lunedì 13 gennaio 2020

I partigiani fucilati al Castello Devachan di Sanremo

Sanremo (IM)

All'alba del 18 febbraio 1945, i nazifascisti, probabilmente guidati dalle spie Benedetto Reghezza “Cino”, un maestro di scuola, e Domenico Lupi “Fifa”, un "sempliciotto" nelle parole di Mompracem (Natale Massai, delle cui annotazioni su diario - conservato presso l'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia - si dirà dopo), ex partigiani precedentemente catturati in un rastrellamento dell'11 febbraio 1945 in località Beusi, Taggia (IM), rastrellarono ancora la zona di Beusi e dintorni, nonché Pamparà, Scumelin, Campi Alti e Campi du Beppe. Nei casoni di tali località si erano rifugiati gran parte dei garibaldini del III° Battaglione “Candido Queirolo” della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", che per il freddo erano scesi dall'alta montagna. Accortisi della presenza nemica cercarono di nascondersi nel bosco. I tedeschi catturarono Bergonzo Francesco (Italo), Dardanelli Renato (Lucia), Foca Francesco (Baldo), Miliani Beniamino (Miliano), Palmisano Antonio (Burbo), Ricagno Luigi, Scarpari Riccardo.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999
 
Taggia (IM) vista da Castellaro

Ma rifacciamoci un poco a quanto ci ha raccontato Rosetta, figlia di Francesco Lanteri (Chicò): "... tramite la spia Armida Santini i nazifascisti venivano a conoscenza del fatto che la famiglia Lanteri Francesco (padre di sei figli) aiutava in tutti i modi i garibaldini del III battaglione della V brigata, comandato da Domenico Simi (Gori), ed il Comando della I Zona Operativa Liguria, composto da "Curto" [Nino Siccardi, comandante], "Simon" [Carlo Farini, ispettore], Lorenzo Musso (Sumi), il capitano inglese Robert Bentley, il suo radiotelegrafista Mc Dougall e Bianca Novaro (Rossana). Questo Comando era dislocato nella zona di Beusi, bosco del Pistorino, e Campi, a monte di Taggia. Nella notte del 18 febbraio 1945, guidati dalla spia, i nazifascisti, giunti presso la cascina del Lanteri, con i piedi fasciati di stracci per non fare rumore, la circondano. Sfondate le porte e catturata tutta la famiglia, dopo averla trascinata fuori, sullo spiazzo, le piazzano davanti tre mitragliatrici. Il capofamiglia, Lanteri Francesco, viene torturato per primo, dopo qualche minuto ha tutta la faccia livida e tumefatta, con un occhio che gli pende fuori dall'orbita. Il figlio tredicenne Idilio, staffetta presso il Comando I Zona, è brutalmente percosso, gli slogano completamente il braccio destro, gli uccidono il cane che abbaia ai Tedeschi. Ma nessuno parla. Il padre verrà fucilato il 5 marzo nel giardino del Castello Devachan a Sanremo. Gli altri familiari, condotti in prigione, saranno liberati in seguito. Dopo poco tempo, Angela, una delle figlie, morirà di crepacuore; Battistina, l'altra figlia, rimarrà permanenteente inferma per lo stesso motivo. La spia, che era sempre in divisa tedesca, alla Liberazione si salverà fuggendo a Genova. Giorno per giorno trasmetteva al nemico l'attività partigiana della famiglia Lanteri. Il Comando Zona pensò ad uno scambio di prigionieri, ma il tentativo non riuscì..." 
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, p. 181
 
