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lunedì 27 luglio 2020

Il comandante partigiano Curto a febbraio 1944...

Prelà (IM). Fonte: Mapio.net

Oltre ai gruppi di cui si è or ora parlato, molti altri ve ne furono, più o meno isolati, e sparsi un poco dovunque. Per quanto è possibile, essi si tennero tutti in collegamento con gli organizzatori antifascisti rimasti in città.
Il gruppo dei fratelli Serra e di Ricci Raimondo era stato collegato per qualche tempo anche con un altro gruppo di circa quindici uomini, pur esso sistemato a monte di Tavole [n.d.r.: Frazione del comune di Prelà (IM)], e del quale uno degli esponenti principali era Demossi Pietro, direttamente collegato con lo scrivente. Il Demossi, rientrato dalla Francia - dove era militare - il 19 settembre 1943, era salito in montagna con alcuni amici intorno ai giorni 23-24 settembre 1943. [...] Per l'adesione ad una formazione unitaria, che si cercava di costituire, il Demossi era stato interpellato una prima volta da Amoretti Filippo di Tommaso, della corrente comunista, il quale dapprima era in un gruppo presso Moltedo [Frazione del comune di Imperia] e poi si era per qualche tempo fermato nel gruppo dei Sella; poi, da Ricci Raimondo era stato invitato per uno scambio di vedute nella villa di Carlo Carli alle Cascine [n.d.r.: zona di Oneglia ad Imperia], dove era presente il Carli e dove il Demossi si recò insieme col Ricci, il quale sostenne appunto l'idea dell'adesione; infine aveva avuto un colloquio con Cascione in un occasionale incontro nelle vicinanze del Monte Acquarone; ma il gruppo si sciolse nel dicembre 1943 o agli inizi del gennaio 1944, quando non si era ancora giunti ad una conclusione definitiva. Gli uomini del gruppo tornarono in città. Il Demossi andò nuovamente in Francia. In seguito qualcheduno degli uomini ritornò in montagna nella primavera del 1944: fra essi il Demossi, il quale, avviatosi con un altro giovane, Bruno Francesco, per raggiungere le formazioni di Martinengo [Eraldo Hanau], dapprima si ferma in Tavole, dove si incontra con Sebastiano o Nino Verda e con Carlo Carli; poi, atteso invano Sicardi Vincenzo, che avrebbe dovuto percorrere la strada insieme con loro, prosegue - sempre col Bruno Francesco - fino alla Mezzaluna [n.d.r.: Passo nel comune di Rezzo (IM)]. Qui i due incontrano Curto [Nino Siccardi], che li invita a fermarsi nelle sue formazioni; essi accettano e si fermano pertanto in un distaccamento garibaldino dislocato alla Mezzaluna, dal quale il Demossi, poi, passerà alla "Fenice". Nel primitivo gruppo del Demossi vi era anche Deri Ernesto [...] ucciso il 15 febbraio [1945] nel camposanto di Oneglia [...]
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I^ zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia 
 
