Visualizzazione post con etichetta Terzorio (IM). Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Terzorio (IM). Mostra tutti i post

lunedì 18 novembre 2024

Solo il partigiano Giacomo Ghersi, benché ferito, riuscì a mettersi in salvo

Santo Stefano al Mare (IM): uno scorcio, con vista sino ad Arma di Taggia e a Bussana di Sanremo

Il 23 gennaio 1945 nella parte occidentale della “I^ Zona Operativa Liguria” avveniva l’uccisione di alcuni partigiani appartenenti al Distaccamento “Folgore” del Battaglione “Secondo” della IV^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Elsio Guarrini” della II^ Divisione “Felice Cascione”. Circa cento SS con due mortai circondavano casa Ghersi a Taggia (IM). I quattro garibaldini che si trovavano nell’abitazione vennero immediatamente immobilizzati e torturati. Venne bruciato il fienile di Raffaele Polito. Dopo di che, seguendo una lista fornita da qualche delatore, continuarono gli arresti. Sulla strada si trovarono i cadaveri di tre garibaldini, Vincenzo Morto Pistone, Ermanno Biondo Gazzolo e Mario Nico Cichero, che erano stati fucilati. Dei partigiani che si trovavano all’interno del casone riuscì a salvarsi solo Luigi Franco Ghersi, pur ferito.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999 
 
La sera del 23 gennaio u.s. in Taggia e in regione "Castelletti" 30 militari della S.D. germanica e otto militi dell'U.P.I. effettuavano un rastrellamento per la cattura dei componenti la banda "Folgore".
Sono stati arrestati sette banditi, di cui cinque fucilati sul posto dai germanici, uno trattenuto in arresto e tale Luigi Ghersi evaso.
Venivano recuperati sei moschetti mod. 91, una pistola e sedici bombe a mano, nonché il ruolino completo della banda "Folgore".
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 febbraio 1945, pp. 27,28. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti  
 
"... Alle ore 20 circa del 23 gennaio 1945 reparti delle SS tedesche e italiane provenienti da Imperia e guidati da una spia procedevano all'arresto in Arma di Taggia ed in regione Castelletti dei garibaldini Giacomo Ghersi, Mario Cichero, Vincenzo Pistone, Vincenzo De Maria, Raffaele Politi, Guglielmo Bosco, Luigi Ghersi ed Ermanno Gazzolo. Tutti i fermati appartenevano al Distaccamento 'Folgore'. Alcuni giorni prima garibaldini del Distaccamento 'Peletta' avevano, su indicazione di Pino Faustini, perquisito la casa dei Ghersi e, dopo un chiarimento, avevano capito che essi erano garibaldini sinceri, mentre Faustini era un individuo 'torbido' che aveva in odio i Ghersi stessi. La sera del 23, quindi, mentre il comandante del Distaccamento si trovava assente... reparti delle SS tedesche e italiane (circa 100 uomini) con due mortai, circondavano casa Ghersi facendovi irruzione. Erano guidati da un borghese con faccia mascherata in parte, cappello calato sugli occhi e bavero del cappotto rialzato. In quel momento si trovavano in casa Ghersi Giacomo e Luigi ed anche Guglielmo Bosco e Vincenzo De Maria. Furono bestialmente percossi, senza alcuna pietà, perché non vollero rivelare la località dove erano nascoste le loro armi con le munizioni e i nomi degli altri partigiani componenti il Distaccamento. Essi sopportarono con coraggio e fermezza la tortura senza pronunciare una sola parola che potesse essere di nocumento ai compagni. Anche i genitori dei Ghersi furono minacciati e malmenati affinché parlassero. Il nipote del Ghersi di anni 11 alle domande rivoltegli dal borghese rispondeva fieramente di nulla sapere, invitando la spia a togliersi la maschera. Altri elementi delle SS appiccavano il fuoco alla baracca di Raffaele Politi il quale, costretto dal fumo e dalle fiamme, dovette uscire all'aperto e arrendersi, fu percosso e seviziato a lungo... un gruppo di SS partì per andare ad arrestare altri i cui nomi erano in una lista in loro possesso. Dopo aver completamento depredato la casa... legati insieme i fratelli Ghersi... i nazifascisti si portarono in Arma di Taggia, sulla Via Aurelia di fronte alla Chiesa. Lungo la strada giacevano già i cadaveri dei garibaldini Vincenzo Pistone, Ermanno Gazzolo e Mario Cichero. Al garibaldino Gazzolo, perché parlasse, furono cavati i denti con le pinze da fabbro, ma nonostante la sofferenza non pronunciò una parola di delazione e si lasciò massacrare. Il Pistone subì la stessa sorte. Alla vista dei compagni morti, accortisi di essere portati nei pressi, Giacomo Ghersi, che era stato slegato dal fratello Luigi, incitava quest'ultimo a fuggire perché un tedesco stava per sparargli al capo con una pistola. Infatti fuggì e, nonostante le raffiche di MG 42 e inseguito come una bestia selvaggia, benché ferito, riuscì a mettersi in salvo. Gli altri prigionieri, ormai agli estremi per i tormenti subiti, non potevano tentare la fuga e vennero barbaramente trucidati. Dei loro cadaveri fu fatto scempio". 
Da un rapporto (documento Isrecim) del 17 maggio 1945 del comando del IX° Distaccamento "Bianchi" del III° Battaglione della IV^ Brigata della II^ Divisione, inviato al comando del III° Battaglione in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
    