La mattina del 18 febbraio del 1945 Italo (Bergonzo Francesco) e Franco (Pastorino Francesco) erano di vedetta in località Campi Alti e sorvegliavano la zona andando avanti e indietro, non accorgendosi che una pattuglia tedesca si stava avvicinando mentre loro davano le spalle. Franco ricordava in seguito "Sentii un fruscio fra i cespugli e feci due o tre passi indietro, ed ecco comparire un tedesco che mi sparò un colpo di pistola. Udii la pallottola fischiare vicino alle mie orecchie e scappai, scendendo verso i casoni dei Campi facendo segno al mio amico di seguirmi. Invece lui fuggì dalla parte opposta dove c'erano le brigate nere che lo catturarono e lo pestarono a sangue: lo seppi dall'americano a fine guerra. Io, dopo circa centocinquanta metri, mi voltai un attimo per vedere se Italo fosse dietro di me, e mi tirarono una bomba a mano. Feci in tempo a buttarmi dietro un muro, quando mi piovvero addosso terra e pietre. Velocemente andai giù, arrivando in una casa di anziani dove sapevo esserci dei moschetti che avevamo lasciato la sera prima, ma la coppia per fortuna aveva già nascosto per bene quelle armi. Continuai la mia fuga verso l'accampamento ed una raffica di Mayerling sibilò sopra la mia testa, la cima di un albero cadde davanti a me, costringendomi a cambiare percorso. Mi avviai verso la mulattiera che porta a Beusi e sentii delle voci. Vidi poi una pattuglia di brigate nere, mi nascosi guardando meglio, e scorsi anche una donna che conoscevo. Sentivo chiaramente i loro discorsi! Il comandante fascista voleva dare fuoco a tutto il bosco per stanarci, ma lei gli fece notare che era pericoloso anche per loro stessi. 'Meglio sparare con il mitra', disse. Sapeva che eravamo accampati lì vicino, conosceva bene la zona! La spia!" (Questa signora ha un nome e cognome qui non scritto per rispetto alla famiglia totalmente diversa da lei, ma forse neanche la tipa si rese conto di quanto aveva fatto). "Mi sdraiai dietro un cespuglio e mi coprii la testa e lo stomaco con una pietra piatta che trovai vicino a me, sentivo le raffiche di mitra fischiare intorno alla mia postazione, chiusi gli occhi e iniziai a tremare. Dalla paura mi venne la dissenteria, e dopo un po' mi addormentai. Mi svegliò il rumore di qualche bomba a mano che scoppiava nei nostri casoni, che avevano bruciato, compreso quello di comando. Al buio mi avviai verso quella zona, per ritrovare speranzoso i miei compagni e soprattutto i miei fratelli. Per primo vidi Pedro (Lino Lanteri) con una coperta sulle spalle da cui mancava un angolo, mi disse che lo aveva mangiato per non tossire; dietro di lui c'era un altro che se l'era fatta addosso come me e dopo mezz'ora vedemmo arrivare mio fratello Tito (Giovanni Pastorino). Appena mi vide pianse e mi abbracciò, era disperato, pensava di essere l'unico superstite di noi tre fratelli. A notte fonda arrivano John (Giovanni Ubezio), Milan (Beniamino Miliani) ed anche Artiglio. Ci abbracciammo nuovamente e le lacrime furono liberatorie. Quel tedesco sparandomi aveva svegliato molti componenti della banda che dormivano nei casoni poco distanti e che così riuscirono a fuggire. Purtroppo quel giorno nel bosco venne ucciso il partigiano D'Artagnan (Egidio Sironi) di Imperia, Bulbo (Antonio Palmisano) venne ferito e fatto prigioniero insieme a Italo, ai due piloti americani, a Beniamino Miliani, al ribelle Jimmy ed a l'ex prigioniero Alba. Carlo (Lanteri Secondo) venne arrestato dalle SS per la soffiata di una spia mentre si trovava nascosto, malato con la febbre, in una casa in Castello (centro antico) a Taggia." I giovani (in tutto furono 15 i partigiani catturati) furono portati a Sanremo nel castello di Devachan e mentre i due piloti americani restarono prigionieri di guerra rimanendo in carcere fino al 25 aprile giorno della Liberazione, gli altri partigiani, invece, vennero tutti (tranne uno che si salvò) fucilati il 5 marzo 1945. Davanti al plotone di esecuzione Jimmy tentò, riuscendo, essendo l'ultimo della fila, a buttarsi nel grande roveto vicino al cortile delle tristi esecuzioni; nonostante le innumerevoli fucilate sparate a raffica nel cespuglio spinoso, nessuna gli fu fatale. Egli uscì dal suo nascondiglio tutto graffiato, con un braccio ferito e il mattino dopo di buon'ora lo vide una ragazza, che lo nascose per parecchio tempo nella propria casa, curandolo amorevolmente.
Rita Pastorino, Prendemmo la via dei monti (Racconti sulla resistenza dei fratelli Pastorino), 2016