I primi mesi della resistenza imperiese furono caratterizzati da un lato da un’opera di organizzazione dei vari gruppi clandestini sorti nei maggiori centri rivieraschi e dall’altro dalla creazione delle prime bande che presero vita in montagna e nelle alture poste in vicinanza delle città. Il fenomeno della nascita del movimento resistenziale aveva incontrato una certa difficoltà, che in sostanza si riscontrava un poco dovunque. Fra i giovani fuggiti in montagna subito dopo l'armistizio alcuni erano tornati in città dopo una breve permanenza alla macchia, altri si limitavano a tenersi nascosti, ma non erano disposti a formare gruppi di combattimento. Le prime bande che si formarono furono quella di Cascione, alle spalle di Imperia, e quella di "Tento", Pietro Tento, e di "Vittò", Giuseppe Vittorio Guglielmo, le quali ultimo agivano nella parte occidentale della provincia di Imperia in Alta Valle Argentina con base alla Goletta di Triora (IM). Dalla banda Cascione, dopo la morte di "U megu", si erano originati altri nuclei combattenti, i quali erano stati riuniti sotto un unico comando che aveva come scopo quello di coordinare le azioni fino ad allora estemporanee e isolate. Quel comando fu affidato a Nino Siccardi, "Curto". Oltre alle bande di Tento e di Vittò, erano operanti il gruppo di "Tito" (Rinaldo Risso), che era dislocato nei pressi di Rezzo (IM); quello di "Cion" (Silvio Bonfante) in valle Arroscia, il gruppo di "Ivan" (Giacomo Sibilla), che si spostò nei pressi di Caprauna (CN). Tra Val Nervia e Valle Argentina andavano formandosi altre bande: da quella di "Erven" (Bruno Luppi) a quella di "Marco" (Candido Queirolo). Altri distaccamenti operavano senza essere ancora ancora inquadrati regolarmente: "Gori" (Domenico Simi), "Gino" (Luigi Napolitano), "Artù" (Arturo Secondo), "Peletta" (Giovanni Alessio), "Fragola" (Armando Izzo), "Leo" (Stefano Carabalona). Nei primi giorni di aprile 1944 Erven si incontra con Curto a Costa di Oneglia, presenti il savonese Libero Briganti (Giulio), Giacomo Sibilla (Ivan), Vittorio Acquarone (Marino) e Candido Queirolo (Marco); si decise di raccogliere tutte assieme una ventina di bande sparse sul territorio per costituire la IX Brigata d’assalto Garibaldi “F. Cascione”, che nel luglio si trasformava in divisione, la Divisione "Felice Cascione", articolata su due brigate.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I Caduti della Lotta di Liberazione nella I^ Zona Operativa Liguria, ed. in pr., 2020 
 
[ n.d.r.: altri lavori di Giorgio Caudano: Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016; Giorgio Caudano, Pigna. Storia di un paese, ed. in pr., 2016  ]

Intanto si andavano formando molte altre bande anche nella parte occidentale della provincia, tra cui una sorta nell'Alta Valle Argentina, quella costituita da Ivano [altro nome di battaglia Vitò, o Vittò, Giuseppe Vittorio Guglielmo], già combattente repubblicano in Spagna, che radunò nei pressi di Loreto di Triora (IM) molti giovani ed ex militari, i quali ultimi recavano le armi che avevano celato dopo la disfatta dell'esercito.
Vitò fu coadiuvato nell'organizzazione della banda da un sergente maggiore dei reparti G.A.F. (Guardia Armata alla Frontiera), Francesco Tento.
I primi ad accorrere all'invito di Vitò furono i giovani dell'Alta Valle Argentina.
Fu merito di Vitò e di molti altri comandanti partigiani essere riusciti ad incanalare nella guerriglia anche molti ex militari di carriera, stimolati a mettere con l'esempio a disposizione dei giovani la loro esperienza bellica precedente.
La banda di Vitò si stabilì in una zona sopra Cetta, Frazione di Triora (IM), La Goletta, situata in un punto strategico per la guerriglia.
 [...] Curto [Nino Siccardi] assunse in seguito alla morte [27 gennaio 1944] di Felice Cascione, primo capo partigiano, il comando degli uomini della banda, che poi si dividerà in due gruppi, uno comandato da Vittorio Acquarone (Marino), l'altro - stabilito nella zona di Magaietto, in Diano Castello (IM) - da Tito [o Tito R., Rinaldo Risso].
[...]  A febbraio 1944 le autorità fasciste procedettero in provincia di Imperia ad alcuni arresti di patrioti.
Per facilitarsi la cattura di partigiani i repubblichini avevano ordinato di affiggere all'interno delle porte d'ingresso delle singole case fogli riportanti i nomi degli abitanti.
Il 22 febbraio 1944 i partigiani dei raggruppamenti di "Tito" [Rinaldo Risso] e di Acquarone [Vittorio Marino Acquarone] vennero riuniti, insieme ai volontari nel frattempo giunti in montagna, in un unico Distaccamento di cui era comandante "Tito" [Rinaldo Risso] e di cui era  commissario politico "Giulio" (Libero Briganti).
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998 - 1999

