Colle di Nava: il Forte Centrale. Fonte: Alpi del Mediterraneo |
Paolo Revelli, La seconda guerra mondiale nell'estremo ponente ligure, Atene Edizioni, Arma di Taggia (IM), 2012
Olivio Fiorenza.
Nato a Pornassio (IM) il 15 marzo 1924, contadino.
Si aggrega con alcuni partigiani di Albenga e dintorni al 3^
distaccamento della Colla di Casotto nelle squadre di Trappa e
Valdinferno. Il giorno 10 marzo 1944, “Martinengo” [Eraldo Hanau] delle Formazioni “Mauri”,
con gruppi di badogliani fatti affluire da Garessio, unitamente a
partigiani di Ormea disarma il presidio dei carabinieri di tale
località. Il giorno successivo gruppi di badogliani e gruppi di
resistenti del posto, non ancora collegati ad alcuna organizzazione,
combattono nella zona di Pornassio contro i tedeschi che vengono
respinti ai Forti di Nava (nota 5). Nel corso del combattimento cade
Fiorenza Olivio.
Da “Storia partigiana della 13^ Brigata Val Tanaro”
di Renzo Amedeo - Testimonianza dell’autore: “L’uomo che stava alla mia
sinistra, un giovanissimo ligure giunto al mattino e che ancora era in
borghese (Olivio Fiorenza) ha il cranio attraversato da un colpo e cade
bocconi sull’arma, versando fiotti di sangue e grida ancora “Viva
l’Italia”.
Ad Olivio Fiorenza è intitolato un Distaccamento della Brigata “Arnera” - Divisione d’assalto Garibaldi “Silvio Bonfante”.
(nota 5) FORTI di NAVA
Il
9 marzo 1944, data la grande necessità di armi, venne effettuato da una
trentina di volontari, capitanati dal tenente Renzo Merlino un assalto
alla caserma dei carabinieri di Pieve di Teco. Dopo uno scontro a fuoco,
breve, ma intenso, il presidio si arrese consegnando armi e
munizioni; ipotizzando, però, una reazione nemica, i partigiani si
trasferirono da Ormea ai Forti di Nava.
Da “Storia partigiana della 13^ brigata Val Tanaro” di Renzo Amedeo.
“Diario” del colonnello Ilario Bologna:
"In previsione della reazione nazifascista, la mattina del 10, onde
poter controllare la provenienza da Imperia, si provvide ad occupare
alcuni costoni tra Pieve di Teco e i Forti di Nava. Il nemico,
preannunciato da un forte rumore di autocarri, non si fece attendere
molto. Pochi colpi sparati lo costrinsero a fermarsi ed ad abbandonare
celermente gli automezzi… La posizione più elevata… consentì un’azione
efficacissima, che bloccò sul posto i tedeschi… Iniziò allora la caccia
al nemico nascosto, con rabbiose riprese di fuoco seguite da silenziosi
intervalli. Con tale andamento la lotta continuò per tutto il giorno. La
mitragliatrice pesante catturata il giorno prima… piazzata in posizione
predominante… poté battere tutto lo schieramento avversario portandovi
un notevole scompiglio. Verso l’imbrunire i nazifascisti, con il loro
orgoglio alquanto malconcio, ci voltarono la schiena sparendo dalla
nostra vista".
Redazione, Arrivano i Partigiani. Inserto 2. "Le formazioni di
montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella
provincia di Savona", I Resistenti, ANPI Savona, numero speciale, 2011
L'11 marzo 1944 nello scontro nella zona di Nava, nel comune di Pornassio (IM), perirono altri due patrioti imperiesi, Olivio Livio Fiorenza e Giovanni Ramò. Al fatto d'armi parteciparono partigiani autonomi di Martinengo [anche Capitano Martinengo, Eraldo Hanau] e gruppi di resistenti del posto non ancora collegati con le organizzazioni antifasciste.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un
saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto
Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1
gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università
degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
In relazione ai combattimenti dei giorni 11-12-13 marzo 1944, il primo scontro è avvenuto verso mezzogiorno dell'11 marzo in prossimità del Ponte della Teglia, che parecchi giorni prima era stato fatto saltare dai Patrioti e poi riattato in forma provvisoria dai tedeschi attraverso la Todt (che era un'organizzazione tedesca diretta dall'ing. Todt, generale nella riserva, col mandato di riparare i danni e di costruire opere di difesa occorrenti per la guerra in Italia).
In detta località le prime due avanguardie tedesche vi giunsero, unitamente a fascisti, verso il mezzogiorno e furono immediatamente attaccati dai patrioti disseminati nelle macchie sovrastanti.
Il fuoco violento e repentino cagionò perdite alla milizia ed ai tedeschi.
I patrioti ebbero un solo morto, un giovane di Eca frazione di Ormea. Sopraggiunti maggiori rinforzi, i patrioti, temendo d'essere sorpresi alle spalle si ritirarono verso i forti Bellarasco e il Centrale, ove passarono tutta la notte per riprendere il mattino seguente 12, la lotta che si protrasse per alcune ore.