Durante il rastrellamento sono catturati altri partigiani: dopo una breve pausa a casa propria, quando risalgono in montagna, Enrico Poggi (Sparviero) e Luigi Anfossi (Lio), cadono in mano ai tedeschi. Lino, fratello di Luigi, che era con loro in posizione arretrata riesce a salvarsi gettandosi in un  roveto sotto il sentiero, rimanendovi nascosto un giorno e una notte. Della cattura di Francesco Lanteri (Chicò), che aveva tre figli nei partigiani, e cosa fecero della sua famiglia e della sua casa abbiamo già scritto in precedenza. Purtroppo il Reghezza e il Lupi additano ai tedeschi anche i partigiani Guido Bendinelli (Toscano), che era sceso in missione in città, Secondo Lanteri (Carlo), che sostava in una vecchia casa di Taggia, ed infine in via Solaro [a Sanremo] Carmelo Genova  (Radio) con il genero Emilio Cesarone (Anguilla) e Pino figlio diciassettenne del Genova: sono catturati e condotti a Sanremo. Il Genova, già maresciallo dell'esercito, aveva in casa una radio trasmittente che faceva funzionare.  Il Pino ad un certo momento riuscì a fuggire ai Tedeschi grazie ad un allarme aereo, però i fascisti lo catturano, ma poi lo liberano perché dice di essere al servizio dei fascisti alla Villa Auber. Là giunto, riesce nuovamente a fuggire ed a salvarsi.

Castello Devachan. Fonte: la Riviera.it
 
Alla tragica alba del 5 marzo 1945 sedici dei rastrellati sono passati per le armi al castello Devachan, senza aver subito alcun processo o simulacro di giustizia [...] <5 I sedici corpi straziati sono trasportati, nella mattinata del 6, nel cimitero di Sanremo con un carro della nettezza urbana e scaricati alla rinfusa direttamente dal carro in una fossa comune. 
[NOTA]
5 Il Lupi e il Reghezza, che le SS avevano vestiti con le divise come le loro, pensavano di salvarsi facendo la spia. Invece, terminato il loro nefasto compito, venivano fucilati ugualmente e finivano nella fossa comune insieme ai partigiani.
 

Lo sdegno della popolazione è enorme. Il CLN di Sanremo lancia un manifesto ed un volantino che recitano:
CARNEFICI DEL NOSTRO POPOLO, UCCIDETE, MA TREMATE.
I vostri crimini avranno presto termine e la spada della giustizia calerà finalmente su di voi tutti. Il sangue dei nostri martiri non può restare invendicato. La voce straziante delle madri, delle spose, dei padri e dei figli non rimarrà senza eco. La giustizia del popolo sarà inesorabile. Ogni crimine verrà punito. Ma più terribile di ogni punizione è la maledizione di tutta quanta l'umanità che vi perseguiterà in eterno. Non crediate di poter arrestare o fuorviare il corso della giustizia: ovunque andiate sarete raggiunti poiché il marchio di Caino è sulle vostre fronti.
Tremate dunque, carnefici!
Tremino tutti coloro che di Villa Auber, del castello Devachan e di molti altri luoghi hanno fatto dei carnai. Tremino tutti coloro che, direttamente o indirettamente, hanno reso possibili gli eccidi commessi nelle nostre valli, sulle nostre montagne, nelle nostre città. La nemesi bussa, ormai alle vostre porte. Sarà giustizia divina, sarà giustizia di popolo.
CITTADINI DI SANREMO:
Nelle prime ore del mattino del 6 corrente mese un “autocarro della nettezza urbana”, infamia senza nome, trasportava al cimitero della nostra città i corpi straziati di 16 martiri. Una fossa comune fu la loro tomba. Inchiniamoci fratelli, davanti al loro sacrificio e facciamo voto di deporre le armi solo quando il mondo intero sarà liberato da così orrendi mostri. Solo allora i nostri martiri potranno riposare in pace. Solo allora potremo dire di averli vendicati. Il comitato circondariale di Liberazione di Sanremo