Il 24 gennaio 1945 i fascisti rastrellano la vallata di Montegrazie ed anche la zona di Terzorio dove purtroppo viene catturato il partigiano Renato Giusti (Baffino); sorpreso in un fienile (per causa di spie) dove solevano dormire dei partigiani è portato al comando tedesco di Santo Stefano al Mare (Villa Dea). Strada facendo è percosso duramente con il calcio del fucile. Gli viene intimato di rivelare il luogo dove si nascondono i suoi compagni altrimenti non avrebbe più visto la moglie e il figlio. Accompagnato per diversi giorni nelle località notoriamente consciute come frequantate dai partigiani non ottengono da lui nessuna informazione. Successivamente è trasferito a Sanremo (Villa Fiorentina) dove subisce ulteriori torture. Da quel momento non si è saputo più niente. Quando furono recuperate cinque salme irriconoscibili probabilmente tra queste c'era anche quella di "Baffino".
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Grafiche Amadeo, 2005, p. 149
 
Le nostre azioni purtroppo al momento erano in forte ribasso. Sorprese fatali accadevano di continuo, triste bilancio che l'inverno esigeva. Anche Baffino [Renato Giusti], in transito per Terzorio, all'alba del famoso mattino [24 gennaio 1945] era stato catturato nell'operazione congiunta effettuata nei due paesi della valle; quasi irriconoscibile per le percosse e sevizie subite, era stato portato da militi repubblicani, seduto sopra una sedia, come un trofeo per le vie di Pompeiana, triste sfilata di un uomo giunto alla fine del suo percorso.
Renato Faggian (Gaston), I Giorni della Primavera. Dai campi di addestramento in Germania alle formazioni della Resistenza Imperiese. Diario partigiano 1944-45, Ed. Cav. A. Dominici, Imperia, 1984
 
Il 27 gennaio 1945 venne fucilato anche Renato Giusti (Baffino), della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", partigiano che era stato catturato durante il rastrellamento di Terzorio (IM) avvenuto tre giorni prima. “Baffino” lavorava nell’organizzazione “Todt” di Porto Maurizio, da cui era riuscito a far fuggire diversi patrioti che si erano subito diretti in montagna; già scoperto ed incarcerato una volta, ma in seguito liberato dai garibaldini, era stato incorporato nelle formazioni della II^ Divisione “Felice Cascione”.  
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I

venerdì 18 settembre 2020

Tra il 4 ed il 6 febbraio 1945 i partigiani della I^ Zona Liguria...


