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sabato 3 agosto 2024

Partendo da Capo Nero, il primo muro Todt lo troviamo nei pressi della storica "Pria Longa"

Sanremo (IM): Corso Imperatrice

E proprio nell'estate del 1943, anche nella città di Sanremo, la TODT, affiancata in molti casi dalle imprese italiane Paladino di Roma, Bertelè e Piazzoli di Milano, realizzava importanti opere difensive, un muro anti sbarco inframmezzato e guarnito da tutta una serie di postazioni mobili e permanenti, bunker poderosi usati sia come punti di osservazione che come piazzole per batterie costiere.
Il vallo anti sbarco sanremese era dislocato in tre punti precisi della battigia, per la precisione dove la presenza di spiagge consentiva ad eventuali mezzi da sbarco di entrare facilmente in città. Per questa semplice ragione tattica vennero trascurati tutti quei tratti di costa scoscesi, a strapiombo sul mare o separati da questo con muri particolarmente alti, come quelli ferroviari di Villa Helios, corso Imperatrice e la Brise.
Partendo da Capo Nero, il primo muro TODT lo troviamo nei pressi della storica "Pria Longa" (località già nota per il famoso sbarco delle truppe d'occupazione genovesi comandate dal Generale Agostino Pinelli nel giugno del 1753). Tale tratto di fortificazione, superato il rio Foce, si concludeva ad ovest del porticciuolo dell'Imperatrice con una postazione fissa antiaerea e costiera piazzata sul caposaldo più esposto a mare di quella che avrebbe dovuto divenire la dipendenza estiva della casa da gioco sanremese.
Da questo punto e sino al Mulino Bianchi, ex Casa del Fascio, costruito sull'argine destro del torrente San Romolo, i muri di contenimento del sedime ferroviario e del sovrastante Corso Imperatrice, erano di per sé più che sufficienti ad impedire qualsiasi atterraggio di mezzi da sbarco. Tuttavia, proprio di fronte ai giardini dell'Hotel Royal, a scanso di equivoci, era stata eretta una bella postazione per mitragliere, tuttora presente e mascherata da cespugli di pitosforo.
A partire dallo spiazzo antistante il Mulino Bianchi (Sporting Club), il vallo riprendeva la sua continuità verso levante, circondando, lungo la via Umberto (odierna Via Nino Bixio), il porto cittadino reso così del tutto separato e inaccessibile dal lato terra.
Questo secondo tratto, senza dubbio il più importante, terminava oltre i bagni Italia, sul confine con il Morgana, là dove inizia il contrafforte di contenimento a mare della passeggiata Trento & Trieste. A monte degli stabilimenti balneari del Morgana, l'intera via Fiume sino alla sua confluenza con il Rondò Francia, allora priva degli odierni palazzi, aveva tutti i giardini limitrofi minati.
Il terzo e ultimo tratto di muro della TODT riprendeva oltre il bar Sud-Est con un grosso bunker sul mare e, superata la foce del torrente San Martino, sempre intercalato da numerose postazioni campali, giungeva sino all'inizio della Brise, poco sotto il passaggio a livello di fronte al campo Polisvortivo. Al termine del tratto a mare della via alla Brise, sopra l'accesso della galleria ferroviaria in regione Vesca, era, ed è ancora presente, un massiccio bunker adibito ad osservatorio fisso e postazione difensiva costiera.
Queste le opere, facenti parte del Vallo Ligure, realizzate dall'impresa dello sfortunato ingegnere Fritz Todt nel Comune di Sanremo con maestranze locali, formate perlopiù da cittadini allettati da una paga sicura in tempi incerti e grami, ma anche da coloro i quali non volevano più combattere in prima linea una guerra che stava diventando tristemente fratricida.
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume primo, Atene Edizioni, 2005

