venerdì 15 maggio 2020

Altri sette partigiani cadono vivi in mano al nemico


Ubaghetta Costa - Fonte: Google
 
18 gennaio 1945 - Ore 10 passaggio in formazione di grandi quadrimotori - Il secondo gruppo, giunto all'altezza di Pieve [di Teco], esegue un fittissimo lancio di manifestini, incitanti alla resistenza e a non rispondere alle chiamate dei tedeschi e dei repubblichini.
19 gennaio 1945 - Questa mattina un centinaio di tedeschi, verso le 5, sono partiti per operazioni di rastrellamento per Moano e Colla Domenica [rispettivamente una Frazione ed una località del comune di Pieve di Teco (IM)]; sono scesi a Gazzo [nel comune di Borghetto d'Arroscia (IM)], ove hanno rastrellato 60 civili, fra i quali il Tenente Cassia e il Tenente Renzo Merlino. Li hanno portati tutti in Pieve e rinchiusi nel teatro Civico. Ivi hanno trascorso tutto il pomeriggio e la notte, al freddo e alla fame.
Nino Barli, Vicende di guerra partigiana. Diario 1943-1945, Valli Arroscia e Tanaro, ed. Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, tip. Dominici Imperia, 1994
 
19 gennaio 1945 - Dalla Sezione S.I.M. [Servizio Informazioni Militari] della Divisione "Silvio Bonfante" al comando della Divisione "Silvio Bonfante"  - Relazionava su una spedizione tedesca ad Ubaghetta, Frazione di Borghetto d'Arroscia (IM), Valle Arroscia, che aveva cercato di individuare la sede del Comando della I^ Zona Operativa Liguria e sulla spia Boll "che si è messo a lavorare per i tedeschi in un modo vergognoso e vile", aggiungendo che si apprendeva da fonte attendibile che "ieri verso le 10 ad Alassio sono state sciolte per ordine del comando tedesco le Bande Nere. Risulta che gli ex appartenenti a questi reparti siano stati disarmati ed obbligati a svestirsi della divisa" a causa delle malversazioni fatte patire alla popolazione.

20 gennaio 1945 - Dalla Sezione S.I.M. della V^ Brigata "Luigi Nuvoloni" al comando della II^ Divisione "Felice Cascione" - Veniva comunicato che i tedeschi di stanza a Badalucco (IM) si erano diretti a Carpasio [oggi comune di Montalto Carpasio (IM), Alta Valle Argentina] e che a Taggia (IM) erano giunti 20 agenti di P.S. che avrebbero dovuto tentare di infiltrarsi tra i partigiani. A Sanremo era arrivato un Battaglione [repubblichino] della San Marco adibito ai rastrellamenti.

20 gennaio 1945 - Dal comando della Divisione "Silvio Bonfante" ai comandi delle Brigate, I^, "Silvano Belgrano", II^, "Nino Berio", III^, "Ettore Bacigalupo" - Venivano inviate due circolari. Una recante il modello per le rendicontazioni finanziarie. L'altra afferente l'obbligo di comunicare al comando di Divisione ogni prelievo in denaro effettuato.

20 gennaio 1945 - Da C.11 al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Segnalava che una colonna tedesca proveniente da Mondovì (CN) aveva fatto sosta a Garessio (CN) e che sembrava confermata la voce secondo cui le autovetture tedesche della Croce Rossa trasportassero armi.

20 gennaio 1945 - Da Elio [Giuseppe Arimondo] al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Inviava i nominativi di 3 spie di Cisano sul Neva (SV) e di Campochiesa (SV), di cui 2 donne ed 1 uomo. Tornava sullo scioglimento della Brigata Nera ad Alassio (SV) scrivendo che "gli ex appartenenti alla San Marco, che avevano precedentemente disertato e che ora si sono presentati, saranno, per ordine del comando tedesco, fucilati perché, avendo prestato giuramento a Hitler, sono appartenenti alla giurisdizione tedesca".

20 gennaio 1945 - Dal comando della I^ Brigata al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Comunicava che una squadra del Distaccamento "Francesco Agnese" al comando di Moschin [Carlo Mosca] il 9 gennaio aveva attaccato ed ucciso 3 tedeschi sulla strada statale 28 nel tratto Pontedassio-Frantoio Biscialla.