Terzorio (IM)
Terzorio (IM)

Dai primi di febbraio 1945 i comandi delle Divisioni Garibaldi della I^ Zona Operativa Liguria [comandante Curto Nino Siccardi] furono impegnati a riorganizzare le forze in conseguenza dei duri rastrellamenti subiti a fine gennaio 1945.
Il 4 febbraio uomini delle SS italiane arrestarono Bricò (Attilio Panattoni) e Passatempo (Emanuele Cichero), membri del CLN di Sanremo (IM). Nella mattinata del 5 febbraio 1945 nella zona di Diano San Pietro (IM) si svolse un rastrellamento nazifascista ai danni della I^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante". Nel pomeriggio del 5 febbraio l'VIII° Distaccamento del Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", posizionato a nord del paese di Agaggio (Frazione di Molini di Triora), avvistò una colonna tedesca che da Molini puntava su Rezzo (IM). Il comandante del Distaccamento, Giovanni Piacenza Giacobbi, ordinò agli uomini di nascondere le armi automatiche e di cercare di celarsi al nemico, che aveva iniziato a sparare contro di loro. Alcuni partigiani furono, tuttavia, arrestati. Tra questi vi erano 3 olandesi, Pablo, Domenica, Martedì: gli ultimi 2 indicarono dove era stato occultato l'armamento dei patrioti, per cui andarono perduti "un Breda con 3 caricatori, un Saint Etienne con 10 caricatori, un Ocis con 10 caricatori".
Il 6 febbraio 1945 una squadra del Distaccamento "Angiolino Viani" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" attaccò nei pressi di Molino Nuovo, Frazione di Andora (SV), 2 militi della San Marco, che erano partiti da Albisola (SV)  per procurarsi dell'olio, e catturò 2 fucili ta-pum, 1 pistola, 1 cavallo, 80 chili d'olio.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

4 febbraio 1945 - [documento scritto su carta intestata al dopolavoro del PNF, il partito fascista della Repubblica di Salò] - Dal comando della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Comunicava che il comando di Brigata era volante e ridotto a soli 3 uomini, "Gino", "Danko" [Giovanni Gatti] e "Lupo" [Gianfranco Giribaldi], in conseguenza di una grave imboscata in cui erano morti 3 partigiani ed erano stati persi molti documenti, che il I° Battaglione era composto da 65 uomini, che il II° Battaglione aveva 70 uomini dislocati parte a Rezzo parte nella Valle Carpasina, che il III° presentava 90 volontari; che il Distaccamento SAP "Folgore" aveva avuto 7 morti, il X° "Walter Berio" 15 caduti, di cui 10 in seguito ad arresto, e che si era quindi deciso di aggregare al I° Battaglione i superstiti; che le forze nemiche a Montalto Ligure ammontavano a 70 soldati e a 3 ufficiali; che una colonna mobile mista di soldati tedeschi e fascisti, forte di 100 uomini, stava svolgendo diverse puntate in Val Prino.

5 febbraio 1945 - Da "Citrato" [Angelo Ghiron del S.I.M. <Servizio Informazioni Militari> della Divisione "Silvio Bonfante"] al responsabile S.I.M. ["Livio", Ugo Vitali] della Divisione "Silvio Bonfante" - missiva scritta a mano - Testo: "Sono partiti dalla vallata di Cervo i duecento tedeschi che vi si trovavano. Essi avevano già in antecedenza spediti via i loro bagagli. Questi si sono fermati due giorni ad Albenga, e sono poi proseguiti per Garessio - Ceva. Gli ultimi tedeschi sono partiti stamane. Anche da Andora e vallata è partito il comando del Battaglione e parte delle truppe. Sembra sia rimasta una sola compagnia. Notevole è sempre il numero di truppe di stanza nella zona di Diano Marina e Capo Berta, truppe che effettuano quasi giornalmente puntate verso l'interno della vallata. (circa 300 uomini) Secondo informazioni da Imperia anche da quella zona vengono segnalati spostamenti di truppe. È soprattutto notevole il numero di carri trasportanti equipaggiamento, viveri e materiale verso Savona, e tornanti vuoti in direzione opposta. Il fatto che anche viveri vengano trasportati sembrerebbe indicare non corrispondenti a verità le voci secondo cui si tratterebbe di un sempice cambio di truppe. Se anche non è probabile per il momento il completo sgombero della Liguria, è pure ormai certo che è in corso una sistematica ed assai notevole diminuzione dei presidii nell'intera zona. Avevo parlato in un precedente rapporto di una donna pseudo-Francese spia fascista abitante ad Oneglia... A lei sono attribuiti numerosi arresti di compagni nostri. Essa è conosciuta per spia da membri del Comitato. Tedeschi e repubblicani si reputano ormai sicuri in questa zona dal pericolo di partigiani. Soprattutto i fascisti stanno esasperando la popolazione con il loro comportamento.  Spero di avere sabato prossimo da Marco [probabilmente Nino Agnese] l'indirizzo che ho richiesto di S. 22, per mettermi in contatto con lui. Ad ogni modo ho ora trovato informatori a Diano ed Oneglia. Essendosi spostata, a causa dei rastrellamenti, la I Brigata, non ho più potuto parlare con Federico [Federico Sibilla vice commissario della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante"] per l'affare di Faravelli, né so quindi a che punto sia giunto. Saluti. Citrato.
P.S. so ora che nella notte tra il 7 e l'8 sono transitati, diretti a Ventimiglia due treni carichi di munizioni. È quindi confermato che i tedeschi hanno sì intenzione di diminuire i presidii, ma non di evacuare la zona. I tedeschi ad Oneglia, avendo trovato delle munizioni in una ditta di costruzioni hanno trucidato il proprietario e 36 operai [notizia che non ha trovato riscontro]".