Il nemico giustificava il suo orrendo delitto con un volantino lanciato con una macchina in corsa, intitolato notificazione, di questo tenore: Con sentenza del 5 marzo 1945, il Presidente del Tribunale competente, riunitosi in Sanremo, ha condannato alla pena di morte mediante fucilazione i sottosegnati cittadini italiani, colpevoli di omicidio (seguono i nomi che abbiamo elencato). E' stata ordinata l'esecuzione immediata della sentenza come rappresaglia per l'assassinio di due soldati tedeschi e otto italiani, avvenuto presso Carmo [n.d.r.: Carmo Langan,  località in altura di Castelvittorio (IM)] nel febbraio 1945. Sanremo, 5 marzo 1945
Francesco Biga, (con la collaborazione di Osvaldo Contestabile), Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. IV: Da Gennaio 1945 alla Liberazione, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, 2005, pp. 230-232

Taggia (IM): Piazza Eroi Taggesi

Il 5 marzo 1945 a Sanremo  presso il castello Devachan, sede delle SS nella zona del Berigo in Corso Inglesi, furono fucilati 14 partigiani e 2 ex partigiani, ormai spie dei nazi-fascisti, Benedetto Reghezza (Cinò) e Domenico Lupi (Fifa), che avevano tradito i loro ex compagni di lotta. I nomi di questi martiri della Libertà sono Luigi Anfossi (Lio), Guido Bendinelli (Toscano), Francesco Bergonzo (Italo), Emilio Cesarone (Anguilla), Renato Dardanelli (Lucia), Francesco Foca (Baldo), Carmelo Genova (Maresciallo), Francesco Lanteri, Secondo Lanteri (Bastian, Carlo), Beniamino Miliani (Miliano), vicecommissario della II^ Divisione "Felice Cascione", Enrico Poggi (Mare-Monti, Sparviero), Riccardo Scarpari.
Una parte dei garibaldini fucilati erano stati arrestati durante il rastrellamento di Beusi-Campi del 18 febbraio 1945.
Gli altri erano stati catturati durante un rastrellamento effettuato a Taggia sempre il 18 febbraio.
Il nome di Miliani non risultò nell'elenco del tribunale militare tedesco che condannò i garibaldini perché al momento della cattura indossava il cinturone del partigiano Attilio Alquati. Secondo quanto lasciò scritto in un documento [Isrecim] Mompracem (Natale Massai) "questi partigiani sono stati fucilati (e fa male al cuore doverlo dire) per colpa di due giovani compagni presi dai tedeschi durante un rastrellamento in montagna. Non si sa se è per la paura che hanno tradito oppure per le botte prese durante l'interrogatorio... quel giorno mi trovavo in Piazza Eroi Taggesi [nome attuale] all'angolo di Via Mazzini nord davanti al bar Gigi... ad un tratto arriva il tram di San Remo; alla fermata scendono per primi vestiti kaki i due partigiani liberi e subito dietro scesero parecchie SS anche loro in divisa kaki. I due erano Lupi Domenico e Reghezza Benedetto. Di questi, il primo era un giovane maestro di scuola, mentre il secondo era un po' sempliciotto e forse per questo i tedeschi ne approfittarono per farli parlare dando loro dei soldi che non gli lasciarono mai spendere. Sono rimasti anche loro uccisi il 5 marzo 1945 al Castello Devachan di San Remo insieme ad altri 14 garibaldini, questi quasi tutti catturati durante il rastrellamento di Beusi-Campi del 18 febbraio".
Un documento [IsrecIm] della V^ Brigata redatto il 20 febbraio 1945 aveva sottolineato che "il garibaldino 'Cinò' [Benedetto Reghezza] è stato visto a Taggia in compagnia di tedeschi; faceva da guida per la ricerca delle famiglie dei garibaldini che trovansi in licenza". Sempre il 20 febbraio una comunicazione del III° Battaglione "Candido Queirolo" firmata dal vice comandante 'Cipriano' [Raffaele Alberti] ed indirizzata al comando della V^ Brigata riportava che "il 18 u.s. in località Campi-Beusi dalle 8.30 alle 12.30 reparti nemici, composti da tedeschi e bersaglieri, circondano il Battaglione in indirizzo ed il Distaccamento di 'Tito' [Giovanni Pastorino]. Non avendo avuto il tempo di reagire i garibaldini tentarono la fuga. E' rimasto ucciso 'Dartagnan' [n.d.r.: o D'Artagnan, Egidio Sironi, nato a Sampierdarena il 3 giugno 1920], mentre una decina di partigiani sono stati arrestati. Durante la sera dello stesso giorno, inoltre, catturati a Taggia altri 7 patrioti. Armi perse: 30 fucili appartenenti al Distaccamento di 'Tito'".
Rocco Fava, Op. cit. - Tomo I
 