21 gennaio 1945 - Da Gianni del P.C.I. [dovrebbe essere stato Giuseppe Viani, capo di Stato Maggiore della I^ Zona Operativa Liguria] a Mancen [Massimo Gismondi, quadro della Divisione "Silvio Bonfante"] e Federico [Federico Sibilla, quadro della Divisione "Silvio Bonfante"] - Informava che un uomo a Deglio voleva uccidere il segretario comunale in nome dei partigiani ed aggiunbìngeva: "Vi ordino di fermare quel tizio dal commettere delitti. Noi patrioti non siamo assassini, ma vogliamo la liberazione dell'Italia".

21 gennaio 1945 - Dal Comando Operativo della I^ Zona al comando della II^ Divisione ed al comando della Divisione "Silvio Bonfante" - Ordinava di rendere difficoltoso il transito ai nemici sia per strada che per ferrovia. Veniva espressa perplessità sulla circostanza della ripresa di rastrellamenti tedeschi dopo che i nazisti avevano già fatto preparativi per l'evacuazione.

21 gennaio 1945 - Da Simon [Carlo Farini, ispettore della I^ Zona] al vicecommissario della II^ Divisione, Miliani [Beniamino Miliani, fucilato dal nemico a Sanremo il 25 marzo 1945] - Ricordava la sua circolare circa i rapporti tra cattolici e garibaldini, di cui occorreva, pertanto, prendere visione e sollecitava ad inviare relazioni sulle questioni importanti.

da documenti IsrecIm in Rocco Fava di Sanremo (IM), La Resistenza nell'Imperiese. Un saggio di regestazione della documentazione inedita dell'Istituto Storico della Resistenza e della Storia Contemporanea di Imperia (1 gennaio - 30 Aprile 1945) - Tomo II - Tesi di Laurea, Università degli Studi di Trieste, Facoltà di Scienze della Formazione, Corso di Laurea in Pedagogia - Anno Accademico 1998 - 1999
 
 
Il 20 gennaio un grande rastrellamento investe il piccolo paesino di Degolla. Sul paese si dirigono tre colonne nemiche, provenienti da Cesio, da Pieve di Teco e da Casanova Lerrone. Il nemico giunge nella zona alle sette del mattino. Nei pressi del paese è dislocata la squadra di Riccobono Calcedonio Assassino, composta da dodici garibaldini, armata con un MG. La squadra rimane circondata ed i suoi componenti sparano fino all'ultimo colpo. Il caposquadra Riccobono cade dilaniato da una bomba a mano. Anche Giuseppe Cognein (Giuseppe) di anni 20, commissario del Distaccamento "Gian Francesco De Marchi", viene ucciso da una raffica mentre scaglia la sua arma scarica contro il nemico. Altri sette garibaldini, Ettore Talluri, Giuseppe Loba, Luciano Mantovani, Oreste Medina, Ugo Moschi, Valter Del Carpio, cadono vivi in mano al nemico. Dante Rossi rimane gravemente ferito, ma, catturato e portato all'ospedale di Pieve di Teco, riesce a salvarsi utilizzando il cadavere di un anziano deceduto per morte naturale e con la complicità di un infermiere tedesco, sacerdote cattolico: fuggito dopo che è stato dichiarato deceduto.
Giorgio Caudano, Gli eroi sono tutti giovani e belli. I caduti della Lotta di Liberazione. I^ Zona Liguria, edit. in pr.
 
[ Giorgio Caudano, Dal Mare alla Trincea... memorie di uomini, BB Europa, Cuneo, 2019; Silvia Alborno, Gisella Merello, Marco Farotto, Marco Cassini, Giorgio Caudano, Franck Vigliani, curatori della mostra Claude Monet, ritorno in Riviera, catalogo a cura di Aldo Herlaut, Silvana Editoriale, Milano 2019; La Magnifica Invenzione. I pionieri della fotografia in Val Nervia 1865-1925, a cura di Marco Cassini e Giorgio Caudano, Istituto Internazionale di Studi Liguri, Bordighera, 2016  ]
 
25 gennaio 1945 - Giornata terribile - il professor Giurco, interprete dei tedeschi, qui piovuto non si sa come e per me molto sospetto perché è mia convinzione che faccia il doppio gioco, viene alle 3 pomeridiane per annunciarmi che Renzo [Merlino] è stato stamattina condannato a morte.
26 gennaio 1945 - Sono le 8,30 e nel solito prato gli otto sanmarchini, già passati ai partigiani e catturati l'altro giorno nell'azione militare a Bosco, vengono fucilati.
27 gennaio 1945 - Uno dei sanmarchini superstititi, ferito al ventre è morto alle 10,30 di stamane all'ospedale. Sono le 11,30: i due patrioti rastrellati in Rezzo, trasportati in Pieve e condannati a morte, non sono ancora stati fucilati.
Nino Barli, Op. cit.
 