Con i limitati mezzi a nostra disposizione iniziammo con Ciccio Corrado e Virgilio Oddo, nel maggio 1944, il montaggio di una radiotrasmittente someggiabile, da 75 W.
[...] «Alfa» domanda 24 ore di tempo per procurarsi la benzina ed intanto nasconde nel suo ufficio le cassette contenenti l’apparecchio. Il figlio di Millo, Luigino, interessa anche il Dr. Giampalmo della Todt che possiede una Topolino con tanto di O.T. Artz sul parabrise. Adesione e partenza il mattino successivo prestissimo: Luigino Millo, il Dr. Giampalmo, che l’accompagna, e la Topolino hanno la loro gatta da pelare. Quando si dice la fortuna! Fuori Sanremo due militari tedeschi della SS fermano la macchina: «noi andare Imperia…».Sospiro di sollievo dei nostri amici e scorta sicura per almeno venti chilometri con due angeli custodi che nel frattempo si erano sistemati alla meglio sulle cassette.
Ad Imperia una staffetta li attende e, come Dio vuole, filtrando attraverso quattro blocchi tedeschi, la macchina arriva a Tavole accolta da un «urrà» formidabile.
Mario Mascia, L’epopea dell’esercito scalzo, Ed. ALIS, 1946, ristampa del 1975 a cura dell’Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia

A metà ottobre 1944 avvenne a Sanremo la più grave deportazione in massa di civili della provincia.
I tedeschi, partiti con questo obiettivo da Savona, operarono diverse centinaia di controlli ai danni dei cittadini sanremesi.
Centinaia di persone furono avviate al centro di raccolta, costituito nell'attuale Piazza Eroi Sanremesi, circondata da SS armate di mitra e financo di mitragliatrici.
Dopo diverse ore di fermo un numero considerevole di abitanti venne rilasciato, mentre 150 uomini, quelli fisicamente più idonei, vennero fatti salire su camion per essere trasportati alle carceri di Marassi a Genova.
Genova fu una tappa intermedia.
La triste meta era per loro, due settimane dopo, il campo di concentramento di Bolzano.
Si legge in Francesco Biga, Storia della Resistenza Imperiese (I^ Zona Liguria), Vol. III. Da settembre a fine anno 1944, ed. Amministrazione Provinciale di Imperia, Milanostampa, 1977: "a turno sono rapati e passati alla doccia... nell'ufficio materiale ricevono il distintivo: un triangolino di stoffa rossa ed una striscia con il numero di matricola".
Dopo un paio di mesi di vita irta di stenti e di sacrifici, i prigionieri catturati a Sanremo vennero utilizzati, quando le potenze dell'Asse erano ormai agonizzanti, come "liberi lavoratori" in organizzazioni similari alla Todt, di stanza in Alto Adige.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Il 16 ottobre 1944 tra 130 e 160 persone furono catturate durante un rastrellamento nel quartiere della Pigna di Sanremo e inviate al lavoro a Bolzano e nella rete dei suoi sottocampi, e tra il 15 e il 17 novembre altre 60 furono prese nel corso di un’azione antipartigiana nel quartiere collinare sanremese di S. Romolo. Altra manodopera fu prelevata nel corso di rastrellamenti in centri montani e della costa.
Redazione, Liguria, Tante braccia per il Reich

La colonna con i rimorchi dei «Molch» arrivò in città nella notte, destinazione la base che l’organizzazione Todt aveva realizzato a Ponente della città i cui resti (i bunker e le gallerie d’approdo) sono venuti alla luce pochi mesi fa nell’ambito della costruzione del nuovo albergo a Pian di Poma. Li avevano nascosti nella galleria del treno di Capo Nero, perchè non venissero colpiti in caso di bombardamenti o notati da eventuali voli di ricognizione alleati.
Giusto il tempo di renderli operativi, dotandoli ciascuno di due siluri, e da Berlino venne disposto l’attacco. Ma i «Molch», lentissimi e con grandi problemi di manovrabilità (non avevano la retromarcia), non ebbero successo. Incrociarono per circa 30 ore al largo di Mentone e di Villefranche prima di incappare nella squadra alleata che, soprattutto grazie al radar, individuò subito la loro presenza e ritenendo che si trattasse di normali sommergibili li ricoprì di decine e decine di bombe di profondità (che fecero esplodere anche alcuni siluri).
Giulio Gavino, Il fallimento delle “salamandre” di Hitler in missione dalla base segreta di Sanremo, Il Secolo XIX, 21 settembre 2018

Sergio Grignolio (Ghepeu), di Sanremo, lavora giovanissimo come fabbro. Di formazione comunista. Nel 1943 é richiamato alle armi. Dopo l'8 settembre é arrestato e lavora alla Todt per i Tedeschi. Il 1à maggio 1944 effettua un lancio di volantini in fabbrica e poi fugge in montagna. E' stato protagonista di azioni cruente e difficili.
Redazione, Fondo Memoria Orale, Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea

22 Ottobre [1944]
La X Flottiglia Mas che era all'Albergo Splendido, dopo il bombardamento navale dell'altro giorno, dove l'albergo è stato quasi colpito, si è trasferita momentaneamente all'Albergo Astoria, in attesa di trovare altrove, poiché questa casa è già a disposizione della "Wermacht" e della "Todt".
[n.d.r.: dal diario di una ragazza rimasta ignota, figlia di albergatori di Sanremo]
Renato Tavanti, Sanremo. "Nido di vipere". Piccola cronaca di guerra. Volume terzo, Atene Edizioni, 2006

4 gennaio 1945
Risulta che la ditta Paladino è diventata un covo di autentici ribelli, renitenti, disertori e simili.
Certamente questi individui sono mimetizzati per il periodo invernale ed è più che certo che passato il periodo del freddo se ne torneranno ai monti in primavera e li avremo di nuovo di fronte.
Informare il comando tedesco.
Diario (brogliaccio) del Distaccamento di Sanremo (IM) della XXXII^ Brigata Nera Padoan, documento in Archivio di Stato di Genova, ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo

7 marzo 1945 - Dal CLN di Sanremo, prot. n° 389/SIM,  alla Sezione SIM della V^ Brigata - Comunicava che 'Piero', responsabile del CLN di Ospedaletti, entrato nella ditta Paladino, si trovava in quel periodo a Taggia con una lettera di garanzia dello scrivente Comitato.
8 marzo 1945 - Dalla Sezione SIM della V^ Brigata, prot. n° 325, al Comando Operativo della I^ Zona ed alla Sezione SIM della II^ Divisione - Comunicava che nella zona di Taggia (IM) 22 operai della ditta Paladino stavano costruendo baracche, gallerie e trincee...
20 aprile 1945 - Da "Santamaria" al commissario "Orsini" - Informava che "sono arrivati presso lo scrivente 3 uomini, di cui 2 ex Bande Nere ed 1 ex lavoratore dell'organizzazione Paladino".
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Francesco Paladino in RSI dirige l'Organizzazione Paladino (nel dopoguerra viene celebrato re degli imboscati). Nato a Scilla (RC) il 5 novembre 1890, muore a Sanremo (IM) il 16 ottobre 1974.
Redazione, Fondazione RSI