5 febbraio 1945 - Da "Mimosa" [Emilio Mascia, ufficiale della Brigata SAP "Giacomo Matteotti"] alla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] del CLN di Sanremo - Comunicava che l'abitazione di Modena a Verezzo [Frazione di Sanremo (IM)] era stata svaligiata da sedicenti partigiani, che avevano asportato oro, preziosi e denaro in grande quantità, per cui occorreva investigare, tanto più che Modena era sempre stato simpatizzante della causa partigiana.

5 febbraio 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 270, al comando della V^ Brigata - Segnalava che il 4 febbraio erano stati arrestati dalle SS italiane "Passatempo" [Emanuele Cichero] e la staffetta "Bricò", i quali erano riusciti a distruggere i documenti che portavano, e che dalle SS tedesche era stato arrestato, invece, l'avv. Buzzi, che aveva un appuntamento, ormai da annullare, con "Curto".              

5 febbraio 1945 - Dal comando del Distaccamento "Francesco Agnese" della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" al comando  della I^ Brigata - Segnalava un rastrellamento avvenuto nella zona di insediamento del Distaccamento stesso, un rastrellamento durante il quale un garibaldino era rimasto arso vivo e 4 partigiani erano stato fatti prigionieri [come già riportato con questo articolo].

5 febbraio 1945 - Da "Martino" al CLN di Imperia - Segnalava che ad Imperia si erano verificati molti arresti e che tra quelle persone erano stati fucilati 3 iscritti al PCI.

5 febbraio 1945 - Dal comando dell'VIII° Distaccamento del II° Battaglione "Marco Dino Rossi" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della V^ Brigata - Informava che gli uomini del Distaccamento si trovavano in zona Agaggio [comune di Molini di Triora (IM), Alta Valle Argentina] quando, avvistata una colonna tedesca, si affrettavano a nascondere le armi e ad occultare loro stessi, ma che due partigiani olandesi, "Domenica" e "Martedì", venivano arrestati ed indicavano al nemico il luogo dove erano state celate le armi, 1 Breda con 3 caricatori, 1 Saint Etienne con 10 caricatori e 1 Ocis con 10 caricatori.

5 febbraio 1945 - Da "Jean" [Giovanni Carosi?] al CLN di Sanremo - Comunicava che in seguito ad un rastrellamento nella zona di Baiardo erano stati arrestati alcuni partigiani, che ignorava eventuali uccisioni e che per intervento del tenente dei bersaglieri, tuttavia, non era stata bruciata nessuna casa del paese. 
 
