovanissimo che suonava molto bene il violino e sapeva cantare magnificamente. Padre Serafino era anche addetto alla cucina e spesso esercitava la sua voce durante la confezione dei suoi manicaretti, il che talvolta comportava piatti insipidi o troppo salati e salse dal gusto strano... ma lo si perdonava in considerazione del piacere che ci offriva con le sue canzoni. Nè potrò dimenticare l'allegro Padre Badalucco (questo era almeno il suo sopranome) il quale considerava appunto Badalucco il centro dell'universo: ci dava lezioni di strategia aerea e discuteva con noi della necessità di un lancio di parecchie divisioni paracadutiste sulla cittadina per affrettare la fine della guerra!...
Di notte si usciva, ci s'internava nel bosco e si tentava di usare la radio, ma la vicinanza del tedesco e la mancanza delle batterie, che erano state abbandonate a Beusi, non ci permisero mai una trasmissione efficiente. Molte volte corremmo il rischio di essere presi...
Anzi corse voce che lei era stato catturato.
  ... Ritornai a Beusi. Avevamo una capanna nel bosco. Il Battaglione Gori si era riformato e stava con noi. Insieme a me erano pure Curto e Sumi. Simon [Carlo Farini] nel frattempo era partito per Genova...
Ora una notte, una bella serena notte di luna, raffiche di mitragliatrice vicinissime mi svegliano. Il grosso delle nostre forze si era spostato: eravamo nel bosco in cinque o sei soltanto. Strisciammo fuori e scorgemmo, proprio davanti a noi, a non più di trenta o quaranta metri di distanza, un'arma automatica nemica che rafficava verso l'alto bosco. Sempre strisciando il più silenziosamente possibile, in attesa di vederci piombare addosso le pattuglie nemiche, ritornammo alla capanna e facemmo sparire i documenti. Mac si caricò della radio e tutti insieme, di albero in albero, carponi, ci spostammo verso il versante opposto da dove avremmo potuto scalare il pendio in caso fossimo stati minacciati di accerchiamento. Si rimase sul posto fino alle tre: la mitragliatrice nemica, durante tutto quel tempo non cessò mai di tirare. Verso le tre tacque finalmente e noi potemmo portarci su una breve radura, circondata dal folto, al sicuro da sguardi indiscreti, dove restammo con le armi pronte fino al mattino. Sentivamo più in basso i movimenti pesanti di uomini che si spostavano continuamente battendo i margini del bosco.
... Poco dopo scorgemmo colonne di fumo salire dalle case poste nella conca sotto di noi: i tedeschi avevano appiccato il fuoco alla borgata per rappresaglia. Eravamo tristi e preoccupati per gli amici che vi abitavano...
... La situazione si faceva critica. Eravamo un pugno di uomini con pochissime munizioni e la responsabilità della radio e dei documenti. Decidemmo di tentare una difficile ritirata verso Ciabaudo [Frazione di Badalucco (IM)].
... Ma prima dell'alba eravamo nuovamente in piedi e riprendevamo il cammino verso Ciabaudo, lieti di averla fatta in barba al tedesco ed allegri come prima...
Raccontarle tutte le altre mie avventure, da Ciabaudo a Baiardo e a Gerbonte, da Viozene a Agaggio [Frazione di Molini di Triora (IM)] e a Buggio [Frazione di Pigna (IM)], sarebbe troppo lungo. Le dirò per finire che mentre mi trovavo a Buggio presso i fratelli Aicardi il 24 aprile [1945] ci giunse una lettera del C.L.N. che ci informava della ritirata nemica. Con Curto, Sumi e Giorgio [Giorgio Olivero, comandante della VI^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Silvio Bonfante"] stabilimmo gli ultimi piani ed i1 25 mattina, dopo aver infranto la resistenza di reparti tedeschi di retroguardia, facemmo il nostro ingresso ad Oneglia, finalmente libera. Tutta la popolazione ci accolse con commovente entusiasmo, quell'entusiasmo italiano che tocca il cuore perché vi si sente la passione...
Ancora una domanda, capitano, ed è l'ultima. Qual'è la sua impressione sulla lotta partigiana?
Magnifica. Ho assistito ad azioni che avrebbero inorgoglito armate ben più attrezzate. Sono stato testimone di eroismi inauditi. Potete andar fieri di questi vostri combattenti meravigliosi e dei loro capi il cui apporto alla causa comune è stato grandissimo e talvolta decisivo. Mercé il loro sacrificio l'Italia è rientrata nel consesso delle libere nazioni e giustizia dovrà esserle resa...
Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia

venerdì 22 maggio 2020

Gli aerei alleati hanno centrato il ponte di Nava


Il Pizzo d'Ormea (2476 m.) visto da Nava (IM) - Foto: Michela Biancheri
 
4 febbraio 1945 - Giornata di relativa calma. Solo nel pomeriggio si è sparsa la voce che ieri verso le tre pomeridiane una formazione di aerei hanno mitragliato la strada tra Ponte di Nava ed Ormea, ove erano in transito molte salmerie di tedeschi e repubblichini.
5 febbraio 1945 - Stamane i tedesci hanno fatto operazioni di rastrellamento e di controllo nella Alta Arroscia [...] Un fatto indubbiamente serio è stato il bombardamento della Cartiera di Ormea che ha subito danni assai gravi. Uno degli apparecchi si è incendiato ed è caduto verso il Castello di Ardea. Il pilota si è lanciato col paracadute ed è caduto in regione Castelletto [comune di Ormea (CN)]. Nel bombardamento di sabato è rimasta uccisa una donna che transitava sulla Nazionale.
Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994

13 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano dello SOE britannico Robert Bentley, ufficiale di collegamento degli alleati con il comando della I^ Zona Operativa Liguria] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima.
15 febbraio  1945 - Dal comando della I^ Zona Operativa Liguria [comandante Curto Nino Siccardi] al comando della Divisione “Silvio Bonfante” ["Giorgio" Giorgio Olivero, comandante] - Trasmetteva i ringraziamenti del capitano Roberta [capitano Robert Bentley] per la prontezza con cui era stato realizzato il collegamento con il colonnello Stevens e assicurava che il medesimo avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di fare bombardare Ormea (CN), come suggerito dal comando in parola.
25 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata [comandante Fragola Doria Armando Izzo] al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Avvisava che "nei giorni scorsi salivano da Pigna, provenienti da Isolabona, 17 soldati della RSI, di cui 6 tra tedeschi e russi, per rinforzare il presidio di Molini; inoltre, giunsero altri 15 militari della RSI provenienti da San Bernardo di Conio. A Pigna il presidio è di 40 uomini; a Isolabona vi sono 3 batterie antiaeree che sono bersaglio dei bombardamenti alleati... Dal fronte a Savona le truppe tedesche ammontano a circa 4000 uomini, tutti appartenenti alla 34^ Divisione".
25 febbraio 1945 - Da "Corrado" al comando della Divisione “Silvio Bonfante” - Informava che "200 tedeschi provenienti da San Remo e zone limitrofe hanno avuto l'ordine, a causa dei bombardamenti alleati, di spostarsi a Pieve di Teco, dove è giunto il maresciallo Grot, già responsabile del massacro avvenuto in quella località...".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

A margine del documento stilato in occasione del suo interrogatorio i partigiani scrivevano: "risultano le seguenti informazioni di carattere generale sull'esercito tedesco: la 34ª divisione […] é un organismo militare dislocato nella Liguria e di esse fanno parte delle più svariate nazionalità in proporzione del 20/100 di Tedeschi e tutto il resto ossia l'80/100 di polacchi, russi, francesi, cecoslovacchi ecc. Riguardo al resto nessuna informazione si è potuta sapere data la loro condizione speciale che li faceva considerare da parte dei tedeschi quasi come prigionieri di guerra senza possibilità di venire a contatto con la popolazione civile e di essere al corrente della situazione politica e militare dell'Europa" (488).
Francesco Corniani, "Sarete accolti con il massimo rispetto": disertori dell'esercito tedesco in Italia (1943-1945), XXX° CICLO DEL DOTTORATO DI RICERCA IN Storia delle società, delle istituzioni e del pensiero. Dal medioevo all'età contemporanea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 2016-2017
(488) Verbale dell'interrogatorio fatto il sabato 28 ottobre 1944 a due prigionieri catturati a Beinette, ivi.

