Santo Stefano al Mare (IM): uno scorcio, con vista sino ad Arma di Taggia e a Bussana di Sanremo |
Il 23 gennaio 1945 nella parte occidentale della “I^ Zona Operativa Liguria” avveniva l’uccisione di alcuni partigiani appartenenti al Distaccamento “Folgore” del Battaglione “Secondo” della IV^ Brigata d’Assalto Garibaldi “Elsio Guarrini” della II^ Divisione “Felice Cascione”. Circa cento SS con due mortai circondavano casa Ghersi a Taggia (IM). I quattro garibaldini che si trovavano nell’abitazione vennero immediatamente immobilizzati e torturati. Venne bruciato il fienile di Raffaele Polito. Dopo di che, seguendo una lista fornita da qualche delatore, continuarono gli arresti. Sulla strada si trovarono i cadaveri di tre garibaldini, Vincenzo Morto Pistone, Ermanno Biondo Gazzolo e Mario Nico Cichero, che erano stati fucilati. Dei partigiani che si trovavano all’interno del casone riuscì a salvarsi solo Luigi Franco Ghersi, pur ferito.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
La sera del 23 gennaio u.s. in Taggia e in regione "Castelletti" 30
militari della S.D. germanica e otto militi dell'U.P.I. effettuavano un
rastrellamento per la cattura dei componenti la banda "Folgore".
Sono stati arrestati sette banditi, di cui cinque fucilati sul posto dai germanici, uno trattenuto in arresto e tale Luigi Ghersi evaso.
Venivano recuperati sei moschetti mod. 91, una pistola e sedici bombe a mano, nonché il ruolino completo della banda "Folgore".
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 febbraio 1945, pp. 27,28. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
Sono stati arrestati sette banditi, di cui cinque fucilati sul posto dai germanici, uno trattenuto in arresto e tale Luigi Ghersi evaso.
Venivano recuperati sei moschetti mod. 91, una pistola e sedici bombe a mano, nonché il ruolino completo della banda "Folgore".
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 febbraio 1945, pp. 27,28. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti
"...
Alle ore 20 circa del 23 gennaio 1945 reparti delle SS tedesche e
italiane provenienti da Imperia e guidati da una spia procedevano
all'arresto in Arma di Taggia ed in regione Castelletti dei garibaldini
Giacomo Ghersi, Mario Cichero, Vincenzo Pistone, Vincenzo De Maria,
Raffaele Politi, Guglielmo Bosco, Luigi Ghersi ed Ermanno Gazzolo. Tutti
i fermati appartenevano al Distaccamento 'Folgore'. Alcuni giorni prima
garibaldini del Distaccamento 'Peletta' avevano, su indicazione di Pino
Faustini, perquisito la casa dei Ghersi e, dopo un chiarimento, avevano
capito che essi erano garibaldini sinceri, mentre Faustini era un
individuo 'torbido' che aveva in odio i Ghersi stessi. La sera del 23,
quindi, mentre il comandante del Distaccamento si trovava assente...
reparti delle SS tedesche e italiane (circa 100 uomini) con due mortai,
circondavano casa Ghersi facendovi irruzione. Erano guidati da un
borghese con faccia mascherata in parte, cappello calato sugli occhi e
bavero del cappotto rialzato. In quel momento si trovavano in casa
Ghersi Giacomo e Luigi ed anche Guglielmo Bosco e Vincenzo De Maria.
Furono bestialmente percossi, senza alcuna pietà, perché non vollero
rivelare la località dove erano nascoste le loro armi con le munizioni e
i nomi degli altri partigiani componenti il Distaccamento. Essi
sopportarono con coraggio e fermezza la tortura senza pronunciare una
sola parola che potesse essere di nocumento ai compagni. Anche i
genitori dei Ghersi furono minacciati e malmenati affinché parlassero.