Alla fine, sempre nella tema di accerchiamenti e per la scarsità di munizioni, lasciarono i «forti» e si ritirarono sulle rocce che fiancheggiano la Nazionale che scende a Ponti di Nava, dalle quali con tiri precisi decimarono il nemico che non riusciva a precisarne i nidi di raccolta e a colpirli.
La lotta fu veramente intensa e ferrea, per cui i tedeschi furono costretti a chiedere sempre maggiori rinforzi e artiglieria.
Intanto le autoambulanze tedesche, con un viavai veramente insolito ed allarmante, provvedevano ai trasporti di feriti e morti verso Albenga e verso Oneglia.
La lotta continuò per tutta la giornata e si riaccese il mattino del giorno 13, fin verso mezzogiorno, quando per assoluta mancanza di munizioni i patrioti furono costretti a sbandarsi come era loro tattica, senza aver lasciato un solo uomo prigioniero.
Fu questa però anche la tattica dei Garibaldini nel primo Risorgimento, specialmente nella Campagna del 1860 - ma allora la chiamavano «Il pittoresco disordine dei partigiani».
In questo giorno ebbero però un morto (cioè due, complessivamente, in tre giorni di lotta).
La notizia che il tenente del genio Ing. W. Sabatini fosse caduto in combattimento fu immediatamente smentita.
Un graduato tedesco ebbe a dichiarare che le perdite complessive dei tedeschi e della Milizia, siano state di 100 morti e 200 feriti.
Ma erano voci che non avevano riscontro ufficiale e perciò occorreva starsene sui si dice, perché i bollettini di guerra non solo non esistevano, ma la tendenza era quella di occultare addirittura ogni cosa.
Sbandati così i patrioti, le truppe tedesche e fasciste passarono il Tanaro a Ponte di Nava, occupandola, e marciarono senza resistenza su Ormea, che invasero nel pomeriggio dello stesso giorno 13.
Di lì proseguirono per Casotto, sede del Comando dei Patrioti e lo occuparono pare a causa (si dice) del tradimento di un maggiore.
Comunque sia, cessata la resistenza, dalla stretta di Ponte di Nava, gli invasori ebbero la strada libera alle loro imprese, ed incominciarono le rappresaglie.
Iniziarono quindi le perquisizioni, i furti e gli incendi, con numerose vittime innocenti.
A Ponte di Nava incendiarono tre case, fra cui la villa residenza estiva del Vescovo di Albenga, la casa degli Agaccio e quella di Merlino.
Dalla segheria Merlino asportarono 7 ettolitri di vino - un motore, e farina, con un danno di L. 60.000 - e così fecero in altre case.
In Ormea portarono il terrore. Per prima cosa radunarono sulla piazza dell'Olmo tutti gli uomini dai 15 ai 70 anni e, nel frattempo, perquisirono un'infinità di case.
Mentre erano in Piazza, uccisero il cognato di Cleto' Merigone e ferirono ad una gamba, con un colpo di moschetto, Antonio Basso (Gasparun) di 78 anni.
In seguito alle minacce severissime, diedero ordine di consegnare immediatamente tutte le radio, le macchine da scrivere e da cucire, e tutti i ferri da stiro elettrici.
In tal modo furono carpite circa 300 radio.
In questa terribile circostanza si svolse un episodio veramente mostruoso.
Nell'Ospedale Civico di Ormea era giacente un patriota di Diano Castello, con una gamba rotta per ferite riportate nell'ultimo combattimento di Nava, si chiamava Domenico Novaro.
I tedeschi lo seppero ed un maresciallo, con due della Milizia fascista, si recarono all'Ospedale.
Rintracciarono il ferito e lo fecero portare con un carretto nel cimitero, ov'era una fossa aperta.
Colà lo gettarono nella fossa come una bestia o come un cencio.
Dietro a questo triste corteo s'erano accodate alcune donne col parroco, che imploravano pietà; ma a nulla valsero le preghiere e le invocazioni di quelle popolane, perché quel maresciallo, estratta la rivoltella lo freddò nella fossa.
Mi è stato detto che perfino i due della Milizia si erano rifiutati di ucciderlo così barbaramente e freddamente.
Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994, pp. 56,57,58
Fra gli uomini di Martinengo [Eraldo Hanau]
alla battaglia di Pornassio (o di Nava) aveva anche partecipato il
partigiano dianese Domenico Novaro che qualche giorno più tardi resterà
ferito in uno scontro avvenuto quale strascico della battaglia stessa
presso il forte di Bellerasco [n.d.r.: ubicato anche questo nel comune di
Pornassio (IM)] e verrà ucciso dai tedeschi il 17 marzo... Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) -
Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà
giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a
cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di
Imperia
Sono in corso operazioni di rastrellamento nella zona di Pieve di Teco, contro i ribelli sistemati nelle montagne circostanti i forti di Nava. Vi partecipano, dall'11 corrente, la G.N.R., agenti della polizia repubblicana e reparti tedeschi. Riserva di notizie.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 19 marzo 1944, p. 21. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti