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sabato 23 luglio 2022

Anche nella primavera del '45 avremmo potuto contare su diserzioni di militari della Repubblica Sociale

Aurigo (IM). Fonte: Wikipedia

Il 21 [marzo 1945] ero a Poggiobottaro al Comando [n.d.r.: della Divisione "Silvio Bonfante"] quando giunse Mario [Carlo De Lucis], il nuovo commissario di divisione in sostituzione di Osvaldo [Osvaldo Contestabile] ancora malato.  Mi  accorsi fin dal primo giorno che Mario non aveva più l'energia di una volta. La sua assenza forzata dalla campagna invernale l'aveva un po' spaesato, trovava una situazione nuova, l'ambiente stesso del comando era profondamente mutato dai tempi di Piaggia. Mario parlava con tutti, cercava di intuire i nostri pensieri, l'opinione che avevamo di lui. Ferito alla testa, era stato per molto tempo trattato in modo speciale: «È terribile vedere che cercano di accontentarti in tutto, ti rispondono evasivamente, ti dicono di non pensare. A poco a poco ti accorgi che dubitano di te, che ti trattano come un bambino od un pazzo e ti viene il dubbio che possano aver motivo». Ciò aveva creato in lui un complesso  di inferiorità che richiederà qualche tempo per essere superato del tutto.
Giorgio [n.d.r.: Giorgio Olivero, comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] invitò Mario a farsi fare una camicia con la seta dei paracadute. «I partigiani delle bande ne hanno più bisogno di noi, diamola a loro», replicò Mario. Mi parve di avere già sentito qualche volta quei concetti, poi ricordai era stato a Piaggia, quando era arrivata la prima spedizione di vestiario dal Piemonte. «Sai con la vita che fanno i partigiani quanti giorni durerebbe loro la camicia di seta... Fattela tu, altrimenti è sprecata», gli disse Giorgio, e non aveva torto. Purtroppo poco regolare fu anche la distribuzione dei giubbotti di pelle senza maniche giunti col materiale del lancio. Io osservai che sarebbero stati utili alle bande, non in dotazione personale, ma dati a rotazione alle sentinelle perché le notti erano ancora fredde. Ma le mie parole caddero nel vuoto: pur essendo comunisti il senso della proprietà privata era assai forte.
Mario esaminò il problema degli effettivi e lo affrontò quasi da solo. Una soluzione era urgente perché avevano cominciato ad  affluire le prime reclute, numerose specialmente nei dintorni di Aurigo dove un manifesto, a firma di Turbine, aveva mobilitato tutti i giovani, ordinando loro di unirsi ai partigiani. Era opportuno accettare i giovani ed anzi mobilitare nelle zone da noi controllate, come si diceva avesse fatto la divisione di Savona, od era meglio attendere di avere un armamento, una organizzazione più efficiente?
Nella primavera e nell'autunno del '44 il problema era stato più semplice, allora le reclute erano composte in gran parte di disertori dei reparti repubblicani, erano quindi elementi già armati ed in parte addestrati. Anche nella primavera del '45 avremmo potuto contare su diserzioni di militari della Repubblica: li avremmo ancora accolti? Mario concluse negativamente: «Nessuno deve ormai sottrarsi alle proprie responsabilità». In realtà dopo tanti mesi chi era  ancora con la Repubblica era chiaro per noi che non vi era per forza. Se fosse venuto con noi lo avrebbe fatto o per tradirci o per salvarsi. Avremmo pertanto accettato solo chi non aveva servito la Repubblica, quindi elementi disarmati. Li avremmo inquadrati in nuovi distaccamenti od avremmo ingrandito quelli esistenti? Nell'ultima ipotesi avremmo addestrato meglio alla guerriglia i nuovi arrivati, li avremmo protetti per quanto possibile dal nemico od avremmo appesantito eccessivamente le vecchie bande?
Trovare una soluzione al problema non sarebbe stato che l'inizio, avremmo dovuto imporla alle brigate, ai capibanda e per tutto ciò occorrevano idee chiare, autorità e tempo, mentre lo sviluppo della situazione sui grandi fronti faceva  ritenere imminenti grandi eventi. Si sarebbe ritirato il nemico dall'Italia o avrebbe tentato una estrema resistenza sul posto? Avremmo potuto ostacolare i suoi movimenti e liberare le nostre città durante una ritirata o saremmo rimasti chiusi con l'occupante in una grande sacca? Avremmo dovuto prepararci per eventi imprevedibili ed alla fine di marzo eravamo ancora terribilmente deboli.
Gino Glorio (Magnesia), Alpi Marittime 1943-45. Diario di un partigiano - II parte, Nuova Editrice Genovese, 1980

22 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 234, al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" [comandante "Mancen" Massimo Gismondi] - Disponeva il passaggio di 10 Kg. di plastico con miccia e detonatore da "Ciccio" a "Marco" e di altri 10 Kg. da consegnare a "Mario".
22 marzo 1945 - Da "K. 20", relazione n° 5, alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Riferiva che i tedeschi, in allarme per un presunto imminente sbarco alleato, avevano preparato con la sabbia un modello della vallata di Cervo, sul quale svolgevano spesso esercitazioni; che era scarso il movimento sulle strade verso Genova; che nella notte precedente erano arrivati 50 tedeschi a Diano Marina; che il capitano Winter, partito per una licenza in Germania, era già tornato perché sembrava che non fosse riuscito a passare dal Brennero; che inviava 2 tessere del PFR (partito fascista repubblichino) in bianco.
22 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" [comandante "Gino" Giovanni Fossati] della Divisione "Silvio Bonfante" al capo di Stato Maggiore della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che, visto il documento del comando di Divisione prot. n° 207, concernente gli aviolanci alleati, "Gigi" [Giuseppe Alberti, commissario della Brigata] era stato "incaricato di stilare l'elenco dei muli ad Aquila d'Arroscia"; che per la preparazione delle mine si erano incaricati i Distaccamenti dipendenti e la III^ Brigata "Ettore Bacigalupo"; che si stava per predisporre l'uso di una radio ad Aquila da dove il comandante "Gino", appena udito il messaggio, si sarebbe recato ad Alto dove si sarebbe trovato un altro punto di ascolto; che per i fuochi di segnalazione per i mentovati lanci la legna era pronta mentre, essendo introvabile il combustibile, si sarebbe sopperito con abbondante paglia.
22 marzo 1945 - Da un informatore alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Inviava un elenco dei giovani nati nelle classi comprese tra il 1918 ed il 1925, residenti nella valle di Andora, per un totale di 63 nomi, di cui erano indicati nome, cognome, paternità, residenza e, in taluni casi, altre note integrative.
22 marzo 1945 - Da "Boris" [Gustavo Berio, vice commissario] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Riferiva che il recente rastrellamento nemico in Val Pennavaira era stato imponente; che si era temuto che i tedeschi si trattenessero a presidiare quei luoghi; che per i lanci si era in attesa dell'ascolto dell'ora X; che aveva inviato al comandante "Curto" i due zaini di ferro richiesti.
22 marzo 1945 - Da "Boris" [Gustavo Berio, vice commissario della Divisione "Silvio Bonfante"] al capo di Stato Maggiore ["Ramon", Raymond Rosso] della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che il lancio alleato era imminente; che sarebbe stato effettuato nella stessa zona con le stesse modalità e con la stessa parola d'ordine del lancio precedente; che dell'ascolto radio erano stati incaricati "Don Celesia" [Don Giuseppe Pelle, cappellano della Divisione] e "Dario" [Ottavio Cepollini] insieme allo scrivente, il quale ultimo sarebbe stato "in postazione in Val Pennavaira".
23 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" [comandante "Gino" Giovanni Fossati] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Chiedeva informazioni sul conto del capo banda "Battaglia" di conoscere i motivi del suo spostamento alla I^ Brigata. Comunicava che alcuni soldati serbi avrebbero forse lasciato il servizio ai tedeschi e cercato di salire in montagna per unirsi ai garibaldini. Riferiva che anche soldati repubblichini di stanza nella caserma Crespi di Imperia avrebbero presto potuto raggiungere i partigiani.
23 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" [comandante "Domatore" Domenico Trincheri] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Chiedeva, poiché si trattava della Brigata meno numerosa e meno armata, il passaggio del Distaccamento "Giannino Bortolotti" dalla II^ Brigata "Nino Berio" alla III^ Brigata, la promozione del vice comandante di quel Distaccamento a vice comandante della III^ brigata, la monina del garibaldino "Meazza" [Pietro Maggio] a comandante del Distaccamento "Giannino Bortolotti".
23 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 235 e 236, a tutti i CLN della zona, a tutti comandi SAP, al capo di Stato Maggiore della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che per i primi di aprile 1945 era indetta una riunione, presenti i membri della Missione Alleata, di tutti i Comitati della provincia, riunione nel corso della quale si dovevano consegnare i piani preparati per l'occupazione delle città costiere.
23 marzo 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 238, al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" [comandante "Mancen" Massimo Gismondi] - Chiedeva di completare i preparativi per andare a ritirare il materiale in arrivo con un aviolancio alleato; di sospendere il colpo progettato contro il posto di blocco di Cervo ed ogni altra azione; di sottrarsi al nemico in caso di attacco, ma, se obbligati, di reagire.
24 marzo 1945 - Dal comando della II^ Brigata "Nino Berio" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava, in riferimento al documento del CLN di Alassio in data 21 marzo 1945 con prot. n° 35, che il richiamato incarico a Faustelli era stato dato a suo tempo dal comandante "Marco" in accordo con il comandante "Giorgio"...
24 marzo 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" a tutti i Distaccamenti - Sollecitava l'invio degli elenchi dei quadri garibaldini che avrebbero potuto ricoprire cariche amministative dopo la liberazione.
24 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 109, al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Riferiva che ad Ortovero (SV) si trovavano un ufficiale, 5 sottoufficiali e 54 militari nemici, oltre a 40 cavalli e 15 carri e che da Nava giungevano una volta a settimana a Pontedassio (IM) circa 10 carri che, dopo un pernottamento, ripartivano per il Piemonte con viveri procurati sulla costa, formando una colonna priva di scorta, mentre gli uomini addetti a quel trasporto erano quasi tutti polacchi, serbi, sloveni, russi.
26 marzo 1945 - Dal Comando Operativo [comandante "Curto", Nino Siccardi] della I^ Zona Liguria al comando [comandante "Giorgio", Giorgio Olivero] della Divisione "Silvio  Bonfante" - Comunicava che per ordine del Comando Militare Unificato Regionale [CMURL] la Divisione veniva rinominata "VI^ Divisione d'assalto Garibaldi Silvio Bonfante" e chiedeva notizie sull'imminente riunione tra CLN e garibaldini.
31 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" al comando della VI^ Divisione - Relazione militare in cui si sosteneva che il morale dei garibaldini "non è né eccessivamente positivo né negativo"; che "la primavera dovrà riscattare un inverno di sacrifici" patiti dalla Brigata; che "il morale popolare, dopo l'ultimo rastrellamento, non è certamente elevato"; che la gente pensava che dopo l'ultimo lancio i partigiani avrebbero lasciato la Val Pennavaira; che in tanti, tuttavia, attribuivano la responsabilità dell'ultimo rastrellamento agli inglesi "perché avrebbero dovuto lanciare armi di lunga portata anziché armi da imboscata".
31 marzo 1945 - Dallo Stato Maggiore della VI^ Divisione "Silvio Bonfante", prot. n° 19, al comando della VI^ Divisione - Riferiva che i preparativi per il primo lancio erano stati ottimi. Elencava le azioni svolte durante il mese di marzo, tra cui il brillamento dei ponti del Cavaliere e l'attentato contro il ponte di Vessalico che aveva costretto i tedeschi a fuggire. Relazionava sull'attentato della notte tra il 23 ed il 24 marzo ad un treno nella stazione di Alassio (SV), che aveva messo fuori uso la locomotiva, fatto andare fuori dai binari 9 vagoni e causato, a quanto pareva, morti e feriti tra i tedeschi che erano sul treno.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945), Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999