25 febbraio 1945 - È giunta da Imperia una colonna tedesca di circa 300 uomini, con relative salmerie. Da mezzogiorno alle quattro pomeridiane si verifica un ininterrotto transito di formazioni aeree. Il terribile maresciallo Grot, che se ne era andato, è ritornato a Pieve da quattro giorni e stamattina con una cinquantina di uomini è partito per un'operazione di rastrellamento verso Mendatica.
10 marzo 1945 - Sono le 9 e quattro ricognitori provenienti dal mare hanno sorvolato la zona di Pieve scendendo a quota bassissima e avendo come apparente obbiettivo i ponti. Si crede abbiano preso fotografie. La popolazione si è spaventata anche perché è stata la prima volta che si udiva il segnale di allarme dato dalle campane suonate a martello.
15 marzo 1945 - Ore 9 due aerei scendono dal vallone di Armo e si precipitano in picchiata sulla Pieve, emettendo un acutissimo sibilo. Lo sorvolano fino all'Ammazzatoio, ove deviano a bassissima quota verso Muzio e si disperdono nella valle. Intanto le campane suonano a martello in segno d'allarme e la gente spaventata si raccoglie dove si crede meglio protetta. Passano parecchi minuti e la scena si ripete sempre con maggiore fragore. Gli operai e i tedeschi, che lavorano al ponte nuovo, fuggono e si accovacciano negli uliveti circostanti. È stata una mattinata piena di emozione e di spavento.
Nino Barli, Op. cit. 
 
Il 12 marzo 1945 Ormea fu bombardata da un feroce mitragliamento. Il municipio, le case furono crivellate di proiettili, e per un caso del tutto straordinario le ville Pittavino e Bianchi, sedi del comando tedesco, colpite in pieno; non si potè mai sapere il numero delle vittime perchè asportate nottetempo; tra queste risultava un ufficiale [...] Il 15 marzo alcuni apparecchi in picchiata lanciano centinaia di manifestini sulla cartiera in lingua tedesca. Intanto continuano gli spari di molestia da parte dei partigiani.
Guida di Ormea, a cura delle "Campane di San Martino", 1986

17 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della Divisione “Silvio Bonfante” ["Livio", Ugo Vitali, responsabile], prot. n° 1/96, al comando della Divisione - Riportava le notizie ricevute il 12 marzo da un informatore ed aggiungeva che il maresciallo Grot, addetto al controspionaggio tedesco, era stato trasferito da Pieve di Teco a Pontedassio e, ancora, che sempre il 12 marzo il comando della II^ Brigata "Nino Berio" aveva condannato e fatto giustiziare il commissario di P.S. Santo Miglietta e l'agente Attilio Sorbara, che erano stati catturati armati di mitra nella zona di Diano Marina.
17 marzo 1945 - Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante”, prot. n° 204, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Informava che era stato in visita il commissario della I^ Zona Operativa Liguria "Sumi" [Lorenzo Musso], che doveva poi fermarsi a Viozene [Frazione del comune di Ormea, Alta Val Tanaro, provincia di Cuneo] per discutere di alcune questioni con "Martinengo" [Eraldo Hanau, comandante di una delle formazioni badogliane]...
17 marzo 1945 - Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante” al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Sottolineava l'importanza di un documento ritrovato ad Ormea (CN), che meritava una corretta traduzione perché "potrebbe trattarsi di una richiesta di rimpatrio per le truppe tedesche". Chiedeva altro materiale bellico attraverso gli avio-lanci alleati "per poter incalzare ancora di più il nemico", in particolare un lancio nel periodo compreso tra il 23 ed il 27 marzo "verso le ore 21,30, in quanto sarà un periodo favorito dalla posizione della luna". Aggiungeva che continuava l'affluenza di volontari nelle fila partigiane, ma che venivano accolti solo uomini conosciuti o già appartenenti a bande locali.
17 marzo 1945 - Dal comando della Divisione “Silvio Bonfante” al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Svolgeva una lunga relazione soprattutto sul tema degli aviolanci alleati, di cui si riportano qui di seguito significativi stralci: "... il giorno 13 u.s. si è effettuata l'operazione lancio nella località convenuta [Piano dell'Armetta nei pressi di Alto (CN)]; sono stati lanciati 33 colli di cui 28 recuperati nella serata ed i restanti 5 nella successiva mattinata. Non è stato possibile per il disturbo alle stazioni radio ricevere il messaggio per il lancio del giorno successivo. Tutte le tracce del lancio sono state cancellate anche grazie alla popolazione, di modo che i tedeschi non hanno trovato nulla. Data l'esperienza si consiglia di potenziare l'ascolto messaggi mediante l'aumento delle apparecchiature sulle 3 linee, visto che si è ordinata la revisione dell'impianto di Nasino. È da evitare inoltre il lancio in giorni consecutivi, poiché vi è un'unica via di deflusso rappresentata da una mulattiera ed è, quindi, impossibile creare una colonna eccessivamente grande di muli, perché desterebbe sospetti ed in quanto l'occultamento del materiale va eseguito a spalla. Il luogo si è mostrato idoneo allo scopo, per cui per il prossimo lancio si richiedono 150-180 colli. Non servono fucili, ma armi automatiche, mortati leggeri, bombe anti-carro. Il collo indirizzato a 'Roberta' [capitano Robert Bentley] contiene 2 R.T. [radiotrasmittenti]: si prega di inviare degli uomini a prelevarle. Il giorno 11 u.s. è stata bombardata Ormea ed è stata colpita la sede del generale. Alcuni garibaldini hanno requisito in detto comando vario materiale, tra cui una lettera, di cui si invia la traduzione, circa gli spostamenti delle truppe tedesche. Sopra Ormea i tedeschi accendono fuochi per ingannare gli aerei alleati".
30 marzo 1945 - Da "Pantera" [Luigi Massabò, vice comandante della VI^ Divisione “Silvio Bonfante”] al SIM della VI^ Divisione - Avvertiva che "... Ad Ormea si trovano 20 tedeschi. Gli aerei alleati hanno centrato il ponte di Nava..."
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit.
 

mercoledì 19 febbraio 2020

Avevo chiesto a Bentley di far giungere con i lanci un binocolo

Il tratto finale del percorso fatto via mare di notte dal capitano Bentley per arrivare tra i partigiani imperiesi

Da parte alleata gli aiuti furono del tutto inesistenti fino al terminare dell'anno 1944. Ai primi del 1945 vennero inviati presso le nostre formazioni di montagna ufficiali di collegamento, la cui opera fu talvolta preziosa più dal punto di vista morale che materiale... fu soltanto nel marzo del '45, a poche settimane dalla liberazione che qualche limitato invio di armi automatiche si effettuò da parte alleata, via mare, grazie, peraltro, al coraggio ed alla determinazione dei nostri ragazzi, e solo una prima volta volta in marzo... lanci...
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975