In dicembre [1943] andai a casa, dove arrivai prima di Natale [...] ero venuto a conoscenza di uno scontro di ribelli imperiesi a Montegrazie; a Rezzo erano stati disarmati i carabinieri [...] a febbraio [1944] decisi di recarmi in provincia di Cuneo con l'obiettivo di arruolarmi nelle formazioni di G.L. [Giustizia e Libertà]. Messomi in cammino al mattino presto mi trovavo già nei pressi di San Bernardo di Conio [Frazione  di Borgomaro (IM)], quando incontrai un uomo che salutai con il buongiorno senza fermarmi. Era il Curto [Nino Siccardi], che io ancora non conoscevo [...] Si qualificò come comunista, responsabile delle formazioni partigiane che agivano nella zona. Io gli raccontai le mie brevi esperienze di ribelle e la mia intenzione di raggiungere le formazioni G.L. nel cuneese [...] Gli dissi che mi sarei fermato a Carpasio [n.d.r.: oggi nel comune di Montalto Carpasio (IM)] presso un conoscente (Paolo Gallo detto Paulò) e lì avrei aspettato sue notizie. Ritornammo a San Bernardo di Conio insieme; l'uomo mi piaceva [...]
Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo), Dalla Russia all'Arroscia. Ricordi del tempo di guerra, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 1994

venerdì 24 gennaio 2020

La IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione"


Con la creazione della IX Brigata d'Assalto Garibaldi, del Corpo Volontari della Libertà, posta sotto la guida del comandante Nino Siccardi (il Curto) - commissario Libero Briganti (Giulio) - forte di una decina di distaccamenti e di numerosi nuclei autonomi ad essi aggregati, viene definitivamente realizzata l'unità d'azione patriottica nella nostra provincia e si pongono le premesse organizzative per la susseguente creazione di una vera e propria formazione combattente di montagna, provvista di quadri regolari e di un comando accertato [...]  il riconoscimento concesso dal Comando regionale alla IX Brigata garibaldina quale formazione armata regolarmente inclusa nel complesso del grande esercito partigiano che si batteva nell'Italia centro-settentrionale, significava che la nostra guerriglia non era più da considerarsi un movimento indipendente, quasi anarchico, avulso dal quadro generale della lotta per la liberazione, ma una parte integrante della lotta stessa, provvisto di uno status legale.                              
Mario Mascia, L'epopea dell'esercito scalzo, Ed. A.L.I.S., 1946, ristampa del 1975 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, p. 109

Verso la fine della prima quindicina del giugno '44 i gruppi più o meno direttamnete dipendenti da Curto arrivano a comprendere circa 1.500 uomini. Sempre nella prima quindicina dello stesso mese (14 giugno) questi gruppi si collegano ufficialmente in una sola unità, che prende il nome di IX Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione", la quale, poi, entrerà a sua volta a far parte del Corpo Volontari della Libertà (costituitosi il 9 giugno '44). Comandante della Brigata è Nino Siccardi (Curto) e commissario è Libero Briganti (Giulio).
Giovanni Strato, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. I. La Resistenza nella provincia di Imperia dalle origini a metà giugno 1944, Editrice Liguria, Savona, 1976, ristampa del 2005 a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia
 
A fine maggio 1944 il Comando Generale per l'Alta Italia del Corpo Volontari della Libertà mandò disposizioni per la creazione in Liguria di un Comando unificato. Sorse così il primo Comando Militare Unificato Regionale Ligure (CMURL).
La Liguria venne suddivisa in 4 zone in ottemperanza alle direttive impartite dal Comando Generale Alta Italia.
La I^ Zona Operativa Liguria copriva il territorio che va dalla Valle del Roia, estremo ponente della provincia di Imperia, a quella dell'Arroscia.
Attorno al 13-14 giugno 1944, in considerazione del crescente numero di combattenti che agivano nel territorio venne riconosciuta alle forze della Resistenza imperiese una nuova unità operativa, la IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione". 
La IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione" ebbe origine dall'aggregazione di 21 distaccamenti partigiani che già operavano in provincia di Imperia: il numero complessivo dei combattenti ammontava a circa 1500 unità.
I gruppi confluiti nella nuova formazione erano i seguenti: il I° Distaccamento "Volante" capeggiato da "Cion" Silvio Bonfante; il II° "Paradiso", comandato da "Tito" [Rinaldo Risso, in seguito vice comandante della II^ Divisione "Felice Cascione"]; il III° "Inafferrabile" comandato da "Ivan" [Giacomo Sibilla, in seguito comandante della II^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Nino Berio" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]; il IV° capeggiato da Pietro Tento; il V° comandato da "Vittò" [Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo, a fine 1944 comandante della II^ Divisione]; il VI° comandato da "Mirko" [Angelo Setti, da gennaio 1945 vice comandante della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Elsio Guarrini" della II^ Divisione]; il VII° comandato da "Nettu" [Ernesto Corradi Nettù, Netu *]; l'VIII° comandato da "Macallé" [G.B. Scarella]; il Distaccamento di Vittorio Acquarone (Marino); quello di Carlo Cattaneo (Carletto) che agiva nella Val Nervia; quello di Umberto Cremonini (Folgore); il Distaccamento "Matteotti" comandato da Pasquale Muccia (Turbine); il Distaccamento "Stella" comandato da Alfredo Blengino (Spartaco), ma dal luglio da Stefano Carabalona (Leo); il Distaccamento comandato da Ermanno Martini (Veloce); il XVI° Distaccamento che operava nella media Valle Argentina; quello capeggiato da Mario Briatore; il Distaccamento comandato da Giovanni Arrigo (Romolo), che agiva nell'alta Valle Impero; il Distaccamento comandato da Giuseppe Garibaldi (Fra Diavolo) [in seguito comandante della IV^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Domenico Arnera" della VI^ Divisione]; il Distaccamento di tendenza cattolica, "Libertas", comandato da Sebastiano Verda (Grillo); infine, il Distaccamento "La Fenice" comandato da Tonino Siccardi.
La formazione della Brigata venne ufficializzata con una circolare del 14 giugno 1944, indirizzata a chi agiva clandestinamente in città.

Nino Curto Siccardi
Dal documento citato [prot. n. 5/A] emergono i nomi dei quadri direttivi: Nino Siccardi (Curto) [poi dal 7 luglio 1944 al 19 dicembre 1944 comandante della II^ Divisione "Felice Cascione", in seguito comandante della I^ Zona Operativa Liguria], comandante; Carlo De Lucis (Mario) [in seguito commissario della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"], vice comandante; Libero Briganti (Giulio), commissario politico; Luigi Nuvoloni (Grosso) vice commissario politico.
Come scrisse Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) Vol. II: Da giugno ad agosto 1944, volume edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, Imperia, Dominici Editore, 1992: Ogni unità ha le sue regole da osservare: numero dei componenti, suddivisioni in squdre minori, ripartizioni di compiti, scelta di una sede e di una zona d'operazioni.
Esisteva, poi, ancora, il fenomeno delle bande locali, piccoli nuclei, formati in maggioranza da contadini, che spontaneamente impugnarono armi od attrezzi di lavoro per difendere le proprie case. Tali bande risultarono in più occasioni necessarie: nel periodo tra giugno e settembre 1944 accolsero parte dei numerosi giovani che, avendo opposto un diniego all'ultimatum fascista del 25 maggio 1945, furono costretti a prendere la via della montagna.
L'afflusso di nuovi volontari verso le bande partigiane dell'entroterra ricevette un notevole impulso anche dalla notizia che Roma il 4 giugno 1944 era stata liberata dalle truppe alleate. I nuovi arrivati erano in prevalenza disertori, tra i quali carabinieri, pompieri, soldati, marinai, agenti di polizia, lavoratori civili impiegati nell'organizzazione tedesca Todt.
Le reclute si concentrarono in prevalenza nel bosco di Rezzo: in buona parte vennero inquadrate all'interno dei gruppi della IX^ Brigata d'Assalto Garibaldi "Felice Cascione".

Un lasciapassare, firmato da Mario e da Cion
 
Il 1° distaccamento, "Volante", che era comandato, come già detto, da Silvio BonfanteCion”, aveva sede a Pian Bellotto ed operava al Pizzo d’Evigno, in Val Merula, in Valle Steria, in Bassa Valle Arroscia. Già nei primi giorni di giugno, in conseguenza del grande numero di effettivi, una parte del distaccamento venne da Bonfante affidata a Massimo Gismondi "Mancen" [in seguito comandante della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della VI^ Divisione "Silvio Bonfante"]: fu così creata la “Volantina” con sede in località Fussai [...]
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell’Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste,  Anno Accademico 1998-1999
 
Con l’afflusso di nuove forze, nel mese di giugno del 1944 viene costituita la IX^ Brigata d’Assalto Garibaldi comprendente 21 distaccamenti.
Nel bosco di Rezzo vengono nominati i componenti il Comando della nuova unità operativa:
Comandante: Nino Siccardi “Curto”
Vice comandante: Carlo De Lucis “Mario”
Commissario: Libero Briganti “Giulio”
Vice commissario: Luigi Nuvoloni “Grosso”
Il 1° distaccamento chiamato “Volante” è comandato da Silvio Bonfante “Cion”, ha sede a Pian Bellotto ed opera al pizzo d’Evigno, Val Merula, Valle Steria, bassa Valle Arroscia. Già nel mese di giugno una parte del distaccamento viene affidata a Massimo Gismondi “Mancen”; è così creata la “Volantina” con sede in località Fussai.
La IX^ Brigata poco dopo si trasformerà nella II^ Divisione d’Assalto “Felice Cascione” suddivisa in tre Brigate.
Redazione, Arrivano i Partigiani. Inserto 2. "Le formazioni di montagna della I^ e della VI^ Zona Operativa Ligure che operavano nella provincia di Savona", I Resistenti, ANPI Savona, numero speciale, 2011
 

Fonte: Giorgio Gimelli, Cronache militari della Resistenza in Liguria - Vol.  II, Istituto Storico della Resistenza in Liguria - Genova, 1969