5 febbraio 1945 - Dall'ispettore ["Simon",  Carlo Farini] della I^ Zona Operativa Liguria al comando del III° Battaglione "Orazio 'Ugo' Secondo" della IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione "Felice Cascione" - Chiedeva informazioni sui fatti di Arma di Taggia del 24 gennaio per i quali furono rinvenuti i cadaveri di 7 uomini della SAP di Arma di Taggia, tutti appartenenti al Distaccamento comandato dall'ex brigadiere Gastone Lunardi ed ordinava di svolgere un'inchiesta sull'insieme delle circostanze.

5 febbraio 1945 - Dall'ispettore della I^ Zona Operativa Liguria al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Invitava a processare presso il Tribunale della Divisione Gastone Lunardi, già sospettato per la sparizione di 19 quintali di farina, per appurare sue responsabilità nell'uccisione di 7 uomini della sua squadra SAP, strage avvenuta ad Arma di Taggia il 24 gennaio, e sollecitava, oltre che l'inoltro della dislocazione delle formazioni dipendenti dalla Divisione, altresì l'invio allo scrivente di notizie relative a quei caduti.

6 febbraio 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che partigiani del Distaccamento di "Fernandel" [Mario Gennari] avevano arrestato Corrado Zanazzo sotto l'imputazione di spionaggio, che l'arrestato aveva fatto parte delle formazioni di "Cion" [Silvio Bonfante] con il nome di "Corrado" e che su Zanazzo sarebbero state chieste informazioni più precise ai responsabili della II^ Divisione ["Felice Cascione"].

6 febbraio 1945 - Dal comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che reparti tedeschi stavano organizzando un rastrellamento nella zona di Caprauna [comune della provincia di Cuneo situato nella parte terminale della Val Pennavaira nel versante marittimo-ligure delle Alpi].
 
7 febbraio 1945 - Da "Gea" a... - Comunicava che "Bricò", staffetta partigiana, era stato liberato mentre non si sapeva nulla di "Passatempo".

da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit., Tomo II
 
Il 24 gennaio i fascisti rastrellano la vallata di Montegrazie ed anche la zona di Terzorio dove purtroppo viene catturato il partigiano Renato Giusti (Baffino); sorpreso in un fienile (per causa di spie) dove solevano dormire dei partigiani è portato al comando tedesco di Santo Stefano al Mare (Villa Dea). Strada facendo è percosso duramente con il calcio del fucile. Gli viene intimato di rivelare il luogo dove si nascondono i suoi compagni altrimenti non avrebbe più visto la moglie e il figlio. Accompagnato per diversi giorni nelle località notoriamente consciute come frequantate dai partigiani non ottengono da lui nessuna informazione. Successivamente è trasferito a Sanremo (Villa Fiorentina) dove subisce ulteriori torture. Da quel momento non si è saputo più niente. Quando furono recuperate cinque salme irriconoscibili probabilmente tra queste c'era anche quella di "Baffino".
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Grafiche Amadeo, 2005, p. 149
 
Le nostre azioni purtroppo al momento erano in forte ribasso. Sorprese fatali accadevano di continuo, triste bilancio che l'inverno esigeva. Anche Baffino [Renato Giusti], in transito per Terzorio, all'alba del famoso mattino [24 gennaio 1945] era stato catturato nell'operazione congiunta effettuata nei due paesi della valle; quasi irriconoscibile per le percosse e sevizie subite, era stato portato da militi repubblicani, seduto sopra una sedia, come un trofeo per le vie di Pompeiana, triste sfilata di un uomo giunto alla fine del suo percorso.
Renato Faggian (Gaston), I Giorni della Primavera. Dai campi di addestramento in Germania alle formazioni della Resistenza Imperiese. Diario partigiano 1944-45, Ed. Cav. A. Dominici, Imperia, 1984  

Il 24 gennaio venne fucilato anche Renato Giusti (Baffino), che era stato catturato durante il rastrellamento di Terzorio (IM) avvenuto tre giorni prima. “Baffino” lavorava nell’organizzazione “Todt” di Porto Maurizio, da cui riuscì a far fuggire diversi patrioti che si diressero in montagna; già scoperto ed incarcerato una volta, ma in seguito liberato dai garibaldini, era stato incorporato nelle formazioni della II^ Divisione “Felice Cascione”.  Rocco Fava, Op. cit., Tomo I