[  Il capitano Robert Bentley, dello SOE britannico, era l'ufficiale di collegamento degli Alleati con il comando partigiano della I^ Zona Operativa Liguria. Era sbarcato sulla costa del ponente ligure nella notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945  ]

Inediti documenti, provenienti dai National Archives di Londra (1) che riguardano l’arruolamento di agenti italiani per il Soe (Special Operations Executive) danno nuova luce alle fonti orali, raccolte in questi anni, rivelando una realtà variegata e complessa, in cui il coraggio e la diplomazia cementarono la lotta al nazifascismo, ma lasciarono emergere alcune ambiguità.
Marilena Vittone, "Neve" e gli altri. Missioni inglesi e Organizzazione Franchi a Crescentino, in "l'impegno", n. 2, dicembre 2016, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia
(1) L’Esecutivo Operazioni speciali [SOE] era un’organizzazione segreta inglese, nata nel 1940; in Italia operò dall’8 settembre 1943 con sabotaggi e incursioni dietro le linee tedesche. La rete di agenti sparsi in Europa era stata incaricata di sfruttare il ruolo dei gruppi di resistenza, presenti in ogni paese occupato, per favorire e coadiuvare le operazioni militari decise dall’Alto Comando interalleato. In Italia è nota con il nome di Number 1 Special Force e seguì le varie formazioni partigiane. 

... Fragola-Doria [Armando Izzo, comandante della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"]: "Volevamo le armi per tornare nella nostra regione e partecipare alle lotte per l'allontanamento dei tedeschi. Ricordo un episodio che mi ha lasciato un po' d'amarezza. Avevo chiesto a Bentley di far giungere con i lanci un binocolo, tanto desiderato da Pagasempre [anche Ruffini, Arnolfo Ravetti, Capo di Stato Maggiore della V^ Brigata], che ne era sprovvisto. Giunse il lancio e in un pacco trovammo un astuccio di un grosso binocolo, però vuoto. Anche il Capitano non seppe spiegarsi il fatto. Io rimasi male. Non potevo pensar male del capitano [Bentley], anche se un terribile sospetto mi tormentava, ma propendevo per una dimenticanza dei confezionatori del pacco. Poteva essere."
"Il mio dubbio si cambiò in meraviglia per un episodio commovente. Un pacco paracadutato, appartenente personalmente al capitano Bentley, fu portato direttamente a lui. Nella baita, in cui eravamo, al chiarore tenue di una lucerna, l'inglese sfasciava il pacco. Lo potevamo vedere benissimo. Da un pacco estrasse qualcosa che sembrava un grosso fazzoletto. Se lo portò, commosso, lo si vedeva, alle labbra e lo baciò. Non comprendemmo e quanti erano presenti ci guardammo negli occhi esprimendo curiosità. Io specialmente forse più incuriosito, in quanto non vedevo tanto bene, causa la mia miopia, volevo sapere che cosa aveva baciato il Capitano. Riuscii ad avvicinarmi e a guardare da vicino l'oggetto fatto segno della mia curiosità. Era una bandiera inglese. Riflettei molto sul fatto. Chissà se uno di noi, solo, disperso in una baita, su monti stranieri ed in guerra, trovandosi tra le mani una bandiera italiana, l'avrebbe baciata! Mi ricordo bene che, prima di baciarla, si era tolto il basco che teneva in testa. Certo l'ho ammirato."
Qualcuno però pensò che lui baciasse il contenente del gruzzolo non indifferente di danaro, che avrebbe dovuto sostenere i partigiani. Malelingue!
don Ermando MichelettoLa V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero  Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975


13 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM della V^ Brigata - Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano Bentley] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima.
3 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 358, alla Sezione SIM della V^ Brigata, all'Ispettorato della I^ Zona Operativa Liguria ed al "Capitano Roberta" [capitano Bentley] - Comunicava che il bombardamento subito da Sanremo il 2 marzo dalle ore 12.15 alle ore 16.30 ad opera di 2 incrociatori e di 2 cacciatorpediniere non aveva colpito nessun obiettivo; che molti proiettili sparati nell'occasione erano caduti in mare; che le azioni aeree che erano seguite avevano colpito il centro di Sanremo e la stazione ferroviaria di Ospedaletti; che nella notte militari delle Brigate Nere avevano rastrellato la zona Taggia-Ceriana, causando la morte di 4 patrioti e l'arresto di altri 4, portati a Villa Magnolie.
5 marzo 1945 - Dal capitano Roberta [capitano Bentley] al C.L.N. di Sanremo - Nella missiva il capitano ringraziava per gli schizzi topografici e per le informazioni ricevuti; consigliava di tenere controllata la zona, soprattutto per possibili sganciamenti del nemico; ricordava che il Comando Supremo [alleato] del Mediterraneo "riconoscerà nell'Italia liberata solo le amministrazioni ed i comandi militari che daranno prova di funzionare regolarmente: questi saranno confermati nel loro lavoro di collaborazione con il governo militare alleato".
9 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata, prot. n° 327/SIM, al CLN di Sanremo, Sez. SIM - Avvisava che il capitano Roberta [capitano Bentley]  per ragioni cospirative aveva cambiato il nome di battaglia in R.C.B.
17 marzo 1945 - Dal comando ['Giorgio' Giorgio Olivero, comandante] della VI^ Divisione al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Svolgeva una lunga relazione soprattutto sul tema degli aviolanci alleati, di cui si riportano qui di seguito singnificativi stralci: "... il giorno 13 u.s. si è effettuata l'operazione lancio nella località convenuta [Piano dell'Armetta nei pressi di Alto (CN)]; sono stati lanciati 33 colli di cui 28 recuperati nella serata ed i restatnti 5 nella successiva mattinata. Non è stato possibile per il disturbo alle stazioni radio ricevere il messaggio per il lancio del giorno successivo. Tutte le tracce del lancio sono state cancellate anche grazie alla popolazione, di modo che i tedeschi non hanno trovato nulla. Data l'esperienza si consiglia di potenziare l'ascolto messaggi mediante l'aumento delle apparecchiature sulle 3 linee, visto che si è ordinata la revisione dell'impianto di Nasino. È da evitare inoltre il lancio in giorni consecutivi, poiché vi è un'unica via di deflusso rappresentata da una mulattiera ed è, quindi, impossibile creare una colonna eccessivamente grande di muli, perché desterebbe sospetti ed in quanto l'occultamento del materiale va eseguito a spalla. Il luogo si è mostrato idoneo allo scopo, per cui per il prossimo lancio si richiedono 150-180 colli. Non servono fucili, ma armi automatiche, mortati leggeri, bombe anti-carro. Il collo indirizzato a 'Roberta' [capitano  Bentley] contiene 2 R.T. [radiotrasmittenti]: si prega di inviare degli uomini a prelevarle. Il giorno 11 u.s. è stata bombardata Ormea ed è stata colpita la sede del generale. Alcuni garibaldini hanno requisito in detto comando vario materiale, tra cui una lettera di cui si invia traduzione circa gli spostamenti delle truppe tedesche. Sopra Ormea i tedeschi accendono fuochi per ingannare gli aerei alleati".
13 aprile 1945 - Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [Nino Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, probabilmente nella zona della foce del Rattaconigli, un piccolo rio, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti].
24 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione "Felice Cascione" - Scriveva che "il capitano "Bartali" [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l'incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione "capitano Roberta" [capitano Bentley]. Si prega di fornire "Bartali" di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla Divisione".
Robert Bentley - Fonte: Special Forces Roll of Honour

