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giovedì 3 agosto 2023

All’inizio dello stesso mese a Imperia ci furono le prime deportazioni politiche

La pietra d'inciampo dedicata alla memoria di Nicola Serra. Fonte: Wikimedia

Nel dicembre del 1943 si ebbe il primo vero scontro a fuoco tra il gruppo di Felice Cascione e i nazifascisti a Colla Bassa, tra Montegrazie e Sant'Agata di Imperia. All’inizio dello stesso mese a Imperia ci furono le prime deportazioni politiche con l’arresto, in seguito a una delazione, di un gruppo di antifascisti che organizzavano la Resistenza: tra questi i fratelli Enrico e Nicola Serra, Bruno Gazzano, Raimondo Ricci e i fratelli Alberto e Carlo Todros, tutti deportati a Mauthausen, da cui i primi tre non faranno più ritorno.
Redazione, Guerra Partigiana - La Resistenza ligure, dal mare alla Benedicta - parte 1, Vento d'Aprile, 27 febbraio 2014
 


Tra i deportati nei campi di sterminio nazisti vi furono anche tre panteschi: i fratelli Alberto e Carlo Todros e Donato Spanò.
Alberto era nato nel 1920, mentre Carlo, il minore dei due fratelli, nel 1923, entrambi a Pantelleria. Figli di un ebreo torinese e di una cattolica pantesca, i due fratelli erano studenti quando, in seguito alle leggi razziali del 1938, furono classificati come ebrei ed espulsi dall’Università di Torino. Trasferitisi ad Imperia, dove conducevano una vita di stenti, dopo l’8 settembre parteciparono attivamente alla resistenza occupandosi della raccolta di armi per i partigiani. Furono entrambi arrestati nell’ottobre del ’43 e, dopo un lungo peregrinare fra le carceri della Liguria, inviati nel campo di transito di Fossoli presso Modena (lo stesso da cui passò Primo Levi). Da qui furono mandati nel campo di sterminio di Mauthausen, in Austria, dove giunsero il 27 giugno 1944. Stranamente, i nazisti non si accorsero che i fratelli erano ebrei e furono pertanto classificati come Schutzhäftlingen (detenuti per motivi di sicurezza) e non come juden. Attivi nel comitato clandestino che operava nel lager, i fratelli Todros sopravvissero alla prigionia. Alberto, divenuto in seguito un importante urbanista, fu anche autore di un memoriale [...]
Fabrizio Nicoletti e Marcella Labruna, I fratelli Alberto e Carlo Todros e Donato Spanò deportati nei campi di sterminio, Pantelleria Internet, 15 aprile 2016
 
I fratelli Serra, previa consultazione con lo scrivente, nei gruppi del quale erano incorporati, erano saliti in montagna - con espresso incarico di organizzare i giovani alla macchia - nei giorni immediatamente seguiti all'armistizio dell'8 settembre, dopo essersi adoperati, fra l'altro, per il ricupero delle armi (Enrico aveva partecipato all'azione per tentare di recuperare le armi della Capitaneria di porto in Porto Maurizio, il 9 settembre, ed entrambi qualche giorno dopo avevano preso parte ad un'azione per l'occultamento e il trasporto di armi della caserma Crespi, già precedentemente fatte uscire dalla caserma stessa). Nicola, diplomato in ragioneria, studente universitario della facoltà di scienze economiche e commerciali, sottotenente di complemento a Chiari l'8 settembre, era appassionato studioso di Croce, e appariva di tendenze liberali; Enrico, fornito del diploma di capitano marittimo (conseguito al Nautico di Savona dopo avere frequentato il ginnasio-liceo di Oneglia), e già collegato, tramite lo scrivente, al Partito d'Azione, dimostrava, in genere, lo stesso orientamento politico del fratello. Arrestati nel dicembre del '43, morirono, come già è stato ricordato, a Mauthausen, dopo indicibili sofferenze.
Acquarone Aldo, o Sebastiano Aldo, di Lena Pilotti e fu Federico, appartenente allo stesso gruppo di montagna dei fratelli Serra, era nato in Imperia il 12 agosto 1924. Fermato mentre si trovava nella propria abitazione, fu costretto - per evitare molestie alla madre - a frequentare in Germania i corsi di addestramento dell'esercito di Salò; ma riuscì di nuovo a fuggire, e tornò in montagna verso la fine del '44 col soprannome di «Alpino». Fu ucciso dai nazifascisti nelle vicinanze di Tavole nel gennaio del 1945 (17 gennaio). Il di lui padre, Federico, era morto nella campagna di Russia.
In montagna con i Serra vi era anche stato il giovane Bruno Gazzano, nato a Roma il 19 febbraio del '24, ma oriundo imperiese. Il Gazzano, arrestato dalla GNR l'11-2-44, fu successivamente incarcerato ad Oneglia e a Genova (Marassi), e quindi deportato nel campo di concentramento di Fossoli. Di qui dimesso, verso la fine del giugno 1944 entrerà nelle formazioni partigiane «GL» dislocate nei dintorni di La Spezia; di nuovo arrestato il 3 agosto del '44, sarà incarcerato prima a Marassi in Genova, poi a San Vittore a Milano, e quindi sarà successivamente deportato nei campi di concentramento di Bolzano e in quelli di Flossenburg, dove morì in data 22-2-45, nella dipendenza di Hersbruk.
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Sabatelli Editore, Savona, 1976
 
Con decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 1994 vistato dalla ragioneria centrale in data 7 febbraio 1995,  n.  40/S, è stata concessa la seguente ricompensa al valor militare "alla memoria" per attivita' partigiana:
Medaglia d'argento
Serra Nicola, nato il 2 luglio 1918 ad Imperia. "Fiero oppositore della dittatura fascista, già molto prima del 25 luglio 1943 si adoperava ad organizzare la Resistenza facendo attiva propaganda tra i giovani, recuperando armi e materiali per la guerra partigiana e costituendo bande armate nei pressi di Tavole. Catturato dai nazifascisti durante una rischiosa e volontaria missione nella città di Imperia, veniva deportato a Mauthausen dove moriva, dopo mesi di indicibili sofferenze, il 21 novembre 1944". - Mauthausen, 21 novembre 1944.
Gazzetta Ufficiale n. 129 del 5-6-1995 
 
Di lì [n.d.r.: il campo di transito di Fossoli] passò anche l'esuberanza giovanile di Bruno Gazzano di Porto Maurizio, che mi è stato caro amico di scuola. Giovane sportivo e leale, venne arrestato dalla GNR l'11 febbraio 1944. Dalle carceri di Oneglia e di Marassi passò a Fossoli. Fu liberato. Ma Bruno era troppo generoso per desistere dalla lotta antifascista. A fine giugno raggiunse le formazioni partigiane GL sulle montagne di La Spezia. Fu ancora ripreso e subì l'altra trafila: il 3 agosto rientrò nelle carceri di Marassi, poi fu internato in quelle di San Vittore: quindi nel campo di concentramento di Bolzano. Atto finale: a Flossenburg, dipendenza di Hersbruck, Bruno Gazzano terminò il suo martirio e morì il 22 febbraio 1945. Tre giorni prima della morte aveva raggiunto 21 anni di età!
Altro dolore imperiese era racchiuso a Fossoli: stavolta sono due sposi, Mario Vespa e Teresa Vespa Siffredi. Nel campo giunsero, per la solita trafila, dalle carceri di Marassi dopo inimmaginabili torture fisiche e morali. La povera donna, incinta, fu dimessa dopo quasi sei mesi di prigionia, mentre il marito proseguiva il suo calvario fino a Mauthausen! [...]
Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992 
 
"Ma bisogna tanto farsi coraggio, aver fede che un giorno torneremo a quella serena spensieratezza degli ultimi tempi felici, di quei mesi così intensamente vissuti, il cui ricordo tanto sovente mi ritorna…".
Così il giovanissimo Aldo Acquarone scriveva a Maura (Dida) Ricci, nell'aprile del 1944. Si trovava, suo malgrado, nel campo di Senne III, in Germania, per un periodo di addestramento del Primo Reggimento di Fanteria della Repubblica sociale italiana (RSI). Era stato forzosamente arruolato dopo l'arresto avvenuto quattro mesi prima. Era uno di quei militari di leva che avevano disertato nel settembre del 1943 per unirsi a un primo gruppo di resistenti antifascisti sulle alture di Imperia. Fu catturato nel mese di novembre del '43, a causa di una leggerezza fatta nell'occasione di una “discesa” clandestina a Oneglia alla ricerca di abiti caldi per se e per i compagni per affrontare l'inverno in arrivo. Fatto il suo dovere, decise di incontrarsi con una ragazza che forse, ma non lo sapremo mai con certezza, era proprio Dida. Ciò che invece sappiamo con certezza è che Aldo aveva frequentato con grande assiduità, tra il '41 e i primi mesi del '43, quel gruppo di giovani portorini che avevano iniziato a maturare un profondo sentimento antifascista: Raimondo Ricci e sua sorella Dida, Angelo Magliano e sua sorella Mariella, Bruno Gazzano, i fratelli Todros e i fratelli Serra.
Franco Miglietta e Federico Acquarone, Aldo Acquarone, un partigiano, Storia e Memoria, n. 1, 2023, ILSREC - Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea
 