domenica 5 dicembre 2021

Una tragica partita di calcio tra operai della ditta Paladino e soldati tedeschi

Diano Marina (IM) - Fonte: Mapio.net

L'11 febbraio 1945 6 giovani provenienti dal fronte vennero condotti a Sanremo nella caserma di Via La Marmora in zona San Martino: 5 degli arrestati forse erano francesi.
Sempre il giorno 11 febbraio un membro delle SAP di Diano Marina, Vladimiro Marengo (Casi), impiegato presso la ditta Paladino che effettuava lavori per i tedeschi, venne ucciso durante un incontro di calcio tra operai dell'azienda di cui sopra ed una rappresentativa di soldati tedeschi. "Casi", che ricopriva il ruolo di portiere, fu assalito da un poliziotto fascista, che irruppe nel campo e lo uccise con un colpo di rivoltella.
Ancora nel corso dell'11 febbraio il CLN di Sanremo dava ragguagli a 'Simon' Carlo Farini, ispettore della I^ Zona Operativa Liguria, circa la copertura di identità (falso nome di Giovanni Arrigo), la motivazione (acquisto di derrate alimentari) ed altre modalità di copertura per il viaggio a Genova, dove il comandante doveva incontrare il CLN ligure, che gli avrebbe conferito il nuovo incarico a livello regionale. Senonché, il "foglio di viaggio" risultava valido solo per il tratto Taggia-Savona: il resto del tragitto 'Simon' lo avrebbe dovuto compiere clandestinamente in autovettura.
Durante le prime ore dell'11 febbraio 1945 una colonna di soldati tedeschi operò un rastrellamento nella zona di Aurigo nella Valle del Maro, parte orientale della provincia di Imperia.
Il nemico riuscì ad accerchiare il Distaccamento "Giuseppe Maccanò" della III^ Brigata "Ettore Bacigalupo" della Divisione "Silvio Bonfante", il quale si sottrasse all'attacco ma riportando un morto ed un ferito grave. I nazisti subirono "dure perdite di cui non è possibile accertare l'entità".
Il 12 febbraio un altro Distaccamento della Divisione "Silvio Bonfante", il Distaccamento "Igino Rainis" della II^ Brigata "Nino Berio", continuò nell'opera di recupero delle armi nascoste durante l'inverno a Fontane, Frazione di Frabosa Soprana in provincia di Cuneo. Rientrò in possesso di 1 mitragliatore pesante Breda 1937, privo di otturatore, con 1600 colpi, 2 Breda leggeri 1930 con 500 colpi, 1 machine-pistole, 1 fucile mitragliatore Brent, 4 moschetti americani e 2 fucili tedeschi.
Sempre il 12 febbraio, dall'altra parte della provincia a Bregalla nel comune di Triora il Distaccamento "Mortaisti", insieme ad un altro nucleo, anch'esso appartenente al I° Battaglione "Mario Bini" della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione", salendo sulla vetta del Monte Pellegrino costrinse una colonna di tedeschi e di fascisti, proveniente da Molini di Triora, ad indietreggiare sino alla "Goletta": qui vennero bersagliati con un mortaio da 81 mm e, secondo un rapporto del comando della V^ Brigata, "le perdite avversarie ammontano a 7 uomini".
Ancora il 12 febbraio 1945 a Sanremo presso Villa Junia vennero uccisi mediante fucilazione i garibaldini Renato Borgogno (Caminito), Francesco Donchio (Franz) [n.d.r.: da nuove fonti si potrebbe dedurre che si trattava di D'Onghia Francesco; altri documenti partigiani sostengono che fosse stato fucilato sempre a Sanremo ma il 2 marzo 1945], mutilato ad un braccio, e il civile Silvestro Polizzi.
I loro corpi finirono in una fossa comune. Sulla tragica fine di 'Franz' dalla Memoria del partigiano Gian Cristiano 'Gianburrasca' Pesavento (conservata nell'archivio ISRECIm sez. III cartella 24 bis) si apprende che "era privo di una mano. Così gli aguzzini gli strapparono i vestiti, finchè il moncherino non fosse scoperto e su quel moncherino infierirono con una frusta".
Nello stesso giorno Sanremo fu oggetto di un bombardamento aereo.
La sera del 12 febbraio, inoltre, un altro contingente di soldati tedeschi abbandonò la provincia dirigendosi in Piemonte.
Si trattava degli uomini del presidio di Borgo di Ranzo, che era l'unico rimasto in Valle Arroscia dopo i rastrellamenti di fine gennaio 1945.
Con la partenza di questi militari la zona Ortovero (SV)-Vessalico (IM) risultava sgombera, tanto che 'Pantera' [Luigi Massabò, vice comandante della Divisione "Silvio Bonfante"] potè scrivere: "la situazione nemica nella zona della Divisione è molto precaria. I tedeschi si schierano lungo le vie di comunicazione principali allo scopo di proteggere il transito delle colonne ripieganti".
Infatti, i nazisti rinforzarono i presidi di Pieve di Teco e di Garessio (CN), paesi posti rispettivamente a sud e a nord del Colle di Nava lungo la statale n° 28.
Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo I, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Anno Accademico 1998-1999