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945)- Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999

lunedì 23 dicembre 2019

Circa i lanci alleati ai partigiani del ponente ligure

Il Monte Mongioie - Fonte: Wikipedia

Spendere una parola sui lanci alleati per rifornimento mi pare cosa utile e necessaria per la cronaca.
[...] Non mi sono preoccupato tanto delle date precise, con giorni ed ore. [...] Mi attengo a testimonianze dirette e veritiere.
Comincio con Fragola Doria [Armando Izzo, comandante della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione"]: "Io ero in contatto col capitano Bentley, il capo missione inglese [sbarcato clandestinamente a Vallecrosia (IM) il 6 gennaio 1945] presso le nostre formazioni, che aveva con sè un suo caporale maggiore, che gli era di compagnia e gli faceva anche da segretario. Per quanto riguarda i lanci di rifornimento ricordo che ho studiato con lui la carta topografica della zona. Era un po' difficile trovare un luogo adatto dove ricevere, senza spreco, gli aiuti alleati. Le possibilità apparivano ridotte. In Liguria, anche se avessimo trovato il luogo, il fatto di essere troppo vicini alla costa avrebbe messo in moto i tedeschi e l'avventura presentava difficoltà anche di ordine militare per attacchi e lotte. Quando si passò in Piemonte, appariva un piano adatto, il Pian Rosso, così denominato, e si pensò perfino, per la sua vastità, ad attrezzarlo ad eventuale pista di atterraggio. Dovemmo però scartare l'idea soprattutto per la troppa vicinanza del Mongioie e del gruppo delle Alpi Liguri, con le loro vette superiori ai 2000 metri. Nella zona prossima al campo di lancio fissato senz'altro nel nominato Pian Rosso [Località di Viozene, Frazione di Ormea (CN)] eravamo molti appartenenti a molte Brigate garibaldine. Quando arrivai sul luogo, le Brigate si stavano sistemando. Ricordo che i primi giorni dopo il mio arrivo il tempo si era mantenuto buono, ma poi era scoppiata una bufera spaventosa. Al tormento che ci recava il maltempo si aggiungeva la preoccupazione di una possibilità dell'arrivo dei tedeschi, e noi, riuniti tutti in troppo grosso numero, saremmo stati facile bersaglio. Non conoscendo bene la zona non avevamo la possibilità, subito, di dividerci in gruppi di minore entità ed in luoghi riparati. Lo facemmo solo al cessare della bufera. Allora occupammo, distanziando i battaglioni, una zona più vasta con migliori possibilità di difesa e se necessario di attacco. Sprovvisti di ogni cosa si discuteva col capitano inglese. sul che cosa chiedere nei lanci. Purtroppo mi accorsi, e si accorsero anche gli altri comandanti, che il capitano tendeva a tirare in lungo, a menare il can per l'aia, come si dice, a temporeggiare. Noi facevamo e volevamo discutere la questione dell'armamento, dal momento che vestiti e scarpe erano stati provveduti dai Comandi di Zona insieme con Vitò ["Ivano", Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"]. Volevamo armi per renderci pronti ad affrontare i tedeschi. Il capitano invece propendeva per provvedere di vestiti, scarpe, vitto e generi di conforto. Noi eravamo preoccupati per l'eventualità di un attacco tedesco, non appena quelli si fossero accorti del primo lancio.
Insistemmo, anche se vedevamo che il capitano non vedeva di buon occhio le nostre formazioni partigiane, nelle quali serpeggiava un certo colore politico a lui non tanto gradito. Alla fine si decise. e fece fare un lancio di armi. Ma erano armi leggere, sorpassate. Ci lamentammo. Sorgeva un'altra preoccupazione. Qualche giorno prima del nostro arrivo in Piemonte Radio Londra aveva annunciato o almeno sembrava avesse annunciato che gli inglesi erano giunti a Ventimiglia. Il fatto però non era avvenuto, perchè gli inglesi si erano stabiliti nelle linee fortificate francesi confinanti con l'Italia, ma non pensavano ad avanzare. Intendevano passare lì, tranquilli e ben difesi, l'inverno e rimandare alla primavera l'avanzata. Per noi, lassù in Piemonte, il temporeggiare del comandante inglese ci faceva temere di giungere in riviera quando gli altri avevano fatto tutto. Notavo che anche Vitò non era contento e che cercava ogni occasione per tornare presto in Liguria. Così era anche di altri comandanti".
Come si può notare dalle parole di Fragola Doria, la situazione dei partigiani in Piemonte non era rosea e tranquillante. Il problema delle armi, in particolare, era al centro del pensiero dei comandanti. Sono poi riusciti nel loro intento, ma rimaneva l'amarezza per il temporeggiare di Bentley [...]
don Ermando Micheletto, La V^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Luigi Nuvoloni” (Dal Diario di Domino nero - Ermando Micheletto), Edizioni Micheletto, Taggia (IM), 1975

Con l'arrivo del capitano Bentley iniziò una stretta collaborazione tra Missione Alleata, i garibaldini della zona e le formazioni patriottiche cittadine, sancita dal convegno di Beusi [tra Ceriana e Taggia] del 9 febbraio 1945, in cui furono prese importanti decisioni sulla condotta da tenere in vista degli ultimi periodi di lotta. La collaborazione militare, tuttavia, fu nei territori del ponente ligure tardiva rispetto a molte altre realtà. Infatti, il primo avio-lancio a favore dei partigiani della I^ Zona Operativa Liguria avvenne soltanto il 28 febbraio 1945 e fu intercettato dai tedeschi.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Dal comando della II^ Divisione "Felice Cascione" al Comando Operativo della I^ Zona Liguria "Nella notte del 23 u.s. [23 febbraio 1945] venivano segnalati reparti tedeschi a Carmo Langan, Graj, Cima Marta e colle Sanson. Sospettando che si  trattasse di un rastrellamento i Distaccamenti sono stati spostati a sud della rotabile Pigna-Rezzo. Il 24 u.s. il rastrellamento venne eseguito con molta organizzazione:  la  zona venne controllata da 4 gruppi provenienti da Graj e Colle Sanson. Verso le ore 15 del  25 u.s. 3 quadrimotori americani si aggiravano con insistenza sulla zona di Cima Marta. Alle ore 12 circa del 28 u.s. comparvero nuovamente 5-6 quadrimotori che effettuavano diversi lanci di materiale su Cima Marta. Tentando di raggiungere i paracadute, i garibaldini venivano attaccati e 6 di essi risultano dispersi. Da informazioni avute risulta che i lanci constano di 280 pacchi paracadute avente ognuno 1 quintale di materiale (Sten,  mitragliatori,  munizioni, caffè, vestiario, scarpe, medicinali...). Si presume che questi lanci siano stati intercettati dai tedeschi in quanto essi hanno carpito una emittente destinata ai partigiani con relativo cifrario. Si fa, pertanto, richiesta di sospendere questi lanci che rafforzano la possibilità di resistenza del nemico".
da documento Isrecim in Rocco Fava, Op.cit. - Tomo II
 
E Leo Anfosso (Pavia), addetto sanitario della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione, lasciò testimonianza in Micheletto, Op. cit., della delusione provata dagli stessi comandanti Vitò  e Doria,  che, temporaneamente ricoverati nell'ospedaletto di Drondo a Triora (IM), assistettero da non molto lontano ai vani tentativi dei loro uomini di recuperare il materiale di quei lanci.
Adriano Maini
 
