"Duce, un gruppo di volontarie ausiliarie, della Provincia di Imperia, nel giorno del suo giuramento, osa inviarti l’espressione sincera del suo affetto, della sua ammirazione e della sua ferma decisione di essere pronte a tutto osare, a tutto affrontare, fosse pure la sorte, per la Patria nostra e per il nostro grande condottiero.
In te, per te, amiamo l’Italia sopra tutto e contro tutti, serenamente e duramente, ogni alba di questa dolce riviera ci ritrova sul lavoro, con umiltà di cuore, ed in silenzio, prestiamo la nostra opera, in questa avanzata base, con un fermo proponimento: contribuire al raggiungimento della meta da te prefissa, essere di esempio ai vili e ai venduti.
[…] La fede, nei destini della Patria e in te, è in noi incrollabile.
Duce, comanda! Siamo pronte ad obbedire, a morire per Te, tu sei la nostra guida la nostra luce.
F.to le volontarie del corso provinciale di Imperia".
L’immagine dell’ausiliaria veniva delineata e propagandata sulle colonne dei periodici fascisti repubblicani, dove si cercava di coniugare l’apparente conflitto tra il tradizionale modello femminile di madre e sposa esemplare del fascismo-regime e quello della donna militarizzata del fascismo repubblicano.
Francesca Gori, Ausiliarie, spie, amanti. Donne tra guerra totale, guerra civile e giustizia di transizione in Italia. 1943-1953, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012-2013
La donna [Maria Zucco, la donna velata], che indossa abiti maschili e si copre il volto con velo e occhiali, guida con la rivoltella in pugno le azioni di cattura o rastrellamento, e sembra gioire di fronte alle torture inflitte ai prigionieri. La promuovono capitano delle ausiliarie e riesce a distruggere tutta l’organizzazione cospirativa di Oneglia e di buona parte della provincia. L’8 aprile 1945 si mette alla testa di 300 rastrellatori e giunge a Carpasio, un paese dell’entroterra in altura: qui fa saccheggiare o bruciare diverse case e fucilare i civili Silvio Bonfiglioli, Mario Cotta e Vincenzo Invernizzi. Altri dieci paesani presi come ostaggi vengono poi battuti prima di essere rilasciati. Una scia di sangue accompagna le sue azioni, e tuttavia riuscirà poi a salvare la vita ed a ritornare clandestinamente in Francia.
Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli, 1983
Nel dicembre '44 Maria Zucco entrò in azione. Per non farsi riconoscere
indossò un paio di pantaloni e un giubbotto militare e si coprì il volto
con un velo nero trasparente e grandi occhiali scuri. Così travestita
verrà tristemente ricordata come "La Donna Velata".
In quel mese
Maria Zucco si mise a disposizione dei fascisti del Capitano Ferraris
segnalando tantissime persone che in clandestinità facevano parte della
Resistenza. "La Donna Velata" indicò i luoghi dove i partigiani
nascondevano le armi e chi collaborava con loro: fece il nome di alcuni
agenti della Questura di Imperia, medici e infermieri degli ospedali
della zona, sacerdoti, impiegati comunali, commercianti e indicò ai
fascisti chi erano i familiari dei partigiani che aveva conosciuto.
Molti degli arrestati, dopo stringenti interrogatori, vennero
rilasciati, altri no.
Il 7 gennaio '45, nella zona di Pontedassio, i
partigiani uccisero due soldati tedeschi; per ritorsione venne presa in
ostaggio una trentina di persone. Fra gli arrestati la Zucco riconobbe
Adolfo Stenca "Rino", il responsabile del SIM (Servizio Informazioni
Militare) e Carlo Delle Piane, il Comandante di un Distaccamento
partigiano. La spia descrisse Carlo Delle Piane come un pericoloso
bandito, protagonista di molte azioni di guerriglia.
Il 31 gennaio
'45 (come abbiamo già raccontato nel precedente paragrafo dal titolo
"Capo Berta") i due Comandanti verranno fucilati con altri 18
partigiani.
Maria Zucco si recò a Imperia Oneglia e fece arrestare
l'insegnante Roberto Sordello definendolo per le sue idee politiche un
pericoloso sovversivo e il Comandante dell'VIII Distaccamento Sap
Francesco Garuti "Corbia".
Quando i fascisti entrarono
nell'abitazione di Garuti e misero sottosopra la casa, trovarono il
ruolino con i nominativi di quasi tutti i sapisti della II^ Brigata
"Walter Berio".
Per mezzo di quel documento saranno arrestati Walter
Borsetti, Elio Canavese, Salvatore Costa, Elvio Damiano, Carmelo
D'Angelo, Tomaso Dominici, Ezio Dolino, Bruno e Modesto Faina, Luigi
Fernandez, Armando Filié, Paolo Languasco, Vinicio Lucca, Carlo
Manardi, il dottor Elio Marvaldi medico delle carceri giudiziarie di
Imperia, Cristiano Nicola, Giobatta Novello, Ernesto Orlandi, Rodolfo
Risso, Ermes Verdiani, Roberto Zat.
Faustino Zanchi aveva dato
alloggio a Maria Zucco: mentre i fascisti lo stavano massacrando di
botte lei si avvicinò e colpendolo al volto con il calcio della pistola
gli disse: "Finalmente ti abbiamo preso". Per tutti gli arrestati ci
furono torture e morte; chi non riuscì a resistere alle atroci
sofferenze parlò e, a catena, altre decine di persone furono arrestate.
Per opera della Zucco tutta l'organizzazione cospirativa di Imperia Oneglia venne completamente distrutta.
"La
Donna Velata" per i suoi servizi fu promossa Comandante delle
Ausiliarie e partecipò fino alla fine della guerra a tutti i
rastrellamenti nazifascisti. Il sacerdote don Nino Martini testimonierà:
"Una scia di sangue seguirà le orme della 'Donna Velata' sino alla fine
del conflitto."
Il 24 aprile '45 Maria Zucco con altri fascisti del
luogo si trasferì ad Alessandria. Ricercata dai partigiani imperiesi
verrà individuata, arrestata e fatta processare. La CAS (Corte di Assise
Straordinaria) di Imperia la condannerà a morte. Stranamente "qualcuno"
si opporrà alla sua fucilazione spargendo la voce che Maria Concetta
Zucco era incinta!
Anche lei, come successe alla maggior parte dei
criminali di guerra fascisti, venne amnistiata e, dopo un breve periodo
di detenzione, scarcerata.
Fulvio Sasso, ... E il sangue dei vincitori. Rappresaglie e stragi nazifasciste in Italia (1943-'45), L. Editrice, 2010
Anche nel caso riguardante Angela B. [Bertone] guerra civile e guerra tra i generi si contaminano <232. La donna aveva fornito informazioni ai reparti tedeschi di stanza ad Acquetico (Imperia) a proposito di una banda partigiana di cui faceva parte anche il fidanzato, Nino D. In seguito i tedeschi operavano un rastrellamento, catturavano e uccidevano dodici partigiani, tra cui lo stesso fidanzato di Angela. La ragazza lavorava per i tedeschi, come addetta alla cucina, si era legata in una nuova relazione amorosa con un milite fascista repubblicano, e secondo un informativa del 30 aprile 1945, aveva avuto relazioni sessuali con altri soldati <233. L’informatore ricordava che “in paese correva voce che quest’ultimo [Nino D.] fosse nei confronti della fidanzata molto geloso e talvolta - per pretesa infedeltà - minaccioso e violento” <234 e dunque non escludeva che “l’incriminata [avesse] fatto la spia per togliere di mezzo il fidanzato e salvarsi così dalle sue giustificate reazioni, non esclusa quella di toglierle la vita” <235.
[NOTE]
232 Asge, Cas Imperia, fasc. 64/45.
233 Rapporto di Angiolina Bertone del 30 aprile 1945, in Ivi, ff. 12-14.234 Ivi, f. 12.
235 Ivi, f.13. La Cas di Imperia il 19 febbraio 1946 assolve l’imputata per insufficienza di prove. Cfr. sentenza, in Ivi, ff. 32-36
Francesca Gori, Op. cit.
10 febbraio 1945 - Dal CLN di Genova al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Invito a processare il signor Bossi e la moglie per tradimento.
22 febbraio 1945 - Documento riservato con il quale ai quadri partigiani interessati si trasmetteva la descrizione fisica della spia Rina Bocio, del servizio informazioni del nemico: "alta 1,65 metri, bruna, capelli corti, molto scura in viso..."
7 marzo 1945 - Dalla G.N.R. comando provinciale, ufficio servizi, prot. n° 3124/B.5P, al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Si indicava al maresciallo Ferrero di chiedere alla signora Ernesta Ordano informazioni sui "ribelli" della zona di Stellanello, numero, movimenti, nominativi delle famiglie che li informavano, dato che la signora voleva la cattura della figlia che faceva parte dei "ribelli" in quella zona.
7 marzo 1945 - Da Ernesta Ordano al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Riferiva che la figlia, partigiana "Paola", era armata di pistola e moschetto, che il numero di "ribelli" a Stellanello era imprecisato, perché "tutta Stellanello ne è infestata", e forniva un elenco, con annotazioni sui singoli, di cittadini di Villarelli [Frazione di Stellanello (SV)], sottolineando che erano "tutti a favore dei fuorilegge" (nel fascicolo sono presenti anche due lettere del marito a questa Ordano per tranquilizzarla [sic!>]sulle buone intenzioni della polizia investigativa").
15 marzo 1945 - Dal CLN di Alassio alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava ... che in giornata era partita una staffetta recante notizie di Ernesta [Ordano, rivelatasi presto una spia nemica] e del marito Vittorino "Barbetta".
27 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 110 bis, al CLN di Alassio ed al comando della VI^ Divisione - Chiedeva quale fosse la data per l'arresto ed il processo alla spia Ernesta Ordano, stabilita in un primo tempo per il 26 marzo, ma fatta annullare, come riferito da "Lillo", dal CLN di Alassio...
28 marzo 1945 - Da "Carmelita" al C.L.N. di Sanremo - Segnalava che tra i più assidui informatori dei tedeschi vi era un certo colonnello Alberto Neri, abitante a Sanremo, invalido, ex combattente dell'esercito francese, in diretto contatto con il capitano "Frank" e che un'altra informatrice era una donna sudamericana di nome "Pegg", intima amica del Neri stesso.
29 marzo 1945 - Da "Dario" [Ottavio Cepollini] alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava, in riferimento alla lettera del SIM prot. n° 107 del 21 marzo 1945, che la signora Scialdema era "partita per ignota destinazione"; che si stava praticando "una stretta sorveglianza" sulla signora Maria Raffaello...
30 marzo 1945 - Da "K. 20" alla Sezione SIM [responsabile "Livio", Ugo Vitali] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Avvertiva che "... alla Prefettura di Imperia si trova una donna che funge da interprete: risulta facilmente corruttibile dal punto di vista sentimentale. Da Imperia il fratello di 'Pantera' [Luigi Massabò, vice comandante della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"] comunica 5 nomi di spie che lavorano per le bande nere".
2 aprile 1945 - Da "Violetta" alla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava... che sussistevano gravi indizi a carico della concubina del commissario "Franco" [Giovanni Trucco caduto in combattimento a Trovasta il 27 marzo 1945], signora Angiolina, che era con i tedeschi a San Luigi.
2 aprile 1945 - Da "Sergio" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava... che Vittorio Castellani, di professione carrettiere, aveva fornito informazioni alla già nota Ernesta Ordano; che il Castellani era anche pronto a testimoniare contro un certo Moro per favoreggiamento dei partigiani...
3 aprile 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 126, al comando della VI^ Divisione ed al comando della II^ Brigata "Nino Berio" della VI^ Divisione - Segnalava che la spia Rina Boero era stata avvistata a Gazzo, per cui era necessario provvedere al suo arresto.
3 aprile 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" al comando del Distaccamento "Franco Piacentini" ed al comando del Distaccamento "Marco Agnese" - Segnalava che da Alassio era partita una donna, di cui veniva fornita la descrizione fisica, "diretta verso la montagna con l'incarico di spiare i garibaldini".
7 aprile 1945 - Da "Biscio" alla sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che dopo la cattura degli uomini del Distaccamento di "Franco", Angiolina [Angela Bertone], ex fidanzata del commissario di quel Distaccamento, aveva accompagnato i tedeschi in una puntata su Vergana con la quale i nemici avevano bruciato 25 case, tra cui quella di "Ilda" [Gilda Piana], informatrice della Divisione, la quale aveva già subito un arresto sempre per opera della ricordata Angiolina...
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La
Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della
documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della
Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo
II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico
1998-1999
[...]
Dll n. 142 del 22 aprile 1945, con il quale venivano istituite le Corti
d’assise straordinarie (Cas), che avevano la competenza di giudicare i
reati di collaborazionismo col tedesco invasore commessi dopo l’8
settembre 1943 nelle zone sottoposte ad occupazione.
[...]
Ancora,
Erminia O. era una fervente fascista ed era sposata con un maresciallo
della Gnr che, il 28 agosto 1944, fu prelevato e ucciso dai partigiani.
Erminia stessa, precedentemente, era stata catturata e le erano stati
tagliati i capelli, ma successivamente era stata rilasciata. Dopo
l’uccisione del marito aveva così pronunciato l’intenzione di farla
pagare ai resistenti. Secondo le accuse avrebbe quindi indicato i
nominativi di sette partigiani della zona di Case di Nava (Imperia), uno
dei quali sarebbe poi stato fucilato 252
[...]
Alla rappresentazione di “mogli-mostro” si oppongono invece quelle di
mariti non solo deboli vittime, ma anche succubi marionette nelle mani
delle loro consorti, come si evince dal caso dei coniugi B., processati
insieme dalla Cas di Imperia per essersi posti al servizio delle SS
tedesche e aver compiuto delazioni. Nelle denunce a carico dei due è
la donna ad essere descritta come principale responsabile
dell’attività delittuosa. Ida D. viene infatti definita una donna
“volgare, di pessima moralità, e capace di qualsiasi cattiva azione”,
ritenuta la responsabile dell’attività delittuosa del marito, colpevole
invece soltanto di assecondare le pressanti richieste della moglie.
Emerge insomma l’immagine di una moglie che istiga il marito e che
dunque può essere considerata l’unica colpevole morale dei fatti, come
si rileva dalla denuncia del commissario di polizia di Sanremo del 14
giugno 1945 e dal rapporto del nucleo della polizia giudiziaria presso
la Cas di Imperia del 19 giugno 1945: Da accertamenti eseguiti nei
confronti dei coniugi in oggetto indicati è risultato che la moglie del
Burchi fascista sfegatata istigava il marito a porgere denuncia presso
il Commissariato di Polizia di Sanremo contro antifascisti e patrioti,
avvalendosi della sua qualità di Brigadiere di polizia. Tutte le denunce
a carico dei coniugi B. dovrebbesi attribuirle in causa prima alla
moglie Ida, perché insisteva presso il marito di denunciare presso
l’Ufficio di polizia 523.
La B. Ida era iscritta al Pfr e svolgeva continua attività a favore del
partito stesso. La stessa era in relazione con le SS tedesche, tanto
che quando essa si recava al comando di queste, era ricevuta
immediatamente. Essa istigava sempre il marito, B. Silvio, brigadiere di
PS, perché, avvalendosi della sua qualità, procedesse a denuncia di
tutte le persone che manifestavano sentimenti antifascisti o che
comunque fossero contrari al cessato regime 524
[...] Le donne sono quindi presentate come madri che incoscientemente agiscono per il bene dei figli. Lo stesso artificio retorico è utilizzato anche nel caso di Rosa P., imputata presso la Cas di Imperia per aver denunciato un uomo che aveva espresso pubblicamente le sue opinioni antifasciste, in contrasto con le posizioni del figlio, arruolato nella Brigata nera. Già nell’interrogatorio del 17 giugno 1945 la donna sosteneva di aver agito “non per odio, bensì per dolore dell’unico mio figlio esposto a tanti pericoli” 549. Lo stesso giudice, pur ritenendo la piena consapevolezza dell’imputata nelle conseguenze che la sua delazione avrebbe comportato e che comportò, essendo stato l’uomo poi fucilato da militi della Gnr, e dunque ritenendola colpevole, ritenne però di doverle accordare le attenuanti generiche, “per la sua qualità di madre”, diminuendo così la sua pena da dieci anni a quattro anni e cinque mesi 550. Infine l’avvocato difensore continuava a solcare questa strada nell’intento di scagionarla definitivamente, nel ricorso in Cassazione, in cui sosteneva: "In lei e nella sua azione non vi era che lo sfogo istintivo ed impulsivo di una madre che, colpita nel suo profondo dolore e ben lontana dal provvedere quelle che la sentenza definisce “le gravi conseguenze che ne sarebbero derivate”, non pensa più in là del fatto immediato e contingente 551. [...]
[NOTE]
523 Asge, Cas Imperia, b. 39, fasc. Ida D., f. 22.
524 Ivi, f. 29
549 Asge, Cas Imperia, b. 39, fasc. Rosa P., f. 7.
550 Sentenza della Cas di Imperia del 20 luglio 1945, in Ivi, ff. 12-13.
551 Ricorso in Cassazione del 23 luglio 1945, in Ivi, f. 18
[...] L'Ufficio di polizia di Bordighera riferiva il 23 giugno 1945 al P.M. presso la Corte Straordinaria che Casaroli Elda era stata tratta in arresto il 6 dello stesso mese, perché ritenuta responsabile di collaborazione coi tedeschi, avendo provocato la cattura di due patriotti [i fratelli Biancheri] che poi vennero fucilati e di Buccella Orlando, guardia di finanza, che aveva disertato
[...] Dichiara Casaroli Elda colpevole del reato ascritto [...] la condanna ad anni 8 e mesi 4 di reclusione, alla confisca dei beni, ed alle spese [...]
Sanremo, 7.9.1945
Il Presidente fto: Montulli
il cancelliere fto: Marotta.
La Corte Straordinaria d'Assise di Imperia, documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo
568 Esposto di Evaristo M. al Presidente della Suprema Corte di Cassazione di Roma dell'11 novembre 1945, in Asge, Cas Imperia, b. 39
Francesca Gori, Op. cit.