Il nipote del Ghersi di anni 11 alle domande rivoltegli dal borghese
rispondeva fieramente di nulla sapere, invitando la spia a togliersi la
maschera. Altri elementi delle SS appiccavano il fuoco alla baracca di
Raffaele Politi il quale, costretto dal fumo e dalle fiamme, dovette
uscire all'aperto e arrendersi, fu percosso e seviziato a lungo... un
gruppo di SS partì per andare ad arrestare altri i cui nomi erano in una
lista in loro possesso. Dopo aver completamento depredato la casa...
legati insieme i fratelli Ghersi... i nazifascisti si portarono in
Arma di Taggia, sulla Via Aurelia di fronte alla Chiesa. Lungo la
strada giacevano già i cadaveri dei garibaldini Vincenzo Pistone,
Ermanno Gazzolo e Mario Cichero. Al garibaldino Gazzolo, perché
parlasse, furono cavati i denti con le pinze da fabbro, ma nonostante la
sofferenza non pronunciò una parola di delazione e si lasciò
massacrare. Il Pistone subì la stessa sorte. Alla vista dei compagni
morti, accortisi di essere portati nei pressi, Giacomo Ghersi, che era
stato slegato dal fratello Luigi, incitava quest'ultimo a fuggire perché
un tedesco stava per sparargli al capo con una pistola. Infatti
fuggì e, nonostante le raffiche di MG 42 e inseguito come una bestia
selvaggia, benché ferito, riuscì a mettersi in salvo. Gli altri
prigionieri, ormai agli estremi per i tormenti subiti, non potevano
tentare la fuga e vennero barbaramente trucidati. Dei loro cadaveri fu
fatto scempio".
Da un rapporto (documento Isrecim) del 17 maggio 1945 del
comando del IX° Distaccamento "Bianchi" del III° Battaglione della IV^
Brigata della II^ Divisione, inviato al comando del III° Battaglione in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
Il 24 gennaio 1945 i fascisti rastrellano
la vallata di Montegrazie ed anche la zona di Terzorio dove purtroppo
viene catturato il partigiano Renato Giusti (Baffino); sorpreso in un
fienile (per causa di spie) dove solevano dormire dei partigiani è
portato al comando tedesco di Santo Stefano al Mare (Villa Dea). Strada
facendo è percosso duramente con il calcio del fucile. Gli viene
intimato di rivelare il luogo dove si nascondono i suoi compagni
altrimenti non avrebbe più visto la moglie e il figlio. Accompagnato per
diversi giorni nelle località notoriamente consciute come frequantate
dai partigiani non ottengono da lui nessuna informazione.
Successivamente è trasferito a Sanremo (Villa Fiorentina) dove subisce
ulteriori torture. Da quel momento non si è saputo più niente. Quando
furono recuperate cinque salme irriconoscibili probabilmente tra queste
c'era anche quella di "Baffino".
Francesco Biga (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria), Vol. IV. Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Grafiche Amadeo, 2005, p. 149
Le
nostre azioni purtroppo al momento erano in forte ribasso. Sorprese
fatali accadevano di continuo, triste bilancio che l'inverno esigeva.
Anche Baffino [Renato Giusti], in transito per Terzorio, all'alba del famoso mattino [24 gennaio 1945] era
stato catturato nell'operazione congiunta effettuata nei due paesi
della valle; quasi irriconoscibile per le percosse e sevizie subite, era
stato portato da militi repubblicani, seduto sopra una sedia, come un
trofeo per le vie di Pompeiana, triste sfilata di un uomo giunto alla
fine del suo percorso.
Renato Faggian (Gaston), I Giorni della Primavera. Dai campi
di addestramento in Germania alle formazioni della Resistenza Imperiese.
Diario partigiano 1944-45, Ed. Cav. A. Dominici, Imperia, 1984
Il 27 gennaio 1945 venne fucilato anche Renato Giusti (Baffino), della
IV^ Brigata "Elsio Guarrini" della II^ Divisione d'Assalto Garibaldi
"Felice Cascione", partigiano che era stato catturato durante il
rastrellamento di Terzorio (IM) avvenuto tre giorni prima. “Baffino”
lavorava nell’organizzazione “Todt” di Porto Maurizio, da cui era
riuscito a far fuggire diversi patrioti che si erano subito diretti in
montagna; già scoperto ed incarcerato una volta, ma in seguito liberato
dai garibaldini, era stato incorporato nelle formazioni della II^
Divisione “Felice Cascione”.
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I