26 febbraio 1945 - Dal comando generale delle Brigate Garibaldi, aderente al CLNAI, prot. n° 541, a tutti i comandi regionali - Segnalava la linea da seguire nei riguardi delle missioni alleate allegando altresì un documento del CLN del Piemonte (prot. n° 215): "... è necessario essere ospitali e collaborare con essi [gli alleati]; tuttavia, si deve mantenere la dignità nazionale, poiché si è verificato che qualche Comando partigiano, pur di aggraziarsi la simpatia degli alleati, abbia messo questi al corrente di beghine interne o abbia accettato, in cambio di avio-lanci, la sudditanza sul piano organizzativo-operativo, contravvenendo, in tal modo, agli ordini del Comando Generale ed elevando a comandanti coloro che sono alleati. Tutto ciò non contribuisce a dare agli alleati l'idea di un movimento partigiano solido ed unitario".
da documento IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 
I garibaldini ed i borghesi, quasi giunti alla loro meta, nelle vicinanze di Sanson, furono fermati da alcune raffiche di mitra sparate dai tedeschi, che, secondo Vitò "dovevano trovarsi sul posto per il rastrellamento avenuto tre giorni prima". L'intero contenuto dei pacchi-paracadute destinati ai partigiani venne prelevato dai tedeschi, che inoltre uccisero 4 garibaldini della V^ Brigata.  
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I   
 
... Un lancio mancato, o semplicemente in ritardo, aveva delle ripercussioni sul morale delle formazioni screditando gli ufficiali dello SOE...  
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della provincia di Pistoia, 2007, QF, 2007, n° 3 
 
Particolarmente complessa fu la fase di preparazione del campo di lancio e del reperimento dei carriaggi  e degli animali da soma per il trasporto del materiale ricevuto. Nella prima metà di febbraio 1945 il comando della Divisione "Silvio Bonfante" comunicò al Comando Operativo della I^ Zona Liguria le coordinate del campo prescelto, in Località Pian dell'Armetta, situata sopra le Rocche di Alto (CN) e di Caprauna (CN). A fine mese il comando della Divisione "Silvio Bonfante" [Giorgio Giorgio Olivero, comandante] specificò che la zona del Pian dell'Armetta presenta una vasta conca degradante a sud-est colma di pietre, al termine della quale, in direzione sud, si presenta rocciosa ed a strapiombo. Vennero predisposte per gli uomini della Divisione "Silvio Bonfante" tre stazioni radio utili per l'ascolto dei messaggi di Radio Londra che avrebbero segnalato i lanci. Venne dedicata, poi, meticolosa cura nell'assegnazione ai Distaccamenti della sorveglianza dei diversi passi d'accesso al campo di lancio. Il primo lancio utile avvenne il 13 marzo 1945 in Località Pian dell'Armetta, sopra le rocche di Alto (CN) e Caprauna (CN), annunciato dal messaggio di Radio Londra la pioggia bagna...  Il 24 marzo anche la Divisione Cascione ricevette il suo primo lancio utile, precisamente in località Pian Rosso, vicino a Viozene, Frazione di Ormea (IM), in Alta Val Tanaro, lancio che, come il precedente ed i successivi, portò in dote ai garibaldini poche armi automatiche. Il terzo lancio ebbe luogo nuovamente sul campo di Pian dell'Armetta il 2 aprile 1945; il quarto quattro giorni dopo a Viozene a favore della II^ Divisione e di una Brigata della VI^ Divisione "Silvio Bonfante".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

30 gennaio 1945
- Dalla Delegazione ligure delle Brigate d'Assalto Garibaldi al comando della I^ Zona Operativa Liguria -  Nella comunicazione si affermava che "...  gli aviolanci non sono avvenuti nella I^ Zona a causa della mancata conferma delle coordinate...".

10 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 110, al comando della I^ Zona Operativa LiguriaComunicava che "il comandante ed il capo di Stato Maggiore di questa Divisione si sono recati sulla costa per valutare la possibilità di ricevere materiale dal mare. Ciò si è rivelato impraticabile a causa della stretta sorveglianza dei nemici. Pertanto, l'unica via si dimostrano i lanci aerei. La zona che può dare maggiori garanzie a questo scopo è la zona di Alto: latitudine 44 ° 07 ' 53 ' '; longitudine 4 ° 28 ' 55' '  ".
26 febbraio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 138, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Chiedeva di comunicare al più presto la data dell'avio-lancio, che doveva essere effettuato nel luogo concordato...
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 161, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che il comando di Divisione era in attesa di conoscere la data dell'aviolancio alleato nella zona di cui aveva già inviato una cartina topografica.
4 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 162, al capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della Divisione - Comunicava che dal giorno 10 Radio Londra avrebbe in ogni momento potuto trasmettere il messaggio "la pioggia bagna", segnale di effettuazione del [primo] lancio di materiale da parte degli alleati; che si prescriveva l'ascolto dei messaggi di Radio Londra in italiano; che i fuochi di riconoscimento per l'effettuazione degli aviolanci dovevano "essere disposti a forma di 'T' rivolta contro vento"; che non si dovevano fare segnalazioni se il vento avesse superato le 20 miglia orarie; che occorreva disporre i fuochi in buche profonde 2 metri per impedirne l'avvistamento da parte del nemico; che i paracadute per la prevista operazione sarebbero stati 5, fatti cadere alla distanza di 60 metri uno dall'altro; che bisognava comunicare se nella zona si trovavano ostacoli naturali. 18 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 211, al CLN di Alassio - Segnalava che "... Il giorno 13 u.s. è stato effettuato il primo lancio. Se ne avranno altri in futuro. Dato l'arrivo delle armi..."
20 marzo 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione - Comunicava che aveva provveduto a fare aumentare il numero delle radio, necessarie per la buona riuscita dei lanci alleati di materiale, e ad impartire altre pertinenti disposizioni.
26 marzo 1945 - Dal Comando Operativo [comandante "Curto", Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che per ordine del Comando Militare Unificato Regionale [CMURL] la Divisione veniva rinominata "VI^ Divisione d'assalto Garibaldi Silvio Bonfante" e chiedeva notizie sull'imminente riunione tra CLN e garibaldini.  
29 marzo 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria a "Matteo", rappresentante del Comando Militare Unificato Regionale Ligure - Venivano comunicate, con l'auspicio di una continuazione dei lanci alleati, le coordinate di un campo lancio, longitudine 4° 42' 20", latitudine 44° 0,3' 30", lunghezza media del campo metri 2.153, altezza massima a ponente del campo Monte Saccarello metri 2.200, altezza massima a levante Monte Fronté metri 2.153, e si  sottolineava la necessità di un messaggio radio il giorno precedente un lancio per essere in grado di inviare i Distaccamenti necessari a fare segnali agli aerei ed assolvere alle altre incombenze del caso.
4 aprile 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Ramon, Raymond Rosso] della VI ^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 23, al comando della VI^ Divisione - Comunicava le modalità di un riuscito lancio alleato: "udito il messaggio radio, il giorno 2 alle ore 14.30 si era diretto ad Alto (CN), una volta avvertito Fernandel [Mario Gennari, comandante della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]. Avevo fatto stanziare gli uomini a Passo San Giacomo. Alle 21 vennero accesi i fuochi. Dopo il transito di 5 aerei, era passato alle ore 21.45 quello giusto, dal quale, ricevuto il segnale Morse, si era proceduto al lancio. Nella nebbia una luce improvvisa faceva scattare l'allarme tra i partigiani. Avevo dato l'ordine di caricare in fretta i muli con gli Sten ed i Bren e le relative munizioni. Alle ore 24 il campo era completamente sgombero". Ramon concludeva chiedendo, data la penuria di armi e di munizioni, chiarimenti circa prossimi lanci. Allegava un elenco di materiale ricevuto, dove figuravano 13 mine, 200 bombe a mano, 4 Bren, 8 Sten, 19 bombe incendiarie, 17 detonatori e molte munizioni.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
 


Dopo il primo lancio degli aerei alleati a Pian Rosso sopra Viozene ottenemmo due bazooka e diversi Bren e un buon numero di Sten, un discreto quantitativo di plastico con relativi detonatori, miccia di diversi tipi e l'occorrente per perfezionare le «Cipolle». Le cosiddette «cipolle» erano composte da un aggeggio che svitando un tappo gli si inseriva il detonatore: avvitando il tappo serviva anche da sicura, dall'altro lato dell'aggeggio era un pezzo di stoffa confezionato a forma di cipolla che, all'ultima estremità, era ristretto da un elastico; si riempiva questo involucro di plastico (poteva contenere anche mezzo chilodi esplosivo) e, quando si lanciava, la sua esplosione era veramente terrificante. Ottenemmo anche munizioni in abbondanza, dopodichè lasciammo Viozene. Una parte del materiale la lasciammo a un contadino di Alto che, assieme ad altri della Val Pennavaire e della Val d'Arroscia, si trovava a Viozene per caricare sui muli quanto non era possibile trasportare individualmente. Con tutto ciò eravamo notevolmente carichi e, per questo, si procedeva lentamente.
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994, p. 188

 
[...] Armando IZZO [Fragola Doria], Le missioni alleate a Ventimiglia, in N. 1 Special Force…op. cit., p. 197, "il capitano Bentley si giustificò per l’impreciso contenuto dei lanci dicendo che «questi pacchi vengono confezionati nell’Italia meridionale" [...]
Mireno Berrettini, Le Missioni dello Special Operations Executive e la Resistenza Italiana, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea della provincia di Pistoia, QF, 2007, n° 3

venerdì 6 dicembre 2019

I problemi di una missione alleata

Documento segreto inglese del 13 gennaio 1945, rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci in vista della preparazione del suo Gruppo Sbarchi Vallecrosia, documento attestante anche l'avvenuto arrivo del capitano Bentley tra i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria *
*
Il testo riporta:

A:    Capt: G.M.T. Jones,                                                                           SEGRETO
Collegamento delle Forze di Informazione                                               Ref: OB/1/19
                                                                                                                  13 gennaio 45
Da:    Distaccamento 20
N°1 Forze Speciali


Come richiesto per le informazioni del 6° Gruppo d'Armata, segue un resoconto delle nostre attività fino ad ora.

La prima fase del nostro lavoro, ora quasi completata, fu di stabilire un contatto con le bande note nell'area e di approntare un piccolo invio di rifornimenti per soddisfare le loro richieste immediate.

Nella seconda fase abbiamo inaugurato il contatto radio e per corriere coi partigiani più prossimi e abbiamo inviato rifornimenti via terra su piccola scala. Un Ufficiale di Collegamento Britannico [il capitano Robert Bentley: vedere infra] con operatore W/T è stato infiltrato via mare con il compito di organizzare il ricevimento e il successivo trasporto via terra dei rifornimenti inviati via mare. Ci si aspetta che questi mezzi siano i più produttivi, sebbene la loro messa in opera sia stata ritardata dalla necessaria preparazione e dalle avverse condizioni meteorologiche. Terremo informati il vostro ufficio circa ogni importante progresso che otterremo nella realizzazione di questi piani o di ogni altro nuovo progetto iniziato da noi.

(firmato) BETTS
S/Ldr.
20° Dist. N°1 SF



[ n.d.r.: si fa qui seguire la traduzione di un'altra comunicazione del SOE, attinente gli inizi dell'attività del capitano Bentley in qualità di ufficiale di collegamento con i partigiani della I^ Zona Operativa Liguria (anche questo copia di un documento compulsato da Giuseppe Mac Fiorucci) ] 

S E G R E T O

Capt. G.M.T. Jones,
Distaccamento OSS,
NIZZA

Rif: OP/I/19

30 Gennaio 1945

In riferimento al nostro OB/I/19 del 13 Gen, segue un resoconto ulteriore:

Due pattuglie di corrieri e una pattuglia per depositi sono state inviate via terra oltre frontiera sin dal 13 Gen; uno dei corrieri ha preso contatto con organizzazioni partigiane più remote di quelle contattate in precedenza, e ha riportato informazioni riguardo le centrali idro-elettriche e i centri di ditribuzione in VAL MAIRA e in VAL VARAITA. È nostra intenzione organizzare una squadra anti-sabotaggio con riferimento speciale per queste strutture. Il contatto radio con la nostra missione nell'area Settentrionale è eccellente. Il nostro Ufficiale di Collegamento Britannico nella Liguria Occidentale è stato disturbato dalla pressione Tedesca sulla Divisione a cui è stato inviato. Il contatto radio è stato interrotto a causa dei suoi spostamenti, comunque un certo ammontare di informazioni tecniche ci è stato trasmesso da lui e successivamente passato a voi. Il clima gli ha impedito l'infiltrazione di rifornimenti in questo mese, ma nel mese di Febbraio è previsto un certo numero di operazioni al riguardo.

Firmato: M.P. LAM. Capt.

per S/Ldr,
Distaccamento OC 20
N° 1 Forze Speciali


Accettando l'incarico di capo dell'Ufficio Operazioni della Missione in zona nemica, tramite Corsaro [Giulio Pedretti] il comandante Stefano Carabalona (Leo) poteva inviare da Pigna al Comando alleato [quello di Nizza] le informazioni necessarie sui dispositivi di difesa tedeschi, da distruggere con bombardamenti aerei. Il comando della II^ Divisione "Felice Cascione" aveva chiesto a quello alleato le credenziali... Il 5 ottobre [1944] tramite il comando della V^  Brigata "Luigi Nuvoloni" il comando della II ^ Divisione riceveva il benestare degli alleati, mentre Carabalona, ancora nella zona di Pigna , da una loro lettera apprendeva che il generale americano Alexander aveva incaricato il capitano inglese Robert Bentley (Bob) di raggiungere con il sergente radiotelegrafista John Mac Dougall (Mac), munito di ricetrasmittente, il comando della Divisione...
Francesco Biga e Ferruccio Iebole (a cura di Vittorio Detassis), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), vol. V, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2016


Documento segreto inglese, rintracciato a cura di Giuseppe Mac Fiorucci in vista della preparazione del suo Gruppo Sbarchi Vallecrosia, documento che sottolinea la primigenia ipotesi logistica della Missione Bentley
 
[…] A tal fine, la  N. 1 Special Force, la sezione italiana del SOE, organizzò l’invio di una missione, comandata dal capitano Robert C. Bentley, denominata “Saki”, che dal confine francese si sarebbe portata nella provincia di Imperia. Bentley avrebbe studiato la possibilità di approvvigionamenti alle forze partigiane via mare, e avrebbe cercato di collegarsi con la missione “Flap che era già operativa nel Piemonte meridionale e al confine con la  provincia di Savona. Dopo una ulteriore missione, denominata “Clarion”, comandata dal maggiore Duncan Lorne Campbell, sarebbe stata paracadutata per svolgere compiti di collegamento nella zona montagnosa a sud delle Langhe, egli avrebbe preso il comando del personale britannico nelle province di Imperia e Savona. […] Inizialmente la missione doveva essere paracadutata nella zona di Cuneo dove sarebbe stata contattata dal maggiore Temple della missione “Flap”, e successivamente avrebbe preso contatto con la 2° Divisione Ligure a nord di Imperia. La missione Flap era in contatto con le formazioni autonome del Maggiore Enrico Martini “Mauri” dell’Esercito di Liberazione  Nazionale. […] Il vice comandante sarebbe stato il capitano Bentley, ma la missione Clarion  non iniziò come previsto. Nelle istruzioni operative  della missione “Saki” del capitano Bentley, redatte un mese dopo, il 30 ottobre 1944, troviamo che la sua missione sarebbe arrivata via mare, avrebbe raggiunto le formazioni garibaldine della Div. “Cascione” sulle montagne imperiesi e solo dopo il suo insediamento sarebbe stata paracadutata la missione Clarion del maggiore Campbell. Al suo arrivo Bentley avrebbe lasciato il comando della missione a Campbell. Ma anche la missione Saki  non ebbe luogo secondo quanto pianificato  per le cattive condizioni climatiche. La missione Clarion venne paracadutata l’8 dicembre 1944: era composta dal maggiore Campbell, dal capitano Irving-Bell, dal tenente Clark e da due operatori radio.
Antonio Martino, La missione alleata "Indelible" nella II^ Zona Operativa savonese, pubblicato su Storia e Memoria, rivista dell'Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea di Genova, 2011-1


[…] Inoltre l’inverno giunse in anticipo sulle montagne e i collegamenti con gli alleati, che avvenivano attraverso i sentieri alpini, erano resi impossibili. Si ipotizzò anche di tentare con i sommergibili, ma non ci fu nessun serio risultato. Si poteva tentare soltanto via mare. Il 20 dicembre 1944 doveva sbarcare il capitano Robert Bentley, ma fu tutto rinviato per il mare in tempesta. Dapprima arrivarono due collaboratori del capitano […] 
Renato Plancia Dorgia, in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - Comune di Vallecrosia (IM) - Provincia di Imperia - Associazione Culturale "Il Ponte" di Vallecrosia (IM)


n.d.r.: circa la preparazione della sua missione tra i partigiani, discorrendone in Mario MasciaL'epopea dell'esercito scalzo, ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Isrecim, il capitano Bentley fece riferimento anche alla Missione Flap. Bentley dettagliò, poi, il suo sbarco clandestino nella notte tra il 6 ed il 7 gennaio 1945 a Vallecrosia (IM), o, più probabilmente, sulla limitrofa spiaggia di Camporosso (IM), un luogo, comunque, dove era atteso da uomini del Gruppo Sbarchi della Resistenza e delle S.A.P.: di questi ultimi fece solo i nomi, forse perché erano stati di ausilio nella fase ancora di preparazione, di Nino Alberto Guglielmi, Mimmo Domenico Dònesi, Tonino Antonio Capacchioni  ]


... In questo frattempo arrivò dalla Francia il Cap. Gino [Luigi Punzi, Medaglia d’Argento al Valore Militare] per mettere il piano <la missione del capitano del SOE britannico Robert Bentley quale ufficiale di collegamento degli alleati con i garibaldini> in esecuzione. La base di sbarco doveva essere il giro del Don, tra Arma di Taggia e Riva Ligure. Mi procurai una casetta nelle vicinanze come punto di appoggio. Tutto era pronto e si attendeva il primo sbarco, quando... saputo che l'ufficiale aveva con sé una forte somma lo rapinò e lo uccise. Il cap. Bentley decise di tentare gli sbarchi a tutti i costi. Per 6 notti mi recai con 60 uomini al posto stabilito e vi rimanevo dalla mezzanotte all'alba, malgrado fossimo circondati da postazioni nemiche, segnalando alle imbarcazioni veloci alleate la nostra presenza. Per ben due notti un battello raggiunse il Giro del Don, ma fu costretto a cambiare rotta perché individuato dal nemico e sottoposto a violento cannoneggiamento delle batterie costiere. Domenico Gori Simi, comandante del III° Battaglione "Candido Queirolo" della V^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" in Mario Mascia, Op. cit.



5 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 88, al Comando della I^ Zona Operativa Liguria - Si comunicava "che erano state occultate delle armi nei pressi di Nasino [(SV)]". Materiale bellico frutto di un lancio inglese fatto per il capitano 'Roberta' [capitano del SOE britannico Robert Bentley, responsabile della missione alleata nella I^ Zona Operativa Liguria]..."

11 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Sanremo, prot. n° 273, al capitano Roberta (Robert Bentley) - documento scritto in inglese - Il capitano Bentley veniva ringraziato per la sua partecipazione al convegno di Beusi [località nei pressi di Ceriana (IM), dove, il 9 febbraio 1945, ebbe luogo un'importante riunione dei dirigenti della Resistenza imperiese e della missione alleata, assente Nino Curto Siccardi, comandante della I^ Zona Operativa Liguria, in quanto malato]. A Bentley veniva anche accennata la preparazione di alcune piantine segnaletiche di postazioni nemiche.

13 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 287/SIM, alla Sezione SIM della V^ Brigata della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva di comunicare al capitano Roberta [capitano Bentley] il bombardamento alleato di Sanremo, avvenuto il giorno prima.

26 febbraio 1945 - Dal C.L.N. di Bordighera, prot. n° 2, al comandante Curto [Nino Siccardi comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - La missiva informava che il mentovato Comitato era entrato in contatto con il garibaldino Leo [Stefano Carabalona, già comandante di distaccamento partigiano e protagonista di eroici episodi, quali il suo contributo alla valorosa, ancorché vana difesa di Rocchetta Nervina (IM) e di Pigna (IM); artefice del ritorno da Ventimiglia (IM) via mare, con l’intervento finale di Giulio “Corsaro/Caronte” Pedretti e di Pasquale Pirata Corradi, ma con l’aiuto di molte altre persone, alle loro fila di alcuni ufficiali della missione alleata Flap; responsabile, al momento cui si riferisce questa testimonianza, della Missione Militare (dei Partigiani Garibaldini) presso il Comando Alleato] del Secret Service [OSS statunitense] inviato a Vallecrosia dagli americani per avere notizie sulla 28^ linea; che Leo era poi stato ferito da agenti dell'U.P.I. [Ufficio Politico Investigativo della Repubblica di Salò] in seguito a una delazione del suo radiotelegrafista; ... che Leo aveva confermato di essere passato il 10 dicembre 1944 in Francia, dove aveva preso contatto con il Comando americano di Nizza e con il capitano Roberta [capitano inglese Bentley]; che quest'ultimo volle avere molte notizie sugli uomini della II^ Divisione "Felice Cascione"...

3 aprile 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona Liguria, ispettore "Giulio" [anche "Mario", Raffaello Paoletti], al Comando Militare Unificato Regionale Ligure - Segnalava che era giunto in zona da Genova alla vigilia di Pasqua; che aveva trovato 500 partigiani pronti per ricevere i lanci; che i lanci venivano effettuati di notte con un apparecchio che scaricava 25-30 colli per volta; che, per diversi motivi, tra cui anche la nebbia, si erano avuti sino ad allora solo 3 lanci in circa 10 giorni; che "il morale dei garibaldini è altissimo"; ... che con i lanci nella zona si erano sino a quel momento ricevuti 70 Sten, 23 Bren, oltre 100 fucili mod. '91 e poche munizioni per le armi automatiche; che si erano avute divergenze, poi chiarite, con il responsabile della missione alleata [capitano Robert Bentley], perché quest'ultimo, in aderenza ad una interpretazione della direttiva del generale Clark, voleva fare interrompere i lanci, in quanto gli effettivi garibaldini avevano superato le 2000 unità; che in un primo tempo l'ufficiale alleato di collegamento averva addirittura chiesto la diminuzione degli effettivi dei garibaldini; che dopo le spiegazioni del caso si era convenuto di fare terminare i lanci come concordato in precedenza; ...

7 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria a Orsini [Agostino Bramè, commissario politico della V^ Brigata] - Venivano chiesti, dietro protesta di R.C.B. [capitano Robert Bentley] chiarimenti circa la distribuzione di armi arrivate in tre differenti sbarchi, circostanze sulle quali non erano state fatte le dovute relazioni.

13 aprile 1945 - Dal Quartiere Generale Alleato della I^ Zona Liguria [capitano Bentley] al comandante Curto [comandante della I^ Zona Operativa Liguria] - Si segnalava di avvisare il comando della II^ Divisione di mettere a disposizione di R.C.B. [capitano Bentley] i 23 Sten ed i 2 Breda sbarcati a Bordighera [quasi di sicuro, invece, a Vallecrosia, forse in zona Rattaconigli, cioé sul confine tra le due cittadine], insieme ai 2 istruttori di sabotaggio, il 4 aprile u.s. e di aggiungere i 15 Sten con relative munizioni, portati da Bartali [Giovanni Bortoluzzi, già a capo a settembre 1943 di una prima banda di partigiani in Località Vadino di Albenga (IM), poi dirigente sapista in quella zona, capo missione della VI^ Divisione “Silvio Bonfante” presso gli alleati, vicecapo della Missione Alleata nella I^ Zona nei giorni della Liberazione]. Si fornivano altre indicazioni e si aggiungeva che in allegato vi era una lettera da consegnare in Francia tramite la squadra di Bordighera [Gruppo Sbarchi Vallecrosia, in effetti].

19 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comandante della IV^ Divisione 'autonoma' Alpi - Venivano svolte alcune considerazioni e ribadite alcune decise prese di posizione. Che il capitano Bentley aveva richiesto le armi nascoste a Viozene. Che le armi, anche se recuperate, non erano mai state consegnate al richiedente. Che non era veritiera l'affermazione del "maggiore" [del gruppo Alpino dei badogliani] secondo la quale "disposizioni superiori stabiliscono che tutto il Piemonte è di giurisdizione dei gruppi 'Mauri'. Che le suddivisioni amministrative non risultavano attendibili quanto "la demarcazione fisica" rappresentata dalle Alpi. Che tutta la zona a sud delle Alpi era indispensabile alle formazioni Garibaldi per poter difendere l'Alta Val Tanaro. Che nella Val Tanaro le richiamate organizzazioni autonome non avevano organici sufficienti per procedere ad un'adeguata occupazione del territorio. Che di conseguenza lo scrivente comando della I^ Zona aveva deciso di fare agire alcune sue strutture nella zona di Garessio-Ormea-Ponti di Nava. Che prendeva nota del desiderio di collaborare fraternamente nella lotta. Che il capitano Bentley era già addivenuto tramite incontro ad un accordo con la missione inglese presso le formazioni 'Mauri' per ottenere una proficua collaborazione più generale.

20  aprile 1945  - Dal responsabile del Comando Militare Unificato della Liguria a Curto [Nino Siccardi] comandante della I^ Zona Operativa della Liguria - Scriveva che "dopo un mese e mezzo il Comando Regionale ha ricevuto notizie. Occorrono i dati sulle azioni concordate tempo addietro, sui lanci ricevuti e sull'armamento della Zona. A causa della mancanza di notizie sulle azioni effettuate nella I^ Zona non si è potuto scrivere nulla sull'operato della II^ Divisione "Felice Cascione" e della VI^ "Silvio Bonfante" sul bollettino regionale. Si ricorda che tutte le formazioni partigiane sono state unite nel C.V.D.L. (Corpo Volontari della Libertà), che è regolarmente inserito nell'esercito italiano. Le missioni alleate [come quella di Bentley] hanno funzione di collegamento e non di comando anche perché gli obiettivi, pur avendo nelle linee generali gli stessi scopi, differiscono nei particolari. La tendenza dei rappresentanti anglo-americani è quella di utilizzare le nostre forze a copertura delle loro ed a minimizzare lo sforzo in direzione della conquista delle nostre città e province; il nostro obiettivo principale è proprio quello contario. Occorre sabotare ed ostacolare i nemici in ritirata, ma bisogna arrivare a liberare le città della costa prima degli alleati per chiari intenti patriottici...". 

24 aprile 1945 - Dal Comando della I^ Zona Operativa Liguria al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Scriveva che "il capitano "Bartali" [Giovanni Bortoluzzi] raggiungerà il comando divisionale in indirizzo e sarà l'incaricato della missione alleata presso il comando divisionale, funzionando da collegamento tra lo scrivente comando ed il comando divisionale. Bartali dipenderà dal capo missione "capitano Roberta" [capitano Bentley]. Si prega di fornire "Bartali" di tutto ciò di cui ha bisogno, nonché di alcune staffette e della puntuale segnalazione di tutte le azioni svolte dalla VI^ Divisione"

da documenti Isrecim  in  Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999 

 ...  Arrivo della missione e incontro con la missione “Clover”... 23 marzo [1945] - La Missione Cotulla III composta dal Maggiore Johnston e dal sottufficiale CQMS (Company Quarter Master Sergeant) del Corpo delle Trasmissioni (Royal Corps of Signals) Everitt E. K., venne paracadutata sul fare del giorno vicino a Pei, frazione di Zerba (Piacenza). L'atterraggio avvenne perfettamente e la sera stessa i due proseguirono verso il Quartier Generale del Ten. Col. McMullen per ricevere informazioni. 24 marzo - Raggiunsero Alpe, frazione di Vobbia (Genova), dove incontrarono il Ten. Col. McMullen ed il Maggiore Davidson, ricevettero gli ordini operativi. Durante il loro viaggio verso la zona di Savona avrebbero dovuto: 1. Contattare i comandanti della Divisione “Mingo”, che era operativa ad ovest della strada principale Genova-Alessandria, aggiornarli sulla situazione, dare a loro le direttive operative ed individuare quali fossero le loro necessità più urgenti. Allo stesso tempo, dal momento che la Divisione era passata sotto il comando della VI Zona, Johnston sarebbe stato considerato il rappresentante del Maggiore Davidson in quella zona. 2. Rilevare la missione precedentemente comandata dal Capitano Irving-Bell, che era stato catturato verso la fine di febbraio. 3. Inviare maggiori dettagli sulla cattura del Capitano Irving-Bell. 4. Contattare il C.L.N. di Savona e tutte le formazioni a Nord ed a Ovest di Savona sino a quelle di Albenga. 5. Stabilire un servizio regolare di staffette tra la missione “Indelible”, la missione principale “Clover” e la sub-mission “Saki”, comandata dal Capitano Bentley, nella provincia di Imperia, e la missione “Corona” comandata dal Maggiore Ballard, nelle Langhe...
Antonio Martino, Op. cit.