Angelo Magliano, classe 1919, già militare, fu fondatore della rivista clandestina “Costumi”, fu grande amico di Felice Cascione e dopo la Liberazione diresse sei riviste a livello nazionale, durante la Resistenza fu nell’organizzazione “Franchi” con Valiani.
Francesco Biga, Ufficiali e soldati del Regio Esercito nella Resistenza imperiese in (a cura di Mario Lorenzo Paggi e Fiorentina Lertora) Atti del Convegno storico Le Forze Armate nella Resistenza di venerdì 14 maggio 2004, organizzato a Savona, Sala Consiliare della Provincia, dall’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea della provincia di Savona

martedì 20 settembre 2022

Ebrei deportati dai nazifascisti da Sanremo

Sanremo (IM): uno scorcio del Forte di Santa Tecla

Natalie Camerini, figlia di Giuseppe Camerini e Diana Norsa è nata in Italia a Trieste il 21 dicembre 1852. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.   
Raffaele Camerini, figlio di Giuseppe Camerini e Diana Norsa è nato in Italia a Trieste il 17 settembre 1863. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Donato Colombo figlio di Davide Colombo è nato in Italia a Trinità il 4 ottobre 1863. Coniugato con Emma Ottolenghi. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Benvenuta Perla De Benedetti, figlia di Leone De Benedetti e Giustina Artom è nata in Italia a Asti il 14 maggio 1873. Coniugata con Alessandro Levi. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Emma Foà, figlia di Leone Bonaventura Foà e Giulia Ferraresi è nata in Italia a Verona il 23 maggio 1874. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Sara Franco, figlia di Abramo Franco e Elvira Schnur è nata in Turchia a Istanbul il 23 luglio 1874. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Alessandro Levi, figlio di Donato Levi e Marianna De Benedetti è nato in Italia a Torino il 4 ottobre 1868. Coniugato con Benvenuta Perla De Benedetti. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.  
Edwin Lumbroso è nato in Egitto a Alessandria d'Egitto il 4 dicembre 1875. Coniugato con Irene Elena De Bonfils. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Brunilde Levy, figlia di Federico Levy e Gemma Pugliese è nata in Italia a Milano il 13 settembre 1929. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Federico Levy figlio di Alfredo Levy è nato il 21 aprile 1871. Coniugato con Gemma Pugliese. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Irma Neufeld figlia di Ferdinando Neufeld è nata in Austria a Vienna il 24 settembre 1909. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Anna Luciana Norzi, figlia di Guido Norzi e Amalia Segre è nata in Italia a Casale Monferrato il 27 aprile 1931. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Guido Norzi, figlio di Moise Norzi e Evelina Momigliano è nato in Italia a Vercelli il 5 settembre 1886. Coniugato con Amalia Segre. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Lodovico Orvieto, figlio di Sabatino Orvieto e Anna Calò è nato in Italia a Roma il 15 settembre 1882. Coniugato con Ines Pacifici. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Giulio Osimo, figlio di Raffaele Osimo e Debora Osimo è nato in Italia a Turro di Podenzano il 7 febbraio 1886. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Emma Ottolenghi, figlia di Maurizio Ottolenghi e Speranza Ottolenghi è nata in Italia a Acqui Terme l' 1 dicembre 1866. Coniugata con Donato Colombo. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Vittorio Ottolenghi, figlio di Gershon Ottolenghi e Rachele Pugliese è nato in Italia a Alessandria il 18 gennaio 1874. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuto alla Shoah.
Ines Pacifici è nata in Italia a Firenze il 30 aprile 1889. Coniugata con Lodovico Orvieto. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Gemma Pugliese, figlia di Giuseppe Pugliese e Giuseppina Treves è nata in Italia a Alessandria il 17 aprile 1881. Coniugata con Federico Levy. Arrestata a San Remo (Imperia). Deportata nel campo di sterminio di Auschwitz. Non è sopravvissuta alla Shoah.
Tullio Pescarolo, figlio di Giuseppe Pescarolo e Lucia Peirone è nato in Italia a Torino il 22 giugno 1919. Arrestato a San Remo (Imperia). Deportato nel campo di concentramento di Buchenwald. È sopravvissuto alla Shoah.
[ n.d.r.: i nomi - e relative sintetiche informazioni - che precedono sono stati desunti dal meritorio Archivio CDEC, che si consiglia di consultare per ulteriori approfondimenti. Si coglie l'occasione per sottolineare che il partigiano Renzo Orvieto (altresì, illustre artista pittore e scultore: a lui si deve, ad esempio, il monumento ai Partigiani Caduti di Sanremo) era figlio di Ines Pacifici e di Lodovico Orvieto, sopra citati ]

Emma Foà nasce a Verona il 23 maggio 1874 da una famiglia ebraica e nella città scaligera vive gran parte della sua esistenza. Emma è un’educatrice e per anni dirige una scuola dell’infanzia nel quartiere veronese di San Zeno, in quella che oggi è via San Bernardino, 10. La sua attività professionale si scontra però nel 1938 con le leggi razziali, che le impediscono, in quanto ebrea, di continuare a svolgere quella che per lei è, oltre che un lavoro, anche una missione.
Negli anni successivi Emma Foà si trasferisce sulla riviera ligure, a Sanremo (IM), ed è proprio nella ‘Città dei fiori’ che viene arrestata il giorno dell’Epifania del 1944. Tradotta al campo di Vallecrosia (IM) e poi in quello di Fossoli, è infine deportata ad Auschwitz. È assassinata nelle camere a gas al suo arrivo, il 10 aprile 1944, in quanto considerata, con i suoi 70 anni, troppo anziana per contribuire allo sforzo bellico nazista, tramite il suo lavoro in stato di schiavitù [...]
Redazione, Emma Foà, Da Verona ai lager

Vallecrosia (IM): stele in memoria dei prigionieri del campo fascista di transito

Il nome intero di questo campo [n.d.r.: di Vallecrosia] era "Campo di concentramento provinciale per ebrei", ma in realtà non era un campo di concentramento ma di smistamento, dove prigionieri politici e ebrei venivano separati secondo le leggi razziali. Fu costruito nel Dicembre del 1943 ed entrò in funzione il Febbraio del 1944, chiuso poi nell'Agosto dello stesso anno. Scoperto negli ultimi vent'anni, il suo ricordo era quasi del tutto scomparso dalle menti della città, per questo motivo è stato posto il cippo, per far ricordare alla gente che in quel luogo, dove fisicamente non c'è più nulla, c'era un campo. Questo campo era diviso in tre aree: tutte avevano quattro edifici; la prima era chiamata "Il campo" anche se il vero nome era "Zona Fassi", un edificio era occupato da una caserma per soldati, gli altri tre da stalle per i cavalli; la seconda area era una distilleria di lavanda diventata caserme per soldati; la terza era destinata a caserme, uffici dettaglio, uffici comando e a dei magazzini. Una vicenda interessante è quella delle sorelle Perera portate subito da Bordighera con la madre a Vallecrosia per essere poi smistate in campi diversi, Gabriella andò da sola nel campo di concentramento di Bergen-Belsen e l'altra sorella, Mirella, con la madre andò al campo di Ravensbruck. Durante il periodo di permanenza a Vallecrosia furono aiutate dalle compagne di scuola di Mirella.
Iscrizioni:
    IN QUESTO LUOGO SORSE NEL 1944
    VIOLENZA TRA LE VIOLENZE DELL’INGIUSTA GUERRA
    UN CAMPO DI RACCOLTA PER EBREI
    E PRIGIONIERI POLITICI
    In memoria di tutti i perseguitati
    l’Amministrazione Comunale
    pose il 27 gennaio 2012
Redazione, 207474 - Cippo in memoria del campo per ebrei di Vallecrosia (IM), Pietre della Memoria. Il segno della storia, 22 luglio 2022


In Corso Garibaldi, al centro di Sanremo, il 28 gennaio 2022 sono state collocate due pietre d'inciampo dedicate alla memoria di Anna Luciana Norzi e Guido Norzi.
[...] La famiglia Norzi era composta da tre membri: la madre morta per cause naturali, la figlia Anna Luciana Norzi morta il 11 novembre del 1943 e il padre Guido Norzi morto il 31 gennaio del 1944. Quando arrivarono a prendere Guido Norzi lui nascose la figlia dentro l'armadio di casa sua e chi venne a prenderlo non se ne accorse e portarono via solo lui, la governante vide questa bambina e andò a cercare da vicini o conoscenti della famiglia se potessero prenderla ma non la prese nessuno. Lei la prese e la portò alla polizia dove c'era suo papà.
Redazione, 209128 - Pietre d’inciampo in memoria di Anna Luciana Norzi e Guido Norzi - Sanremo, Pietre della Memoria. Il segno della storia, 22 luglio 2022


Nella zona dell'ex carcere di Santa Tecla in Pian di Nave il giorno 28 gennaio del 2022 sono state posate due delle sei pietre d'inciampo dedicate alla memoria di Ines Pacifici e Lodovico Orvieto.
[...] Ines Pacifici, nata nel 1889, il 26 novembre del 1943 fu portata a Milano per poi arrivare ad Auschwitz dove morì il 11 dicembre del 1943 insieme a suo marito, nato nel 1882. Sono stati catturati dai tedeschi a Sanremo nel 1943 ed inviati a Materassi. Nel dicembre furono trasferiti nelle carceri di Milano, dopo circa tre mesi furono inviati a Bolzano e successivamente deportati nel campo di concentramento. Insieme ad essi si trovavano anche il signore Osimodo di Sanremo e il dottor Neppi di Milano.
[...] Questa famiglia era composta di persone già avanti con gli anni, erano cittadini italiani ed erano inseriti nella vita sociale.
Il giorno del posizionamento della pietra d'inciampo erano presenti dei discendenti della loro famiglia che vivono fuori Sanremo.
Dopo le leggi razziali e le deportazioni che il comune di Sanremo ha vissuto non si è più riformata una comunità ebraica significativa nel territorio comunale.
Redazione, 209092 - Pietre d’inciampo ai coniugi Ines Pacifici e Lodovico Orvieto a Sanremo (IM), Pietre della Memoria. Il segno della storia, 22 luglio 2022

venerdì 26 marzo 2021

Marianne si sentì come se fosse stata in procinto di iniziare una bella avventura

Creppo, Frazione di Triora (IM) - Fonte: Mapio.net

"Francois, quello che salvò i due bambini ebrei". Francois era Francesco Moraldo e i due bambini ebrei, salvati a Creppo, in valle Argentina, dalla persecuzione nazista, sono Marianne e Rolf Spier.
[...] I due fratellini sono adottati dall'ebreo italiano Angelo Donati, residente prima a Parigi e poi, dal '40, a Nizza. Donati è un uomo d'affari modenesi, ma spende gli anni della guerra cercando di portare soccorso ai suoi correligionari, in cerca di scampo dalla Shoah. Fra questi, ci sono in particolare Marianne e Rolf, per i quali Donati diviene presto "lo zio Angelo". Dopo l' 8 settembre del '43, però, i tedeschi invadono l'Italia e anche le coste della vicina Francia. Angelo Donati ricorda che il suo maggiordomo è originario di Creppo e gli affida i suoi figli adottivi, che ignoravano tutto dei loro genitori naturali. Dicono i due: "Assetati com'eravamo d'amore, ci affezionammo subito a chi si prendeva cura di noi". Non soltanto Francesco Moraldo, ma tutto il paese di Creppo adotta i bimbi come figli. Marianne e Rolf vivono nella casa dei genitori di Francois, "una minuscola abitazione, con i muri anneriti dal focolare". I due piccoli tedeschi rimangono colpiti dalla bellezza sobria della madre e del padre del loro secondo salvatore e, dice Marianne, "Capii, vedendo quei liguri dagli occhi chiari, di dove Francois avesse preso la distinzione che lo rendeva simile a un lord inglese". Rifugiati fino alla Liberazione sulle colline dell'entroterra ligure, i bimbi pensano di essere scampati alla guerra. Ma, nota ancora Marianne, "Quella regione così lontana e inaccessibile era ideale per i partigiani, che vi svolsero un'attività intensa e realizzarono molte imprese, pur subendo molte perdite per mano tedesca". Ma un episodio soprattutto segna l'infanzia di Marianne e Rolf: "Una volta i partigiani catturarono, denudarono e gettarono in un fosso 3 tedeschi, che a Creppo si chiamava 'il buco'. Non si sa come, uno dei tre ne uscì, ma venne ancora catturato. I partigiani vollero fucilarlo, ma 3 colpi su 3 andarono a vuoto e, a quel punto, lo tennero in custodia, risparmiandolo. Il tedesco fuggì e, raggiunti i suoi commilitoni, tradì la fiducia dei partigiani, raccontando di aver subito una caccia feroce. Allora i tedeschi rientrarono a Creppo, ordinarono a Francois e un amico di trarre fuori dal buco i cadaveri ormai putrefatti dei due tedeschi e di farli sfilare davanti all'intera popolazione del villaggio. Pensavamo che fosse arrivata la nostra ora, credevamo di dover essere giustiziati. Invece accade un fatto inspiegabile: ricevemmo una lunga paternale in italiano approssimativo e fummo lasciati liberi".
Giovanni Choukhadarian, Memoria di Rolf e Marianne piccoli ebrei salvati a Triora, la Repubblica, 30 gennaio 2006


Lapide commemorativa di Creppo II° Guerra Mondiale
La lapide è stata collocata  in onore di Francesco Moraldo e di tutti gli abitanti di Creppo per il salvataggio di due bambini tedeschi ebrei.
Il 1/03/2017 la scolaresca di Triora ha posto sulla lapide esistente una pietra (even) portata da Paolo Veziano, storico locale, da Israele (Giardino dei Giusti)
[...]  I genitori di Rolf e Marianne, ebrei tedeschi, erano scappati dal loro paese fin dal 1936, malgrado fossero totalmente integrati nella borghesia di Erfurt in Turingia: altri uomini avevano deciso i loro destini. La famiglia, trovato rifugio a Bruxelles, fu costretta a rifugiarsi nel sud della Francia, quando i Tedeschi, nel 1940, invasero il Belgio. La tranquillità fu di breve durata; nel corso dell’estate 1942 infatti il destino si accanì ancora sui due bambini.
I loro genitori furono arrestati e deportati ad Auschwitz, mentre il destino, nella persona di un Questore di Nizza, lasciò la vita salva ai due orfani, successivamente accolti in quella città da un uomo di cuore che diede loro asilo, sicurezza e conforto. Quest’italiano, di origine modenese, aveva un nome predestinato: Angelo Donati. Decise di fare di tutto affinché i due ragazzini potessero ritrovare una vita normale quanto più possibile, malgrado i tormenti della guerra che imperversava dappertutto. La sua intenzione fu di breve durata. Angelo Donati, anch’egli ebreo, dovette scappare a sua volta dalla Costa Azzurra per sfuggire ad un arresto programmato da tempo. Fu allora che affidò il ragazzino e sua sorella alle cure del suo maggiordomo, che seppe essere tanto generoso quanto affettuoso; si chiamava Francesco (detto François Moraldo). Creppo era, all’epoca, accessibile unicamente attraverso strette mulattiere. Il ragazzino e sua sorella scoprirono queste strade disagevoli con stupore e fatica. Le ore di marcia sui sentieri di montagna nascondevano la bellezza del luogo, che i due bambini, con ogni probabilità, non notarono neanche.
Alla svolta di un sentiero, il cammino scendeva verso il fondo della valle, si perdeva nelle acque dell’Argentina, che bisognava attraversare a guado, poi risaliva un poco più in là, e la lenta processione continuava. Infine, al di là di una curva del sentiero, Creppo apparve. Il ragazzino e sua sorella ignoravano totalmente quale destino li attendesse in quel luogo. Non potevano certo immaginare il loro avvenire in quel piccolo villaggio nel quale il loro arrivo con François stupì gli abitanti, che parlavano un dialetto a loro assolutamente incomprensibile. I paesani interrogarono François. Egli spiegò loro le ragioni del suo ritorno al villaggio natio, accompagnato da quei due bambini ebrei che rischiavano, per mancanza di discrezione e di silenzio, di essere arrestati dai fascisti italiani, all’epoca alleati con i Tedeschi. I loro nomi furono “italianizzati”: Marianne si chiamò Marianna e Rolf diventò ... Rodolfo.
Tutta la popolazione di Creppo, composta da gente semplice dal cuore immenso, comprese ed accettò immediatamente. Erano generosi e buoni, vivevano semplicemente e modestamente e sapevano sempre accontentarsi di poco, come tutti i montanari. Il villaggio era piccolo e poco abitato: due bambini in più non modificavano per niente la sopravvivenza di Creppo. I due nuovi arrivati furono dunque immediatamente ricevuti e calorosamente accolti come membri di pieno diritto della comunità , ragione per cui nessuno sparse la voce. Oggi i rari abitanti che restano ancora a Creppo e che hanno partecipato alla salvezza dei due bambini, continuano a vederli come due nativi, vissuti accanto a loro. Bianca, Mario ed altri, compagni d’infanzia di Marianna e Rodolfo, sono diventati adulti, ma non li hanno mai dimenticati.
Sulla lapide è inciso: A Francesco Moraldo e a tutti gli abitanti di Creppo che dal Settembre 1943 all'Aprile 1945 nascosero salvandoli dalla barbaria nazifascista i bambini ebrei Marianna e Rolf Spier.
Dal libro "Ritorno da Erfurt" di Olga Tarcali. "Sapevano che eravamo dei bambini ebrei nascosti, conoscevano il nome di chi ci proteggeva nonchè, ben inteso, che ciò era rigorosamente segreto. E mai nessuno di quei contadini ci aveva tradito, mai a rischio delle loro vite e di quelle dei loro famigliari, nessuno aveva trasgredito alla ferrea legge di ospitalità degli umili, la grandezza d'animo dei montanari, la silenziosa fierezza della gente semplice. Sebbene fossero poveri, senza mezzi, privi di ogni comodità, sebbene conducessero una vita rozza e austera, un'esperienza aspra e difficile, dettero prova di grande nobiltà d'animo. Essi possedevano l'antico istinto di ciò che si deve e di ciò che non si deve fare. Il comune di Triora posa il 28/01/2006
Vi sono almeno due miracoli nella vita di Marianne Spier-Donati: quello di essere stata liberata a Nizza nell'agosto del 1942, alla vigilia della deportazione con i genitori, e quello di aver incontrato Olga Tarcali...
Così leggiamo nella prefazione all'edizione originale di Serge Klarsfeld del libro "Ritorno a Erfurt - racconto di una giovinezza interrotta (1935-1945)", perché il volume nasce proprio dalla lunga amicizia fra Olga Tarcali, l'autrice, e Marianne la protagonista degli eventi narrati.
Ritorno a Erfurt, sensibile e intenso, ricostruisce, con profonda emozione, le vicende di Marianne e della sua famiglia, appartenente alla comunità ebraica tedesca, negli anni bui del nazismo.
Il racconto si sviluppa attraverso un percorso a ritroso nel passato, nei passati di Marianne, una serie di ritorni sulla storia personale e sulla Storia. In varie tappe Marianne rivive la propria infanzia di perseguitata: dalla fuga dalla Germania all'esilio a Bruxelles, poi nel sud della Francia, in Costa Azzurra, dove la famiglia riunita sembra al riparo dalla furia dell'antisemitismo...
[...]
Marianne e il fratello Rolf vengono raccolti, e in seguito adottati, da Angelo Donati, una persona eccezionale, un ebreo italiano entrato nella storia dell'epoca per aver salvato, nonostante i pericoli, grazie anche alla collaborazione delle autorità italiane, centinaia di ebrei d'oltralpe. Con lui l'arrivo in Italia, a Firenze, e infine, nel paesino di Creppo sulle Alpi Liguri, paese Natale di François - cameriere di Donati - a cui vengono affidati nel corso dell'ennesima fuga.
Da quel momento il paese proteggerà i due bambini, diventando protagonista corale di una splendida storia di solidarietà.
Nella prefazione all'edizione italiana, Alberto Cavaglion (già autore de "la Resistenza spiegata a mia figlia"), parla dei genitori di François, con cui vivranno Marianne e Rolf, come di "una famiglia di Giusti, radicata in quella terra di contrabbandieri e passeurs, ritornata al centro della riflessione dopo la pubblicazione della bella ricerca sugli espatri clandestini dalla riviera dei fiori pubblicata da Paolo Veziano (2001).
Lo stesso Paolo Veziano - anche artefice dell'assegnazione dell'onorificenza del Giardino dei Giusti di Gerusalemme al cameriere François -, insieme a Gian Paolo Lanteri, sarà protagonista della presentazione del libro al pubblico pavese, che la Libreria Delfino, con il patrocinio del Comune di Pavia, ha organizzato per venerdì sera.
La Redazione, Ritorno a Erfurt, miapavia, 19 aprile 2005

<...> Marianne Spier, la nipote di otto anni di Angelo Donati - uno dei diplomatici che si prodigò per il soccorso degli ebrei rifugiati nella Francia meridionale - si rese conto del disfacimento dell’esercito italiano quando osservò il fuggi fuggi improvvisato dei militari dalle caserme prospicienti alle finestre dell’abitazione fiorentina dove era ospitata 38.
<...> Marianne Spier racconta che, quando lo zio, Angelo Donati, affidò al suo maggiordomo l’incarico di nascondere lei e il fratello sull’Appennino ligure al paese natale del domestico, alla partenza da Firenze, Marianne si sentì come se fosse stata in procinto di iniziare una bella avventura: «Mio fratello ed io eravamo contenti di restare con François [Francesco Moraldo, maggiordono di Donati, ndr] 68, al quale volevamo molto bene, e trovavo eccitante il fatto di andare a vivere in campagna, in mezzo alla natura, agli animali e fra i campi, e mi sembrava che tutto si configurasse come un avvincente gioco» 69.
<...> Anche nella borgata di Creppo e tra i contadini della Garfagnana, si sopravviveva in sostanza grazie a questo prodotto. Scrive Marianne Speer: «In ogni casa si preparava il pane - un pane buonissimo e rinomato che ancora oggi la gente viene a procurarsi da fuori. Ma il cibo principale e comune a tutti i pasti erano le castagne, seccate al sole, conservate e preparate in molti modi. Con una farina grossolana si preparava una pasta rustica, pesante, dal colore rosa sporco, di cui mio fratello ha un pessimo ricordo» 168
<...> Scrive Marianne Speer a proposito della vita agreste che condusse a Creppo: «In quel remoto villaggio mio fratello ed io vivevamo la stessa quotidianità dei figli dei contadini […]. Ero colma d’amore per la natura. Ho un ricordo vivissimo della raccolta delle castagne e dei loro ricci spinosi, caduti per terra, che ci ferivano le dita, della ricerca dei funghi, della cura del bestiame. Osservavo con interesse il lento mutare della vegetazione nel corso delle stagioni. Mi trovavo bene in quel magnifico ambiente, dove le montagne erano maestose, l’aria eccezionalmente pura e le persone piene di benevolenza, anche se burbere. La vita primitiva che conducevamo non m’incuteva alcun timore; mi sentivo anzi protetta perché così lontana da tutto, pensando che lì, in quel villaggio tanto remoto si poteva immaginare che mai la guerra vi sarebbe arrivata e che nessun soldato tedesco sarebbe venuto a prenderci» 199.
<...>
38 «In Italia si verificò un gigantesco caos, un fantastico disordine che si tradusse nella fuga dei soldati italiani a fronte dell’avanzata tedesca. Le finestre della casa di Firenze erano affacciate su una delle caserme cittadine e, il giorno dopo, assistemmo al disastro: i soldati uscivano correndo dalla caserma, strappavano dalle loro uniformi i gradi e le spalline, gettavano vie le armi in dotazione, si svestivano delle divise e disertavano». O. Tarcali, Ritorno a Erfurt, Racconto di una giovinezza interrotta (1935-1945), L’Hartman Italia, Torino 2004, p. 84 (ed. orig., 2001).
68 Cfr. Moraldo Francesco, in L. Picciotto (a cura di), I Giusti d’Italia, cit., pp. 170-171.
69 O. Tarcali, Ritorno a Erfurt, cit., pp. 88-89.
168 Citato in O. Tarcali, Ritorno ad Erfurt, cit., pp. 91-92.
199 Citazione in O. Tarcali, Ritorno a Erfurt, cit., p. 93.

Paolo Tagini, "Le prefazioni di una vita". I bambini ebrei nascosti in Italia durante la persecuzione nazi-fascista, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Verona,  2011

mercoledì 17 marzo 2021

Cenni sulle Brigate Nere, sulla GNR, sulle spie e sui saloini in genere, operanti in provincia di Imperia

Imperia, Oneglia: uno scorcio dell'ex pastificio Agnesi
 
Se il nuovo Stato fascista repubblicano non nacque prima del 27 settembre, si può dire che la Milizia, braccio armato del fascismo del Ventennio, non morì neppure durante i “45 giorni” di Badoglio. Molti suoi appartenenti, infatti, si erano limitati in quelle settimane a smettere la camicia nera per indossare la divisa grigioverde dell’Esercito con la compiacente copertura dei comandi militari. Già il 9 settembre essi poterono proporre ai tedeschi la loro collaborazione. Il 27, rispondendo al bando di presentazione alle caserme per i militari, la MVSN si ricostituì anche de iure. Il Comandante della II Zona Legionaria, Ferraudi, poté così nuovamente organizzare ed inquadrare la Milizia in tutte le quattro province liguri, con la piena collaborazione tanto degli ex militi passati nell’esercito quanto di coloro che erano stati momentaneamente congedati da Badoglio. Questi reparti eserciteranno funzioni di ordine pubblico e vigilanza sui servizi civili, ma saranno altresì addetti, come in precedenza, all’artiglieria contraerea. Contemporaneamente si completava l’insediamento in ogni città ligure degli organismi amministrativi tedeschi destinati a sovrintendere lo sfruttamento delle risorse locali, dalla Militaerverwaltung alla Todt <34.
Gli inizi del mese di ottobre videro una febbrile attività delle neonate autorità repubblicane, in particolare sul versante del reclutamento di uomini per le Forze Armate della RSI. Grande risalto fu dato dalla stampa all’adunata tenuta dal Maresciallo Graziani il 2 ottobre al Teatro Adriano in Roma per perorare la rinascita di un esercito nazionale <35. Aerei tedeschi sorvolarono ancora una volta le coste liguri spargendo volantini che invitavano gli italiani a lavare l’onta del tradimento del Re e di Badoglio arruolandosi “per l’onore della Patria” <36. Largamente pubblicizzati erano anche gli arruolamenti nella Decima Mas del comandante Borghese, nella costituenda Marina fascista, nelle stesse Forze Armate germaniche <37. I successivi bandi richiamarono man mano alle armi tutti coloro che vi si erano trovati fino a poco tempo prima, e quello con scadenza 15 novembre chiamò all’arruolamento l’ultima aliquota della classe ’24 e l’intera classe ’25 <38. Altri bandi invitavano gli operai a mettersi a disposizione delle aziende che lavoravano per l’Organizzazione Todt <39.
[NOTE]
34. G. Gimelli, op. cit., vol. I, pp.60 - 61.
35 Ibidem, vol. I, p. 92.
36 Ibidem, vol. I, pp. 92 – 93.
37 Ibidem, vol. I, p. 93.
38 Ibidem, vol. I, p. 93.
Stefano d’Adamo, Savona Bandengebiet - La rivolta di una provincia ligure ('43-'45), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Milano, Anno accademico 1999-2000
 
I Tribunali militari territoriali, istituiti con decreto 10 novembre 1943, n. 291 e poi denominati “Tribunali militari regionali di guerra” (in seguito al decreto legislativo 30 dicembre 1943, n. 888), svolsero la loro azione nei territori della RSI <361. La competenza sul territorio fu inizialmente affidata a sette tribunali militari. Tali corti, alle dipendenze del Ministero della difesa nazionale (rinominato in seguito Ministero delle forze armate <362), aumentarono di numero in meno di un mese, raggiungendo le undici unità <363.
In seguito alla loro creazione da un lato aumentò il numero dei tribunali militari, dall’altro fu ridotta la competenza territoriale di quelli esistenti. Il decreto ministeriale del 29 novembre1943, n. 33, pose in essere i tribunali militari di Padova, Perugia, Chieti, Roma e una Sezione autonoma del tribunale di Torino con sede a San Remo. La principale conseguenza di questo decreto fu un sostanziale ridimensionamento dei tribunali di Trieste e di Torino che persero parte della propria giurisdizione territoriale. Trieste cedette la competenza sul Veneto al tribunale di Padova, restando titolare della sola Venezia Giulia, mentre Torino fu privato della Liguria, assegnata al tribunale di San Remo. Al tribunale di Torino restò così la giurisdizione solo sul Piemonte e sulla provincia di Piacenza.
[NOTE]
361 Scheda descrittiva Tribunale militare regionale della Repubblica Sociale Italiana in www.lombardiabeniculturali.it
362 Decreto del duce 6 gennaio 1944, n. 21, Nuova denominazione del Ministero della Difesa Nazionale, Gazzetta Ufficiale 18 febbraio 1944, n. 40.
363 Scheda descrittiva Tribunale militare regionale della Repubblica Sociale Italiana in www.lombardiabeniculturali.it

Samuele Tieghi, Le Corti Marziali di Salò. Il Tribunale Regionale di Guerra di Milano (1943-1945), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Milano, Anno Accademico 2012-2013

Imperia
Elementi dell'U.P.I. della 33^ Legione hanno proceduto al fermo di otto elementi nazionali antifascisti...
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 9 gennaio 1944, p. 3. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti   
 
Imperia
Il 7 corrente in Cosio d'Arroscia elementi ribelli hanno asportato quattro fusti di carburante dall'abitazione di tale Gastaldi.
Il 7 corrente in Cosio d'Arroscia i carabinieri intervenuti per far cessare una festa da ballo che si svolgeva in un'abitazione privata sono stati respinti e minacciati da elementi partigiani che partecipavano alla festicciuola. Militari germanici accorsi in aiuto dei carabinieri hanno ucciso un borghese e ne hanno feriti due. Poi, hanno fermato il Commissario Prefettizio locale.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 20 gennaio 1944, pp. 9,10.  Fonte: Fondazione Luigi Micheletti   

Imperia
Il I° corrente, in Bordighera e in Sanremo, vennero rinvenuti manifestini stampati a ciclostile a firma "Comitato sindacale segreto e gruppi difesa della donna per l'assistenza ai combattenti della libertà", invitanti le masse lavoratrici allo sciopero.
Il I° corrente, nell'abitato di Vallecrosia, furono rinvenuti affissi ai muri manifestini incitanti gli operai allo sciopero.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 10 marzo 1944, p. 6. Fonte:  Fondazione Luigi Micheletti
 
Questi ritocchi territoriali continuarono in pratica per tutta la durata della RSI a testimoniare la necessità di coprire al meglio sia i territori più minacciati dall’avanzata degli Alleati sia quelli che, ancora stabilmente nelle mani della Wehrmacht, richiedevano un controllo sempre più capillare. A riprova di tutto ciò sono i numerosi provvedimenti che mostravano una geografia della giustizia militare in continua trasformazione. A pochi giorni dal decreto del 23 marzo, le autorità militari ne emanarono un secondo in data 27 marzo che apportava nuove trasformazioni nell’ambito delle competenze territoriali di alcuni tribunali <374. Presso il Comando regionale delle Marche era istituito un Tribunale militare regionale con sede a Macerata e con giurisdizione sulle province di Ancona, Ascoli Piceno, Pesaro e Macerata. Lo stesso decreto istituiva la già citata Sezione autonoma del Tribunale militare regionale di Milano, con sede a Brescia.
Trascorso appena un mese, un nuovo decreto sopprimeva la Sezione autonoma di San Remo, mentre le sue funzioni erano assorbite dal Tribunale militare regionale di Alessandria, istituito con il medesimo provvedimento presso il Comando militare regionale di Novi Ligure; il Tribunale di Alessandria esercitava la propria giurisdizione sulle province di Genova, Savona, Imperia, Alessandria, Piacenza e La Spezia. Era inoltre competente a conoscere dei reati commessi dagli appartenenti alla Marina nel territorio della Liguria, del Piemonte e della Lombardia. Al contempo il Tribunale di Torino esercitava la propria giurisdizione sulle province di Torino, Cuneo, Asti, Novara, Vercelli e Aosta <375.
Al decreto era allegata una Tabella dei limiti di giurisdizione dei tribunali militari regionali e delle sezioni, che fissava a undici il numero dei tribunali regionali (Roma, Milano, Firenze, Bologna, Padova, Trieste, Perugia, Torino, Alessandria, L’Aquila e Macerata) e a due il numero di Sezioni autonome (Lucca e Brescia) <376.
[NOTE]
374 La competenza del Tribunale militare di Milano sulla provincia di Brescia passerà al Tribunale di quest’ultima città tre giorni dopo, con il decreto interministeriale 27 marzo 1944, n. 331, Istituzione del Tribunale Militare con sede a Macerata ed una sezione Autonoma del Tribunale Militare di Milano con sede a Brescia, Gazzetta Ufficiale 26 giugno 1944, n. 148.
375 Decreto interministeriale 30 aprile 1944, n. 599, Modifiche alla giurisdizione dei Tribunali militari regionali e relative Sezioni autonome, Gazzetta Ufficiale 29 settembre 1944, n. 228.
376 Ibidem, Tabella dei limiti di giurisdizione dei tribunali militari regionali e delle sezioni.

Samuele Tieghi, Op. cit.
 
La Brigata Nera di Imperia (che s’intitola al nome di un prete, don Antonio Padoan *, classe 1912, parroco di Castel Vittorio, un paesino della zona, fervente fascista di Salò, seguace di don Calcagno, direttore di Crociata Italica, e giustiziato dai partigiani nella notte fra il 7 e l’8  maggio 1944) è comandata da Mario Messina coadiuvato dal ten. col. Edoardo Balbis, capo di S.M., ed ha due battaglioni, con distaccamenti ad Alassio (ten. Ferdinando Rey), Sanremo (ten. Renato Morotti) e Ventimiglia (ten. Elio Piccioni). È una zona fitta di tedeschi, di soldati della RSI, di partigiani e di spie a favore degli inglesi, dei francesi e degli americani (specialmente a Sanremo) che s’incrociano e confondono la loro attività con i fascisti dell’Ufficio politico investigativo. La mattina del 4 ottobre 1944 i partigiani eliminano in via Ca’ Rossa (località Giaiette) il maggiore Enrico Papone, segretario politico del fascio di Diano Marina, e il maresciallo Jarranca dell’UPI nei pressi della vecchia fornace di Diano Calderina. Quello stesso pomeriggio i militi della B.N. prelevano dalle carceri di Oneglia Natale Rainisio, Giovanni Bonsignorio e Giuseppe Marro e li fucilano.
È una rappresaglia contro un’azione di veri partigiani, ma ci sono anche formazioni false di ribelli composte in maggioranza da ufficiali e sottufficiali fascisti che portano al collo fazzoletti rossi e la scritta CION, i quali entrano nelle botteghe e nelle trattorie, asportano merce e mangiano e bevono senza pagare. Quell’attività è cominciata da luglio, quando nella zona di Bardineto (Savona) tredici brigatisti, comandati da uno che si fa chiamare Tigre e travestiti da ribelli, sorprendono ed uccidono staffette e partigiani isolati. Ma durano poco: alla fine del mese vengono bloccati e passati tutti per le armi. I falsi partigiani sono adesso nella zona di Pieve di Teco, è la metà settembre del 1944 - ne uccidono parecchi di quelli veri (Ugo Calderoni, 21 anni, di Genova, e Franco Luigino Bellina, 20 anni, di Udine, a pugnalate [n.d.r.: secondo Giorgio Caudano, vedere infra, erano caduti in un'imboscata fascista della controbanda del capitano Ferraris nei pressi di Pieve di Teco il 23 settembre 1944, e furono fucilati in pari data]; Antonino Alessi, di Messina, e Pasquale Ticella, 24 anni di Ragusa, impiccati; Giacomo Carinci, di Albenga, e Nino Berio, 20 anni, di Imperia, fucilati) e ci vorrà del tempo prima che siano neutralizzati.
È entrata in campo anche una donna, Maria Zucco, di Fortunato, detta "la francese" o "la donna velata", ex-militante del "Fronte Popolare Francese", un’associazione che si collega ai principi della "rivoluzione nazionale" propugnata dal maresciallo Pétain. La Zucco si presenta nell'Imperiese, partecipa ad azioni di guerriglia urbana con i "ribelli" e poi, quando ritiene di conoscere bene la struttura dei "banditi" della zona, passa al servizio dei tedeschi e delle Brigate Nere. Le vittime saranno molte decine, e forse anche un centinaio. La donna, che indossa abiti maschili e si copre il volto con velo e occhiali, guida con la rivoltella in pugno le azioni di cattura o rastrellamento, e sembra gioire di fronte alle torture inflitte ai prigionieri. La promuovono capitano delle ausiliarie e riesce a distruggere tutta l'organizzazione cospirativa di Oneglia e di buona parte della provincia. L’8 aprile 1945 si mette alla testa di 300 rastrellatori e giunge a Carpasio, un paese dell’entroterra: qui fa saccheggiare o bruciare diverse case e fucilare i civili Silvio Bonfiglioli, Mario Cotta e Vincenzo Invernizzi. Altri dieci paesani presi come ostaggi vengono poi battuti prima di essere rilasciati. Una scia di sangue accompagna le sue azioni, e tuttavia riuscirà poi a salvare la vita [...]
* Antonio Padoan, figlio di un colonnello e di sentimenti liberali, prima del 25 luglio 1943 era parroco di Creppo, un paesino di montagna in Valle Argentina. Poi venne trasferito alla parrocchia di Castel Vittorio, nell’entroterra di Bordighera-Sanremo. Dopo l'8 settembre 1943 aderì alla RSI, aiutò a compilare le liste dei renitenti, sostituì il parrocco di Pigna che si era rifiutato di celebrare la Messa per tre giovani di Baiardo portati in chiesa prima di essere fucilati al cimitero da un plotone fascista. I partigiani della V Brigata lo affrontarono in parrocchia una sera della primavera 1944 invitandolo ad abbandonare il paese. Don Padoan estrasse la pistola e sparò; venne eliminato dopo una violenta colluttazione. I funerali si svolsero a Ventimiglia presenti tedeschi ed i militi di Imperia, che intitolarono al suo nome la B.N. [...] Intorno alla RSI turbinarono circa trecento preti di non alta levatura, e qualcuno per la sua irruenza diventò famoso come padre Eusebio. Citiamo fra' Ginepro da Pompeiana [...] e quel don Antonio Maria Padoan, parroco di Castel Vittorio (Imperia) che, ucciso dai partigiani l’8 maggio 1944, diede l'occasione agli squadristi locali di intitolare al suo nome una Brigata Nera. Cristo e moschetto.
Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere, Rizzoli, 1983
 
In effetti Renato Morotti, fucilato, comunque, a Sanremo, davanti al Cimitero della Foce, dai partigiani all'indomani del 25 aprile 1945, non risulta da nessuna altra fonte avere rivestito la carica di tenente.
Adriano Maini

Imperia: l'ormai dismessa linea ferroviaria tra Porto Maurizio ed Oneglia. Foto del 2016

[...] Domenica 16 luglio 1944
[...] A proposito della XXXII Brigata Nera “Antonio Padoan”, comandante Mario Massina, la GNR provinciale segnala oggi che:
“Il provvedimento della militarizzazione del partito ha provocato svariati commenti. E’ impressione generale che le squadre d’azione non saranno in grado di funzionare sia per la deficienza delle armi, sia per la mancanza di capi, sia, infine, perché in provincia di Imperia il partito non ha largo seguito. Ha destato ilarità il fatto che il commissario federale prenderà nome di “Comandante di Brigata”, quando ai suoi ordini, in provincia di Imperia, avrà sì e no una cinquantina di elementi”. [...] 

[...]

[...]
Giancarlo Magnoni, il tramonto di un regno. 9° Periodo: dall’8 giugno al 19 luglio 1944... Settima parte (dal 14 al 19 luglio 1944), il Postalista
 
Durante il rastrellamento avvenuto a Moltedo (frazione di Imperia) il 22 luglio 1944 i militi Amleto Alunni e Antonio Cartonio della GNR Compagnia Ordine Pubblico Imperia (Comandata dal capitano Giovanni Daniele Ferraris) fucilano sulla piazza di Moltedo i partigiani Gazzano Nino e Guarrini Elsio. Sono caduti chiedendo la fucilazione nel petto “perché noi non siamo traditori” e morivano gridando “Viva i partigiani”.
Nello stesso rastrellamento viene catturato anche il partigiano Gazzano Francesco, condotto nella caserma “Ettore Muti” di Imperia Porto Maurizio, interrogato e torturato verrà fucilato il 23 luglio 1944 in via Artallo nei pressi del Cimitero di Imperia Porto Maurizio [...]
Roberto Moriani, Episodio di Moltedo - Artallo, Imperia, 22-23.07.1944, Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia 
 
Operava in provincia di Imperia una formazione fascista della G.N.R. di Ordine Pubblico (O.P.), con 152 militi, al comando del capitano Giovanni Ferraris: essi diedero una spietata caccia ai renitenti alla leva, ai partigiani e ai civili che davano loro protezione. Per la loro ferocia questa formazione venne denominata con disprezzo dai partigiani imperiesi la "Banda Ferraris".
Finita la guerra il capitano Giovanni Ferraris e diversi suoi militi - il 22 dicembre del 1947 - vennero condannati a morte dal Tribunale di Cuneo come criminali di guerra. In seguito furono tutti amnistiati. Dalle testimonianze al processo si venne a sapere che 137 partigiani e civili delle province di Imperia, Savona e Cuneo, presi prigionieri, vennero fucilati o impiccati dopo atroci sevizie e altrettanti partigiani furono uccisi in battaglia durante i rastrellamenti.
Fulvio Sasso, ... E il sangue dei vincitori. Rappresaglie e stragi nazifasciste in Italia (1943-'45), L. Editrice, 2010

[...] in Liguria, dove il movimento partigiano era stato messo in forte difficoltà dalle operazioni tedesche della primavera finalizzate a mantenere libero il territorio in vista di eventuali sbarchi alleati, vide nascere in giugno il primo comando militare regionale. Anche qui il periodo estivo vide la liberazione di diverse porzioni del territorio, come le vallate e diversi centri dell’imperiese da parte dei partigiani della Prima Zona. Queste aree subirono poi pesanti rastrellamenti tedeschi, coadiuvati da reparti italiani della RSI addestrati in Germania, come le divisioni Monterosa e San Marco che, a partire dal 15 agosto 1944, costituiranno, insieme alle altre divisioni repubblichine Littorio e Italia e a reparti tedeschi, l’Armata Liguria al comando del maresciallo Graziani.[…]  
Gabriele RonchettiLe montagne dei Partigiani (150 luoghi della Resistenza in Italia), Viaggi nella Storia, Mattioli 1885, 2011
 
Imperia - Il 30 settembre u.s. nei pressi di Vallecrosia due banditi armati aggredivano di sorpresa e disarmavano il milite della G.N.R. Bartolomeo OTTONELLO.
Notiziario della Guardia Nazionale Repubblicana del 13 ottobre 1944, p. 24. Fonte: Fondazione Luigi Micheletti   
 
[...] banda Ferraris, il famigerato capitano Ferraris, ma allora ancora tenente. Un nome, quello di Ferraris, temuto: dotato di coraggio e di capacità militari, anima di tanti rastrellamenti, l'ideatore della Controbanda, l'uccisore di Nino Berio (Tracalà) a Chiusavecchia. Egli si era guadagnato la fiducia delle S.S. Tedesche, tanto da essere da loro decorato con la croce di ferro di II^ classe, per la spietatezza delle sue azioni. 
Attilio Mela, Aspettando aprile, Ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1998  
 
Comando III° BTG. ARTU'
Al Comando IV° Brigata
Prot.....                          20/11/1944
Oggetto: preparazione di spionaggio nemico
Nel colloquio avuto il giorno 19/11/1944 con Renato Primo del Comitato di Genova siamo stati informati che la X flottiglia M.A.S. sta preparando un servizio di spionaggio infiltrandosi tra i Distaccamenti e servendosi a quanto pare pure di radio trasmittenti. Sono quindi da diffidare detti marinai: qualcuno si trova pure a Imperia e a S. Remo.
Il  Commissario                                                                            Il Comandante (Artù)
documento IsrecIm in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. La Resistenza nella provincia di Imperia da settembre a fine anno 1944, a cura dell'Amministrazione Provinciale di Imperia e con il patrocinio dell'Istituto Storico della Resistenza di Imperia, Milanostampa Editore, Farigliano, 1977    
  
24 ottobre [1944]
La X [Mas] che sta all'Astoria [albergo di Sanremo] sta partendo, perché hanno trovato da sistemarsi in un albergo di Imperia, ma essendo questo privo di mobilio, si sono fatti consegnare dal signor K., proprietario dell'Astoria, 100 camere complete con la rispettiva biancheria, più alcune poltrone, sedie e tavolini per salotto. Dove vanno lasciano la traccia.
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006   
 
30 novembre 1944 - XXIII. Ore 20,30. Una telefonata del I° Capitano Medico Panizzi Francesco (Villa Igea) m'informa che il fascista Migliori Dino chiede l'intervento di una nostra pattuglia perché dei bersaglieri vogliono irrompere nel portone di casa sua, a nome della polizia.
M'avvio con sei uomini sul luogo (Via E. Muti, n...) e constato che una pattuglia di bersaglieri con un agente dell'S.S. perquisiscono la casa di Antellini Oddo, dove si presume siano delle armi.
Vedo anche alcuni agenti della P.S. chiamati sul luogo come me.
Chiarito l'equivoco e constatato il fatto, rientro alle 21 e 10.
Il V. Comandante, Aldo Ravina
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, Documento in Archivio di Stato di Genova, copia di Paolo Bianchi di Sanremo

L’ausiliaria veniva quindi rappresentata in modo mitizzato e andava ad incarnare un idealtipo femminile, delineato con i caratteri di una donna giovane, dalla moralità ineccepibile e dai sentimenti altamente patriottici, che fosse soprattutto di esempio e di monito ai renitenti e agli imboscati, pronta a sacrificarsi per il riscatto dell’onore della Patria tradita, senza però perdere i tratti distintivi della femminilità.
Le volontarie stesse percepirono la loro funzione di essere di esempio “ai vili e ai venduti”, come scrivono un gruppo di ausiliarie di Imperia in una lettera a Mussolini il 5 dicembre 1944, nel giorno del loro giuramento:
"Duce, un gruppo di volontarie ausiliarie della Provincia di Imperia, nel giorno del suo giuramento, osa inviarti l’espressione sincera del suo affetto, della sua ammirazione e della sua ferma decisione di essere pronte a tutto osare, a tutto affrontare, fosse pure la sorte, per la Patria nostra e per il nostro grande condottiero.
In te, per te, amiamo l’Italia sopra tutto e contro tutti, serenamente e duramente, ogni alba di questa dolce riviera ci ritrova sul lavoro, con umiltà di cuore, ed in silenzio, prestiamo la nostra opera, in questa avanzata base, con un fermo proponimento: contribuire al raggiungimento della meta da te prefissa, essere di esempio ai vili e ai venduti.
[...] La fede, nei destini della Patria e in te, è in noi incrollabile.
Duce, comanda! Siamo pronte ad obbedire, a morire per Te, tu sei la nostra guida la nostra luce.
F.to le volontarie del corso provinciale di Imperia
" <135
135 La lettera è allegata agli atti del processo contro Maria Delfina R., celebrato presso la Cas di Imperia, in Asge, Corte d’assise straordinaria di Imperia (d’ora in poi Cas Imperia), b.40, fasc. 187 del Registro generale, f. 3
Francesca Gori, Ausiliarie, spie, amanti. Donne tra guerra totale, guerra civile e giustizia di transizione in Italia. 1943-1953, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2012/2013

Alassio (SV)

7 marzo 1945 - Dalla G.N.R. comando provinciale, ufficio servizi, prot. n° 3124/B.5P, al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Si indicava al maresciallo Ferrero di chiedere alla signora Ernesta Ordano informazioni sui "ribelli" della zona di Stellanello, numero, movimenti, nominativi delle famiglie che li informavano, dato che la signora voleva la cattura della figlia che faceva parte dei "ribelli" in quella zona.
7 marzo 1945 - Da Ernesta Ordano al nucleo della polizia investigativa della G.N.R. di Alassio (SV) - Riferiva che la figlia, partigiana "Paola", era armata di pistola e moschetto, che il numero di "ribelli" a Stellanello era imprecisato, perché "tutta Stellanello ne è infestata", e forniva un elenco, con annotazioni sui singoli, di cittadini di Villarelli [Frazione di Stellanello (SV)], sottolineando che erano "tutti a favore dei fuorilegge" (nel fascicolo anche 2 lettere del marito a questa Ordano per tranquilizzarla [sic!] sulle buone intenzioni della polizia investigativa"). 
23 marzo 1945 - Da un informatore dei partigiani... - Riferiva la dislocazione dei comandi nemici nella zona di Imperia: presso Villa Ramaldi il comando tedesco, in Via Caramagna un comando di battaglione "con la mitragliera sul tetto dello stabile", in Via Siffredi il comando del distaccamento della marina tedesca, in Corso Roosevelt presso Villa Bianca un "Comando economico tedesco" e a pochi metri da Villa Bianca la Feldgendarmerie, nella Villa Stoppani l'Orstkomandantur, nella Villa Tilde il comando delle SS tedesche, presso Villa Vedetta un altro comando tedesco, sulla Via Aurelia il comando della marina tedesca, a Capo Berta un ulteriore comando tedesco; e, per quanto riguardava le forze repubblichine, in Piazza Roma la Brigata Nera, in Corso Roosevelt il comando della G.N.R., nei pressi di Villa Tilde il comando delle SS italiane, in Viale delle Rimembranze il comando della X^ Mas.
28 marzo 1945 - Dal comando della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" al comando della VI^ Divisione "Silvio Bonfante" - Relazionava... che il 27 marzo alcuni militi della Brigate Nere, travestiti da garibaldini, si erano aggirati tra Ortovero e Pogli ed avevano fucilato 2 civili...
31 marzo 1945 - Dalla GNR I^ Divisione antiparacadustisti e antiaerea "Etna", prot. n° 692, anno XXIII, al Distaccamento GNR di San Remo - Comunicava che era impossibile fornire notizie del milite Adriano Cavalleri, già denunciato per diserzione, in quanto dal primo febbraio 1945 si era allontanato arbitrariamente dall'VIII° Battaglione GNR in cui era in forza.
31 marzo 1945 - Dalla GNR I^ Divisione antiparacadustisti e antiaerea "Etna", prot. n° 692, anno XXIII, al Distaccamento GNR di San Remo - Comunicava che era impossibile fornire notizie del milite Adriano Cavalleri, già denunciato per diserzione, in quanto dal primo febbraio 1945 si era allontanato arbitrariamente dall'VIII° Battaglione GNR in cui era in forza. 
19 aprile 1945 - Da alcuni fascisti al C. Federale di Imperia - Undici elementi, 3 capitani, 1 tenente, 4 squadristi, 2 ragionieri, 1 dottore, tra cui figurano Pietro Gerli, Arcangelo Vitiello, analizzavano la situazione sostenendo che "constatano che l'opera sinora condotta dal Fascio e dalle Brigate Nere della provincia è approdata ad un risultato opposto a quella che era l'aspirazione del Duce e dei fascisti onesti e retti che ne seguono con dedizione la dottrina". Venivano elencate alcune cause: "la popolazione, che fa di ogni erba un fascio, considera alla stessa stregua dei disonesti, ladri, violenti, immorali chiunque sia fascista o squadrista". Tra le motivazioni di quel malcontento c'era il cattivo funzionamento del centro sfollati di Alassio (SV). Gli scriventi lamentavano il fatto, poi, che non erano stati presi provvedimenti a carico del segretario politico  [fascista] di Diano Marina (IM), che da diversi mesi non giustificava quanto spendeva di benzina. Si aggiungeva "la Brigata Nera non funziona né organicamente né disciplinarmente, né moralmente... Squadristi commettono azioni arbitrarie di perquisizioni in case private... occorre assolutamente proibirlo... è urgente fornire le bande nere di armi e munizioni. Ogni fascista dovrebbe impostare la sua linea di condotta sulla base dei postulati mazziniani: Dio, patria e famiglia".
da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Un altro personaggio di cui si hanno flebili tracce è Giorgio Pini (omonimo ma non parente del sottosegretario agli interni della RSI). Secondo un rapporto della polizia del 1947: “Il Pini è stato iscritto al P.n.f. dal 1919, squadrista, sciarpa littorio, marcia su Roma, ed è stato arrestato nell’aprile del 1945 e denunciato per collaborazionismo col tedesco invasore per avere posteriormente all’8 settembre 1943 in provincia di Imperia e Genova aver appartenuto alla GNR e successivamente alla SS Tedesca e tradito la fedeltà e la difesa dello Stato, ponendosi al servizio delle SS tedesche cui consegnò le armi del distaccamento del 6° alpini facendo da guida alle stesse SS nel rastrellamento delle armi e delle dotazioni del 6° alpini cui apparteneva, nascoste nei casolari. Lo stesso denunciava e faceva arrestare ebrei che poi faceva evadere e quindi riarrestare da parte delle SS tedesche da cui dipendeva in qualità di maresciallo autista ritraendo da tale attività illecito profitto.” <349
349 Archivio di Stato di Roma, sezione distaccata di Galla Placidia, Regina Coeli, b.8, fasc. “Pini Giorgio”, rapporto della prefettura di Milano del 12 febbraio 1947.
Amedeo Osti Guerrazzi, Tedeschi, Italiani ed Ebrei. Le polizie nazi-fasciste in Italia. 1943-1945, Pensare e insegnare la Shoah, attività e materiali, Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna
Percorsi della memoria
 
Sanremo
Nella località della riviera di Ponente le “Forze armate germaniche” non solo occuparono uno stabile “di pertinenza dell’ebreo Veneziani Alberto fu Gabriele”, ma opposero anche “un netto rifiuto alla domanda di poter stendere il verbale relativo ai mobili ed oggetti contenuti nello stabile” <39 .
Un’opposizione che si commenta da sé.
[...]
L’indagine nell’archivio storico della Banca d’Italia
6.3. Esercizio del credito da parte di cittadini considerati ebrei
- Asbi, Vigilanza sulle aziende di credito, pratt., n. 3977, fasc 1. Esercizio del credito da parte di cittadini
considerati ebrei nella provincia di Imperia. Risposta negativa della filiale. 1938
[...]
Banca di Roma
Imperia
Una copia della denuncia delle attività appartenenti a nominativi di razza ebraica presentata dalla Filiale di Imperia al capo della Provincia in data 8 febbraio 1944. Nell’elenco figura un unica posizione relativa a: Jerusalmi Giuseppe Bohor di Nissim titolare di un importo di L. 45.645.
[NOTA]
39 ASMAE, RSI, DGAAGG, b. 164, pos. S-IV-1s (Ebrei), f. 1/6 (Sequestro beni ebraici da parte delle autorità tedesche in Italia), “Beni ebraici, Veneziani Alberto fu Gabriele, Sanremo”, P.C. 316, 27 febbraio 1945-XXIII, firmato “Il Ministro”.

Redazione, Commissione per la ricostruzione delle vicende che hanno caratterizzato in Italia le attività di acquisizione dei beni dei cittadini ebrei da parte di organismi pubblici e privati, Presidenza del Consiglio dei Ministri, 2001
 
Se i rapporti con i tedeschi sono critici, quelli interni alla Repubblica sociale sono difficili. Alle gravi carenze di organico e di equipaggiamento della Guardia Nazionale Repubblicana si aggiungono i contrasti tra i diversi organi e apparati dello Stato [...] Non mancano le annotazioni di “costume”, come quella relativa al capo della provincia di Imperia che ha moglie e cinque figlie ma “trascura l'ufficio e i contatti col pubblico a causa di una donna… sarebbe bene sostituirlo” <643.
643 Vedi Silvio Bertoldi, Salò, cit. p. 337. Come scrive l'Autore, “tutte le informazioni e le citazioni di questo capitolo sono tratte da documenti dell'Archivio Pini”.
Antonio Gioia, Guerra, Fascismo, Resistenza. Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Salerno, Anno Accademico 2010-2011 
 
 

Una cartina stilata dai partigiani di Sanremo, comprensiva della zona Piazza Colombo, Via Manzoni, Corso Garibaldi. Fonte: Augusto Miroglio, La Liberazione in Liguria, Forni, Bologna, 1970
 
XXXII BRIGATA NERA "ANTONIO PADOAN"
Squadristi:
Imperia - Posta da campo 779
Comandante: Mario Massina, già federale di Alessandria, dal 22 luglio 1944, t 8-5-45 Alessandria.
Capo di S.M.: col. Balbis.
Ufficiale ai servizi: ten.col. Edoardo Baralis 3-5-45 Valenza (Alessandria).
Ufficiale addetto al federale: Alberto Mario Allavena.
Vice-federale: Adalberto Armelio; Francesco D’Accunto.
Servizio Sanitario: dr. Raffaele Denza.
Servizi amministrativi: Michele Chiarella e Giuseppe Tricotti; Natale Giribaldi (Imperia Ponente).
Ufficio politico: Pietro Gerii (capo); Arcangelo Vitiello (vice-capo); Natale Amoretti; Arturo Giribaldi.
Segreteria politica: Mario Moretti (capo).
Altri ufficiali
maggiore: Carlo De Maere f 26-4-45 Alassio.
capitani: Allione; Luigi Bertagni; Ignazio Borro; Attilio Calvo (detto capitan Paella) t 1945; Libero Fantini (Alassio), ex-maresciallo della Milizia; Giovanni Ferraris (Cesio, Chiusavecchia. Dolcedo. Vasia); Paolo Garan; Giannoni (5 a Cp. Ceriana), croce di ferro 2a classe, già ufficiale 41° Rgt. Ftr.; Landucci; Adolfo Manetti; Angelo Mangano, comandante Cp. O.P. Sanremo; Francesco Mangiapan f; Enrico Musso; Roberto Musso; Enrico Papone f 4-10-44 Diano Marina;
Aldo Vandone; Renzo Vannucci.
tenenti: Basso; Lo Faro, comandante presidio Cesio; Renato Moretti t 25-4-45 Sanremo; Elio Piccioni t 9-1-45 Ventimiglia; Ferdinando Rey f 4-5-45 Alassio.
sottotenente: Stefano Gerii, comandante U.P.I. di Imperia.
Ricciotti Lazzero, Op. cit.
 
Angelo Cesare Mangano aveva comandato il Distaccamento di Sanremo della Brigata Nera. Nel luglio 1944 era stato nominato segretario politico del P.F.R. di Sanremo. Il 26 maggio 1945, il Mangano, che era detenuto all'albergo "Crespi" di piazza Principe a Genova, si suicidò lanciandosi da una finestra sulla strada, dove fu straziato da un tram che sopraggiungeva.
Adriano Maini