I prigionieri, dopo varie tristi vicissitudini, sono condotti a Pieve di Teco (IM) e rinchiusi nella caserma "S. Siffredi".  
Saranno fucilati in Prato Sertorio [Pieve di Teco (IM) ] il 26 gennaio 1945.
Dante Rossi, invece, come era in lugubre uso, fu consegnato dai tedeschi all'ospedale di Pieve di Teco (IM) per farlo guarire e poi fucilarlo: la stessa cosa fu fatta in effetti ai suoi compagni. 
I medici e gli infermieri tentarono in tutti i modi di salvare questo ragazzo, prolungandone la guarigione. 
Ogni giorno un infermiere tedesco, che era anche sacerdote cattolico, veniva a prendere notizie del partigiano Dante Rossi di Parma.
Un giorno pensò di farlo sparire. La cosa avvenne in questo modo: morì un vecchio del ricovero e, mentre si componeva la salma nella bara, venne sparsa la notizia che era morto invece il partigiano. L'infermiere tedesco portò tale notizia al comando nazista e il ragazzo venne nascosto dal personale dell'ospedale nella corsia dei borghesi. Dopo tre mesi, il giorno della Liberazione, fu salutato come morto e risuscitato dai compagni increduli e poté tornare sano e salvo dalla propria famiglia. 
Le infermiere che salvarono la vita al giovane erano: Arrobbio Maria, Suor Emma - classe 1893 Viarigi (Asti); Zunino Maria, Suor Bianca - classe 1890 Varazze; Rossetti Adele, Suor Gemma - classe 1920 Marnate (Varese); Ferrari Benedetta, Suor Domitilla - classe 1892 Riva Ligure (IM).
Rocco Fava di Sanremo (IM), Op.cit., Tomo I

29 gennaio 1945 - ... Fino a questo momento Renzo [Merlino] è ancora in vita...
30 gennaio 1945 - Questa mattina alle ore 8 Renzo dal carcere è stato condotto ammanettato in Municipio e dopo pochi minuti è uscito a mani libere colla mantella sulle spalle. Era però scortato da 8 tedeschi armati ed è stato condotto ad Ormea...
31 gennaio 1945 - Renzo è sempre ad Ormea e la sua situazione continua ad essere un mistero. Oggi alle 2 è venuto da me il Capitano Bovolo, di ritorno dal Piemonte... in forma concitata mi narra che egli non aveva mai detto al comando tedesco di essere stato aggredito con la rivoltella in pugno da Renzo Merlino, capo banda, e cioé nel Maggio scorso. Tale accusa, egli mi dice, gli venne fatta in Ormea, dove tale notizia è di dominio pubblico...
Nino Barli, Op. cit.
 
[...] la situazione andò leggermente migliorando, finchè si giunse al marzo 1944. Ai primi di questo mese il comando tedesco di Imperia ordinava un vasto rastrellamento in tutta la zona, da Imperia ad Ormea. I partigiani provvedevano a contrastare l'avanzata del nemico, ma nonostante questi sforzi, nei quali cadeva il partigiano Roberto Sasso, e rifulse l'esempio del Ten. Renzo Merlino, i tedeschi riuscirono ad entrare in Ormea e ad occuparla saldamente. [...] Il 9 aprile viene rinvenuto il cadavere del Ten. Merlino, in un campo presso Rio Chiappino, di cui il giorno dopo viene celebrata affrettatamente la sepoltura.
Redazione, Guida di Ormea, a cura delle "Campane di San Martino", 1986 

6 febbraio 1945 - Questa mattina mi comunicano la morte di Renzo [Merlino] per fucilazione che, a quanto si sospetta, pare avvenuta in modo straziante e barbaro.
7 febbraio 1945 - [...] oggi mi si riferisce che Renzo non sarebbe stato ucciso, ma incorporato negli SS tedeschi. Come si vede, anche nelle cose più serie e delicate, le notizie non tralasciano d'essere incerte e spesso inesatte [...]
12 febbraio 1945 - [...] sorprendente il mistero di Renzo. Trasportato ad Ormea, ove giunse ammanettato e sotto scorta di otto tedeschi armati, dopo tre o quattro giorni è scomparso di nuovo [...] L'unica supposizione che ancora rimane è quella di immaginare che il poveretto sia stato destinato a qualche servizio segreto che, per sua natura, richieda il massimo riserbo. Ma è certo che le buone speranze si affievoliscono ogni giorno di più.
Nino Barli, Op. cit.