Poco tempo dopo, al medico, presso il quale ero in cura, raccontai che i postumi mi erano stati causati da una folle paura che mi aveva percosso per i terribili episodi vissuti, ma questi non credette che quella fosse la causa.
Ad ogni modo per essere ristorato in qualche modo (e ne avevo estremamente bisogno), fui inviato presso una famiglia amica che collaborava con grande dedizione con noi. Il capo famiglia era detto "Carlin de Deiu", direi il nostro perno centrale nella valle Steria. Sì che di aiuti ne ricevevamo anche da altre famiglie, ma se ci fosse stato qualche "Carlin de Deiu" in più, probabilmente le nostre sofferenze sarebbero state certamente minori. Ora di quella famiglia vive ancora Ivonne, figlia del "Carlin". Ricordo con piacere quei giorni, sia per l'affetto, sia per le cure ricevute. Pensai che, forse, a casa mia, non sarei stato così bene.
Ora, prima di inoltrarmi ancora nei miei ricordi, desidero riportare il triste episodio di cui rimasero vittime i sapisti Vladimiro Marengo, figlio della Tassi e Gaetano Sgarbi già menzionato.
A Diano Marina si era formata una squadra di calcio composta da operai della ditta Paladino, che lavorava alle fortificazioni tedesche, e nella quale si erano infiltrati sapisti dianesi tra i quali i due compagni summenzionati.
Nel pomeriggio di domenica 11 febbraio 1945, si disputò una partita amichevole tra la squadra della Paladino di cui Vladimiro era il portiere, ed una squadra di soldati tedeschi.
Quasi a metà gioco spuntarono dei fascisti in borghese i quali rincorsero Vladimiro e lo uccisero seduta stante con colpi di rivoltella. Rincorsero anche Sgarbi che fu colpito gravemente ad una gamba. Questi riuscirà drammaticamente a salvare la vita, ma la gamba gli verrà amputata.
I tedeschi, ignari di quanto stavano tramando i fascisti, supponendo che si stesse sviluppando un attacco partigiano, si misero in difesa, raggruppandosi a circoli sparsi. Ma poi, informati di quanto stava succedendo, si ritirarono nei loro accantonamenti.
La partita fu sospesa e tutto finì. Solo Vladimiro ci rimise la vita a causa di spie che avevano informato il nemico sull'attività cospirativa dei due compagni.
18 - Piccole avventure
Ritornando sulla mia degenza a Deglio Faraldi, dopo una ventina di giorni, sentendomi meglio, anche se a malincuore, mi incamminai verso il Comando della I brigata che si trovava in quei giorni a Bassanego, nella zona di Casanova, per riprenderela mia vita grama in continuo pericolo.
Infatti ricordo che ci fu un pesante rastrellamento nemico e i tedeschi si attestarono in una zona vicinissima alla nostra ed effettuavano puntate nelle frazioni vicine. Sapevano che il Comando era in quella zona, per cui pensavano prima o poi di catturarci, anche con l'aiuto di qualche spia.
Non ci rimaneva altra alternativa che quella di disperderci per i boschi di giorno e riunirci alla notte in una baita per mangiare qualche cosa e riposarci al coperto. Ma non sempre i collaboratori potevano fornirci dei viveri di cui indubbiamente non avevano in abbondanza. Ricordo che una volta, quando la fame era diventata acuta, cercammo di frugare nelle case disabitate per vedere se potevamo trovare qualche cosa da mettere sotto i denti. Quando entrammo in una casa, da una fessura di una porta scorgemmo dei kaki e delle mele, ma ci accorgemmo che la frutta era ancora acerba. La fame era tanta che mangiammo ugualmente la frutta; al mattino ci svegliammo con la pancia in convulsione e i denti legati in tale modo che non potevamo neanche masticare. Per anni non mangiai più un kako.
In quel periodo, saputa la mia dislocazione a Bassanego, mia madre venne a trovarmi, portandomi qualche indumento e pochi soldi. Stemmo insieme una mattinata intera, con noi sostavano anche la futura moglie di "Mancen", la sorella Rina, il fratello "Moschen" e la loro madre detta "Maria a Bumba". Eravamo pieni di pidocchi, in conseguenza di ciò (come si faceva ogni venti giorni circa) procedemmo alla bollitura dei panni al fine di eliminarli, con le loro uova; la Rina provvide alla disinfestazione, stendendo poi i panni ad asciugare, mentre mia madre assisteva all'operazione. Quando la Rina ebbe finito, pensò di mettere sul fuoco il cibo per preparare da mangiare. Si prevedeva un bel minestrone quando giunse "Mancen" con una bella testa scuoiata di agnello, la quale, dopo essere stata lavata sotto l'acqua di una fontana, fu messa a bollire insieme al minestrone stesso.
Notai che mia madre torceva il naso vedendo quello che stava accadendo. Quando giunse il momento di mangiare (eravamo quasi una decina di persone), mia madre, che mi era vicina, mi chiese se il pentolone nel quale era stato cotto il minestrone era lo stesso nel quale erano stati bolliti i panni. Le risposi che era lo stesso perché non ne avevano altri; al tempo stesso le domandai il perché della domanda ed essa mi rispose che voleva soddisfare una sua curiosità.
Il fatto è che, dicendomi che non aveva fame, quel giorno non mangiò niente. Povera donna, era già di poco cibo e quando aveva visto la testa sanguinante bollire nel pentolone insieme al minestrone dove erano già stati bolliti i pidocchi, le si serrò la gola. Invece noi mangiammo con gusto poiché, con i nostri vent'anni, tutto era normale.
Sandro Badellino, Mia memoria partigiana. Esperienze di vita e vicende di lotta per la libertà di un garibaldino imperiese (1944-1945), edizioni Amadeo, Imperia, 1998, pp. 85-87

12 febbraio 1945 - Dal comando della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" della II^ Divisione "Felice Cascione" al comando della I^ Zona Operativa Liguria - Trasmetteva informazioni sui bombardamenti avvenuti il 5 febbraio nella zona di Sanremo, sulla base del documento 276/SIM del CLN di Sanremo.
12 febbraio 1945 - Dal capo di Stato Maggiore [Gianni Ro, Giuseppe Viani] della I^ Zona Operativa Liguria ai comandi delle formazioni dipendenti - Comunicava che l'11 febbraio vi erano stati alcuni rastrellamenti, probabilmente per convincere molti partigiani a disertare per approfittare dell'amnistia repubblichina decretata in quei giorni e che il 9 febbraio cinque patrioti erano stati fucilati presso il cimitero di Oneglia, un altro a Capo Berta, un altro ancora nella caserma della Milizia, quest'ultimo un sergente della stessa Milizia, accusato dai fascisti di tradimento, la terza vittima in quindici giorni tra uomini della Milizia trucidati con una tale accusa.
12 febbraio 1945 - Dal comando del Distaccamento "Angiolino Viani" al comando della I^ Brigata "Silvano Belgrano" della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava il ritiro e la successiva distribuzione di 2 apparecchi radio.
12 febbraio 1945 - Dal comando del II° Battaglione [tedesco], Einheit 23539, al commissario prefettizio di Albenga (documento scritto in tedesco) - Richiedeva 20 operai muniti di picconi e pale.
12 febbraio 1945 - Dal commissario prefettizio di Albenga, marchese Andrea Rolandi Ricci, al comando del II° Battaglione [tedesco], Einheit 23539 - Comunicava, in risposta alla richiesta pervenuta nella stessa giornata, che il comune di Albenga non era in grado di fornire picconi e pale e che l'unica ditta che poteva soddisfare quanto sollecitato era la Spallanzani, già al servizo della Wehrmacht.
12 febbraio 1945 - Da "Citrato" [Angelo Ghiron] alla Sezione SIM della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava diversi movimenti e situazioni nemici, tra cui un posto di blocco a Cervo formato da 20 militi della brigate nere insieme a 6-7 tedeschi, ma soprattutto confermava la fucilazione ad Oneglia del partigiano Carlo Delle Piane.
12 febbraio 1945 - Da "Bruno" alla Sezione SIM del CLN di Sanremo - Riferiva che da alcune informazioni avute da soldati tedeschi risultava che i 6 giovani condotti il giorno 11 alla caserma di Via Lamarmora a Sanremo erano stati catturati al fronte e che 5 di loro parlavano francese.
da documenti IsrecIm in Rocco Fava, Op. cit. - Tomo II
 
Particolare cura viene posta nell'attività preventiva di osservazione di tutto quanto interessa l'opera sobillatrice di eventuali emissari in seno all'Organizzazione Paladino che, per raccogliere in prevalenza elementi sbandati od ex partigiani, è divenuto l'organismo da tenere in maggiore conto con l'avvicinarsi della primavera per le prevedibili defezioni.
Giovanni Sergiacomi, Questore di Imperia, Relazione mensile sulla situazione politica, militare ed economica della Provincia di Imperia, Al capo della Polizia - Sede di campagna -, Imperia, 5 marzo 1945 [timbro di arrivo del Ministero dell'Interno della RSI in data 27 marzo 1945]