[...] Agli inizi del 1944, Miliani era stato arruolato nelle forze armate della repubblichetta di Salò ed era stato assegnato ad una batteria contraerea di Oneglia. Nel giugno dello stesso anno, il giovane, con alcuni suoi commilitoni, decise di disertare per unirsi alle forze della Resistenza.
Entrò così in una formazione partigiana e in breve tempo, per le sue capacità di direzione, divenne Vice commissario politico della Divisione Garibaldi Felice Cascione.
Caduto in un’imboscata e finito in mano ai tedeschi, fu eliminato a Sanremo.
Il 26 luglio 1944, Beniamino Miliani era riuscito a far recapitare alla madre una lettera nella quale scriveva: "Cara Mamma …Il 5 giugno sono riuscito a scappare di notte dalla batteria di Oneglia, trascinandomi dietro una dozzina di altri miei compagni delle stesse idee. Abbiamo portato ai partigiani una grande quantità di armi, munizioni, viveri. Un’impresa veramente grandiosa! I tedeschi arrabbiati hanno disarmato tutta la batteria e l’hanno portata via, dicono in Germania. Lo scopo che volevo è stato completamente raggiunto! Sto riscattando la vergogna di essermi dovuto presentare nella Repubblica…".
Redazione, 5 marzo 1945: A 21 anni il partigiano Beniamino Milani viene fucilato dai nazisti, Magazine Italia, 7 marzo 2019


CORPO VOLONTARIO DELLA LIBERTA' ADERENTE AL C.L.N.
COMANDO V BRIGATA D'ASS. GARIBALDI
"L.NUVOLONI"

                             Zona d'operaz. 14/3/45
P.llo 339

SEZIONE S.I.M.


Al Comando Operativo I Zona = Liguria
Al Comando II Div. D'Ass.Gar."F.CASCIONE"
Alla Sezione S.I.M. Divisionale
e p.c. Al Comando V Brigata D'ASS.GAR."L.NUVOLONI" 

OGGGETTO: Informazioni militari.

    Siamo conoscenza che a Taggia presidiano il paese una quindicina di tedeschi, alloggiati nel palazzo Spinola, ed una diecina di militi della P.S.
    Il Tribunale Speciale Militare si è trasferito da S.Remo a Bussana.
   Ci comunicano che ieri sono partiti da Molini verso Rezzo un centinaio di tedeschi. in detto paese è rimasto il solito presidio (Questi ultimi, da voci attendibili, sembra abbiano ricevuto oggi, ordine di partire).
    Carmo Langan, Marta, Grai e Sanson controllate da truppe tedesche.
    Il presidio di Baiardo dopo l'attacco effettuato il 10 c.m., è stato rinforzato da forze naziste. Durante detta azione, rimanevano feriti 4 bersaglieri e l'ufficiale comandante il presidio. Quest'ultimo è stato ricoverato all'ospedale di S.Remo.
     Corrono voci che il Comando tedesco abbia fatto affiggere dei manifesti, nei quali tra l'altro è detto:
             Partigiani! perchè continuate la lotta quando i vostri Capi vi tradiscono? Il Commissario Miliani e due americani da noi catturati ci hanno svelato i vostri segreti.

Ci interessiamo per sapere se ciò corrispone a verità ed in caso affermativo vi invierò copia di detto manifesto.

IL RESPONSABILE S.I.M. di BRIGATA
(Brunero) *

*[Francesco Bianchi, Responsabile S.I.M. (Servizio Informazioni Militari) della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni della II^ Divisione]   

15 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 437, al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Comunicava che... rispetto alla strage del 5 marzo si era venuti a conoscenza del fatto che un partigiano era riuscito a fuggire ed a salvarsi.     
 
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II