Descritta la battaglia di Pizzo d'Evigno, è utile fare un breve cenno sulla situazione esistente nel periodo precedente lo scontro e sulle condizioni materiali e psicologiche in cui versano le formazioni garibaldine nella zona che hanno scelto come loro sede.
Sarà così facile rendersi conto delle cause e dei fattori originari della battaglia che sarà ancora arricchita di alcuni particolari.
A parte le nostre personali memorie, non ancora totalmente offuscate, ci corre in aiuto la preziosa consultazione del diario di Gino Glorio (Magnesia), fedele annotatore di ricordi della sua vita di partigiano, nel quale sono contenute numerose notizie, valida testimonianza sulla Resistenza nella nostra zona.
Già dall'8 settembre 1943, Silvio Bonfante è pronto e presente alla lotta e, fin dall'inizio, rivela spiccate qualità di uomo destinato a diventare una guida trascinatrice. Il curriculum di combattente della montagna è più che garante della sua validità.
Nel mese di giugno del 1944 ha ormai percorso in lungo ed in largo i nostri monti e le nostre valli. Quante azioni portate a termine! Con ogni mezzo, tritolo o mitra, ha già inferto gravi colpi ai nazifascisti. Ma, ciò che più conta, ha messo a disposizione le sue doti d'organizzatore con cui ha contribuito, in uno sforzo comune con gli altri combattenti maggiormente dotati, a creare l'ossatura di un esercito che, pur affamato e scalzo, infliggerà a Tedeschi ed a fascisti perdite ingenti (4) [...] All'inizio gli uomini della «Volante» sono una ventina, forse meno; garibaldini reduci dalla prima gloriosa fonnazione di Cascione e qualche badogliano uscito vivo dalla tragedia di Val Casotto (5). E' gente avvezza ai pericoli e provata dalla dura lotta. Alcuni sono reduci dai campi di battaglia d'Albania, d'Africa, o di Russia.
La «Volante» di «Cion» pare l'elemento apposito per creare altissimo l'entusiasmo; è diventata ormai la formazione perfettamente organizzata e guidata da un capo meraviglioso, in quella zona verdeggiante, irradiata dal sole d'una splendida primavera, a due passi dal mare d'Oneglia e d'Albenga.
Un senso di profondo cameratismo regna nella banda. La democrazia più autentica, quella non condizionata da alcun fattore, è l'elemento predominante. Il rispetto ed il senso umanitario reciproco hanno trovato il loro regno. Esempi a non finire di generosità e rinunce, d'amicizia autentica tra Comandante, Commissario ed i garibaldini. E' il luogo ideale per chi sogna la fraternità.
Un partigiano deve recarsi a Stellanello e chiede il permesso al Commissario che glielo concede. Ma non è ancora soddisfatto e dice:« Federico, ho i pantaloni rotti, mi secca andare così in paese». - Federico: «Tieni i miei, ma fa presto che io ne resto senza!». E, nell'attesa del ritorno, si avvolge in una coperta (6) [...] Morale alle stelle, dunque, e cameratismo profondo tra i partigiani della «Volante» ed afflusso continuo, in primavera ed estate, di giovani dalle città e dai paesi alle bande armate. È vanto d'ognuno far parte della formazione di «Cion», partecipare alla lotta contro i nazifascisti, contribuire alla rinascita del paese.
Inoltre, tra le fila partigiane non si corre il rischio d'incorrere nei crudeli rastrellamenti che i Tedeschi operano tra i civili nelle città e di essere imprigionati o spediti in Germania, o essere costretti ad indossare la divisa della Repubblica di Salò, o inquadrati nell'organizzazione Todt con tutti i rischi e le conseguenze future.
L'afflusso dei nuovi venuti alle bande tocca il ritmo medio di cinque­dieci unità al giorno; cifra notevole se si considera, come già ricordato, che i partigiani non possiedono caserme, magazzini, grosse scorte, armi e, tanto meno, munizioni per poter far fronte a necessità che, col tempo, diventano sproporzionate rispetto alle obiettive possibilità (7).
(4) Molta parte dell'azione di «Cion», nel periodo fino al giugno 1944, è riportata nel 1° volume della presente opera, di G. Strato.
(5) La tragedia di Val Casotto è avvenuta nel marzo l944.
(6) Dal diario di Gino Glorio.
(7) Per dare un'idea sull'afflusso di nuove reclute alle bande partigiane, riportiamo il breve rapporto inviato dalla Volante al Comando della IX Brigata:
"Comando della IX Brigata d'Assalto Garibaldi, Distaccamento N° 1 (Volante)
         lì, 18/6/44
Impossibile preparare servizio giornaliero.
Continuamente affluiscono uomini di tutte le classi.  
Distaccamenti al completo, possibilmente formarne altri da queste parti (attendiamo
ordini). Formato tre bande locali a nostra disposizione.
Totale uomini 20 a Pairola, Riva Faraldi, Testico.
Attualmente presenti a questo distaccamento 80 uomini.
Azione Santa Croce rimandata perché rinforzata. Facilmente lunedì o martedì.
F.to Commissario politico Federico
"

Carlo Rubaudo, Storia della Resistenza Imperiese (I Zona Liguria) - Vol. II. Da giugno ad agosto 1944, edito a cura dell'Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 1992

12/6/44 ... Ci aggreghiamo a quel gruppo e con loro raggiungiamo il Comando della banda a Costa di Carpasio... 13/6/44 ... vedo "Curto" (Nino Siccardi) che già conoscevo e che non sapevo fosse il comandante della Brigata [IX^ Brigata "Felice Cascione"]. C'è una riunione di capi partigiani: Ernesto [Nettu] Corradi è nominato capo banda e inviato al confine francese sul monte Grammondo... 
Giorgio Lavagna (Tigre), Dall'Arroscia alla Provenza - Fazzoletti Garibaldini nella Resistenza, Isrecim - ed. Cav. A. Dominici - Oneglia - Imperia, 1982